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Doppietta Mercedes ma il risultato è bugiardo. Gara spezzata in due dal terribile incidente di Alonso e risultato stravolto. Mentre Ferrari dominava.

Di Matteo Landi

Parma, 21 marzo 2016

Alla fine vince il grigio ma il colore della prima gara è rosso. Rosso come le due monoposto che al via sono passate in testa dopo uno scatto fulminante che ha relegato Rosberg in terza posizione, con Hamilton protagonista di una partenza da incubo passando dalla pole position, conquistata sabato, alla sesta posizione al termine del primo giro. Rosso come la bandiera che ha sconvolto una gara che pareva già nelle mani di una Ferrari tornata veloce e potenzialmente vincente. Il risultato finale con doppietta Mercedes e Vettel terzo sembrerebbe indicare che ad anno nuovo non corrisponda vita nuova. Niente di più sbagliato. Il podio centrato un anno fa dalla Ferrari sembrava una vittoria, un anno dopo il terzo posto di Vettel è da considerarsi come un mezzo disastro.

Alonso inizia male: il suo errore compromette la gara di tutti

L'episodio chiave della gara avviene al 18esimo giro quando Alonso sbaglia clamorosamente la staccata e con la sua McLaren centra la debuttante Haas guidata dal messicano Gutierrez. Un incidente spaventoso, fortunatamente senza conseguenze fisiche per i piloti, che ha costretto la direzione gara ad interromperla ed i restanti piloti ad una nuova partenza dietro la safety car, azzerando così i distacchi. Inutile cercare responsabilità nella condotta di gara del pilota Haas: stavolta l'errore è arrivato dal due volte campione del mondo. Dopo un 2015 da dimenticare lo spagnolo dovrà cancellare in fretta anche questo inizio di mondiale per ripartire sereno già dalla prossima gara in Bahrain perchè la nuova McLaren non sarà un fulmine di guerra ma è certamente migliore di quella della passata stagione.

Ferrari: vittoria in mano poi tanta sfortuna. Ma che errori!

Al restart è divenuta da dimenticare anche la gara di Raikkonen, costretto al ritiro per un problema tecnico (evidentemente la sfortuna continua a vederci benissimo), mentre l'incubo di Hamilton, prima della sosta lontanissimo dai primi, si è trasformato in un bellissimo risveglio. Le due Mercedes con gomme medie, non dovendosi più fermare ai box hanno visto la vittoria venirle in contro. Sfortuna sì, ma anche qualche errore per la Ferrari: la squadra di Maranello ha ora a disposizione un'arma vincente ma al primo "inconveniente" dell'anno si è fatta trovare impreparata lasciando invariata la strategia di Vettel quando era evidente che la Mercedes avrebbe cambiato le carte in tavola. Frittata completata quando all'ultimo pit-stop gli uomini di Maranello perdono quei tre secondi che al termine della gara avrebbero permesso a Vettel scalare un altro gradino del podio. Rosso è così anche il cartellino che si merita il box Ferrari perchè adesso non si lotta più per conquistare le briciole lasciate dai piloti Mercedes ma per il bottino grosso. L'imperfezione di Vettel nel finale, fuoripista nel tentativo di rimanere incollato ad Hamilton dopo averlo "rimontato", è la ciliegina su una torta amarissima dopo il dolcissimo avvio di gara. Peccato.

Haas: che debutto!
Rosso è il motore che ha portato l'incredibile sesto posto a Grosjean e alla debuttante Haas: la squadra americana, in difficoltà nei test invernali, ha approfittato nel migliore dei modi delle variabili impazzite della gara conquistando così otto preziosi punti. La vettura, costruita dall'italiana Dallara e motorizzata Ferrari, ha mostrato anche una velocità sorprendente.

Toro Rosso: motore nuovo, vita nuova

Più veloci sono state le Toro Rosso, spinte quest'anno dalla power unit Ferrari, ma l'interruzione della gara ha stravolto anche le loro strategie portando Sainz e Verstappen alla nona e decima posizione finale. Nella prima parte di gara l'olandese era addirittura ai piedi del podio e sembrava in grado di poter conquistare un discreto bottino di punti.

Campionato 2016: regole incerte ma tanti motivi d'interesse

Rosso, tendente al nero, è anche il "cartellino" che si merita la Federazione Internazionale per il nuovo format di qualifica applicabile più facilmente ad un videogioco che alle dinamiche delle corse reali. Talmente nuovo che è già vecchio: fra due settimane si torna al sistema 2015. Vista la prima gara dell'anno non c'è bisogno di altri stravolgimenti: una Ferrari ritrovata in grado di competere ad armi pari con Mercedes, Rosberg che batte il plurititolato compagno di squadra Hamilton, sorpassi in pista assicurati dal temperamento del giovanissimo e vivace Verstappen, il rientro del team Renault che, visto il blasone, presto dovrà puntare ai piani alti, bastano per dire bentornata Formula 1!

 

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Sabato, 20 Febbraio 2016 09:37

Ferrari: ecco la nuova Rossa....e bianca!

Nome SF16-H. Obiettivo vittoria. La squadra di Maranello presenta la nuova creatura che quest'anno punterà al mondiale. Colori che si rifanno al passato glorioso per un presente ricco di speranza. Vi sveliamo la nuova monoposto.

