Un detective che si finge giornalista, una scia di sangue, un misterioso serial killer. E, come sfondo, la Modena del 1860, tra la fine del Ducato Estense e l'ingresso nel Regno d'Italia. Esce per Edizioni Artestampa l'ultima fatica di Gabriele Sorrentino, una sapiente fusione tra thriller e romanzo storico. -
Modena, 18 luglio 2015 - di Manuela Fiorini – foto di Daniela Ori -
Siamo a Modena, nell'aprile del 1860. Tra dubbi, incertezze, interessi, odio, paura per il futuro e nostalgia per l'ancien régime, la città si prepara a ricevere la visita di Vittorio Emanuele II, prevista per il 4 maggio. Il re, per la prima volta, incontrerà i suoi nuovi sudditi, poiché i plebisciti hanno consegnato Modena al Regno d'Italia, ponendo fine al dominio degli Estensi e mandando in esilio l'ultimo duca. Nella notte tra il 22 e il 23 aprile, nella piazza antistante il Palazzo Ducale viene rinvenuto il cadavere di un patriota con in bocca un ritaglio di giornale e la postura a croce. Preoccupati per la prossima visita del Re, le autorità modenesi chiedono aiuto a Torino, che invia sul posto il detective Urbano Platini, che si fingerà giornalista per indagare che cosa si cela dietro la scia di morti che insanguina l'ex città estense. E' questa la trama de Il grido della verità (pag 253, 16 euro), l'ultimo libro dello scrittore e storico modenese Gabriele Sorrentino, pubblicato da Artestampa, un thriller che è anche un romanzo storico, dove le vicende dei protagonisti si intrecciano a quelli di personaggi reali del Risorgimento modenese.
Abbiamo incontrato l'autore.
Come nasce "Il Grido della Verità" e quali sono stati gli spunti, le idee e la scintilla che ha dato vita al romanzo?
"Il Grido della Verità nasce dal desiderio di raccontare un periodo, il 1860, che ha cambiato la storia di Modena e dell'Italia. Ho voluto mostrare la mia città in quell'anno cruciale, farne conoscere le paure, le speranze, la bellezza. I miei personaggi di fantasia interagiscono con uomini e donne realmente esistite e questo mi ha permesso di indagare la psicologia dei modenesi di quel periodo."
Tu hai scritto saggi storici, cito Quando a Modena c'erano i Romani, l'Affaire Giuseppe Ricci e Il Duca Passerino, ma anche la trilogia fantasy Finisterra, e hai partecipato come narratore a diverse antologie e opere collettive, esplorando e sperimentando diversi generi. Dove collocheresti la tua ultima fatica nel tuo percorso di scrittore?
"Sono sempre stato affascinato dalla storia della mia città e della mia terra. Amo studiarla per poterla divulgare meglio. Sono convinto che solo conoscendo ciò che eravamo possiamo porre fondamenta solide per quello che saremo. L'altro aspetto che mi affascina nelle storie è la dimensione epica, le grandi passioni, la lotta per gli ideali, il ritmo. Nel Grido della Verità ci sono entrambi questi aspetti: da una parte la storia di Modena e della sua gente, dall'altro passioni violente, inseguimenti, pericolo. In questo senso credo che sia un'ottima sintesi di ciò che mi piace scrivere".
Hai collocato la vicenda de Il Grido della Verità nella Modena del 1860. Come mai questa scelta?
"Il romanzo è ambientato nella settimana precedente il 4 maggio del 1860. Questa è una data storica per Modena, perché Vittorio Emanuele II giunse in città per la prima volta, accompagnato dal Conte Cavour e da Luigi Carlo Farini. Si tratta di una data simbolo, quindi, del passaggio di Modena al Regno di Sardegna e quindi all'Italia Unita, un momento storico spartiacque che era perfetto per raccontare il conflitto tra il vecchio e il nuovo".
Il protagonista, Urbano Platini, è un detective che si finge giornalista. Un personaggio che richiama molti altri fortunati protagonisti di romanzi e serie TV moderne. Come si inserisce in questo contesto storico? C'erano degli investigatori all'epoca degli Estensi?
