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Domenica, 28 Febbraio 2016 09:17

Lattiero caseario: tendenze e dinamiche recenti

Il mercato mondiale dei prodotti lattiero caseari continua ad essere gravato da una situazione di offerta abbondante e il 2016 si è aperto con una conferma della situazione di criticità anche per il contesto nazionale, come già verificatosi per tutto il corso dell'anno precedente.

Nonostante la miniripresa verificatasi a fine anno, il 2015 si è chiuso con una flessione delle quotazioni di latte e derivati mediamente attestata in Italia al 9,3% (rispetto al 2014), come evidenziato dall'andamento dell'indice Ismea dei prezzi all'origine (base 2010), ed è stata determinata dall'andamento calante dei prezzi all'ingrosso dei formaggi duri (-4,6%) e, soprattutto, dei prezzi alla stalla del latte (-13%) mediamente liquidato a 0,356 euro/litro (senza premi e al netto di Iva). Dopo un avvio vivace della campagna di commercializzazione, c'è stato un progressivo rallentamento delle consegne di latte e, nel complesso, i livelli dell'annata solare 2015 risultano sostanzialmente invariati rispetto alla precedente e assestati su circa 11 milioni di tonnellate.

Scendendo nel dettaglio dei derivati, nel 2015 i prezzi dei formaggi grana sono risultati significativamente inferiori rispetto alla media dell'anno precedente: in particolare, considerando le stagionature minori, si è rilevata una variazione negativa del 7,6% per il Reggiano e del 6,2% per il Padano. Dopo una serie ininterrotta di ribassi, in chiusura d'anno si è, tuttavia, registrata una lieve ripresa delle quotazioni che, sospinta dal buon andamento delle esportazioni, si è protratta anche in esordio di 2016. Annata complessivamente deludente anche per altri formaggi tipici, in particolare Asiago e Gorgonzola, e per il burro, che sulla scia delle dinamiche continentali ha perso oltre 26 punti percentuali rispetto ai valori - peraltro già critici - del 2014.

Ismea latte consegne UE

Il mercato comunitario di riferimento
Nonostante la vivacità della domanda sia interna che extra comunitaria, il mercato UE stenta ad assorbire la produzione realizzata; il livello delle scorte accumulate, inoltre, contribuisce a mantenere una forte pressione sui prezzi. In particolare, per le polveri magre il progressivo calo dei listini ha determinato a fine anno un confronto negativo con oltre 30 punti percentuali di distacco rispetto al livello del 2014. Trend calante anche per i formaggi, soprattutto per i prodotti prevalentemente destinati al mercato extra comunitario, come l'edamer che nell'ultimo anno ha perso in media 24 punti percentuali. Grazie a un migliore equilibrio tra offerta e domanda, soprattutto da parte degli Stati Uniti, il mercato europeo del burro è risultato meno appesantito, registrando tra il 2015 e il 2014 una contrazione media di 10 punti percentuali.

Lo scenario comunitario
L'abbondanza di offerta di latte che continua a registrarsi a livello mondiale è imputabile principalmente all'Unione Europea. A partire dal mese di aprile, con la liberalizzazione del mercato, le consegne di latte nell'UE-28 hanno subìto un'accelerazione che, considerando il periodo cumulato tra gennaio e novembre 2015, è risultata pari al +2,2% rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Nonostante la sensibile contrazione del prezzo del latte alla stalla (-17% tra il 2015 e il 2014) la produzione è stata particolarmente dinamica in alcuni paesi del nord Europa (Irlanda +13% nel periodo gennaio-novembre 2015, Paesi Bassi +6%, Belgio +6,5%, Regno Unito +2,5%, Polonia +2,3%, Germania +1,8%), mentre è rimasta pressoché invariata in Francia e in Italia.
Il surplus di materia prima è stato prevalentemente indirizzato verso burro e latte scremato in polvere, contando sul buon andamento delle esportazioni extra comunitarie registrato nel corso del 2015 (rispettivamente +12,8% +5,6% nel confronto con il 2014). Nonostante la conferma dell'embargo russo, è aumentata anche la produzione comunitaria di formaggi (+1,2% nei primi undici mesi del 2015), sostenuta dal buon andamento dei consumi in Europa, in Nord America e in alcuni paesi asiatici: l'export di formaggi UE è, infatti, sensibilmente aumentato verso USA (+17% nel 2015) e Giappone (+48%), divenuti i primi due mercati di sbocco dopo la chiusura delle frontiere da parte di Mosca.

Ismea latte Consumi UE

Consumi domestici ancora depressi
La domanda nazionale di prodotti lattiero caseari resta ancora depressa. A fronte di una lieve crescita della spesa per l'acquisto di prodotti agroalimentari registrata nel 2015 (+0,3% rispetto al 2014), per latte e derivati si rileva una contrazione del 3,4%, frutto di minori quantità entrate nel carrello delle famiglie italiane e di un prezzo al consumo più basso di quello del 2014.
Si conferma il calo strutturale dei consumi di latte, più evidente per il fresco che per l'uht (rispettivamente -8,5% e 3,2% in volume), con l'unica eccezione del segmento "alta digeribilità".
Tra i formaggi, complessivamente in calo dell'1,9% in volume e del 3,3% in termini di spesa, le maggiori flessioni interessano i duri, in termini di spesa, e i molli, in termini di quantità.
L'unico aggregato a mostrare una dinamica positiva dei consumi è lo yogurt con circa 1 punto percentuale di crescita nell'anno, sia in volume che in valore.

(allegato il pdf ISMEA 1/2016)

Ismea Formaggi prezzimedi origine
(ismea n° 1 /2016)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 21 Febbraio 2016 12:25

La doccia fredda della Corte dei Conti

Anno bisesto, anno funesto. I nodi stanno venendo al pettine. Dalla Corte dei Conti e dall'OCSE segnali poco incoraggianti per l'Italia e l'Europa. Il tasso di povertà stimato da Actionaid è altamente preoccupante.

di Lamberto Colla Parma, 21 febbraio 2016.
Nemmeno il tempo di "gongolarsi" dei trionfalistici dati resi noti dall'INPS sullo stato occupazionale del 2015 che a raffica, nelle 48 ore successive, la Corte dei Conti e l'OCSE piazzano un "uno due" da tramortire un peso massimo.

Invece niente, il domatore di leoni al Governo italico, non solo non fa una piega, ma si diletta a ammaestrare i suoi "canguri" nel tentativo di fare passare, interamente e senza danni, la proposta DDL della collega Cirinnà riguardo alle unioni civili e la questione controversa della "Stepchild adoption". Una questione sicuramente importante quella dell'utero in affitto che rischia però di fare abortire il Governo e lo stesso partito di maggioranza relativa, dove la componente cattolica si scontra con quella laica e, c'è da augurarselo, con la individuale posizione etica di ciascun deputato.

Così, mentre in Parlamento ci si azzuffa per la "stepchild adoption - utero in affitto" al punto che la Cirinnà ha seriamente minacciato di abbandonare la politica causa il tradimento dei pentastellati, minaccia prontamente ritirate per dovere di responsabilità, passa sotto sordina che l'OCSE ha ridotto la stima di crescita dell'UE di quasi mezzo punto percentuale e ovviamente anche la stima dell'Italia di altrettanto.
Uno 0,4% di PIL che verrà meno e che cagionerà molti dolori agli italiani che pagano le tasse e i consumatori che rilasciano il 22% su quasi ogni prodotto che acquistano e che potrebbe passare entro breve sino al 25,5% nel caso di mancato raggiungimento di determinato equilibrio tra PIL e debito pubblico. Un inasprimento delle aliquote scongiurato negli ultimi due anni in forza di una maggiore flessibilità concessa dall'UE e dai dati di PIL che, matematicamente parlando, avevano temporaneamente disinnescato la bomba.