Di Matteo Landi

Parma, 20 febbario 2016

Bianco, nero e tanto rosso, ovviamente. Sono i colori della nuova Ferrari ed erano i colori della Ferrari che tornò al mondiale nel 1975 con Lauda dopo un digiuno che durava dal 1964, quando la rossa vinse il mondiale con Surtees. Per certi aspetti, quelli che forse contano meno, a Maranello si torna al passato. Come l'aspetto visivo. Una colorazione che inoltre strizza l'occhio a Philip Morris, invisibile ed ormai storico sponsor Ferrari, richiamato anche nel logo che campeggia sul cofano motore della nuova creatura.

ferrari F16 nuovo modello 2

Nella sostanza però si guarda avanti, a partire dal nome della vettura: SF16-H, abbreviazione di Hybrid. Per la prima volta dal 2014 la nuova formula ibrida si trova anche nel nome, forse a voler evidenziare la definitiva maturazione Ferrari nell'utilizzo di questa tecnologia. Il passo avanti fatto dagli uomini di Maranello è stato enorme. Non volendosi soffermare sulla seppur bella colorazione si nota da subito il lavoro di miniaturizzazione e ricollocamento delle componenti della power unit, evidenziato da un posteriore snello e filante degno di una top model. E per tornare al top, senza puntare solamente alle vittorie di tappa, è stata rivista completamente l'aerodinamica non solo posteriore ma anche anteriore, con un muso più corto che raggiunge le dimensioni e l'altezza da terra imposte dal regolamento grazie ad una piccola proboscide, intelligente artifizio "copiato" dalla Williams 2015, che tuttavia non rende più brutta la vettura.

ferrari f16 nuovo modello 2016 3

La presentazione sul web è stata introdotta dal Team Principal Arrivabene, lo Chief Designer Simone Resta, il Power Unit Director Mattia Binotto, dal Direttore Tecnico James Allison e dai due piloti Vettel e Raikkonen. Con il promotore del "cambiamento" Marchionne che stavolta si è fatto da parte, dopo aver nei giorni scorsi dichiarato l'obiettivo del 2016: la conquista del mondiale. L'anno scorso, di questi tempi, il presidente auspicava di poter tornare a vincere qualche gran premio. Due, possibilmente tre. Un anno dopo, centrato l'obiettivo, si spera più che mai che possa mantenere l'ennesima promessa. Per farlo si affida ad una monoposto finalmente creata sulle indicazioni di James Allison. La seppur vincente SF15-T in realtà era figlia della precedente gestione Tombazis, sviluppata poi dall'ingegnere inglese oggi direttore tecnico Ferrari. Quest'ultimo ha innanzitutto riportato la semplicità laddove la complessità aveva creato più danni che benefici, vedi la sospensione anteriore che da pull-rod è tornata allo schema push-rod. Consapevole poi della raggiunta competitività della power unit Ferrari ha quindi spinto sull'aerodinamica e considerando le "sue" Lotus, particolarmente "gentili" con le gomme, con le quali tornò alla vittoria Raikkonen, c'è da credere che tale caratteristica possa essere un pregio della nuova nata e che anche il finlandese possa riportarsi costantemente in alto, pronto a vincere quando possibile ed a fungere da importante supporto a Vettel, punta di diamante della Scuderia.

dettagli tecnici ferrari f16

Dopo un 2014 disgraziato ed il ritorno al sorriso nella scorsa stagione con tre vittorie, alla Ferrari l'euforia è alta. Indiscrezioni indicano dati delle simulazioni particolarmente positivi. Vediamo se si tradurranno in vittorie e se l'obiettivo mondiale verrà centrato. Da quei coriandoli che quasi soffocavano Raikkonen campione del mondo sul podio di Interlagos sono passati quasi nove anni. I tempi della riscossa sono maturi. Mercedes e Hamilton sono avvertiti.

 

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Il mondiale va in archivio con un'altra vittoria Mercedes. La Ferrari ancora sul podio conferma di essere tornata grande. Raikkonen ritrova il sorriso, Vettel rimonta dal fondo dopo un sabato da incubo. Per la Ferrari inizia l'inverno della rimonta. -

Parma, 30 novembre 2015 - di Matteo Landi -

Nella fine il principio. Otto mesi dopo la Ferrari chiude come aveva aperto: a Melbourne Vettel riportò il sorriso ed il podio alla Ferrari, questa domenica un consistente Kimi Raikkonen torna sul podio e chiude un'annata che vede il ritorno della Ferrari alle posizioni che merita per storia e blasone. Al termine della stagione 2014 a Maranello si leccavano le ferite dopo un'ultima gara terminata mestamente in 9a e 10ima posizione a quasi un minuto e mezzo dalla Mercedes. In un anno la squadra italiana ha rosicchiato gran parte di quel distacco ed il risultato di Yas Marina le va pure stretto perchè con qualche errore in meno, uno colossale, la Ferrari avrebbe concluso ancor più vicina alle Mercedes di Rosberg ed Hamilton, giunti nell'ordine al traguardo.

Ferrari: manca poco ma basta errori

Se Raikkonen ha da recriminare su un pit stop più lento di circa 4 secondi che tuttavia non ha compromesso il suo risultato finale, per Vettel il discorso è diverso: un grave errore di valutazione del box Ferrari non ha permesso al tedesco di accedere alla seconda manche di qualificazione relegandolo alla 15esima posizione della griglia. La stagione di Vettel si è così conclusa con una bellissima rimonta che lo ha portato alla quarta posizione finale, ma il passo del tedesco, spesso al livello dei primi, lascia pensare che per lui sia stata un'occasione persa. Forse non avrebbe vinto, e non è scontato che avrebbe fatto meglio del compagno Raikkonen ma se la Ferrari il prossimo anno vorrà lottare per il titolo e non solo per le vittorie di tappa dovrà fare tesoro di certi errori perchè per superare questa Mercedes, all'apparenza imbattibile, c'è bisogno della perfezione. La squadra tedesca ha ancora una volta vinto e siglato una doppietta ma in questo inverno dovrà ritrovare quella serenità nel box che sembra andata persa e che, in vista di una sfida più accesa con le Rosse, sarà necessaria per vincere ancora.

