Hamilton domina, Bottas lo segue. Vettel va sul podio, unica gioia di una domenica da dimenticare che consegna la leadership mondiale a Hamilton. Ferrari lontanissime dal vincitore: a Maranello c'è ancora tanto lavoro da fare.
di Matteo Landi
La gioia del box Ferrari è tutta concentrata nella persona di Vettel. Sbronzato dalla gioia dei tifosi in delirio per il loro beniamino di Rosso vestito. Vettel saluta felice, come potrebbe essere altrimenti viste le migliaia di persone che lo acclamano? Un amore incondizionato, un tifo sfrenato, nonostante il pilota di punta della Scuderia abbia tagliato il traguardo "solamente" in terza posizione. Lo scorso anno lo stesso risultato venne salutato da Arrivabene e compagni come un trionfo. Quest'anno a Maranello si giocano il mondiale ed un terzo posto significano 10 punti persi da Hamilton che ha dominato davanti al compagno Bottas. Fortuna che almeno Vettel gioisce, caricato dalla vista di cui i primi tre hanno goduto dal podio, perchè in Ferrari al termine dei 53 giri della gara monzese le facce erano tutte scure. Silverstone e Spa erano le piste più temute dagli uomini del Cavallino: in Inghilterra le previsioni hanno trovato conferma in una prestazione sciapa della Ferrari, condizionata anche da imprevisti alle gomme, una settimana fa in Belgio le previsioni venivano addirittura ribaltate da un Vettel vicino alla vittoria. Ormai la Rossa sembrava pronta a tutto, anche a ben figurare sulla velocissima pista di casa. I motori Mercedes facevano paura ma Vettel e Raikkonen erano certi di poter quantomeno battagliare con Hamilton e Bottas.
Ferrari, podio amaro: Mercedes troppo lontana. Red Bull si gode Ricciardo.
Le cose sono andate diversamente ed i 36 secondi che hanno separatato Vettel dal vincitore, per non parlare del minuto (!!) subito da Raikkonen, bruciano molto più della testa del mondiale persa a vantaggio dell'inglese della Mercedes che adesso vanta tre punti di vantaggio sul rivale. Pochi, pochissimi, se la Ferrari tornerà immediatamente sui suoi standard dimostrando che il Gran Premio di casa è stato solo uno scivolone isolato. Tantissimi, incolmabili, se la batosta tricolore deriva da un'evoluzione Mercedes che ha lasciato sul posto gli uomini di Maranello. Già dalle qualifiche Vettel e Raikkonen hanno capito che sarebbe stata una gara difficile: sul bagnato, 2 secondi e mezzo di distacco dal poleman Hamilton (69 pole per lui, un record) e terza fila sulla griglia di partenza, regalata dalle penalità subite dalle due Red Bull, altrimenti sarebbe stata addirittura quarta fila. Ma a Maranello sapevano che la gara si sarebbe corsa su asfalto asciutto e quindi non avrebbero incontrato di nuovo le difficoltà palesate in qualifica. Vettel come al solito si è battuto come un leone, superando subito Raikkonen ed i sorprendenti Stroll ed Ocon. Issatosi in terza posizione si è dovuto arrendere alla superiorità Mercedes e, nel finale, difendersi dal rimontante Ricciardo, partito dalla penultima fila ed autore del più bel sorpasso della gara ai danni di Raikkonen. Un'altra prestazione maiuscola dell'australiano che sta ridimensionando la baby-star Verstappen: a Monza l'olandese non è andato oltre la decima posizione finale, mostrando una grinta dispersiva sfociata in una foratura dopo un contatto con la Williams di Massa. Quest'anno la fortuna non è dalla sua parte e tutti i nodi vengono al pettine.
Hamilton e Bottas: cavalcata solitaria in casa del nemico
Senza sbavature invece la prestazione di Hamilton e Bottas, come detto assoluti dominatori in una gara che i tifosi Ferrari speravano andasse diversamente, sbeffeggiati dal giro d'onore percorso in parata dalle due frecce d'argento, quasi a rimarcare la superiorità teutonica che oggi più che mai hanno messo in mostra il nuovo leader del mondiale ed il suo compagno di squadra. Dopo la stupenda pole position conquistata sabato in condizioni di aderenza precaria, Hamilton è scappato subito allo start ottimizzando il rendimento della sua vettura. Bottas, partito quarto, si è divorato gli avversari con una facilità disarmante. Se Vettel ha compensato con la solita grinta una manifesta inferiorità di motore, Raikkonen ha mostrato tutti i limiti della cavalleria Ferrari: non siamo certo ai livelli del 2014, primo anno delle power unit, quando la Ferrari veniva sverniciata in rettilineo non solo da Mercedes ma anche da Williams, Force India e chi più ne ha più ne metta, ma la difficoltà messa in mostra da Raikkonen nell'avere la meglio sui modesti Stroll ed Ocon, entrambi motorizzati Mercedes, non è rassicurante. L'ultimo campione del mondo Ferrari ha poi tagliato il traguardo in quinta posizione confermando la posizione di partenza, dopo aver subito la fantastica rimonta di Ricciardo. Una settimana fa Mercedes punzonava la quarta ed in teoria ultima power unit della stagione, con il sospetto che si trattasse di un modo per aggirare la regola degli 0,9 litri massimi da consumare ogni 100 km (l'immissione di olio in camera di combustione a fini prestazionali e di affidabilità è uno dei temi caldi della stagione in corso), in vigore per tutte le power unit omologate da Monza in avanti. Ferrari ha risposto montando per il Gran Premio d'Italia power unit usate, rispondenti al vecchio limite degli 1,2 litri/100 km. Avesso fatto diversamente, viste le prestazioni monzesi, adesso saremmo in un ciclone di polemiche. Invece in Ferrari non ci sono appigli ed urge rimboccarsi ancora una volta le maniche per rimanere aggrappati al sogno iridato.
