L'autore è Massimo Dallaglio, giornalista e direttore del network Mollotutto. Nel suo nuovo libro edito da Iacobelli ci spiega quali sono i lavori più richiesti, i corsi da fare e le dritte per girare il mondo senza spendere un euro, anzi, guadagnando.
Di Manuela Fiorini – foto di Massimo Dallaglio
Modena, 9 luglio 2016
Viaggiare senza soldi? Il sogno di tutti. Spesso, però, è proprio la mancanza di un budget da dedicare alla scoperta del mondo che limita i nostri spostamenti, se li intendiamo come vacanza, divertimento, soggiorni in alberghi e pranzi al ristorante. C'è un altro modo per esplorare paesi diversi e confrontarsi con culture differenti, senza spendere un euro, anzi, guadagnando.
Lo spiega Massimo Dallaglio, reggiano, giornalista e direttore del network Mollotutto nel suo nuovo libro "Viaggiare senza soldi" edito da Iacobelli. Il volume si presenta come una raccolta di suggerimenti e informazioni sui mestieri utili per viaggiare e lavorare in tutto il mondo, dalla formazione ai corsi, ai primi passi, con una parte finale dedicata alla compilazione del curriculum, anzi "dei" curriculum, che varia a seconda del paese in cui si cerca lavoro, ai consigli per risparmiare sui trasporti, su vitto e alloggio e su come imparare in fretta l'inglese, la lingua che ci consente di comunicare in tutto il mondo.
Massimo, come nasce questo libro?
"Ho deciso di scriverlo dopo avere raccolto per 18 anni interviste e testimonianze, pubblicate sul network Mollotutto.info e Mollotutto.com di persone che avevano deciso di lasciarsi alle spalle la vita di prima e trasferirsi all'estero. Ho notato che c'erano delle caratteristiche ricorrenti, che ho diviso in macroprofili: i cervelli in fuga, cioè coloro che hanno una formazione alta, sono magari laureati in Medicina, Ingegneria o biologia, e di solito non tornano più in Italia perché all'estero hanno trovato condizioni migliori. Poi, ci sono i pensionati, che vanno in paesi dove la loro pensione vale di più e che difficilmente rientrano. Ci sono poi i piccoli imprenditori, che vanno altrove per aprire un'attività. Infine, ci sono coloro che mi hanno ispirato questo libro: quelle persone che hanno fatto un corso di formazione e che portano la loro professionalità in tutto il mondo e si spostano lavorando".
Se un giovane volesse imparare un mestiere finalizzato proprio a viaggiare e andare all'estero, quale gli consiglieresti?
"Metto al primo posto il croupier. Tutte persone di cui ho raccolto la testimonianza si dicono soddisfatte del lavoro che fanno e che hanno trovato facilmente. I corsi di formazione si fanno in una delle quattro scuole certificate in Italia, poi, dopo il corso si fa un'esperienza all'estero e di solito il lavoro è garantito. Al secondo posto metterei il barman che non è il barista che prepara caffè e il cappuccino o i cocktail in discoteca, ma un professionista formato, per esempio, alla Mixology Academy di Milano, dove ha imparato a fare tutti i cocktail internazionali, oppure ha una specializzazione "acrobatica" e può mandare il curriculum in locali, ristoranti, alberghi di lusso in tutto il mondo. Al terzo posto metto il mago, che nel nostro immaginario è quello che annoda i palloncini alle feste per bambini. Invece, all'estero è una figura molto apprezzata e ricercata, che "fa strappare i capelli alle ragazzine" come una rockstar. Se uno è bravo può lavorare a Las Vegas o in diverse trasmissioni televisive".
Quali sono i primi passi da fare quando si è presa la decisione di "mollare tutto" e trasferirsi all'estero?
"Prima di tutto si deve studiare rigorosamente quella che è l'Immigration Law, cioè la legge sull'immigrazione del paese che ci interessa e di attenersi scrupolosamente alle regole, producendo i documenti richiesti. Negli USA, Canada, Australia sono molto rigorosi in tema di visti, non si può improvvisare, oppure arrivare con un visto turistico e dire "Se trovo qualcosa, mi fermo", oppure "Ho uno zio, un cugino che mi può aiutare", perché la prima cosa che fanno è fermarti e metterti in galera per 48 ore prima di espellerti dal paese! I pensionati, in genere, devono invece dimostrare di avere un'entrata fissa mensile che consente loro di mantenersi".
L'inglese è la lingua attraverso la quale possiamo farci capire in tutto il mondo. Come si può fare per impararlo bene?