Mercedes: successo e tensioni

A fronte di una vettura infallibile a scricchiolare sembra essere il lato umano della squadra teutonica: il fatto che Rosberg vinca tre gare di fila, ma solo a titolo ormai acquisito dal compagno Hamilton, lascia intendere che il tedesco rende al meglio solo quando è senza pressione, caratteristica non certo dei grandi campioni. Ed Hamilton durante la gara entra ancora in conflitto con il proprio box ed in mondo visione mostra tutta la sua attitudine prevaricatrice salvo poi assecondare le indicazioni del team, che a sua volta ingessa i piloti all'interno di strategie conservative ed assolutamente allineate. Grave errore quando hai in squadra un pilota che non accetta mai la sconfitta a costo di sembrare arrogante.

Alonso: il campione senza sorriso

Il primato dell'arroganza spetta tuttavia ad Alonso: un anno vissuto al volante di una delle peggiori vetture del lotto lo ha reso ancora più ingestibile per una squadra come la McLaren che ha bisogno di professionalità e serenità per poter risalire la china. Quando il pilota spagnolo, in fondo alla classifica dopo essere franato alla partenza contro l'incolpevole Maldonado, ha proposto al proprio ingegnere il ritiro volontario, all'interno del box devono essere cadute le braccia a tecnici ed ingegneri che hanno bisogno di più km possibili per poter immagazzinare dati utili allo sviluppo. Già in prova Alonso aveva mostrato del preoccupante nervosismo dando via radio degli idioti ai colleghi Grosjean e Stevens. A tanti avrà ricordato l'analogo team radio rivolto ai suoi ingegneri ai tempi che correva per il cavallino rampante, a dimostrazione che il lupo perde il pelo ma non il vizio.

McLaren: la grande in disgrazia ringrazia Button

La McLaren al momento può tuttavia contare sulla serietà e dedizione mostrate da Button: il campione del mondo 2009 in gara non si è mai tirato indietro nei duelli ruota a ruota contro vetture molto più veloci della sua in rettilineo facendo dell'esperienza la sua arma di forza. Il 12esimo posto finale non premia la sua tenacia ma rispecchia tutto il potenziale di una vettura che ha portato la McLaren al penultimo posto della classifica costruttori, dietro a team dal budget nettamente inferiore come Force India, quinta e mai così il alto, ad una Lotus sull'orlo del fallimento ma giunta sesta, ad un piccolo team come la Toro Rosso, settima e persino ad una squadra fortemente indebitata e dal futuro incerto come la Sauber.

I riflettori di Abu Dhabi salutano il mondiale 2015

Con Abu Dhabi si chiude un altro anno di Formula 1. La stagione della conferma Mercedes e del ritorno Ferrari, con Vettel vincente in tre gare e terzo in classifica finale davanti al compagno Raikkonen che col terzo posto di Yas Marina vince la lotta col connazionale Bottas e si aggiudica la quarta posizione nel mondiale. Fra i riflettori di Abu Dhabi ed il sole di Melbourne passeranno poco più di tre mesi. Vedremo se basteranno agli uomini di Maranello per completare la rimonta.

 

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In Brasile Rosberg ritrova se stesso e batte per la seconda volta consecutiva il già campione del mondo 2015 Hamilton. Vettel e la Ferrari tornano sul podio: veloce alla partenza, deciso nei doppiaggi, pronto a rispondere con tempi velocissimi non appena Hamilton si avvicinava minaccioso. Gli altri? Doppiati. -

Parma, 16 novembre 2015 - di Matteo Landi -

La Formula 1 sbarca in Brasile e Rosberg ritrova se stesso. Dopo un campionato vissuto all'ombra del compagno di squadra, ad Austin matematicamente campione del mondo, ora sembra aver cambiato marcia. Fino al Gp degli Stati Uniti Hamilton poteva vantare ben 10 vittorie contro le sole 3 di Rosberg, il quale, nonostante avesse a disposizione una vettura stellare, a fatica riusciva a tenere il passo in classifica di Vettel. Il tedesco di casa Ferrari, nonostante una vettura inferiore, era riuscito addirittura a superare il connazionale Rosberg, in grave crisi d'identità. Si erano perse le tracce di quel pilota che nel 2014 sfiorò il titolo rimanendo lungamente in testa al campionato. Nelle ultime due gare ha ritrovato la determinazione che gli aveva fatto difetto in questo 2015.

Rosberg non sbaglia più. Hamilton svogliato

Il tedesco a San Paolo ha dato un saggio delle sue doti ritrovate: veloce alla partenza, deciso nei doppiaggi, pronto a rispondere con tempi velocissimi non appena Hamilton si avvicinava minaccioso. Per contro quest'ultimo, sazio del terzo titolo mondiale, ha perso quella cattiveria agonistica che gli si era vista in pista negli States ed in Giappone, quando pur di avere la meglio sul compagno di squadra era arrivato anche a violenti ruota a ruota. In Brasile è maturata così la seconda vittoria consecutiva di Rosberg, davanti ad un Hamilton lontano parente del "cannibale" che era. A dimostrazione che, fra i due, la differenza l'ha fatta spesso la determinazione.

Ferrari: dopo la delusione del Messico Vettel torna sul podio

Dietro alle due Mercedes è arrivato Vettel. Dopo la disfatta del Messico il ferrarista ha abbracciato la marea rossa del Mugello durante il Ferrari Day ed è tornato il pilota veloce ed impeccabile di sempre, rappresentando l'unica minaccia all'armata Mercedes. La sua Ferrari è risultata veloce, in alcuni frangenti più dei battistrada, grazie anche ad una strategia aggressiva che prevedeva gomme morbide montate a metà gara, mentre i principali rivali erano in pista con le medie. Il distacco finale di 14 secondi da Rosberg non deve trarre in inganno: maturato nella prima parte di gara è rimasto pressocchè invariato fino alla bandiera a scacchi nonostante i due piloti Mercedes, in lotta per la vittoria, spremessero al massimo le loro vetture. Se la Ferrari vorrà portare a termine il processo di avvicinamento alle prestazioni dei rivali così da lottare per il titolo, dovrà sviluppare una vettura in grado di essere veloce anche con il pieno di carburante e capace di "mandare in temperatura" velocemente le gomme, pur risparmiandole nel consumo. Il pilota, Vettel, lo ha già.

