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Mercoledì, 02 Ottobre 2013 07:48

Trasparenza e equità o opacizzante demagogia?

 L'Autovelox è il nuovo "bancomat" della Giunta Pizzarotti per fare cassa.

Parma, 02 ottobre 2013 - -

La fragile cortina fumogena della demagogia pentastellata comincia a dipanarsi per lasciare emergere tutti gli errori e le contraddizioni.

I proclami di trasparenza e di equità, così ben propagandati in campagna elettorale, per ora restano tali e quali. Dai proclami il sindaco più famoso d'Italia, è passato alle pubbliche lamentele con attacchi continuativi alla stampa, tradizionale e digitale, rea di evidenziare le incongruenze tra l'enunciato e il realizzato. Nulla. Ci mancava solo la convocazione dell'"assemblea di condominio" per portare alle stelle, tutto il firmamento e non solo le cinque simboliche del movimento, i contenuti demagogici di chi non riesce a tradurre le idee in progetti. Molto più facile criticare chi, nel passato, è invece riuscito in questo difficile compito di indirizzare la progettualità verso la realizzazione. Certo non tutte le ciambelle sono venute col buco ma almeno gran parte della popolazione ha, all'epoca dei fatti, apprezzato i forti cambiamenti portati alla città, estetici ma anche sostanziali. Una idea di Parma esisteva e su quell'idea si era lavorato, raccogliendo consensi e finanziamenti.

Oggi, posto che le idee zoppicano o mancano addirittura, come i più comuni mortali il Sindaco ha pensato bene di aggrapparsi al bancomat autovelox. Ed in effetti l'idea è stata vincente. Abbassare i limiti di velocità e rastrellare, dalle tasche dei lavoratori pendolari, quanto la programmazione politica non è riuscita a realizzare: fare cassa.

No, così non va. I numeri riportati dal Movimento Nuovi Consumatori di Parma sono eloquenti ed eloquente è la rigidità del Sindaco sulla questione. E allora ecco che i cittadini devono discutere attraverso le carte bollate a dimostrazione di un distacco elevatissimo tra la politica e la base, quel 61% di cittadini, che aveva dato fiducia alle parole del giovane e bravo ragazzo, Federico Pizzarotti, nel maggio 2012.

Oltre 40mila le vittime dei due autovelox posizionati in tangenziale sud che si traducono in introiti milionari ma probabilmente illegittimamente incassati dal comune.

Questo quanto affermato dal Movimento Nuovi Consumatori di Parma che però va ben oltre chiedendo le dimissioni del Sindaco dopo la restituzione del "bottino", ovviamente.

Il sospetto che le accuse del Movimento, guidato da Filippo Greci, siano reali sta nella mancata risposta ai cronisti de "ilfattoquotidiano.it" trincerandosi dietro un anglosassone "no comment". Ma se il Sindaco può permettersi di non rispondere ai giornalisti, una risposta invece la deve ai suoi cittadini. Che essi siano rappresentati da un movimento consumatori o da un movimento civico come lo è Civiltà Parmigiana. Questo per trasparenza e chiarezza.

(Comunicato Stampa del Movimento Civiltà Parmigiana)


Si voterà nelle province di Parma, Reggio Emilia, Ferrara e Rimini.

di Virgilio --

Parma, 01 ottobre 2013 -

Urne aperte, il 6 ottobre, in 11 comuni dell'Emilia-Romagna, dove circa 31 mila cittadini potranno votare ai rispettivi referendum consultivi sui 4 nuovi progetti di fusione di Comuni avviati in Emilia-Romagna.

Le quattro fusioni prospettate - già approdati in Assemblea legislativa, dove l'iter è stato sospeso in seguito all'indizione dei referendum consultivi nei territori interessati - sono quelle dei Comuni Sissa e Trecasali nel parmense, Toano e Villa Minozzo nell'Appennino reggiano di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia nel ferrarese, Torriana e Poggio Berni nel riminese. Tutti hanno meno di 5 mila abitanti.

-"SI" o "No" e scelta del "nuovo" nome del comune -

I cittadini che si recheranno alle urne il prossimo 6 ottobre dovranno esprime la propria opinione sulla proposta di fusione e sul nome del nuovo comune tra un elenco di proposte offerte. Unica eccezione per il referendum reggiano dove i cittadini non dovranno esprimersi sul nome in quanto è già stato scelto dalle amministrazioni di Toano e Villa Minozzo. Il nuovo comune reggiano si chiamerà Trevalli.

I risultati dei referendum (di carattere consultivo e validi indipendentemente dal numero dei partecipanti) saranno quindi vagliati dall'Assemblea legislativa che dovrà poi decidere se approvarli o meno entro 60 giorni dalla pubblicazione degli esiti delle consultazioni referendarie sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna.

- Perché il Referendum -

Dalla razionalizzazione dei servizi a finanziamenti garantiti per molti anni-

La fusione con accorpamento e soppressione di comuni è un processo consentito dall’articolo n° 133 della Costituzione Italiana.

La stessa Carta costituzionale demanda alla Regione la titolarità dell'iniziativa, "sentite le popolazioni interessate".

Razionalizzazione dei servizi e della spesa, riduzione dei costi degli organismi rappresentativi (sindaco, assessori e consiglieri), finanziamenti garantiti al nuovo Comune unico per diversi anni dallo Stato e dalla Regione sono alcuni dei potenziali punti di forza di questo tipo di progetto. Al contempo, il dibattito sollevato nelle comunità dove si discute di fusione fa risaltare come sia molto sentito il rischio di una perdita di rappresentanza equamente distribuita in tutti i territori del nuovo comune così come la richiesta di garanzie su quella che sarà la distribuzione dei servizi.

- Fuori dalla stretta finanziaria -

La fusione sembra essere la soluzione per risolvere i problemi che colpiscono i Comuni che lamentano difficoltà dovute ai tagli ai trasferimenti, al Patto di Stabilità e al blocco delle assunzioni. Un sistema incentivante per ridare ossigeno alle casse delle amministrazioni locali che potranno destinare per il rilancio territoriale.

