La F1 si arrende al Virus: cancellato il debutto stagionale. Un meccanico McLaren infetto, ore di caos. Il mondo dorato del Circus si scopre vulnerabile e scopre la realtà.
di Matteo Landi
"Siamo delusi, come lo sono i fans. Questa è una delle gare che attendiamo di più, ci spiace molto non averne potuto garantire il regolare svolgimento". Chase Carey, il grande Boss della Formula 1, ha creduto fino all'ultimo che si potesse disputare il Gran Premio d'Australia, prima gara del campionato 2020. Poi le amare parole che ne decretano la resa all'evidenza dei fatti. Anzi, ben oltre. Nei giorni antecedenti il weekend di gara, che non si disputerà, il personale Ferrari ed AlphaTauri, proveniente da Maranello e Faenza, era finito nell'occhio del ciclone. L'Italia, il paese d'Europa più colpito dal Coronavirus, avrebbe potuto contagiare gli altri attori del Circus iridato e mettere a rischio la salute dei cittadini australiani. A Melbourne intanto proseguivano i preparativi di un fine settimane di gara a lungo atteso, 300.000 biglietti venduti. Tanti tifosi pronti a sedersi uno accanto all'altro senza alcuna misura preventiva, il Virus sembrava qualcosa di lontano per loro. Due giorni fa sono trapelate però le prime indiscrezioni destabilizzanti: 4 membri delle squadre McLaren, Haas e Williams in autoisolamento per sospetto Coronavirus. Il Giovedì è poi arrivata la bomba: un meccanico McLaren risultava positivo al test. D'un tratto il dorato mondo della F1, quel pianeta che credeva incoscientemente ed irresponsabilmente di poter sfuggire alla morsa del contagio lasciando prevalere gli interessi economici, si è ritrovato catapultato in una realtà diversa: quella "reale". McLaren annuncia il ritiro preventivo dalla gara, Hamilton rilascia dichiarazioni critiche nei confronti della governance F1, attenta solo ai soldi, i piloti iniziano ad ipotizzare uno sciopero. Il caos, a Melbourne, regna sovrano. Tre squadre si oppongono all'annullamento della gara: Red Bull, AlphaTauri e Racing Point. Il marchio più fashion, giovanile ed "ipersorridente" della F1, quello dei bibitari (anche nella moda con, appunto, AlphaTauri), getta la maschera e ricorda a tutti che la salute è importante ma che senza gare a breve potrebbe avere problemi con gli sponsor. Racing Point, la squadra del potente Lawrence Stroll, futura Aston Martin, si allinea alle scelte Red Bull. Quando la notizia della mancata disputa della gara diviene finalmente ufficiale all'Albert Park il clima è surreale: i tifosi stavano entrando in circuito, la F1 biposto, che porta a spasso personaggi più o meno noti, passeggeri di ex piloti del Circus, rombava in pista. Ed adesso si vocifera che forse il campionato inizierà solamente il 7 giugno in Azerbaijan. Ma la situazione è in evoluzione, in linea con quanto accade nel mondo reale. La Formula 1 si scopre così vulnerabile, alle prese con un Virus che non guarda in faccia a nessuno. A cui non interessa se hai speso 800 milioni di Euro per far correre due monoposto. Il Grande Circus si allinea alle scelte della Formula E, che ha sospeso il campionato per due mesi (niente Gp di Roma), ed all'IMSA, la quale ha comunicato lo spostamento a novembre della classicissima endurance di Sebring. Tanto per rimanere in tema 4 ruote. Una situazione che metterà in crisi le squadre più piccole del Grande Circus, Williams in primis. E forse sarebbe il caso di rimandare la grande svolta regolamentare prevista per il 2021 di almeno un anno.
Sospetti, bisticci ed alleanze: d'un tratto tutto passa in secondo piano
Le settimane precedenti il Gp che non verrà disputato erano state assai turbolente, a causa delle polemiche che avevano spaccato il paddock. La Federazione dichiarava concluse le indagini sulla power unit 2019 Ferrari. Ricordiamo come le velocità di punta della vettura 2019 del Cavallino avessero destato fra i rivali molti sospetti sulla legalità dell'unità propulsiva Ferrari. Dopo mesi di polemiche ed accertamenti la FIA dichiarava di aver raggiunto un accordo segreto (il regolamento lo prevede) con Ferrari, nell'impossibilità di dimostrare eventuali irregolarità. Apriti cielo. Sette team (tutti quelli non motorizzati Ferrari), capitanati da Mercedes e Red Bull mettevano in discussione l'operato della Federazione, chiedendole se non fosse in grado di svolgere il suo lavoro. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, viene in mente. D'un tratto Mercedes, quella dei test Pirelli illegali del 2013, ma anche delle tante soluzioni dubbie degli anni scorsi e di questo (vedi DAS), Red Bull, quella degli scarichi soffiati (poi vietati), si scoprono agnellini bisognosi di protezione. I "buoni" contro il presunto sistema FIA-Ferrari. Arrivati a Melbourne Red Bull ha poi contestato delle soluzioni tecniche portate all'Albert Park da Mercedes, ed ecco che magicamente cambiano ancora gli equilibri: una presunta telefonata fra, Kallenius, numero 1 Daimler, ed Elkann potrebbe sancire una nuova "alleanza" italo-teutonica. Bisticci, ritorsioni, tradimenti, piccole cose di fronte al Coronavirus.
Il debutto che non ci sarà
Di fronte a tanti dubbi, una cosa è certa: il Gp d'Australia, in programma questo fine settimana, non si disputerà. Il sole, la pista che si snoda sulle strade costeggianti il lago del parco che ospita la massima serie dal 1996, questo hanno sognato per mesi gli appassionati di F1. Un sogno nelle ultime settimane divenuto meno colorato. Offuscato da altri pensieri. Con la pandemia in corso lo sport passa in secondo piano.
Cina posticipata a data da definirsi, Vietnam in forse, Monza a rischio? Dopo la prima tre giorni di test la F1 è già in subbuglio: la paura ha due volti, quello del Coronavirus e quello del DAS, l'ultima diavoleria Mercedes.
di Matteo Landi
Doveva essere la stagione di F1 più lunga di sempre. Poi è arrivato il Coronavirus. Posticipato, a data da definirsi, il Gp di Cina, Vietnam in dubbio. Se la gara di Shanghai sembra prossima alla definitiva cancellazione, almeno per quest'anno, nessuna dichiarazione ufficiale lascia presupporre l'annullamento del tanto atteso evento vietnamita (weekend del 05 Aprile), al debutto. Eppure la situazione, in costante evoluzione, non lascia trasparire niente di buono, tanto che la televisione pubblica tedesca ha deciso che non manderà inviati sul circuito asiatico. E pare che altri emittenti possano seguire il loro esempio. Non dovremmo avere quindi in programma i 22 Gran Premi annunciati. Ma quanti meno? Allo stato attuale neanche la presenza della gara italiana si può garantire, vista l'evoluzione della situazione Coronavirus. Al di là dei risvolti drammatici ormai noti, si possono prevedere problematiche veramente spiacevoli per le squadre. Gli accordi con gli sponsor, ad esempio, prevedevano per la stagione 2020 una monetizzazione pari all'esposizione del relativo marchio per 22 eventi. Un numero di gare che difficilmente sarà mantenuto, anche perchè ci sarebbero dei limiti regolamentari e degli accordi economici che né Imola, né altri circuiti europei, sembrano in grado di soddisfare. Inoltre Pirelli deve decidere le gomme da portare in pista con 8 settimane di anticipo per le competizioni del mondiale che si disputano sul vecchio continente, 14 per le altre. Chi ha poi intenzione di sobbarcarsi 30-40 milioni di gettone solo per godere del diritto di poter ospitare una gara della massima Formula?
Intanto dal 19 al 21 Febbraio si sono disputati i primi tre giorni di test, in cui le squadre avevano come obiettivo principale quello di mettere in pista per più km possibili le nuove monoposto. Un importante sgrossamento iniziale, prima della ultima tre giorni di prove che avverrà dal 26 al 28 Febbraio. In questa sessione ci attendiamo che tutte le squadre getteranno la maschera e consentiranno ai loro piloti di spingere sul serio. Neache tre giorni in pista in questo 2020 e già la Formula 1 è rimasta travolta da un nuovo ciclone, dopo quello del Coronavirus. E prende il nome dell'acronimo DAS.