Poteva essere la gara degli outsider
A proposito dei già citati giovanissimi Stroll e Ocon! Il canadese, dopo una qualifica da sogno che gli ha consegnato la prima fila, mai un pilota così giovane (poco meno di 19 anni) si è qualificato tanto in alto, si è arreso agli eventi di gara giungendo comunque settimo al traguardo. Ocon, al volante di una velocissima Force India, gli è arrivato appena davanti dopo essere partito in terza posizione. Se sui 53 giri di gara si sono ristabilite le gerarchie, sabato sull'asfalto reso viscido dalla pioggia i due piloti hanno messo in mostra tutte le loro qualità: una conferma per Ocon, una rivincita per Stroll, una ventata di freschezza per tutta la Formula 1.
Hamilton vince, la Ferrari convince. Vettel è secondo dopo una lotta al millesimo con l'inglese. La Ferrari va forte anche su una pista a lei meno congeniale.
di Matteo Landi
La Formula 1 torna dalla pausa estiva e lo fa sulla pista più affascinante del mondiale: Spa-Francorchamps, un circuito veloce e molto tecnico, pronto ad esaltare l'efficienza aerodinamica delle Mercedes e la potenza della loro power unit. Una gara vinta com'era facile pronosticare da Hamilton, ma che lascia più di un sorriso in casa Ferrari per com'è maturata la sconfitta di Vettel. Dopo la doppietta ungherese gioire per un secondo posto può sembrare alquanto anacronistico, ma in Ferrari fanno bene a farlo per come è maturato: una gara costantemente negli scarichi della Mercedes di Hamilton, una guerra di nervi, vissuta sui decimi di secondo, con l'altra Mercedes, quella di Bottas, che mai ha impensierito il secondo posto di Vettel. Una gara che dà alla Ferrari la certezza di essere più che mai in lotta per il mondiale, tanto quanto la straripante vittoria ottenuta sulla pista di Budapest, insieme a Montecarlo la più congeniale alle caratteristiche delle vetture di Maranello. Se a Silverstone la Ferrari era uscita con le ossa rotte, dalla pista belga, l'altra tanto temuta dagli uomini di Arrivabene, se ne va con la consapevolezza di avere ormai (quasi) raggiunto le prestazioni della Mercedes non solo sulle piste lente, dove ormai è appurata la superiorità delle vetture del Cavallino, ma anche sulle piste veloci con ampie curve, in cui appunto è determinante avere un'ottima efficienza aerodinamica. Alle Ferrari manca ancora un pò di motore. Si è visto quando nell'ultima parte di gara Vettel ha affiancato Hamilton alla ripartenza dopo il regime di safety car ma nulla ha potuto contro la velocità sul dritto della Mercedes ed ha dovuto desistere. Qualche cavallo in più ed ora festeggeremmo un'inaspettata vittoria Rossa.
Hamilton vince dopo la pole position dei record: 68 come Schumacher, ma attenti ai paragoni
Hamilton tuttavia non ha demeritato, anzi ha messo sul tavolo tutte le sue carte migliori a partire dalla qualifica: 68esima pole position in carriera, al pari del record assoluto di Michael Schumacher. Altri periodi, altre ere, paragoni difficili. Da una parte Hamilton, un pilota che ha debuttato su McLaren, al top nel 2007 insieme a Ferrari, lasciandola, prima del declino attuale, per la Mercedes dominatrice dei tempi nostri. Dall'altra Schumacher, un pilota che debuttò nel lontano 1991 su Jordan, immediamente passato alla buona ma non ottima Benetton di Briatore - squadra che lo stesso tedesco accompagnò con dedizione al titolo mondiale, mai neanche sfiorato in precedenza dalla squadra della nota azienda di abbigliamento - e che lasciò, dopo essersi ripetuto iridato, per fare la storia con la Ferrari, divenendo 7 volte mondiale con una squadra che, quando lo accolse nel 1996, era senza direzione, con prospettive nebulose, senza mondiali piloti dal 1979 e costruttori dal 1983. L'ultima parte di carriera del tedesco, dedicata allo sviluppo della Mercedes divenuta poi invincibile anche grazie ai suoi sacrifici, lo rese fra i piloti più longevi di sempre. Se Hamilton potrà addirittura migliorare il record di pole position che adesso detiene in coabitazione con il campionissimo tedesco lo deve anche a Schumacher, senza nulla togliere alla classe cristallina dell'inglese che quando è concentrato risulta praticamente imbattibile. Chiedere a Vettel, appunto, che gli ha fiatato sul collo per tutti i 44 giri di gara nell'attesa dell'errore che Hamilton non ha mai compiuto. Adesso l'inglese ha ridotto il distacco in classifica mondiale a soli 7 punti da Vettel e fra una settimana a Monza si prevedono scintille per un nuovo capitolo di una delle battaglie mondiali più belle degli ultimi anni.
Raikkonen aggressivo e sbadato: è quarto
A Spa la Ferrari ha sfiorato un doppio podio ma Raikkonen, autore a fine gara di un bellissimo sorpasso ai danni di Bottas, è stato incostante per tutta la gara, beccandosi inoltre una penalità di 10 secondi per non aver rallentato in regime di bandiera gialla: penalità severa ma giusta per un'infrazione sulla quale la Federazione non transige, dopo la tragedia di Bianchi. Il finlandese, fresco di conferma in Rosso anche per il 2018, si merita una sufficienza per l'aggressività mostrata nei sorpassi che lo hanno portato al quarto posto, ma alla Ferrari servirà il miglior Raikkonen per contrastare la Mercedes nell'ultima parte di stagione, quello per intendersi protagonista di una gara da antologia a Budapest. Intanto i tifosi Ferrari si possono rilassare, con la conferma di Raikkonen è arrivata anche quella di Vettel: fino al 2020 il tedesco vestirà di rosso.
