Sospesi tra il rischio di una "Amministrazione di Sostegno" e l'attivazione delle clausole di salvaguardia. Nell'incertezza, pur di scongiurare il commissariamento UE, Padoan e Gentiloni potrebbero decidere per l'aumento delle accise, delle sigarette e un ritocchino all'IVA potrebbe essere comunque plausibile.
di Lamberto Colla Parma 05 febbraio 2017
"Cuor di leone" Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia e Finanze, si dice molto preoccupato nel caso dovesse essere avviata una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia da parte dell'UE.
3,4 miliardi (0,2% del Pil) è la quota da recuperare per rientrare entro i parametri di bilancio europei e, posto che è stato raschiato il barile ma non i conti pubblici, ecco che anche questa, seppur minima, dotazione di euro risulta difficile da recuperare.
Entro il 1 febbraio l'Italia avrebbe dovuto rispondere alla Commissione UE circa la copertura di tale scostamento economico e così, diligentemente, è stato fatto ma con una letterina all'acqua di rosa che di fatto rinvia la risposta al 13 di febbraio.
Una "non risposta" che non è stata gradita dagli UEmanoidi di Bruxelles i quali potrebbe fare scattare una sorta di "amministrazione di sostegno" per i nostri vertici istituzionali.
Il commissariamento Ue sarebbe uno smacco enorme per il "Conte" & C. e così, l'unica soluzione che troveranno, dopo avere colpevolizzato l'UE, sarà quella di fare scattare le clausole di salvaguardia e il conseguente aumento dell'IVA.
Una soluzione che mortificherà ancor più i consumi interni deprimendo l'economia invece di incentivarla attraverso politiche favorevoli al lavoro e perciò introducendo agevolazioni fiscali e non inasprimenti.
Invece, pur di scongiurare la procedura di infrazione, che andrebbe a gravare sul monte degli interessi passivi, a via XX Settembre potrebbero pensare di aumentare le accise (anche se Renzi le aveva inibite con l'intento di ridurle), l'aumento delle sigarette senza escludere qualche ritocco alle aliquote IVA.
Tutto il contrario di quello che sarebbe necessario a una ripresa economica che, una volta innescata, garantirebbe anche un maggior gettito fiscale. Niente di tutto ciò e così anche le ultime Piccole e Medie imprese in salute appenderanno il cartello "Saldi" spianando definitivamente la strada alla conquista "barbara".
Questo è il risultato per non aver affrontato la crisi sin dalle origini del 2008. E così, Francia e Germania sono venute a fare spesa a buon mercato delle imprese italiane, l'India invece dei nostri marchi di prestigio (uno per tutti "Pininfarina" acquistata da Mahindra) e a noi non resta che ciucciare l'osso.
Forte ripresa - dopo la crisi 2014-2015 - dei prezzi all'origine, soprattutto nella seconda parte dell'anno. Produzione in crescita del 5,1%, scorte in calo del 2,2%. Più di 2.300 azioni di vigilanza e 2.500 analisi sul prodotto all'estero. Bene i consumi interni (+0,3%) e l'export (+5,8%). 15 milioni di nuovi investimenti.
Bologna, 24 gennaio 2017 - Dopo un 2015 che sarà ricordato come uno degli anni peggiori dell'ultimo decennio (quotazioni medie a 7,65 euro/kg, con un solo precedente peggiore nel 2008, fermo a 7,40 euro/kg), per il Parmigiano Reggiano il 2016 si è chiuso all'insegna di una decisa ripresa.
La svolta più marcata è venuta nella seconda parte dell'anno, quando i prezzi all'origine sono balzati dai poco più di 8 euro/kg di giugno ai 9,66 euro/kg di dicembre, consentendo di chiudere l'anno con una quotazione media pari a 8,63 euro/kg, con un incremento del 12% rispetto al 2015.
"Una decisa inversione di tendenza - sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Alessandro Bezzi - che continuiamo a registrare anche in queste prime settimane del 2017, con quotazioni vicine ai 10 euro/kg".
"Siamo lontani - spiega Bezzi - dalle quotazioni medie del 2011 e 2012 (rispettivamente 10,76 e 9,12 euro/kg),ma gli attuali valori, uniti alla buona tenuta dei consumi interni, ad un flusso di esportazioni che continua a crescere in modo rilevante e ai nuovi investimenti previsti dal piano quadriennale del Consorzio, creano condizioni complessive in grado di offrire migliori prospettive a quei 3.000 allevatori e 339 caseifici artigianali che compongono il nostro sistema e che nel 2014 e e 2015 hanno pagato il prezzo di una pesante crisi".