I primi segnali che il Governo fosse in pre-allarme erano già pervenuti a più riprese negli ultimi giorni, dalla proposta del "taglio delle pensioni di reversibilità" alla proposta della "tassa sull'ascensore". Nessun segnale pervenuto sulla riduzione dei vitalizi dei parlamentari e dell'esercito dei consiglieri regionali o di alienazione degli ENTI Inutili e via dicendo.

Niente di tutto ciò!

E allora ecco che a innescare nuovamente l'ordigno ci ha pensato la Corte dei Conti richiamando pesantemente il Governo reo di non avere realizzato una politica di contenimento delle spese minimamente sufficiente. Il presidente della Corte, in occasione della apertura dell'anno giudiziario, è stato categorico: Squitieri infatti "è dell'avviso che il parziale insuccesso o, comunque, le difficoltà incontrate dagli interventi successivi di revisione della spesa siano anche imputabili a una non ottimale costruzione di basi conoscitive sui contenuti, sui meccanismi regolatori e sui vincoli che caratterizzano le diverse categorie di spesa oggetto dei propositi di taglio".

Una tirata di orecchie non indifferente che spiana definitivamente la strada all'aumento dell'aliquota iva e un ulteriore inasprimento della pressione fiscale.
Nessuno ha voluto metter mano alla "Spending Review" (contenimento delle spese dell'apparato statale) ed oggi la macchina Italia è troppo onerosa, un tenore di vita che il padrone (cittadino) non può più permettersi.

A dare la misura dello stato di decadimento della "proprietà" ci ha pensato, proprio nelle stesse ore dell'OCSE e della Corte dei Conti, l'organizzazione Actionaid, stimando in ben 4 milioni di cittadini ricadenti nella classificazione di "povertà assoluta" e di ben 17 milioni che spingono alla porta della povertà.

L'incremento delle tasse potrà solo alimentare questi due raggruppamenti e sottrarre risorse anche al sistema di volontariato e assistenza così ben diffuso nei cuori degli italiani e ancora di salvezza per molti, immigrati compresi.

Temo che così procedendo, sia a livello internazionale e ancor peggio a livello domestico, il 2016 sarà l'anno della resa dei conti.
Anno bisesto, anno funesto...

PARMAOTTOBRE2015 033-1

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Pubblicato in Politica Emilia

Ottimismo e visione sul futuro per trovare idee e opportunità professionali: seminario gratuito "Centodieci è Progresso" di Mediolanum Corporate University (MCU). L'appuntamento è per giovedì 11 febbraio alle ore 11.00 presso l'Istituto Sacro Cuore.

Modena, 10 febbraio 2016

Cambiamento e innovazione, sviluppo e tecnologia, futuro ed economia: il progresso inarrestabile condiziona in modo nuovo l'approccio al mondo del lavoro.
Si rendono sempre più necessarie una nuova visione e una nuova conoscenza delle dinamiche della società attuale, dei suoi nuovi linguaggi, della sua espansione. Elementi di costruzione di questo percorso nascono dalla conoscenza delle potenzialità del proprio territorio, dei nuovi movimenti del mercato, delle possibilità di collegarsi a realtà più ampie e di creare reti d'azione attraverso le nuove tecnologie.
Questi i temi del seminario gratuito "Centodieci è Progresso" di Mediolanum Corporate University (MCU) che vedrà l'istituto educativo di Banca Mediolanum a Modena per diffondere la cultura dell'innovazione e una visione positiva sul futuro, rivolgendosi a imprenditori, professionisti in cerca di occupazione e studenti delle scuole superiori.
L'appuntamento è per giovedì 11 febbraio alle ore 11.00 presso l'Istituto Sacro Cuore.
"Superare la crisi è possibile. Sempre. La questione è capire come e con chi. Anche nei periodi di maggiori difficoltà restano le persone quelle che fanno la differenza. Bisogna creare una rete virtuosa fatta di fiducia in se stessi, buone idee, competenze specifiche, e conoscenza delle nuove tecnologie - dichiara Oscar Di Montigny, Direttore Marketing, Comunicazione e Innovazione di Banca Mediolanum - Per dare il via al rilancio bisogna lasciarsi alle spalle i modi tradizionali di trovare e creare lavoro. Pensare un'azienda o una professione nel futuro non può prescindere da idee innovative, dall'agire concreto basato sullo studio, sull'acquisizione di specializzazioni e sull'ispirazione a modelli d'eccellenza.

(Fonte: Ufficio Stampa Banca Mediolanum)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

Il 70% della capacità di super calcolo nazionale si svolge in centri di ricerca in regione. Il presidente Bonaccini: "Tra i nostri obiettivi di mandato fare di Bologna e dell'Emilia-Romagna un grande hub europeo della ricerca".

Bologna, 9 febbraio 2016

La Regione Emilia-Romagna sta investendo molto in ricerca e trasferimento tecnologico nei principali settori dell'innovazione che sostengono lo sviluppo locale sostenibile e l'occupazione. Bigdata e supercalcolo sono esempi di competenze convergenti, di servizi e tecnologie che offrono nuove opportunità di crescita economica e di progresso scientifico. Molte istituzioni di livello mondiale nel supercalcolo e bigdata si trovano nel territorio regionale, e la Regione ha avviato da tempo una ricognizione delle potenzialità esistenti. Se ne è parlato ieri a Bologna, all'iniziativa "Emilia Romagna Bigdata Community - Una piattaforma per l'innovazione, lo sviluppo e la competitività regionale".

"La Regione si è data come obiettivo di mandato di fare di Bologna e dell'Emilia-Romagna un grande Hub europeo della ricerca – ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini - Le università, i centri di ricerca, gli enti pubblici di ricerca, il CINECA, il Rizzoli, che con CNR e università sono la frontiera più avanzata dell'innovazione, la nostra rete Alta Tecnologia, le molte imprese che operano come fornitori dei laboratori più avanzati, costituiscono un insieme che ha titolo ad essere riconosciuto come grande infrastruttura, e noi ci candidiamo ad essere l'istituzione che mette a sistema tutte queste eccellenze".

"Il 70% della capacità nazionale di super calcolo è in Emilia-Romagna. Adesso dobbiamo passare dalla quantità al valore, realizzare una politica industriale utile al riposizionamento del Paese che passi attraverso il sistema della ricerca – ha spiegato l'assessore alla Ricerca e all'Università Patrizio Bianchi – In questa regione sono occupati in questo settore 1.800 ricercatori, 230 ricercatori stranieri, tra il 2013 e il 2015 sono stati realizzato 60 percorsi di alta formazione. Non c'è ambito della ricerca e dell'innovazione per cui non sia fondamentale la capacità di gestire grandi quantità di dati. La nostra intenzione adesso è valorizzare specializzazioni e complementarietà maturate da tutti i centri di ricerca che lavorano nell'ambito del super calcolo e del big data e creare un sistema aggregato più competitivo anche a livello europeo. Nei prossimi giorni lanceremo il Piano Alte competenze".
La tradizionale attenzione verso l'innovazione in Emilia-Romagna deriva principalmente da un sistema diffuso, dinamico e interdisciplinare di ricerca (4 università pubbliche, infrastrutture e servizi di ricerca di primo livello e sedi territoriali dei principali centri di ricerca nazionali) ben integrato nel sistema industriale locale, composto principalmente da piccole e medie imprese.
La Regione Emilia-Romagna ha predisposto un piano regionale per le infrastrutture di ricerca e innovazione.