Ricciardo, altra grande gara. Hulkenberg il migliore degli altri
Fra Vettel ed il compagno di squadra ha terminato Ricciardo, capace ancora una volta di sfruttare tutte le variabili di gara a proprio favore e terminare a podio anche su piste in cui Red Bull non può spiccare a causa del deficit di potenza del motore Renault. Una stagione meravigliosa quella dell'australiano, capace di mettere spesso in ombra il predestinato Verstappen, ancora una volta bersagliato però dalla sfortuna e destinato al ritiro per problemi tecnici. Grande gara anche di Hulkenberg, sesto al traguardo: da solo sta tenendo in corsa la Renault contro Williams, Toro Rosso e Haas nella lotta per il quinto posto finale fra i costruttori, anche se il suo compagno Palmer per una volta era sembrato veramente in palla fin dalle qualifiche ma tartassato da problemi di affidabilità non è riuscito ad andare oltre al 13esimo posto.
Force India: adesso la rivalità Perez-Ocon è pericolosa
Con il quarto posto nel mondiale praticamente in tasca in Force India dovranno rivedere le regole di ingaggio dei loro piloti: si ringraziano per aver dato pepe ad una gara che, lotta mondiale Hamilton-Vettel a parte, stava poco entusiasmando ma la rivalità Perez-Ocon è diventata pericolosa per loro e per gli altri piloti. Due incidenti in una sola gara sono decisamente troppi, considerando anche che sono entrambi avvenuti ad alta velocità ed il secondo ha azzoppato le speranze della squadra indiana, solo nona al traguardo con Ocon, ed ha lasciato in pista tanti pericolosi detriti obbligando la direzione gara all'ingresso della safety car. Serve una doccia fredda ai due piloti Force India, adesso arrivano Monza e le velocità record, i nervi dovranno essere ben saldi.
I lavoratori Ferrari riceveranno a gennaio un premio "eccezionale" di 5 mila euro deciso dalla direzione aziendale grazie agli ottimi risultati economici e produttivi conseguiti dalla Ferrari nel 2016. Fim: «Meritato riconoscimento alla professionalità dei lavoratori».
Modena, 23 dicembre 2016
«Un premio per i lavoratori è sempre una buona notizia, così come sono buone notizie anche le numerose stabilizzazioni di lavoratori ottenute grazie alla stipula del contratto integrativo aziendale». Il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti commenta così la comunicazione che i lavoratori Ferrari riceveranno a gennaio un premio "eccezionale" di 5 mila euro deciso dalla direzione aziendale grazie agli ottimi risultati economici e produttivi conseguiti dalla Ferrari nel 2016.
«È l'ennesima conferma del valore umano e professionale dei dipendenti Ferrari e la dimostrazione che le scelte sindacali compiute insieme all'azienda in questi anni producono benefici per i lavoratori – afferma Uriti – Visto che i brillanti dati economici hanno spinto l'azienda a erogare il premio straordinario, ci aspettiamo un risultato molto positivo anche sul versante del premio di competitività aziendale, che ha puntato forte su un indicatore economico puro, associato a parametri produttivi e qualitativi aziendali in termini di autovetture prodotte. La Fim Cisl – prosegue Uriti - conosce bene la differenza tra un premio di erogazione aziendale e un premio contrattato con il sindacato. Proprio per questo rimarca i risultati ottenuti attraverso la firma del contratto collettivo integrativo aziendale, che ai lavoratori Ferrari ha portato stabilizzazioni e un premio che, a regime, supererà in modo significativo i 5 mila euro». Anche Ferdinando Uliano, componente della segreteria nazionale Fim Cisl e responsabile del settore auto, giudica positivamente le comunicazioni aziendali sulle stabilizzazioni dei lavoratori. «Quando si confermano e aumentano gli occupati, quando l'azienda aggiunge un'erogazione straordinaria, oltre all'ottimo premio di risultato ottenuto con il contratto aziendale, abbiamo la dimostrazione che la strada intrapresa è quella giusta, smentendo chi – conclude il segretario Fim Cisl - dava giudizi negativi sullo spin-off Ferrari da Fca».
(Fonte: Cisl Modena)
L'inglese ne vince un'altra e fanno quattro di fila. Rosberg calimero e schiaffeggiato dai commissari. Ferrari, quinta e sesta, dove sei? La squadra di Maranello sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente.
Parma, 1 agosto 2016
Di Matteo Landi
Quarta vittoria consecutiva, 19 punti di vantaggio nel mondiale sul principale inseguitore, per Hamilton la pausa estiva non poteva arrivare in momento migliore. Quasi un mese utile per rilassarsi prima di ripartire ancora più forte per l'ultima parte di campionato. Quattro settimane di pausa che serviranno alla Ferrari per riordinare le idee e cercare di capire quale direzione prendere ora che la retta via è definitivamente smarrita. Come le speranze mondiali di Vettel, ormai ridotto a semplice comparsa che raccoglie qualche punto iridato anzichè vittorie ed a lottare solo con il campagno di squadra. Quest'ultimo al momento risulta essere la vera nota positiva di questo 2016 ferrarista: il finlandese adesso ha prestazioni analoghe e talvolta superiori a quelle di Vettel, come visto sabato quando si è qualificato quinto davanti al compagno. Peccato che in gara le due Ferrari abbiano visto il traguardo a posizioni invertite ma sempre in quinta e sesta posizione. Lontane dalle Mercedes e stavolta anche dalle Red Bull che hanno lottato per gli altri due gradini del podio con Rosberg, sconfitto e solo quarto.
Rosberg giù dal podio: commissari ancora protagonisti in negativo
Il tedesco, dopo la bella pole position conquistata sabato, è partito male e davanti al suo pubblico è stato pure bastonato dai commissari con 5 secondi di penalità a seguito di un sorpasso aggressivo su Verstappen. L'olandese ha preferito difendersi andando oltre i limiti della pista, invece di alzare il piede e lasciar sfilare l'avversario che all'interno della curva era arrivato decisamente lungo, e provare a ripassarlo in accelerazione. La manovra di Rosberg è stata sicuramente rischiosa ma non scorretta e di fatto gli aveva permesso di guadagnare in pista la posizione. Non è forse il tipo di spettacolo che chiedono i tifosi? Peccato che i commissari abbiano deciso di sanzionarlo dando involontariamente una mano a Verstappen, giunto al traguardo ancora sul podio, dietro al compagno Ricciardo.
