Di Francesco Graziano Bologna, 9 marzo 2024 - “ Il mistero di Villa Feoli” ( Edito dalla Ianieri edizioni per la collana “ Le Dalie nere”) è un romanzo che sarebbe piaciuto ad uno dei più grandi scrittori della nostra letteratura nazionale, Carlo Emilio Gadda.
In un antico palazzo nobiliare, uno dei tre proprietari, Marco Feoli, viene misteriosamente ritrovato assassinato con un pugnale conficcato nel collo.
Da questo omicidio parte l’indagine del Maresciallo Festa che lo porterà dentro questa villa, contesa da tre fratelli, e dove la leggenda narra che al primo piano avvenissero anticamente riti esoterici ed omicidi di giovani ragazze, le cui figure sembrano- come recita la voce del popolo-ancora aggirarsi tra quei corridoi bui come anime in cerca di pace, con i loro corpi smembrati dalla perversione umana di antichi nobili e personaggi di alto livello, privi di nome ma portatori di quella paura tipica di chi è avvolto nella nebbia.
Dopo un incipit folgorante in cui, durante una partita di calcio, un atleta dell’Avellino, amore e passione del Maresciallo, che condurrà le indagini alla ricerca del colpevole, senza rassegnarsi alla soluzione finale che accontenta tutti, sbaglia un rigore che lascerà la squadra nella serie cadetta, il narratore guida abilmente il lettore, come se fosse un autista di una prestigiosa vettura di lusso verso territori che sconfinano nell’occulto; senza rovinare i colpi di scena presenti lungo tutto il romanzo possiamo rivelare che – alla fine – la realtà prende il sopravvento nonostante, talmente questo romanzo sia ben scritto, per numerose pagine il lettore si lasci volutamente ingannare dal bravissimo autore pensando che dietro quel “ Pasticciaccio brutto” ci sia effettivamente una componente magica che gioca un ruolo di primo piano nella morte del nobile Feoli.
La conclusione – per nulla consolatoria- mostrerà al lettore la verità e improvvisamente, ripiombati in un territorio intellegibile, ci accorgiamo di avere davanti un romanzo che in realtà sarebbe piaciuto oltre che all’autore della “Cognizione del dolore” il quale ci ha regalato figure di commissari eccezionali che hanno scavato a fondo nella vita di nobili misteriose senza figli, proprio come gli eredi della prestigiosa casata di Rofi Terme (luogo di ambientazione del romanzo), e circondate da ragazze di servizio altrettanto misteriose, anche a Leonardo Sciascia.
Il ritratto che viene fuori della Penisola è desolante, si parla di perversioni e violenza perpetrati da personaggi disturbati psichicamente, coloro che – come notò Pasolini- sono i veri anarchici perché- in quanto detentori del potere - posso fare ciò che vogliono con il vantaggio- loro si- di rimanere occulti, protetti da un’ombra che allungandosi su di loro li protegge portandoli in un antro impenetrabile a chi decide di votarsi alla verità pagando un prezzo molto caro.
Si parla di calcio scommesse e dei tradimenti che subiscono i tifosi dai loro beniamini che ‘ stuprano’ la maglia che baciano dopo un pallone andato in rete; quest’opera mostra una volta di più che il genere noir è forse il filtro più adatto a raccontare un Paese oramai da anni affondato in oscene lotte intestine che ne hanno rovinato i fasti di un passato glorioso.
Fortuna che vengano pubblicati libri come questi che contraddicono il celebre sonetto di Petrarca “ Cara Italia, benché parlar sia indarno”.
La parola scritta ha ancora una forza e il bravo Emilio Limone già autore di diversi racconti letterari ce lo ricorda ‘ colpendoci’ con una lama tagliente che avrebbe esaltato oltre gli scrittori sopra citati una grande maestra del mistery come Agatha Christie. Da non perdere.