DAS, l'ultima genialata Mercedes (con beneplacito FIA)
Non è la divertente pasta sintetica modellabile che ci faceva sentire tutti grandi artisti, ma il Dual Axis Steering, un'invenzione Mercedes che rischia di dare un indirizzo deciso ad un mondiale che manco è cominciato. Gli occhi di tanti erano puntati sul box Ferrari, con i meccanici troppo al lavoro su una monoposto che per adesso sta marciando meno di quanto potessimo sperare, quando Hamilton, in pista, ha iniziato ad utilizzare il volante in maniera anomala. Occhi attenti hanno immediatamente colto quello che stava succedendo: appena entrato in rettilineo l'inglese lascia scorrere verso di sè il volante, di circa un centimetro in profondità, le ruote cambiano convergenza e rimangono in posizione più chiusa fino alla staccata, quando con uno scorrimento inverso del volante tornano alla convergenza "originaria". Apriti cielo, in un attimo appassionati ma soprattutto addetti ai lavori delle squadre rivali hanno capito che il gioco si sarebbe fatto veramente duro per tutti i non Mercedes. La Federazione poi ha puntualizzato: la soluzione è legale, per un anno, perchè dal 2021 nessuno potrà adottarla. Il dialogo fra gli uomini Mercedes e la FIA, si è saputo, andava avanti ormai da più di un anno e quando i tecnici di Toto Wolff hanno montato il DAS erano certi di poterlo utilizzare. Una soluzione geniale che va sicuramente contro lo spirito del regolamento (aggira il parco chiuso, è una sorta di "aerodinamica mobile", a qualcuno ricorda le sospensioni attive), appellandosi ad una certa fumosità del regolamento stesso, ma tant'è. Ed è inutile gridare allo scandalo perchè il gioco è ormai fatto ed in passato soluzioni come quella del diffusore con il buco della Brawn 2009 sono state realizzate facendo leva sempre su una regolamentazione poco precisa. Eppure, pensando proprio a quel campionato non possono che venirci i brividi, considerando che una squadra allo sbando, comprata per una sterlina e senza uno straccio di sponsor, riuscì a stravincere il mondiale beffando i grandi costruttori grazie da una soluzione poi illegale l'anno successivo. Giusto o no, che il DAS faccia parte del campionato 2020 è qualcosa che rischia di non garantire spettacolo ad una categoria che ne ha esageratamente bisogno, asfissiata dal dominio dei grigi anglo-teutonici dal lontano 2014. Solo un problema di sicurezza potrebbe riequilibrare le sorti del prossimo campionato, con il bando del DAS. L'efficacia, nell'immediato, del sistema Mercedes è ancora da dimostrare, ma sono indubbi i vantaggi che porterà ad Hamilton e Bottas: migliore gestione delle temperature degli pneumatici, più scorrevolezza in rettilineo e quindi maggiore velocità di punta, e chissà fino a dove riuscerà a spingersi l'armata teutonica. Gli avversari, con il bando per il 2021, potrebbero anche decidere di non sviluppare affatto la soluzione, consci che potrebbe trattarsi di un inutile spreco di risorse, in vista dello stravolgimento regolamentare del 2021. Cornuti e mazziati, quindi.
Ferrari: il lavoro è appena iniziato. Coraggio!
Di qui al 15 Marzo, giorno della prima gara stagionale, in Ferrari non potranno che proseguire nelle linee tracciate durante il test da poco effettuato. La vettura di Vettel e Leclerc si è vista spesso nel box, sotto le cure dei meccanici di Maranello. Ha anche girato, e molto, ma non quanto le rivali Mercedes e Red Bull, tenendosi lontana da quel 1'15''732 stabilito venerdì scorso da Bottas. Una nuova versione della SF1000 dovrebbe arrivare durante gli ultimi giorni di prove pre-stagionali: con essa Leclerc e Vettel avranno voglia di mostrare tutte le cartucce del box Rosso? Mercedes (forse) ha già calato un asso, vediamo se in Ferrari vorranno darci un segnale o se preferiranno attendere il primo responso stagionale di Melbourne. La (o almeno, una) genialata dell'anno Mercedes, i dubbi relativi al Coronavirus, le ambizioni Ferrari, e quelle Red Bull: chi se lo perde questo avvio di mondiale?
A Reggio Emilia la Ferrari mostra al mondo la nuova nata, la SF1000. Sarà la vettura che porterà a mille le presenze nei Gran Premi dello storico marchio. Una presentazione in grande, come da tempo non si vedeva, per una vettura che ha il compito di riportare l'iride a Maranello.
di Matteo Landi
"Chiedete ad un bimbo di disegnare una macchina, sicuramente la farà rossa". Mattia Binotto riprende una storica frase di Enzo Ferrari, mentre al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia tutti attendono la nuova creatura di Maranello.
Una presentazione così in grande non si vedeva da tempo, abituati ormai a qualche foto di rito e qualche discorso di circostanza buttato là. Orchestra, coro, performers. Marc Genè ben si destreggia sul palco, nel ruolo di presentatore, benché visibilmente emozionato. La Ferrari ormai la porterà per sempre nel cuore. L'Amministratore Delegato Louis Camilleri incentra il suo discorso sull'importanza degli uomini Ferrari, soffermandosi sulle capacità di uomo squadra di Mattia Binotto.
L'emozione è tanta, e palpabile, soprattutto nelle parole dei due piloti, Vettel e Leclerc, quando viene svelata la SF1000. Il solito Rosso, con l'aggiunta del tricolore che elegantemente bacia la carrozzeria della vettura la cui sigla ci ricorda la lunga militanza della squadra fondata dal Grande Enzo. 991 Gran Premi disputati, nella stagione che verrà la Scuderia varcherà la soglia delle mille presenze. Piero Ferrari, ponte fra il romantico e glorioso passato che fu ed un presente ricco di speranze, dolcemente emozionato in teatro, testimonia con la sua presenza la longevità della squadra che porta il suo cognome. Leclerc mostra molta sicurezza, parlando della sua preparazione pre-stagionale, mentre Vettel, felice come un bambino che ha appena scartato il suo nuovo regalo, fa subito notare quelle che sono le sostanziali differenze con la SF90, la vettura che lo scorso anno ha ottenuto tre vittorie, non riuscendo però a competere con Mercedes per il titolo.
Evoluzione logica alla ricerca del carico
La nuova nata mostra un posteriore molto rastremato, è evidente il lavoro di miniaturizzazione delle componenti portato a termine dagli uomini del Cavallino. Se è difficile percepire il passo appena più corto rispetto al modello che l'ha preceduta, risulta impossibile non notare la complessità dei deviatori di flussi posti davanti alle pance laterali. Ma il Cuore pulsante della vettura che correrà questa stagione è la nuova power unit, con il motore 6 cilindri dalle teste ridisegnate , che dovrà mantenere lo status di prima della classe mostrato dall'unità della scorsa stagione. Figlia della stabilità regolamentare che verrà interrotta nella stagione 2021, quando vedremo vetture profondamente diverse, la SF1000 appare come una naturale evoluzione della monoposto dell'anno scorso. I concetti sono stati effettivamente estremizzati ma la nuova creatura dovrà consentire a Vettel e Leclerc di stare al vertice con più costanza. Il lavoro degli ingegneri di Maranello si è quindi focalizzato sulla ricerca di quel carico aerodinamico mancante sulla SF90, in difficoltà sulle piste più guidate.
Un sogno da realizzare
2007 è la data dell'ultimo titolo mondiale piloti, 2008 è l'anno dell'ultimo costruttori. La fame di vittorie non manca a Maranello, come evidenziato da un John Elkann felice ed emozionato. Il Presidente srotola quel Tricolore nato proprio a Reggio Emilia, Vettel e Leclerc lo tengono teso, lo ammirano. Il loro volto pare illuminarsi, nella consapevolezza, oggi ancor più forte, che oltre alle loro ambizioni personali dovranno soddisfare il desiderio di un intero popolo. Il 2000, anno del ritorno al mondiale dopo un digiuno di 21 anni, sembra lontano. Ma quelle sensazioni, quella voglia di rivincita, sono presenti oggi come allora. In bocca al lupo Charles, in bocca al lupo Sebastian. Il 15 Marzo, data del primo Gp dell'anno, è ormai alle porte.
A metà marzo scatterà il mondiale di F1. In attesa dello stravolgimento regolamentare del 2021 ci attende una stagione che si preannuncia avvincente, con una probabile sfida al vertice fra Mercedes, Ferrari e Red Bull. Il futuro, rappresentato da Leclerc e Verstappen, scalpita ma Hamilton vuole continuare il suo dominio. Vediamo quali saranno gli attori del prossimo campionato del mondo di F1.