"In Italia si fanno corsi su corsi dove si impara la grammatica e appena si commette un errore scatta il "No, ripeti", sottolineando lo sbaglio fatto. Questo blocca la persona nel momento che deve parlare in maniera fluente. Dobbiamo tenere presente che noi parliamo non per parole, ma per frasi. Per questo una lingua si impara più velocemente guardando film sottotitolati, oppure cartoni animati in lingua originale, che usano un linguaggio più semplice e frasi più brevi. Dobbiamo "buttarci" e parlare, anche sbagliando, perché all'estero ti capiscono lo stesso. Alcune scuole, poi, consentono di prenotare ore di conversazione, magari da fare su Skype".
Come possiamo rendere infine il nostro curriculum efficace?
"Quello che non si deve fare è tradurre semplicemente il nostro CV in inglese o utilizzare il famigerato "curriculum europeo" che in molti casi è addirittura controproducente. Ogni nazione ha i suoi standard. Per esempio, se indichi il sesso, in alcuni paesi crei una differenza di genere, in altri è gradita la foto, in altri ancora no. Nel mio sito ho creato una sezione dove poter confrontare le diverse formule".
Il libro
Massimo Dallaglio
Viaggiare senza soldi
Iacobelli Editore, 224 pag – 16 euro
INFO
www.mollotutto.net
www.mollotutto.info
www.offertelavoroestero.com
www.viaggiaresenzasoldi.com
Lasciare da parte le grandi città europee per provare anche qualche meta meno nota: vi racconto Lubiana, la piccola Capitale della Slovenia che incanta con la sua bellezza e l'atmosfera magica ed allegra. Un tour tra cultura, architettura e gastronomia.
Di Chiara Marando -
Sabato 30 Aprile 2016 -
Le grandi capitali europee rimangono sempre un'ottima idea per un viaggio, anche breve, che faccia staccare la spina dalla solita routine e permetta di immergersi in ambienti diversi. Spesso però, ci si dimentica che anche mete meno conosciute e in voga posso rivelarsi delle vere e proprie sorprese.
Questo è quello che mi è capitato durante il mio ultimo viaggio: direzione Lubiana, la piccola capitale della Slovenia.
In molti, chiedendomi dove avessi deciso di andare, si sono stupiti della mia risposta. Perché mai scegliere una città di cui si parla poco e della quale si conosce ancora meno?
Bene, ve lo spiego dandovi qualche semplice spunto che potrà ispirare la vostra prossima visita in questa cittadina a misura d'uomo, che incanta per la sua atmosfera rilassante e quasi fiabesca.
Comincio con il dire che vi basteranno tre giorni per vederla nella sua interezza ed apprezzarne il patrimonio culturale frutto di contaminazioni e scambi che si sono susseguiti nel corso della sua travagliata storia, ma anche per assorbirne la vitalità e, ovviamente, gustarne la cucina. Tutto è a portata di mano, facilmente raggiungibile a piedi, passeggiando tra le stradine del centro che richiamano l'architettura asburgica, con i suoi palazzi colorati, dipinti ed adornati da piccole finestre che si affacciano sulla via.
A dominare la città dalla collina, il severo e maestoso castello magicamente illuminato di verde sul calare della sera. Ed è proprio quando il sole tramonta che il romanticismo di questo luogo si manifesta coinvolgendo il visitatore. Non servono parole o inutili descrizioni se si percorre in silenzio, guardandosi attorno, il lungofiume che segue il corso del Ljubljanica solcato da battelli e rallegrato da locali che si rincorrono a perdita d'occhio: bar, ristoranti, birrerie illuminate e vissute estate ed inverno da una miriade di giovani.
E quando dico che sono vissuti in tutte le stagioni, intendo che i tavolini esterni sono dotati di plaid e coperte per chi non vuole rinunciare all'aria aperta, ma nemmeno al calduccio.
Durante il giorno, invece, vi basterà visitare il centro storico per imbattervi in monumenti, musei e gallerie. Non potete perdervi il mercato cittadino, vi sembrerà di tornare indietro nel passato in un concentrato di tradizione e movimentata umanità che si alterna tra i banchi alla ricerca della frutta più buona o della carne più saporita.
Ogni quartiere conserva la sua impronta caratterizzante: medievale, barocca o liberty. L'architetto che ha dato il vero carattere al volto di questa città è Jože Plečnik a cui, dagli Anni Venti fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, venne affidato il compito di ridisegnare Lubiana.
E che dire dei ponti?
