Le eccellenze del Made in Italy sono state messe a dura prova dalla crisi pandemica. La meccanica strumentale, che ha nell’Emilia Romagna uno dei maggiori centri di produzione con circa 2400 imprese e oltre 43mila addetti, non fa eccezione ma dimostra un buon potenziale di tenuta che ha nell’innovazione, nel presidio delle filiere e nell’export valide leve su cui contare per la ripresa. Questi alcuni dei temi emersi nel corso della tappa emiliana di “The Italian Way”, una roadmap virtuale - parte della più ampia iniziativa “UniCredit per l’Italia” - sui settori di eccellenza del Made in Italy, che UniCredit ha organizzato per riflettere con stakeholders ed esperti sui nuovi scenari economici prospettati dal Covid.
Tra i punti cardine dell’incontro, un focus sugli effetti della pandemia sul settore e sulle nuove opportunità da cogliere per una ripartenza che sia in grado di costruire nuovi scenari di crescita collettiva, etica e maggiormente rispettosa delle diversità.
L’iniziativa organizzata da UniCredit ha visto partecipare e confrontarsi sui principali trend, esperti e operatori del settore, accolti dai saluti introduttivi di Andrea Casini, Co-Ceo Commercial Banking Italy UniCredit; e di Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord UniCredit. Subito dopo, gli interventi di Luigia Mirella Campagna, Industry Expert UniCredit, centrato sul tema “Meccanica strumentale – Outlook di settore e impatti del Covid-19”; di Lucio Poma, Responsabile Scientifico Industria e Innovazione Nomisma SpA, sulla sostenibilità nel settore della Meccanica Strumentale; e di Elio Catania, Presidente Gruppo Tecnico Digitale di Confindustria e Presidente Quid Informatica S.p.A.. A chiudere l’incontro, una tavola rotonda su prospettive e potenzialità del settore con Alberto Dal Poz, Presidente Federmeccanica; Antonello Marcucci, Presidente Umbra Group e membro Advisory Board Centro Nord UniCredit; Carmelo Giuffré, Amministratore IRRITEC S.p.A e membro Advisory Board Sicilia UniCredit; Antonella Candiotto, General Manager Galdi srl e membro del Consiglio Generale di Federmeccanica; Michele Poggipolini, Executive Director Poggipolini Spa e Presidente gruppo giovani imprenditori di Confindustria Emilia.
“Con il ciclo The Italian Way di UniCredit - commenta Andrea Casini, Co-Ceo Commercial Banking Italy di UniCredit - cogliamo l’occasione per una riflessione condivisa e approfondita sulle strategie di rilancio dei settori di eccellenza del Made in Italy. Il nostro Gruppo conferma così, anche con questa iniziativa, il proprio impegno per sostenere le famiglie e le imprese del Paese anche e soprattutto nelle complesse fasi di emergenza e di ripartenza che stiamo vivendo, legate agli effetti del Covid-19. UniCredit si impegna – in prima linea come banca, supporter e hub di confronto e networking – nel fare la sua parte per accompagnare in tal senso il tessuto produttivo italiano. Oggi ci concentriamo sulla meccanica strumentale, un comparto per il quale riteniamo indispensabile sostenere le filiere, l’innovazione e nuove strategie legate all’export. Ciò soprattutto alla luce del forte impatto economico subìto, a causa della pandemia, da questo settore che è comunque riuscito a dar prova di capacità di resilienza, riconvertendo ad esempio alcuni ambiti di produzione per la realizzazione di strumenti e macchinari utili alla lotta contro il virus. Ciò dimostra che lo scenario alterato dalla crisi generata dalla pandemia è ricco di sfide ma anche di opportunità. Su queste vogliamo proseguire nel confronto e nella sinergia con interlocutori di rilievo per trovare insieme la formula di un proficuo allineamento tra business, mercato e sostenibilità“
Dopo la tappa emiliana, il ciclo The Italian Way di UniCredit si sposta il 23 luglio a Milano, dove si esamineranno le dinamiche del settore Pharma & Healthcare.