I dati forniti dal presidente Bezzi e dal direttore Riccardo Deserti confortano queste previsioni, a partire da un andamento dei consumi interni che ha registrato un incremento dello 0,3%, per arrivare poi al + 5,8% segnato dai mercati esteri, che con oltre 49.000 tonnellate rappresentano ora il 37% sul totale, con una quota raddoppiata negli ultimi dieci anni.
"In Italia - spiegano Bezzi e Deserti - gli effetti positivi delle nuove azioni del Consorzio a sostegno dei consumi si sono avvertite soprattutto nel dettaglio tradizionale e nelle vendite dirette (anche online) da parte dei caseifici, ma anche all'interno della GDO, con vendite sostanzialmente stabili in presenza di una flessione degli altri formaggi duri Dop e di una crescita dei prodotti similari non Dop del 2%".
L'export e le nuove prospettive
Decisamente positivi, e per alcuni aspetti sorprendenti, i dati sull'export, che stanno registrando un testa a testa tra USA e Francia, per molti anni indiscusso mercato leader per il Parmigiano Reggiano. "Se si considera il fatto che proprio negli Stati Uniti e in Canada registriamo il concentrarsi di imponenti fenomeni di imitazione e di "italian sounding" che disorientano e danneggiano consumatori e produttori - sottolineano il presidente e il direttore del Consorzio - è evidente che questa crescita è particolarmente importante e rende evidente l'efficacia delle azioni intraprese in questi anni con le catene distributive nordamericane e gli esportatori, ma anche delle azioni di informazione e di denuncia rispetto a pratiche che in quei Paesi sono comunque ritenute legittime e non contrastate per legge, come invece accade nell'Unione Europea".-
Sulle prospettive future del Parmigiano Reggiano, orientate ad un cauto ottimismo, incide anche il calo delle scorte nei magazzini, con giacenze che al novembre 2016 apparivano del 2,2% inferiori a quelle dello stesso mese 2015.
La produzione e i nuovi investimenti per 15 milioni
"L'insieme di questi fattori, ma soprattutto le nuove risorse che il Consorzio investirà a sostegno dei consumi - sottolinea Bezzi - consente di valutare senza eccessive preoccupazioni la crescita della produzione registrata nel 2016, che ha visto salire a 3.469.000 il numero delle forme, con un aumento del 5,1%".
"Nel prossimo quadriennio - spiega al proposito il presidente del Consorzio - investiremo 15 milioni in più sulla comunicazione in Italia e all'estero e sulla vigilanza (in particolare sul prodotto grattugiato, cui sono destinate nuove risorse per 1,25 milioni), e a questa cifra si aggiungeranno i flussi derivanti dalla contribuzione differenziata legata ai piani produttivi (una contribuzione aggiuntiva, in sostanza, a carico di quanti non rispettano i livelli produttivi assegnati), che per il 2016 ammonteranno a circa 5 milioni".
"In un quadro di regole stabilite dai piani produttivi - che per il 2017 prevedono un incremento dello 0,8% della produzione rispetto ad una quota di riferimento che ammonta a 17.620.000 quintali di latte destinato alla trasformazione - nostro obiettivo - prosegue Bezzi - non è comunque quello di "ingessare" la produzione, ma, al contrario, quello di aumentare le vendite in Italia e di rafforzare ulteriormente i progetti con gli esportatori per conquistare nuovi mercati, rafforzando ulteriormente anche tutto il sistema di vigilanza e di contrasto alle imitazioni".
La vigilanza e il contrasto alle imitazioni ed evocazioni
Anche su questo versante il 2016 ha evidenziato significativi valori.
"La vigilanza sulle imprese che sono legate in vario modo al Parmigiano Reggiano - sottolinea il direttore Riccardo Deserti - ha comportato non solo una selezione di qualità su tutte le forme prodotte, ma 2.325 azioni di vigilanza che hanno incluso 1.980 punti vendita, cui si sono aggiunte 650 imprese della ristorazione italiana e altrettante realtà della distribuzione in 20 Paesi esteri, con oltre 2.500 analisi sul prodotto".
