con quale stato d’animo le vedova e i figli di Benito Mussolini affrontarono il destino che li scaraventò dai privilegi del Ventennio fascista alle vicissitudini successive? Quali rapporti si stabilirono tra loro? Come si rapportarono con le Istituzioni del Paese? Che persone scelsero, o ebbero la possibilità, di diventare?
Il libro riporta l’intervista, che si snoda nelle 238 pagine, del giornalista Mario Russomanno a Edda Negri Mussolini, quest’ultima figlia di Anna Maria e ultimogenita del Duce e di Rachele Guidi.
Quando sua madre venne a mancare, Edda Negri Mussolini aveva solo quattro anni. Si legò agli zii e alle nonne: quella materna, Rachele Guidi, assieme alla quale visse lunghi periodi nella casa di Carpena, nel forlivese, dove la vedova del Duce si era ritirata a fine anni Cinquanta, dopo il confino ad Ischia, presto raggiunta dal figlio Vittorio, tornato dall’Argentina. A Carpena, si ricongiungeva frequentemente l’intera famiglia Mussolini, composta dagli altri figli di Rachele Guidi: il musicista Romano Mussolini e la primogenita Edda, vedova di Galeazzo Ciano, e altri familiari.
Quelle frequentazioni, svoltesi anche a Roma e a Riccione, consentono a Edda Negri Mussolini di tracciare un profilo inedito dei familiari più stretti di Mussolini e di personaggi che furono vicini alla famiglia.
Il racconto non è una rilettura del Ventennio e degli accadimenti successivi. Si vuole far rivivere la quotidianità, i convincimenti, le aspirazioni, le difficoltà, le umane debolezze, di persone che si trovarono al centro di fatti tragici le cui ricadute si rifletterono sulle loro esistenze. Sono tanti gli aneddoti che vengono fuori dal racconto, così come non mancano di essere riportate le difficoltà che affrontarono i figli di Benito Mussolini, dopo la sua tragica uccisione.
Sono messe in luce le personalità dei Mussolini, la complessiva “pesantezza” del loro percorso umano e la ricerca di una normalità difficile da trovare. “Il vento gelido che la storia spesso riserva ai vinti”, richiamato all’inizio del libro, rese complicato il percorso esistenziale dei Mussolini, ma ciò non impedì loro di tessere relazioni umane e sociali appaganti.