Sono loro un elemento tipico che contraddistingue il tessuto cittadino e regala scorci suggestivi, soprattutto con la fioritura della primavera che esplode lungo gli argini del fiume: il triplo ponte colpisce per la sua unicità, mentre il Ponte dei Draghi è considerato il simbolo della Capitale.
Se poi amate gli animali, allora una tappa allo Zoo è d'obbligo: più di 19 ettari che si estendono sulla montagna ed in mezzo al bosco ed ospita circa 119 specie di animali...non vorrete più uscire.
Poi c'è il Parco Tivoli, la massima espressione del verde che contraddistingue Lubiana. Si trova praticamente in centro quindi non ci sono scuse, merita di essere visto.
Ed ora passiamo al cibo.
Su questo punto si apre un mondo, un mix di piatti che seguono le influenze più disparate e si fondono in specialità quali il Gulash ungherese, la zuppe di pollo e verdure,quella di pesce ovvero il brodet, e quella con fagioli e crauti detta Jota, infine le mitiche salsicce.
I dolci più gettonati sono lo strudel di mele e la potica, un dolce preparato con noci, semi di papavero, uvetta, varie erbe, ricotta, miele o ciccioli.
Vi voglio consigliare anche due posticini dove poter mangiare bene spendendo il giusto. Il primo è “Julia” un vero e proprio ristorante dal sapore un po' liberty e deliziosamente provenzale; il secondo invece è stata una scoperta inaspettata ma più che piacevole, “Cafè Antico” un pub/bar gestito da una signora che propone 3-4 piatti preparati da lei e serviti in questo ambiente che ricorda le sale da tè inglesi di una volta, con i soffitti affrescati e le poltrone nelle quali sprofondare...potreste anche mettervi in pigiama e pantofole che per la padrona di casa non ci sarebbero problemi.
Per concludere, se doveste capitare durante un venerdì sera, allora ricordatevi di fare un apericena street food nella zona del mercato che, solo in quel giorno, si trasforma in un ristorante a cielo aperto.
Qualche idea per le vacanze estive! MARIASOLE, la nostra piccola giornalista in erba, ci accompagna a scoprire mete da sogno ottime per giovani e meno giovani.
Di Mariasole
L'estate è ormai all'orizzonte e l'idea delle vacanze si avvicina.
Esistono dei posti nel mondo che sono dei sogni da vivere, ce ne sono per tutti i gusti!
L'Aquaventure Waterpark di Dubai è meraviglioso, è il parco acquatico più grande d'Oriente con i suoi 17 ettari di estensione.
Spiagge bellissime, lo scivolo più grande del pianeta e un parco giochi pensato apposta per bambini ma anche per i più grandi, lo rendono il luogo ideale dove provare l'adrenalina dei giochi acquatici e contemporaneamente rilassarsi.
Per chi invece preferisce la tranquillità di un bel film deve andare a Sydney, in Australia, al Darling Harbour IMAX dove è possibile varcare la soglia del più grande cinema al mondo, i film sono proiettati su uno schermo di 35 metri di larghezza per 29,5 metri di altezza.
Un'esperienza adatta a chi vuole ammirare immagini talmente perfette da sembrare reali, chiarezza e luminosità 10 volte superiore a quella dei normali cinema.
Chi vuole cenare in totale autonomia? Esistono i ristoranti senza camerieri, da Inamo invece del classico menu da leggere, ogni pietanza proposta verrà proiettata su un E-table, esattamente nello spazio in cui il piatto verrà alloggiato. E dopo aver ordinato, si può ingannare l'attesa guardando lo Chef che prepara il vostro cibo oppure si può scegliere uno dei tanti giochi a disposizione della clientela.
Dove trovarlo? Naturalmente a Londra!
CREDITS:
www.booktable.co.uk www.socreative.co.uk www.pixabay.com www.go-there.co.uk mercurytravels.blogspot.com roomsbooking.com blog.koketna.com - emergingmedia360.org - nbkidsguide.com.au - gizmodo.com - asus-business.co.uk - momvoyage.hilton.com - imax.com.au
L'articolo odierno di CECILIA NOVEMBRI è tassativamente VIETATO agli astemi! Mentre per tutti gli altri potrebbe essere la realizzazione di un sogno! Non si tratta di una degustazione in una famosa cantina e nemmeno della creazione di un nuovo vitigno, ma...udite, udite la possibilità di dormire direttamente dentro ad una botte!!!!
Di Cecilia Novembri
Un sogno che diventa realtà!
I veri amanti del mondo enologico immaginano di vivere in un mondo "di vino", a 360°, vedono calici, viti, filari, botti e uva dappertutto e nella fantasia accarezzano l'idea di poter dormire in una botte.
