Dalla medicina che cura sempre di più, ma guarisce sempre di meno. Alla politica politicante, nazionale e europea che come sempre litiga, ma non risolve i problemi.
Insomma, i pensieri non mancano di certo alle nostre giornate. Pensieri che spesso non ci fanno dormire. Quante volte abbiamo, presi dallo sconforto provocato dai nostri “troppi pensieri” esclamato: vorrei non pensare più! Ebbene ora si può! Il metodo vincente arriva come sempre dagli USA. Lo avrebbe trovato una delle più famose psicoterapeute americane, Nancy Colier.
Autrice di un libro che è già un bestseller, dal titolo emblematico: Dannazione, penso troppo. La dottoressa americana, che è anche docente universitaria, nonché collaboratrice di prestigiose riviste di settore come Psychology Today, e Discover, afferma con assoluta sicumera: “Pensare troppo è una droga, crea dipendenza e fa male alla salute”.
E giù consigli, anzi un vero e proprio metodo inserito nel suo libro per uscire fuori definitivamente dalla “dannazione” della cosiddetta ruminazione mentale.
Ovvero, secondo gli esperti la nemica numero uno della felicità. Il troppo pensare provocherebbe stress ed ansia in ben 8 italiani su dieci. Pensieri che agiterebbero anche il sonno, come una terribile presa sulla mente dei malcapitati.
Ma la dottoressa americana col suo metodo avrebbe scongiurato queste situazioni, diventando una delle maggiori esperte di “overthinking”( troppi pensieri).
Il suo metodo vincente è richiesto e adottato da famosi atleti, manager e professionisti. Vediamo in breve in cosa consiste il metodo per scacciare i “troppi pensieri” dalla nostra mente.
I principi sono quelli della terapia dell’accettazione e dell’impegno. In pratica il metodo della Colier cerca di educare all’osservazione attenta della propria vita, prendendo da subito le distanze dai pensieri negativi, o da quelli che comportano problemi. Soprattutto insegna a porre fine alla cosiddetta autocritica distruttiva, sulla propria vita.
Eliminando i sentimenti negativi, quali la rabbia, il risentimento e la vergogna.
Insomma, non bisogna accettare tutto ciò che ci dice la mente. Smettere di vivere per pensare, iniziando a vivere per vivere. Fin qui il metodo della dottoressa americana.
Va detto però che in un passaggio d’epoca come quello attuale nel quale domina il pensiero unico, imposto dal mainstream internazionale, smettere di vivere per pensare ci sembra come dire, la soluzione finale per una completa e definitiva omologazione di massa, che ci trasformerebbe in perfetti replicanti.
Forse è meglio ruminare restando aggrappati al principio cartesiano del cogito ergo sum (penso, quindi esisto). I pensieri, anche quelli negativi, fanno parte del nostro vissuto. Scacciarli, o dimenticarli, è un rimedio peggiore del male, in quanto cancellerebbe parti di Noi stessi, e della nostra identità, già smarrita nel tempo infame della “cancel culture” e dell’ideologia del politicamente corretto.
Con l’evidente rischio di avere pensieri che diventano sempre più “deboli”. Evitare la ruminazione implicherebbe anche di leggere solo libri allegri? Con l’evidente rischio dell’omologazione e della manipolazione delle menti e delle coscienze.
Invece la lettura, la scrittura, l’istruzione, è l’unico antidoto al virus dell’ignoranza che purtroppo dilaga, generando come terribile conseguenza l’indifferenza, la carenza di empatia.
È il vero e unico contrasto al pensiero dominante, che addormenta le coscienze e ci trasforma in replicanti di un mondo senza fantasia, senza immaginazione: senza sogni! Non si pensa mai troppo.
Perché il pensare è segnale di esistenza in vita. Una vita che anche se intersecata da pensieri negativi, ci consente di essere liberi!