Raikkonen: buon quarto, ma Vettel è lontano

Chi ha faticato è stato Raikkonen che, seppur ottimo quarto al traguardo, è giunto a più di mezzo minuto dal compagno di squadra. Nonostante questo i 12 punti conquistati lo portano ad un solo punto da Bottas, quarto in classifica e quinto in gara. La lotta tra i due sarà, in termini di graduatoria generale, il leitmotiv della prossima ed ultima gara stagionale in quanto con il Brasile si sono matematicamente stabilite le prime tre posizioni: Rosberg è ormai vicecampione del mondo per il secondo anno di fila e con Vettel la Ferrari ha di nuovo un pilota fra i primi tre classificati.

Dietro ai primi quattro il vuoto

E gli altri? Tutti ad un giro di distacco dal vincitore a dimostrazione che Mercedes e Ferrari hanno ormai scavato un solco fra loro e la concorrenza. Bottas e Hulkenberg, giunto alle sue spalle, nonostante abbiano disputato gare poco spettacolari hanno sfruttato al massimo il potenziale delle loro vetture portando a casa punti preziosi. Per la McLaren si è trattato invece del solito calvario con Button ed Alonso rispettivamente 15esimo e 16esimo al traguardo. La prossima ed ultima gara di Abu Dhabi chiuderà la peggior stagione della gloriosa storia della squadra inglese.

 

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Mercoledì, 11 Novembre 2015 09:28

Ferrari, Mugello: è qui la festa!

Bagno di folla domenica 8 novembre per la Scuderia Ferrari in occasione delle Finali Mondiali del Ferrari Challange. Presentata la nuova F12tdf, 780 cv per 345 km/h. Bandiere al vento, burnout e tanta passione. Il Mugello si tinge di rosso. -

Parma, 11 novembre 2015 -

- di Matteo Landi - foto di Benedetta De Marchi - sfoglia tutta la galleria immagini in fondo al testo -

Autunno inoltrato. Il rosso degli alberi colora le colline dell'entroterra toscano, quello delle bandiere dei festanti la pista del Mugello. 50 mila tifosi contribuiscono a rendere il Ferrari Day un evento memorabile. Non poteva essere altrimenti, dopo la stagione del ritorno ai vertici della Scuderia Ferrari: 3 vittorie, 14 podii, il ritorno alla pole position ed il campionato non è ancora finito. Tanta voglia di festeggiare. Tornano in mente quei "Ferrari Day" che hanno segnato la storia della casa di Maranello come l'addio di Schumacher al termine del 2006 o la Ferrari fresca campione del mondo con Raikkonen nel 2007.

Le "Finali Mondiali" 2015 del Ferrari Challenge, il monomarca della casa di Maranello, nato in Italia nel 1993 e poi esportato in tutto il mondo, sono state il contesto ideale nel quale si è svolta la grande festa del costruttore emiliano. E dei suoi fans, che hanno innanzitutto celebrato i nuovi campioni del mondo del Ferrari Challenge. Al termine di due gare esaltanti hanno svettato nella "Coppa Shell" l'imprenditore Erich Prinoth e nel "Trofeo Pirelli" l'ex formulista Matteo "Babalus" Santoponte alla guida delle magnifiche Ferrari 458 protagoniste esclusive del Challenge.

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I piloti del mondiale di F1 esaltano i fans. Burnout, autografi e strette di mano

E' stata poi la volta di Vettel, Raikkonen e dei collaudatori Genè e Gutierrez. Al volante di vetture che hanno corso nel mondiale di F1 dal 2009 al 2012 si sono resi autori di giri veloci, burnout e prove di pit stop. Per i fans è stata anche la possibilità di avvicinarsi a coloro che durante la stagione di corse appaiono così lontani, dietro quelle barriere che hanno reso accessibile solo a pochi eletti il paddock della Formula 1. Chissà se Bernie Ecclestone, grande boss della massima Formula e promotore di un mondo tanto dorato quanto inaccessibile, vedendo le immagini della grande festa Ferrari non abbia qualche ripensamento. Così, fra un autografo regalato dal sorridente Vettel ed una stretta di mano dello schivo Raikkonen, antipersonaggio per eccellenza incredibilmente amato dai tifosi, i 50.000 giunti fra le colline toscane hanno potuto assaporare l'essenza buona delle corse aggirandosi liberi nel paddock, imbattendosi in campioni del passato come Renè Arnoux o in un ex-Formula 1, ancora nell'orbita Ferrari, come Fisichella.

Il 2015 era cominciato con Arrivabene seduto in tribuna tra i tifosi durante i test pre-campionato ed ora che è prossimo alla fine, mancano solo due gare al termine della stagione, lo troviamo con l'intero staff Ferrari sommerso dall'affetto del popolo del Mugello. Un chiaro messaggio diretto a chi comanda il barcone della Formula 1.

Ferrari presenta F12tdf e 488GTE

Ferrari significa non solo competizione ma anche auto stradali. Ecco così che Marchionne e compagni colgono l'occasione per presentare la nuova F12tdf, un bolide da 780 cv e 345 km/h e la 488 GTE che correrà il prossimo anno nel WEC, il mondiale endurance già conquistato dalla 458 che adesso le passa il testimone. Sul mercato ed in pista la Ferrari continua a far paura.