Come per incanto ora è possibile!
Si sta diffondendo oramai in tutta Europa un nuovo turismo, una camera d'albergo all'interno di una botte di vino. L'esperienza è unica e fa tornare al passato, riscoprire e rivalutare il rapporto dell'uomo con la natura. L'atmosfera è di totale relax, immersi nel verde, si alloggia direttamente tra i filari che fanno da vista spettacolare che si può ammirare dalla finestra della botte.
Un must è ovviamente all'arrivo la degustazione di un ottimo vino e dei prodotti tipici locali, non mancano tutti i comfort a cui quotidianamente si è abituati: bagno, angolo colazione, riscaldamento a pavimento, in modo da poter usufruire di queste camere anche nelle notti più gelide dell'inverno.
Dove sono queste meraviglie?
In Svizzera due famiglie del villaggio di Trasadingen, nel Klettgau di Sciaffusa, offrono l'alloggio che prevede due botti di vino da 8000 litri, trasformate, con particolare attenzione ai dettagli, in zona giorno e notte.
Il pernottamento in queste botti promette un'esperienza indimenticabile, di giorno si è affascinati dai bellissimi paesaggi collinari, di notte sembrerà di dormire sotto le stelle.
Una botte serve per dormire, l'altra rappresenta da zona giorno. Un fine settimana lontani dal caos e dallo smog della città, staccare la spina immersi nella natura.
In Germania, nella Foresta Nera si trova lo Schlafen im Weinfass, letteralmente "dormire in un barile di vino", è un incantevole complesso alberghiero le cui stanze sono ricavate in botti per vino e birra di dimensioni giganti, per un totale di 5 stanze.
L'inedito hotel è situato nel villaggio di Sasbachwalden, zona nota per le sue vigne e le specialità gastronomiche, che domina una suggestiva distesa di vigneti e una parte della Foresta Nera.
Si potrà vivere un'esperienza unica, una vacanza da sogno, in una camera romantica, per un week end memorabile!
CREDITS: www.tuttogreen.it www.greenme.it www.pixabay.com Beandbreakfastascolipicena.eu – ovettodicolombo.it – agoda.com – myswitzerland.com – spotmagazine.ch
Ecco come da un viaggio impervio una giovanissima promessa della fotografia fa nascere 'The man in Amazonas'. Un omaggio all'Amazzonia, ma anche un modo per aiutare chi ha più bisogno.
di Alexa Kuhne
Parma, 16 aprile 2016
Se tutti i diciassettenni fossero come Lorenzo si potrebbe tirare un sospiro di sollievo e immaginare un mondo più bello.
Perché i suoi occhi sensibili e attenti, spinti dal desiderio di vedere e di andare oltre, sono stati capaci di cogliere quello a cui spesso gli adulti non fanno caso...
Ne è nato un lavoro fotografico di grande bellezza e forza: "THE MAN IN AMAZONAS", una photogallery che scopre l'Amazzonia brasiliana lungo le rive del Rio Negro e che verrà presentata il 5 maggio a Brescia, al Centro Congressi Auditorium "Capretti" in via Piamarta.
L' intento, dice Lorenzo, bresciano, studente del liceo scientifico Copernico, sostenuto, in questa sua passione, da mamma e papà, viaggiatori appassionati e instancabili, è benefico.
Perché questo giovane talento vuol tradurre il suo amore per gli scatti in contributo alle popolazioni brasiliane più bisognose.
Lorenzo si è sentito motivato da una bella responsabilità e ha messo tutta la sua creatività e la sua capacità tecnica in modo autentico nel suo obiettivo, senza alcun condizionamento, ma con il massimo impegno per fermare momenti di vita indigena e fotogrammi di natura reali e spettacolari.
Ha accantonato sovrastrutture e pregiudizi che ci si porta inevitabilmente addosso quando si viene dall'Occidente e si è vestito della sua passione e della sua inseparabile 'macchina da lavoro'. Solo così ha potuto dare libero sfogo alla sua sensibilità e, indipendentemente dalle condizioni di luce diurna e notturna, ha fotografato bambini, animali, scenari di natura sconfinata e immensa, lasciando trasparire ogni volta il suo stato d'animo, stupito o sorpreso, intenerito o commosso, con l'avidità del viaggiatore che si vuol gustare i ricordi di quelle emozioni per sempre.
