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Lunedì, 05 Settembre 2016 08:32

F1, Gp d'Italia: Ferrari sul podio!

Vettel torna sul podio, Raikkonen quarto. Monza in festa. E' grande Ferrari ma non abbastanza per battere le Mercedes. Vince Rosberg ed Hamilton è secondo.

di Matteo Landi 4 settembre 2016 - Fare meglio era difficile, anzi impossibile. La Ferrari torna sul podio dopo quattro gare a secco. A fine corsa una marea rossa festeggia il terzo posto di Vettel come fosse una vittoria ed applaude il vincitore Rosberg, che si improvvisa vocalist intonando il famoso motivetto che festeggiò la nazionale italiana di calcio campione del mondo nel 2006. Una gran festa. Grazie Monza e grazie ai tifosi Ferrari, sportivi come non mai.

Per l'Autodromo non ci poteva essere modo migliore per festeggiare il raggiunto accordo fra Ecclestone e le istituzioni che dà a Monza il privilegio di ospitare nei prossimi tre anni il Gp d'Italia. Grazie alla Ferrari, che ritrova la forza per tornare seconda forza del mondiale, stavolta la Red Bull non è mai stata una seria minaccia.

Vettel: stavolta non sbaglia e torna a sorridere
Vettel, dopo l'errore commesso a Spa, torna il pilota consistente e veloce che conosciamo, ma Raikkonen, giunto ottimo quarto, quando è sembrato nelle condizioni di poter attaccare il compagno ha desistito privilegiando l'interesse della squadra al suo, ancora una volta. La gara del finlandese assume ancor più valore se si considera che già dopo pochi km aveva ricevuto dal suo box l'ordine di prendere margine da Vettel, in quanto la temperatura funzionale del suo motore era già prossima ai limiti di guardia. La squadra di Maranello dimostra che se ha un weekend "lineare", senza incidenti, può recitare stabilmente il ruolo di seconda forza del mondiale. A più non può aspirare. Non con questa Mercedes, capace di un'altra doppietta. Rosberg ed Hamilton pur correndo con gomme più dure rispetto ai ferraristi, in virtù di una strategia basata su una sola sosta a differenza delle due di Vettel e Raikkonen, non hanno di fatto mai avuto rivali. Solo nel finale le due rosse si sono dimostrate più veloci delle rivali ma il distacco accumulato nei primi due terzi di gara era troppo importante. Gli obiettivi della squadra di Maranello sono ormai falliti, come dichiarato dallo stesso Marchionne, ma resta da raggiungere e superare la Red Bull, seconda nel mondiale costruttori. Per farlo i due ferraristi dovranno accumulare nelle ultime sette gare 12 punti più di Riccardo e Verstappen, traguardo non impossibile.

Red Bull dietro le Ferrari
A Monza Ricciardo ha conquistato la quinta posizione finale, ottima se si considera il deficit di potenza che la power unit paga nei confronti dei rivali. L'altro alfiere della Red Bull, Verstappen, dopo i disastri del Belgio è sembrato solo una copia sbiadita del vincitore del Gp di Spagna. Tanto fumo e niente arrosto per il giovane pilota ultimamente al centro delle critiche per il suo atteggiamento spregiudicato in pista e per il comportamento arrogante tenuto fuori dall'abitacolo. Serve un bagno d'umiltà perchè il talento c'è, eccome.

Hamilton, troppi errori. Ne approfitta Rosberg. Mondiale vivo
Se da una parte il mondiale vede la lotta Ferrari-Red Bull, dall'altra quella dei due piloti Mercedes, ora divisi da due punti in classifica, unici in grado di competere per il bottino grosso. Dopo la superiorità mostrata sabato da Hamilton, il pilota inglese sembrava avere già in pugno la terza vittoria consecutiva a Monza. Così sarebbe stato se non avesse avuto una terribile indecisione in partenza che lo ha addirittura relegato quinto al termine del primo giro. Grazie ad un mezzo veloce in tutte le condizioni ha approfittato della strategia su una sosta ai box per risalire la china, ma varie sbavature non gli hanno permesso di ricucire il divario che ormai si era creato con il compagno di squadra. Rosberg ha così potuto festeggiare la seconda vittoria consecutiva ed adesso la lotta per il mondiale è più viva che mai.

Massa e Button: la vecchia guardia che se ne va
Non è riuscito a ripetere il podio dello scorso anno Felipe Massa. Il brasiliano ha annunciato il ritiro dalla Formula 1 al termine della stagione. Per farlo ha scelto lo stesso luogo in cui Michael Schumacher annunciò il suo (primo) ritiro nel 2006 lasciando proprio a Massa la possibilità di correre ancora con la Ferrari che già aveva ingaggiato Raikkonen per la stagione successiva. Dà così l'addio alla Formula 1 uno dei piloti più "fedeli" al marchio Ferrari, secondo solo a Schumacher come numero di gare disputate al volante della Rossa. Sempre nella cornice brianzola Button ha rivelato che dal prossimo anno non sarà più pilota titolare McLaren a vantaggio del promettente belga Vandoorne, già a punti quest'anno nella sua unica partecipazione. Un altro della vecchia guardia che dice addio alle corse. A meno di ripensamenti, la storia insegna.

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Vittoria della Mercedes. Vettel si scontra con Raikkonen: sesto e nono all'arrivo. Verstappen è ormai un pericolo: qualcuno lo fermi.

di Matteo Landi - Dopo quasi un mese di pausa torna il mondiale di Formula 1. Torna soprattutto alla vittoria Rosberg che si porta a soli nove punti dal capoclassifica Hamilton. La scossa di cui aveva bisogno il campionato per restare vivo. L'inglese, dopo essere scattato in ultima fila causa penalità per la sostituzione di varie componenti della power unit, ha limitato i danni con un terzo posto finale che gli ha permesso di lasciare il Belgio con il sorriso: 15 punti preziosi conquistati e nuove componenti della power unit ora a disposizione fino al termine della stagione. Così tante che avrebbe dovuto scontare ben 55 posizioni di penalità in griglia, ma non essendo la pena cumulabile l'inglese si è accomodato in ultima fila consapevole della velocità del mezzo che ha a disposizione e della rassicurante situazione di poter disporre di power unit fresche per finire il campionato.