"L'attività ha previsto una ricognizione delle infrastrutture esistenti a livello regionale, che abbiamo realizzato con il supporto di Aster – ha detto l'assessore alle Attività produttive Palma Costi - Da tale ricognizione è stato possibile ottenere una situazione aggiornata sull'esistenza in regione di strutture di ricerca e innovazione che presentano le potenzialità scientifiche, tecnologiche ed organizzative adatte per utilizzate per incrementare le capacità competitive delle imprese, in coerenza con quanto previsto dalla Strategia di Specializzazione Intelligente regionale. Supercalcolo e big data, materiali avanzati e sistemi di produzione innovativi e genomica, medicina rigenerativa e biobanche sono state identificate come le tematiche di rilevanza strategica per la regione, e per sostenerle abbiamo destinato 7 milioni di euroBigdata e supercalcolo sono esempi di competenze convergenti, di servizi e tecnologie che offrono nuove opportunità di crescita economica e di progresso scientifico. L'importanza del poter contare su capacità di gestione ed interpretazione di grandi quantità di dati crescerà esponenzialmente nel prossimo futuro, si richiederà una grande capacità di calcolo in termini di prestazioni e di memoria disponibile. Le possibili applicazioni spaziano da aree di ricerca (ad es. La fisica delle particelle, l'esplorazione spaziale, ecc ..) a domini applicativi (ad es. l'analisi finanziaria, la salute, il monitoraggio ambientale e simulazioni geofisiche, la gestione del patrimonio culturale, l'agricoltura di precisione, la multimedialità e l'analisi di immagini e video, ecc).

L'impatto dei bigdata sulla strategia di specializzazione intelligente regionale potrebbe essere notevole, con applicazioni nelle aree di specializzazione che vanno dai sistemi regionali di alta intensità di conoscenza (salute e il campo del benessere e industrie culturali e creative), ai sistemi di produzione consolidata.
L'obiettivo della Regione è dunque realizzare una grande infrastruttura di ricerca di dimensione europea in linea con Horizon 2020, e quindi anche come riferimento attrattivo per nuovi investimenti in ricerca, anche da parte di imprese. Il programma europeo Horizon 2020, che ha un budget di quasi 80 miliardi di euro dal 2014 al 2020, ha come primo pilastro l'obiettivo generale di "Eccellenza scientifica", cioè elevare il livello di eccellenza della base scientifica europea e garantire una produzione costante di ricerca a livello mondiale per assicurare la competitività dell'Europa a lungo termine. Eccellenza scientifica si articola in quattro programmi, tra cui "Infrastrutture di Ricerca" che intende garantire che l'Europa disponga di infrastrutture di ricerca di livello mondiale accessibili a tutti i ricercatori in Europa e in altri paesi. /BM

(Fonte: ufficio stampa ER)

Domenica, 07 Febbraio 2016 12:31

Una cicca frusta!

Sarà la vicinanza dell'Isis sarà il distacco dalla realtà, ma le barbarie a cui assistiamo dovrebbero fare riflettere le persone di buonsenso e soprattutto i politici.

di Lamberto Colla Parma, 7 febbraio 2016. - 

Uno sterminio di madri, mogli e compagne da parte di squilibrati, perché solo così possono essere definiti, che all'apparenza sembrano condurre una vita normale o forse così sono visti dai vicini sempre più distratti dalle faccende altrui per il montare dei propri problemi.
Mogli e figli tutti in balia di uomini che invece di proteggerli si trasformano in carnefici.

La settimana appena trascorsa è stata testimone di tanti, troppi fatti di violenza domestica o all'interno di strutture protette.

Da nord a sud senza distinzione come i tre casi, nell'arco di 24 ore, registrati in settimana. A Brescia Marinella, 55 anni, è stata uccisa a coltellate. Tolta la vita a sua moglie ha chiamato il cognato, gli ha raccontato cosa aveva fatto, si è messo in auto e si è schiantato contro un Tir. È morto sul colpo. Carla invece di anni ne aveva 38 anni e in grembo portava una figlia. Dopo un litigio, sembra per motivi di gelosia, lui ha preso del liquido infiammabile e le ha dato fuoco. È successo a Pozzuoli. Soccorsa da un passante ha partorito la sua bimba, nata prematura. Giulia Pia. Luana aveva 41 anni. Separata, madre di tre figli. Discuteva spesso con il compagno, da cui aveva avuto il terzo figlio, di 4 anni. Lui l'ha strangolata per gelosia. Un recidivo poiché nel 2000 aveva già ucciso un vicino di casa per le presunte avances che rivolgeva alla sua compagna di allora e per il quale era stato condannato a 11 anni di carcere.

Troppi i casi di maestre di scuola e di infanzia che salgono agli onori delle cronache perché insultano, strattonano, e picchiano bambini di pochi anni. Anche troppo frequenti i casi maltrattamenti a persone fragili, come accaduto all'attore Francesco Nuti picchiato dal suo badante, o come quegli anziani, segregati negli ospizi e vittime di violenza, piuttosto di infermieri, che pur di non venire disturbati durante il turno notturno in ospedale somministravano dosi di calmanti, non autorizzati dai medici, anticipando così lla morte ai pazienti in età più avanzata, quelli il cui fisico è ormai incapace di reagire alla violenza dei farmaco.

Barbarie alle quali è difficile abituarsi e per le quali è difficile credere che gli esecutori verranno puniti con le adeguate pene. Il caso di Luana ne è la dimostrazione più recente e drammatica.

Una società sempre meno civile e sempre più appare come un agglomerato di persone la cui troppo stretta vicinanza scatena reazioni furiose sempre più diffuse e spesso incomprensibili. Società dove a scuola si impara a fare il capobranco e dove le goliardate di un tempo si sono trasformate in bullismo violento.

Una società che punisce il cittadino reo di inquinare il mondo con il mozzicone di sigaretta gettato a terra con ben 600€ di multa e non riesce a difendere i più deboli e a punire con fermezza chi si è macchiato di feroci, quanto gratuiti, omicidi.

Già perché ai casi di quegli assassini "familiari" si devono aggiungere le vittime della strada per colpa di ubriachi alla guida di auto o di microcar, come il caso dell'immigrato rumeno che ad Arezzo, pochi giorni fa, ha investito, uccidendole, madre e figlia sul marciapiede. All'alcol test risultavano valori 4 volte superiori superiori al consentito. Ben più di una o due birre.

L'alcol è un vero e proprio killer e in europa sono ben 7.000 le vittime di incidenti stradali dovuti all'ebbrezza dei conducenti.

Una società allo sfascio dove le regole vengono applicate, con rigore, a chi ha sempre vissuto nella normalità, rispettando legge, norme e soffrendo per ottenere anche diritti reali, mentre rimane a osservare testimone di reati impuniti una sempre maggiore mole di persone.