"L'Amazzonia – racconta Lorenzo Viscardi, con una maturità che stupisce - fa questo effetto a tutti: fa tornare alle origini, all'essenza della vita, al soddisfacimento dei bisogni primari, conferendo all'anima uno stato di appagamento unico, che vorresti fosse eterno. Le popolazioni indigene custodiscono alla perfezione questi luoghi incontaminati integrandosi con foresta, fauna e acqua ".
Lorenzo si è educatamente mescolato alle popolazioni indigene, con animo aperto, per carpire la loro spiritualità. Ed è quello che esce prepotentemente fuori dai suoi scatti.
In questa esperienza unica c'è la lezione che lo ha fatto riflettere e, probabilmente, cambiato: "Ho capito il valore della conservazione della foresta pluviale amazzonica, il polmone del mondo, un patrimonio universale che assicura la maggior parte di biodiversità terrestre in cui vivono migliaia di specie arboree, pesci e uccelli rari, anche in pericolo di estinzione.
Queste fotografie ci fanno riflettere e pensare che tutti hanno il dovere di contribuire a preservare il pianeta, l'Amazzonia ed i suoi indios e ciascuno lo può fare a suo modo, con grandi o con piccoli gesti quotidiani".
Il giovane fotoreporter che non è la prima volta che visita il Brasile, racconta: "Rispetto alla prima mi accorgo di essere cambiato. Ogni volta che viaggio mi rendo conto di vedere il mondo in maniera diversa sviluppando e migliorando man mano tecnica e idee.
Queste fotografie sono frutto di emozioni passeggere, indescrivibili e di sentimenti difficili da ricordare. Rimangono invece perfettamente nitide nella mente le esperienze che ho vissuto e fotografato. Tutt'ora mi sembra di rivedere il colore del Rio Negro, la natura incontaminata, la magica Via Lattea, ma soprattutto gli uomini, le donne e i bambini che vivono nel mezzo dell'Amazzonia, gli indios. Nel nostro viaggio siamo entrati in contatto con varie popolazioni, alcune più evolute altre meno, ma tutte accomunate dall'attaccamento alla propria terra e alla natura selvaggia".
Infine, c'è il messaggio più bello e universale, quello che induce alla riflessione e che, detto da un diciassettenne, ti fa sentire un essere piccolo e immaturo: "Nella foresta amazzonica l'uomo, nonostante viva così lontano dal resto della civiltà, si dimostra molto più rilassato di qualsiasi cittadino che goda del benessere offerto dalla vita in città. Ho impressi nella memoria visi così sereni e felici di uomini che vivono senza schemi, che cercano soltanto di sfruttare al meglio quello che la natura ed ogni singola giornata può offrire...".
Tutte queste riflessioni si completano e hanno un significato ancora più forte con la finalità che questo inviato speciale vuol raggiungere. Un obiettivo pratico, di aiuto effettivo: "La photogallery vuole offrire la possibilità di migliorare le situazioni precarie di vita di molte persone, specialmente dei bambini, a cui verrà devoluto il ricavato della vendita di questo volume".
Il sostegno è per i progetti benefici in Brasile di: SCAIP , Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino Casa Arte da Criança (Lagoa Encantada, Bahia).
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Lorenzo Viscardi classe 1998, frequenta il Liceo Scientifico "N.Copernico" di Brescia e da alcuni anni fa della fotografia uno dei suoi hobby preferiti. Ricerca creativa e tecnica fotografica sono le sue passioni, interessi che sono stati recentemente apprezzati nella Maratona Fotografica Brescia 2014 in cui ha vinto il primo premio della sezione "Brescia, patrimonio dell'Unesco". www.facebook.com/LorenzoViscardiPh
In allegato l'invito digitale alla mostra
Non è propriamente un piatto di stagione e tantomeno a basso contenuto calorico, d'altronde il cibo da degustare magari con un buon abbinamento di vino è privo di preconcetti!
Di Cecilia Novembri
Montagne, laghi, orologi.
Questo è quello che salta in mente pensando alla Svizzera, ma esiste anche un'arte culinaria e di vinificazione, limitata ma di nicchia e di qualità.
Un caposaldo dell'edonismo culinario è la Fondue, che più che una ricetta viene considerato un rito conviviale!
Nasce come piatto di recupero del comparto lattiero-caseario, attività prevalente delle comunità alpine occidentali, viene quindi collocata inizialmente in ambito cittadino e borghese, per diventare piatto alla moda chic e informale solo negli anni Cinquanta/Sessanta, sull'onda dei primi flussi turistici e del boom degli sport invernali in zona.
La materia prima è un misto di formaggi duri, fusi in una casseruola calda chiamata caquelon, la cottura è rapida alla quale dovrà provvedere ciascuno dei commensali riuniti a tavola, munito di apposita forchetta con la quale attingere a turno dal recipiente centrale posto su fornello.
