Di Chiara Marando – 04 Aprile 2015
Cibo, cucina e ricette, argomenti che negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre più successo sia tra appassionati che veri professionisti del settore. Una panoramica ampia e variegata che spazia dalla riscoperta dei piatti locali e regionali, alle preparazioni semplici, rapide ma curate con una selezione meticolosa degli ingredienti, fino a sperimentazioni molecolari oppure cucina naturale e biologica.
Un fenomeno certamente affascinante che ha portato, soprattutto negli ultimi anni, ad un’attenzione quasi maniacale verso l’estetica dei piatti, la ricerca costante di una presentazione che non sia solo golosa al primo assaggio ma anche stuzzicante per gli occhi. E non è un caso se , oltre ai programmi tv ed alle riviste patinate ricche di immagini “da mangiare”, anche la più comune condivisione sui social network di foto legate al tema food ha raggiunto un volume impressionante.
Si parla di Food Porn, un nome che fa sorridere, ma rappresenta una realtà tra le più praticate sul web che rende perfettamente l’idea di una percezione quasi “sensuale” del cibo. La regola principale è molto semplice: trasformare gli alimenti in un vero e proprio oggetto del desiderio, una tentazione irresistibile capace di accentuare la salivazione. Come con qualsiasi altro soggetto, davanti all’obiettivo la luce fa da padrona e diventa elemento indispensabile per creare sfumature morbide e sinuose, nonché accentuare colori e particolari. In sintesi, tra una modella ed una fetta di torta al cioccolato con panna non c’è differenza.
Anche se solo di recente diffusione, il termine “food porn” compare per la prima volta in un libro del 1984, “Female Desire-Women’s Sexuality today” scritto da Rosalind Coward, identificando la rappresentazione godereccia dei piatti con lo scopo di stimolare l’acquolina, una reazione paragonabile a quella sessuale.
Diversamente da quanto si possa immaginare però, la spettacolarizzazione del cibo non ne comporta la sola esaltazione estetica fine a sé stessa, al contrario ha incentivato lo sviluppo di una più sentita preoccupazione verso quelle domande legate a tematiche alimentari. In altre parole, si sta assistendo ad una nuova presa di coscienza sull’importanza di una corretta nutrizione per la salute, un cambiamento nelle abitudini quotidiane a tavola che sta conducendo ad un graduale passaggio verso la cultura dello slow-food. Questo significa che ci sarà sempre più attenzione alla provenienza degli ingredienti, alla filiera corta del km zero, alle informazioni su tecniche di allevamento, produzione ed analisi delle materie prime.
Ed effettivamente, tutto questo si avvicina all’argomento principe sul quale si fonda Expo 2015, ovvero la ricerca di un’alimentazione sana, ecosostenibile e sufficiente per tutti i Paesi, nel totale rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.