Ma attenzione che i furbetti chiamano furbetti e i civili possono trasformarsi in incivili applicando il diritto alla sopravvivenza e allora il caos e l'anarchia diffusa e generalizzata non potrà che innescare micro o grandi rivoluzioni.

E' sul Lavoro e sul rispetto delle norme che il Governo deve dare una reale e rigida svolta.
Accantonare per un attimo le tendenze "green" per illuminare le tante zone "black" della nostra vita sociale. Dare maggiore respiro alle micro e piccole imprese, quelle che potranno quindi assorbire nuove unità lavorative, e punire le grandi imprese che tra distrazioni fiscali e irregolarità ambientali non hanno da imparare nulla da nessuno.

Forse il Governo dovrebbe pensare a rieducare il sistema scolastico che torni a essere, da nord a sud, il terreno di coltivazione delle future generazioni e non solo una sorta di depositi familiari per figli di genitori indaffarati a tirare la carretta che quando tornano a casa sono così stremati da non avere più neanche la forza di fare un carezza ai figli.

Invece sono settimane che in parlamento si discute di famiglia e soprattutto lo scontro si fa duro sullo "Stepchild adoption".
E cosa sarebbe? Perché non descriverlo in italiano comprensibile? Nientemeno che la possibilità da parte di una coppia gay di adottare il figlio di uno dei due componenti il nuovo nucleo familiare. Un problema sociale sicuramente importante per la comunità omosessuale ma che non può che essere limitato a rarissimi casi. Quando uno dei due è vedovo ad esempio o mamma nubile, perché diversamente l'adozione del figlio sarebbe impossibile per l'esistenza in vita dell'altro genitore, etero o omosessuale che sia.

E così dibattiti parlamentari, manifestazioni in piazza per che cosa? solo pochi casi o forse perché dietro al passaggio di questa norma ci starebbe la apertura legale all'utero in affitto?

Non sarebbe più onesto e civile allentare i cordoni dell'adozione? Sia in termini di costi, sia nella rosa dei destinatari dell'affidamento, comprendendo quindi anche i single e le coppie omosessuali, sempre che rispettino i requisiti di onorabilità richiesti?

Invece a quanto parrebbe la lobby "Omo" preferirebbe accudire al figlio venuto al mondo per via naturale da una donna, ops scusate, meglio dire femmina "covatrice" inseminata da uno dei due piccioncini amorosi.

Intanto i piccini adottabili crescono negli orfanotrofi e svanisce pian piano la possibilità di essere attrattivi per l'adozione. Crescono in una struttura dove l'amore è distribuito su tanti e non abbastanza per ciascuno, col rischio di crescere infelici e anaffettivi.

E dove non c'è amore non c'è società civile e tolleranza. La nostra si sta così trasformando.

Una civiltà in cui una cicca vale più di una vita umana non potrà avere un orizzonte lontano.

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Pubblicato in Politica Emilia

Parma: nel secondo trimestre dell'anno segnali positivi da produzione e fatturato industriale. Bene soprattutto le esportazioni. Anche il commercio al dettaglio mette a segno una leggera crescita nelle vendite. Timida ripresa dell'artigianato.

Parma, 2 febbraio 2016

INDUSTRIA
Il secondo trimestre del 2015 si è chiuso con una generale ripresa di produzione, vendite e ordini, che ha fermato la fase negativa in atto ininterrottamente dal 2011. La ripresa è stata sostenuta soprattutto dall'export, premiando i settori più orientati all'internazionalizzazione.

Produzione
Aumento lieve, +0,8 per cento, ma in contro tendenza rispetto al trend negativo dello 0,5 per cento dei dodici mesi precedenti. Un risultato però rispetto a quello ampiamente positivo raggiunto dall'industria regionale (+2,3 per cento).
L'andamento settoriale non è stato uniforme, con attività già fuori dalla recessione e altre che continuano a non vedere segnali positivi. Tra queste ultime ci sono le industrie della moda (-3,1 per cento), l'alimentare (-1,2 per cento) e la lavorazione di minerali non metalliferi (-5,0 per cento). Bene invece l'industria meccanica, elettrica e mezzi di trasporto (+2,7 per cento) che esprime variazioni tendenziali positive dalla primavera del 2014. La produzione sale anche nelle industrie del trattamento metalli (+2,3 per cento) e del legno/mobile (+2,1 per cento). Nella crescita sono coinvolte tutte le imprese, dalle piccole alle grandi.

Fatturato
Il fatturato, come la produzione, è cresciuto dello 0,9 per cento, in controtendenza rispetto al 2014 (-0,7 per cento). I risultati migliori sono stati messi a segno dalle imprese meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+3,1 per cento) e dalle industrie del legno/mobile (+2,2 per cento) e dei metalli (+1,1 per cento). Fatturato in diminuzione, invece, per le industrie della moda (-4,3 per cento) e della lavorazione dei minerali non metalliferi (-7,1 per cento). Sono solo le imprese maggiori, da 50 a 499 dipendenti, ad aver accusato la flessione delle vendite (-0,3 per cento).

Fatturato estero
Bene anche il fatturato estero cresciuto, da aprile a giugno, dell'1,5 per cento, in controtendenza rispetto all'andamento negativo del primo trimestre (-0,7 per cento). Va meglio in Emilia-Romagna dove le esportazioni hanno invece registrato una crescita del 3,0 per cento. A trainare la crescita delle vendite all'estero sono state le industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+3,0 per cento) e l'eterogeno gruppo delle "altre imprese" che include, tra le altre, chimica, carta-stampa-editoria (+3,6 per cento) e in misura minore le industrie alimentari (+0,6 per cento). In tutti gli altri settori le esportazioni sono diminuite, con valori compresi fra -1,9 per cento delle industrie del legno e mobile e -0,3 del trattamento metalli.
Sotto l'aspetto della dimensione sono le imprese medie, da 50 a 499 dipendenti, ad evidenziare un andamento negativo (-0,3 per cento) mentre le esportazioni risultano in crescita per le imprese piccole, da 10 a 49 dipendenti (+2,9 per cento) e minori, fino a 9 dipendenti (+1,1 per cento).

ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Timidi segnali di ripresa dopo 14 trimestri di cali spesso consistenti in quasi tutti gli indicatori dell'artigianato manifatturiero ad eccezione del fatturato totale. In particolare i risultati verso i mercati esteri sono stati ancora decisamente negativi.

Produzione: tra aprile e giugno 2015 la produzione è cresciuta dello 0,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Fatturato
Per le vendite è stato registrato un aumento dell'1,1 per cento, segnando anche in questo caso un'inversione di tendenza rispetto al trend negativo del 2,5 per cento.
Fatturato estero
Nellele vendite all'estero, che riguardano un ristretto numero di imprese, c'è stato un calo del 4,5 per cento, in contro tendenza rispetto al trend positivo dei dodici mesi precedenti (+0,3 per cento).

COSTRUZIONI
Il secondo trimestre del 2015 è stato caratterizzato da un andamento negativo che ha raffreddato la ripresa rilevata nel primo trimestre. Tra aprile e giugno il volume d'affari è calato del 4,5 per cento, in peggioramento rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-3,3 per cento). L'Emilia-Romagna, al contrario, ha mostrato un andamento positivo (+2,1 per cento).