"Nei primi dieci mesi del 2016, e nella sola Unione Europea - prosegue Deserti - il Consorzio ha messo in atto più di quaranta azioni di contrasto in sede stragiudiziale, amministrativa e di denunce che hanno portato a interventi d'ufficio da parte delle autorità competenti in otto Paesi europei: emblematico, al proposito, quello avvenuto al Sial di Parigi, ma anche lo "stop" imposto in Polonia al deposito del marchio "Parmezza".
Cinque interventi di diffida sono poi stati messi in atto negli Stati Uniti a carico di altrettante società che proponevano salse, formaggi (alcuni contenenti anche cellulose), piatti pronti o confezioni di grattugiato ingannevolmente ispirate al Parmigiano Reggiano, tre in Vietnam, con opposizione del Consorzio al deposito dei marchi "Reggianto", "Parmesan" (denominazione in uso esclusivo al Consorzio) e addirittura "Parmigiano Reggiano", precedute dal nome del produttore. Sui canali web sono stati effettuati 390 interventi di rimozione di offerte e siti ingannevoli, mentre altre opposizioni a registrazioni di marchi evocativi sono poi state messe in atto in Giappone, Argentina (tutti con 2 tentativi di falsi richiami al Parmigiano Reggiano), Bolivia, Cina , Colombia (tentativo di deposito del marchio "Parmessano") e Ucraina (diffida rispetto al deposito del marchio "Parmedzyano").
"Questo significa - conclude Deserti - che il sistema di vigilanza funziona, ma che è contemporaneamente necessario continuare ad investire per bloccare questi fenomeni, non solo per contrastare azioni sleali, ma per creare nuovi spazi all'affermazione commerciale del Parmigiano Reggiano e, conseguentemente ampliare le opportunità di reddito per i produttori".
E' giunto il tempo dei buoni propositi. Dopo 40 giorni dedicati all'ingrasso forzato e ogni organo, interno ed esterno, messo alla prova annuale dello stress-test delle "Feste Natalizie" ecco che d'incanto, all'alba del nuovo anno, si apre la stagione dei buoni propositi che, a differenza del periodo precedente (40 giorni fantozziani), dureranno giusto il tempo dell'arrivo della Befana.
di Lamberto Colla Parma 08 gennaio 2017
"Quest'anno smetto di fumare" e/o "mi iscrivo in palestra" sono i classici e sempreverdi buoni propositi che ricorrono ogni anno, come le "lacrime del coccodrillo" dopo avere consumato la sua ultima preda. E così, appena il sole inizia a sorgere sul nuovo anno, ecco la schiera dei fiduciosi del pronto recupero della linea, peraltro già perduta almeno 10 anni prima, sfoggiare la nuova e sgargiante tuta da ginnastica, regalo dalla suocera la sera di Santa Lucia, cuffiette penzolanti dalle orecchie ben protette dal paraorecchie peloso (dono della nipotina adolescente), palesarsi sull'asfalto per la salutare e programmata prova campestre del primo dell'anno.
Sfoggiando il nuovo "smart watch", capace di registrare ogni battito vitale e di chiamare il medico di famiglia e altri 20 numeri di emergenza in caso di potenziale ictus o di infarto, i novelli Mennea, bardati di tutto punto con i regali ricevuti sin dalla fantozziana cena aziendale di fine novembre, trotterellano concentrati ripetendo a mente il programma stabilito dal proprio coach elettronico, padroni indiscutibili delle strade, finalmente libere da autovetture e mezzi pesanti, fieri che a ogni saltello potranno fare a meno di un buco della cintura.
Alla fine, dopo un sana quanto salutare corsa di ben 15 minuti seguita da una sessione di 30 minuti di stretching, quello che ci vuole è il tonificante bagno con le essenze, i profumi e le creme, ricevuti in dono dalla moglie o fidanzata accompagnati dal biglietto di stimolo ai buoni propositi che conclude "...E' ora che ti prendi cura di te! Ti Amo ... ma..." . Difficile capire se è un consiglio, una minaccia o una dimostrazione d'affetto, fatto sta che è sempre prudente dare dimostrazione di avere perfettamente inteso il messaggio. Così, ben lavati, profumati, sbarbati e rigenerati, avvolti nel nuovo e "morbidoso" accappatoio, anch'esso regalo riciclato, e raccolto l'ultimo libro di Bruno Vespa, ancora intonso dalla sera del 24 dicembre, il nostro rinnovato uomo è pronto per la seduta di lettura sulla poltrona preferita, per l'occasione svestita della stoffa protettiva che l'ha avvolta per i precedenti 364 giorni. E, tra una pagina e l'altra finalmente si può gustare una boccata d'aria salutare emessa dalla sigaretta elettronica (autoregalo dell'ultimo momento), simbolo universale di un cambiamento di vita in atto. Così, avvolto dalla nebbia artificiale, stanco ma rilassato dalla seduta ginnica, l'eroe crolla in un profondo sonno con Vespa sul grembo, aperto alla prefazione.