Hamilton: penalizzato e felice
Quando la Federazione Internazionale modificò il regolamento per venire incontro a Honda e Renault, afflitte costantemente da problemi di affidabilità ai loro motori, non avevano evidentemente considerato che qualche furbo avrebbe potuto sfruttare a suo favore tale modifica. Per Hamilton si è trattata tuttavia di una gara più facile del previsto visto che dopo pochi giri si trovava già in quinta posizione. Di questo deve ringraziare Vettel e Magnussen.

Vettel: errore imperdonabile. Harakiri Ferrari
Il tedesco, dopo essersi mosso bene dalla quarta posizione in griglia, alla prima curva ha commesso un terribile errore di valutazione andando a colpire Raikkonen che a sua volta è carambolato contro Verstappen: gara compromessa per tutti e tre con il finlandese costretto addirittura all'ultima posizione dopo aver percorso un giro con la vettura danneggiata prima della doverosa sosta ai box, mentre Vettel e Verstappen sono comunque sprofondati nella pancia del gruppo. Raikkonen ormai doppiato non avrebbe avuto possibilità di rimonta se Magnussen non avesse perso la sua Renault finendo rovinosamente contro le barriere al Radillon. Nessuna conseguenza per il pilota ma la gara è stata interrotta dai commissari per permettere il ripristino degli standard di sicurezza necessari per correre. Per i ferraristi è stata una gara di rimonta terminata con Vettel sesto e Raikkonen nono ma avrebbero potuto concludere in una posizione migliore se non avessero incontrato l'ostinazione ma soprattutto la scorrettezza di Verstappen.

Verstappen: o si calma o qualcuno deve fermarlo
In Formula 1 si corre ormai con due regolamenti diversi: uno riguarda 21 piloti, l'altro lo deve osservare il giovane olandese ed è composto da molte meno pagine. Consapevole di questo Verstappen ha pensato bene di spingere fuori pista Perez e Raikkonen, rei di aver tentato di superarlo. Inoltre ha cambiato pericolosamente traiettoria davanti a Raikkonen quando quest'ultimo aveva già iniziato la sua manovra di sorpasso. Il tutto a più di 300 km/h. La Formula 1 con l'olandese ha trovato la nuova star, ma proteggerlo oltre modo come sta accadendo potrebbe rivelarsi deleterio per l'immagine della categoria oltre che pericoloso per l'incolumità degli altri piloti. A fine gara, dopo essere giunto 11esimo, Verstappen non solo non si è scusato con gli avversari ma ha dichiarato di aver agito volontariamente in maniera "dura" contro i piloti Ferrari, colpevoli di avergli rovinato la gara con l'incidente alla prima curva. Il responsabile di quest'ultimo scontro è sicuramente Vettel, ma le parole del giovane olandese dovrebbero far riflettere i piani alti della Formula 1.

Ferrari, tempi duri. Red Bull: Ricciardo fa il caposquadra.
Riflessione, ma di diverso stampo, che invece è già iniziata in casa Ferrari: stavolta a Maranello disponevano di una vettura potenzialmente performante, come dimostrano i tempi ottenuti in qualifica. Peccato che il potenziale ancora una volta sia rimasto inespresso in gara. La causa è da ricercarsi stavolta nell'errore di Vettel, il quale effettivamente non sta rendendo come nella sua stagione di debutto in Rosso, quando le sue prestazioni riportavano alla mente addirittura quelle di un altro tedesco nel 1996 debuttante con la stessa squadra, Michael Schumacher. Lo scorso anno la Ferrari aveva in Vettel il faro che gli illuminava la strada verso la vittoria, capace di sfruttare al massimo il rendimento della sua vettura e talvolta di andare oltre.

Quella che stiamo vedendo in questo 2016 non sembra essere la migliore versione dello stesso pilota, ma si spera che già dal prossimo Gran Premio, a Monza, ci possa far ricredere. Meno scalpore ma di sostanza è stata la gara di Ricciardo: l'australiano ha raggiunto il traguardo in seconda posizione, l'unico in grado di non sfigurare nei confronti del vincitore Rosberg e di resistere alla rimonta di Hamilton. Con questo risultato rafforza la terza posizione nel mondiale. Non male per chi sembrava destinato a subire irrimediabilmente l'arrivo in squadra di Verstappen.

Pubblicato in Motori Emilia

L'inglese ne vince un'altra e fanno quattro di fila. Rosberg calimero e schiaffeggiato dai commissari. Ferrari, quinta e sesta, dove sei? La squadra di Maranello sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente.

Parma, 1 agosto 2016

Di Matteo Landi

Quarta vittoria consecutiva, 19 punti di vantaggio nel mondiale sul principale inseguitore, per Hamilton la pausa estiva non poteva arrivare in momento migliore. Quasi un mese utile per rilassarsi prima di ripartire ancora più forte per l'ultima parte di campionato. Quattro settimane di pausa che serviranno alla Ferrari per riordinare le idee e cercare di capire quale direzione prendere ora che la retta via è definitivamente smarrita. Come le speranze mondiali di Vettel, ormai ridotto a semplice comparsa che raccoglie qualche punto iridato anzichè vittorie ed a lottare solo con il campagno di squadra. Quest'ultimo al momento risulta essere la vera nota positiva di questo 2016 ferrarista: il finlandese adesso ha prestazioni analoghe e talvolta superiori a quelle di Vettel, come visto sabato quando si è qualificato quinto davanti al compagno. Peccato che in gara le due Ferrari abbiano visto il traguardo a posizioni invertite ma sempre in quinta e sesta posizione. Lontane dalle Mercedes e stavolta anche dalle Red Bull che hanno lottato per gli altri due gradini del podio con Rosberg, sconfitto e solo quarto.

Rosberg giù dal podio: commissari ancora protagonisti in negativo

Il tedesco, dopo la bella pole position conquistata sabato, è partito male e davanti al suo pubblico è stato pure bastonato dai commissari con 5 secondi di penalità a seguito di un sorpasso aggressivo su Verstappen. L'olandese ha preferito difendersi andando oltre i limiti della pista, invece di alzare il piede e lasciar sfilare l'avversario che all'interno della curva era arrivato decisamente lungo, e provare a ripassarlo in accelerazione. La manovra di Rosberg è stata sicuramente rischiosa ma non scorretta e di fatto gli aveva permesso di guadagnare in pista la posizione. Non è forse il tipo di spettacolo che chiedono i tifosi? Peccato che i commissari abbiano deciso di sanzionarlo dando involontariamente una mano a Verstappen, giunto al traguardo ancora sul podio, dietro al compagno Ricciardo.