L'assurdo valzer delle regole
Se non fosse per la schizofrenia con la quale Charlie Whiting cambia il modo di interpretare il regolamento sembrerebbe che "il sistema Formula 1" cerchi in qualche modo di "salvaguardare" il rendimento della nuova star Verstappen. In Germania, infatti, sono cambiate ancora le regole sui team radio, nuovamente consentiti senza restrizioni, se non nel giro di ricognizione. Si è visto inoltre un balletto imbarazzante riguardo alla possibilità data ai piloti di oltrepassare, all'uscita di alcune curve, i limiti della pista dettati dalle linee bianche. Il risultato è stata una confusione regolamentare che ha portato addirittura alla protesta dei team principal di Mercedes, Red Bull e Ferrari oltre al rischio di un'ulteriore perdita di consenso tra i fans. Una Formula 1 che vive del monotono dominio Mercedes e della discesa Ferrari non ha alcun bisogno del caos regolamentare che recentemente sta attraversando il Circus.
Ricciardo: che gara!
Hamilton a parte, assoluto dominatore, si è rivisto il Ricciardo grintoso del 2014, quello che mise in difficoltà l'allora compagno di squadra Vettel e che conquistò tre vittorie in un altro dei campionati dominati dalle Mercedes. Grazie al podio conquistato dai piloti Red Bull la squadra austriaca è ora seconda nel mondiale costruttori a discapito della Ferrari.
Ferrari: sembra di rivivere il 2014
La squadra di Maranello sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente: la separazione con James Allison. L'ingegnere, presente negli anni d'oro di Schumacher ed artefice del ritorno ai vertici della Lotus nei campionati 2012 e 2013, e ora colpito da un grave lutto familiare, viene sostituito (provvisoriamente?) da Mattia Binotto, già "direttore motori" ma alla prima esperienza in qualità di direttore tecnico. Tutto sembra riportare la Ferrari nel caos di fine 2014, quando c'era una squadra da ristrutturare e da riportare ai vertici. Ristrutturazione che al momento sembra essere fallita ed alle porte c'è un 2017 che porterà con se radicali cambiamenti nel regolamento tecnico. Per come stanno le cose a Maranello potrebbero non approfittare di una rivoluzione tecnica anche più rilevante rispetto a quella aerodinamica e telaistica che portò al dominio Red Bull ed a quella motoristica che ci ha consegnato la Mercedes attuale. Persa definitivamente la possibilità di vincere il campionato, la matematica non lo esclude ma le prestazioni si, la Ferrari dovrà cercare nelle ultime nove gare di riportarsi davanti alla Red Bull e per farlo dovrà trovare quegli aggiornamenti tecnici e quella serenità fino ad ora mancati in questo campionato.
Nella busta di paga di aprile i dipendenti della Ferrari troveranno 2.570 euro in più. Si tratta del premio di competitività per aver raggiunto nel 2015 degli indicatori previsti nel contratto aziendale.
Modena, 21 aprile 2016
Ne danno notizia i sindacati Fim Cisl Emilia Centrale, Fismic Modena, Uilm Uil Modena e Reggio Emilia e la rsa (rappresentanza sindacale aziendale) di stabilimento, che esprimono soddisfazione per il premio, il più alto nei quattro anni di vigenza del contratto aziendale firmato il 30 maggio 2012.
«La direzione aziendale ci ha comunicato che l'anno scorso la Ferrari ha avuto un buon andamento produttivo, di qualità e redditività – spiegano le segreterie di Fim, Fismic e Uilm - Questi risultati permetteranno a ogni lavoratore che l'anno scorso non abbia superato gli otto giorni di assenza di ricevere in aprile un saldo di 2.570 euro, dopo i due acconti di mille euro uguali per tutti ricevuti a giugno e ottobre 2015. Il totale annuo ammonta così a 4.570 euro; tale cifra media sarà modulata sulla base della maggiore-minore continuità lavorativa e potrà variare in base alla tabella definita in sede di contratto. Per chi non ha fatto assenze è prevista una maggiorazione del 5 per cento, pari a ulteriori 228 euro, per un premio complessivo di 4.798 euro».
Le segreterie di Fim Cisl Emilia Centrale, Fismic Modena, Uilm Uil Modena e Reggio Emilia e la rsa di stabilimento ritengono positivo il risultato, ottenuto grazie all'impegno di tutti i lavoratori che hanno condiviso l'accordo firmato tre anni fa dal sindacato che contratta. Gli stessi sindacati, incontrando i lavoratori in assemblea, hanno illustrato la trattativa in corso per rinnovare entro il 2016 un contratto aziendale in linea con le aspettative delle maestranze Ferrari.
(Fonte: ufficio stampa CISL MO)
Ferrari sul podio con Vettel e quinta con Raikkonen. Una gara di rimonta per le due Ferrari. Ancora una volta il podio sa però di occasione persa. Intanto Rosberg domina ancora.
