- Per meglio comprendere il contesto socio-sanitario in cui sono sorte le manifestazioni cittadine, può raccontarci quanto è accaduto nell’ambito politico-istituzionale?
Nel 2014/15, a Roma si era deciso che i punti-nascite inferiori a 500 parti potevano essere chiusi, delegando la decisione alle Regioni. Bonaccini decise di chiudere il centro nascite di Castelnuovo. Dopodiché, gli abitanti del territorio si sono ribellati e alcuni di loro hanno raccolto 11.000 firme per impedire la chiusura. A quel tempo, avevo dato disponibilità per supportare il gruppo cittadino, ma tale aiuto è stato rifiutato. Tutte le firme erano state consegnate al sindaco di Castelnuovo nei Monti, perché intraprendesse un ricorso al Tar. Ma il primo cittadino ha lasciato scadere i termini, giustificandosi con il fatto che precedenti ricorsi di altre Regioni avevano avuto esito negativo; inoltre, ricordava il costo oneroso per intraprendere le opportune azioni legali. Nel 2017, ci furono le elezioni regionali e comunali. In questa occasione, durante la campagna elettorale, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, insieme a Enrico Bini, sindaco di Castelnovo, presero l’impegno di riaprire il centro-nascite. Nel 2020, fu creato un gruppo in cui sono entrato a far parte, avente come interesse quello di evidenziare i problemi della montagna e, in modo particolare, le criticità dell’Ospedale S. Anna.
Purtroppo, dopo numerosi contrasti e divergenze, ne sono uscito. A seguito di questa mia decisione, alcuni componenti del gruppo stesso mi hanno reinvitato a rientrare, cosa che ho fatto. Aggiungo che durante la mia permanenza in questo gruppo, vi è stata una fervida attività a favore della montagna.
La scorsa estate, in provincia di Parma c’è stata una riunione dei sindaci reggiani facenti parte dell’Unione dei comuni della montagna (Ventasso, Villa Minozzo, Toano, Carpineti, Castelnuovo, Casina e Vetto), in cui era presente il presidente regionale Bonaccini. Da quel momento, ho riscontrato distacco e freddezza da parte degli amministratori locali nei nostri confronti. Vi è stato, quindi, a mio avviso, un mancato rispetto del “patto” con i cittadini: intendo che le esigenze della comunità non sono state più considerate come in passato. Riguardo all’Ospedale, poi, il silenzio degli amministratori locali era pressoché totale. L’8 ottobre e il 12 novembre del 2022 abbiamo organizzato due manifestazioni, per denunciare i disservizi dell’Ospedale S. Anna. Specifico che riguardo alle due manifestazioni pubbliche non hanno aderito gli abitanti di Castelnuovo e gli organi di informazione non ne hanno tenuto conto.
Aggiungo anche che, per incomprensioni, sono uscito definitivamente dal gruppo circa 15 giorni fa.
- Che giudizio dà della sanità emiliano-romagnola? Più nello specifico, l’Ospedale S. Anna sconta delle criticità?
Ho avuto delle esperienze bellissime nel momento in cui ne ho usufruito. Ma tale giudizio appartiene al passato. Oggi, invece, la situazione è precaria: mancano medici e infermieri; le liste di attesa sono lunghe e non sempre si riesce a prenotare la visita a Castelnovo nei Monti; alcune prenotazioni di visite, poi, devono inspiegabilmente essere fatte di persona e non tramite telefono o farmacia.
- La comunità è supportata dagli amministratori locali?
A livello pubblico non si sono mai dimostrati solidali con la comunità montana riguardo a tutte le problematiche connesse alla vita in montagna.
- Castelnuovo, situato a 750 metri di altezza, dista circa 50 minuti da Reggio Emilia. E’ considerato il capoluogo dell’Appennino Reggiano. Si può immaginare tale paese senza ospedale? Quali sarebbero le criticità a seguito di una sua chiusura?
Castelnuovo nei Monti vive per il 60% di attività connesse con l’ospedale, per il 20% di attività connesse con le scuole e per il restante 20%, essendo il capoluogo della montagna, gli abitanti dei comuni limitrofi si riversano su di esso, così da rinvigorire l’economia cittadina.
Il 10 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge “Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane”. Il testo normativo contiene misure per sostenere lo sviluppo economico e la ripresa delle zone montane.
Fino ad oggi, però, la realtà delle terre alte ci mostra che non vi sono ancora riscontri positivi per le comunità che vi abitano. E’ necessario fare di più per contrastare lo spopolamento della montagna e ridurre le condizioni di svantaggio dei comuni di montagna. L’ambizioso progetto che si vuole perseguire con l’intervento normativo succitato, è ben lontano dall’essere realizzato.
Chissà se il nuovo Esecutivo vorrà scommettere sulla montagna.