L'assurdo valzer delle regole

Se non fosse per la schizofrenia con la quale Charlie Whiting cambia il modo di interpretare il regolamento sembrerebbe che "il sistema Formula 1" cerchi in qualche modo di "salvaguardare" il rendimento della nuova star Verstappen. In Germania, infatti, sono cambiate ancora le regole sui team radio, nuovamente consentiti senza restrizioni, se non nel giro di ricognizione. Si è visto inoltre un balletto imbarazzante riguardo alla possibilità data ai piloti di oltrepassare, all'uscita di alcune curve, i limiti della pista dettati dalle linee bianche. Il risultato è stata una confusione regolamentare che ha portato addirittura alla protesta dei team principal di Mercedes, Red Bull e Ferrari oltre al rischio di un'ulteriore perdita di consenso tra i fans. Una Formula 1 che vive del monotono dominio Mercedes e della discesa Ferrari non ha alcun bisogno del caos regolamentare che recentemente sta attraversando il Circus.

Ricciardo: che gara!

Hamilton a parte, assoluto dominatore, si è rivisto il Ricciardo grintoso del 2014, quello che mise in difficoltà l'allora compagno di squadra Vettel e che conquistò tre vittorie in un altro dei campionati dominati dalle Mercedes. Grazie al podio conquistato dai piloti Red Bull la squadra austriaca è ora seconda nel mondiale costruttori a discapito della Ferrari.

Ferrari: sembra di rivivere il 2014

La squadra di Maranello sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente: la separazione con James Allison. L'ingegnere, presente negli anni d'oro di Schumacher ed artefice del ritorno ai vertici della Lotus nei campionati 2012 e 2013, e ora colpito da un grave lutto familiare, viene sostituito (provvisoriamente?) da Mattia Binotto, già "direttore motori" ma alla prima esperienza in qualità di direttore tecnico. Tutto sembra riportare la Ferrari nel caos di fine 2014, quando c'era una squadra da ristrutturare e da riportare ai vertici. Ristrutturazione che al momento sembra essere fallita ed alle porte c'è un 2017 che porterà con se radicali cambiamenti nel regolamento tecnico. Per come stanno le cose a Maranello potrebbero non approfittare di una rivoluzione tecnica anche più rilevante rispetto a quella aerodinamica e telaistica che portò al dominio Red Bull ed a quella motoristica che ci ha consegnato la Mercedes attuale. Persa definitivamente la possibilità di vincere il campionato, la matematica non lo esclude ma le prestazioni si, la Ferrari dovrà cercare nelle ultime nove gare di riportarsi davanti alla Red Bull e per farlo dovrà trovare quegli aggiornamenti tecnici e quella serenità fino ad ora mancati in questo campionato.

 

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Hamilton vince contro tutto e tutti. Vettel solo quarto dopo una pessima qualifica. Grande Raikkonen da 14esimo a sesto: solo le scorrettezze di Verstappen lo fermano.

di Matteo Landi

Parma, 25 luglio 2016

Il Gp d'Ungheria ci consegna un nuovo leader del mondiale: Lewis Hamilton. Dominatore incontrastato di una gara vinta alla prima curva superando il compagno Rosberg partito in pole position. Una volta Hamilton era il "furbetto del quartiere", ora vince anche partendo ingiustamente dalla seconda piazza dietro ad un Rosberg astuto e graziato dai commissari che non hanno ravvisato infrazioni nella sua condotta durante le qualifiche, quando in barba alle bandiere gialle esposte ha segnato la pole position. A sua difesa il tedesco ha dichiarato davanti ai commissari di aver sufficientemente rallentato. Viene in mente quanto accaduto dopo l'incidente che ha condotto alla morte Jules Bianchi: un'inchiesta interna della Federazione Internazionale Automobilistica scaricò tutte le colpe sul pilota francese, reo di non aver rallentato significativamente nonostante le bandiere gialle in movimento obblighino il pilota a mettersi nella condizione di trovarsi pronto ad arrestarsi in vista di una situazione di pericolo.

Regole ferree e regole che, per qualcuno, non valgono: il teatro dell'assurdo

I commissari stavolta hanno scagionato il pilota Mercedes, preferendo ricordare allo sfinimento che i piloti non devono oltrepassare i cordoli con tutte e quattro le ruote e bandire la maggior parte delle comunicazioni radio fra box e pilota. Il teatro dell'assurdo. Come la mancata penalizzazione di Verstappen. Accade che Raikkonen, partito 14esimo per un errore strategico compiuto dal suo box durante le qualifiche e autore di una fantastica rimonta si ritrova a lottare con la Red Bull del giovane pilota. Il finlandese, più veloce in virtù delle gomme supersoft di cui disponeva in quel momento, trova un valico insuperabile nell'olandese, altro "furbetto del quartiere", che per proteggersi si sposta più volte in rettilineo, danneggiando Raikkonen che si ritrova senza una parte di ala anteriore. Da una parte la Federazione ricorda costantemente che la sicurezza ha la precedenza sullo spettacolo e sulla competizione, dall'altra fa di tutto per rendersi inattendibile, non sanzionando il comportamento di Verstappen, come già fatto con Rosberg.

Ricciardo, che gara! Ferrari veloce ma errori gli negano il podio

Credibile è stata invece la gara di Ricciardo, abile in qualifica e concreto in gara fino al terzo posto finale dietro al duo Mercedes. Nel finale un rimontante Vettel gli ha messo il fiato sul collo senza riuscire a superarlo. Con il loro "passo" i ferraristi hanno confermato che la squadra di Maranello rimane la seconda forza del mondiale, nonostante il podio sfumato, ma adesso la Red Bull è la principale avversaria delle Rosse, più vicine a loro che ai vincitori. Nel 2015 la pista magiara fu teatro della seconda vittoria stagionale di Vettel che con la sua Ferrari dominò senza indugi i rivali austriaci ed i primi della classe tedeschi. Quello che doveva essere un 2016 a tinte rosse si sta rivelando come l'ennesimo purgatorio per una squadra che, al di là delle deficenze spesso mostrate dalla vettura di cui dispone, si rende protagosta di frequenti "errori umani" che lasciano intendere che la squadra di Maranello non sia ancora pronta per il definitivo salto in avanti. Il quarto e sesto posto ottenuti da Vettel e Raikkonen non devono preoccupare i fans della Ferrari, almeno non quanto le scelte del box italiano e la mancanza di significativi sviluppi portati in pista dai progettisti.

