Domenica 6 novembre presso il Mondadori Megastore di via Massimo D'Azeglio 34/A, a Bologna, il life coach Alessandro Cozzolino presenta il suo ultimo libro "Esercizi di felicità". Interviene Rosanna Lambertucci. Lo abbiamo incontrato.
Di Manuela Fiorini
Bologna, 5 novembre 2016
Tutti vorremmo essere felici. Alcuni lo sono di più, altri di meno. Possiamo dire di esserlo in certi momenti della nostra vita e meno in altri. Alcune persone sentono di non essere felici pur avendo apparentemente tutto, altre lo sono avendo ben poco. Ma che cos'è la felicità? E' uno stato d'animo? Nasce spontaneo o si può "allenare"? Certo che sì può. E il life coach Alessandro Cozzolino ci spiega come nel suo ultimo libro Esercizi di felicità – Allenare il cuore e la mente a essere felici, che sarà presentato domenica 6 novembre, alle ore 11, presso il Mondadori Megastore di via Massimo D'Azeglio 34/A, a Bologna, con l'intervento di Rosanna Lambertucci.
Lo abbiamo intervistato per farci suggerire alcune "pillole" di felicità.
Che cos'è la felicità? Possiamo definirla?
"Stato d'animo di chi ritiene soddisfatto ogni suo desiderio; di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato. Il termine non solo indica gioia ma l'accettazione del diverso e la tranquillità con gli altri". È così che inizia il mio libro, fornendo alcune delle definizioni che dizionari ed enciclopedie danno della parola felicità. Non so dire se una cosa così grande come la felicità possa essere racchiusa in una o più definizioni. Quello che so è che io sono felice quando respiro amore, in ogni sua forma, veste e gentile espressione. E per me la felicità è amore. In entrambi i casi, si tratta di temi così vasti e profondi che ridurli in una manciata di parole mi sembra quasi una bestemmia".
Felici si è o si diventa?
"L'essere umano nasce già felice. Per due semplicissimi motivi: vive il presente e respira amore. Poi però nel tempo viene indotto a distrarsi dal momento presente e l'amore si trasforma in giudizio e in desiderio di altro. Così impara a essere infelice. Si definisce "incapacità acquisita". La nostra mente viene riempita di bugie. Bugie, però, a cui noi tutti crediamo. E quindi ci convinciamo che il nostro punto di vista è sempre quello giusto e che manca sempre qualcosa o qualcuno per poterci ritenere pienamente felici. Poi - guarda caso! - quando otteniamo quel qualcosa o quel qualcuno cui tanto aspiravamo, siamo felici per tempi brevissimi e ristrettissimi. Non sto con questo dicendo che siamo tutti stupidi. Sto solo dicendo che è stupida l'idea che molto spesso abbiamo di felicità. Riteniamo che arrivi dall'esterno. Ma tutto ciò che ci arriva dall'esterno non è né eterno né sinonimo di alcuna garanzia. Per essere davvero felici occorre rimuovere una serie di falsi miti, idee fallaci e convinzioni errate in merito alla vera essenza della felicità".
In che modo possiamo "allenarci" a essere felici?
"Allenando la mente a diventare consapevole di se stessa. Questo implica la messa in discussione di priorità, desideri, sentimenti e la rivalutazione della loro natura più vera, profonda e autentica. Mi spiego meglio. Il più delle volte ambiamo non a ciò che davvero desideriamo. Ma a ciò che crediamo di desiderare, perché ci è stato indotto dall'esterno. Questa è solo una delle numerose trappole della nostra mente. Attraverso riflessioni teoriche ed esercizi pratici, è possibile scardinare quelle basi inaffidabili e fallaci su cui poggia il nostro atteggiamento mentale e, quindi, comportamentale. È un po' come andare in palestra per perdere quei chili di troppo che fanno solo male. Ecco, allo stesso modo, gli esercizi che presento nel libro sono un invito a praticare - con costanza e determinazione! - attività volte a eliminare il superfluo, l'inefficace e il nocivo dalla nostra stessa mente e dalla nostra vita a 360 gradi"
La nostra felicità dipende di più da uno stato d'animo o da quello che ci circonda?
