Visualizza articoli per tag: Regione Emilia Romagna

Bologna, 11 settembre 2013 -

Con il voto unanime dei gruppi presenti in Aula, l'Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione finalizzata a sostenere "tutte le iniziative necessarie per estendere la maggiorazione dell'Ecobonus – per famiglie e imprese - per le ristrutturazioni edilizie anche a quelle aree che, seppure non ricadono nelle Zone 1 e 2 della classificazione sismica, sono attualmente interessate dallo stato di emergenza", cioè le zone colpite in Emilia colpite dal sisma del 2012.
Poiché "si ritiene iniquo il fatto che i cittadini del cratere sismico non possano beneficiare del 15% in più di detrazione fiscale", come prevede l'attuale normativa, il documento impegna la Giunta a proseguire l'attività intrapresa con il Governo e il Parlamento per il pieno riconoscimento dei bonus fiscali per tutte le famiglie e le imprese colpite dal terremoto del maggio 2012, vale a dire anche in tutti i Comuni ricadenti in zona sismica 3, attraverso la modifica della legge in vigore, che scade il 31 dicembre 2013. L'incentivo va reso "strutturale e stabile nel tempo". Va poi promosso un immediato confronto tecnico-scientifico fra le Regioni, il Dipartimento nazionale di Protezione Civile e l'Istituto Nazionale di Geofisica, per la revisione della Carta della pericolosità, non solo in base a criteri sismologici, ma anche in base alle condizioni geologiche strutturali e con criteri che garantiscano la massima salvaguardia della salute dei cittadini. Infine, la risoluzione pone il problema di completare su tutto il territorio regionale la "microzonazione sismica": l'obiettivo è quello di assicurarne la conclusione per i 57 Comuni colpiti dal terremoto entro il dicembre 2013.
Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Mauro Manfredini (Lega nord), Luciano Vecchi (Pd), Gianguido Naldi (Sel-Verdi) e Marco Monari (Pd); in particolare, Vecchi ha illustrato le finalità della risoluzione sottoscritta da consiglieri di tutti i gruppi, e Manfredini – rimarcato "il rischio di un'inaccettabile discriminazione per gli emiliani coinvolti dal sisma" - ha ritirato quella presentata in precedenza dai consiglieri della Lega Nord: "Non voglio piantare bandierine- ha affermato- ma il documento di tutta l'Aula riprende l'intera nostra risoluzione. E' senza dubbio una nostra vittoria e accolgo positivamente il fatto che si sia portata a termine una iniziativa tutti insieme"
La presidente dell'Assemblea, Palma Costi, ha "ringraziato Manfredini per l'atteggiamento costruttivo assunto in Aula", dopo le polemiche degli ultimi giorni.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Mercoledì, 11 Settembre 2013 12:00

In Regione: “Un consigliere al prezzo di tre”

Bologna, 11 settembre 2013 -

E' stata discussa in Aula l' indennità prevista per un consigliere sospeso, in questo caso, si tratta di due, poiché secondo la normativa vigente i consiglieri sospesi hanno diritto a un' indennità pari al 50% del loro stipendio. Quindi ad oggi sono 3 i consiglieri stipendiati dalla Regione con soldi pubblici per ricoprire lo stesso seggio. Sembra incredibile in tempi di crisi in cui al Paese sono chiesti sforzi economici immani eppure è proprio così un consigliere al prezzo di tre. I soggetti coinvolti sono Luigi Villani, ex capo gruppo del Pdl, sospeso dopo l' inchiesta Public Money di Parma, l' ex assessore della giunta Giampaolo Lavagetto e infine Cinzia Camorali recentemente nominata a svolgere l'incarico rimasto vacante.

La discussione sul trattamento indennitario riservato ai consiglieri regionali sospesi temporaneamente dal proprio incarico sulla base dell'art. 8 del decreto legislativo 235 del 2012, riferito in questo caso a Giampaolo Lavagetto, è terminata con l'approvazione a maggioranza (contrario il Pdl) di un ordine del giorno, presentato, in una sua prima stesura, da Giovanni Favia (Misto) e, in seguito, sostituito da un secondo documento, radicalmente emendato nel dispositivo, sottoscritto da Marco Monari (Pd), primo firmatario, Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Corradi (Lega nord), Silvia Noè (Udc), Liana Barbati (Idv), Franco Grillini (Misto), Matteo Riva (Misto) e dallo stesso Favia.
L'ordine del giorno votato invita l'Ufficio di Presidenza, in primo luogo, ad approvare un progetto di legge che azzeri l'assegno previsto dalla normativa nazionale e regionale (che attualmente assegna la metà dell'indennità di carica) per un consigliere sospeso e, in seconda istanza, a presentare una proposta di legge alle Camere per armonizzare il comma 4 dell'articolo 8 del decreto legislativo 235 in coerenza con il nuovo progetto di legge regionale.
Occasione del dibattito è stata una delibera dell'Assemblea, con cui si concedeva, sulla base della legge regionale 11 del 2013, un assegno pari alla metà dell'indennità di carica al consigliere Lavagetto, sospeso dalla carica sulla base di una nota della Prefettura di Bologna del 28 agosto scorso, dopo essere stato proclamato eletto il 23 aprile 2013, con convalida dell'elezione avvenuta il successivo 21 maggio, e in temporanea sostituzione del collega Luigi Giuseppe Villani, anch'egli sospeso sulla base dello stesso decreto 235.
La delibera è stata poi approvata con il voto unanime dei presenti in Aula, esclusi i consiglieri Andrea Defranceschi (Mov5s), Naldi (Sel-Verdi) e Favia (Misto) che avevano dichiarato la volontà di non partecipare al voto.