COMMERCIO AL DETTAGLIO
Dopo la decisa svolta (+4,5 per cento) dello scorso trimestre che interrompeva una recessione che aveva portato a 7 anni di contrazione delle vendite, il secondo trimestre si chiude con un bilancio positivo. Da aprile a giugno le vendite a prezzi correnti hanno sono infatti leggermente cresciute, 0,4 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2014.
Stazionarie le vendite del commercio al dettaglio specializzato in prodotti alimentari, con un piccolo aumento pari al 0,3 per cento. Calano invece del 2,6 per cento le vendite dei prodotti per la casa ed elettrodomesti mentre per l'abbigliamento ed accessori la flessione di ferma al 2,2 per cento. Crescono le vendite degli altri prodotti non alimentari (+2,0 per cento).
Positivo il dato degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini, con una variazione tendenziale delle vendite del +3,4 per cento. A crescere sono soprattutto gli esercizi di grande dimensione, oltre 20 dipendenti.

(Fonte: Camera di commercio di Parma)

Un futuro di innovazione e internazionalizzazione per l'agroalimentare emiliano romagnolo. Dell'eredità di Expo se ne è discusso a Bologna lunedì scorso, su sollecitazione della Regione, per fare il punto sull'esperienza milanese chiamando a raccolta testimonianze di eccellenza nel campo delle imprese e delle organizzazioni no-profit. Imperativo sarà fare sistema e cooperare.

di Redazione -

Parma 26 gennaio 2016 -

E' stato da tutti riconosciuto che la Regione Emilia Romagna sia stata una delle più attive durante i sei mesi dell'Expo Universale di Milano conclusasi lo scorso 30 ottobre.

Un'attività impegnativa che non poteva esaurirsi con l'EXPO milanese ma che deve protrarsi e consolidarsi nel tempo capitalizzando l'investimento del semestre milanese. A Milano l'Emilia-Romagna e il suo sistema agroalimentare sono stati tra i protagonisti.

Un primo momento di riflessione sul lavoro svolto e sui programmi futuri è stato appunto il maxi convegno dal titolo "L'eredità di EXPO per l'agricoltura dell'Emilia Romagna" organizzato lo scorso lunedì 25 gennaio.

Il convegno bolognese, che ha chiamato a raccolta il mondo dell'agricoltura e dell'agroalimentare emiliano-romagnolo, è servito per fare il punto su progetti e strategie. Con un obiettivo: valorizzare al meglio l'esperienza dell'Esposizione milanese, per sostenere la propensione all'export e all'innovazione del sistema produttivo emiliano-romagnolo.

"Teniamo questo convegno - ha sottolineato Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna, introducendo i lavori - a un anno esatto dalla partenza della legislatura. Era infatti il 26 gennaio 2015 quando nominammo gli assessori, e la prima cosa che ci suggerirono era di non investire in Expo2015 e invece ci abbiamo creduto e è risultato un successo in quantità e in qualità".

L'agricoltura ha un ruolo importante nel sistema economico emiliano romagnolo e è intenzione dell'amministrazione regionale continuare a investire per un futuro di innovazione e internazionalizzazione. "A partire dall'agroalimentare, che è la seconda voce del nostro export. A fine 2016 - promette Bonaccini - saranno già emessi bandi per circa 1 miliardo di euro (dei complessivi 2,5 miliardi di fondi europei a disposizione da qui al 2020), perché vogliamo agire con velocità, per superare definitivamente la crisi e creare posti di lavoro, a partire dall'agricoltura, un settore il cui valore aggiunto nel 2015 è cresciuto del 3%".

L'impegno dell'Emilia Romagna è stato sottolineato anche dal ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina in un intervento video. Tra i temi su cui il Governo è impegnato – ha spiegato il Martina– l'internazionalizzazione, forte di un export che nel 2015 ha superato i 36 miliardi di euro, il ricambio generazionale in agricoltura e la questione organizzativa con la nascita del Ministero dell' agroalimentare. "Credo che la collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Governo sia cruciale – ha detto Martina - e ci sono le condizioni per attuarla".

Nel mondo il made in Emilia-Romagna è sinonimo di qualità dei prodotti, attenzione all'ambiente, sicurezza alimentare, distintività. Con una filiera agroalimentare che da sola vale circa il 20% del totale nazionale, l'Emilia-Romagna è prima in Europa per prodotti Dop e Igp (42 con il recente ingresso del Pampepato ferrarese). Le prime quattro indicazioni geografiche emiliano-romagnole (Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma Dop, Aceto balsamico Igp e Mortadella Bologna Igp) rappresentano oltre il 40% del valore complessivo nazionale. Elevata la propensione all'export con un valore di 5,5 miliardi di euro.

L'impegno della Regione

"A fronte di una domanda interna sostanzialmente stabile, la nostra prospettiva è sui mercati esteri e qui il potenziale è enorme - ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Simona Caselli nella sua relazione introduttiva – a fronte di un buon andamento dell'export complessivo, sono però ancora tante le aziende che non vanno all'estero. Al mondo produttivo chiediamo di condividere una strategia comune, perché se ci muoviamo come sistema, all'interno di una prospettiva nazionale, saremo più forti." Caselli ha sottolineato l'impegno della Regione, sia intensificando l'attività di "diplomazia agroalimentare" e le relazioni istituzionali; che spingendo forte sull'innovazione, un settore per il quale sono a disposizione, da qui al 2020, 50 milioni di euro grazie al Psr. Destinatari i Goi, ovvero i Gruppi operativi per l'innovazione, inedite alleanza tra mondo della ricerca e aziende agricole. Oltre12,6 milioni di euro sono già stati stanziati e il termine per presentare le domande scade il 31 marzo.

Tra i settori su cui Caselli ha rivendicato l'impegno della Regione il sostegno all'identità del territorio e dei suoi prodotti e dunque "il presidio della reputazione che è ciò che ci precede quando affrontiamo un nuovo Paese".

Per quanto riguarda il sostegno più diretto all'export, oltre alle risorse del Psr per la promozione sui mercati europei e le nuove strategie di commercializzazione, anche con un approccio di filiera, ci sono per il 2016 17 milioni di euro destinati all'internazionalizzazione, anche del settore agroalimentare. Come ha spiegato l'assessore regionale alle attività produttive Palma Costi verranno finanziati bandi di promozione dell'export, sia sui mercati europei che extraeuropei, anche per piccole e medie imprese non esportatrici oltre che consorzi export e partecipazioni fieristiche. "C'è un bacino di 20 mila imprese che solo occasionalmente esportano", ha spiegato Costi ed è lì che deve concentrarsi l'azione della Regione.

Il supporto della Regione passa anche attraverso la fornitura di servizi, quale quelli di Ervet (scouting, analisi Paese, ricerca finanziamenti e progettazione interventi) e del servizio Fitosanitario per il superamento di quelle barriere non economiche che rappresentano uno dei principali ostacoli per la penetrazione dei prodotti agroalimentari sui mercati extraeuropei.

Dall'Europa è in arrivo il "Pacchetto promozione" che metterà a disposizione 200 milioni di euro all'anno. Lo ha ricordato l'europarlamentare Paolo de Castro, che ha sottolineato la necessità di un maggior impegno come sistema Paese sul fronte degli accordi internazionali, a partire dalla tutela delle indicazioni geografiche nel TTP, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione Europea.