Domani sarà un nuovo giorno e tutto tornerà come era al gennaio dell'anno precedente e dei buoni propositi si perderà traccia già al risveglio dalla pennichella.
Per il quarto anno consecutivo, in provincia di Reggio Emilia, si assiste al calo degli insoluti e dei protesti sia in termini numerici sia in termini di valore.
Tre assegni il cui importo complessivo (1.185.540 euro) rappresenta, da solo, un terzo dell'intero valore degli assegni cabriolet della provincia di Reggio Emilia; un valore medio delle cambiali protestate di pocoinferiore ai 900 euro; un calo, per il quarto anno consecutivo, sia del numero che dell'importo totale degli insoluti provinciali. Sono questi alcuni degli aspetti che emergono dall'analisi effettuata dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio sui dati del Registro Informatico dei Protesti.
Trend in flessione, quindi, quello registrato dai protesti nei primi undici mesi del 2016 nella nostra provincia rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. E' infatti diminuito del 16,3%, raggiungendo quota 3.217, il numero di titoli esecutivi (cambiali-pagherò e assegni) e contemporaneamente è calato anche il valore complessivo, che in un anno è sceso da quasi 7 milioni a poco più di 5,6 milioni di euro, con una variazione pari al -18,8%.
A determinare questo andamento è stata, in egual misura, la flessione registrata sia dalle cambiali protestate - che rappresentano i tre quarti del totale insoluti – che dagli assegni. Il numero dei pagherò (che comprendono cambiali e tratte accettate) passa da 2.860 del gennaio-novembre 2015 a 2.379 dello stesso periodo dell'anno in corso, con un calo del 16,8%; analoga la flessione registrata per il valore (-16,9%) che è sceso a poco più di 2,1 milioni di euro., a fronte di una diminuzione del 14,9% nella consistenza (da 985 a 838) si registra un decremento del 19,9% nel valore, che passa così da oltre 4,4 milioni di euro dei primi undici mesi dell'anno passato a poco più di 3,5 milioni del 2016. Il maggior calo del valore degli assegni rispetto alla flessione del numero, ne ha fatto scendere il valore medio da 4.492 a 4.229 euro.
(Fonte CCIAA Reggio Emilia 30 dicembre 2016)
Da Unioncamere Emilia-Romagna uno strumento su misura per le Pmi che utilizza i Big Data. IER: Intelligent Export Report individua anche i distributori locali più affidabili.
L'internazionalizzazione è uno dei principali e indispensabili driver per lo sviluppo delle imprese.
Non è però facile per le PMI, che spesso non hanno strutture e risorse dedicate all'esplorazione dei mercati esteri, mettere a punto una strategia efficace per conoscere il proprio posizionamento competitivo a livello globale, intercettare le aree che offrono maggiori opportunità, individuare clienti e partner giusti.
La risposta a queste domande delle imprese è IER - Intelligent Export Report, un servizio per l'internazionalizzazione messo a punto da Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con il Sistema delle Camere di commercio, in grado di fornire una mappatura puntuale e personalizzata delle opportunità di business sui mercati, attraverso l'utilizzo dei più moderni e potenti strumenti di monitoraggio statistico dei fenomeni socio-economici, i cosiddetti Big Data, che possono supportare le decisioni aziendali.
Intelligent Export Report è un servizio di analisi innovativo, rispetto a quelli disponibili sul mercato, impostati per macro-categorie, in grado di fornire alle PMI un orientamento strategico per strutturare percorsi personalizzati di internazionalizzazione.
E' infatti un servizio su misura, ritagliato sulle caratteristiche aziendali che consente di effettuare una pre-verifica sulla esportabilità, fino a un dettaglio di cinquemila prodotti a livello mondiale e novemila in ambito nazionale.
