“Siamo davvero grati alla famiglia Pellicciari per aver voluto rendere duraturo il ricordo del Sig. Primo, nel cuore dei medici e degli operatori sanitari che per tanti anni lo hanno seguito e curato. Il momento che stiamo vivendo penalizza anche i pazienti ricoverati per malattie diverse dall'infezione da Covid19” ha ricordato Giorgio Mazzi “Le norme di sicurezza impediscono le visite di parenti e amici, rendendo la degenza ancora più gravosa per i pazienti. Un televisore in ogni stanza di degenza significa, per le persone meno inclini all’utilizzo di strumenti informatici o telematici, avere l'opportunità di distrarsi e di restare aggiornati, coltivando pensieri diversi rispetto a quelli che riguardano la propria malattia”.
Primo Pelliciari aveva iniziato a frequentare la Nefrologia all'età di 27 anni, a causa di una glomerulonefrite che nel 2002 lo aveva portato ad iniziare l'emodialisi. Una storia clinica densa di complicazioni cardiovascolari aveva costretto Primo a vari interventi e numerosi ricoveri, impedendogli di candidarsi al trapianto renale.
“Non gli piaceva essere paziente” ricorda Mariacristina Gregorini “Quando era ricoverato voleva parlare d'altro: amava lavorare e scappava dall'ospedale appena possibile, sempre. E, quando andava via, non mancava mai di ringraziarci e farci sapere che si fidava di noi. Primo aveva la carnagione e gli occhi chiarissimi, come un cielo dopo la pioggia: il suo aspetto etereo contrastava con la forza e la determinazione di cui era capace, e che ha manifestato sino alla fine”.