di Matteo Landi
Dove eravamo rimasti? Hamilton vincente ad Abu Dhabi, nel primo weekend del dicembre scorso, al volante della solita imbattibile Mercedes dell'era turbo-ibrida, e Leclerc sul podio alle spalle di Verstappen. Una Ferrari divenuta terza forza del mondiale dopo aver addirittura recitato il ruolo di protagonista nel mese di settembre. La Scuderia era partita lo scorso anno con il favore dei pronostici, traditi già in avvio di stagione con un marzo da incubo, ma non è riuscita ad impensierire la squadra coordinata da Toto Wolff, se non sporadicamente. Guizzi che ci hanno consegnato il nuovo beniamino dei tifosi Ferrari, Charles Leclerc, capace alla prima stagione in Rosso, la sua seconda assoluta in F1, di fare meglio del pluricampione e team mate Vettel, e addirittura di vincere due gran premi consecutivi tra Belgio e Italia, ovvero Spa, l'Università delle quattro ruote, e Monza, il tempio della velocità. Avrebbe potuto aggiudicarsi anche la gara di Singapore, ma le strategie di gara lo relegarono secondo dietro al compagno di squadra Vettel. Il tedesco ha vissuto un 2019 complicato, lontano dalle performance che in Red Bull sembravano avvicinarlo addirittura al record dei 7 titoli vinti da Schumacher. Un'impresa alla portata di Hamilton, a quota 6 mondiali, se quest'anno dovesse ripetersi sui livelli mostrati nelle ultime stagioni. Dovrà però fare i conti con un Leclerc velocissimo e più maturo e con il talento di un Verstappen, tre volte race winner nel 2019, che potrà contare su un'ottima power unit Honda. Ovviamente tutto dipenderà dalla competitività delle vetture che presto sforneranno Mercedes, Ferrari e Red Bull. Ed attenzione alla "sorpresa" McLaren: sarebbe un ritorno ai piani alti senz'altro ben accettato dagli appassionati. In attesa della grande rivoluzione regolamentare del 2021, quando vedremo in pista vetture dall'aspetto più accattivante a causa di un'aerodinamica completamente rivista, la stagione che scatterà il 13 marzo prossimo, con le prove libere del Gp d'Australia, non portarà con se scossoni regolamentari particolari e sarà all'insegna della continuità. Addirittura le squadre hanno bocciato le gomme che Pirelli aveva progettato per questa stagione, preferendo optare per le già note coperture del 2019. Gomme frutto dello sviluppo degli pneumatici che il costruttore italiano aveva portato in alcune gare nel 2018, risolvendo i problemi di adattamento Mercedes ma indigesti a tanti, in primis Ferrari. Con un anno di esperienza alle spalle adesso i team avranno una variabile in meno da dover gestire.
Da Mercedes a Williams, facciamo il punto su quello che ci aspetta.
Mercedes AMG Petronas Formula One Team: Lewis Hamilton-Valtteri Bottas
Squadra che vince non si cambia. Toto Wolff ha così confermato Bottas anche per questa stagione, un pilota ben voluto da Hamilton. Come ogni pre-season il finlandese dichiara di aspirare al titolo mondiale ma vedremo se anche nel 2020 dovrà scontrarsi con la solita realtà difficile da accettare. Dopo aver patito la convivenza con Rosberg, il quale però a titolo mondiale vinto, stremato, si è dato rapidamente alla fuga, all'inglese non par vero di dover convivere con il mansueto Valtteri. Sono entrambi piloti velocissimi ma Hamilton è senza dubbio su un altro livello, quello dei campionissimi. I test pre-stagionali 2019 avevano mostrato una Mercedes in difficoltà, la Ferrari sembrava superiore, poi giunti a Melbourne la musica cambiò: 8 (!!) vittorie consecutive Mercedes inaugurarono la stagione e gli avversari capirono subito che avrebbero dovuto accontentarsi delle briciole. Anno nuovo, vita nuova? Se Ferrari e Red Bull vorranno battere la squadra anglo-teutonica dovranno contare solo sulle loro forze perchè da Mercedes non ci si aspettano passi falsi. Sui calendari di tutte le squadre vi è un bel cerchio grigio sul 14 febbraio, data della presentazione della nuova Mercedes.
Scuderia Ferrari Mission Winnow: Sebastian Vettel-Charles Leclerc
Non vince un titolo costruttori dal lontano 2008, un mondiale piloti dal 2007. Non siamo ancora ai livelli del lungo digiuno 1979-2000, solo Schumacher spezzò un incantesimo che sembrava eterno, ma a Maranello la musica deve cambiare. Lo merita il blasone della squadra più titolata, da sempre presente nella massima Formula. Doveva essere quella passata la stagione giusta, ma il sogno è durato solo un inverno. Potevano essere le due precedenti, ma affidabilità e qualche errore di troppo di Vettel hanno spento le velleità. Il tedesco chiamato ad interrompere il dominio Mercedes è invece reduce da un 2019 particolarmente difficile ed in Ferrari sembra evidente che contino sempre di più su Leclerc. Autore di una bella prima stagione presso la Scuderia del Cavallino, due volte race winner, il monegasco è entrato ormai nei Cuori degli appassionati, che rivivono una sorta di "Febbre Villeneuve", e a Maranello hanno deciso di blindarlo con un contratto valido fino al 2024 da 9 milioni di Euro a stagione. Su Vettel invece pende la questione rinnovo: sarà questa la sua ultima stagione in Rosso? Una questione che potrebbe turbarlo ulteriormente, per questo in Ferrari dovranno decidere rapidamente le sorti del Campione tedesco. Al suo posto, dal 2021, c'è chi ci vorrebbe Hamilton, in realtà sempre più vicino al rinnovo con Mercedes, chi pensa a Giovinazzi, chi vedrebbe bene un Sainz di Rosso vestito e chi sogna Ricciardo. La verità è che tutto dipenderà dallo stesso Vettel e dalle prestazioni che mostrerà nelle prime gare della stagione. Il problema piloti rimane comunque marginale per la Ferrari: per prima cosa dovranno fornirgli una vettura costantemente veloce, capace di adattarsi alle Pirelli in ogni condizione. La Ferrari SF90 era rapidissima in rettilineo, ma (Singapore a parte) particolarmente a disagio nei tratti lenti. La nuova vettura potrebbe quindi perdere qualcosa in termini di penetrazione aerodinamica a vantaggio di un maggior carico verticale. L'undici febbraio la Ferrari svelerà la sua nuova creatura presso il Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia.
Aston Martin Red Bull Racing: Max Verstappen-Alexander Albon
Poteva essere un 2019 interlocutorio a causa del debutto della power unit Honda sulle vetture austriache. Invece lo sgrossamento portato a termine dalla cugina Toro Rosso nel 2018 si è rivelato prezioso. I motori Honda si sono dimostrati performanti ed affidabili, con addirittura un finale di stagione in crescendo. Il talento smisurato del progettista Adrian Newey, quello del pilota Verstappen e l'entusiasmo Honda, tornata ai vertici con tre vittorie di tappa durante la stagione scorsa, potrebbero giocare un brutto scherzo a Mercedes e Ferrari. Oltre a Verstappen, confermato fino al 2023, in Red Bull potranno contare sul buon Alexander Albon, vicino al colpaccio nell'ultimo Gran Premio del Brasile, prima dello speronamento operato da un maldestro Hamilton.
McLaren F1 Team: Carlos Sainz Jr-Lando Norris
Suo padre si è appena aggiudicato l'ultima Dakar, Sainz Jr. ancora attende di vincere la sua prima gara di F1 in carriera. Intanto lo scorso anno ha artigliato uno stupendo podio in Brasile. Al volante della buona, ma non eccezionale, McLaren va considerato un risultato davvero rilevante. Lo spagnolo si merita senz'altro di più e chissà che la stagione 2020 non possa consegnargli qualche gioia importante. Dopo le delusioni dell'epoca Alonso ed Honda la McLaren ha compiuto passi da gigante. L'addio del due volte campione del mondo sembrava essere la pietra tombale per la squadra inglese che invece è risorta, giungendo quarta nel campionato costruttori 2019: era dal 2012 che non terminava in top four. Nella stagione del debutto Lando Norris ha confermato quanto di buono mostrato nelle formule propedeutiche e non ci sono motivi per cui non debba confermarsi anche nel campionato che verrà. Le prestazioni dei piloti, ovviamente, saranno subordinate alle performance della nuova McLaren che verrà svelata il 13 Febbraio.
Renault F1 Team: Esteban Ocon-Daniel Ricciardo
Convincente in Force India nelle stagioni 2017 e 2018, terzo pilota Mercedes lo scorso anno, Ocon torna alle corse attive. Il francese è stato strappato dalle mani di Toto Wolff ed andrà ad affiancare il forte Ricciardo. Daniel, in precedenza abituato a correre al vertice con Red Bull, lo scorso anno ha masticato amaro, giungendo solamente nono nella classifica finale piloti. In Renault non sono riusciti a trovare la quadra e da quando sono tornati in F1 nel 2016 hanno raccolto tante delusioni. L'accoppiata 2019 Ricciardo-Hulkenberg era di primo livello ma non è bastata per togliere dalle lotte di metà schieramento la squadra francese. Quinta lo scorso anno, dovrà per forza di cose fare molto meglio nel 2020. Altrimenti il consiglio di amministrazione potrebbe staccare la spina.
Scuderia AlphaTauri Honda: Daniil Kvjat-Pierre Gasly
Ad un appassionato verrà da piangere guardando il nome di quella che fu Toro Rosso e prima ancora Minardi. In Red Bull hanno deciso di cambiare denominazione alla squadra basata a Faenza, che adesso porterà le insegne di un brand di moda. Non resta che sperare che porti fortuna considerando i risultati che Benetton ottenne in F1! Kvjat e Gasly la scorsa stagione sono riusciti addirittura a salire sul podio, rinverdendo i fasti della memorabile stagione 2008, quella di Vettel su Toro Rosso. Sarà probabilmente bianco-nera, ma colorazione a parte saranno importanti le performance. Considerando il livello raggiunto da Honda c'è da credere che a Faenza si toglieranno delle belle soddisfazioni anche quest'anno.
