"Esclusivamente distinti": all'Ottica Galvani di Modena domenica 18 dicembre, alle ore 18, il magistrato e scrittore presenta il suo ultimo romanzo che vede protagonista il giudice Massimo Angelo.
Di Manuela Fiorini
MODENA – Due casi da risolvere, due storie parallele, destinate forse a non incrociarsi mai, se non fosse per un biglietto da visita. Un notaio viene accusato di violenza sessuale e finisce in carcere, una professoressa di italiano intreccia una relazione con un diplomatico dal nome altisonante, che approfitta dei suoi sentimenti. Chiamato a giudicare questo caso avvincente e complicato è il giudice Massimo Angeli, che di "distinto", rispetto alle maschere che indossano gli altri personaggi, non ha nulla. E' questa la trama di Esclusivamente distinti, il giallo di Angelo Martinelli, che nella vita è davvero un magistrato, che sarà presentato domenica 18 dicembre, alle 18, presso Ottica Galvani, in via Emilia Centro angolo Piazza Mazzini. E' un romanzo intenso, con un finale amaro e affatto scontato, dove non c'è un delitto né un colpevole, o, almeno, non ci sono le prove per dimostrarlo, come dovrà ammettere con amarezza il protagonista. E, attorno a lui, una schiera di personaggi scolpiti con la penna nella loro umana scaltrezza o debolezza, con stile asciutto, a volte spietato, altre tessuto di citazioni e aforismi, altre ancora intense e ironiche.
Abbiamo incontrato l'autore.
Per tutto il romanzo ricorre l'aggettivo "distinto". Chi sono i "distinti" di Angelo Martinelli?
"Sono coloro che hanno una formazione formalmente ineccepibile. Al contrario del giudice Angeli che, da questo punto di vista, è un po' carente".
Un giallo, con risvolti polizieschi, molto intimista e amaro, senza un omicidio e, se vogliamo, anche senza un vero colpevole (giuridicamente parlando), se non per un reato minore. Una critica alla "macchina della giustizia"?
"Ho voluto semplicemente prendere atto dei grandi limiti che ha il giudizio umano. Perché, purtroppo, come ho scritto in un altro libro "Il colore verde dello zero", i giudici fanno il mestiere di Dio senza essere Dio. La mia è una riflessione sull'inadeguatezza del giudizio umano, che ha dei limiti enormi. Qualcuno che giudichi ci vuole e, in questo caso, degli uomini sono chiamati a giudicare altri uomini. Non abbiamo alternative. Ci dobbiamo accontentare della fallibilità umana nel nostro ruolo istituzionale".
L'autore, come il protagonista del libro, è un magistrato. Quanto c'è di Angelo Martinelli in Massimo Angeli?
"C'è tanto, perché se non ci fosse stato il giudice Martinelli non ci sarebbe stato nemmeno il giudice Angeli. Tuttavia, Massimo Angeli è anche quello che vorrebbe essere Angelo Martinelli. E' molto umano, si appassiona e si commuove, pur rimanendo consapevole che i giudici dovrebbero rimanere impermeabili ai sentimenti. E' coerente con se stesso. Una bella figura, insomma.
Nel libro ricorrono citazioni di autori, da Dante a Pavese, da Leopardi a Saba. Massimo Angeli spesso dà forza ai suoi pensieri e alle sue tesi citando i classici. Come mai questa scelta?
"Una bella citazione aiuta molto il testo. Lo abbellisce. Una brutta lo imbruttisce, quindi fare citazioni è un rischio, ma se ci si prende sono molto utili. Anche il lettore apprezza la citazione azzeccata. La cosa più impegnativa, tuttavia, è quella di ricercare la citazione giusta da inserire al momento giusto".
Nel romanzo compaiono spesso modelli di penne stilografiche. Un vezzo dell'autore o un richiamo al suo essere scrittore?
"Sono un collezionista di stilografiche e anche uno che le manipola per farle scrivere meglio. Metà le ho rotte, le altre funzionano molto bene. Nel libro anche Angeli fa la stessa cosa. Anche lui è appassionato di stilografiche".
Emerge soprattutto nelle descrizioni, una ricchezza di particolari che un "giallista" senza l'esperienza di un "uomo di legge" spesso tralascia o descrive in modo errato o frettoloso. Che cosa consiglieresti a chi vuole scrivere gialli?
"Consiglierei di imparare a memoria i libri di Friedrich Dürrenmatt, che non ha mai fatto né l'avvocato né il magistrato, ma ha scritto dei libri, come "La panne" e "Il Giudice e il suo boia" in cui descrive perfettamente i meccanismi processuali e gli stati d'animo degli uomini di legge. Da lui si impara tantissimo. E poi, Picasso diceva che non bisogna copiare, ma rubare. E anche io confesso che da Dürrenmatt ho "rubato" parecchio".
Quanto conta invece nella formazione del giallista confrontarsi, parlare con chi lavora nella giustizia?
"Conta moltissimo. Ci sono delle questioni tecniche, per esempio se si vuole descrivere un processo con i tempi e le scansioni processuali o le fasi di un'indagine, per parlare delle quali è meglio che si chieda un parere a chi è del mestiere piuttosto che affidarsi solo alla fantasia. In questo modo si evitano inesattezze. Personalmente, quando scrivo di aspetti medici o medico legali, mi viene spontaneo confrontarmi con un amico medico".
L'AUTORE Angelo Martinelli è magistrato ordinario. Attualmente giudice presso la Corte di Appello di Roma alterna la sua professione a quella di scrittore. Per BastogiLibri ha pubblicato Le indagini del giudice Angeli, Il colore verde dello zero e La cattiva signorina.
INFO
Angelo Martinelli
Esclusivamente distinti
BastogiLibri Edizioni
Pag. 136 – 12 euro.
Presentazione domenica 18 dicembre, ore 18.
c/o Ottica Galvani, Via Emilia Centro angolo Piazza Mazzini, Modena
Seguirà aperitivo, www.galvanishop.com