The Italian Way – “L'impatto del Covid-19 sul settore del MACHINERY. Le strategie per ripartire”
La Meccanica strumentale – cioè la produzione di macchine e impianti destinati ad altri settori produttivi - rappresenta il segmento più grande della Meccanica: con oltre 13.000 imprese (di cui 2400 nella sola Emilia Romagna, dove lavorano oltre 43mila addetti), genera un valore aggiunto di circa 59 miliardi di euro e contribuisce al PIL per oltre l'1%.
Producendo beni di investimento, è un settore fortemente ciclico e l’impatto economico dell’emergenza sanitaria è molto negativo.
Elevata la propensione all’export della meccanica strumentale: oltre i due terzi della produzione nazionale è venduta sui mercati: l’Italia è il terzo esportatore mondiale di macchine strumentali, dopo la Germania e la Cina.
Il crollo della domanda mondiale pone rischi anche sul fatturato estero. Un fattore calmierante di tali rischi su cui il settore può contare è rappresentato dall'elevato numero dei mercati di sbocco che raggiunge - i primi 10 assorbono soltanto il 50% dell'export settoriale - e che gli ha consentito di conseguire nel tempo una buona differenziazione delle vendite per area geografica: (Europa 51%; Americhe 20%, Asia-Oceania 23%, Africa 6%). Si osserva infatti che i vari Paesi del mondo potrebbero avere velocità di ripresa diverse, anche in relazione all’entità delle misure fiscali e monetarie che ciascuno di essi sarà in grado di mettere in campo (oltre naturalmente alle diverse misure di contenimento del contagio adottate).
Per il 2020, è attesa una flessione del fatturato intorno al 30-35%. L’entità dell’impatto sarà tuttavia differenziata tra i diversi comparti che compongono il settore, riflettendo soprattutto gli andamenti dei diversi mercati finali. Tra i comparti più colpiti: le macchine utensili, le macchine per l’industria tessile, abbigliamento e cuoio, le macchine per la lavorazione dei metalli. Meno sfavorevoli risultano invece le attese dei comparti di robotica, macchine per imballaggio, macchine per l’industria alimentare e delle bevande, macchine per la lavorazione della carta.
In questa crisi, gioca un ruolo importante anche il modello di business adottato dall’impresa. E’ attesa infatti un’elevata variabilità tra i profili di rischio delle singole aziende, in relazione – oltre all’andamento dei settori-clienti – anche ad altri fattori, quali: posizionamento nella filiera/catena del valore, dimensione aziendale, propensione all'export, diversificazione geografica dei prodotti e dei mercati di sbocco, internazionalizzazione.
Anche questa crisi imporrà la ricerca di nuovi modelli imprenditoriali intorno ai quali costruire la ripartenza. La capacità di proteggere relazioni con i clienti, catene di fornitura e competenze lavorative giocheranno un ruolo importante.
I temi più strategici per il settore rimangono:
- l’innovazione. Il settore – che svolge un ruolo di cinghia di trasmissione delle innovazioni tecnologiche al resto del sistema industriale - dovrà rispondere ai nuovi bisogni dei clienti. In questo caso, la crisi ha accelerato il percorso verso la digitalizzazione e la sostenibilità. Sempre più centrali saranno le infrastrutture e i sistemi IT distribuiti, i modelli di collaborazione digitale, la capacità di offrire servizi da remoto.
Oltre all’innovazione tecnologica, può giocare un ruolo importante anche l’innovazione nelle formule di vendita e nei modelli organizzativi.
- la catena di valore. Questa pandemia ha fatto emergere le criticità legate alle catene di valore globali, ponendo rischi per la fornitura di parti e semilavorati necessari al prodotto finale. Queste difficoltà rafforzano la consapevolezza del ruolo strategico giocato dalle filiere di prossimità e la necessità di disporre di una rete di fornitori. Importante riconsiderare le funzioni da internalizzare ed esternalizzare, insieme alla possibilità di cooperazioni verticali.
- la diversificazione. Diversificare prodotti, mercati e canali di vendita diventa un must per ogni impresa. Importante riconsiderare l’opportunità di cooperazioni orizzontali ed alleanze.