SportPesa Racing Point F1 Team: Sergio Perez-Lance Stroll
Motore Mercedes ed un bel pò di soldi, quelli di papà Stroll (patrimonio netto stimato pari a 2,6 miliardi di dollari). Ci sono tutti gli ingredienti per risalire la classifica dopo la settima piazza ottenuta nel costruttori 2019, anno in cui era reduce da importanti difficoltà economiche a causa della bizzarra gestione Mallya, titolare della squadra che fino al 2018 si chiamava Force India. Il 2020 sarà un anno importante per la Racing Point ed, al di là di Lance Stroll, c'è da credere che sarà il veterano Sergio Perez a concretizzare quanto realizzato in fabbrica. In teoria hanno tutto quel che serve per avvicinare le performance McLaren.
Alfa Romeo Racing Orlen: Kimi Raikkonen-Antonio Giovinazzi
57 punti ed ottavo posto fra i costruttori. Poteva andare meglio la stagione del ritorno Alfa Romeo, ma anche sensibilmente peggio. Un 2019 tutto sommato convincente, con tanti arrivi a punti, la quarta posizione di Raikkonen in Brasile ed alcuni giri al comando di Giovinazzi a Singapore. Il marchio Alfa Romeo merita di più, ma quanto ottenuto dalla ex-Sauber è comunque rimarchevole. Forti dell'esperienza dell'ultimo campione del mondo Ferrari Kimi Raikkonen e dell'entusiasmo di Giovinazzi, adesso possono avvalersi anche dei servigi del nuovo test driver Robert Kubica e della preziosa sponsorizzazione del colosso petrolifero Orlen, derivante proprio dalla presenza in squadra del nuovo arrivato. In ogni caso il ruolo di terzo pilota rappresenta per Kubica il gancio per rimanere aggrappato al Grande Circus e per gli appassionati una speranza in più di rivederlo al volante. Il ritorno dell'ingegnere Simone Resta in Ferrari è un brutto colpo per Alfa Romeo, non è sbagliato dire che a Maranello abbiano gestito a loro piacimento le situazioni contrattuali del progettista italiano. Al team italo-svizzero non mancano comunque i motivi per poter far bene in questa stagione. Ed il 19 Febbraio, giorno della presentazione della nuova vettura, sarà un momento importante per gli appassionati.
Haas F1 Team: Romain Grosjean-Kevin Magnussen
Troppe volte lo scorso anno il Team Principal Gunther Steiner è arrivato ad alzare la voce con i suoi irruenti piloti, colpevoli di lotte fratricide che hanno privato la squadra di punti importanti. Un bottino amaro quello del 2019: 28 punti e solo nona fra i costruttori. La nuova vettura dovrà adattarsi meglio alle Pirelli ed un anno di esperienza alle spalle con tali coperture non potrà che giovare ai tecnici della squadra americana, presente in F1 dal 2016 ma giunta al punto più basso della sua storia proprio nella passata stagione.
ROKiT Williams Racing: George Russell, Nicholas Latifi
Se un appassionato si risvegliasse oggi dopo essersi fatto ibernare a metà anni '90 non crederebbe ai suoi occhi: Williams ultima nel costruttori ed un solo punto conquistato. Il misero bottino del 2019 è qualcosa che non rende merito al blasone di una delle squadre più anziane del Circus. Campione del mondo per l'ultima volta nel 1997, race winner successivamente con motorizzazione e finanze BMW, è caduta ormai in un baratro profondo dal quale non si sa come possa uscirne. Russell è un velocissimo pilota del bacino Mercedes, ma ancora acerbo. Latifi si appresta a debuttare in F1 dopo una carriera non brillantissima nelle altre formule ma, benchè canadese, è supportato dall'azienda torinese Lavazza, che quindi sponsorizzerà Williams durante la stagione 2020. Un tappo all'emorragia finanziaria dovuta all'addio di Orlen, marchio che ha seguito Kubica in Alfa Romeo. Fare meglio del 2019 non sembra impossibile e gli appassionati si augurano che la prestigiosa squadra inglese possa risalire la china. Il 15 Marzo, al termine del Gran Premio d'Australia, si avrà una fotografia migliore del livello del team gestito da Claire Williams e di tutte le squadre.
Le prove invernali, che dal 19 al 28 Febbraio vedranno in pista a Barcellona le nuove creature concepite dalle dieci scuderie, ci daranno i primi riscontri.
Hamilton domina l'ultimo weekend dell'anno. Vince davanti a Verstappen e Leclerc. Vettel solo quinto. Un'intera stagione in una gara. Una stagione di alti (pochi ma stupendi) e bassi per la squadra di Maranello. Ed adesso al lavoro!
di Matteo Landi
Ultima notte del Campionato 2019. Hamilton taglia il traguardo vincente, sotto il cielo colorato dai classici fuochi d'artificio che chiudono la stagione. Con il titolo già in tasca il campione inglese non ha fatto prigionieri. Arrivato negli Emirati si è preso pole position, giro veloce e vittoria, mettendo il sigillo su una stagione che di fatto ha dominato. Nessun Vettel a contendergli il titolo, come successo nel 2017 e nel 2018: tanti rivali agguerriti ma incapaci di essere costanti quanto lui. In apertura di stagione solo Bottas ha provato a minacciare la leadership del team mate. Invano. Nel corso della stagione è venuta fuori la velocità di Ferrari e Red Bull, a sprazzi più forti del duo Mercedes-Hamilton, ma non è bastato. Ad Abu Dhabi il podio recita: Hamilton-Verstappen-Leclerc. Gli ultimi due sarebbero potuti arrivare a posizioni invertite, con una strategia diversa. Ma come avvenuto più volte nel corso della stagione anche questa volta il box Rosso è stato tutt'altro che impeccabile: in qualifica ha sbagliato i calcoli privando Leclerc dell'ultimo giro veloce, in gara ha fermato al giro 13 sia il monegasco che Vettel. Considerando che erano partiti con gomme diverse la scelta è sembrata piuttosto "originale". Tale strategia ha costretto il duo di Maranello ad una doppia sosta che ha messo in difficoltà Leclerc quando nel finale ha dovuto difendersi dal rimontante Bottas. Che gara quella del finlandese! Da ultimo a quarto, a dimostrazione della forza Mercedes su questa pista. In qualifica i piloti di Mattia Binotto riuscivano a guadagnare qualcosa nei primi due settori, salvo poi sprofondare nell'ultimo, surclassati dalla prestazione delle Mercedes nel tratto più guidato.
Leclerc chiude sul podio una stagione di alti e bassi. Ma che alti! Vettel: rimandato a..marzo
Ultima notte della prima stagione in Rosso di Leclerc. Al secondo anno di F1 e quarto in campionato davanti al quattro volte iridato Vettel. Quest'ultimo battuto da un compagno di squadra per la prima volta da quando corre per la Scuderia italiana. E poteva essere un meritatissimo terzo posto nel mondiale per Leclerc senza il ritiro del Brasile. Una prima annata in Ferrari che gli è valsa 10 podii, 2 vittorie e ben 7 pole position, risultando il pilota più veloce sul giro secco. Dati che fanno riflettere e lasciano pensare che con una diversa gestione e diverse "strategie interne" Mattia Binotto avrebbe potuto rendere il campionato di Leclerc ancor più avvincente. Senza dimenticare il problema tecnico del Bahrain, quando il dominante monegasco ha dovuto accontentarsi del terzo gradino del podio, e la mancata penalità di Verstappen in Austria, con l'olandese troppo aggressivo nel guadagnarsi la leadership. Riguardandosi indietro Charles potrà pensare che avrebbe potuto ottenere molto di più, ma potrà andare fiero di quanto raggiunto. Soprattutto se paragonato al rendimento di Vettel. Quasi abulico ad Abu Dhabi, quinto al traguardo, il tedesco è stato quest'anno solo lontano parente del campionissimo che dominava con Red Bull ed aveva fatto sognare già al primo anno in Rosso. In testacoda in Bahrain mentre duellava con Hamilton, franato addosso a Verstappen in Gran Bretagna, ogni volta che si è ritrovato a combattere con avversari di livello ha mostrato una debolezza mentale che non rende merito al suo palmares. Autore di una sola vittoria, a Singapore, servitagli su un piatto d'argento dal box Ferrari che ha privato Leclerc del terzo successo consecutivo. Vettel avrebbe dovuto vincere in Canada, e lo avrebbe strameritato. In quel caso la penalità subita per una manovra difensiva su Hamilton ritenuta troppo aggressiva dai giudici non ci stava. Neanche un pò. Un lampo quello di Seb a Montreal, in una stagione per lui da insufficienza. Non possiamo dimenticare quel brutto testacoda di Monza mentre il suo giovane compagno andava a vincere con la stessa vettura, divenendo il beniamino del popolo ferrarista. Sarà un lungo inverno per la Ferrari, Mattia Binotto e compagni dovranno lavorare più e meglio degli altri. Saranno confortati dal ricordo di quelle tre vittorie stagionali avvenute come d'incanto al rientro dalla pausa estiva. Una carezza dopo tante batoste subite. Un'iniezione di fiducia per il futuro. Se in Australia c'era chi pensava che in Ferrari avessero cannato completamente il progetto, nel corso della stagione si è capito che ne era mancata la comprensione. A Maranello adesso hanno la migliore power unit ed una vettura che in rettilineo non ha rivali. Con qualche aggiustamento, e più sangue freddo da parte dei piloti, il prossimo anno potranno giocarsela con Mercedes.