Tra le attività di sostegno all'export, su cui si è soffermato il presidente di Unioncamere Maurizio Torreggiani, il programma Deliziando in collaborazione con la Regione. Usa, Canada, Cina, Hong Kong, oltre all'Europa le aree verso cui si concentrerà nel 2016 l'attività di incoming, formazione e promozione, oltre alle missioni e alla partecipazione a fiere internazionali di settore a New York e a Parigi. Nel 2015 l'attività di Deliziando ha coinvolto 128 aziende, 46 buyer esteri e si è tradotta in 534 incontri b2b.

Dall'esperienza di Expo si è consacrata la consapevolezza che l'Emilia Romagna, in quanto sistema, è un modello efficace e esportabile. E se di successo si può parlare, relativamente alla partecipazione alla rassegna milanese, questo lo si deve al fatto che si è lavorato uniti, amministrazioni e imprese tutti focalizzati su obiettivi comuni e condivisi.

Ecco quindi che il convegno è stata anche l'occasione per promuovere un confronto diretto con il mondo delle imprese e del no profit chiamate a testimoniare le loro esperienze sui mercati esteri e a proporre idee.

Ad aprire le relazioni della tavola rotonda è Maurizio Gardini (Conserve Italia) il quale ribadisce come Expo sia stato un efficace strumento di amplificazione dei risultati della rinnovata politica aziendale di Marca che ha registrato crescite a due cifre "abbiamo fatto il bilancio migliore della nostra storia". Gardini avverte che oltre a fare squadra, per l'internazionalizzazione, le imprese devono essere attrezzate anche finanziariamente. "All'estero non ci stanno certamente aspettando a braccia aperte" conclude Gardini "dobbiamo meglio comunicare i nostri prodotti. E' frustrante per i nostri produttori avere i migliori disciplinari produttivi al mondo e che questo non sia riconosciuto all'estero."

Luigi Scordamiglia (presidente Inalca e vice presidente Assocarni) conferma come Expo sia stata una opportunità unica per il nostro Paese consacrando il modello italiano come modello di riferimento mondiale.

Siamo ricercati, ribadisce il presidente Inalca società presente in 70 paesi, per l'efficienza e sostenibilità delle nostre filiere, ma occorre presentarsi uniti perché, per quanto grandi non lo si è mai a sufficienza quando si parla di internazionalizzazione. Come fare? Occorre fare sistema e il suggerimento è che, anche in forza del nuovo ruolo (presidente della conferenza delle regioni) assegnato al Presidente della Regione Bonaccini, occorre che "questa regione assuma il ruolo fondamentale di coordinamento" per la capacità che ha avuto nello stimolare l'internazionalizzazione.

Sara Roversi.  Future Food Institute progetto non-profit nato all'interno di youcangroup, network internazionale di attori del mondo del food capaci di generare un impatto positivo, a livello economico, culturale e sociale, investendo sull'innovazione, la condivisione di best practices globali ed il mentoring di startupper e giovani imprenditori del settore. Al centro di tutto? C'è lo "spirito imprenditoriale", un concetto da favorire attraverso l'educazione dei giovani a tutti i livelli, per far crescere una generazione responsabile ed appassionata.

Nel girovagare per il mondo in cerca di "contaminazione" Sara Roversi racconta di essersi resa conto che in Emilia Romagna c'è molta innovazione e, dopo avere intercettato un appassionato e talentuoso agronomo pugliese nella Silicon Valley, l'avrebbe convinto a partecipare alla nuova impresa: la "Future Farm" impresa agricola di 60 ettari in quel di Lugo.

Gianpiero Calzolari (Granarolo) "Expo è stato un esempio di come si presidiano gli argomenti e si imposta il futuro". In quanto cooperativa per Granarolo expo è stata una ottima occasione per valorizzare il bene dei soci e "raccontare al mondo che siamo una realtà credibile". Per Calzolari il tema forte è l'aggregazione perché essere interessanti è importante ma occorre essere competitivi per affrontare l'internazionalizzazione. Una affermazione che proviene dal vertice di una azienda che ha già rapporti in 52 paesi e che sta iniziando a presidiare direttamente il Paese produttore di latte per eccellenza, la Nuova Zelanda.

Stanislao Fabbrino (Romagna Coop Food) porta l'interessante esperienza di una rete di imprese creata appositamente per l'esportazione. Insieme le sei realtà imprenditoriali (Cevico, Coin, Deco, Fruttagel, Molino Spadoni, Borgo Buono/Terre Emerse) realizzano un fatturato aggregato di 850 milioni, occupano 2.500 dipendenti in 13 stabilimenti. L'export, secondo Fabbrino, va progettato e le sei aziende aderenti alla rete di imprese, hanno preliminarmente fatto un attenta analisi dei prodotti da esportare, perché "non tutto si può esportare all'estero". Ma per un approccio all'internazionalizzazione occorrono risorse e qui, è il suggerimento di Stanislao Fabbrino, la Regione può giocare un ruolo importante.

Giovanni Beccari (Cefa). CEFA è Organizzazione Non Governativa che da oltre 40 anni opera in Africa per vincere la fame e nel 2000 - ha raccontato Giovanni Beccari - abbiamo raccolto una richiesta di aiuto della Tanzania per affrontare il problema della malnutrizione." La risposta è stato un progetto di produzione del latte, coinvolgendo il territorio emiliano romagnolo e la Granarolo. Un successo che è stato premiato con il riconoscimento di "miglior modello di sviluppo sostenibile per le comunità rurali." Ed ora l'organizzazione non governativa ha lanciato una nuova iniziativa in Mozambico che vede confermata la collaborazione di Granarolo con l'obiettivo di rafforzare la filiera lattiera nel distretto di Breira avvalendosi del sostegno della Regione Emilia Romagna. "Continuiamo a nutrire il Pianeta" è la chiosa di Giovanni Beccari.

Claudio Guidetti (Mulino Alimentare) Per l'amministratore di Mulino Alimentare, società specializzata nel confezionamento e commercializzazione del Parmigiano Reggiano e non solo, il radicamento sul territorio è un valore imprescindibile al punto tale che hanno avviato un processo di parternariato in esclusiva con una importante realtà casearia reggiana. Obiettivo quindi accorciare la filiera con beneficio sia per il consumatore finale sia per la parte produttiva. Un percorso che ha trovato uno sbocco immediato con la più importante catena distributiva canadese con la quale è stato avviato un processo di sensibilizzazione e divulgazione culturale del prodotto sfociato nella conquista del World Guinnes di taglio delle forme di Parmigiano Reggiano in simultanea (1.300 forme). "In mezz'ora - commenta Guidetti - abbiamo realizzato il sold out di tutto il parmigiano disponibile". Alla Regione quindi cosa chiedere, è la domanda retorica del presidente di Mulino Alimentare, "un sostegno per fare sistema" perché certi processi di internazionalizzazione possano avere una più rapida ed efficace realizzazione.