McLaren in progresso: da centro gruppo spunta Alonso

Un timido salto avanti lo ha compiuto la McLaren: su una pista in cui telaio ed aerodinamica la fanno da padrone Alonso ha potuto contare su un mezzo più veloce del solito, anche se non all'altezza del blasone McLaren. Il settimo posto ottenuto correndo costantemente nei primi dieci da più di una speranza alla squadra anglo-nipponica, ancora a secco di podii. Il prossimo weekend il Circus tornerà in Germania, ci auguriamo che la Formula 1 ritrovi il bandolo della matassa che ha definitivamente smarrito in Ungheria.

 

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Silverstone in tripudio per Hamilton, veloce in qualifica, perfetto in gara sia sul bagnato che sull'asciutto. Verstappen è secondo. Rosberg graziato. Ferrari impalpabile in uno dei giorni più bui della Formula 1.

Di Matteo Landi

Parma, 11 luglio 2016

Ha vinto Hamilton. Il pilota che ha sbagliato meno, visti i numerosi errori compiuti dai suoi principali concorrenti, ma sarebbe riduttivo trovare nella sua infallibilità le ragioni del successo. Veloce in qualifica, perfetto in gara sia sul bagnato che sull'asciutto. Un'unica sbavatura alla prima curva del 28esimo giro e buon per lui, e per i tanti caduti nello stesso errore, che ormai le vie di fuga di quasi tutti i circuiti del mondiale siano in asfalto. Per il resto, appunto, non sbaglia nulla: azzecca il momento giusto in cui entrare ai box per il cambio gomme, quando la gara va in regime di "virtual safety car",e gioca al gatto col topo con gli avversari alternando giri veloci a tornate più lente per far "respirare" la meccanica e conservare le gomme. Alla fine la folla di Silverstone è tutta per lui, luce splendente, insieme al giovane Verstappen, di una Formula1 che ha toccato, sportivamente parlando, il momento più buio degli ultimi anni.

Safety car padrona della scena: la fine dei cavalieri del rischio

Dopo le qualifiche, dominate dalle Mercedes, la copiosa pioggia occorsa a pochi istanti dallo start pareva il presupposto di una gara vibrante, una situazione che avrebbe potuto regalare spettacolo e rimescolare le carte. Peccato che la direzione gara, nella figura di Charlie Whiting, abbia deciso di far iniziare la gara in regime di safety car. Quando la vettura di sicurezza ha lasciato il tracciato, la pioggia era ormai cessata e l'asfalto solamente umido. Se questa è la politica di chi dirige la Formula1 ci si chiede per quale motivo Pirelli debba fornire alle squadre gomme da pioggia che poi non vengono utilizzate in regime di gara libera. Ma soprattutto ci si chiede dove sia finita la leggenda dei cavalieri del rischio. Sia chiaro, nessuno vuole vedere a rischio l'incolumità dei piloti, ma la differenza fra un onesto mestierante ed un campione viene fuori soprattutto in condizioni di aderenza precaria. La triste processione che ha inaugurato la gara, ha tolto tanto allo spettacolo ed è parsa una precauzione del tutto "gratuita" considerando che erano gli stessi piloti, attraverso i team radio, a chiedere l'entrata ai box della safety car.

Rosberg, graziato: la Mercedes ignora il regolamento ma la pena è lieve

Proprio un team radio ha regalato a Rosberg un podio che stava sfumando. Nel finale, alle prese con vistosi problemi al cambio, il tedesco ha ricevuto preziose istruzioni dal suo box nonostante siano ormai da tempo vietate. Giunto secondo al traguardo ha successivamente ricevuto una penalità di dieci secondi che lo ha vista retrocedere in terza posizione. La decisione dei commissari, scaturita 4 ore dopo il termine della gara, è sembrata assai blanda, considerando che se Rosberg ed il suo team si fossero attenuti alle regole, come fatto proprio dalla Mercedes con Hamilton a Baku, il tedesco probabilmente non avrebbe neanche visto il traguardo. Trovato quindi l'inganno ad una delle tante regole insulse di questa Formula1 improntata ad uno spettacolo artificiale, fatto di "drs" e sorpassi farlocchi dettati da enormi differenze di velocità in rettilineo. Per adesso ancora si parla di sport grazie a piloti come Verstappen, pronto a sorpassare in ogni zona del circuito, come Hamilton, capace di mostrare quella classe superiore che stavolta non ha evidenziato Vettel.

Vettel smarrito. Raikkonen concreto

Sbadato in prova, incostante ed incline all'errore in gara. Il ferrarista non è andato oltre la nona posizione finale dopo essere partito addirittura undicesimo a causa dell'ennesima sostituzione del cambio che, per regolamento, fa slittare di cinque posizioni indietro sulla griglia di partenza il malcapitato pilota. Per la Ferrari si è trattato del peggiore gran premio dell'anno. La vettura ha palesato importanti limiti dal punto di vista telaistico ed aerodinamico. Soprattutto la squadra sta mostrando l'ormai cronica incapacità di sviluppo, non riuscendo a tenere il passo di Mercedes e Red Bull. Con Vettel incline all'errore, ed una squadra in difficoltà, Raikkonen ha invece mostrato che "gallina vecchia fa buon brodo". Il finlandese, quinto al traguardo, ha sfruttato al massimo il potenziale di una vettura non eccelsa, mostrando la serenità di chi ha è stato appena confermato al volante della Rossa anche per la stagione 2017. Dopo tutto adesso è lui che, seppur staccato, insegue in classifica i piloti Mercedes, ora divisi da un solo punto. I problemi della Scuderia di Maranello non derivano certo dalle prestazioni dei suoi piloti. Le prossime gare potrebbero essere meno amare per la Ferrari che dovrà necessariamente arpionare la prima vittoria stagionale se vuole rimanere appesa ad una pur flebile speranza mondiale.

 

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Incidente all'ultimo giro fra i due piloti Mercedes. Vince Hamilton. Rosberg solo quarto. Della guerra fraticida di casa Mercedes ancora una volta non è riuscita ad approfittarne la Ferrari che arriva terza con Raikkonen, Vettel fuori.