Uno dei vantaggi immediati è dato dalla concessione della deroga al patto di stabilità che permette di sbloccare e di usufruire delle risorse disponibili, ma, allo stato attuale, inutilizzabili.

Quindi da subito vantaggi incentivati e poi vantaggi derivanti da riorganizzazioni strutturali, ma non solo.
Pubblicato in Cronaca Emilia
Domenica, 29 Settembre 2013 12:23

Io non c’ero e se c’ero dormivo!

 

di Lamberto Colla ---

... ma per la liquidazione sarà molto sveglio. Sarà ancora record?

Parma, 29 settembre 2013 -

Non passa giorno che qualcuno, di quelli che contano ovviamente, non perda occasione per dimostrare quanto, noi italiani, siamo beceri, ignoranti e permissivi. Tutti noi a sgobbare e loro invece a farsi belli davanti alle telecamere quando le cose van bene, liquidati con montagne di soldi quando vanno male. Già perché la solita nomenclatura non paga ma incassa soltanto. Un benefit così importante in grado di ripagarli anche delle figure di m... che sono obbligati a fare.

L'ultima figuraccia è toccata al Presidente Telecom Italia. Non un circolo bocciofilo ma una azienda considerata di importanza strategica nazionale, il cui valore in borsa è di 7,7 miliardi di euro, sta per essere ceduta per soli 300 milioni agli spagnoli di Telefonica e il massimo vertice vuole fare credere che la notizia gli sarebbe giunta da una "velina, giornalistica s'intende.

Questo signore, al quale hanno "sottratto l'azienda a sua insaputa", si chiama Franco Bernabè. Non un "babbano" qualsiasi.

Una domanda sorge spontanea: ma come, non era lui quel Franco Bernabè nominato ai vertici di Telecom proprio da quella stessa Telco che oggi, attraverso la controllata Telefonica, è in procinto di acquisire la compagnia telefonica tricolore?

"Non sapevo", ha dichiarato in audizione alla commissione Industria e lavori pubblici del Senato, commentando così il passaggio di proprietà dell'impresa di telecomunicazione, "abbiamo avuto conoscenza dalla lettura dei comunicati stampa della recente modifica dell'accordo parasociale tra gli azionisti di Telco (azionista di maggioranza di Telefonica con il 66%)". Bernabè nel corso dell'intervento ha poi confermato l'impegno di Telecom Italia a procedere allo scorporo della rete da Telecom. Ma quale impegno! E soprattutto cosa può rassicurare uno che ha appena ammesso di essere stato all'oscuro di tutto? Per inciso, sulla questione dello scorporo della rete fissa da Telecom, come si è letto sul quotidiano finanziario MF, questo non sarebbe gradito al gran capo di Telefonica Cesar Allerta.

C'è da scommetterci invece, il suo impegno sarà totale per ottenere una liquidazione da record, come hanno giustamente ottenuto i suoi predecessori, tra i quali anche lui stesso già figura (come più avanti leggerete).

- Presidente plenipotenziario -

Era il 13 aprile 2011 quando il cda di Telecom Italia rinnovò la governance dell'azienda: Bernabè assunse la carica di Presidente esecutivo, mentre Marco Patuano l'AD. Con quel rinnovo Bernabè assume infatti "la legale rappresentanza della società, come per statuto, e tutti i poteri necessari per compiere gli atti pertinenti all'attività sociale nelle sue diverse esplicazioni; il governo complessivo del gruppo, ivi incluso il coordinamento dell'attività dell'amministratore delegato, e la definizione delle linee di indirizzo strategico dell'impresa; la responsabilità delle operazioni straordinarie e di finanza straordinaria da proporre al consiglio di amministrazione", come riportava il comunicato ufficiale.

Non un presidente di facciata ma un plenipotenziario!

- Chi è Franco Bernabè -

Se un Presidente Plenipotenziario di una società che vale 7,7 miliardi di euro non è a conoscenza di una operazione strategica di questa portata deve essere un "babbano" e, a questo punto, non si comprende chi sia il vero vertice della azienda. Ma Franco Bernabè non dovrebbe essere un "babbano" qualsiasi, stando almeno al suo curriculum.

Bernabè è stato amministratore delegato di Eni, dal 1992 al 1998.

Nel novembre 1998 viene scelto come Amministratore Delegato di Telecom Italia. Si dimette (7 mesi dopo ndr) a seguito del successo dell'OPA lanciata da Olivetti di Roberto Colaninno.

Nel 1999 è stato nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema come rappresentante speciale del governo italiano per la ricostruzione del Kosovo; tra il 2001 e il 2003 è stato Presidente della Biennale di Venezia, e nel 2004 è Presidente del MART di Trento e Rovereto, importante museo italiano di arte moderna.

E' stato inoltre presidente e azionista di maggioranza di FB Group, società di investimenti nei settori dell'ICT e delle energie rinnovabili che aveva fondato dopo aver lasciato Telecom Italia nel 1999.

Bernabè, il 3 dicembre 2007, è stato nominato da Telco (Holding a capo di Telefonica) Amministratore Delegato di Telecom Italia tornando nell'azienda da lui guidata prima della gestione Tronchetti Provera e prima della gestione Colaninno.

Prima del ritorno in Telecom è stato Vice Presidente di Rothschild Europe, in seguito al conferimento in Rothschild Spa, nel 2004, della società di advisory finanziario da lui fondata nel 1999.

Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia del 13 aprile 2011 lo ha nominato Presidente Esecutivo (Chairman of the Board and Chief Executive Officer).

Infine, pare, sia membro dello steering committee (traduzione: comitato al quale è demandato il compito di individuare le linee strategiche ndr) del Gruppo BilderbergNel 2012 ha partecipato alla riunione del Club presso Chantilly, Virginia, Stati Uniti.

-Telecom e le liquidazioni d'oro -

Nella classifica delle aziende che hanno elargito le più elevate liquidazioni, Telecom occupa il secondo e il terzo posto assoluto. Al primo posto la FIAT con la liquidazione erogata nel 1998 a Cesare Romiti dopo 24 anni di onorato servizio al lingotto che ammontò a 101,5 milioni di euro.