Red Bull-Honda: l'accoppiata funziona
Ultima notte stagionale dolce per Verstappen e Red Bull-Honda. Prima di Melbourne in tanti si attendevano una stagione deludente per la squadra austriaca, al primo anno con quella power unit Honda che tanto aveva fatto penare Alonso e McLaren. La stagione di rodaggio con Toro Rosso ha permesso agli uomini di Horner di correre senza preoccuparsi dell'affidabilità di un motore che nelle ultime gare ha quasi raggiunto le prestazioni di Ferrari e Mercedes. Tre vittorie per Verstappen, e già l'olandese si lecca i baffi, che non ha, pensando a quanto potrà fare la prossima stagione. Intanto si gode la terza piazza nel mondiale.
Buona fortuna Robert!
Ultima notte per Robert Kubica, ai titoli di coda di una carriera nella massima formula che avrebbe potuto regalargli più gioie sportive, vero, ma ha anche consegnato al mondo un esempio di tenacia e coraggio. Classe 1984, nel febbraio 2011 un terribile incidente durante il Rally di Andora, disputato per pura passione agonistica fra una stagione e l'altra della massima serie, lo mise in pericolo di vita. Fratture, lesioni multiple e addio al mondo delle competizioni. Epilogo scontato per tanti, non per lui. Lunghi interventi, una dolorosa riabilitazione poi rieccolo nei rally ed infine al via della stagione 2019 di F1. Al volante di una recalcitrante Williams ha ottenuto l'unico punto della squadra, in Germania. Un piccolo bagliore in una stagione da fondo classifica, a combattere con il giovane team mate Russell, campione di F2. Avremmo sperato in qualcosa di più per l'unica stagione di ritorno, considerando che il prossimo anno sarà sostituito dal debuttante canadese Latifi. Tralasciando i dati statistici non possiamo non inchinarci alla grandezza dell'uomo Kubica, comunque in grado di stare là, fra i grandi delle quattro ruote, dopo tutto quello che ha passato. Buona fortuna Robert, in DTM o ovunque sarà.
Hulkenberg: quando la Formula 1 è ingiusta
Ultima notte per Hulkenberg, fantastico vincitore della 24 ore di Le Mans 2015. In Formula 1 dal 2010, quando debuttò forte del titolo GP2 appena conquistato, non ha trovato una sistemazione nella serie di Liberty Media per la prossima stagione. Mai a podio, la dimostrazione vivente di quanto la Formula 1 possa essere ingiusta e talvolta poco meritocratica. Un talento cristallino che avrebbe potuto ottenere molto di più, ma chissà che non torni in ballo nel 2021.
McLaren: la strada è quella giusta
Ultima notte della stagione per una McLaren tornata vicina ai piani alti. Ed a podio con Sainz in Brasile. Lo spagnolo, insieme al giovane Norris, sono stati pedine fondamentali nel processo di rinascita della blasonata squadra inglese. Capace di concludere quarta in classifica costruttori. Sainz è riuscito a chiudere addirittura sesto in quella piloti, un traguardo che rende merito alle capacità dello spagnolo.
Si spengono le luci
Ultima notte per questa stagione di Formula 1. Mercedes, Ferrari, Red Bull, McLaren, Renault, Toro Rosso, Racing Point, Alfa Romeo, Haas, Williams, recita la classifica squadre. In attesa che tutto venga stravolto nel 2021, con l'arrivo delle nuove regole, avremo un 2020 all'insegna della continuità, con tutti gli attori che dovranno riuscire in un breve inverno a colmare il divario con l'invincibile Mercedes. Batterla sarà difficile. Fare meglio di questo Hamilton, adesso, sembra utopia. Ma chissà, mai dire mai. A Melbourne, il prossimo 15 marzo, tutti ripartiranno da zero.
In Brasile ballano Verstappen, Gasly e Sainz: il podio inaspettato. Vettel e Leclerc si abbattono a vicenda e per Binotto si consuma l'incubo di una rivalità che nuoce al box Rosso. Hamilton fallace, la Mercedes di Bottas in fumo. Ad Interlagos niente è scontato.
di Matteo Landi
Bottas si pianta a bordo pista con il motore in fumo, entra in pista la safety car e si infiamma un Gran Premio del Brasile già di per sé vivace. Al 59esimo giro, alla ripresa delle ostilità, la Formula 1 cambia faccia e si trasforma in una Indycar ipertecnologica. Si consuma la "tragedia" Ferrari, con Leclerc e Vettel ritirati dopo quello scontro fratricida che tanti avevano preannunciato. Torna in pista la vettura di sicurezza, il gruppo si compatta nuovamente ed alla ripartenza Hamilton si trova costretto a rimontare dalla quarta posizione. Ma dopo il fattaccio Ferrari ecco consumarsi l'errore dell'inglese che manda in testacoda Albon. Dopo il termine della gara ci pensano i commissari a fare giustizia ed i cinque secondi di penalità rimediati da Hamilton permettono a Sainz di classificarsi terzo. Verstappen, Gasly, Sainz è il podio finale. Raikkonen e Giovinazzi artigliano un quarto ed un quinto posto che rappresentano ossigeno puro per Alfa Romeo. Con Gasly portato in trionfo dagli uomini Toro Rosso si chiude una domenica d'oro per i colori italiani, non fosse per la brutta figura rimediata dalla squadra condotta da Mattia Binotto.
Vettel-Leclerc: una rivalità che nuoce al team
A fine gara Leclerc è composto nelle dichiarazioni, nonostante il suo volto lasci trasparire un'inevitabile delusione. Il monegasco, scattato dalla 14esima posizione a causa della sostituzione della power unit, si era reso protagonista di un'incredibile rimonta, che lo vedeva già sesto al giro 10. La safety car al 54esimo giro gli aveva permesso di tornare in lotta per la vittoria. Quando al 66esimo giro ha attaccato con successo Vettel forse non si aspettava un ritorno così repentino del compagno, precedentemente remissivo nella lotta con Albon, abile a superarlo alla ripartenza dopo il regime di safety car. Colpa di Vettel? Leclerc imprudente? Probabilmente Binotto si aspettava qualcosa di diverso da questa stagione. Un quattro volte campione del mondo nei panni del pilota maturo poco incline all'errore ed il velocissimo monegasco, alla prima stagione in un top team, in fase di apprendimento. L'andamento del campionato ha dimostrato tutt'altro. Vettel, inutile negarlo, ha subito le prestazioni del nuovo driver Rosso, spesso davanti a lui. Come successo nel 2014 in Red Bull, quando l'arrivo di Ricciardo spinse il tedesco a siglare quell'accordo con Ferrari che resiste fino ad oggi. Per contro Leclerc è entrato come un ciclone nel box Ferrari e nel Cuore dei Tifosi, arrivando vicino al successo già alla seconda gara stagionale. Ad Interlagos la coppia è definitivamente....scoppiata. Sorpasso e controsorpasso, con Vettel che è andato leggermente a chiudere sul rivale di box ed ecco il patatrack! Sono lontane le smorfie di Arrivabene: Binotto riesce a rimanere composto anche dopo una domenica del genere. Ci si augura che in privato abbia mostrato un temperamento ben diverso con i suoi piloti. Se la Ferrari nella prossima stagione spera di poter competere per il titolo dovrà prima di tutto riportare armonia all'interno dello "spogliatoio". Anche perchè al vertice si è definitivamente e prepotentemente affacciata la Red Bull-Honda: battere loro e Mercedes non sarà una passeggiata.
Red Bull: il missile di Interlagos
Dopo il mare di polemiche delle ultime settimane, con Red Bull e Mercedes a puntare il dito contro la power unit Ferrari, rea di spingere troppo forte in rettilineo le Rosse, che dovrebbero dire oggi a Maranello? In Brasile le vetture condotte da Verstappen e Albon sono parse quasi imprendibili in rettilineo, dimostrando che le unità Honda hanno definitivamente raggiunto le prestazioni di Mercedes e Ferrari. Hamilton ha faticato a tenere il passo dello scatenato olandese che a fine gara ha artigliato, con grande merito, la terza vittoria stagionale. Il pilota di Hasselt ha corso alla pari con il sei volte campione del mondo, rendendogli la vita così difficile da mandarlo in confusione. L'inglese le ha provate tutte ed il maldestro attacco finale ad Albon è stata la resa finale. Questo weekend Verstappen è stato irraggiungibile: imbattibile in qualifica, implacabile in gara. Il giorno che maturerà anche come uomo ne gioverà sia lui che tutta la F1. Alla guida è ormai un campione affermato ma fuori dall'abitacolo le sue continue dichiarazioni al vetriolo risultano indigeste. Ed in Red Bull dovrebbero dargli un freno.