E' in grado di confrontare le performance dell'impresa con altre dello stesso settore merceologico sulla base di indicatori per fatturato, risultato d'esercizio, EBIT, profitto su costo del lavoro. Altri indicatori paragonano il grado di internazionalizzazione e attrazione degli investimenti esteri, lo stato di salute aziendale (solidità finanziaria), il grado di innovazione e del sistema relazionale, il livello di dinamicità e di produttività aziendale.
IER consente di misurare l'esportabilità del prodotto, analizzando i flussi delle esportazioni delle singole imprese concorrenti valutando, quindi, il posizionamento competitivo dell'azienda sui mercati internazionali in termini di volumi, valori, prezzi, trend delle importazioni e esportazioni.
Non meno importante il fatto che IER permette di individuare quali sono i partner commerciali più affidabili all'estero perché permette di ricavare schede qualificate di distributori per determinati mercati o aree di interesse, sulla base dei dati di bilancio e di altri indicatori.
(Fonte Unioncamere ER - Bologna 4 gennaio 2017)
Negli ultimi mesi il mercato della frutta è stato contraddistinto dai prodotti tipici del periodo autunnale e invernale. In particolare l'offerta nazionale è stata caratterizzata dalla presenza di mele, pere, kiwi, ma anche di susine e uve da tavola.
La produzione europea di mele è stimata in circa 12 milioni di tonnellate con una flessione del 3% rispetto al 2015 (Wapa). Per l'Italia, le stime di Assomela e Cso prevedono un raccolto simile a quello del 2015 (-0,8%), frutto del bilanciamento tra il calo produttivo registrato in Alto Adige (-5,7%), la sostanziale stabilità del Trentino (-0,1%) e le variazioni positive delle altre regioni (+7,7%).
Per quanto concerne le pere, il Cso stima una produzione 2016 di 678 mila tonnellate, in flessione dell'11% rispetto all'anno precedente. A livello di Unione europea il Wapa prevede una flessione del 9% rispetto al 2015.
La produzione nazionale di kiwi è stimata in circa 469mila tonnellate, in flessione del 20% rispetto al livello produttivo record del 2015, che ammontava a 588mila tonnellate (Cso). I frutti dovrebbero raggiungere calibri medio grandi e di conseguenza i listini medi sono attesi in netto rialzo rispetto alla campagna commerciale 2015/2016. Le flessioni produttive riguardano tutte le principali aree e in particolare il Lazio, tornato su livelli simili al 2014, dopo il raccolto record del 2015. Una particolare menzione va fatta alla situazione del Veneto dove gli actidinieti sono flagellati dal problema dell'asfissia radicale.
Per quanto concerne i corsi, il termometro del mercato è dato dall'indice dei prezzi all'origine di Ismea ed è utile per tracciare un quadro dell'andamento di mercato del paniere di prodotti ortofrutticoli. A partire dallo scorso maggio, l'indice indica una ripresa delle quotazioni rispetto ai due anni precedenti.
La tendenza positiva degli ultimi mesi è da ricondurre prevalentemente al buon esordio del kiwi Hayward e alle quotazioni di uve da tavola e di alcune varietà di mele e pere che hanno registrato prezzi all'origine nettamente superiori al 2015.
(in allegato il documento completo ismea)
Morti celebri, Brexit, l'imprevedibile ascesa di Trump, due referendum, record di decessi in mediterraneo, il terrificante sisma del centro Italia, la sonda "Schia(p)parelli" si è schiantata su Marte, il record di caldo e il massacro siriano continua.
di Lamberto Colla Parma 1 gennaio 2017 -
Molte le celebrità passate , si fa per dire, a miglior vita e forse, proprio perché quasi tutte hanno toccato le corde più sensibili e nostalgiche può apparire che siano state tante, anzi tantissime.
Umberto Eco, David Bowie, Dario Fo, George Michael, Bud Spencer, Anna Marchesini e, ora, Carrie Fisher e la madre Debbie Reynolds che non ha retto il dramma e l'ha seguita a meno di 24 ore di distanza.
Questi sono solo alcuni dei personaggi celebri che hanno abbandonato la vita terrena nel corso del 2016. Ma per quanto riguarda la musica, lassù, potrebbero fare il più entusiasmante concerto rock riunendosi tutti i "grandi" che hanno intrapreso la medesima strada nel corso di questo strano anno, da Prince a Leonard Cohen, per passare da Rick Parfitt, Greg Lake, Merle Haggard, Keith Emerson, George Martin, Paul Kantner e Greg Frey, oltre ai già citati David Bowie e George Michael.