Oggi è l'Emmental il formaggio più utilizzato, ma tutte le tipologie svizzere si prestano bene, al punto che diversi cantoni rivendicano, per distinguersi, una propria Fondue: oltre alla Savoyarde classica, troviamo la Fribourgeoise a base di Vacherin, la Neuchâteloise metà Gruyère e metà Emmental, l'Appenzeller al 100% del formaggio omonimo, mentre nella Svizzera centrale si usa 1/3 ciascuno di Gruyère, Emmental e Sbrinz.
Nel Vallese si usa il locale Raclette, che viene direttamente "raschiato" dalla forma ("raclé", da cui il nome) su una fonte di calore, che subito lo fa fondere.
Per accompagnare questo piatto, che rallegra le giornate fredde e grigie, un buon bicchiere di Fendant del Valais, una bella freschezza, con aromi di glicine e frutta bianca. Ha una struttura elegante con note floreali a sfumature di frutta bianca, buccia d'arancia e di limone. Il corpo è morbido ed equilibrato. Se si vuole provare un'alternativa made in Italy un ottimo Verdicchio dei Castelli di Jesi sicuramente non deluderà!
Cronachemaceratesi.it – myswissroom.com – mondovino.ch – castelwine.com
Le favole fanno sempre sognare ad ogni età (guai se così non fosse!) e irrompono nella moda. Ecco le attuali tendenze che hanno a tema proprio le favole...ce n'è davvero per tutti i gusti...
Di Mariasole
Il 2016 è contagiato dal trend fiabesco, moda, mostre, film e festival sono stati incantati per sempre!
Dal 15 gennaio al 16 aprile al Fashion Institute of Technology di New York c'è l'esposizione "Fairy Tale Fashion" che mette in relazione il mondo della moda e le favole, proponendo tantissimi abiti ed accessori divisi per tipologia.
E i film che si ispirano alle storie più amate dai bimbi?
"Il Piccolo Principe", uscito all'inizio dell'anno al cinema, è stato un grandissimo successo, e poi "Alice attraverso lo specchio", secondo attesissimo capitolo sul sottomondo del regista Tim Burton, in uscita a maggio.
In arrivo sul grande schermo anche "Pinocchio" e "Hansel e Gretel: Witch Hunters 2" e come dimenticare il remake in lavorazione della "Belle e la Bestia" con Emma Watson.
Da non perdere, per rimanere completamente immersi nel mondo delle fiabe, alcuni accessori moda. Ecco dunque la pochette di Alice nel paese delle meraviglie della collezione "I'm not like other girls" di Marc Jacobs, e ancora gli orecchini in argento e oro rosa a forma di carrozza di Cenerentola Rue de Mille, oppure la protagonista di Belle e la Bestia in una borsa delle Pandorine.
Per chi poi volesse avventurarsi in un viaggio itinerante e andare a scoprire i luoghi che fanno da sfondo alle numerose fiabe non può perdere "La città delle fiabe" di Emanuele Roncalli, tour attraverso case, castelli, boschi e località dove sono state ambientate le pagine più conosciute della letteratura per l'infanzia e che oggi rivivono grazie a spettacoli, musei o festival.
Sfogliare le pagine significa trasformare la fantasia in realtà: attraverso i Paesi di tutta Europa è possibile visitare parchi, esposizioni, monumenti legati ai personaggi delle fiabe, dalla città di Andersen a quella dei fratelli Grimm, dal paese di Collodi a quello della Lindgren, il castello della Bella Addormentata, il bosco di Cappuccetto Rosso, il Parco di Pinocchio, la città del Pifferaio magico, quella di Gulliver e del Gatto con gli stivali.
In Belgio a Bruxelles, si può fare un giro al Moof, Museum of original Figurines, dove si scopre il villaggio dei Puffi, nati dalla genialità di Peyo, accanto alle ricostruzioni dei personaggi di Asterix e Obelix, Solfamì e Gargamella, i Dalton e Tintin.
Insomma un viaggio sulle ali della fantasia che tocca vari e differenti argomenti!
CREDITS:
www.fitnyc.edu www.marcjacobs.com www.ruedemille.it www.lepandorine.it
Nascerà a breve a Zalec, in Slovenia, una fontana che zampilla birra in tutte le sue declinazioni. Per bevitori che vogliono un week-end rilassante e inebriante. Qualche info...
Parma, 27 febbraio 2016
Di Alexa Kuhne
Immaginate zampilli di bevanda ambrata e profumata in tutte le sue declinazioni: nei toni del rosso, del 'biondo', dello scuro.