Di Matteo Landi
Parma, 18 aprile 2016
Non ci fosse stato Rosberg davanti a tutti, vincitore senza affanno, la gara cinese sarebbe rimasta negli annali come una delle più spettacolari della storia. Pronti, via e subito contatto tra le due Ferrari. Raikkonen, qualificatosi terzo davanti a Vettel, dopo una partenza felice va largo alla prima curva, il compagno di squadra per un attimo lo copia poi, riprendendo la giusta traiettoria, si ritrova all'interno un arrenbante Kvyat. Ne viene fuori la collisione che determina l'andamento del gran premio, soprattutto delle due Ferrari, costrette a risalire dalle posizioni di rincalzo, con Raikkonen nelle vesti del più penalizzato fra i ferraristi costretto ad un giro al rallentatore con l'anteriore della sua Ferrari estremamente danneggiato. Nel frattempo Hamilton, partito dal fondo dello schieramento per un problema alla sua power unit occorso durante le qualifiche, rimane incastrato nel parapiglia generato al via dalle due Ferrari e della Red Bull di Kvyat e si ritrova anch'egli costretto ad una gara di rimonta dopo un primo giro compiuto senza ala anteriore. Tre vetture top costrette a rimontare, sorpassi a non finire. Sarebbe lo scenario ideale di Ecclestone per ogni gran premio. Ma fino a quando ci sarà questo Rosberg, i sogni del grande boss della Formula 1 non troveranno realizzazione.
Rosberg: solido e vincente
Il tedesco di casa Mercedes è stato ancora una volta impeccabile per tutto il weekend: sabato pole position, domenica dominio incontrastato. Ci ha provato Ricciardo, balzato in testa alla prima curva, ma si è dovuto arrendere ad una foratura improvvisa dopo pochi chilometri. Rosberg, comunque in agguato, senza la necessità di tentare un sorpasso ha conquistato la testa della corsa. La fortuna, si sa, aiuta gli audaci e l'inizio di campionato di Nico è veramente audace: terza vittoria su tre gare, la sesta consecutiva se si considera il finale della scorsa stagione. Il contrario di Hamilton, vittima di quei problemi che spesso accadono ai gregari ed adesso colpiscono il pluricampione del mondo. Che sia un segno del destino?
Vettel, Raikkonen ed Hamilton: che spettacolo! Ma le gare si vincono...sabato
Il risultato finale dimostra che le basi di una vittoria si gettano di sabato. Il giorno decisivo per Hamilton che si è ritrovato di colpo senza macchina e senza tempo, e per Raikkonen e Vettel che, con una vettura da pole position, hanno entrambi sbagliato la penultima curva del tracciato non andando oltre la terza e quarta posizione in griglia, superati da un veloce Ricciardo e pesantemente staccati da un Rosberg mai così solido mentalmente. Chissà che non sia la volta buona per un pilota dato da molti come "bollito", consumato dal confronto con il plurititolato compagno di squadra Hamilton. Quest'ultimo, con una vettura acciaccata, è parso in Cina meno determinato del solito ed in difficoltà nell'avere ragione degli avversari. Lo dimostra la settima posizione finale, confrontata con il quinto posto di Raikkonen ed addirittura il secondo posto conquistato da Vettel, quest'ultimo autore di un weekend da quattro in pagella fino alla prima curva della gara ma da campione assoluto nei circa 300 km restanti di corsa, nonostante una vettura danneggiata anche in un contatto con Bottas.
Ferrari: qual'è il vero potenziale?
Ancora una volta per la Ferrari si è trattato di un podio amaro, di quelli che non regalano i festeggiamenti di una "quasi" vittoria ma i sorrisi incerti di un'occasione persa. A fine gara Vettel recrimina per il comportamento tenuto al via da Kvyat, per altro ottimo terzo al traguardo. La realtà è che per la terza volta di fila la squadra di Maranello non riesce a sfruttare al massimo il potenziale di un'ottima vettura e lascia l'estremo oriente con la sensazione di non sapere ancora quale sia la reale distanza che c'è fra le prestazioni della rossa e quelle della Mercedes. Intanto i punti di distacco dal leader Rosberg salgono. La stagione è ancora lunghissima, la squadra tedesca ha dimostrato con i problemi avuti sabato da Hamilton di non essere l'armata indistruttibile della scorsa stagione. Ma la Ferrari dovrà saperne approfittare.
Nome SF16-H. Obiettivo vittoria. La squadra di Maranello presenta la nuova creatura che quest'anno punterà al mondiale. Colori che si rifanno al passato glorioso per un presente ricco di speranza. Vi sveliamo la nuova monoposto.
Di Matteo Landi
Parma, 20 febbario 2016
Bianco, nero e tanto rosso, ovviamente. Sono i colori della nuova Ferrari ed erano i colori della Ferrari che tornò al mondiale nel 1975 con Lauda dopo un digiuno che durava dal 1964, quando la rossa vinse il mondiale con Surtees. Per certi aspetti, quelli che forse contano meno, a Maranello si torna al passato. Come l'aspetto visivo. Una colorazione che inoltre strizza l'occhio a Philip Morris, invisibile ed ormai storico sponsor Ferrari, richiamato anche nel logo che campeggia sul cofano motore della nuova creatura.
Nella sostanza però si guarda avanti, a partire dal nome della vettura: SF16-H, abbreviazione di Hybrid. Per la prima volta dal 2014 la nuova formula ibrida si trova anche nel nome, forse a voler evidenziare la definitiva maturazione Ferrari nell'utilizzo di questa tecnologia. Il passo avanti fatto dagli uomini di Maranello è stato enorme. Non volendosi soffermare sulla seppur bella colorazione si nota da subito il lavoro di miniaturizzazione e ricollocamento delle componenti della power unit, evidenziato da un posteriore snello e filante degno di una top model. E per tornare al top, senza puntare solamente alle vittorie di tappa, è stata rivista completamente l'aerodinamica non solo posteriore ma anche anteriore, con un muso più corto che raggiunge le dimensioni e l'altezza da terra imposte dal regolamento grazie ad una piccola proboscide, intelligente artifizio "copiato" dalla Williams 2015, che tuttavia non rende più brutta la vettura.