La rivincita di Gasly
Proprio al fianco dell'olandese aveva iniziato la stagione Gasly, poi retrocesso in Toro Rosso. Quando negli ultimi metri della gara brasiliana ha fronteggiato con coraggio e risolutezza il rimontante Hamilton si è consumata la sua rivincita. Helmut Marko gestisce i piloti della bevanda energetica a suo piacimento. Da tempo. Stagione 2015, il nuovo Kvjat fa meglio del compagno Ricciardo, colui che la stagione precedente aveva battuto un certo Vettel. Il russo sembra avere un roseo futuro nella massima Formula ma in Red Bull devono trovare un posto a Verstappen e per il pilota di Ufa inizia un calvario che lo vede prima tornare in Toro Rosso, poi fuori dal giro che conta nel 2018, prima del ritorno nella squadra faentina questa stagione. Quest'anno le montagne russe sono toccate a Gasly. Retrocesso in estate in Toro Rosso è riuscito oggi a conquistare il primo podio in carriera. Quel podio che per un impaziente Marko sarebbe dovuto arrivare mesi fa a bordo di una Red Bull ed invece, paradossalmente, è arrivato oggi con la piccola Toro Rosso. Un secondo posto da favola per Gasly, che gli permetterà di archiviare la stagione con il sorriso.
McLaren ed Alfa Romeo: in alto due marchi storici
Nel giorno della catastrofica débâcle Ferrari ecco arrivare la riscossa Alfa Romeo, con Raikkonen e Giovinazzi in quarta e quinta posizione finale. Un risultato eccellente per la squadra italo-svizzera, dopo un periodo deludente ed in calando rispetto alla prima parte della stagione. Il finlandese, campione del mondo in Brasile nell'ormai lontano 2007, ha corso in modo solido, rischiando nel finale di sopravanzare Sainz, quest'ultimo a podio dopo la penalità subita da Hamilton. Giovinazzi non è stato da meno rispetto al caposquadra: il quinto posto finale arriva dopo la sua riconferma in Alfa anche per la stagione 2020. Il miracolo di giornata è però arrivato dal già citato Sainz: terzo dopo la partenza dal fondo dello schieramento. Rivedere il marchio McLaren nelle posizioni che contano non può che far piacere.
Ultima tappa: Abu Dhabi
Un Gran Premio del Brasile che sarebbe stato il giusto epilogo per una stagione che ha vissuto di duelli entusiasmanti, ma anche di un dominio indiscusso al vertice della classifica di campionato. Sarebbe stata una conclusione esaltante per tanti ma non per i tifosi Ferrari, speranzosi di chiudere la stagione fra due settimane con qualche sorriso in più: solamente domenica primo dicembre, ad Abu Dhabi, si potranno tirare le somme del campionato 2019.
Tripudio Mercedes in Texas: a Bottas la gara, ad Hamilton il titolo. Per l'inglese è il sesto iride, uno più di Fangio, uno meno di Schumacher. Ferrari solo quarta con Leclerc, in un weekend da dimenticare.
di Matteo Landi
A fine gara sembra quasi commosso. Una gioia composta accompagna il raggiungimento del sesto titolo mondiale. Davanti a Fangio, dietro solamente a Michael Schumacher. Hamilton mette il punto ad una stagione che in realtà non sarebbe finita ma ha già due vincitori: l'inglese e la Mercedes. Un ciclo che sembra non finire mai, iniziato nel 2014 con l'arrivo della tecnologia turbo-ibrida. Da allora i titoli sono stati appannaggio solo della squadra anglo-teutonica: sei titoli costruttori consecutivi, tanti quanti i mondiali piloti vinti in serie. Un record che supera quello realizzato dalla Ferrari dei tempi d'oro di Michael Schumacher, Rory Byrne, Jean Todt e Ross Brawn, campioni costruttori dal 1999 al 2004 e piloti per cinque volte di fila dal 2000 in avanti. Epoche diverse, non paragonabili per tanti aspetti. Resteranno scolpiti però i numeri. E la squadra condotta da Toto Wolff ne sta segnando di importanti. Sarebbe riduttivo però non riconoscere la forza del pilota n°44, iridato per la prima volta al termine della sua seconda stagione in F1, nell'ormai lontano 2008: al volante di una McLaren riuscì a battere una Ferrari mai doma, sconfitta in extremis. Quella Ferrari tanto diversa da quella diretta oggi da Mattia Binotto, dispersa a 52 secondi dal vincitore con Leclerc, ritirata con Vettel. Quella Rossa che dalla pausa estiva in avanti aveva siglato tre vittorie consecutive, sprecandone poi tante altre. Oggi non si è praticamente vista. Ed è proprio guardando alla squadra di Maranello che si evince la forza della Mercedes, capace di raggranellare punti pesanti anche nei weekend più difficili, di trionfare raccogliendo gli sprechi lasciati per strada dalla squadra di Binotto, la quale avrebbe potuto vincere anche in Russia, in Giappone ed in Messico, al posto dei piloti di Toto Wolff. Ad Austin, invece, la Ferrari ha perso completamente la bussola mentre le Mercedes lottavano ancora per la vittoria.
Hamilton: fra i più grandi di sempre. Mercedes: weekend trionfale
Pole position e vittoria. La grandezza della Mercedes passa anche dalle prestazioni di Bottas. Il finlandese si è reso protagonista di un weekend impeccabile. In gara ha optato per la doppia sosta, al contrario del campione del mondo Hamilton. Una gara tutta d'attacco quella del pilota n°77 che negli ultimi chilometri di gara ha superato di forza il compagno di squadra, andando ad artigliare il quarto successo stagionale. Il driver di Nastola ha sconfitto una tantum il sei volte campione del mondo. Se la prossima stagione vorrà lottare per il bottino grosso dovrà trovare quella costanza di rendimento che in questa stagione è stata appannaggio del solo Hamilton. Non si possono fare paragoni fra le varie epoche, e non è sbagliato affermare che le vittorie di Schumacher passavano attraverso anni di lavoro che hanno portato il tedesco ad essere ricordato per aver trasformato una squadra capace di solo due vittorie fra il 1991 ed il 1995 in una in grado di lottare stabilmente per il titolo, prima delle note abbuffate mondiali, mentre le vittorie di Hamilton arrivano grazie ad una supremazia ottenuta come d'incanto con il cambio regolamentare avvenuto nel 2014. Sarebbe sbagliato però non riconoscere che l'inglese è senza dubbio il pilota più completo dei giorni nostri, capace oggi di reggere il confronto con le nuove generazioni di piloti, e nel 2007, anno del debutto, di battagliare con campioni affermati come Raikkonen e Alonso. Ancor più dei sei mondiali conquistati, è la sua capacità di rimanere al top così a lungo che lo pone fra i più grandi di sempre. Qualcosa che, purtroppo per i ferraristi, non è riuscito a Vettel e, numeri alla mano, neanche ad Alonso.
Ferrari: così fa male
Per la Ferrari i conti non tornano, avevamo detto nel post Messico. E potremmo ripeterlo anche al termine della gara di Austin. Dopo l'Ungheria Binotto e compagni si erano resi protagonisti di un cambio di passo prodigioso ma era impensabile che non sarebbe arrivata quella battuta di arresto che in passato ha colpito anche la squadra di Toto Wolff. Peccato che a Maranello non siano riusciti a sfruttare la velocità mostrata sin dal Gp di Russia a quello del Messico, oggi la sconfitta statunitense avrebbe avuto un sapore diverso. Negli States niente ha funzionato nel box Ferrari. Durante le prove libere del sabato è arrivato un guasto alla power unit di Leclerc, con il monegasco costretto a prendere il via delle qualifiche con un motore "spompato", con meno cavalli rispetto alla specifica utilizzata ancora da Vettel. Il quale però, dopo essere scattato dalla seconda posizione in griglia di partenza, è subito sprofondato in settima posizione, passato anche da Norris e Ricciardo. La disfatta totale per il tedesco è arrivata all'ottavo giro, quando si è ritrovato su tre ruote per la rottura di una sospensione. L'unica soddisfazione per la Ferrari è arrivata dal giro veloce ottenuto da Leclerc. Un misero brodino: il monegasco lo avrebbe sicuramente barattato per un posto sul podio. Le prime tre posizioni invece se le sono contese, per tutta la gara, Bottas, Hamilton e Verstappen. Nel primo stint Leclerc ha perso mediamente un secondo al giro dal leader. Un ritmo incomprensibile, se si pensa a quanto mostrato dalla Ferrari nelle gare precedenti. Solo parzialmente giustificato dalle prestazioni non certo al top della power unit della vettura del monegasco. Urge una riscossa fra due settimane in Brasile. Ma quasi sicuramente il giovane driver sconterà una penalità, conseguente alla necessità del dover montare un motore fresco.
Red Bull, che passo!
In Texas, con la Ferrari fuori dai giochi che contano, è stata la Red Bull a recitare il ruolo di sfidante della Mercedes. Verstappen stavolta non ha compiuto errori ed ha conteso la vittoria a Bottas ed Hamilton. Nel finale solo una bandiera gialla ha salvato il secondo posto dell'inglese, altrimenti l'olandese si sarebbe insidiato fra le due frecce d'argento. Albon, azzoppato da un contatto avvenuto poco dopo il via che lo ha spedito in fondo al gruppo, si è reso protagonista di una bella gara. La quinta piazza finale lo gratifica solo in parte: prossimo obiettivo non può che essere il podio ed una meritata estensione di contratto.
