Chiediamo di ripensare al sistema che ha prodotto colossi cooperativi che di sociale conservano solo una dicitura bugiarda sul logo, e che ha visto il risparmio come uno criterio accettabile per organizzare i servizi.
Vogliamo contribuire a costruire servizi nuovi e per farlo non possiamo più essere gli operai della cura nel discount delle prestazioni sociali. E il 6 giugno proveremo a uscire dall'invisibilità in cui ci hanno costretto, a rompere l'omertà su condizioni di lavoro sempre più insostenibili. La nostra lotta non parla solo delle nostre condizioni ma di quelle di tutta la società, perché il grado di civiltà si misura sulle condizioni in cui vive chi è più fragile, non sulle "eccellenze". Tutti quanti dagli educatori agli OSS, dagli insegnati agli ausiliari, svolgiamo un lavoro importantissimo e potremmo cambiare le nostre condizioni di lavoro solo migliorando i servizi e viceversa.
Perché il Welfare siamo noi!"