Il dibattito

Defranceschi: "E' successo ciò che sapevamo sarebbe successo". 
Critiche per ciò che "l'Assemblea non ha fatto, a fine luglio, in tema di diminuzione dell'indennità di carica per i consiglieri sospesi" sono piovute da Andrea Defranceschi (Mov5s),che ha fatto riferimento al proprio emendamento, bocciato in sede di approvazione del testo unico su funzionamento e organizzazione dell'Assemblea, teso a diminuire l'indennità a un decimo. "E' successo ciò che sapevamo sarebbe successo" - ha detto, riferendosi al fatto che ora "paghiamo due consiglieri al prezzo di uno".

Monari: l'Assemblea non può abdicare alla propria sovranità.
A luglio, ha replicato Marco Monari (Pd), su questo tema, si aprirono due tipi di valutazione, la prima politica, che portò i capigruppo, all'unanimità, a sottoscrivere l'impegno diretto al contenimento dei costi di gestione, con riferimento, quindi, anche alle indennità. Parallelamente a questo impegno, si svolse informalmente una valutazione "laico-garantista" sulle questioni di carattere penale che riguardano consiglieri sospesi. Monari ha ribadito di essere ancora di quell'idea e che ci siano storture in alcune leggi approvate dal Governo Monti, ad esempio la 174, la 235 e altre, che contrastano con la Carta costituzionale e con la potestà legislativa delle Regioni e la cui "conseguente applicazione ci obbliga a prendere provvedimenti". Di qui, la proposta di Monari a sostenere due iniziative: la prima rivolta a una proposta di legge alle Camere, tesa a chiarire che l'Assemblea non può abdicare alla propria sovranità e alla potestà legislativa, e la seconda volta a modificare la percentuale dell'indennità portandola a zero euro. In questo modo – ha concluso – rispondiamo politicamente alle critiche, mantenendo la serietà, il rigore e la compattezza che tutti abbiamo fin qui dimostrato.

Naldi: problemi prevedibili.
I problemi erano "prevedibili" anche a parere di Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), anche se – ha tenuto a precisare – le considerazioni prescindono dalle vicende giudiziarie in cui sono coinvolti i colleghi. L'unica cosa da fare, a suo avviso, è quella di intervenire sulla percentuale dell'indennità fino a una quota puramente simbolica: è solo così che si può risolvere il problema.

Favia: abbiamo "un consigliere al prezzo di tre".
"Non abbiamo due consiglieri al prezzo di uno - ha chiosato Giovanni Favia (Misto) – ma uno al prezzo di tre". Non è possibile - ha ribadito - pagare uno stipendio di tale entità a un consigliere sospeso, soggetto a misure restrittive e con "elementi gravissimi usciti sull'indagine" Favia ha detto che "bisogna tappare la falla" per cui si è detto disponibile ad azzerare la previsione prevista nel suo ordine del giorno di un'indennità pari al 10 per cento.

Barbati (Idv): non alla gara di "chi è più puro degli altri".
D'accordo anche Liana Barbati (Idv), che tuttavia ha segnalato di non apprezzare la perdita di tempo impiegata per misurare chi sia "più puro degli altri" o "più bravo". Mi pareva corretto – ha ribadito – posizionare l'indennità al 50 per cento, ma se questa deve essere il motivo per qualcuno di accusarci di sprecare denaro pubblico, allora andiamo con l'azzeramento dell'indennità.

Lombardi (Pdl): la discussione non diventi uno spot pubblicitario. 
Non condivide la piega assunta dalla discussione il pidiellino Marco Lombardi, che ha respinto al mittente "certe affermazioni su un tema così delicato". Nel mirino il collega Favia che, fra gli altri appunti mossigli da Lombardi, "usufruisce di uno status e di una indennità grazie a una lista" a cui non fa più riferimento e nonostante abbia dichiarato "che si sarebbe dimesso e non l'ha fatto". Lombardi ha poi ricordato che molti provvedimenti del governo Monti, come anche la legge Severino, devono essere ripresi e rivisti per rispondere ai requisiti di legge: decidere di procedere a una riduzione dell'indennità rispetto al 50 per cento previsto dalla norma potrebbe essere prematuro, oltre a risultare uno "spot pubblicitario sperando di ottenere consensi elettorali", "rappresentando l'umore più basso" della gente.