Ferrari F13 tdf rid

Vecchie glorie che fanno sognare

Se la Ferrari produce auto da sogno per pochi, ancora più elitaria è la situazione di coloro che si possono permettere di possedere delle autentiche Formula 1 del passato. Grazie a loro si sono potute rivedere in azione al Mugello vittoriose vetture mai dimenticate. Dalla F2001 alla F150 del 2011, passando per la F2008, iridata fra i costruttori, con il numero 1 di Raikkonen campione del mondo uscente. Chissà se la Scuderia non tornerà ad assaporare presto la gloria di un tempo. Intanto è passato un altro "Ferrari Day", quello della riscossa. In attesa di fare ancora meglio.

 

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Il Messico ritrova la Formula 1 dopo più di vent'anni. Rosberg doma Hamilton. Ferrari, mai così in basso quest'anno. Affidabilità latente della vettura di Raikkonen: sembra quasi che, alla ricerca della prestazione assoluta, la squadra di Maranello non riesca al momento a "curare" allo stesso modo le due monoposto. -

Parma, 2 novembre 2015 - di Matteo Landi -

Una gara di Formula 1 che termina dentro uno stadio di baseball. Una marea di persone che acclama il vincitore Rosberg. Fantasie che in Messico diventano realtà. Lo stato americano torna nel calendario di Formula 1 dopo più di vent'anni d'assenza. Allora, nel 1992, sul podio saliva per la prima volta un giovane chiamato Michael Schumacher. Stavolta su quei gradini salgono Rosberg, Hamilton e Bottas. Ad una settimana dalla conquista del mondiale da parte di Hamilton, Rosberg si prende una piccola rivincita e torna secondo nella classifica di campionato, complice la domenica nera della Ferrari.

Vettel: anche i migliori sbagliano

Stavolta il tedesco che sbaglia non è Rosberg ma il plurititolato Vettel, una novità. Il ferrarista, dopo una partenza infelice si scontra con Ricciardo e ne esce con una gomma forata. Ritrovatosi a quasi un minuto di distacco dal battistrada ed in ultima posizione ha dato vita ad un'ottima rimonta interrotta prima da un testacoda, poi dalle barriere contro le quali sbatte al 52esimo giro. Se per tutto l'anno il pilota tedesco è stata la punta di diamante della Ferrari, sempre pronto a sfruttare tutto il potenziale della sua vettura, stavolta si è reso autore di una delle peggiori gare della sua pluridecorata carriera. Peccato, perchè in Messico la squadra di Maranello poteva ambire al bottino grosso. Lo hanno dimostrato lo stesso Vettel, quando a pista libera teneva il passo delle Mercedes e Raikkonen che, partito 19esimo per le penalità subite in virtù della sostituzione di power unit e cambio, durante la sua rimonta è stato malamente speronato da Bottas, giunto poi terzo al traguardo.

Raikkonen-Bottas: ancora uno scontro

Stavolta al finlandese di casa Ferrari non si possono addossare le colpe che invece ricadono su Bottas, nonostante i commissari non abbiano comminato alcune penalità a quest'ultimo. In Russia, dopo un analogo incidente vissuto a parti invertite, Raikkonen si era visto addossare una penalità di 30 secondi sul tempo finale. Dispiace constatare che, nonostante la Formula 1 sia probabilmente lo sport più regolamentato al mondo, ancora una volta venga gestito in maniera quasi amatoriale da commissari sportivi che si sentono liberi di condizionare a loro discrezione l'esito delle gare.

Ferrari per la prima volta non al traguardo

Per la Ferrari si è trattato così del primo doppio ritiro stagionale e per Vettel, adesso a 21 punti di distacco da Rosberg, si allontana la possibilità di conquistare il titolo di vicecampione del mondo. Poco importa all'interno di una stagione ricca di soddisfazioni per la Ferrari, vincitrice in ben tre gare e per 14 volte sul podio. Preoccupa piuttosto l'affidabilità latente più volte mostrata dalla vettura di Raikkonen. Sembra quasi che, alla ricerca della prestazione assoluta, la squadra di Maranello non riesca al momento a "curare" allo stesso modo le due monoposto.

Hamilton: l'attitudine del "cannibale"

Nonostante l'ottimo secondo posto, a giudicare dal volto corrucciato mostrato sul podio, è parso insoddisfatto anche Lewis Hamilton. L'inglese, sempre alle spalle del compagno di squadra, è stato spesso il più veloce in pista ma non ha potuto approfittare dell'errore di Rosberg che stavolta non è arrivato. Il terzo titolo mondiale non sembra aver sfamato Hamilton che, nelle ultime due gare della stagione, cercherà di ristabilire le gerarchie di squadra.

 

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Lewis Hamilton raggiunge Senna a quota tre titoli mondiali. Vettel da 13esimo a terzo: il prossimo anno sarà sfida vera. Max Verstappen, figlio d'arte, a soli 18 anni, è stato autore di una gara superba, mostrando l'incoscienza della sua età nei sorpassi e la maturità dei piloti più esperti quando, nell'ultima parte di gara... -

Parma, 26 ottobre 2015 - di Matteo Landi -

"Nella vita e nei gran premi ci sono quelli qualsiasi ed i racer. I primi guardano come vanno le cose, gli altri le fanno succedere. Io sono un racer". Sono le parole che disse tanti anni fa Nigel Mansell, campione del mondo nel 1992. Le avrebbe potute pronunciare il connazionale Lewis Hamilton al termine del Gp degli Stati Uniti. Una gara epica, ricca di sorpassi e colpi di scena, dal risultato incerto fino all'ultimo giro, poi le cose sono andate come dovevano andare. Il Gp di Austin è stato lo specchio del mondiale 2015, che ancora ha tre gare da disputarsi ma conosce già il nome del campione del mondo: Lewis Hamilton.