Il 2016 però è stato segnato da altri eventi di maggiore drammaticità, alcuni dei quali dai risvolti oscuri come la Brexit, altri in cui la si misura in centinaia di vittime. Il terremoto che ha colpito a ripetizione il Centro Italia lascerà aperta una ferita per decenni e se la ricostruzione fisica degli edifici potrà essere terminata in un lasso di tempo, programmabile, non altrettanto sarà per le migliaia di persone che hanno perduto, per sempre, i loro cari, le loro proprietà e le loro attività.
Ogni anno un nuovo record annienta quello precedente. Così è stato per le morti nel Mediterraneo e il riscaldamento terrestre. Nonostante gli "aiuti" dei partner, si fa per dire, europei, il mediterraneo continua a essere una miserevole tomba comune per migliaia di disperati, (5.000 morti e 190.000 sbarchi nel 2016) molti dei quali in fuga dalle guerre che stanno radendo al suolo le loro terre e sradicando le loro origini culturali e sociali.
La Siria e Aleppo li prendiamo solo a esempio ma, tra medio oriente, Asia, nord e centr'africa, sono centinaia gli Stati che si fronteggiano senza regole e senza nulla risparmiare in fatto di atrocità.
E l'odio chiama odio e il terrorismo troverà sempre maggiore substrato su cui contare per fiorire. Chissà che l'inattesa quanto sconcertante ascesa di Donald Trump possa costituire quell'elemento di originalità capace di mescolare le carte e dal cappello a stelle e strisce possa uscire la chiave di accesso a un nuovo e meno scellerato ordine mondiale.
Gli animi si surriscaldano e spegnerli diventa, giorno dopo giorno, sempre più difficile. Come difficile sarà abbassare la temperatura della nostra Terra a meno che, come alcuni studiosi indicano, quello che stiamo vivendo altro non sia che un periodo di riscaldamento come molti ce ne sono stati nella lunga era terrestre e che la ragione non sia imputabile al buco nell'ozono e all'utilizzo dei carburanti fossili. Insomma il riscaldamento globale sarebbe una "bufala". Fatto sta che i ghiacciai si sciolgono e i poli si restringono, in attesa di una prossima micro era glaciale.
Purtroppo il 2016 non è stato un buon anno per le nostre missioni spaziali. La sonda Schiaparelli si è dimostrata una "schiappa" proprio mentre tutte le luci mondiali erano puntate su di lei in procinto di atterrare sul pianeta rosso. Solo a frittata consumata ci si è accorti di avere affidati i test a una ditta inesperta. Per concludere questa carrellata dei fatti che hanno segnato il 2016 come non accennare ai due referendum ai quali siamo stati chiamati. L'inutile quesito sulle "trivelle" e l'infausta chiamata alle urne per modificare 47 articoli costituzionali dal cui esito si è celebrata la fine del terzo governo non eletto e il primo di Matteo Renzi che, quando avrà ripreso fiato, tornerà ancor più energico del Berlusca prima maniera. Due inutili spese che sarebbe stato meglio destinare a altri interventi.
Speriamo in un migliore 2017 che almeno non è "bisesto".
Buon Anno e... in culo alla balena!
A vendemmia ormai archiviata, la produzione italiana di vino 2016 appare particolarmente abbondante e non lontana dai livelli dello scorso anno, quando sono stati superati i 50 milioni di ettolitri.
C'è ancora un po' di incertezza, relativamente al segno della variazione rispetto allo scorso anno, perché le piogge di settembre hanno un po' cambiato gli esiti delle previsioni fatte fino a quel momento.
Sembra essersi consolidata la crescita in Emilia Romagna, Veneto e Piemonte; mentre in Trentino Alto Adige le perdite sono state inferiori alle aspettative; situazione analoga in Sicilia: In Lombardia, invece, la flessione stimata inizialmente è sembrata ottimistica. La Puglia presenta uno scenario molto variegato, con perdite pesanti su alcune varietà ed incrementi altrettanto importanti su altri.
Ad una produzione comunque abbondante si devono aggiungere anche le giacenze, che al 31 luglio ammontano a 42,7 milioni di ettolitri.