Di Matteo Landi

Parma, 4 luglio 2016

A fine gara in Mercedes non sapevano se era più grande la felicità per la vittoria di Hamilton o la rabbia per una guerra in famiglia che ancora una volta ha minato una doppietta più che meritata visto lo strapotere dei tedeschi. Se in Mercedes non avessero due piloti ambiziosi e veloci adesso parleremmo della solita cavalcata grigio-argento ottenuta grazie ad una vettura che rappresenta lo stato dell'arte della categoria. Quando Schumacher lasciò la Formula 1, cedendo il sedile ad Hamilton, in Mercedes probabilmente non si aspettavano che Rosberg avrebbe tenuto il passo del nuovo arrivato. Invece eccoli lì a lottare per la vittoria e per il mondiale. Peggio per Mercedes ma meglio per lo spettacolo.

Rosberg-Hamilton: stavolta è il tedesco ad esagerare

Peggio per Rosberg soprattutto, all'ultimo giro con le gomme al limite della loro vita ha cercato vanamente di rispondere al tentativo di sorpasso di Hamilton, arrivando allo scontro. E' vero che il tedesco si trovava all'interno al momento dell'ingresso in curva ma la sua frenata, ritardata oltre ogni limite, è sembrato un tentativo per portare fuori pista Hamilton. Rosberg con la vettura danneggiata è riuscito ad arrivare quarto, rimanendo in testa alla classifica mondiale nonostante la vittoria del rivale.

Vettel fuori: l'azzardo non paga

Della guerra fraticida di casa Mercedes ancora una volta non è riuscita ad approfittarne la Ferrari. In qualifica, con pista fredda, è andata in difficoltà con la gestione delle gomme. In gara proprio un pneumatico ha tradito Vettel. Partito con gomme supersoft, in teoria più durature delle ultrasoft montate dai piloti Mercedes, al 27esimo giro ha visto esplodere la sua posteriore destra. Arrivabene ha parlato di sfortuna, ma si sa la fortuna aiuta gli audaci e la mossa del muretto Ferrari di lasciare in pista Vettel svariati giri più dei rivali è sembrata tutto tranne che audace. Prima dello scoppio il ferrarista aveva già perso terreno rispetto ai rivali che, alle sue spalle, rinvenivano veloci dopo il loro pit stop. Anche senza il pericoloso scoppio, avvenuto in pieno rettilineo, avrebbe a fatica concluso la sua gara sul podio, come dimostrato da Kimi Raikkonen.

Raikkonen terzo. Ferrari mostra i suoi limiti

Il finlandese ha guidato in maniera intensa (bel sorpasso su Ricciardo), senza errori e nonostante abbia sfruttato al massimo il potenziale della sua monoposto non è riuscito ad avere la meglio sul baby Verstappen, secondo ed ormai non più sorpresa di questa Formula 1 nonostante i suo 18 anni. Se la manovra di Rosberg avesse danneggiato seriamente la vettura di Hamilton, sul traguardo avremmo visto vincente Verstappen poco davanti a Raikkonen proprio come a Barcellona, l'altra gara autoscontro dei piloti Mercedes. La Ferrari ha mostrato ancora una volta la sua cronica difficoltà nel mandare in temperatura le gomme, specialmente quelle più dure, tanto che Kimi dopo la sosta non è riuscito per molti giri a girare sul passo dei piloti Red Bull che lo precedevano, accumulando poi quel distacco che con fatica è riuscito a colmare solo a pochi km dalla fine, quando la bandiera gialla esposta per l'uscita di pista di Perez non gli ha permesso il sorpasso su Verstappen. Arrivabene, dopo Baku, alludeva alla possibilità di vincere il mondiale anche senza un numero rilevante di vittorie, considerando la distruttiva rivalità dei piloti Mercedes. Per fare questo però la Ferrari dovrebbe mostrare quella costanza di rendimento che ancora non ha. Le gare sono ancora tante ma gli sviluppi non sembrano rendere quanto dovrebbero e l'affidabilità ancora vacilla, vista la sostituzione del cambio che ha costretto Vettel ad una penalità di 5 posizioni sulla griglia di partenza di questa gara.

McLaren, bentornata! Manor, che sorpresa!

Sviluppi che invece sembrano funzionare, eccome, alla McLaren-Honda: dopo un 2015 da incubo, sembra essere avere raggiunto un livello prestazionale che le può almeno permettere di raggiungere la zona punti e magari, con un pò di fortuna, il podio. Sembra approfittarne però solamente Button, sesto in Austria: il pilota bollato da tanti come "finito" e pronto per la pensione che invece le ha suonate all'illustre compagno di squadra Alonso. Senza sviluppi ma incredibilmente a punti è giunta la Manor, decima con Wehrlein. Il campione DTM ha artigliato il primo punto della sua carriera. La squadra inglese non arrivava nella top ten dal Gran Premio di Monaco 2014, quando ancora si chiamava Marussia: il compianto Jules Bianchi arrivò addirittura nono mostrandosi al mondo quelle capacità di guida che già aveva fatto vedere nelle formule propedeutiche. Se oggi la Manor si trova in Formula 1 lo deve proprio a quel giovane pilota di belle speranze che, prima di andarsene, gli assicurò con quel risultato il ritorno economico necessario per la sopravvivenza della squadra.

 

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Il Gran Premio di Monaco 2016 ci consegna una Formula 1 spettacolare. L'inglese torna alla vittoria nel giorno nero di Rosberg. Vettel solo quarto, Raikkonen fuori. Ferrari, anche quest'anno vincerà il prossimo?

Di Matteo Landi

Un giro. E' quanto ha separato il vincitore Hamilton dal compagno di squadra Rosberg. Due settimane. Il tempo trascorso fra la vittoria del baby Verstappen ed il suo schianto contro il guard rail a Montecarlo. Un weekend in cui ha messo in mostra la sua giovane età, stavolta nel suo lato peggiore. Dodici. Sono invece le gare consecutive senza vittoria Ferrari. Un'eternità se si considerano gli obiettivi mondiali dichiarati dal suo Presidente Marchionne.