Ricciardo merita di più
Ancora due gare ed il calvario della Renault terminerà. Una stagione che sarebbe potuta andare diversamente ed invece ha regalato ben poche soddisfazioni al forte australiano. Negli States finalmente ha potuto guidare una buona vettura. Non abbastanza da battagliare per il podio ma per vincere la gara degli "altri". Sesto posto quindi per il coriaceo pilota di Perth, non avrebbe potuto chiedere di più. Fra due settimane, in Brasile, avrà un'altra opportunità per dimostrare che resta un pilota da top team.
La Ferrari pasticcia con le strategie ed Hamilton artiglia una vittoria che lo avvicina ancor più al titolo. Vettel è secondo davanti a Bottas e Leclerc. Per Ferrari nove pole position e solo tre vittorie: i conti non tornano.
di Matteo Landi
Settima pole position stagionale, ed in carriera, per Leclerc. Una prima fila tutta Rossa. Una Ferrari graziata dalla penalità subita da Verstappen, altrimenti poleman, reo di non aver rallentato mentre in pista venivano sventolate le bandiere gialle per il brutto incidente di Bottas. Un weekend che sembrava veramente in discesa per i due alfieri del team di Maranello ed invece divenuto terribilmente complicato durante i 71 giri di gara. Con una Mercedes così forte, ed un Hamilton mai fallace, Mattia Binotto e compagni non possono permettersi il minimo errore se hanno intenzione di batterli. Ed invece il ruolino di marcia 2019 delle Rosse recita 9 pole position e solamente 3 vittorie. Numeri strani, che evidenziano quanto le vetture italiane siano ormai prestazionali ma al tempo stesso mal gestite in gara. Dopo il via Leclerc e Vettel mantegono la leadership, mentre alle loro spalle succede di tutto. Hamilton e Verstappen si ostacolano perdendo posizioni, il gruppo entra in competizione con i due mentre Albon si avvantaggia divenendo terzo. Appare da subito evidente che il passo dei due battistrada non sia irresistibile, non scappano, ma la potenza del motore Ferrari assicura loro una certa tranquillità. Sembrerebbe finalmente il giorno delle Rosse, a secco di vittorie da più di un mese nonostante le pole position a ripetizione. Ed invece tutto si complica: per Leclerc viene scelta una strategia di due soste, per Vettel è invece previsto un solo pit, molto posticipato. Risultato: ne approfitta un velocissimo Hamilton che si ritrova primo. A fine gara i distacchi sono contenuti ed aumenta il rammarico per i piloti Ferrari, con Leclerc penalizzato anche da una pessima sosta ai box in cui ha perso circa 3 secondi. Tagliato il traguardo Hamilton è raggiante, consapevole di aver portato a termine l'ennesima gara perfetta, dimostrando ancora una volta che il migliore è lui. Sempre più vicino al sesto titolo iridato.
Ferrari: ancora una vittoria sfumata
Spa-Monza-Singapore, è stata la bella ed inaspettata tripletta Ferrari, al rientro dalla sosta estiva. Se a Singapore Vettel e Leclerc hanno dominato, lo stesso non si può dire delle gare disputate in terra belga ed italiana, con Leclerc abile a difendere con i denti una leadership insidiata prepotentemente da Hamilton e Bottas. Tutto il team di Maranello aveva dimostrato di aver ritrovato quella mentalità vincente che andava cercando. Po qualcosa si è "rotto": strategie sbagliate, errori dei piloti e di nuovo certezze da ritrovare. Prima del weekend di gara Hamilton aveva più volte dichiarato che si attendeva una Ferrari dominante in Messico, tracciato dotato di quei lunghi rettilinei che avrebbe permesso alle power unit di Maranello di spadroneggiare. Bleffava? Forse, ma del fondamento le sue dichiarazioni lo avevano, perchè senza troppi affanni, copiando le strategie di chi poi la gara l'ha vinta, le Ferrari avrebbero potuto portare a casa un doppio podio con vittoria. Errori di cui Binotto e soci dovranno far tesoro per presentarsi al via della prossima stagione più assetati di successo che mai.
Hamilton non sbaglia: è quasi titolo
Settantaquattro: sono i punti di vantaggio di Hamilton su Bottas, unico contender che la matematica tiene in corsa per la lotta al titolo. L'ennesimo iride che, a meno di sorprese, la settimana prossima ad Austin sarà appannaggio per la sesta volta di Hamilton. Fra sette giorni potrà con ogni probabilità dire di essere il secondo pilota più vincente della storia della Formula 1. Ed il perchè lo ha dimostrato, ancora una volta, in Messico. Senza nulla togliere alla velocità della Mercedes, dominatrice dell'era turbo-ibrida, è doveroso rimarcare il fatto che lui sia sempre lì, pronto ad approfittare della sbavatura che puntualmente l'avversario di turno commette. E mentre gli altri annaspano alla ricerca di una continuità che non arriva, lui non sbaglia un colpo. Talvolta baciato dalla fortuna che, si sa, aiuta gli audaci.
Verstappen pasticcia ma regala spettacolo. Perez e Ricciardo infiammano Città del Messico
Detto della lotta al vertice è doveroso rimarcare quanto successo alle spalle di Albon, che ha chiuso la top five. Verstappen, dopo essersi ritrovato in ultima posizione ha rimontato a suon di sorpassi da urlo, riuscendo a transitare sotto la bandiera a scacchi in una insperata sesta posizione. A garantire lo spettacolo ci hanno pensato anche Perez, idolo di casa e settimo al termine, davanti ad un redivivo Ricciardo, incapace nel finale di sopravanzare il messicano ma buon ottavo dopo una gara tutta all'attacco. Considerando che il team Renault viene da una doppia squalifica, con brutta figura annessa per utilizzo di un illegale sistema di ripartizione della frenata, poteva andare peggio. Poteva andare molto meglio per il duo McLaren, ma un terribile errore durante una sosta ha tarpato le ali a Norris, mentre Sainz dopo un inizio gara costantemente in zona punti ha poi conquistato una misera 13esima posizione. Notte fonda invece per Alfa Romeo, ancora a secco di punti: l'involuzione della squadra italo-elvetica ha del preoccupante, con solo tre punti realizzati nelle ultime sei gare. Con ancora tre gare stagionali da disputarsi Raikkonen e Giovinazzi avranno comunque l'opportunità per chiudere il campionato con qualche sorriso, in vista di un 2020 che dovrà rivelarsi più redditizio.
Vettel e Leclerc, dalla prima fila al disastro. I piloti Ferrari sbagliano, Bottas e Mercedes ne approfittano. Hamilton è terzo e la Mercedes si aggiudica il sesto titolo costruttori consecutivo. Altro che Hagibis: Ferrari deve temere se stessa!
di Matteo Landi
Il tanto temuto tifone si è abbattuto sul circuito di Suzuka, obbligando la direzione gara ad annullare l'intera giornata di sabato. Si temeva il peggio ma in Giappone tutto è filato liscio: terze prove libere annullate, le qualifiche sono state spostate alla domenica mattina e tutto sommato l'evento eccezionale non ha spostato gli equilibri. In Ferrari si preoccupavano del ciclone Hagibis, prima di capire che devono solo temere se stessi. Una prima fila tutta Rossa ha colorato la griglia di partenza della gara giapponese ma sotto il traguardo è il grigio ad esser transitato per primo. Due pole position consecutive sprecate. In Russia un problema tecnico aveva fermato Vettel, distruggendo indirettamente le speranze di vittoria di Leclerc. In estremo oriente, dopo una qualifica da urlo che ci ha consegnato una Ferrari potenzialmente vincente ovunque, sono stati gli stessi piloti a gettare nello sconforto gli speranzosi tifosi del Cavallino, "costretti" alla solita levataccia di fine stagione. Una partenza da incubo ed in pochi metri sono naufragate tutte le speranze di vittoria. Suzuka doveva essere una pista pro-Mercedes. Ed indiscutibilmente tale si è dimostrata. Ma se le due Rosse fossero scattate a dovere, considerando la velocità mostrata dalle vetture di Maranello in rettilineo, probabilmente avremmo assisitito ad una domenica molto diversa. Un doppio errore che ha regalato ad un meritevole Bottas la terza vittoria stagionale. Ed alla Mercedes il sesto (!) titolo mondiale costruttori consecutivo. Pareggiando il record Ferrari realizzato fra il 1999 ed il 2004.
Ferrari: altra occasione sprecata!