Qualunque sia il segno della variazione rispetto allo scorso anno, comunque, l'Italia si conferma primo Paese produttore in un contesto in cui i volumi mondiali, secondo stime Oiv, sembrano attestarsi a 260 milioni di ettolitri, - 5% sul 2015. La Ue nel suo complesso si presenta con 165,6 milioni di ettolitri, contro i 167 della campagna precedente (-4%), con la Francia attestata a 43,2 milioni di ettolitri (-10% su base annua). In lieve crescita, secondo le prime stime, la Spagna ma senza discostarsi troppo dai 37 milioni di ettolitri del 2015.
Nel Nuovo Mondo la produzione 2016 è stata del 10% inferiore rispetto all'anno precedente, con Cile, Sud Africa e Argentina che hanno registrato riduzioni vicine o superiori al 20%. In lieve incremento, invece, sia gli Stati Uniti sia dell'Australia. Da segnalare che la Cina, con oltre 11 milioni di ettolitri, si sta affermando anche come produttore e non più solo come importatore.
Dai mercati esteri continuano a giungere segnali positivi per le esportazioni di prodotti "made in Reggio". Bene l'Europa, USA in volo.
Reggio Emilia - 16 dicembre 2016 -
Nei primi nove mesi del 2016, infatti, le esportazioni reggiane hanno raggiunto i 7,2 miliardi di euro, vale a dire il 2,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. In controtendenza le importazioni che si sono attestate, da gennaio a settembre dell'anno in corso, attorno 2,7 miliardi rispetto ai 2,8 dei primi nove mesi del 2015. Il saldo commerciale tra export ed import, con quasi 4,5 miliardi, è quindi cresciuto del 7,1%.
"Siamo evidentemente molto soddisfatti di questo andamento delle esportazioni - sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi - che offrono un riscontro positivo anche rispetto alle risorse economiche messe in campo dalla Camera di Commercio per il supporto all'internazionalizzazione delle imprese reggiane".
"Nonostante la riduzione delle risorse disponibili, legate alle più recenti azioni del Governo in materia di riforma delle Camere di Commercio - spiega al proposito Landi - per il 2016 abbiamo assicurato 1,276 milioni alle azioni di sostegno alle esportazioni, cifra fra le più alte degli ultimi anni".
"Gli ultimi dati – prosegue Landi – ci confermano che siamo in presenza di un andamento molto favorevole che sottolinea la capacità competitiva delle imprese reggiane e che occorre consolidare ulteriormente".
"Proprio per questo - conclude il presidente della Camera di Commercio - quest'anno abbiamo puntato soprattutto ad estendere il numero delle imprese che hanno rapporti con l'estero e, contemporaneamente, ad azioni di incoming tanti paesi esteri (Germania, Austria, Area Scandinava, Russia, Stati Uniti e Canda, Giappone e Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, solo per citarne alcuni) che hanno messo in evidenza alcuni dei settori trainanti la nostra economia, con particolare attenzione a metalmeccanica, oleodinamica, agroalimentare, moda e filiera del costruire e dell'abitare".
L'aumento delle esportazioni registrato nei primi nove mesi del 2016, come rilevano le analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio sui dati diffusi dall'Istat, è sicuramente influenzato dal +3,1% che si registra nelle vendite verso l'Europa, passate dai 4,979 miliardi del periodo gennaio-settembre 2015 ai 5,135 miliardi del 2016. Il Vecchio Continente, con il 71,8% del totale esportato, continua dunque a rappresentare non solo il principale acquirente di prodotti reggiani, ma registra anche una crescita percentuale superiore alla media generale.
Ai primi due posti della graduatoria dei Paesi verso i quali sono dirette le nostre merci si posizionano due paesi europei, Germania e Francia; in particolare, le vendite di merci "made in Reggio Emilia" verso la Germania sono cresciute, nei primi nove mesi del 2016, del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato, mentre sono in lieve flessione quelle verso la Francia (-1%). Continua la ripresa delle esportazioni verso la Russia che, registrando un +3,5%, superano i 180 milioni di euro; ancora in calo le vendite dirette verso la Turchia (-6,7%%).
Positivo l'andamento delle vendite di prodotti reggiani sia verso l'Asia che verso l'America: il continente americano, con 842,4 milioni di esportato ed un incremento dell'1,4%, supera quello asiatico (830,9 milioni) e diventa, a settembre di quest'anno, il nostro secondo maggior acquirente dopo l'Europa.