Al secondo posto in assoluto la liquidazione che spettò a Roberto Colaninno quando lasciò Telecom, a due anni di distanza dall'Opa, per la modica cifra di 25,8 milioni di euro. Al terzo posto assoluto il Franco Bernabè che, a seguito dell'ingresso di Colaninno in Telecom nel '99, venne liquidato, dopo soli 7 mesi di operatività da AD, con 7,5 milioni di euro.

-Conclusioni-

Nessuna novità, i veri Babbani siamo noi!

Bernabè si consolerà con una liquidazione che, se solo sarà equiparabile a quella precedente, dovrebbe aggirarsi intorno a 72 milioni (1 milione al mese per 6 anni di apicalità). Sarà ancora record?

Franco Bernabè

 

Pubblicato in Politica Emilia
Sabato, 28 Settembre 2013 11:00

pensieri...in coda...

pensieri...in coda...

Il primo di ottobre si avvicina e con esso l'aumento dell'Iva che passerà dal 21 al 22%. Non sembra ci siano molti margini di manovra per scongiurare quest'altro balzello che, con molte probabilità, riporterà il rapporto debito pubblico Pil entro quella soglia del 3% voluto dall'UE.

Sarà, secondo le stime della CGIA di Mestre, un costo medio per ciascuno di noi di 106€ annui. Forse non sarà tanto ma traducendo il tutto in "cibo" corrisponde a oltre una ventina di panini o poco meno di 10 pranzi in quelle trattorie "per camionisti" che da sempre, anche quando la crisi era lontana, proponevano, con 10 €, un pasto completo con un buon bicchiere di lambrusco. Un rapporto qualità/prezzo che, in molti casi, era anche sinonimo di buona ospitalità e attrattivo per tanti che camionisti non erano.

Un aumento d'aliquota che, non si può escludere, inciderà ancora una volta sui consumi delle famiglie, quindi sulle rotazioni dei prodotti sugli scaffali dei supermercati e perciò sui trasporti. E poi dicono che la ripresa è vicina!

di Carlo Alberto Sala

 

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Domenica, 22 Settembre 2013 12:03

+ IVA, - Equitalia

di Lamberto Colla ---

Ultime ore d'estate. L'autunno alle porte e con esso le prime nebbie, i dolori reumatici padani e la stangatina fiscale che non riusciremo ad evitare. Unica nota di sollievo il blitz in equitalia; che sia stato un rimedio palliativo? - 

Parma, 22 settembre 2013 -

Spostarla sì, evitarla no. L'aumento dell'Iva al 22%, sembra ormai inevitabile. Lo stesso Ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, all'indomani della visita del commissario Olli Rehn, pur di non perdere la faccia verso i suoi colleghi europei, ha messo sul tavolo le dimissioni nel caso non venisse aumentata l'aliquota iva dal 21 al 22%. Il limite del 3% del debito pubblico sul PIL non è negoziabile, secondo l'UE, quindi se non vogliamo fare la fine della Ferrari (parole del Commissario Olli Rehn) al talento bisogna aggiungere un motore più competitivo.

- La puntuale "bacchettata" UE -

Una tempestività impressionante. Alla vigilia di ogni azione governativa dove occorra prelevare altri spiccioli dalle tasche di tutti gli italiani ecco che sbuca un commissario UE. Iva sì o Iva no e "puff" d'incanto si materializza il Vicepresidente della Commissione Ue e commissario agli Affari economici, Olli Rehn, addirittura in Camera dei Deputati.

L'Italia, come la Ferrari "incarna una grande tradizione di stile, di tecnica e di capacità", tuttavia per vincere "il talento non basta purtroppo", ha avvertito il commissario europeo durante l'audizione alla Camera. Serve anche avere "il motore più competitivo, serve esser pronti a cambiare e adeguarsi". In seguito ha anche sottolineato che "è in corso l'inizio di una graduale ripresa, che speriamo si consolidi e acquisti slancio".
Questo a dimostrazione, ha proseguito l'inviato di Bruxelles o di chi sa chi, che "la nostra strategia fatta di consolidamento differenziato e riforme funziona". Tuttavia "in alcuni paesi, tra cui l'Italia, i dati sulla crescita sono deludenti."

Ma chi l'ha chiamato questo signore che ha il nome simile a un lubrificante per miscele che utilizzavo nel mio motorino, "simil cross", per scorrazzare nelle carraie da ragazzino.

E poi perché la schiera infinita di "bocconiani" che "servono" l'Italia, debbano essere indottrinati da estranei su cosa sia meglio fare e, guarda caso, il meglio sta sempre nel fare pagare i cittadini. Le persone sagge gli domanderebbero: "ma cosa avete studiato tanto da fare?"

-Equitalia perquisizione in 29 sedi -

Prontissima la azione di distrazione della popolazione. L'iva s'ha d'aumentare e la gente dovrà pur godere per qualcosa. Cosa gli diamo in pasto per distrarsi, avrà pensato il responsabile della comunicazione e persuasione occulta del governo "ombra", la "Costa Concordia" si è raddrizzata e ormai sarebbe un casino ributtarla a mare. Pensa che ti ripensa, chi o cosa il popolo vorrebbe vedere alla gogna? Equitalia! Pronti via, un blitz in stile "Fiamme Gialle a Cortina" e, all'alba del 19 settembre, 29 sedi vengono perquisite e 5 persone indagate.

Ma come, solo 5 indagati? tanto rumore per nulla. Equitalia si costituisce parte civile nei confronti dell'unico dipendente indagato (sospeso per il momento).

- Domanda: solo 5 indagati per 29 perquisizioni? -

Solo per fare un paragone. A fine giugno, un analogo blitz fu realizzato a Parma. Cinque furono gli arresti e non solo indagati nella operazione "Stolen Tax" ai quali si aggiunsero da subito 2 imprenditori con l'obbligo di firma e un maresciallo dei Carabinieri indagato. Tra gli arrestati figurava un "faccendiere", un "avvocato", un dipendente della Agenzia delle Entrate e, guarda caso, un ufficiale di riscossione di "Equitalia". Quindi che da 29 agenzie di Equitalia perquisite escano solo 5 indagati mi conferma il sospetto che sia stata messa in atto una "Cura Palliativa", una azione "diversiva", per fare digerire, senza troppo dolore, il prossimo prelievo di 103 euro, secondo la stima di CGIA di Mestre.