Montecarlo: spettacolo e ritorni illustri

Il Gran Premio di Monaco 2016 ci consegna una Formula 1 spettacolare, grazie ad una gara iniziata su pista bagnata, poi divenuta asciutta e terminata con qualche goccia di pioggia a disturbare gli ultimi km di una corsa durata due ore. Ci consegna, soprattutto, il ritorno alla vittoria di Lewis Hamilton. L'inglese, su un circuito da sempre ritenuto l'università dell'automobilismo, ricorda a Rosberg chi si è laureato campione del mondo, e per ben tre volte. Per contro Rosberg incappa in una "domenica no", di quelle che non gli capitavano da tempo. Alla guida di una Mercedes con la quale avrebbe dovuto ottenere almeno il podio arriva addirittura settimo, facendosi sopravanzare dalla Force India di Hulkenberg negli ultimi metri di gara. Proprio gli uomini della squadra indiana, insieme ad Hamilton, alla fine hanno festeggiato di più visto lo strepitoso Perez, giunto addirittura terzo davanti a Vettel.

Ferrari, dove sei?

Per la Ferrari si è trattata ancora di una gara condizionata da qualifiche terribili, con il tedesco che è arrivato al traguardo nella stessa posizione dalla quale era partito. Di Raikkonen invece è meglio non parlare: dopo avere scontato una penalità di cinque posizioni in griglia di partenza per la sostituzione del cambio, ad inizio gara ha colpito le barriere. Con pista bagnata avrebbe dovuto far valere la sua lunga esperienza nel Circus per avere la meglio sugli avversari, invece ha commesso un errore analogo a quello del 18enne Verstappen, passato dalle stelle della vittoria spagnola ad un weekend "horror", condito da svariati errori. Il suo talento cristallino ha solo bisogno di un pò di esperienza ed alla guida di una vettura adesso al top potrà quest'anno aspirare ad altre vittorie di tappa. Sempre che in Red Bull non commettano errori di strategia come quello che è costato la gara a Ricciardo: al comando della gara, praticamente senza avversari, ha visto spegnersi le sue speranze di vittoria a causa di un cambio gomme disastroso. Il box Red Bull ha fatto tornare alla mente le immagini del lontano 1999, con la Ferrari di Irvine ferma al Nurburgring in attesa che i meccanici trovassero la "ruota fantasma".

Ricciardo: fregato dal proprio box ma Red Bull adesso balla coi grandi

Un'altra beffa per l'australiano, dopo che in Spagna la sua squadra aveva riservato al giovane compagno olandese la strategia vincente. Ricciardo, secondo a gara ultimata, non ha potuto fare a meno di esternare parole di disapprovazione nei confronti della pessima gestione strategica Red Bull. Con Raikkonen probabilmente a fine carriera ed una Red Bull innamorata di Verstappen chissà che il prossimo anno Vettel non si ritrovi in squadra ancora Ricciardo. Anche se al momento all'australiano potrebbe convenire rimanere in Red Bull: ora l'ottimo telaio progettato dalla squadra austriaca è ben supportato dal motore Renault ed in vista del cambiamento regolamentare del 2017, che stravolgerà l'aspetto aerodinamico delle monoposto, c'è da credere che gli ottimi progettisti Red Bull faranno ancora la differenza.

Ferrari: forse è già finita

Per contro, in Ferrari, sembrano aver perso il bandolo della matassa. Problemi di affidabilità, prestazioni incostanti e progressi che tardano ad arrivare stanno portando la squadra dal ruolo di principale sfidante dell'armata Mercedes a prima degli outsider. Il campionato è ancora lungo ed i punti in palio ancora tanti. Adesso che Hamilton ha allontanato la sfortuna e la Red Bull è tornata ai vertici, la rimonta Ferrari non sembra però agevole. L'incubo che l'anno della consacrazione si dimostri come il ritorno alla mediocrità, al momento, sembra potersi concretizzare più del sogno mondiale.

 

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Occasione persa per la Ferrari nel giorno della debacle Mercedes. Ne approfitta il 18enne olandese che riporta alla vittoria la Red Bull. Verstappen è il più giovane vincitore della storia della Formula 1.

Di Matteo Landi

Parma, 16 maggio 2016

Il Gran Premio di Spagna regala spesso emozioni e sorprese. Nel 1996 fu teatro della prima vittoria in Rosso di Schumacher. Nel 2012 Maldonado conquistò la sua prima e unica vittoria, al volante di una Williams da anni confinata in zone poco nobili della classifica. Il 15 maggio 2016, sempre sul circuito che sorge nelle vicinanze di Barcellona, si è scritta nuovamente la storia con la vittoria del 18enne Max Verstappen, olandese, figlio d'arte, con talento da vendere, molto più di quanto ne aveva mostrato nella massima Formula il padre Jos. Una vittoria che parte dalla Russia. Da quella gara di due settimane or sono in cui il Kvyat, allora su Red Bull, speronò malamente Vettel rovinado la gara anche al compagno Ricciardo, dando così alla squadra austriaca il pretesto per il clamoroso scambio di pochi giorni fa, che ha visto Kvyat "declassato" in Toro Rosso e Verstappen pronto al debutto, addirittura vincente, in Red Bull. Così la strategia di Helmut Marko, braccio destro di Mateschitz, patrono Red Bull, si è rivelata tanto crudele quanto vincente. Perchè se al posto dell'olandese ci fosse stato Kvyat forse la Red Bull non avrebbe vinto.

Mercedes out: è lotta Red Bull-Ferrari

Una gara pazza, che ha visto dopo poche curve le due Mercedes, partite dalla prima fila, eliminarsi a vicenda lasciando strada libera alle due Red Bull di Ricciardo e Verstappen, davanti alla Toro Rosso di Sainz ed alle Ferrari di Vettel e Raikkonen, quest'ultime partite male dopo un'altra infelice qualifica. Con le due Mercedes fuori scena la Ferrari aveva la grande chance di tornare a vincere. Possedeva la vettura più veloce in pista ma alla fine il risultato del sabato pomeriggio ha compromesso ancora la gara delle Rosse. Su una pista dove aerodinamica e telaio contano più delle potenzialità motoristiche la Red Bull è tornata in alto e si è dimostrata un vero osso duro per i piloti Ferrari. Quando a poco più di metà gara è risultato evidente che la strategia di due soste ai box fosse quella vincente, Vettel e Ricciardo si sono ritrovati fuori dalla lotta per la vittoria che ha coinvolto Verstappen e Raikkonen. Il finlandese dopo una brutta partenza ha dato il massimo arrivando a mettere pressione sul battistrada Verstappen. A quel punto è iniziata una guerra di nervi, con Raikkonen al volante di una vettura complessivamente superiore ma che perdeva, nell'ultima curva del tracciato, quei metri necessari per poter sferrare l'attacco decisivo.