DICHIARAZIONI DI VOTO. LA LETTERA DI VILLANI: RINUNCIO A QUALUNQUE FORMA INDENNITA'

In dichiarazione di voto, Favia ha rilanciato la propria posizione, accogliendo la proposta di emendamento al proprio testo volto ad azzerare l'indennità, contestando le dichiarazioni di Lombardi: gli elettori – ha detto – mi giudicheranno su quanto ho fatto.
E' poi intervenuto il capogruppo del Pdl, Gianguido Bazzoni, che ha letto alcuni passaggi di una lettera inviata dal collega Villani in occasione della seduta odierna, in cui il consigliere sospeso ha ribadito che le "leggi regionali parlano sufficientemente chiaro su quanto si debba assegnare", "ma - ha scritto - avverto un'aria giustizialista e ipocrita. Sono infatti a conoscenza che si vorrebbe ridurre tale emolumento dalla metà dell'indennità di carica fino ad ora prevista, al 10 per cento, nella pratica un esborso caritatevole". "Si dovrebbe stare attenti - si legge ancora nel testo - a non cadere nell'arbitrio verso una persona che non ha ancora subito alcun tipo di condanna. Mi preme peraltro ricordare che il nostro ordinamento giuridico è formalmente garantista, anche se lo dovrebbe essere molto di più sostanzialmente, proprio grazie a quella Costituzione che per molti è una specie di bibbia intangibile. "Detto questo, - così si conclude la lettera - non voglio mettere in imbarazzo nessuno", né "voglio carità, sto peraltro riprendendo ad esercitare la mia professione di chirurgo, ma solo di poter dimostrare la mia innocenza. Pertanto intendo rinunciare a qualunque forma di indennità per la mia situazione di sospeso fino a quando non potrò rientrare nelle mie funzioni di consigliere regionale".
Noi – ha poi dichiarato Bazzoni – non siamo garantisti a intermittenza e a seconda dell'opportunità di parte: la metà dell'indennità è stata prevista per ragioni di garantismo nel rispetto della dignità di persone che sono sottoposte a giudizio e quindi si presumono non colpevoli ai sensi dell'art. 27 della Costituzione e secondo la norma che vige nella pubblica amministrazione. Per questa e per altre ragioni, il pidiellino ha quindi dichiarato il voto contrario all'ordine del giorno e quello favorevole alla delibera dell'Assemblea.
"Perplesso" dall'intervento che l'ha preceduto si è dichiarato Defranceschi (Mov5s): "dubito - ha detto – che questo Paese abbia bisogno di maggiore garantismo".
Il problema non si sarebbe posto - ha dichiarato Naldi (Sel-Verdi) – se fossimo rimasti in regime di sospensione senza sostituzione, ma l'intervento della legge nazionale ci impone la sostituzione e quindi ci obbliga ad affrontare questa contraddizione, che in questo caso, dove ci sono due consiglieri sospesi, è ancora più contraddittoria. Ora quindi è necessario fare – ha concluso – ciò che avremmo già dovuto fare.
Alcuni passi della lettera di Villani "fanno onore al collega", ha detto Monari (Pd), invitando a non esprimere "giudizi su vicende ancora aperte". Il capogruppo del Pd ha poi citato la questione politica toccata da Bazzoni, dicendo di essere "contento per il fatto che parte del gruppo del Pdl abbia espresso concetti ampi su un'impostazione garantista e sulla correttezza dell'Istituzione", ma questa impostazione dovrebbe essere condivisa anche in coerenza con altre situazioni. Per Monari, inoltre, l'ordine del giorno non è in contraddizione con la lettera di Villani, pertanto ha sollecitato il capogruppo del Pdl a sottoscriverlo e a esprimersi con un atteggiamento diverso nei confronti di un testo a suo avviso "dignitoso".
Invito, poi, respinto da Lombardi, che ha ribadito come i consiglieri del Pdl siano profondamente convinti che la situazione non andrebbe toccata rispetto alla norma vigente, soprattutto con un'iniziativa assunta sull'onda del momento.
Silvia Noè (Udc), infine, dichiarando l'apprezzamento per la lettera di Villani, ha lamentato il venire meno di quel passaggio fondamentale che riguarda il mantenimento della solidarietà fra i gruppi: tutti noi - ha detto - stiamo cercando di raccordarci per essere un esempio a fronte di vicende che hanno riguardato le Regioni. Ci sono varie questioni in gioco: quella di trovare un giusto compenso nei confronti di colleghi per i quali la sospensione è avvenuta senza che ci sia un giudizio definitivo, in base a una legge che è al centro della riflessione. Di qui l'invito alla responsabilità di tutti e a cercare di recuperare la solidarietà fra consiglieri. (AC)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Pubblicato in Cronaca Emilia

Bologna, 11 settembre 2013 -

Nonostante il terzo caso di contagio umano in Emilia-Romagna con la conferma arrivata ieri pomeriggio dall'Istituto superiore di sanità relativo a un operatore impegnato nell'abbattimento del bestiame, che aveva registrato i sintomi oculistici propri dell'H7N7, la Regione sottolinea come la situazione sia sotto controllo e si debbano evitare allarmismi: "se non saranno registrati nuovi casi si potrà definire conclusa l' emergenza epidermica".