Determinante per il trend dell'export verso l'America è stata la crescita delle vendite verso gli Stati Uniti che, con 550,5 milioni ed una crescita rispetto al 2015 del 4,9%, si posizionano saldamente al terzo posto della graduatoria dei nostri principali clienti e si confermano primo Paese extra Europa per prodotti reggiani acquistati. Incremento a due cifre, poi, per il Messico (+14,4%) verso il quale sono diretti merci per quasi 93 milioni.
Fra i prodotti di punta dell'economia reggiana registrano andamenti positivi, nel primi nove mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, i prodotti metalmeccanici che crescono del 3,5% e raggiungono i 3,6 miliardi di esportato, continuando a rappresentare circa la metà del totale dell'export reggiano; il tessile-abbigliamento raggiunge il valore di quasi 1,3 miliardi con un aumento del 3,4%; la ceramica, passando da 781,4 a 840,2 milioni euro, registra un +7,5%; l'elettrico-elettronico cresce dell'1,2% raggiungendo i 617 milioni; in crescita del 2,4% la gomma-plastica il cui export raggiunge quasi i 100 milioni.
In flessione, invece, gli alimentari-bevande, il cui export passa da 460 milioni dell'anno passato ai 438,7 milioni del 2016 (-4,6%). In calo del 6,3%, infine, altri prodotti manifatturieri che scendono da 366,5 milioni dei primi nove mesi 2015 a 343,6 dell'analogo periodo di quest'anno.
(Fonte CCIAA Reggio Emilia - 16 dicembre 2016)
Progetto E-Marco Polo, nuova grande vetrina per le aziende e i brand italiani che intendono operare nel mercato cinese avvalendosi di partner di rilevanza internazionale nel campo dell'e-commerce e di primarie istituzioni finanziarie. Partner industriali il Gruppo Cremonini, leader nella produzione e distribuzione di prodotti del Food & Beverage, the Cambridge Management Consulting Labs (CMC Labs), società di consulenza strategica specializzata su innovazione e internazionalizzazione delle imprese, e partner finanziari Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Castelvetro di Modena, 15 dicembre 2016 -
Al via la nuova grande vetrina per le aziende e i brand del nostro Paese che intendono operare nel mercato cinese avvalendosi di partner di rilevanza internazionale nel campo dell'e-commerce e di primarie istituzioni finanziarie. è la piattaforma B2C di "E-Marco Polo", una delle iniziative private nate a seguito del "Memorandum of Understanding" siglato dal Governo Italiano con il Gruppo Alibaba per promuovere il "Made in Italy" su Tmall Global, uno dei più grandi portali B2C e-commerce nel mondo, operante in un mercato che vale 511 miliardi di euro con una crescita media annuale del 34% dal 2013 al 2015.
Il progetto E-Marco Polo (E-MP) ha come partner industriali il Gruppo Cremonini, leader nella produzione e distribuzione di prodotti del Food & Beverage, the Cambridge Management Consulting Labs (CMC Labs), società di consulenza strategica specializzata su innovazione e internazionalizzazione delle imprese, e come partner finanziari Intesa Sanpaolo e UniCredit.
E-MP lancia così una piattaforma B2C di servizi "end-to-end" che permette ad aziende e brand italiani di vendere i propri prodotti direttamente ai consumatori cinesi senza avere una presenza fisica nel Paese.
La società (E-Marco Polo S.p.A) gestirà iniziative di marketing per indirizzare gli utenti di Tmall Global verso la piattaforma di vendita dei prodotti alimentari italiani e fungerà da "general contractor" con i fornitori che gestiranno in Cina i servizi logistici a supporto dei processi di import, marketing, customer care, oltre alle strategie e alle azioni di brand-marketing.
Alibaba Group, fondata nel 1999, è il principale operatore di e-commerce in Cina con oltre 24.000 impiegati, un fatturato di 400 miliardi di dollari, oltre 10 milioni di active seller e più di 400 milioni di active shoppers, mentre Tmall Global è la piattaforma di Alibaba Group lanciata a febbraio 2014, dedicata all'e-commerce cross-border, che prevede procedure di sdoganamento semplificate e un regime di tassazione agevolato. Tmall Global oggi conta più di 5.400 vetrine di aziende e brand internazionali da oltre 25 Paesi, che possono vendere direttamente ai consumatori cinesi senza richiedere una presenza fisica nel Paese.
(Fonte: Unicredit)
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