Verstappen: 18 anni e non mostrarli

Sarebbe bastata una sbavatura di Verstappen e Raikkonen sarebbe tornato alla vittoria, la prima dal suo ritorno in Ferrari, ed avrebbe riportato serenità a Maranello. Proprio lui, l'ultimo ad avergli consegnato un titolo mondiale. Invece no, perchè il Gran Premio di Spagna 2016 doveva passare alla storia in modo ancor più clamoroso, grazie ad un 18enne che ha lasciato di stucco persino il suo datore di lavoro. Lo ha fatto rimanendo freddo nel finale di gara, nonostante il costante fiato sul collo del più illustre collega, nonostante la logica lasci intendere che a 18 anni la maturità necessaria per vincere una gara di Formula 1 sia lontana dall'essere raggiunta. Ha vinto un predestinato? Forse. Adesso per Max arriverà il periodo più difficile, quello della ricerca di conferme. Ma ciò che si è visto sul circuito spagnolo fa pensare che non si tratti di un episodio sporadico. E' più probabile che tali conferme arrivino sotto forma di podii, perchè se Hamilton e Rosberg non si fossero scontrati, le Mercedes avrebbero dominato anche questa volta.

Harakiri Mercedes. Ferrari: per adesso un mondiale di occasioni perse

Per i tedeschi saranno giorni di fuoco. La teoria dei due galli in un pollaio si è purtroppo concretizzata. Hamilton, insoddisfatto per questo inizio di stagione, voleva dimostrare di essere ancora il leader di una squadra, invece, sempre più nelle mani di Rosberg, il quale forte delle sue recenti vittorie adesso sente la grande chance mondiale sempre più vicina, da difendere in ogni modo. Anche con il cambio repentino di traiettoria che ha portato il compagno di squadra sull'erba, privo di controllo del mezzo, prima di vederselo carambolare addosso. Ma se alla Mercedes piangono alla Ferrari non ridono. La grande opportunità era alla portata, ma ad approfittarne è stato qualcun'altro. Il secondo e terzo posto di, rispettivamente, Raikkonen e Vettel, non può soddisfare ed anzi lasciano l'amaro in bocca. Un campionato iniziato in Australia con una vittoria sfumata e progredito con occasioni perse fra errori di pilotaggio e di strategia. Adesso che anche Red Bull è progredita si fa ancora più dura per la Ferrari. La sveglia è già suonata, da un pezzo, ma a Maranello nessuno l'ha sentita.

 

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La Mercedes vince in scioltezza. Vettel eliminato al primo giro da Kvyat. Raikkonen vince la gara, concitata, degli altri. Per la Ferrari la vittoria è ancora lontana.

Di Matteo Landi

Parma, 2 maggio 2016

Quando lo scorso anno Hamilton si aggiudicò matematicamente il titolo mondiale, con tre gare di anticipo, Rosberg sembrava un pilota finito. Lo credevano in tanti. Destinato a rimanere un ottimo pilota mai pronto ad entrare nella cerchia ristretta dei campioni. Chissà se il pensiero fu condiviso anche dagli uomini Mercedes, che a quel punto costruirono intorno a lui il clima perfetto per il recupero psicologico di un pilota ormai surclassato dal confronto con il tre volte campione del mondo Hamilton. Fu così che arrivarono tre vittorie consecutive del pilota tedesco che chiuse il mondiale secondo ma con il sorriso.

Rosberg vince ancora: adesso è "un campione"

Con questa domenica le vittorie in serie diventano sette, al pari di Ascari e Schumacher. Probabilmente Hamilton preferirebbe avere accanto il compagno di squadra dello scorso anno, spesso arrendevole. Fosse così ora parleremmo di un Hamilton più forte della sfortuna e dei problemi tecnici alla power unit che lo hanno relegato alla decima posizione in griglia di partenza privandolo di una qualifica da protagonista. Partito con il coltello fra i denti ed autore di bei sorpassi, avrebbe conquistato una stupefacente vittoria. Ma là davanti c'era "il nuovo" Rosberg, in classifica mondiale ora lontano 43 punti e più forte che mai. Il tedesco, scattato ottimamente dalla pole position, non ha avuto avversari ed ha concluso con 25 secondi di vantaggio su Hamilton.

Ferrari, la sfortuna si chiama Kvyat. Williams torna fra i grandi

Dietro la sua gara monotona e priva di inconvenienti se ne è svolta un'altra, iniziata con il caos del primo giro che ha portato ad un ritiro illustre, quello di Vettel. Per la Ferrari si tratta di un inizio di mondiale a punta unica, contro i due attaccanti Mercedes. Il tedesco ha subito nel giro di pochi metri ben tre tamponate, tutte ad opera della sua bestia nera Kvyat, lo stesso pilota che in Cina con la sua condotta lo ha portato allo scontro con Raikkonen rovinando la gara del box Ferrari. Ma mentre in estremo oriente il pilota russo di casa Red Bull aveva corso con determinazione, sempre dentro i limiti della correttezza, stavolta ha esagerato eliminando Vettel e distruggendo la gara di Ricciardo, coinvolto nel parapiglia iniziale. Risultato per la Red Bull: zero punti e tanta amarezza per una squadra che a Sochi ha lasciato lo status di terza forza del mondiale alla Williams, mai così veloce quest'anno, quarta e quinta all'arrivo rispettivamente con Bottas e Massa. Davanti a loro è giunto Raikkonen, ancora una volta nel ruolo di pilota di punta Ferrari viste le vicissitudini di Vettel.

