L'ANGOLO DI INTESA - Rubrica sul sociale a cura di Associazione Intesa San Martino Parma.
Vi è ancora una coscienza del dono?
Vi sono tantissime realtà nel nostro Paese che quotidianamente incentrano le proprie attività intorno a tematiche sociali, utilizzando come arma primaria il solo tempo donato dai propri volontari. L’Italia in ciò si dimostra un Paese dall’elevato potenziale, in cui soggiace una grande forza volontaria pronta a disporsi al fianco dei più bisognosi e meritevoli.
Questa energia, che opera perlopiù all’interno di enti e associazioni no profit al nostro pari, necessiterebbe di un maggiore risalto mediatico e normativo, con l’obiettivo di approdare al grande pubblico e provando a riscuoterne simpatia e un successivo - ma costante - sostegno economico; esser destinatari di incentivi fiscali (sul modello americano), in grado di fungere seriamente da catalizzatori per potenziali e futuri donatori.
Ma cosa si intende per donare?
La capacità di soddisfare le esigenze altrui con la sola forza del nostro essere umani.
Questo a mio avviso esprime adeguatamente il concetto di dono, quel raro valore che oggi, sempre più, diviene arte unica. Il dono concorre ad arricchire quel lato umano che difficilmente si appaga del mero materialismo e che concorre a elevarne lo spirito di colui che – spontaneamente - condivide i propri talenti e averi per una pubblica, sociale, nobile e inestimabile causa benefica.
Troppo spesso accade però che il dono sia perseguito con prepotenza da chi, forte della propria struttura, catalizza a se le maggiori risorse reperibili sul mercato, distraendole da quella miriade di piccole associazioni che sui territori, con grande passione, si muovono costantemente. Ciò affidandosi alle sole forze dei volontari o di magnanimi presidenti che ‘di tasca’ ne sostengono con dedizione l’operato. Questo si dimostra un serio limite al sistema no profit nazionale che dovrebbe incentivare le tante piccole realtà comunitarie nel perseguire gli scopi di utilità sociale legati al territorio, contenendo l’azione imponente dei grandi operatori presenti nel sistema.
C’è dunque ancora posto per l’arte del donare?
Credo proprio di sì: donare il proprio tempo equivale a riempir la propria vita, a conoscere nuove storie incontrando persone di cui sino a prima se ne ignorava l’esistenza ma, il cui vissuto, può concorrere a cambiare molte vite, a stimolarne il pensiero, a far crescere una comunità nuova.
Dal novembre 2018 con Intesa San Martino abbiam dato vita nella città di Parma al progetto Biblioteca Sociale in cui, raccogliendo oltre 5000 testi interamente donati dalla collettività e forti del fondo di garanzia donato dal Presidente Galimi, concorriamo quotidianamente a combattere il degrado ‘a suon di cultura’ in un quartiere problematico della città (il San Leonardo), spesso al centro della cronaca nera. Da questa esperienza di puro volontariato tutt’ora in corso si può trarre con gioia il positivo riscontro avuto dalla comunità che, tra curiosità e nuove proposte, si è da subito dimostrata in grado di comprendere il beneficio culturale creato da un simile nuovo spazio. Non vi è però ancora ad oggi un positivo riscontro in merito alla ‘banca del tempo’, strumento con la quale sin da subito, abbiamo cercato di coinvolgere molti dei cittadini affinché prestassero volontariato con tenacia e dedizione.
Il dono vero e genuino non si dovrebbe mai limitare al solo gesto, ma esser costante dotazione al servizio di un’associazione e ancor più, dell’intera comunità operante.
Andrea Coppola
Tesoriere e Responsabile organizzativo