E Voi, con o senza amato, con o senza amici... Insomma voi, che comunque non vi potrete sentire soli, perché, felici e inebriati, vi sollazzerete con un boccale traboccante di spuma ed aromi in una grande piazza in cui campeggia una fontana 'magica' che 'dona' litri e litri di deliziosa birra.
No, non è una rappresentazione surreale ma una certezza, che fra poco sarà tangibile e raggiungibile per un week-end effervescente, defaticante e sicuramente socializzante, grazie al potere aggregante di questa antichissima bibita.
Fra qualche mese, per la precisione, quando verrà messo in opera il fontanone di Zalec, in Slovenia, che sorgerà nella piazza centrale del paese.
E allora: quanto potrebbe farvi felice una gita fuori porta per visitare il monumento dei gaudenti bevitori?
Alla fontana di vino ci hanno già pensato e ne hanno installata una lungo il Cammino di Santiago de Compostela, in Spagna.
Alle terme della birra pure, a Praga. Ma a una fontana di birra non ci erano ancora arrivati, fino a quando Janko Kos, sindaco di una piccola addormentata cittadina bucolica non ha pensato di sfruttare turisticamente l'eccellenza del territorio: il caratteristico luppolo che cresce a profusione nelle valli circostanti, creando l'effetto di un suggestivo, immenso, distensivo mare verde.
"Perché – ha riflettuto il Primo cittadino - non rendere questa vocazione agricola una attrazione per i cultori della bionda che ne potranno godere a oltranza, assaporandola direttamente dalla fonte e potendo scegliere fra rosse, doppio molto, lager e via discorrendo?".
La fontana di birra rappresenterebbe un omaggio alla città stessa – nel cui stemma, non a caso, spicca il simbolo giallo-verde del luppolo - ed un modo per lanciare turisticamente la cittadina.
Il prezzo per la costruzione dell'opera però non è poco per le casse di Zalec: 170 mila euro, tanto che una parte della giunta si è mostrata contraria ad una spesa del genere.
Il Sindaco ha tuttavia spiegato che la fontana garantirebbe anche degli introiti diretti. Gli avventori, per poter aver accesso alla monumentale fonte, dovrebbero pagare 6 euro per riempire tre boccali di birra e ricevere anche il boccale souvenir. Senza pensare alle strutture ricettive che sorgerebbero per accogliere i visitatori...
Ma l'idea ha avuto i suoi oppositori: per molti cittadini i 170mila euro che servirebbero alla costruzione della fontana corrispondono alla metà del budget del comune. Già a febbraio l'opposizione ha provato a far affossare il progetto del sindaco, ma l'attacco è stato respinto dalla maggioranza unita. Janko Kos crede talmente tanto nel suo piano che ha deciso di cercare finanziamenti privati perché Zalec, che si trova nel cuore della Valle della Savinja, detta anche valle dell'oro verde per la grande produzione di luppolo, deve diventare la mecca della bevanda più amata nel mondo, anche perché il Paese è già noto agli estimatori della bevanda per l'Ecomuseo della coltivazione del luppolo e dell'industria della birra della Slovenia, inaugurato alla fine di novembre del 2009.
A Zalec, malgrado le perplessità degli avversari, già da tempo, si è costituito anche il partito di quelli che ci credono e che hanno avviato una raccolta fondi per realizzare la fontana vendendo tazze ricordo il cui ricavato avrebbe finanziato la storica fonte. Ora parte del capitale è stato messo insieme e il resto della cifra dovrebbe essere emessa dal Comune.
Luogo incantato ricco si storia, cultura e bontà enogastronomiche. Ecco una piccolo excursus alla scoperta della città simbolo dell’Alsazia: Strasburgo, la prossima tappa per un weekend all'insegna di arte, tradizione e cibo tipico
Di Chiara Marando -
Sabato, 20 Febbraio 2016 -
Ci sono luoghi che evocano le favole, che richiamano alla mente i libri illustrati per bambini.
L'Alsazia è uno di questi. Regione di confine lussureggiante, ricca di arte, storia, cultura e fortemente legata alle sue tradizioni ma, nel contempo, dinamica, cosmopolita e proiettata inarrestabilmente verso il futuro.
Città simbolo di questa terra è Strasburgo, crocevia di culture e popolazioni ed, ovviamente, sede del Parlamento Europeo e della Commissione Europea per i diritti umani. La sua vera anima si trova nell'antico centro storico situato sull'isola del fiume Ill e dominato dalla maestosa cattedrale gotica di Notre Dame, un vero e proprio capolavoro al cui cospetto non si può che rimanere come incantati.