Ferrari ancora sul podio ma non può bastare. McLaren torna a punti

Al finlandese si può recriminare la lenta ripartenza al rientro della safety car, che aveva preso le redini del gruppo mentre i commissari rimuovevano i detriti generati dalla carambola del primo giro. Per il resto è stato autore di una gara solida ed oggettivamente non poteva fare di più con una Ferrari veloce solo a tratti. La squadra di Maranello, dopo le intenzioni di vittoria del precampionato si ritrova ancora nei panni della principale rivale Mercedes, ma ancora troppo staccata per poter coltivare legittime ambizioni iridate. La vettura quest'anno è più vicina alle prestazioni delle frecce d'argento ma la Ferrari ha bisogno di migliorare in qualifica, perchè partire sempre alle spalle dei primi significa esporsi ad un rischio incidente più elevato, concretizzatosi ancora una volta nella gara di Vettel, o non poter impostare un proprio ritmo gara, come successo a Raikkonen, bloccato lungamente alle spalle di Bottas prima di poter finalmente correre senza interferenze nel finale, quando si è addirittura portato a pochi secondi da Hamilton. Quest'ultimo probabilmente ancora alle prese con qualche problema tecnico alla sua vettura. Per la verità, Vettel era riuscito a qualificarsi secondo, e se non avesse dovuto sostituire il cambio da lì sarebbe partito. Tuttavia il distacco dal primo era consistente e se Hamilton non avesse accusato i problemi già citati la prima fila sarebbe stata tutta Mercedes.
In Russia si è rivista la McLaren: non ancora nelle posizioni che il suo blasone richiederebbe ma in zona punti con Alonso, sesto e Button, decimo. Fra due domeniche la Formula 1 tornerà su una pista "classica", Barcellona. Un circuito che ha ospitato i test invernali, del quale le squadre hanno tutti i riferimenti necessari. Il banco di prova ideale per mettere in mostra le reali potenzialità delle varie monoposto. Il campionato è ancora lunghissimo ma per la Ferrari potrebbe essere già una sentenza.

 

Pubblicato in Motori Emilia
Lunedì, 04 Aprile 2016 08:58

F1, Bahrain: Ferrari, un podio e tanta amarezza

Vince ancora Rosberg. Ferrari di nuovo a podio, stavolta con Raikkonen. La gara di Vettel va in fumo ancora prima di iniziare. La velocità c'è, l'affidabilità no.

di Matteo Landi

Doveva essere l'inizio della grande sfida Hamilton-Vettel. Avremmo dovuto assistere ad un duello rusticano fra il campione del mondo in carica ed il pilota più titolato del Circus, con i rispettivi compagni di squadra pronti a sfidarsi per le briciole. Invece Rosberg vince ancora e trova in Raikkonen l'unico sfidante. Ha vinto l'affidabilità di Rosberg, più solido del compagno di squadra, scattato bene dalla seconda posizione in griglia, vedendo alle sue spalle il poleman Hamilton sprofondare in classifica a seguito di un contatto con Bottas. Il campione del mondo riuscirà poi a conquistare l'ultimo gradino del podio grazie ad una vettura che, seppur acciaccata, si è dimostrata di gran lunga la più veloce in pista dopo la gemella di Rosberg e la Ferrari di Raikkonen. Ha vinto l'affidabilità Mercedes, in grado di portare nuovamente al traguardo entrambe le vetture, a differenza di una Ferrari che per la seconda gara di fila vede al traguardo solo un suo pilota.

Ferrari: le prestazioni hanno un prezzo

L'inizio di questo mondiale vede concretizzarsi le paure ed, in parte, anche le speranze dei tifosi ferraristi. Lo scorso anno la seconda gara corrispondeva alla prima vittoria di Vettel con la rossa. Quest'anno si traduce nella fumata bianca che nel giro di ricognizione ha portato il tedesco ad uno sconcertante ritiro. Il risultato, tuttavia, non è sempre determinato dalla prestazione. A differenza di un anno fa, quando la Rossa tagliò per prima il traguardo in Malesia in virtù di una serie di fattori che realizzarono lo scenario perfetto e difficilmente ripetibile per la Ferrari, le vetture guidate da Vettel e Raikkonen mostrano adesso lo stesso passo del duo Mercedes. In Australia la Ferrari aveva la gara in pugno e solo la bandiera rossa ed un errore di strategia l'hanno relegata al terzo gradino del podio. Stavolta Raikkonen, partito malissimo, è riuscito in pochi chilometri a risalire dalla quinta alla seconda posizione, mantenendo di fatto il distacco iniziale subito da Rosberg fino alla fine, segno di una monoposto ormai veramente veloce a conferma degli enormi progressi Ferrari nelle prestazioni, come mostrato e dichiarato in inverno dalla squadra di Maranello. Ma i miracoli in questo caso non esistono, se non sotto forma di un grande lavoro che la Ferrari ancora non ha terminato, e che dovrà adesso concentrarsi sull'affidabilità. E' difficile che le "roboanti" dichiarazioni pre-stagionali di Marchionne abbiano messo in crisi una squadra indubbiamente sotto pressione. E' chiaro invece che ogni progresso porta con se degli "inconvenienti" che dovranno essere risolti a breve termine perchè il campionato è ancora lungo e permette di recuperare i punti persi, ma per completarlo ogni vettura dovrà impiegare non più di cinque power unit.

Raikkonen: costante e veloce. Con questa Ferrari è rinato

A Maranello possono però gioire, oltre che per la prestazione ritrovata, anche per la convincente gara di Raikkonen: partenza a parte, ha mostrato le unghie e si è reso autore di numerosi sorpassi, tutti compiuti con grande autorevolezza. In alcuni frangenti è sembrato addirittura il pilota di inizio carriera, quello che contese il mondiale a Schumacher prima e ad Alonso poi, vincendolo finalmente nel 2007.

Haas e Vandoorne, le rivelazioni

Possono gioire anche per i risultati della debuttante Haas, da tanti chiamata "la Ferrarina" vista la forte influenza Ferrari nel progetto ed il motore che equipaggia le vetture della squadra americana: ancora una volta a punti con Grosjean. Altro debutto eccellente è stato quello di Vandoorne. Alonso, reduce dal brutto incidente in Australia non avendo ricevuto l'autorizzazione dai medici a partecipare alla gara ha quindi lasciato il sedile al terzo pilota McLaren, campione in carica della Gp2. Il belga, dopo aver battuto in prova il compagno di squadra, il campione del mondo 2009 Jenson Button, ha conquistato il decimo posto portando a casa l'unico punto che finora vanta la squadra anglo-nipponica. L'avesse ottenuto Alonso adesso sentiremmo parlare di un mezzo miracolo. In Formula 1, come detto, i miracoli però non esistono. Non è un miracolo neppure la ritrovata forma di Rosberg, lo scorso anno apparso veloce e consistente solo nelle ultime gare, autore adesso di un inizio campionato che dimostra quanto abbia negli ultimi mesi lavorato su se stesso. Battendo Hamilton con le armi che meglio conosce: costanza, concentrazione e freddezza. In una parola, affidabilità.

 

Pubblicato in Motori Emilia
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