 

equitalia stop patcwork gde

Pubblicato in Politica Emilia

 

Dapprima era un progetto innovativo e all'avanguardia nazionale poi, col passare del tempo e meno dei ricavi, un progetto passivo.

di Lamberto Colla - Correggio, 16 settembre 2013 -

E' la storia di molte attività, a onor del vero sia di diritto pubblico sia di diritto provato, che hanno dato vita a interessanti progetti e conseguenti investimenti negli anni immediatamente precedenti la crisi economica, sociale e finanziaria che stiamo vivendo ormai da sei anni. Quel 2007 che rimarrà nella storia mondiale come la pietra miliare della più profonda e lunga crisi economica.
In questo caso, a lasciarci sotto le dita, è il progetto energetico di Correggio che pose le fondamenta nel 2006.
Sulla spinta di ciò che, a metà degli anni 2000, sembrava essere il nuovo filone d'oro, ovvero l'energia pulita, l'amministrazione di Correggio diede vita, nel 2006, ad un progetto energetico complesso e combinato tra fotovoltaico, gassificazione, cogenerazione e annesso impianto di teleriscaldamento. La costruzione di diverse centrali E.V.A. (Energia per la Valorizzazione dell'Ambiente) avrebbe dovuto garantire una solida rete di produzione e distribuzione energetica.

"Localizzata in via Pio la Torre, EVA , recita il comunicato sul sito internet del Comune, unirà tecnologie già affermate e mature a esperienze di carattere più sperimentale. Per produrre energia EVA sfrutterà il sole, la terra e le biomasse. L'energia elettrica prodotta sarà immessa nella rete ENEL. L'energia termica, invece, in una rete di teleriscaldamento che andrà a riscaldare case, negozi, uffici, scuole, senza necessità di utilizzare altri combustibili fossili.
 EVA, in sostanza, produrrà energia a "bilancio serra" positivo, utilizzando pannelli fotovoltaici per energia elettrica, pannelli solari termici per acqua calda, geotermia per acqua calda e refrigerata. Per quanto riguarda le biomasse, EVA le sfrutterà tramite due impianti per cogeneratori a syngas da sostanze legnose, un primo cogeneratore a olio vegetale di produzione locale, un secondo a olio da reperire sul mercato e un terzo a biogas da fermentazione a secco di sostanze vegetali."

En.cor. centrale EVA gdeEn.Cor. schema impianto gassificazione gde


L'intenzione nobile dell'amministrazione si è trasformata in una sequenza di insuccessi dovuti a varie ragioni - ritardi autorizzativi, continue modifica delle normative, il cambio del regime tariffario, oltre alle più consuete e comuni problematiche connesse alle relazioni con i fornitori e gli installatori - che hanno condotto l'amministrazione a cedere, nella scorsa primavera, la società costituita ad hoc (En. Cor.) a Amtrade Italia srl, società del gruppo Svizero Amtrade Holding Ag.


Una cessione giustificata dalla necessità di rispetto delle norme, "per assolvere - si legge nella nota del Sindaco - ad uno specifico - cogente e privo di alternative - obbligo di legge, posto che l'articolo 14 comma 32 del decreto legislativo 78/2010, nel testo vigente, impone ai Comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti di mettere in liquidazione le proprie società partecipate, già costituite alla data di entrata in vigore del decreto, ovvero di cederne le partecipazioni se le società stesse abbiano riportato perdite in due esercizi."
E' da questo preciso istante che un velo di sospetti inizia a serpeggiare nel correggese e un comitato cittadino inizia a raccogliere voci sulla reale situazione della Società appena ceduta, cominciano a interrogarsi e infine ad accusare di mancanza di trasparenza l'amministrazione comunale.
Il comitato "via la nebbia" inizia a raccogliere documentazioni e informazioni e a sua volta, anche attraverso il sito internet http://www.vialanebbia.it, a raccogliere firme per richiedere chiarezza e trasparenza, ma soprattutto documenti e scritti, al sindaco Marzio Iotti.

Correggio sindaco Marzio Iotti

Una battaglia sulla trasparenza dei movimenti En.Cor ma anche di tutte le altre società come So.Er, ItalSenegal ed Encor-Senegal e per conoscere meglio i piani, gli impegni e le attività del Comune attinenti alla produzione di energia.

La prima testa a capitolare fu proprio quella del Direttore Generale del Comune e Amministratore Unico di En.cor., Luciano Pellegrini, annunciate a fine agosto e sospese per ragioni di opportunità sino a fine legislatura (primavera 2014).

Da quel momento la pressione si fa sempre più pesante e la voce dei cittadini sempre più forte.
Così, anche il Sindaco, piuttosto che rischiare la credibilità politica e personale ha avviato una fase informativa sul sito internet dell'amministrazione e dandone informazione alla stampa.
Un atto solo parzialmente apprezzato dal comitato "via la nebbia" poichè, scrive il comitato, " Risposte che non arrivano certo dal lungo documento (diviso in tre parti) pubblicato sempre nel sito del comune, ispirato più alla volontà di giustificare che di informare".
Il solco comunque è tracciato. Che la comunicazione abbia il suo flusso ordinario e che gli interessi politici convergano nell'interesse comune: la comunità di Correggio.
Staremo a vedere, ad ascoltare e a informare.