Lucio Cavazzoni (Alce Nero) Ricollegandosi alla necessità di operare prioritariamente sulla cultura dei paesi oggetto di esportazione espresso da Guidetti, Lucio Cavazzoni sottolinea come l'allargamento del mercato del biologico sia il tipico esempio di una affermazione prima della cultura poi del prodotto. "Il Biologico - sottolinea Cavazzoni - sta crescendo a due cifre anche nei paesi dove i consumi alimentari decrescono". Ma bisogna pensare avanti e collegare l'alimentazione alla salute. "infatti, continua Cavazzoni, se la vita media si è allungata sino a 83 anni, la salute invece - intesa come una reiterata ospedalizzazione - si è ridotta a 64 anni". Quindi la prossima frontiera sarà CIBO per la SALUTE ma anche una nuova modalità di cooperazione. "Oggi la sfida è fare cooperazione tra diversi, capaci di lavorare sullo stesso piano, quindi il tema non è solo esportiamo ma come lo facciamo.".

"Quella di Expo è stata una sfida vinta – ha detto il segretario generale di Padiglione Italia Fabrizio Grillo chiudendo i lavori – ora bisogna insistere puntando su ricerca, tecnologia, educazione e valorizzazione delle tradizioni alimentari del nostro Paese".

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 24 Gennaio 2016 11:54

Risparmio privato sotto attacco.

Accerchiati i conti bancari. Un'operazione a tenaglia operata da Stato, UE, banche e le potenti lobby dei petrolieri e dei finanzieri, sta per portare l'assalto finale ai risparmi degli italiani, rei di avere lavorato e sudato da generazioni.

di Lamberto Colla Parma, 24 gennaio 2016.
Tra gli stereotipi assegnati all'italia, oltre a spaghetti, pizza, mandolino e mafia, c'è anche il risparmio.

Già perché l'italiano vero è quello che lavora con tenacia per mettere al riparo il futuro della famiglia. Quello stesso che, pur di non essere di peso ai figli, paga in anticipo il proprio funerale dopo avere costruito una solida casa, messo da parte qualche decina di migliaia di euro per sostenere le cure e i servizi alla persona - leggi badante - necessari dal giorno in cui non potrà essere più autosufficiente.

Una propensione al risparmio mai venuta meno nemmeno in questo lunghissimo periodo di crisi tant'è che, a ogni momento di ripresa economica, non si è avuto alcun incremento dei consumi bensì dei risparmi.

Ed è proprio lì, nelle banche, che sta la vera ricchezza dell'Italia. Lì stanno le garanzie di solidità del Bel Paese e lì gli spregiudicati avvoltoi della politica transnazionale, apolidi e cinici mercenari al soldo della finanza internazionale, vogliono mettere le mani e saccheggiare, a suon di piccoli e sempre più frequenti salassi, i conti correnti dei cittadini, degli artigiani, degli operai e dei commercianti, figli, nipoti e ora pronipoti di quelli che con sudore, fatica e sofferenza hanno costruito l'Italia e la democrazia nel dopoguerra. Quelli stessi che, seppure stremati dalle lunghe giornate di lavoro, sotto il sole torrido o brinati dall'inverno continentale, e alla notte ancora avevano gli incubi dei bombardamenti e delle sirene d'allarme che avvisavano dell'arrivo di "Pippo", il terrore notturno che impediva di tenere accesa anche una sola candela per timore di diventare il bersaglio dei suoi colpi.

Una vita di sacrifici, un esempio per i figli ai quali hanno cercato di insegnare altrettanta onesta sofferenza.

Ed oggi a costoro che si fidarono ciecamente delle banche nelle quali avevano consegnato in custodia i loro piccoli e comunque enormi patrimoni, come se fosse la cosa più normale del mondo, viene detto che non hanno più nulla, che le loro obbligazioni sono o presto spariranno perché non garantite mentre sarà garantito il deposito sino a 100.000 €, almeno per il momento.

Una volta la banca era amica, il funzionario, anch'egli compaesano, ti garantiva il deposito, consentiva di avere qualche frutto e soprattutto dava la tranquillità di mantenimento del capitale, alias risparmio, al sicuro dai ladri.

Oggi i ladri stanno proprio nei depositi. I soldi non sono più di proprietà del risparmiatore, ma del custode il quale, per concedere il prelevamento di qualche migliaia di euro, ti sottopone a interrogatori quasi di garanzia, ti perquisisce e ti denuncia all'autorità competente come se fossi un ladro.

Un po' come se i domestici o le colf, un bel giorno, decidessero di lasciare fuori di casa i padroni stessi.

Un'assurdità che non sta nè in cielo nè in terra anche perché, comunque, i nostri bancari non stanno facendo gli interessi del Paese e stanno, peraltro, utilizzando i "risparmi" degli italiani per altri fini.

Loro, le banche, invece i nostri soldi li possono usare per azzardare investimenti e per pagare iper-profumatamente i loro dirigenti o manager anche in caso di errore e di Crack addirittura.

Quegli stessi manager che avevano consigliato di spostare i risparmi dai sicuri conti correnti verso le obbligazioni bancarie che avrebbero garantito un maggior tasso a parità di sicurezza e poi di convertire quei risparmi in altre obbligazioni (subordinate) di altrettanta sicurezza ma con qualche decimo di percentuale maggiore, "visto che i BOT stanno calando e gli interessi sui conti crollano, con queste obbligazioni potrà recuperare un po'", dicevano i bancari, poi spariti dal territorio, promossi in altre agenzie.

Quello che le crisi speculative non sono riuscite a fare compiutamente lo farà il "Bail-in" (non "belin" mi raccomando!). Le banche falliranno, le obbligazioni spariranno, le banche risorgeranno con la desinenza "nuova" e il ciclo ricomincia. I lavoratori, degli istituti di credito, hanno il lavoro salvo e i risparmiatori dovranno farsi su le maniche e ricominciare mentre i più anziani morire di stenti o suicidarsi.

Lavoro risparmio, petrolio e imposte
Se qualcuno fosse sopravvissuto a questa prima trance di crisi bancaria, non pensi di scampare al salasso. Dalle imposte dirette e soprattutto indirette il proprio contributo alla causa degli avvoltoi mercenari lo darà e anche profumatamente.

Dalle imposte che continuano a crescere, nonostante le promesse, e sempre più saliranno per effetto dell'impegno sottoscritto dal Governo con la Commissione Europea di portare l'aliquota l'iva al 25,5%, sino al costo dei carburanti che, nonostante il crollo del prezzo del petrolio (sotto i 27$/barile contro i 104 del 2014), il prezzo alla pompa non decresce con la medesima e rapida coerenza. A causa delle Accise (costo fisso di circa 0,6€) e dell'iva (costo variabile del 22%) calcolata, spregiudicatamente e incostituzionalmente, anche sulla quota impositiva (accise), che rappresentano introiti sicuri per lo Stato che, complici i trasformatori, riescono a mantenere alti i prezzi con gran beneficio per entrambi: gli industriali che acquistano a pochissimo la materia prima e lo Stato che si porta a casa un consistente gettito fiscale.