La presentazione sul web è stata introdotta dal Team Principal Arrivabene, lo Chief Designer Simone Resta, il Power Unit Director Mattia Binotto, dal Direttore Tecnico James Allison e dai due piloti Vettel e Raikkonen. Con il promotore del "cambiamento" Marchionne che stavolta si è fatto da parte, dopo aver nei giorni scorsi dichiarato l'obiettivo del 2016: la conquista del mondiale. L'anno scorso, di questi tempi, il presidente auspicava di poter tornare a vincere qualche gran premio. Due, possibilmente tre. Un anno dopo, centrato l'obiettivo, si spera più che mai che possa mantenere l'ennesima promessa. Per farlo si affida ad una monoposto finalmente creata sulle indicazioni di James Allison. La seppur vincente SF15-T in realtà era figlia della precedente gestione Tombazis, sviluppata poi dall'ingegnere inglese oggi direttore tecnico Ferrari. Quest'ultimo ha innanzitutto riportato la semplicità laddove la complessità aveva creato più danni che benefici, vedi la sospensione anteriore che da pull-rod è tornata allo schema push-rod. Consapevole poi della raggiunta competitività della power unit Ferrari ha quindi spinto sull'aerodinamica e considerando le "sue" Lotus, particolarmente "gentili" con le gomme, con le quali tornò alla vittoria Raikkonen, c'è da credere che tale caratteristica possa essere un pregio della nuova nata e che anche il finlandese possa riportarsi costantemente in alto, pronto a vincere quando possibile ed a fungere da importante supporto a Vettel, punta di diamante della Scuderia.
Dopo un 2014 disgraziato ed il ritorno al sorriso nella scorsa stagione con tre vittorie, alla Ferrari l'euforia è alta. Indiscrezioni indicano dati delle simulazioni particolarmente positivi. Vediamo se si tradurranno in vittorie e se l'obiettivo mondiale verrà centrato. Da quei coriandoli che quasi soffocavano Raikkonen campione del mondo sul podio di Interlagos sono passati quasi nove anni. I tempi della riscossa sono maturi. Mercedes e Hamilton sono avvertiti.
Sarà presentato a BUK, festival del piccola e media editoria, a Modena, oggi, sabato 20 febbraio alle 17. "Lettere di Corsa" (Damster Edizioni) un libro che attraverso le lettere che Bruno Solmi, tecnico della Ferrari, inviava alla sua famiglia, dipinge il ritratto di un'epoca. L'autore è Enrico Solmi, figlio di Bruno.
Di Manuela Fiorini – foto Enrico Solmi
Modena, 13 febbraio 2016
Ferrari è un brand conosciuto in tutto il mondo. Le auto, la velocità, le gare, i piloti, ora anche i parchi tematici. Dietro al successo del Cavallino Rampante, tuttavia, ci sono uomini e donne che hanno lavorato e lavorano "dietro le quinte", dando il loro indispensabile contributo alla fama della celebre casa di Maranello. Tra di loro c'era anche Bruno Solmi, che per vent'anni ha seguito le corse delle "rosse", sia in Formula Uno che in altre categorie, come cambista per la prima squadra. Era stato assunto da Enzo Ferrari a 16 anni, nel 1943, durante la guerra, quando la allora Auto Avio Costruzioni si era trasferita a Maranello. Aveva poi frequentato una scuola di professionale, che poi sarebbe diventato l'Istituto Ferrari e si era specializzato meccanico. Nel 1945, era sfuggito a un rastrellamento, grazie alla misericordia di un sergente di origini polacche, che si era impietosito vedendo sua madre pregare per il figlio con in mano un crocifisso, era riuscito a fuggire sugli Appennini, dove si era unito alle Brigate Partigiane. Dopo la fine della Guerra, era tornato a lavorare alla Ferrari per iniziare la sua carriera di meccanico da corsa sempre in giro per il mondo. Dalle città in cui si svolgevano le gare, Bruno Solmi inviava lettere alla famiglia lontana. Erano missive piene di sogni, speranza, passione, umanità, nostalgia di casa, che si mescolavano alla cronaca degli avvenimenti sportivi.
Quelle lettere rivivono oggi nel volume "Lettere di Corsa. Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari", pubblicato da Damster Edizioni e scritto dal figlio di Bruno, Enrico Solmi. Il volume, che sarà presentato a BUK, festival della piccola e media editoria, sabato 20 febbraio alle ore 17.30, presso la Sala Longo Samuele Chimisso, è diviso in capitoli, uno per ogni anno e i ordine cronologico, secondo la data della lettera. All'inizio di ogni capitolo, una breve introduzione aiuta il lettore a inquadrare meglio le lettere nel loro contesto storico. "Lettere di Corsa" non è un libro sulla Ferrari, anzi è "anche" un libro sulla Ferrari, ma il mito del Cavallino Rampante cede qui il passo alla storia familiare di un uomo che ha vissuto con passione e sacrificio il suo lavoro, che lo ha tenuto spesso lontano dalla famiglie e dagli affetti. E' anche l'omaggio di un figlio al padre, scomparso troppo presto e un affresco che descrive la vita di quegli uomini umili, fortemente legati alla loro terra.
Ne abbiamo parlato con l'autore.
Come nasce Lettere di Corsa e perché hai deciso di raccogliere in questo libro le lettere di tuo padre Bruno?
"Il plico di lettere mi è stato consegnato da mia madre che le conservava gelosamente. Me le consegnò poco prima di morire qualche anno fa, raccomandandosi di averne cura dicendomi «leggile e ricordaci, perché è tutto quello che resterà di noi dopo che me ne sarò andata». Non ebbi il coraggio di leggerle subito e le misi da parte per riprenderle solo qualche tempo dopo. La spinta alla pubblicazione è arrivata per diversi motivi: far conoscere la storia di mio padre, uomo umile e schivo ma pieno di passione e di fame di conoscenza; dare uno sguardo al mondo Ferrari negli anni eroici, uno sguardo da dietro le quinte dei riflettori; infine, e soprattutto, il mio istinto di scrittore mi aveva fatto intravedere in questa raccolta di lettere, un vero e proprio romanzo di formazione, una storia esemplare di un ragazzo italiano nell'immediato dopoguerra, che partendo dal nulla si costruiva una vita anche grazie a un mestiere molto particolare come quello del meccanico da corsa di un mito mondiale come Ferrari, che portò lavoro in una zona dove la guerra civile era stata particolarmente cruenta".