Hamilton campione con merito

L'inglese vince per la terza volta, eguagliando l'idolo suo e di molti, Ayrton Senna. Il pianto dell'inglese in mondovisione è la testimonianza di cosa significhi per un pilota di Formula 1 raggiungere un simile risultato. Hamilton ha meritato il titolo perchè ha corso da "racer" tutto l'anno così come ad Austin. Alla prima curva è entrato deciso all'interno del compagno di squadra Rosberg, che aveva conquistato la pole position, e nonostante abbia subito più di altri le condizioni di incertezza che vi sono state durante la gara, tanto da rischiare di non salire neanche sul podio, a pochi giri dall'arrivo ha approfittato di un errore di Rosberg, che nel frattempo si era nuovamente guadagnato la prima posizione, andando a vincere. Sul podio il volto del tedesco era scuro dalla rabbia. Ancora una volta la sua occasione non è arrivata e la colpa è soprattutta sua. Forse Rosberg non è "uno qualsiasi" ma ancora una volta ha dimostrato di non essere neppure un "racer".

Vettel, da 13esimo al podio

Dietro ai due della Mercedes è giunto uno strepitoso Vettel. Il prossimo anno sarà più di una spina nel fianco di Hamilton e lo ha mostrato in America. L'asso di casa Ferrari, partito 13esimo a causa della penalità di 10 posizioni in griglia scontata per aver montanto la quinta power unit stagionale, a fronte delle sole quattro permesse, ha rimontato con ardore. Ha saputo prendersi i rischi del caso quando c'è stato da attaccare e sapendo rimanere in pista quando le gomme da asciutto, appena montate su un asfalto ancora umido, avrebbero potuto giocargli lo scherzo che ha subito Raikkonen.

Raikkonen: tanta grinta non basta

Il finlandese, partito 18esimo dovendo scontare la stessa penalità del compagno di squadra, ha fatto una gara tutta d'attacco, mostrando la grinta che Arrivabene gli chiede. Peccato che appunto, appena montati gli pneumatici da asciutto, sia finito contro le barriere. La grinta con cui è tornato in pista, sradicando le protezioni, non è servita a molto se non ad allungargli la gara di qualche giro ed a scaldare un pubblico numeroso ed eroico, rimasto sulle tribune venerdì e sabato sotto il diluvio nonostante i pochi giri compiuti dalle vetture di Formula 1. Un weekend pazzo, che ha visto le qualifiche disputarsi alla domenica mattina dopo il rischio concreto che un uragano facesse saltare persino la gara.

Il futuro è già qui: Verstappen, futuro campione

Ha esaltato gli spettatori anche Max Verstappen. Il figlio d'arte, a soli 18 anni, è stato autore di una gara superba, mostrando l'incoscienza della sua età nei sorpassi e la maturità dei piloti più esperti quando, nell'ultima parte di gara, dopo l'ennesima safety car, non ha rischiato inutili attacchi a Vettel ed alle più veloci Mercedes. Un "cocktail comportamentale" che gli è valso il quarto posto, seppur staccato da Vettel. Il tedesco è giunto sul traguardo negli scarichi di Rosberg e poco distante da Hamilton, mettendo paura alle Mercedes nonostante la partenza ad handicap. C'è da scommettere che il prossimo anno la sfida sarà ancora più avvincente. Intanto, dopo un altro podio, la Ferrari proverà a togliersi altre soddisfazioni nelle ultime gare della stagione in corso.

 

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Hamilton vince. Vettel arriva secondo e passa Rosberg nel mondiale. Raikkonen tiene vivo lo spettacolo, ma i commissari lo castigano...-

Parma, 12 ottobre 2015 - di Matteo Landi -

Senza Hamilton avremmo assistito ad una delle gare più avvincenti degli ultimi cinque anni, con sorpassi, incidenti, safety car ed una lotta per la vittoria come poche se ne sono viste nella storia. L'inglese però c'è, e vince con facilità anche quando non si rende autore della migliore gara della sua carriera. Rosberg, partito dalla pole position, aveva stavolta resistito con autorevolezza agli attacchi del compagno di squadra e senza un insolito problema all'acceleratore avrebbe fatto suo il gran premio, tenendo accese le speranze mondiali. Per vincere un campionato serve anche la fortuna che continua a baciare Hamilton e voltare le spalle al tedesco di casa Mercedes. L'altro tedesco che corre al vertice, Vettel, ha invece rimediato ad una non felicissima partenza lottando e rimontando fino alla seconda posizione finale.

Vettel ancora a podio. Rosberg, la sfortuna ci vede benissimo

Vettel ha sfruttato appieno tutto il potenziale della sua Ferrari su una pista poco congeniale alla Rossa, anche se Pirelli, portando gomme Soft e Supersoft, ha facilitato la vita alla squadra di Maranello. Con i 18 punti conquistati in Russia, Vettel si porta alle spalle di Hamilton nel mondiale approfittando del ritiro di Rosberg. Il figlio d'arte, al secondo anno alla guida della vettura più veloce del lotto, rischia di salutare per sempre ogni sua speranza di diventare iridato qualora la Mercedes non dovesse confermarsi al top della competitività nei prossimi anni. La sua storia ricorda quella di Barrichello: pilota veloce e concreto che, una volta avuta la grande chance, ha incontrato sul suo cammino un compagno di squadra come Schumacher.

Perez: l'outsider

Alle spalle di Hamilton e Vettel è giunta la sorpresa Perez al volante della Force India. Il messicano è stato autore di una gara senza sbavature riuscendo a gestire bene il consumo delle sue gomme, nonostante le avesse montate nella prima parte di gara sfruttando una delle safety car entrate in pista in una domenica che sarà ricordata anche per il ritorno alla grinta di Kimi Raikkonen.

