Di Roberta Minchillo (Quotidianoweb.it) Roma, 24 novembre 2024 -
Sembra una favola, all’inizio, poi, un bel giorno, un litigio per una minuzia e le parole dure, pesanti, come un macigno: “non vali niente”; “se non ci fossi io con te, tu saresti persa”; “tu mi appartieni”.
Inizia un’altalena estenuante, dove un giorno ti sembra di essere in Paradiso, e il giorno dopo, sprofondi all’Inferno, e l’Inferno inizi a viverlo davvero. I litigi si fanno sempre più frequenti: “perché indossi quel vestito, è troppo scollato”; “non mi piace che parli con quel tuo amico”; “le tue amiche non devi più frequentarle”, e così passano i mesi, gli anni e sei “sempre più sola”, e non hai il coraggio di parlarne con nessuno, anzi, ti senti in colpa, pensi di non essere all’altezza, pensi che lui cambierà, che il tuo amore lo cambierà (si, in peggio), fino al primo schiaffo, e poi il secondo e il terzo, e non solo gli schiaffi, anche i pugni e i calci, e mentre nascondi i lividi sul volto, sul collo o sulle braccia con inaudite quantità di correttore e fondotinta lui, tra le lacrime, ti promette, per l’ennesima volta, che non lo farà più.
Si, non lo farà più, perché finalmente hai il coraggio di scappare via, se sei fortunata. A volte, però, lui comincia a perseguitarti, a minacciarti, fino all’atto finale, quello estremo. E non passa un solo giorno che i media non annuncino che una donna è stata uccisa dal suo compagno, o marito, o fidanzato.
Secondo i dati del Viminale, dal primo Gennaio 2023, al 31 Luglio 2024, le donne uccise sono state 175, di questi 62 sono femminicidi e il primo Settembre le donne uccise sono salite a 65, su un totale di 192 omicidi. Il 31,5% delle donne in Italia ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
È necessario ribadire alle donne, vittime di violenza, che chiedere aiuto e denunciare è la strada maestra per liberarsi dal loro partner violento.
La denuncia è necessaria, dunque, ma per cambiare lo stato di cose, è indispensabile una vera e propria “rivoluzione culturale e sociale”, che partendo dai più giovani, che insegni che “la persona è sacra”, che il “rispetto per chi è accanto a noi, non è una forma di cortesia, ma un “dovere morale”.
Una cultura del rispetto è possibile, deve essere possibile, perché solo così potremo fermare la violenza di genere e il femminicidio.
Bisogna far comprendere che il binomio: amore e violenza, non può esistere, e quando la famiglia non è sufficiente a educare al rispetto, sopperiscano la scuola, le realtà associative o aggregative e accanto a queste anche le istituzioni, che hanno dato vita alla “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, ufficializzata nel 1999 dalle Nazioni Unite, che ricorre il 25 Novembre.
La scelta di questa data non è affatto casuale, anzi richiama ad un evento di grande importanza. Durante gli anni ’40 e ’50 nella Repubblica Dominicana il potere era nelle mani del dittatore Rafael Trujilo. All’epoca, tre donne denunciarono gli orrori e i crimini della dittatura, i loro nomi sono: Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, che morirono il 25 Novembre del 1960, torturate e uccise dai sicari del dittatore Trujilo, che gettarono i loro corpi in un dirupo per simulare un incidente.
Mi rivolgo agli uomini. Nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo sono scritte queste parole: “State molto attenti a far piangere una donna, che poi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale…un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere Amata”.
Foto ChiAmamiDonna