Comunicato dell' ultima Assemblea Regionale antecedente la conferma del terzo caso

Al momento, in ogni azienda in Emilia-Romagna dove sono stati segnalati focolai di influenza aviaria H7N7, "sono stati compiuti tutti gli abbattimenti necessari, nonché le attività di sanificazione e sterilizzazione"; e "dal 7 settembre sono quindi iniziati i 21 giorni di sorveglianza, dopo i quali, se non saranno registrati nuovi casi, si potrà definire conclusa l'emergenza epidemia".
Lo rende noto l'assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, intervenendo in Aula per una relazione sugli ultimi aggiornamenti relativi alla diffusione dell'aviaria. Rispetto alla precedente informativa, svolta il 3 settembre davanti alle commissioni Politiche per la salute e Politiche economiche dell'Assemblea legislativa, "il 4 settembre è stata confermata una nuova positività che riguarda 98.000 pollastre a Mordano, in un allevamento che aveva già ottenuto l'autorizzazione ministeriale all'abbattimento preventivo, iniziato il 5 settembre e concluso il 7 settembre- spiega Lusenti-, mentre il 5 settembre si registrava una nuova positività a Bondeno, in provincia di Ferrara, presso un privato proprietario di 6 galline, per cui l'abbattimento si è concluso nella stessa giornata". Nell'ultima settimana, prosegue l'assessore, sono stati inoltre abbattuti preventivamente, dopo l'autorizzazione ministeriale, più di 85.000 animali, e entro il 13 settembre sarà concluso un nuovo piano di abbattimenti preventivi.
Per quanto riguarda il contagio di essere umani, "per domani attendiamo una risposta, che sarà sicuramente positiva, dall'Istituto superiore di sanità su un terzo caso, relativo a un operatore impegnato nell'abbattimento, in cui sono stati registrati i sintomi oculistici propri dell'H7N7- informa l'assessore-, anche in questo caso il lavoratore è stato sottoposto ad isolamento domiciliare ed è in sorveglianza attiva fino a guarigione clinica, insieme alla moglie e al figlio 17enne, mentre dopo la individuazione del sesto focolaio a Bondeno le persone esposte, dieci in totale, appartenenti a due nuclei familiari apparentati, sono in sorveglianza giornaliere e ad oggi sono stati esclusi sintomi correlabili all'infezione da influenza aviaria".
Rispetto ai due lavoratori che avevano già manifestato sintomi di influenza aviaria, "il primo è stato dichiarato guarito, anche se continua la sorveglianza sui 4 familiari che stanno bene, mentre il secondo, che vive solo, in data 10 settembre effettuerà una visita di controllo oculistico, già programmata- chiarisce Lusenti-; per i 59 lavoratori esposti nei primi 4 allevamenti, anteriormente alla individuazione dei focolai, si è già conclusa la sorveglianza sanitaria, mentre un lavoratore del quinto focolaio è oggi in sorveglianza attiva da parte degli operatori della sanità pubblica, e per tutti gli altri lavoratori coinvolti, circa 300, impegnati comunque con diverse mansioni nelle operazioni di controllo dei focolai, è prevista una specifica sorveglianza sanitaria". Nel complesso, conclude Lusenti, "in considerazione del numero di lavoratori esposti, si conferma che le segnalazioni pervenute finora rientrano ampiamente in quanto era atteso dalle precedenti esperienze".
Dopo la relazione dell'assessore, l'Assemblea ha approvato all'unanimità una risoluzione, sottoscritta da Pdl (primo firmatario Gianguido Bazzoni), Pd, Lega nord, Idv, Fds, Sel-Verdi, Udc, Mov5stelle e Gruppo Misto, che impegna la Giunta a individuare, alla luce dell'esperienza vissuta in occasione dell'attuale emergenza sanitaria, ulteriori criteri di biosicurezza rispetto a quelli attualmente applicati per la strutturazione e la gestione degli allevamenti avicoli delle filiere produttive regionali e degli impianti di lavorazione da essi utilizzati. Nel documento si invita inoltre la Giunta a prevedere incentivi per sostenere le ristrutturazioni necessarie all'adeguamento degli allevamenti e degli impianti ai nuovi criteri individuati.
Per Mauro Manfredini (Lega nord), "occorre tenere alta l'attenzione su questo importante settore economico, salvaguardando i posti di lavoro e tutto il settore produttivo delle imprese, perché ora c'è un clima di sospetto – sottolinea – che si ripercuote sui consumi e di conseguenza sulle produzioni, a rischio economico". Manfredini ha poi concluso auspicando un ripensamento, con strumenti più efficaci, dei controlli preventivi. Andrea Pollastri (Pdl) si è dichiarato "cautamente rassicurato" dalle parole dell'assessore Lusenti. "Tutela dei lavoratori e delle imprese, sicurezza dei prodotti, come uova e carne, e conclusione dell'abbattimento degli animali - sostiene il consigliere -, sono un fatto positivo". Luca Bartolini (Pdl) ha condiviso le parole e le assicurazioni di Lusenti: "Adesso occorre evitare falsi allarmismi e cattiva informazione – rileva il consigliere-, c'è la necessità di una campagna di comunicazione ed informazione per tranquillizzare i consumatore e per salvaguardare l'intero comparto avicolo". Anche per Gabriella Meo (Sel-Verdi), "occorre evitare allarmismi": la consigliera ha inoltre lamentato "un allentamento, per problemi di costi, della sorveglianza e dei controlli periodici, mentre c'è invece la necessità di maggiore prevenzione e, quindi, di maggiori controlli". Si ad una campagna di informazione anche da Franco Grillini (Misto): il consigliere chiede in particolare di "valorizzare le norme comunitarie del settore, migliorare le condizioni igieniche degli allevamenti ed incentivare la ricerca- conclude-, di sicuro è da evitare il risparmio sui controlli". Tiziano Alessandrini (Pd) ha messo in evidenza l'efficienza, la tempistica e la professionalità dei servizi regionali in questa emergenza: "Ora bisogna occuparsi delle conseguenze economiche sul settore". Infine, Anna Pariani (Pd) ha richiamato l'importanza di "concentrarsi anche sulle ricadute occupazionali di questa emergenza, a livello di tutta la filiera".