Raikkonen, che gara! Ma i commissari lo castigano

Il finlandese ha corso col coltello fra i denti per tutta la gara, dimostrando quanto ci tenesse a finire sul podio. Ha lottato duramente con Vettel, rischiando la collisione, che è poi arrivata durante l'ultimo giro quando si è scontrato con Bottas: il ferrarista ha tentato l'azzardo gettandosi all'interno curva, Bottas ha chiuso e la sua posteriore destra ha colpito l'anteriore sinistra di Raikkonen. Bottas ha concluso la sua gara immediatamente contro le barriere, Raikkonen ha poi percorso gli ultimi km al rallentatore con la vettura danneggiata riuscendo comunque a giungere quinto, prima di vedersi retrocesso dai commissari in ottava posizione. Un vero peccato che abbiano voluto trovare un colpevole quando si è evidentemente trattato di un normale incidente di gara dettato dall'agonismo che tanto viene invocato da fans ed addetti ai lavori. A Monaco, con un episodio analogo, Ricciardo guadagnò la posizione proprio sul pilota Ferrari. I commissari tuttavia decisero di non sanzionare l'australiano. Con la necessaria uniformità di giudizio ed un pò di buon senso adesso Raikkonen avrebbe qualche punto in più in classifica, seppur insoddisfatto per aver perso un podio alla sua portata. La retrocessione del pilota Ferrari consegna, con quattro gare di anticipo, il mondiale costruttori alla Mercedes, in virtù dei 172 punti che la separano dalla squadra di Maranello, la quale affila le armi in vista delle ultime quattro gare: il più ambito titolo piloti non è ancora assegnato e sognare non costa nulla. Intanto, in Russia, è arrivato il 13esimo podio stagionale. Nel 2014 la Rossa ne conquistò solo due....

 

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Domenica, 27 Settembre 2015 13:25

Formula 1, Giappone: Ferrari non vince ma convince

Hamilton torna a vincere. Vettel ancora sul podio. Raikkonen quarto. Una sconfitta che tuttavia non è un passo indietro. -

Parma, 27 settembre 2015 - di Matteo Landi -

La Formula 1 torna a Suzuka e la Mercedes ritrova la vittoria. Lo dice il risultato, lo dicono le statistiche che vedono Hamilton raggiungere a quota 41 le vittorie del suo idolo d'infanzia Ayrton Senna, sua ispirazione ora che cavalca l'onda del successo. Eppure, analizzando meglio le prestazioni mostrate in questa gara, si evince che il risultato non è bugiardo ma getta un pò di fumo sull'ottima prestazione Ferrari. Il podio di Vettel, giunto terzo dietro anche a Rosberg, non è sinonimo di passo indietro. Dopo il quarto posto ottenuto in qualifica, complice l'incidente di Kvyat che non ha permesso a chi era in pista di compiere l'ultimo giro veloce, il pilota tedesco aveva mostrato soddisfazione, visto il distacco di 6 decimi rimediato dal poleman Rosberg su un tracciato composto da tante curve veloci e completamente diverso dal cittadino di Singapore, in cui una buona trazione ed un'ottima accelerazione sono le caratteristiche su cui costruire una vittoria.

Ferrari: un podio che è quasi un successo

Considerando le gomme medie e dure portate da Pirelli a Suzuka, i secondi che al traguardo hanno poi separato Hamilton da Vettel sarebbero potuti essere ben più di 20. Così su una pista ostica e calzando le gomme che peggio si adattano alla vettura di Maranello, Vettel ha compiuto un'ottima gara conquistando il suo decimo podio stagionale, il 12esimo della Ferrari considerando anche i risultati di Raikkonen. Il finlandese, partito dalla sesta posizione, anch'egli danneggiato al sabato dallo schianto di Kvyat, è stato autore di una gara solida, riuscendo ad avere la meglio su Bottas, suo principale rivale per tutta la gara, e ad arrivare ai piedi del podio. La prestazione di Singapore non è stata quindi per la Ferrari un incidente di percorso ed il podio, ottenuto in condizioni meno favorevoli, ne è quindi la conferma.

Red Bull: seconda a Singapore, comprimaria a Suzuka

Non si può dire la stessa cosa per la Red Bull: 13esima e 15esima al traguardo dopo una gara anonima. A loro parziale giustificazione vi sono i costanti problemi ai freni accusati per tutta la gara da Kvyat e la foratura rimediata al via da Ricciardo dopo un contatto con Massa, ma la scarsa velocità è stata per Red Bull l'unica costante del weekend nipponico. Il paragone fra le mattatrici di Singapore carica così d'importanza la prestazione Ferrari in terra giapponese.

Rosberg: sconfitto e rassegnato?

L'unico vero sconfitto di questo gran premio è Rosberg. Con la seconda pole position stagionale aveva l'occasione per attaccare la leadership di Hamilton ed invece ha perso la gara alla prima curva, lasciando troppo spazio al compagno di squadra che, con astuzia, lo ha portato fuori pista, facendogli perdere la posizione anche nei confronti Vettel e Bottas. Rosberg è poi riuscito a conquistarsi, con fatica, la seconda posizione finale ma il suo è un podio che profuma di resa definitiva. Il sorriso sfoggiato al termine della gara ricorda la felicità mostrata da Barrichello quando si sentiva il primo degli altri, consapevole che la leadership del compagno di squadra era intoccabile.