Cos'hai provato rileggendo le lettere di tuo padre?
"Certamente una forte emozione: stavo rileggendo la storia della mia famiglia, narrata da mio padre e da mia madre. Quelle parole erano talmente vivide che quasi potevo sentire la loro presenza al mio fianco.
Alcuni episodi mi erano noti, molti altri no. Ho potuto inoltre capire diverse cose, all'interno delle
dinamiche famigliari, a cui non avevo fatto caso in passato".
La lettura della corrispondenza tra i tuoi genitori ti ha aiutato a conoscere meglio tuo padre o ha rivelato aspetti del suo carattere che non conoscevi?
"Diciamo che in parte hanno confermato la persona che mi ricordavo fosse. Una persona sensibile, molto legata alla famiglia. Ha sempre dimostrato una grande passione per il suo lavoro. Ricordo il suo orgoglio e la sua soddisfazione quando raccontava aneddoti dei suoi viaggi. Una cosa però traspare dalle lettere e che non avevo percepito: la grande sofferenza nello stare lontano da casa e della frammentarietà delle notizie che riusciva ad avere. Ricordiamoci che la lettera era un mezzo piuttosto precario. Spesso arrivavano in ritardo, magari quando si era già spostato. Poteva passare un mese senza che ricevesse notizie. Direi che il ritratto che ne esce rispetto a come lo ricordo è di una persona combattuta tra la passione e la necessità del lavoro, un lavoro importante che dava soddisfazione, e la nostalgia della famiglia".
Tra i documenti storici riportati nel libro, c'è anche il telegramma che Enzo Ferrari scrisse alla tua famiglia per fare le condoglianze in seguito alla scomparsa di tuo papà. Un gesto che sottolinea l'importanza di ogni lavoratore aveva allora per l'azienda per cui lavorava. Approccio che oggi, è venuto meno.
"Il periodo in cui padre iniziò a lavorare in Ferrari era proprio l'inizio dell'avventura, erano tempi eroici, terribili, difficili, incoscienti ma indubbiamente pieni di fascino e più ingenui o genuini. I rapporti umani erano molto più stretti, anche perché l'elemento umano era fondamentale e indispensabile. Come ho detto si trattava solo di una piccola officina all'inizio, basta confrontare le foto dei meccanici di allora con quelle di adesso. Certo le condizioni di lavoro erano più dure e la sicurezza lasciava a desiderare. Credo che quello che si possa recuperare di quei tempi sia lo spirito, l'amicizia e i valori in cui quegli uomini credevano. Oggi tutto è migliorato, ma è tutto più asettico, complici anche gli enormi interessi in ballo".
Che cosa ti auguri per "Lettere di corsa"?
"Innanzitutto spero possa piacere a un pubblico il più vasto possibile e non solo ai semplici appassionati. Libri sulla Ferrari ne sono stati pubblicati migliaia e non sentivo il bisogno di farne un altro. La mia intenzione era di parlare di un uomo, di un ragazzo uscito dalla guerra senza nulla tranne la sua voglia di fare e di imparare. Un ragazzo che ha contribuito, per la sua parte, a creare il mito che è la Ferrari oggi. Una storia italiana esemplare direi, piena di emozioni, sentimenti genuini, dolori, amori, delusioni, gioia. Il tutto senza nessuna retorica e assolutamente vero, realmente accaduto. Il messaggio che vorrei lasciare al lettore è che l'esempio di mio padre possa far riflettere su come si possa vivere facendo qualcosa di grande continuando ad amare le cose semplici e fondamentali della vita, con umiltà e senza l'arroganza di volerlo mostrare".
Info
Enrico Solmi
Lettere di corsa.Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari
Damster Edizioni 2016, 190 pag, € 14
La borsa di Milano da il benvenuto al marchio di lusso forse più famoso al mondo. Ferrari tiene nel giorno più nero che rosso delle borse europee. La leggenda di una casa automobilistica e di una piccola Scuderia.
di Matteo Landi 5 gennaio 2016 - Un avvio in pompa magna che ricorda per certi versi quello dello scorso 21 ottobre a Wall Street.
La facciata del palazzo della borsa di Milano si tinge di rosso con bolidi in bella mostra ad evidenziare l'evento del giorno: la quotazione Ferrari presso la borsa italiana. Marchionne, John Elkann, Amedeo Felisa ed il figlio del Drake, Piero Ferrari, aprono le contrattazioni che sanciscono lo scorporo di Ferrari da Fca, la fine di un matrimonio celebrato nel 1969. Alla presenza del Presidente del consiglio Matteo Renzi che ha dato il benvenuto della borsa italiana al marchio italiano forse più famoso nel mondo.
L'avvio, nei numeri, è risultato ben distante dal debutto americano. La giornata più nera che rossa della borsa italiana ha trascinato subito verso il basso il valore delle azioni Ferrari: dopo l'apertura a 43 euro è sceso sotto la soglia dei 42 per poi chiudere a 43,67 a fronte di una perdita del quasi 5 % per Fca.
Un avvio difficile, anche se tuttavia visto il pessimo andamento delle borse europee si può dire che Ferrari abbia retto il colpo. Intanto in America le azioni che il 21 ottobre avevano persino toccato i 60 dollari adesso oscillano fra i 46 ed i 48. Per Ferrari la strada è ancora lunga, ma il grande passo è stato fatto. Una storia di emozioni che adesso si fa di numeri.