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Martedì, 10 Settembre 2013 14:54

In Regione sospeso Lavagetto subentra Cinzia Camorali

Bologna, 10 settembre 2013 -


E' la parmense Cinzia Camorali (Pdl) a sostituire il conterraneo Paolo Lavagetto, sospeso dalla carica di consigliere regionale sulla base dell'articolo 8 del decreto legislativo 235 del 2012 -


Ne ha preso atto l'Assemblea legislativa, accogliendo in Aula la neoconsigliera, nata nel 1965, laureata in Medicina e chirurgia, odontoiatra libero professionista, e dal 2010 coordinatrice per l'Emilia-Romagna del Movimento Tea party Italia.
Camorali si è candidata per il Popolo della libertà alle elezioni provinciali di Parma del 2009, alle elezioni regionali in Emilia-Romagna nel 2010 e alle elezioni per il Comune di Parma nel 2012. Pur non eletta, nelle ultime due occasioni è risultata la donna con più preferenze ricevute all'interno del partito, di cui è componente del Comitato provinciale di Parma dal 2012 e del Comitato regionale per le Pari opportunità dal 2010.
All'attività politica, Camorali affianca numerosi impegni nel volontariato e nell'associazionismo, con particolare attenzione alle tematiche di genere: dal 2010 è coordinatrice per l'Emilia-Romagna del movimento "La metà di Tutto", fondato da Chicca Olivetti, i cui obiettivi sono un welfare che faciliti l'accesso nel mondo del lavoro e più incarichi istituzionali per le donne. Fa parte anche dell'associazione di sole donne "Verdissime", nata con l'intento di diffondere la passione per la musica lirica e Giuseppe Verdi, una delle eccellenze della città di Parma.
Alla neoconsigliera, la presidente dell'Assemblea, Palma Costi, a nome di tutta l'Aula, ha espresso gli auguri di buon lavoro.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)


Bologna, 5 settembre 2013 -

Andrea Leoni - Popolo della Libertà – rivolge un'interrogazione alla Giunta a proposito dell'annunciato trasferimento della Maserati a Torino, all'interno del cosiddetto "polo del lusso".
Il consigliere esprime rammarico per questa prospettiva, affermando che fra Maserati e la città di Modena si era stabilito un legame assai solido, "in quanto la città della Ghirlandina ha visto nascere, crescere ed affermarsi nel mondo i bolidi col Tridente vanto e orgoglio dell'Italia".
Leoni ritiene che andrebbe attivato un confronto fra Regione, dirigenza Fiat, Provincia e Comune di Modena, al fine di verificare in modo chiaro ed inequivocabile il destino non solo a breve ma a lungo periodo dello stabilimento ex Maserati e degli attuali livelli occupazionali. Intanto, chiede alla Giunta una valutazione sulle scelte dell'azienda e se intenda assumere qualche iniziativa urgente, e denuncia che questa scelta fatta dalla Fiat sarebbe "il segnale di un depauperamento non solo della città di Modena ma della eccellenza che ha da sempre contraddistinto uno dei più grandi prodotti italiani di tutti i tempi".
(rg)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
Mercoledì, 04 Settembre 2013 15:52

Aumentate le rapine in banca del 33%

Bologna, 4 settembre 2013 -

Secondo i dati semestrali elaborati dall'Osservatorio regionale dei bancari della Cisl, nei primi sei mesi del 2013 sono stati commessi 77 furti a sportelli bancari presenti sul territorio regionale, corrispondenti ad un +33% rispetto allo stesso periodo del 2012 -
La maglia nera spetta a Rimini, dove le rapine sono quadruplicate rispetto ai primi sei mesi del 2012 con un + 200%, seguono al secondo posto Reggio Emilia e Piacenza con un +125%, e poi Modena, Parma e Ravenna con un +50%, Forlì-Cesena con un +33,3%.

