Presso il Foro Boario di Modena una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena. Dal 9 luglio - 6 settembre 2015. -
Modena, 8 luglio 2015 -
Fondazione Fotografia è lieta di annunciare l'apertura al pubblico del Foro Boario di Modena per tutta la stagione estiva: dal 9 luglio al 6 settembre 2015 gli spazi espositivi ospiteranno infatti Strange Worlds, una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e organizzata in collaborazione con il Comune di Modena nell'ambito del programma di iniziative estive collegate ad Expo 2015, in partnership con UniCredit.
Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70 opere, tra fotografie, video e installazioni, di 26 artisti provenienti da ogni parte del mondo: Claudia Andujar (Svizzera/Brasile), Philip Kwame Apagya (Ghana), Marika Asatiani (Georgia), Yto Barrada (Francia), Jodi Bieber (Sudafrica), Nikhil Chopra (India), Cao Fei (Cina), Yang Fudong (Cina), Laura Glusman (Argentina), David Goldblatt (Sudafrica), Pieter Hugo (Sudafrica), Amar Kanwar (India), Anastasia Khoroshilova (Russia), Goddy Leye (Camerun), Ma Liuming (Cina), Daniel Naudè (Sudafrica), George Osodi (Nigeria), Marco Pando (Perù), Rosangela Renno (Brasile), Mauro Restiffe (Brasile), Ketaki Sheth (India), Ahlam Shibli (Palestina), Raghubir Singh (India), Sebastian Szyd (Argentina), Guy Tillim (Sudafrica), David Zynk Yi (Perù).
Tema declinato dalla mostra è il racconto di altri mondi, vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrecciano dando vita a storie inedite: "un susseguirsi emozionante di volti e costumi", "un mosaico interattivo", come spiega il curatore Maggia, in grado di comporre una "fotografia reale e tangibile della nostra contemporaneità".
La mostra invita il pubblico a soffermarsi su immagini, talvolta scioccanti, che spesso scorrono veloci davanti ai nostri occhi nei telegiornali senza percepirne a fondo il dramma: i soldati di origine palestinese di Ahlam Shibli, che prestano servizio nell'esercito israeliano; i ritratti delle madonne sudamericane di Sebastian Szyd, vedove tristi e rassegnate di minatori boliviani; i cani di Daniel Naudé, un tempo guardiani fidati delle fattorie degli afrikaner e oggi randagi, dopo che queste sono state abbandonate e i proprietari sono tornati in Europa.
E ancora: le campagne sudafricane di David Goldblatt, vere e proprie pagine di storia dell'apartheid, e la Soweto di oggi di Jodie Bieber, dove bianchi e neri convivono nella povertà e nell'incertezza; il piccolo villaggio georgiano di confine, un tempo baluardo dell'impero sovietico, oggi soggetto ai venti di cambiamento che spirano dalla Turchia, nei ritratti femminili di Marika Asatiani; l'installazione onirica di Nikil Chopra, che combina ricordi e icone del post colonialismo inglese in India.
In altri casi, i mondi descritti dalle immagini hanno a che fare con sogni, o illusioni, come nel caso delle ambientazioni organizzate da Philip Kwame Apagya; sono momenti di liberazione e di gratificazione di sé, come per i ballerini improvvisati di Cao Fei o per Goddy Leye che, sdraiato a terra, canta ironicamente "We Are The World" e s'ingozza di frutti tropicali o, ancora, Ma Liuming, che cammina nudo sulla Grande Muraglia, sfidando l'avversione culturale cinese nei confronti della diversità di genere.
Alludono ad icone e metafore di tradizioni millenarie le figure posizionate su diversi piani prospettici di Raghubir Singh, le sapienti dita che scorrono l'arpa incantatrice in un pueblo andino riprese da David Zink Yi, la terra battuta che sembra uscire da un racconto di Paul Bowles e l'aria che sa di spezie nei tondi marocchini di Yto Barrada; il cantante resuscitato nel film di Marco Pando, idolo degli indios andini.
La natura non è mai solo sfondo, ambientazione, ma parte integrante della vita quotidiana, con la quale è necessario confrontarsi, come fa Laura Glusman, nuotando e lottando contro la corrente impetuosa del rio color terra, o Mauro Restiffe, che inserisce come in un quadro i componenti di un gruppo di famiglia, protetti dalla foresta brasiliana. Si muovono sicuri nella natura anche i due soggetti a cavallo di Anastasia Khoroshilova, dai tratti così differenti, eppure entrambi sovietici, quasi a ricordarci quanto sia sconfinata la sua terra. Appaiono invece incerti e insicuri, sulla cima di un altopiano della Cina, gli attori di Yang Fudong. È una natura sfigurata e violentata dall'uomo, infine, quella delle fotografie di George Osodi, in una delle quali un ragazzino guarda preoccupato il cielo grigio e fumoso domandandosi se un pozzo petrolifero valga tanta devastazione.
Emblema della stranezza, infine, sono i mondi evocati dai gemelli di Ketaki Sheth, che disegnano l'India e le sue gerarchie sociali; i ritratti ritoccati manualmente - secondo la tradizione sudamericana - dei campesinos di Rosangela Renno; l'uomo con la iena al guinzaglio di Pieter Hugo, emblema di un'Africa dura e feroce.
Avviata nel 2007, la collezione di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di risparmio di Modena si è progressivamente arricchita nel corso degli anni attraverso una serie di campagne di acquisizioni riferite a diverse aree geografiche: dall'Africa all'Estremo Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America, all'India e all'Europa dell'Est. Attualmente comprende oltre milleduecento opere di quasi duecento artisti: un patrimonio culturale che Fondazione Fotografia, in qualità di società strumentale, ha il compito di esporre e valorizzare attraverso un'accurata opera di catalogazione, conservazione e divulgazione.
La mostra Strange Worlds è promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con il Comune di Modena e in partnership con UniCredit, da sempre impegnata in favore dell'arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente.
"Siamo convinti - sottolinea Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena di UniCredit - che cultura e sviluppo vadano di pari passo. Il sostegno all'arte è un impegno che ci assumiamo nei confronti del patrimonio artistico e, più in generale, del territorio in cui operiamo, consapevoli che questo supporto deve passare anche attraverso la promozione di iniziative culturali capaci di alimentare una crescita sociale ed economica sostenibile e duratura nel tempo".
(Fonte: ufficio stampa Unicredit)