(In allegato alcuni dei documenti principali)

Pubblicato in Cronaca Emilia
Domenica, 15 Settembre 2013 11:24

Tra crisi e spinte indipendentiste


11 settembre, una catena umana di 400 chilometri per chiedere l'indipendenza della Catalogna.
di Lamberto Colla ---Parma, 15 settembre 2013 -
Il fatto di cronaca dal prendo spunto è la DIADA , la festività spagnola o meglio Catalana che la regione è tornata a celebrare nel 1980, dopo la caduta del Generale Franco. l'11 settembre 1714 è stato l'ultimo giorno d'indipendenza catalana dopo 14 mesi d'assedio di Barcellona per opera delle truppe Borboniche. Perciò, ogni 11 di settembre si organizzano concerti, diverse manifestazioni con grandi striscioni, vengono portate corone di fiori ai monumenti storici e la gente intona l'inno della Catalogna, fra tante altre attività che celebrano l'identità nazionale.
Dalla identità nazionale alla spinta separatista il volo non è proprio breve. Fatto sta che, in questa prolungata crisi economica, le spinte indipendentiste europee si allargano a macchia d'olio.


- Catalogna e Scozia sempre più vicine al referendum e poi a chi tocca? -
Il modello europeo degli Stati nazionali con la crisi dell'euro, sta mostrando le sue crepe. Da una parte gli interessi nazionali rallentano l'architrave europea e dall'altra le richieste indipendentiste regionali ne destabilizzano la leadership.
Già lo scorso anno il Belgio diede un forte segnale di quanto l'etnia abbia il suo peso nel comune senso dello stato e della appartenenza ad esso. La netta vittoria nelle Fiandre dell'N-va alle amministrative belghe - nello scorso ottobre - (in particolare il successo ad Anversa, dove sarà sindaco il leader Bart De Wever) riporta il clima all'agenda politica la richiesta di più autonomia per la ricca regione del Nord, stanca di finanziare la più povera Vallonia e soprattutto, aggiungo io, francofona. Valloni e Fiamminghi due popoli distinti con nulla o quasi in comune, nemmeno la lingua.
Dopo lunghe trattative anche la Scozia ha ottenuto, dal premier Cameron, la possibilità di indire un referendum sull'indipendenza di Edimburgo da Londra nell'ottobre 2014.
"Speriamo che questa Diada avvicini il giorno dell'indipendenza". Il tweet di David Olmedo, uno dei tanti che esprimono il desiderio di indipendenza della regiona Catalana.
Il 52% dei catalani è, infatti, a favore dell'indipendenza e l'80,5% è d'accordo a consentire la
convocazione di un referendum sulla sovranità, stando al sondaggio realizzato dall'Osservatorio di MyWord per la radio Cadena Ser. 350.000 le persone che si erano iscritte per coprire i 400 chilometri che uniscono il nord al sud della regione. E non è nulla in paragone al 2012 quando tra 1,5 e i due milioni di persone si radunarono per affermare un desiderio di indipendenza ancestrale ma ancor più sentito e voluto in questo lungo periodo di crisi economica.
E domani chi sarà a chiedere l'indipendenza? I "padani", gli "altoatesini", i "siciliani", i "galluresi"? Per il momento la nostra "Lega" sta a guardare con ammirazione verso Barcellona. Lo scorso 10 settembre, alla vigilia della Diada appunto, il Vice presidente del Consiglio Regionale lombardo, Fabrizio Cecchetti (Lega Nord), si è presentato al Pirellone con tanto di maglietta "pro referendum" catalano. "La spinta indipendentista in atto in Catalunya – ha commentato Cecchetti – è fondamentale per l'affermazione dei processi di autodeterminazione dei popoli. La catena umana di domani è infatti un'occasione per ribadire l'importanza di un modello che proponiamo da anni, quello dell'Europa dei popoli e delle regioni, che si rende necessario per superare il fallimento dell'Unione Europea e degli stati nazionali ormai sempre più lontani dalle esigenze reali dei cittadini e dei territori."


- Le attuali difficoltà delle aree regionali -
La stretta amministrativa e la severità imposta dalla UE, sta incrinando la tenuta anche di alcune regioni diverse dalle mediterranee già ad alto rischio come Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, così "simpaticamente" raccolti sotto l'acronimo PIGS.
E' il caso della virtuosa Germania, all'interno della quale il debito dei Lander è salito a 622 miliardi, un terzo del debito nazionale, con 27 miliardi di soli interessi. Il buco cronico è Berlino, capitale sovvenzionata da prima che cadesse il Muro. La Francia non se la passa meglio, se soltanto si considera che in dieci anni le spese delle collettività locali sono aumentate del 60% (da 137 a 213 miliardi). La Corrèze, il dipartimento del presidente Hollande, risulta il più indebitato (350 milioni), ma in molti si riscontrano forti disparità di costi e servizi per abitante.


- Conclusioni -
Se la Scozia nell'autunno 2014 dovesse diventare stato indipendente come sarebbe il suo rapporto con la UE? Altrettanto dicasi per la Catalogna se riuscirà nell'intento di farsi autorizzare il referendum entro il prossimo maggio. Così via per tutte quelle regioni che, alla luce delle prime esperienze Scozzese e Catalana, potranno rialzare la testa per dare l'ultima spallata alla solidità dell'UE.
Nei Trattati dell'Unione Europea non vi è traccia in merito al comportamento da adottare nei confronti di un nuovo Stato che dovesse nascere per separazione da uno Stato membro.
Il problema è serio e forse anche imminente. Credo valga la pena che l'UE inizi a ragionare sia sulla rigidità amministrativa sia sulla spinta indipendentista, sempre più estesa e dilagante, come conseguenza dell'austerity imposta dall'asse Bruxelles Berlino.

 

UE euro gde

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 08 Settembre 2013 11:42

Almeno una volta eravamo "Poveri ma Belli".

- La fotografia della Crisi proposta da "Presadiretta" -

di Lamberto Colla ---
Parma, 8 settembre 2013 -
L'estate sta finendo e i palinsesti delle diverse reti stanno scaldando i motori per la ripresa della nuova stagione televisiva. Tra i primi a rimettersi in moto, tra le proposte di programmi giornalistici d'inchiesta, è stato, lunedi scorso, "PresaDiretta" condotto dal bravo e pacato Riccardo Iacona, con una serie di 4 puntate imperniate sulla distribuzione della ricchezza. Dopo aver raccontato l'enorme ricchezza privata del nostro paese nella prima puntata, accende le sue telecamere sulla ricchezza invisibile, quella non accertata, i soldi dell'evasione e quelli prodotti dalla grande criminalità organizzata. Questo il tema della prossima puntata di lunedi 9 settembre. Già con la prima puntata, però, Iacona ha fatto "bingo". Il confronto proposto tra ricchi e poveri del nostro Paese ha catalizzato l'attenzione di quasi 2.200.000 ascoltatori.