"Ciò che accade dentro di noi e fuori di noi sono due cose a sé stanti ma sono anche interdipendenti, cioè dipendono l'una dall'altra. Così come la realtà esterna ha il potere di renderci (in)felici, allo stesso modo la nostra realtà interiore può rendere (in)felici noi e le persone attorno a noi. A ben vedere però, a renderci (in)felici altro non è che ciò cui prestiamo attenzione. A qualsiasi cosa o persona diamo importanza e attribuiamo valore automaticamente concediamo il potere di renderci (in)felici. Ecco perché conviene allenare la nostra mente a scegliere bene! Siamo troppo spesso influenzati da ciò che ci arriva dall'esterno, nel bene e nel male. E siamo troppo spesso inconsapevoli del fatto che gli altri sono i nostri specchi, riflettono i nostri desideri e le nostre paure, i nostri talenti e le nostre incompetenze, le nostre virtù e i nostri limiti".
Un capitolo è dedicato alle persone "tossiche", chi sono e come possiamo fare per non farci "intossicare" da loro?
"In quel capitolo descrivo i danni che certi soggetti arrecano alla nostra pace, armonia ed equilibrio interiore. Sono persone cattive, subdole e meschine. E non sono poche! Sono incapaci di gioire per una nostra gioia o rammaricarsi per un nostro dolore, anzi. Si corrodono davanti alla nostra felicità e godono delle nostre sofferenze. Quando si ha a che fare con gente così, è opportuno capire che la felicità consiste più nel sottrarre che nell'aggiungere. Si rende partecipe l'altro che la sua presenza non è gradita. Che i suoi commenti e atteggiamenti sono fastidiosi, inopportuni. Che la vita senza di lei/lui è decisamente più bella, più felice. I più preferiscono far finta di niente per "quieto vivere". Non mi chiamo Gesù né sono il Dalai Lama, pertanto personalmente non lo ritengo un bene. Il "quieto vivere" mi sembra più un sopravvivere, un sopportare, un tollerare ciò che invece, una volta eliminato - proprio come fosse un cancro - permetterebbe di tornare alla vita con il sorriso ed essere felici. Ma soprattutto più leggeri".
Nel libro sottolinei più volte che la nostra mente... mente. Come possiamo fare a fidarci, allora?
"Ogni pensiero che la nostra mente formula, nel bene e nel male, andrebbe concluso con un sano "...o forse no". Non di rado, crediamo a cose e ci convinciamo di realtà che non stanno né in cielo né in terra. Interpretiamo la verità secondo i nostri gusti, le nostre opinioni, i nostri preconcetti. Ci scapicolliamo per risultare graditi agli altri, compiacerli e renderci appetibili ai loro occhi. E, in effetti, quando fai le cose per piacere agli altri, sono tutti felici. Tutti tranne te. Siamo troppo presi da ciò che accade all'esterno e non prestiamo attenzione a ciò che abbiamo dentro. La nostra mente è quasi sempre risucchiata dal passato (che non esiste più e non si può cambiare) o proiettata nel futuro (che non esiste ancora e non è detto che sarà come lo stiamo prefigurando). Non siamo quasi mai attenti a noi stessi qui e adesso. Questo è il punto. Allenare la mente a "essere presente", a collaborare con l'istinto e con l'anima mediante domande aperte e costruttive invece di sentenziare in modo rigido e miope, produce risultati indescrivibili. Avverti una sensazione di benessere, di pace, di ritrovamento di te stesso. È come un'illuminazione o un'elevazione, direbbe qualcuno. A me piace chiamarla autoconsapevolezza: (ri)scoprire chi sei davvero e diventarlo".
Tre piccoli consigli o esercizi da fare ogni giorno per allenarci a essere felici?
Primo. Sii consapevole che nella testa di ognuno di noi albergano due tipi di ego: un ego sano e un "egomostro". Dai da mangiare al primo e lascia morire di fame il secondo.
Secondo. Sii gentile con la tua stessa persona e con le altre, ma non avere aspettative di ritorno. Fa' le cose per il gusto di farle, non per ciò che ne ricaverai in seguito.
Terzo. Pensa pensieri positivi e gioiosi ma non fermarti al solo pensiero: agisci, mettiti in gioco, e corri il rischio di renderti felice.
Nella parte finale del libro hai raccolto una serie di frasi sulla felicità, quale senti più tua? Quale si è rivelata più incisiva o efficace nelle persone che hai seguito?
"Sono due le frasi che sento vibrare in ogni singola cellula del mio corpo. La prima è un detto tibetano che ripeto a me stesso e agli altri in continuazione e che ovviamente ho riportato più volte anche nel libro. Ed è questo: Se sei infelice, è tutta colpa tua. Sono parole molto forti, quasi violente direi. Ritengo tuttavia che ci sia più verità in queste sette parole che in pagine e pagine di letteratura. Perché, senza girarci troppo intorno, Tra te e la tua felicità c'è solo un ostacolo: i tuoi pensieri".