Domenica, 11 Luglio 2021 20:03

Il premio Strega ha il sapore di una notte d’estate. In evidenza

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Posizione divano conquistata, in un torrido giovedì sera di Luglio, tra le mani birretta fresca e cellulare per commentare con altri librai la finalissima del Premio Strega 2021.

 

Partiamo dalla scelta di trasmettere la kermesse su Rai3 alle 23, del tutto discutibile, perché se vuoi allontanare il pubblico e non renderlo partecipe di quanto stia accadendo nel panorama letterario, allora hai fatto bingo, se invece gli organizzatori speravano in uno share più alto, temo ci sia qualcosa da rivedere.

I libri hanno voglia di essere letti, i librai hanno voglia che le persone entrino in libreria e se un premio così pubblicizzato può essere veicolo di movimento culturale, mettetelo in prima serata, mettetelo su Rai1, mettetelo su Netflix, o su SkyArte, perché il messaggio che arriva chiaro è:”La cultura non ha appel, sbattiamola in terza serata.”

Location meravigliosa, istituzionale, Villa Giulia a Roma si presenta sempre bene, elegante ma non troppo, seria ma non troppo, intellettuale ma non troppo, perché se avessi voglia di togliermi le scarpe e camminare a piedi nudi sull’erba durante la cerimonia del Premio Strega, potrei farlo senza sentirmi a disagio.

L’intellighenzia italiana tutta riunita, peccato vedere poca gioventù tra i tavoli, non so se per mancanza di interesse, per snobismo, o perchè i libri ancora non riescono ad entrare a pieno regime nella vita dei giovanissimi, i quali, forse spaventati da tanta polvere ancora prediligono lo smartphone alla vita che scorre tra le pagine di un libro. Come biasimarli!

Dico così perché quando si legge un libro può dirti bene e farti grasse risate ma può dirti male e ti fai grandi pianti, ma questa è un’altra storia.

I cinque finalisti hanno una cosa in comune, l’aver scritto storie di un passato che torna a farsi sentire, sono perlopiù drammi familiari, sono storie di vita vera, in cui gli scrittori in primis e poi i lettori riescono a percepirne il moto sincopato del cuore.

Bajani, con il ‘Libro delle case’ edito da Feltrinelli, ci da un’accurata analisi di quanto sia necessario il catasto emotivo, andare a sminuzzare ogni ricordo, ogni scatolone ammucchiato da una parte e visionarlo, compresi gli oggetti destinati al pattume.

Edith Bruck ed il ‘Pane perduto’ edito da La nave di Teseo, racconta con soffice eleganza gli anni della shoah, un’autobiografia in cui la vita e la morte si intrecciano e quello che resta è la memoria come unico termometro umano.

Giulia Caminito ha scritto ‘L’acqua del lago non è mai dolce’, edito da Bompiani, descrive una ruvida realtà di provincia alle porte del lago di Bracciano, dove l’acqua è circoscritta, ferma, dal terreno fangoso, un’acqua che sembra somigliare a Gaia, la protagonista del libro, che tutto ha fuorché la gaiezza nei confronti della vita e che come il lago nasconde un sentimento torbido e riflette malinconia.

Donatella Di Pietrantonio ha presentato ‘Borgo Sud’ edito da Einaudi, potremmo definirlo il seguito dell’Arminuta, ma è un libro che può essere letto anche da solo.

Borgo Sud parla dell’ amore come cura, di addii, di ricerche, di famiglie che senza gli strumenti validi possono infliggere ferite profonde. Parla soprattutto di abbandono e di come le persone che amiamo possono essere malattia e cura.

Ed ecco il vincitore, Emanuele Trevi ed il suo libro ‘Due Vite’ edito da Neri Pozza.

In questo libro c’è malinconia, c’è il ricordo, c’è il desiderio di volersi bene come pomata lenitiva ma talvolta anche come condanna, perché spesso poniamo l’accento su questioni superflue, quando l’unico vero imperativo dovrebbe, anzi è, lasciarsi andare al bene.

Credo che la cultura italiana e l’editoria debbano festeggiare, perché a vincere è stato il più nobile dei sentimenti: l’altruismo. Oltre che una piccola casa editrice.

A vincere è stato un uomo che si è presentato con un paio di sneakers colorate, i capelli arruffati, l’aria dimessa e che ha dichiarato di essere un critico letterario che non ha mai stroncato nessun libro e che nonostante l’età non proprio giovane, mette i “cuoricini” su Instagram, alla faccia dei tirchi!

Nota rock della serata, Donatella Di Pietrantonio che mostra timidamente il palmo della mano su cui aveva scritto “DDL ZAN”.

Seguita da Emanuele Trevi che beve il liquore Strega direttamente dalla bottiglia.

Anche la cultura sa essere leggera, evviva!

 

A cura di Claudia Mancini
(parliamodilibri.it)

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