-Ricchezza e povertà: trend opposti-
Elemento di traino della puntata senza dubbio l'argomento: il lusso sfrenato contrapposto al l'indigenza crescente. La squadra di giornalisti Rai3, capitanata da Riccardo Iacona, è riuscita ad evidenziare dei dati allarmanti: l'Italia è una nazione dove la ricchezza privata emerge ben più che in altre nazioni, come la Francia e la Germania. Altro elemento distonico emerso sta nella tendenze registrate dei dati economici: da una parte i consumi sono in decrescita su tutti i settori, dall'abbigliamento al cibo, mentre dall'altro i beni di lusso sono in continua ascesa.
La cruda realtà dei numeri proposti da Iacona, fotografano la realtà peggiorata da tre anni di governo tecnico:
1 milione di disoccupati (3.144.000 totali)
4.200 aziende corrispondenti a 43 fallimenti al giorno
9.600.000 persone vivono in stato di povertà relativa (16% della popolazione)
5.000.000 di persone vivono in stato di povertà assoluta (+615 poveri al giorno)
+530.000 cassintegrati dall'inizio anno.
A questi dati si contrappongono quelli relativi alla ricchezza e al suo allocamento:
9mila miliardi di euro è il valore della ricchezza privata in in Italia. Quasi 5 volte il valore del debito pubblico fermo, si fa per dire, a 2000 miliardi di euro.
240.000 persone multimilionarie (media 5 milioni di euro) ai quali si aggiungono i 9 milioni di milionari che insieme posseggono il 50% del patrimonio privato nazionale. In sintesi il 10% della popolazione detiene il 50% del patrimonio.
E' appunto da questi dati che l'ex direttore generale di Intesa e ora presidente di SEA, Pietro Modiano, ripropone a Iacona la sua idea già espressa nel 2011: fare una "patrimoniale" da 20 miliardi annui per 4 anni allo scopo di ridare fiato alle trombe (consumi) .
"Abbiamo ancora adesso bisogna di una patrimoniale – spiega Modiano a Iacona – perché siamo in una fase straordinaria, non c'è mai stata una crisi lunga cinque anni. Se noi riusciamo nell'operazione di trasferire risorse da chi ha una bassa propensione al consumo, che sono i ricchi, a chi ha un'alta propensione al consumo, possiamo far ripartire l'economia."
Apparentemente una soluzione condivisibile seppure di difficile realizzazione. Difficile per il basso tasso di fiducia detenuto dagli italiani verso gli organi dell'amministrazione dello stato e del panorama politico connesso alla incertezza del buon uso di questi prelievi cospicui. Prima sarebbe opportuna una adeguata e consolidata politica di riordino dei conti pubblici e la rimozione, almeno in parte, delle cause che alimentano il continuo incremento delle spese d'apparato. Una seria "spending review" non è ancora stata proposta. Pertanto, la conseguenza più probabile alla proposta di Modiano sarebbe una nuova fuga di patrimoni verso lidi sicuri oltre confini.
-Orgoglio, dignità e buongusto-
Se quel 10% di "fortunati" volessero regalare qualcosa al Paese dal quale hanno, con abilità e fortuna, ottenuto così tanto non sarebbe un gesto sgradito. Renderebbe onore a tutta la categoria dei "paperoni" verso la quale si guarda in parte con invidia e ammirazione e in parte con rabbia e disprezzo. E' l'opulenza ostentata e la incapacità di rendersi conto della realtà da parte di alcuni di loro che fanno emergere i sentimenti negativi verso la categoria paperoniana. Alcuni esempi ben rappresentati nella trasmissione di Iacona una fra tutti la "signora dei salotti romani" Marisela Federici. Elegante e bella signora amante del "bello" e della ricercatezza. Nipote di un ex presidente del Venezuela, convolata in seconde nozze con Paolo Federici, rampollo di una famiglia aristocratica italiana Marisela Federici è riuscita a mostrare un lato della sua personalità e del suo stile di vita che forse sarebbe stato apprezzato, dai più, nell'epoca fulgida degli anni ottanta quando i piumini monclair e i paninari rappresentavano uno strato più ampio di popolazione. Buon per lei che può permettersi 6 aiutanti domestici, una stanza per i bicchieri, una per le porcellane, una per le posate e altre attrezzature destinate a arredare, di volta in volta con stili e temi diversi, le cerimonie private che si consumano nella sua lussuosa e sempre aperta dimora romana.
Quello che invece ha fatto irritare sono stati i diversi momenti di caduta di stile della signora. Una serie di occasioni perdute di regalare perle di buongusto. Affermazioni e atteggiamenti in totale contrasto con la raffinatezza dei ricevimenti che stava narrando all'intervistatrice.
Concordo pienamente con lei che sia "meglio una festa al mese che un analista alla settimana" e potrei anche concordare sul fatto che sia necessario non farsi ottenebrare dalla negatività e perseverare nella ricerca di nuovi lavori e occupazioni. Non posso però tollerare le affermazione fatte calare sull'argomento della crisi e dei suicidi. «Sono gesti disperati, - afferma la nobildonna - che non portano a nulla. Molto meglio la speranza». E poco dopo prosegue incalzata sull'argomento della crisi con un'ultima perla di saggezza «Non voglio essere cinica. Secondo me hanno un altro tipo di problemi. Hanno problemi mentali, più che economici o altro. Sono persone che hanno già una tara mentale che li porta a gesti disperati e conclude con l'invocazione all'azione come fanno i grandi manager: «Lavorassero un po' di più questi che si lamentano tanto. Che si mettessero a lavorare». Già a lavorare. Qualche scansafatiche c'è in giro ma molti, tantissimi, invece sono disponibili a qualsiasi lavoro, anche solo quello che servirebbe a pagare le sole bollette e un po' di verdura e frutta per i figli, felici di non avere nulla per sé stessi ma solo la coscienza a posto.
Mortificare l'orgoglio e la dignità sono delitti che andrebbero puniti severamente perchè minano le basi sulle quali si regge la nostra società: la famiglia. Genitori impossibilitati a reagire ai fenomeni che li opprimono che non riescono a garantire un futuro al loro frutto d'amore giovanile la dignità non può essere intaccata. Perduta quella sono precluse tutte le opzioni di speranza tanto invocata dalla signora Marisela. E senza speranza il buio diventa tenebra. Il passo successivo è l'alienazione di sé stessi se un tocco fatato non giunge prima dell'atto estremo. Si, signora, saranno stati malati ma a seguito di una grave malattia: la crisi che li ha, con mano invisibile, soffocati.