La bella qualifica aveva illuso. Un Vettel definitivamente ritrovato, capace di conquistare una strepitosa pole position. Un Leclerc mai domo, secondo e sempre lì, pronto a mettere pepe sulla coda del team mate. Due grandi piloti che si "spingono" a vicenda. Al termine della gara, invece, i dubbi rimangono gli stessi. Le speranze di successo di Vettel si sono spente in pochi...centimetri. Quei centimetri che ha erroneamente percorso scattando in anticipo dalla pole position. Il tedesco si è poi fermato, prima di eseguire un "nuovo" start mentre dietro di lui scattavano a fionda le Mercedes e Verstappen. Leclerc, forse sorpreso dalla mossa del compagno, è stato a sua volta protagonista di un avvio drammatico. Peggiorato dal contatto avvenuto pochi metri dopo con Verstappen. Vettel, graziato dai commissari in quanto il jump start è rientrato nei limiti di tolleranza, a fine gara ha salvato la seconda posizione dagli attacchi di Hamilton. Per Leclerc, invece, la gara è stata un autentico calvario terminato con un settimo posto. L'abbiamo visto percorrere la mitica curva 130R sterzando con una sola mano, mentre con l'altra teneva uno specchietto ballerino. Si è negato, quando il suo box lo rivoleva in corsia per cambiare l'alettone danneggiato nel contatto iniziale. Qualcuno storcerà il naso, ma sono state scene "alla Gilles Villeneuve". Toccanti momenti per cuori nostalgici. Troppo per la Formula 1 di oggi. Ed infatti a fine gara il monegasco ha visto sommarsi al suo tempo di gara 15 secondi di penalità: 5 per il contatto iniziale con l'olandese di casa Red Bull, 10 per non essersi tempestivamente fermato ai box per la sostituzione dell'ala. Decisioni che tutto sommato ci starebbero, se non ci fossero degli evidenti vizi di forma procedurali.
Penalità a caso
Dopo il contatto Leclerc-Verstappen, con l'olandese costretto al ritiro, ci attendevamo una tempestiva investigazione ad opera dei commissari. Con sorpresa (e sollievo, possono dire i fan ferraristi) è arrivata invece la comunicazione che nessuna investigazione era necessaria: incidente di gara. Ma alcuni giri più tardi, dopo le continue lamentele lanciate via radio da un arrabbiato Verstappen, rimasto in pista con una vettura malconcia prima del definitivo ritiro, ecco una nuova comunicazione che riapre il caso: investigazione in corso. Mai visto! La nuova era, ci avevano detto. Vedrete che lasciaremo più liberi i piloti di battagliare, avevano ribadito. A Monza, infatti, la difesa aggressiva di Leclerc agli attacchi di Hamilton era costata al monegasco un avvertimento con bandiera bianco-nera. In Giappone tutto è avvenuto invece in maniera molto più confusa. Ha lasciato perplessi la sanzione dovuta al mancato immediato rientro di Leclerc in corsia box. Qualcuno ha visto sventolare la bandiera nero-arancione, che obbliga un pilota al rientro per le dovute riparazioni? Fantozziano è stato poi l'epilogo del Gran Premio: la classifica finale è stata registrata in base all'ordine del penultimo giro, per segnalazione errata ai piloti! Mancanza di uniformità di giudizio, incoerenza e pressappochismo: che altro per questi commissari giudicanti?
Mercedes ancora campione del mondo costruttori....e piloti
Detto degli errori dei piloti Ferrari e degli orrori compiuti dai commissari è giusto rimarcare quanto ottenuto dalla Mercedes condotta da Toto Wolff al sesto mondiale costruttori consecutivo. A cui seguiranno presto anche i festeggiamenti di Hamilton, ormai prossimo alla conquista del sesto titolo: la matematica ci dice che solo il compagno finlandese potrebbe negarglieli, un'ipotesi irreale. A Suzuka abbiamo visto un Bottas rigenerato, capace di approfittare degli errori degli avversari ed involarsi indisturbato al comando mentre Hamilton faticava dietro Leclerc. Il finlandese di casa Mercedes ha finalmente goduto dell'appoggio incondizionato del box anglo-tedesco: avrebbero potuto favorire la vittoria di Hamilton con la solita strategia a favore del compagno ed invece hanno obbligato i piloti alle due soste, consegnando al pilota n°77 una vittoria tanto attesa. Le pole position seriali delle Ferrari dimostrano che la supremazia argentea può essere scalfita. Ma quando manca la solita prestazione in Mercedes sopperiscono, alla grande, con la vincente esperienza maturata in questi anni turbo-ibridi. Per vincere in Formula 1 serve una vettura prestazionale ed affidabile, ma le ultime gare dimostrano che è necessaria quella cultura vincente che in Ferrari devono ricostruire se nel 2020 non vorranno accontentarsi delle vittorie di tappa.
Bel quinto posto per Sainz. Bene Renault ma Racing Point fa reclamo!
Oltre a Mercedes, in Giappone hanno festeggiato anche in McLaren, per il bel quinto posto conquistato da Sainz ed in Renault: il sesto posto di Ricciardo ed il decimo di Hulkenberg assicurano al team un bottino di punti interessante. Dopo la gara la Racing Point ha però fatto reclamo contro la Renault, accusata di avere installato a bordo delle sue vetture una sorta di ripartitore di frenata automatico, collegato al GPS. Prima del prossimo Gran Premio, che si disputerà fra due settimane in Messico, potrebbero esserci sorprese.
Antonio Fuoco, in coppia con il neo campione Stefano Gai, vince l'ultimo atto del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance sovvertendo i pronostici. Il ritorno in pista di Zanardi accende i riflettori sulla categoria. A Scarperia vanno in scena anche F4, Formula Regional, Prototipi e TCR. Un weekend di automobilismo nostrano, e non solo, in una cornice da favola.
di Matteo Landi
Mugello a Fuoco, avevamo scritto pochi istanti prima della gara. Una speranza per il giovane pilota della Ferrari Driver Academy, impegnato con la Scuderia Baldini 27 al volante di una Ferrari 488 GT3. Una profezia, potremmo dire, dopo il fantastico successo ottenuto dal ragazzo di Cariati. Un trionfo che ha tinto di Rosso il fine settimana del Mugello ed ha consegnato a Stefano Gai, pilota con cui si è alternato alla guida durante le tre ore di gara, il titolo di Campione Italiano Gran Turismo Endurance. Già campione italiano GT nel 2016, Stefano ha condotto lo stint centrale di gara, mostrando come al solito grinta e classe. Nell'ultima frazione la situazione per Fuoco, al volante per due stint su tre, sembrava difficile ed il titolo per Gai pareva un miraggio. Ma ci hanno creduto, e dopo il ritiro della favoritissima BMW Fuoco ha dato il via ad una serie di sorpassi tali da issarsi in seconda posizione. Il pilota italiano è divenuto una furia incontrastabile, avvicinandosi al leader Postiglione su Lamborghini. Quando negli ultimi minuti di gara sono stati resi noti i cinque secondi di penalità affibbiati al pilota del Toro, Fuoco ha dato lo stesso il massimo, avvicinandosi ulteriormente al pilota in testa. Alla fine è stato un tripudio Rosso, con un festeggiante Stefano Gai, zuppo di champagne e felice.
Bel ritorno per Zanardi ma poca soddisfazione per BMW
Poteva essere il fine settimana di Erik Johansson e Stefano Comandini. I piloti BMW sono arrivati in Toscana da leader del campionato. Al Mugello hanno accolto fra le loro fila nientemeno che Alessandro Zanardi. Il campionissimo bolognese ha sfoggiato la sua immensa classe e la sua solita disponibilità con un pubblico osannante fin da quando è arrivato in pista venerdì scorso. Alessandro ha guidato nella prima parte di gara. Inizialmente guardingo, ha poi compiuto un bel sorpasso e consegnato la sua BMW M6 a Comandini in quinta posizione. Un risultato che in quel momento avrebbe consacrato campioni Erik e Stefano. Poi il già citato problema tecnico occorso a Johansson ha spento le speranze di BMW Italia. Comunque un weekend da ricordare per Zanardi, tornato su quattro ruote dopo le vittorie in handbike. Ed un ringraziamento al pilota bolognese deve arrivare da tutto il circo della serie italiana, sotto i riflettori ogni volta che Alex torna a divertirsi nel principale campionato nostrano per auto a ruote coperte.
Un weekend ricco di eventi
Oltre all'ultimo atto del Turismo Endurance al Mugello sono andate in scena le gare del Campionato Italiano Sport Prototipi, dell'Italian F4 Championship, del TCR Endurance e della Formula Regional European Championship. In quest'ultima categoria il mattatore è stato il danese Frederick Vesti. Vincitore di due gare su tre si è aggiudicato il titolo al volante della Tatuus schierata dal team Prema. Gara 3 è stata appannaggio di David Schumacher, secondo in gara 1 e penalizzato in gara 2. Ha attirato attenzione il figlio dell'ex F1 driver Ralf Schumacher, presente nel paddock, vincitore di altre tre gare nel corso della stagione. Il norvegese Dennis Hauger è stato invece il dominatore assoluto della F4 italiana, fregiandosi inoltre del titolo. Segnatevi questo nome perchè presto lo rivedremo vincitore anche nelle classi superiori. Fra i prototipi c'è da rimarcare la performance di Giacomo Pollini, vincitore di gara 1 e trionfante in campionato. Samuele Piccin ha vinto invece la gara del TCR al volante della bellissima Seat Cupra. Stessa vettura con cui Giovanni e Alessandro Altoe' hanno conquistato il titolo. Belle auto e marchi importanti come Volkswagen, Audi e la già citata Seat hanno animato la prima edizione del campionato organizzato da ACI Sport. Un weekend emozionante, nella fantastica cornice verde che solo il Mugello sa regalare. Sole e nebbia, colori e passione. Mugello, what else?
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