Poi c’è il meraviglioso quartiere di Petit France con le caratteristiche case a graticcio ed i ponti turriti che si inarcano sopra il fiume, un tempo ritrovo di pescatori, mugnai e tintori, che ancora oggi conserva intatta quell’atmosfera indimenticabile grazie alle piccole botteghe, ai laboratori artigianali ed alle particolari abitazioni che si specchiano nel canale.
Certo è difficile dare un consiglio sul modo migliore per visitare Strasburgo – non a caso è stato riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità Unesco – ogni soluzione permette di scoprire scorci emozionanti per gli occhi.
Volete un esempio? Bene, provate a perdervi camminando tra le viette che sembrano accavallarsi l’una sull’altra, oppure a godervi una gita in battello sui canali passando dai Ponts-Couverts (i ponti coperti collegati dalle torri di guardia medievali) e dal vecchio quartiere dei conciatori con i suoi mulini e bellissimi ponti antichi.
Se poi siete in vena di “arte” allora non potete perdervi il Palais Rohan che oggi accoglie il Museo delle belle arti, il Museo archeologico ed il Museo delle Arti decorative, tutti importanti luoghi in cui sono raccolte opere dei più grandi artisti e reperti storici di grande rilevanza.
Continuando con i musei, nel centro storico della città si trova il Museo di Arte Moderna e Contemporanea che ospita collezioni dal 1870 ai giorni nostri: Astrattismo, Art Nouveau, Surrealismo, Nouveau Réalism sono solo alcuni dei movimenti artistici che si possono ammirare nelle tele esposte all'interno di questo museo (www.museesstrasbourg.org).
Ma ecco una piccola curiosità su Strasburgo, il suo simbolo: le cicogne. Non una leggenda come molti pensano, ma una realtà che si può osservare percorrendo le strade residenziali costeggiate da viali alberati e lussuose villette. Fermatevi e guardate in su, verso i grandi nidi appoggiati tra i rami, le vedrete lì, in quella che è la loro casa dove sono rispettate e protette.
E dato che viaggiare significa anche conoscere le tipicità gastronomiche dei territorio, finiamo con un breve excursus sulla tradizione culinaria. La cucina alsaziana si basa su ingredienti semplici per piatti preparati ancora secondo tradizione, ricette come la Choucroute, a base di carne di maiale, crauti e cavolo inacidito. A far da padrone sulla tavola alsaziana è però il pesce: trota al Riesling, aringhe marinate alla panna e la Matelote del Reno, ovvero un misto di pesci d'acqua dolce preparati con l'aggiunta di vino locale.
E poi salumi come lo Knack, il Presskopf o la Saucisse de Bière, ed il pane impastato con farro, papavero, segale, sesamo, uva e tantissime altre spezie. Per mandare giù tutte queste prelibatezze è importante innaffiare i pasti con il giusto vino, quindi spazio al Sylvaner, al Gewurztraminer, al Riesling, al Tokay Pinot gris ed al Muscat.
Per mangiare:
La cuilliere a pot
18B, rue Finkwiller, 67000 Strasburgo
03 88 35 56 30
http://www.lacuillerapot.fr
Un libro illustrato che vi farà venire la voglia di fare subito la valigia e partire con i vostri figli. Grazie a questo libro pop-up bello e originale i bambini posso iniziare ad osservare il mondo con curiosità e lasciarsi incuriosire da ciò che li circonda.
Di Susanna Voliani
Un libro pop-up bello e originale come questo, scritto in Spagna da Meritxell Marti ed illustrato da Xavier Salomò (Edizioni Gallucci), non può che far nascere dentro una irrefrenabile voglia di prendere un aereo.
"Mamma, papà, ci andiamo?" sarà la domanda che dovrete aspettarvi alla fine della lettura. Un libro gioiello a tre dimensioni che sarà capace di lasciare senza fiato i vostri figli: dieci pagine di magia e stupore, dieci città per mostrare le meraviglie della terra create dall'uomo, dieci spettacolari monumenti da conoscere a Parigi, Roma, New York, Sydney, Londra, Siviglia, Berlino, Il Cairo, Kyoto, Rio e persino nella misteriosissima Atlantide.
La Tour Eiffel, il Colosseo, i grattacieli: un'occasione per iniziare ad osservare il mondo con curiosità, leggendo le brevi frasi in rima dedicate a ciascuna città.
Vi toccherà partire, vi avevo avvisati...
Dai 4 anni.
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