-Conclusioni-
Ammirazione invece hanno raccolto le testimonianze più umili offerte dalla trasmissione di Iacone. Donne e uomini privati di quasi tutti beni materiali e colpiti da gravi malattie che riescono ancora a tenersi attaccati alla speranza del cambiamento e lo insegnano quotidianamente ai loro figli. Figli che spesso devono "marinare" la scuola perchè non hanno la possibilità di pagarsi il refettorio. Genitori che, nella indisponibilità di quasi tutto, dedicano il loro tempo libero ad assistere altri nelle loro medesime condizioni economiche ma oppressi da peggiori condizioni d'altra natura. Donne e uomini invisibili che reggono pesi enormi che schiaccerebbero degli elefanti capaci di imprese straordinarie. Donne e uomini di cui nessuno, tranne Dio, si ricorderà del loro nome ai quali la società dovrebbe tributare onori. Donne e uomini verso i quali i fortunati dovrebbero concedere qualcosa, almeno per non fare disperdere al vento la loro dignità.
Complimenti a Iacone per come è riuscito a confezionare una trasmissione che ha toccato le corde più sensibili senza la retorica che spesso accompagna alcune inchieste giornalistiche.
Un grazie a coloro che potranno dare il loro contributo a rimettere in carreggiata la macchina Italia e tutte le sue potenzialità ancora inespresse. A voi politici l'ardua sentenza.

Riccardo Iacone di PRESADIRETTA

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 01 Settembre 2013 10:47

Promessa mantenuta o la solita bufala?

- Storditi dal TASER - 

di Lamberto Colla ---
Parma, 1 settembre 2013 -


Gongolano un po' tutti. Gongola Alfano che posta "missione compiuta", gongola Epifani che dichira "Non è solo IMU, siamo soddisfatti", gongolano le organizzazioni professionali agricole per l'abrogazione della tassa dai fondi agricoli. Troppo bello per essere vero. Sembra di assistere alle dichiarazioni post elezioni; tutti hanno vinto, che ci fosse un perdente dichiarato!
E allora i sospetti della solita "bufala" ben confezionata agli italiani sorge spontaneo. Nel frattempo, l'Unione Europea non ha atteso manco un'ora ed ha fatto sapere che l'Italia ha l'obbligo di andare a coprire immediatamente le minori entrate da gettito fiscale che sarebbe derivato dall'IMU.


- Da dove nasce il sospetto -
Innanzitutto dall'armoniosa compattezza che dimostrano i diversi schieramenti nonostante penda sulle loro teste la questione "Berlusconi". Più razionalmente dal fatto che, almeno alla prima e sommaria lettura, non si legga di tagli alla spesa pubblica. Nella loro piccola "spending review" gli italiani, come conferma l'Istat proprio in queste stesse ore, hanno ridotto del 3% la spesa per alimentarsi, e i nostri governanti ancora non riducono le spese per l'apparato pubblico. Sono, anche per questa ultima ragione, autorizzato a credere che sia una bufala e condividere quanto efficacemente ha postato un mio amico giornalista sul suo profilo facebook del 29 agosto appena ricevuta conferma del "miracolo all'italiana" che riporto a godimento di tutti: "Se tu non mi dici "riesco a togliere l'Imu perchè ho recuperato le risorse abolendo, per esempio, 5.000 enti inutili o le (scandalose) regioni a statuto speciale", ecco, io sono portato a pensare che me li vieni a prendere da un'altra parte. E sono portato a sentirmi retroafferrato. Sbaglio?" -

taser1 pistola elettrica gde

- La "Service Tax" o TASER dal 2014 -
«la nuova tassa comunale, commenta Guglielmo Epifani segretario del PD, sarà integralmente locale e unificherà l'Imu la Tares e altre imposte, costerà di meno agli italiani. Dobbiamo solo stare attenti che i criteri di equità della nuova tassa siano rispettati».
Guarda caso il commento di Epifani scivola proprio sulla questione dolente dei controlli di garanzia da effettuare verso i gestori della tassa (comuni), affamati come leoni, che tenteranno di ottenere il massimo per ridare fiato alle casse municipali. Ma chi dovrà vigilare? Non certo l'agenzia delle entrate o la guardia di finanza così impegnati a fare sospendere l'esercizio dell'attività a causa di uno scontrino da 1,5€ mai consegnato o a fare blitz spettacolari in famosi e sontuosi luoghi di villeggiatura.
Per carità, non che sia incolpevole l'esercente che non "scontrina" anche solo per 1,5 euro, ma credo che, prima di arrivare alla pena più grave si debba passare attraverso un percorso di ammonizioni.
Fatto sta che oggi si gongola ma del domani non v'è certezza. Già perché da qui al 2014 - data di entrata in vigore della TASER o "Service Tax" qualcosa dovrà essere fatto per portare a copertura i 4 miliardi mancanti dal gettito IMU.