L'aumento di furti a sportelli bancari registrato ultimamente in Emilia-Romagna è oggetto di un'interrogazione di Andrea Pollastri (Pdl) alla Giunta regionale. "Piacenza – segnala in particolare Pollastri - negli ultimi mesi è stata teatro di efferati fatti di sangue ed episodi violenti senza precedenti rispetto alla tradizionale tranquillità della zona, molti dei quali hanno come movente questioni economiche".
Di qui l'interrogazione alla Giunta regionale per sapere quanti siano stati gli eventi criminosi nel piacentino nell'ultimo anno e, in generale, in Emilia-Romagna. Pollastri vuole anche sapere se si segnali un aumento rispetto al passato; quali siano le fondamentali cause e se la Regione, in accordo con le prefetture, gli enti locali, le Forze dell'ordine, "intenda dar vita ad un protocollo per la sicurezza utile ad individuare le principali criticità, predisporne possibili soluzioni e stabilire le risorse necessarie". E ancora, chiede Pollastri, se si intenda coordinare i servizi sicurezza e servizi sociali per prevenire i possibili fattori scatenanti.
Infine, l'esponente del Pdl domanda se sia stata considerata la possibilità di inserire nei prossimi bandi per la sicurezza misure ad hoc per prevenire le rapine in banca, da condividere con le associazioni sindacali. Tra queste, ad esempio - suggerisce – quella di garantire la presenza di guardie giurate davanti agli sportelli più a rischio, o l'adozione della ronda plurisportello anche tra banche diverse oppure, infine, la formazione del personale affinché eviti comportamenti rischiosi per l'incolumità pubblica.

(is)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Mercoledì, 04 Settembre 2013 10:30

Scuola: 7 milioni di euro dal Decreto del Fare


Bologna, 4 settembre 2013 -

Edilizia scolastica. Risorse straordinarie per la messa in sicurezza, la ristrutturazione e la manutenzione delle scuole: la Regione ha approvato la delibera che assegna alle Province le rispettive quote per interventi immediatamente cantierabili. A disposizione per l'Emilia-Romagna 7 milioni di euro provenienti dal Decreto del Fare -

La Giunta regionale ha approvato la delibera che assegna alle Province le rispettive quote per progetti immediatamente cantierabili nelle scuole, in particolare per quelle in cui è stata censita la presenza di amianto. I 7 milioni a disposizione sono stati assegnati alla Regione Emilia-Romagna dal Decreto Legge 69/2013 (cd Decreto del Fare), che complessivamente ha destinato 150 milioni di euro alle Regioni.
"Con la delibera approvata oggi – ha spiegato l'assessore regionale alla Scuola Patrizio Bianchi - la Regione ha attribuito alle Province la competenza a stilare gli elenchi degli interventi necessari, graduati in ordine di priorità nell'ambito delle Conferenze Provinciali di Coordinamento e tenuto conto delle diverse specificità territoriali".
Le tipologie di intervento dovranno comunque rientrare nell'ambito delle tipologie di intervento individuate dal D.L. 69/2013.
Il riparto alle Province è stato determinato in base al numero complessivo degli alunni iscritti e del numero di edifici scolastici presenti in ciascuna Provincia:


PROVINCIA Quota di finanziamento


BOLOGNA 1.473.500,00
FERRARA 548.100,00
FORLI' 700.000,00
MODENA 1.166.900,00
PARMA 696.500,00
PIACENZA 520.100,00
RAVENNA 551.600,00
REGGIO EMILIA 854.700,00
RIMINI 488.600,00
TOTALE RER 7.000.000,00 /BM

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Bologna, 3 settembre 2013 -

Per accedere alla stipula dei contratti con la Regione Emilia-Romagna, le strutture sanitarie "devono essere accreditate" presso il Ssn e possedere, quindi, specifici requisiti stabiliti dalla normativa nazionale e regionale. Con riferimento alla cardiochirurgia, in particolare, i requisiti prescritti dalla Regione sarebbero principalmente "stabiliti in funzione del volume di attività che le singole strutture devono generare", in misura mai "inferiore a 300 interventi all'anno", "a garanzia della piena sicurezza del paziente".


Prende spunto da questi presupposti un'interrogazione alla Giunta regionale presentata dal consigliere Alberto Vecchi (Pdl), in cui si segnala che, sempre sul piano normativo, le strutture che "accedono all'accreditamento nel settore della cardiochirurgia devono sottoscrivere con la Regione un contratto che attribuisce loro un budget di fatturato annuo per l'erogazione delle prestazioni assistenziali acquistate dall'ente regionale". 
In caso si rilevi, successivamente alla chiusura dell'esercizio, - scrive Vecchi - che una delle strutture accreditate, attualmente quattro, "non ha raggiunto il budget assegnato e una, o più, tra le altre ha superato il proprio, è possibile procedere a una compensazione tra gli esuberi e le porzioni di budget non consumate".


Queste le premesse, da cui parte il consigliere per descrivere la situazione, posta al centro dell'interrogazione.
Le quattro strutture accreditate, spiega Vecchi, sono "l'Hesperia Hospital di Modena del gruppo Garofalo", e altre tre che "ora appartengono al gruppo Sansavini". Due di queste, - a parere del consigliere - "Villa Torri Hospital e Salus Hospital, non raggiungono da diversi anni il numero minimo di 300 interventi all'anno, come si desume dai dati annuali forniti dalla Regione, certificati dal comitato tecnico-scientifico per l'area dell'assistenza cardiochirurgica".