Quasi patetica la difesa esposta su il Sole 24 Ore del 19 gennaio - autorevole testata giornalistica ma pur sempre si emanazione confindustriale - dove si evidenziava che "Esistono quindi costi industriali che sono comprimibili fino a un certo punto, e che verosimilmente non sono diminuiti in questi ultimi mesi. Ma non basta: a questi vanno aggiunti costi per la ricerca, l'operatività, l'estrazione, la distribuzione (alla rete va circa il 7% del prezzo finale) e anche le tasse e i margini di profitto che le compagnie vogliono mantenere" e per dare maggiore forza all'ipotesi riportava la testimonianza di Stefano Giudici, Digital Marketing Manager di MoneyFarm.com, il quale ribadiva che "Al contrario di quanto molti pensano questi ultimi non influiscono troppo sui costi data la forte competizione sul prezzo. Essi servono però a coprire i costi di gestione e di marketing, perché sebbene il petrolio sia un bene praticamente di prima necessità, al momento la produzione supera la domanda e quindi le case petrolifere devono combattere per accaparrarsi fette di mercato" .

Se questo fosse completamente vero non si comprende come mai al rialzarsi del prezzo del petrolio, all'istante vengono aggiornati i listini alla distribuzione. Il contrario invece è, quando accade nelle corrette proporzioni, comunque costantemente posticipato.
Insomma, benzina e gasolio sono un grande affare per la lobby dei petrolieri e per lo Stato.

Il mercoledi nero per tanti e il giovedi rosa per pochi
Se qualche risparmio ancora si fosse salvato dall'aggressività dello Stato, delle banche e dei petrolieri ci pensa la Borsa a alleggerire i capitali dei risparmiatori sudditi per arricchire i già straricchi perseguendo un processo di concentrazione della ricchezza su un numero sempre più ristretto di soggetti come ha ben evidenziato la ricerca Oxfam resa nota solo poche ore fa (si veda grafico in galleria immagini).

Una settimana, quella appena conclusa, di passione per le borse, italiana compresa. Bruciati miliardi di euro, dicono, ma di fatto si sono trasferiti dalle tasche di tanti a quelle di pochi.

Prendiamo l'esempio di MPS, giovedi ha recuperato il 43% in una seduta, quella seguente il crollo del 20%. Immagino la gioia degli azionisti risparmiatori che hanno visto il loro titolo recuperare la consistente perdita dei giorni precedenti che, nel complesso aveva però ceduto oltre il 40% del valore. Ebbene costoro saranno soddisfatti per avere perduto meno anche se, a conti fatti, hanno recuperato solo la metà della perdita. Chi invece potrà gioire sono gli operatori che quel 43% lo incasseranno tutto come profitto essendo intervenuti a fare acquisti quando il titolo era crollato.
Ai comuni mortali il godimento di avere perso circa il 25% del patrimonio in MPS agli altri il sommo piacere di avere guadagnato quasi il 50% del capitale investito che, molto probabilmente, era nella loro disponibilità ma non proprietà.

Per rendere ancora più efficace il concetto poniamo il caso che un risparmiatore avesse investito 100.000€ in azioni MPS. Mercoledi avrebbe avuto un controvalore di 60.000€ (-40%) e giovedi, grazie al recupero del 43% un controvalore di 85.800€ perdendo nel complesso "solo" -14.200€. L'investitore professionale invece, giocando con la "borsa altrui", nella sola giornata di giovedi, "puntando" 100.000€, avrebbe realizzato 143.000€ nella vendita successiva con un risultato tutto per lui di +43.000€. Niente male vero?

E' così che anche la Borsa ha dato il suo contributo a che i risparmi passassero di mano.
Quello che è stato un mercoledi nero per tantissimi risparmiatori è diventato un giovedi di festa per pochi.

Dal lavoratore allo scialacquatore.
Attenzione che non prosciugheranno totalmente i conti e neanche tanto rapidamente perché, alla fine, qualcuno che lavori e risparmi occorre a questo mondo, affinché i pochi altri privilegiati possano accumulare patrimoni senza colpo ferire.

Tanto senza le banche non è più possibile operare e ogni operazione, anche in bank-link, è profumatamente remunerata (1,45€ per bonifico on line vi sembra equo?)... Ma questa è un'altra storia che racconteremo tra qualche giorno.
Buon lavoro a tutti!

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 24 Gennaio 2016 08:33

Agroalimentare motore dell'export

Istat, Martina: agroalimentare motore dell'export e della ripresa economica del Paese. "Possiamo e vogliamo raggiungere l'obiettivo di 50 miliardi di euro di export entro il 2020".

Roma, "Nell'anno di Expo l'agroalimentare si conferma un motore centrale della ripresa dell'economia italiana. A novembre l'export di questo settore ha superato quota 33,7 miliardi di euro con un aumento rispetto allo scorso anno di oltre 6 punti percentuali. I 50mila incontri b2b fatti dalle nostre imprese, le visite dei buyer internazionali nei nostri distretti produttivi, sono un'eredità concreta dell'esposizione universale di cui stiamo misurando oggi gli effetti positivi. Soltanto durante il semestre espositivo abbiamo venduto prodotti agroalimentari italiani per oltre 18,5 miliardi di euro, con un netto incremento rispetto agli scorsi anni e nonostante l'embargo russo.
Il Governo ha messo il settore al centro delle scelte di politica economica, con una legge di stabilità davvero a trazione agricola. Abbiamo tagliato di oltre il 25% le tasse per le imprese agricole, puntiamo su semplificazione, sostenibilità e innovazione. Diamo credito alle imprese anche grazie all'accordo firmato con Banca Intesa per un linea di investimento da 6 miliardi di euro in tre anni.
Dopo un 2015 molto positivo, possiamo e vogliamo raggiungere l'obiettivo di 50 miliardi di euro di export entro il 2020 perché l'agroalimentare italiano ha ancora un potenziale importante da sfruttare al meglio".

Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina commenta i dati Istat sul commercio estero relativi ai primi 11 mesi del 2015.
(Fonte MIPAAF Roma, 18/01/2016)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Siglata la convenzione con Cooperativa Commercianti e Agrifidi Emilia. L'accordo operativo dai primi di gennaio, grazie al supporto tecnico di Fedemilia consente alle aziende socie e clienti di Banca di Parma di poter richiedere i finanziamenti, avvalendosi della garanzia dei confidi. -

Parma, 20 gennaio 2016

È stata firmata la convenzione tra Banca di Parma Credito Cooperativo e i due confidi provinciali: Cooperativa Commercianti di Parma e Agrifidi Emilia.

L'accordo è già operativo dai primi di gennaio, grazie al supporto tecnico di Fedemilia (la federazione regionale delle banche di credito cooperativo) e consente alle aziende socie e clienti di Banca di Parma di poter richiedere i finanziamenti, avvalendosi della garanzia dei confidi.

Le forme tecniche previste in convenzione sono mutui chirografari per le finalità di investimenti, scorte e liquidità aziendale, con fasce di spread differenziate per livello di rischiosità.

«Siamo soddisfatti di aver formalizzato, a poco più di un mese dall'apertura, queste importanti intese – afferma Lorenzo Sartori, direttore generale di Banca di Parma - che si aggiungono a convenzioni già presenti con i principali confidi regionali quali Cofiter, Unifidi, Cooperfidi Italia e Fidindustria. Con questo ulteriore tassello, riteniamo di proporci alle aziende del territorio con un'offerta che possa rispondere alle loro principali esigenze di carattere finanziario. Il supporto all'economia reale è la mission principale di una banca di credito cooperativo che reinveste sul territorio le risorse raccolte dai soci e dalla clientela – conclude il direttore –. Questo è il presupposto per creare delle relazioni improntate al lungo periodo e alla crescita della comunità».

(Fonte: Ufficio stampa Banca di Parma Credito Cooperativo)

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