Alonso: quando il talento non è tutto

Chi invece mostra evidenti segni di insofferenza è Alonso. Lo spagnolo si è reso protagonista dell'ennesima affermazione infelice nei confronti della propria squadra. Dopo lo "scemi" con il quale apostrofò via radio i suoi ingegneri dei tempi Ferrari stavolta ha paragonato la power unit della sua McLaren al motore di una GP2, la nota categoria propedeutica alla F1. Uno schiaffo in mondovisione alla Honda proprio sulla sua pista di casa. Ennesima dimostrazione della scarsa capacità del pilota spagnolo di "fare squadra", a fronte di eccelse qualità di guida.

Archiviato il Giappone il grande Circus si dirige verso Sochi. Un anno dopo il terribile schianto di Bianchi, la Formula 1 lascia Suzuka con uno spirito ben diverso. Dal buio e l'angoscia di quel 5 ottobre 2014 alla gioia di Hamilton, Rosberg e Vettel dodici mesi dopo ancora sul podio, con Jules nel cuore.

 

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Lunedì, 21 Settembre 2015 09:17

F1, Singapore: il ruggito di Vettel

La Ferrari divora gli avversari. Vettel stravince e Raikkonen torna sul podio. Mercedes debacle totale. -

Parma, 21 settembre 2015 - Matteo Landi -

La Ferrari torna a vincere nella città del leone, traduzione letterale del nome Singapore. Lo fa con il leone Vettel sbranando gli avversari. La squadra di Maranello domina l'intero weekend in maniera inaspettata. A Monza Arrivabene aveva dichiarato che per la Ferrari la gara asiatica sarebbe stata diversa, preannunciando un ritorno alla massima competitività, ma nessuno poteva prevedere un dominio così schiacciante. La Ferrari ha ritrovato le condizioni ideali: una pista che non privilegia la potenza massima dei motori Mercedes, le gomme soft e supersoft portate dalla Pirelli ma soprattutto un tracciato che mette in risalto le qualità dei piloti.

Vettel: quando il campione fa la differenza

La Ferrari ha dominato ma con il solo Vettel. Raikkonen, comunque autore di una solida prestazione conclusa sul podio dietro a Ricciardo, ha sofferto per tutto il weekend il confronto con il compagno di squadra. Lo dimostrano i 7 decimi rimediati in qualifica da Vettel, che ha riportato una rossa in pole position dopo più di tre anni, guidando come i campioni del passato, sfiorando i muri e rischiando il tutto per tutto con la pole già in mano. Quasi a voler dimostrare la sua schiacciante superiorità di guida, rifilando addirittura 1 secondo e mezzo alle due Mercedes, sprofondate in terza fila. Il tedesco della Ferrari è stato più forte di tutto e tutti. Alla partenza della gara ha staccato subito Ricciardo ed ha mantenuto alta la concentrazione quando per due volte è intervenuta in pista la safety car, prima per favorire la rimozione della vettura di Hulkenberg, scontratosi con Massa, poi a causa di un'insolita, ma non inedita, invasione di pista. Il ricordo è andato al Gp di Germania del 2000 ed a quello d'Inghilterra del 2003 quando accadderò analoghi episodi e, per gli amanti della cabala, in entrambi i casi a vincere fu proprio una Ferrari.

Mercedes che succede? Una disfatta che ha origini precise.

Singapore rispetto a Monza è dall'altra parte del mondo, sia come distanza che come valori in pista. Se in Italia Hamilton si era fatto un sol boccone degli avversari, nella città del leone è sembrato un gattino impaurito. Partito solamente quinto non è riuscito a risalire la classifica perdendo terreno dalle Ferrari e dalle Red Bull che comandavano la gara, per poi terminare con un ritiro a causa di un problema tecnico. Se la Ferrari ha fatto un notevole passo avanti, la Mercedes ne ha fatti un paio indietro. Probabilmente i motivi della sua debacle sono da ricercare nel successo di Monza. In Brianza aveva sì fatto la voce grossa con Hamilton, ma aveva anche subito lo scotto del ritiro della vettura di Rosberg, proprio in concomitanza con l'arrivo degli ultimi sviluppi sulla power unit, oltre a rischiare di perdere il successo di Hamilton a causa di una pressione irregolare delle sue gomme rilevata prima della partenza. Proprio per la gara di Singapore Pirelli e Federazione Internazionale hanno in parte chiarito una zona grigia del regolamento mettendo di fatto Mercedes nell'impossibilità di usare pressioni al di sotto di quelle imposte dal costruttore di pneumatici. Che si spieghino così le scarse prestazioni delle vetture tedesche, mai così in difficoltà negli ultimi due anni?

Red Bull.......Guarda chi si rivede?!

Chi invece, oltre alla Ferrari, ha fatto un notevole passo avanti è stata la Red Bull. Un anno di polemiche fra la casa austriaca e il fornitore Renault non hanno spento le capacità degli uomini Red Bull di sviluppare la vettura, dimostrando che con un motore adatto potrebbe lottare costantemente per il bottino grosso. Con loro è risorto anche Ricciardo: veloce per tutto il weekend ha vinto la concorrenza interna di Kvyat e la sfida con Raikkonen. Il finlandese, nonostante come detto sia risultato meno veloce del compagno Vettel, ha però messo in mostra quell'affidabilità chiesta da Arrivabene andando a completare la festa con una seconda rossa sul podio e tanti punti alla Ferrari nella classifica costruttori, allontanando forse definitivamente il pericolo Williams. Se nel costruttori la vittoria Mercedes appare scontata, nella lotta al titolo piloti adesso si fa interessante. Con il quarto posto ottenuto da Rosberg, Vettel ha portato a sole 8 le lunghezza di svantaggio dal connazionale, al secondo posto dietro ad Hamilton. L'inglese è ancora saldamente al comando, ma con sei gare ancora da disputarsi ed un Vettel così tutto è possibile. Intanto la Ferrari si gode il terzo successo stagionale, andando a centrare le più rosee aspettative di Marchionne prima dell'inizio di questo mondiale.

 

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