"Nonostante ciò, la Regione - sottolinea l'esponente del Pdl - ha consentito loro di accedere e confermare i requisiti all'accreditamento, creando una situazione preoccupante per la sicurezza dei pazienti assistiti", segnalata anche dallo stesso comitato tecnico-scientifico regionale per l'area dell'assistenza cardiologica e cardiochirurgica, che avrebbe evidenziato "la situazione di pericolo venutasi a creare a Villa Torri Hospital e a Salus Hospital relativamente a un indice di mortalità elevatissimo e di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi parametro standard, mentre la quarta struttura accreditata, l'Hesperia Hospital di Modena è stata classificata dall'Istituto superiore di Sanità prima cardiologia italiana".
"A questo aspetto di gravissima entità, - ribadisce ancora Vecchi - se ne aggiunge un altro altrettanto grave che potrebbe configurare un uso indebito dei fondi pubblici".


Nonostante le due strutture in questione non abbiano raggiunto "i 100-200 interventi all'anno, - stigmatizza il consigliere - consumando, più o meno, Villa Torri Hospital tra i 2 e i 3 milioni di euro di budget e Salus Hospital tra i 3 e i 4 milioni di euro", la Regione avrebbe "costantemente e consapevolmente comprato dalle stesse circa il doppio delle prestazioni che riuscivano ad erogare, attribuendo un budget doppio rispetto alla loro produzione annuale", in tal modo il "sistema" avrebbe "consentito la formazione, in capo alle strutture, di una parte di budget non consumata" che, "di fatto", sarebbe "poi stata trasferita alla terza struttura del medesimo gruppo, il Maria Cecilia Hospital, che ha potuto così usufruire, negli anni, di un budget incrementale di circa 7-10 milioni di euro all'anno".
L' Hesperia Hospital - prosegue Vecchi – avrebbe "portato all'attenzione della Regione questa situazione", che risulterebbe anche "dai monitoraggi dell'Aiop" "pubblicati sul sito della Regione", ma sembra che i vertici regionali abbiano "rifiutato di incontrare la proprietà dell'Hesperia Hospital, procedendo a oltranza alla sottoscrizione del contratto per gli anni 2013-2015 con l'Aiop e le tre strutture del gruppo Sansavini, senza considerare che da anni, due delle tre strutture non raggiungevano i parametri richiesti per l'accreditamento".
La Regione avrebbe anche comunicato all'Hesperia Hospital, secondo quanto si legge nel testo, che sarebbe stata privata del budget di pertinenza, "qualora non avesse sottoscritto il contratto 2013-2015, già sottoscritto dalla Regione stessa, dall'associazione di categoria e dalle tre strutture sanitarie del gruppo Sansavini".
Vecchi ricorda infine che, fino all'11 giugno 2013, l' Hesperia Hospital avrebbe chiesto invano ai vertici regionali un incontro e che, da notizie stampa, la proprietà sarebbe stata di conseguenza costretta "a denunciare i rappresentanti istituzionali regionali, provvedendo contemporaneamente, con riserva, alla sottoscrizione del contratto, per mettere in sicurezza la struttura in cui lavorano oltre 400 persone".


LE DOMANDE


Il consigliere rivolge quindi una lunga serie di quesiti alla Giunta regionale, chiedendo, in primo luogo, per quali motivi abbia consentito il mancato rispetto degli obblighi contrattuali e dei volumi di attività da parte delle due strutture di cardiochirurgia Villa Torri Hospital e Salus Hospital, se corrisponda al vero che le stesse strutture non hanno raggiunto, in questi anni, il numero minimo d'interventi per ottenere l'accreditamento e come sia possibile che la Regione non ne fosse al corrente, visto che i numeri erano noti.
Vecchi vuole quindi sapere per quale motivo la Regione, a fronte di "questa violazione grave e continuativa", non abbia revocato l'accreditamento e domanda quali siano le ragioni per cui le stesse due strutture "spesso non siano riuscite a produrre il limite individuale attribuito loro dalla Regione" e perché le "porzioni di budget non consumate siano state trasferite" alla terza struttura del gruppo.


Il consigliere interroga quindi la Giunta per conoscere se sia al corrente di una "nota contenuta nelle delibere regionali riferita al budget destinato annualmente alla cardiochirurgia, di circa 60 milioni nel triennio, in cui si prevede espressamente che se alcune delle strutture accreditate non raggiungono il budget assegnato nell'anno, c'è la possibilità di riassegnare il residuo a altre strutture accreditate che, nel corso dell'anno, abbiano superato il budget loro assegnato". A questo proposito, Vecchi ribadisce che "mentre l'Hesperia Hospital, non potendo sapere se sarebbe rimasto budget residuo da altre strutture, non ha mai superato le risorse assegnate, temendo di non essere poi rimborsata", la terza struttura dell'altro gruppo avrebbe invece "regolarmente usufruito dell'extra budget, utilizzando i fondi non spesi" da altre due strutture.