"In epoca Estense, come racconto nell'Affaire Ricci, era la polizia ducale, sotto il diretto controllo del Ministro dell'Interno a indagare in collaborazione col giudice. Erano molti i tribunali speciali e la situazione di continua tensione aveva reso la normativa giudiziaria piuttosto farraginosa. Ho quindi scelto un giornalista perché mi lasciava una certa libertà di movimento. Il giornalismo stava muovendo i primi passi, l'Agenzia di stampa Stefani (futura ANSA, n.d.r.) è del 1853 e le gazzette ufficiali stavano lasciando il posto anche in Italia a quotidiani sulle cui pagine i cronisti raccontavano storie frutto di indagini sempre più accurate. Il Times di Londra era nato nel 1753, Le Figaro nel 1826. In Italia La Stampa sarebbe stata fondata nel 1867 e il Corriere della Sera nel 1876. Insomma, Urbano si finge cronista d'inchiesta e quindi interpreta una figura innovativa per i tempi: ero affascinato da ciò che avrebbe saputo e potuto fare, lasciandolo andare, per così dire, in una terra che non conosceva. Non sono rimasto deluso".
Hai definito il tuo libro un thriller, più che un romanzo storico, eppure ci sono entrambi gli ingredienti: il serial killer, il detective, personaggi di fantasia e realmente esistiti. E' il momento del cross over tra generi diversi?
"Hai ragione, si tratta di una storia thriller inserita nella struttura di un romanzo storico. Credo che la contaminazione di genere, se fatta con intelligenza, sia sempre positiva perché permette di sfiorare nel lettore sentimenti che magari non si aspetta da un genere. La scelta di un'indagine serrata mi è sembrata la più adatta a quello che volevo raccontare e la storia mi si è composta nella mente con facilità in poco tempo perché evidentemente ambientazione e trama hanno trovato subito la giusta alchimia".
Quali sono i tuoi punti di riferimento o fonti di ispirazione quando ti trovi a dover descrivere o delineare la personalità dei tuoi personaggi?
"Ho la fortuna di esercitare una professione che mi mette a contatto ogni giorno con tante persone diverse. Cerco di memorizzare un tratto somatico, un comportamento, un tic e poi rimescolo tutto con l'obiettivo di creare personaggi tridimensionali che sono i più efficaci, anche se non è sempre facile dare profondità a ogni personaggio di una storia complessa".
L'autore
Gabriele Sorrentino (Modena 1976) vive e lavora a Modena dove è addetto stampa di un ente pubblico. Scrittore e storico, collabora con riviste quali Modena Storia, Il Ducato e Rassegna Frignanese. È membro dell'Associazione Terra e Identità e ha all'attivo fortunate monografie storiche: I Tempi del Duca Passerino (TEI 2007) e L'Affaire Giuseppe Ricci (TEI 2010), Quando a Modena c'erano i Romani (TEI 2013). È coautore del romanzo storico Francigena. Novellario AD 1107 (Fabrizio Filios 2007, ripubblicato in e-book nel 2014 con Go-Ware) e ha partecipato a numerose antologie tra cui, Toscana tra crimini e misteri (Felici 2009) Presenze di Spirito (Damster 2011), L'Enigma del Toro (Damster 2013). Membro dell'associazione di scrittori "I Semi Neri" fa parte del Laboratorio di Scrittura XOmegaP, con il quale ha all'attivo diversi progetti di scrittura collettiva. Ha pubblicato la trilogia fantasy Finisterra (Le sorgenti del Dumrak, Il Risveglio degli Obliati, L'Ultimo Eroe, Edizioni Domino) il cui secondo episodio ha vinto il Premio Cittadella 2013, mentre la trilogia completa ha meritato il Trofeo Cittadella 2015; dalla saga è stato tratto un Gioco di Narrazione recentemente presentato a Play, la fiera del gioco di Modena. Il suo sito è www.gabrielesorrentino.it.