La leggenda di un casa automobilistica e di una piccola Scuderia che prima di far correre auto proprie portava in pista vetture Alfa Romeo. Quando nel 1951 Gonzales detto El Cabezon vinse il primo gran premio di Formula 1 della storia della Scuderia di Maranello, battendo l'intera squadra Alfa Romeo, ad Enzo Ferrari sembrò di aver ucciso sua madre. Oggi la Ferrari si separa ancora, stavolta da Fiat. Una storia più di numeri che di emozioni, il naturale passaggio per un'entità che adesso si fa grande, in attesa di tornare ad esserlo anche sulle piste del mondiale di F1 come auspicato dal Presidente Marchionne, già dal prossimo 20 marzo in Australia.
Il mondiale va in archivio con un'altra vittoria Mercedes. La Ferrari ancora sul podio conferma di essere tornata grande. Raikkonen ritrova il sorriso, Vettel rimonta dal fondo dopo un sabato da incubo. Per la Ferrari inizia l'inverno della rimonta. -
Parma, 30 novembre 2015 - di Matteo Landi -
Nella fine il principio. Otto mesi dopo la Ferrari chiude come aveva aperto: a Melbourne Vettel riportò il sorriso ed il podio alla Ferrari, questa domenica un consistente Kimi Raikkonen torna sul podio e chiude un'annata che vede il ritorno della Ferrari alle posizioni che merita per storia e blasone. Al termine della stagione 2014 a Maranello si leccavano le ferite dopo un'ultima gara terminata mestamente in 9a e 10ima posizione a quasi un minuto e mezzo dalla Mercedes. In un anno la squadra italiana ha rosicchiato gran parte di quel distacco ed il risultato di Yas Marina le va pure stretto perchè con qualche errore in meno, uno colossale, la Ferrari avrebbe concluso ancor più vicina alle Mercedes di Rosberg ed Hamilton, giunti nell'ordine al traguardo.
Ferrari: manca poco ma basta errori
Se Raikkonen ha da recriminare su un pit stop più lento di circa 4 secondi che tuttavia non ha compromesso il suo risultato finale, per Vettel il discorso è diverso: un grave errore di valutazione del box Ferrari non ha permesso al tedesco di accedere alla seconda manche di qualificazione relegandolo alla 15esima posizione della griglia. La stagione di Vettel si è così conclusa con una bellissima rimonta che lo ha portato alla quarta posizione finale, ma il passo del tedesco, spesso al livello dei primi, lascia pensare che per lui sia stata un'occasione persa. Forse non avrebbe vinto, e non è scontato che avrebbe fatto meglio del compagno Raikkonen ma se la Ferrari il prossimo anno vorrà lottare per il titolo e non solo per le vittorie di tappa dovrà fare tesoro di certi errori perchè per superare questa Mercedes, all'apparenza imbattibile, c'è bisogno della perfezione. La squadra tedesca ha ancora una volta vinto e siglato una doppietta ma in questo inverno dovrà ritrovare quella serenità nel box che sembra andata persa e che, in vista di una sfida più accesa con le Rosse, sarà necessaria per vincere ancora.
Mercedes: successo e tensioni
A fronte di una vettura infallibile a scricchiolare sembra essere il lato umano della squadra teutonica: il fatto che Rosberg vinca tre gare di fila, ma solo a titolo ormai acquisito dal compagno Hamilton, lascia intendere che il tedesco rende al meglio solo quando è senza pressione, caratteristica non certo dei grandi campioni. Ed Hamilton durante la gara entra ancora in conflitto con il proprio box ed in mondo visione mostra tutta la sua attitudine prevaricatrice salvo poi assecondare le indicazioni del team, che a sua volta ingessa i piloti all'interno di strategie conservative ed assolutamente allineate. Grave errore quando hai in squadra un pilota che non accetta mai la sconfitta a costo di sembrare arrogante.
Alonso: il campione senza sorriso
Il primato dell'arroganza spetta tuttavia ad Alonso: un anno vissuto al volante di una delle peggiori vetture del lotto lo ha reso ancora più ingestibile per una squadra come la McLaren che ha bisogno di professionalità e serenità per poter risalire la china. Quando il pilota spagnolo, in fondo alla classifica dopo essere franato alla partenza contro l'incolpevole Maldonado, ha proposto al proprio ingegnere il ritiro volontario, all'interno del box devono essere cadute le braccia a tecnici ed ingegneri che hanno bisogno di più km possibili per poter immagazzinare dati utili allo sviluppo. Già in prova Alonso aveva mostrato del preoccupante nervosismo dando via radio degli idioti ai colleghi Grosjean e Stevens. A tanti avrà ricordato l'analogo team radio rivolto ai suoi ingegneri ai tempi che correva per il cavallino rampante, a dimostrazione che il lupo perde il pelo ma non il vizio.
McLaren: la grande in disgrazia ringrazia Button
La McLaren al momento può tuttavia contare sulla serietà e dedizione mostrate da Button: il campione del mondo 2009 in gara non si è mai tirato indietro nei duelli ruota a ruota contro vetture molto più veloci della sua in rettilineo facendo dell'esperienza la sua arma di forza. Il 12esimo posto finale non premia la sua tenacia ma rispecchia tutto il potenziale di una vettura che ha portato la McLaren al penultimo posto della classifica costruttori, dietro a team dal budget nettamente inferiore come Force India, quinta e mai così il alto, ad una Lotus sull'orlo del fallimento ma giunta sesta, ad un piccolo team come la Toro Rosso, settima e persino ad una squadra fortemente indebitata e dal futuro incerto come la Sauber.
I riflettori di Abu Dhabi salutano il mondiale 2015
Con Abu Dhabi si chiude un altro anno di Formula 1. La stagione della conferma Mercedes e del ritorno Ferrari, con Vettel vincente in tre gare e terzo in classifica finale davanti al compagno Raikkonen che col terzo posto di Yas Marina vince la lotta col connazionale Bottas e si aggiudica la quarta posizione nel mondiale. Fra i riflettori di Abu Dhabi ed il sole di Melbourne passeranno poco più di tre mesi. Vedremo se basteranno agli uomini di Maranello per completare la rimonta.
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