Come le mitiche sorelleFontana, Zoe, Micol e Giovanna, native di Traversetolo (Parma) e romane d’adozione, diventate un riferimento internazionale della moda, a cui la Rai ha dedicato una serie televisiva. O Clara Centinaro da Bedonia (Parma), giunta a Roma negli anni Trenta con atelier a via Margutta (poi a via Lombardia e via Toscana, entrambe a due passi da Via Veneto), che ha vestito la nobiltà romana, Paola di Liegi, Evita Peron, Miss Universo.
In regione non mancano certo nomi internazionali. Su tutti quello di Alberta Ferretti, cresciuta nella sartoria della madre a Cattolica (Rimini), un elenco infinito di vip che indossano le sue creazioni. O di Lorenzo Serafini, nato a Riccione nel 1973, stilista del suo Philosophy dopo le esperienze da Blumarine di Anna Molinari, da Roberto Cavalli e da Dolce & Gabbana. Tra i nomi internazionali va ricordato anche Massimo Osti di Baricella (Bologna), classe 1944 (scomparso nel 2005), che nel 1978 ha creato il celebre marchio C.P. Company.
Alla nuova generazione appartiene Federico Cina di Sarsina (Forlì-Cesena), quest’anno protagonista di Milano Fashion Week.
L’Emilia-Romagna vanta inoltre due scuole sartoriali fondate addirittura negli anni Trenta, quella di Giulia Maramotti a Reggio Emilia e l’Istituto Florentia di Modena fondato da Sergio Testi.
Una vera e propria storia della sartoria italiana fuoriesce dai ricordi del maestro Sebastiano Di Rienzo, a lungo presidente della prestigiosa Accademia dei sartori, raccolti in un libro-intervista dal giornalista Giampiero Castellotti (“Sebastiano Di Rienzo, maestro del fashion internazionale”, De Luca editori d’arte).
Di Rienzo, tra i sarti più noti in Cina, dove è stato nominato preside onorario presso l’università di Xi-An, attraverso il suo appassionato racconto offre un contributo rilevante alla salvaguardia del mestiere sartoriale, pilastro del “Made in Italy” nel mondo.