L'esponente del Pdl chiede poi i motivi per cui "la Regione avrebbe sostanzialmente obbligato il Gruppo Hesperia Hospital a firmare il contratto 2013-2015, pena la privazione del budget di sua pertinenza", e perché nello stesso contratto abbia "preteso d'inserire la dicitura 'le parti prendono atto che i contenuti dei precedenti accordi di alta specialità sono stati sostanzialmente rispettati e che la produzione di prestazioni, per quantità e tipologia, rispecchia gli indirizzi definiti',quando sembrerebbe evidente il contrario".
Vecchi vuole infine sapere a chi ascrivere eventuali responsabilità su questa vicenda e quali iniziative si ritenga opportuno intraprendere per tutelare chi deve sottoporsi ad interventi di alta cardiochirurgia sul territorio regionale, per avere garantita l'alta professionalità che si può ottenere solo in strutture, in cui, come prevede la legge, si effettuino più di 300 interventi annui. (AC)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)


Bologna, 3 settembre 2013 -

Nella provincia di Modena si sono manifestati fenomeni di contagio di focolai della cosiddetta "febbre del Nilo" (West Nile), già evidenziati con la presentazione di un atto ispettivo datato 5 agosto, con il quale Andrea Leoni – Popolo della libertà – chiedeva alla Giunta quali iniziative avesse attivato per evitare il proliferare di queste situazioni. Ora, il consigliere sottolinea come si siano verificati altri 12 casi a Modena e 3 nella provincia di Reggio Emilia, e interroga la Giunta per sapere quale sia lo stato delle iniziative messe in campo per contrastare questo fenomeno, ed evitare il propagarsi dell'infezione a danno dei cittadini più deboli, innanzitutto gli anziani. Secondo Leoni, sarebbe necessario aprire un tavolo interistituzionale "per attivare tutte le strategie e gli interventi necessari affinché si proceda con azioni mirate a bonificare il territorio a rischio di contagio proteggendo nel contempo la salute dei cittadini a rischio".
Nell'interrogazione si sostiene che il piano di disinfestazione contro le zanzare predisposto da diversi Comuni della provincia di Modena appare per lo meno tardivo e non in linea con le necessità, che già dall'inizio di agosto avrebbero dovuto consigliare interventi utili a scongiurare la proliferazione di zanzare.
(rg)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Bologna, 3 settembre 2013 -

Un secondo caso sospetto in fase di accertamento. Confermati ad oggi quattro focolai in Emilia-Romagna. La Regione, in accordo col ministero della Salute, ha adottato tutte le procedure necessarie a porre sotto controllo l'infezione. La trasmissione da persona a persona è eccezionale. L'assessore Lusenti: "Gestita al meglio la situazione dei focolai che si sono sviluppati" -


E' risultata positiva al virus dell'influenza aviaria H7N7 una persona affetta da congiuntivite ed esposta per motivi professionali a volatili malati appartenenti a un allevamento di Mordano, in Emilia-Romagna. Si tratta di un operaio, impiegato con mansione di raccoglitore di uova e pollina. C'è un secondo caso sospetto, in fase di accertamento: è un operaio che lavora sempre nello stesso allevamento.
La Regione Emilia Romagna, in accordo col ministero della Salute, in seguito all'identificazione dei focolai animali, ha adottato immediatamente tutte le procedure necessarie per porre sotto controllo l'infezione. Complessivamente il personale esposto per motivi professionali al rischio di contrarre il virus – e sottoposto a controllo – è di circa 110 unità, tra dipendenti degli allevamenti e operatori attivati per le operazioni di abbattimento. Di questi, 61 lavoratori, tra Ferrara e Mordano, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria attiva (cioè a monitoraggio e controllo quotidiano), in quanto esposti prima dell'individuazione del focolaio.
"Come ci è stato riconosciuto anche dalla Comunità europea, e alla luce della situazione attuale – sottolinea l'assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Carlo Lusenti – , possiamo dire di aver gestito al meglio la situazione dei focolai che si sono sviluppati".
Il virus H7N7 non si trasmette facilmente all'uomo, che può infettarsi solo se viene a trovarsi a contatto diretto con l'animale malato o morto. A differenza di altri virus aviari (per esempio l'H7N9 o l'H5N1), l'H7N7 tende a dare nell'uomo una patologia di lieve entità (come la congiuntivite), come è già stato osservato in un'epidemia verificatasi anni fa in Olanda, dove il 7-8% del personale a stretto contatto con gli animali ha sviluppato una congiuntivite, e circa il 2% una sindrome influenzale. Fatta eccezione per la congiuntivite, la trasmissione da persona a persona è eccezionale, per cui il rischio di comunità è estremamente basso o addirittura irrilevante.
Su indicazione dei Dipartimenti di Sanità Pubblica (DSP) delle due aree interessate, coordinati dal Servizio Sanità pubblica regionale, è stata disposta la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti con indicazione di visita giornaliera da parte del medico competente di tutti i lavoratori per un periodo di 10 giorni dall'ultima esposizione (massimo del periodo di incubazione).
Icontrolli negli allevamenti proseguono senza sosta e allo stato attuale non è emersa nessun altra positività. A oggi si confermano quattro focolai, di cui l'ultimo individuato è quello di Mordano. Le operazioni di abbattimento dei volatili, già terminate in due allevamenti (Ostellato e Portomaggiore), verranno completate e concluse nella serata di mercoledì 4 settembre. / CV

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"