Il codacons contro la Service Tax -
"Sull'abolizione dell'Imu il Governo prende in giro gli italiani, commenta il codacons lo scorso 29 agosto, dato che dà una cosa con la mano destra e se la riprende con la sinistra. Con la mano destra toglie l'Imu e con la sinistra si riprende i soldi con la service tax, il cui nome più giusto è Taser, considerato che rischia di paralizzare definitivamente le famiglie già sul lastrico.
Il silenzio del Governo - prosegue la nota codacons - sul reale gettito previsto con la service tax è decisamente sospetto. Quello che è certo è che lo spostamento tra Imu e "Taser" abbassa quel risparmio massimo di 225 euro a famiglia che si sarebbe ottenuto con l'eliminazione dell'Imu senza la compensazione di altre tasse, senza fare, cioè, il gioco delle 3 carte. Un risparmio, quello teorico massimo di 225 euro a famiglia, che il Codacons aveva già bollato come insufficiente per ridare capacità di spesa agli italiani, visto che è persino inferiore all'aumento del costo della vita, nonostante l'inflazione bassa.
Ma, al di là della progressività dell'imposta, tutta da verificare, l'iniquità della Taser è certa, dato che colpirà anche quel 18% di famiglie residenti che paga un canone d'affitto, ossia la categoria già più penalizzata e svantaggiata d'Italia, visto che ai fini Irpef sono sempre stati considerati praticamente uguali ai proprietari di casa, pur dovendo destinare gran parte del loro reddito all'affitto. Insomma i proprietari risparmieranno grazie ai soldi dei loro inquilini.
Conclusioni
Subito era TASER, il nome della nuova tassa che andrò a sostituire TARES e IMU poi, non si sa per quale motivo, è stata più semplicemente etichettata "Service Tax".
Che l'omonimia con la celebre pistola immobilizzatrice elettrica abbia avuto un qualche peso sulla decisione? Soltanto un caso o frutto dell'elaborazione dell'inconscio degli estensori del provvedimento? Stando al codacons il "nome più giusto è Taser, considerato che rischia di paralizzare definitivamente le famiglie già sul lastrico".

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 25 Agosto 2013 12:28

I diversi volti della crisi

di Lamberto Colla ---
Parma, 25 agosto 2013 -
Come volevasi dimostrare la vita del governo è appeso ad un filo.

La discussione più accesa di queste ore, in seno alle forze politiche che  sostengono il governo, è sempre la stessa: Berlusconi. I due schieramenti stanno più pensando a come condurre in porto la prossima campagna elettorale e alla contabilizzazione dei voti piuttosto che alla contabilità dello Stato. Intanto il tempo passa e la decrescita infelice del PIL segna -0,2%. L'esercito dei disoccupati tende ad aumentare e, molto probabilmente, a fine anno toccherà quota 3 milioni, gli onesti si suicidano, i disonesti evadono totalmente. Molti imprenditori sognano di scappare all'estero e qualcuno ci ha pure tentato di traslocare tutta la fabbrica, all'insaputa degli operai, in Polonia durante la pausa estiva.


- 5000 evasori totali-
Sono 4.933 gli evasori totali scoperti dalla Guardia di Finanza da gennaio ad oggi. Hanno nascosto redditi per 17,5 miliardi di euro e 1.771 di loro sono stati denunciati, nei casi più gravi, per omessa dichiarazione dei redditi.
Si tratta di soggetti che, pur svolgendo attività imprenditoriali o professionali, erano completamente sconosciuti al Fisco ed hanno vissuto alle spalle dei contribuenti onesti, usufruendo di servizi pubblici che non hanno mai contribuito a pagare, intestando spesso beni e patrimoni a prestanomi o a società di comodo.
Ce n'è per tutti i gusti e alla fine a rimetterci maggiormente sono i lavoratori. Solo per citare un esempio a Treviso, sono stati scoperti due night club mascherati da associazioni culturali "no profit" che invece di occuparsi, come dichiaravano, di promozione del tempo libero attraverso iniziative di natura culturale e ricreativa a carattere volontario e senza finalità di lucro, hanno impiegato 109 lavoratori in "nero" ed evaso le imposte per milioni di euro.
Alla fine, quello che sorprende, non è la tipologia o la architettura ingegneristico fiscale dell'evasione bensì che "nessuno" se ne fosse accorto prima. Due night club mascherati da "no profit" collocati nella medesima città di provincia (86.000 abitanti meno della metà di Parma). Non si può non pensare a un sistema di collusione e complicità "multistrato". Chissà a Roma quante società "no Profit" ci saranno, se tanto mi dà tanto...


- La dignità mortifica e l'ennesimo suicidio -
Era un odontoiatra, aveva solo 52 anni e viveva in una zona non depressa, in quella iperlaboriosa Reggio Emilia, dove i servizi sociali dedicati all'infanzia sono oggetto di studi da tutto il mondo. Per effetto della crisi era stato costretto a chiudere la attività ed era alla ricerca di un lavoro da dipendente che però non trovava. In quanti sono nella situazione di Eude (nome di battesimo)? Uomini di mezza età, forti e con alle spalle molti anni di onesto impiego, esperienze da vendere e una dignità da difendere ma che via via scema col passare dei giorni e delle ore, i chiaroscuri virano verso lo scuro sino a quando il buio mimetizza le ombre. E al buio i pensieri si fanno sempre più cupi.


- Il Caso FIREM -
C'è invece chi reagisce alla crisi, tra l'altro a pochi chilometri dal caso sopra descritto, nell'altra perla emiliana, Modena. 50 anni di attività produttiva, 40 dipendenti, forse non c'erano più le soddisfazioni economiche di un tempo, fatto sta che l'imprenditore, da focoso emiliano, manda tutti in ferie e quatto quatto a ferragosto trasporta la fabbrica in Polonia. Tutta, o quasi, manca un camion che è stato bloccato dai lavoratori, ignari di tutto, rientrati (chissà con quale patema d'animo) dai posti di villeggiatura per presidiare quel che rimane della loro fabbrica.


- Conclusioni -
Alla fine la crisi si traduce in casi umani. Ogni malazione governativa è responsabile dei danni che si riversano su donne e uomini ai quali la crisi porta inesorabilmente il conto.

Pubblicato in Politica Emilia
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