"L'Effimero e L'Eterno, in casa del Vate" è la mostra fotografica collettiva realizzata a conclusione del laboratorio LAB Di Cult 053 Fiaf.
“Siamo partiti con questo progetto dopo il ColornoFhotoLife, - spiega Gigi Montali presidente di Color’s Light. Abbiamo coinvolto il Vittoriale degli Italiani a Gardone, che ci ha dato il permesso di entrare e fare foto nel luoghi in cui ha vissuto D’Annunzio.” Tre uscite fotografiche e altrettanti incontri di studio realizzati con Eles Iotti, curatrice della mostra, per indagare la figura di D’Annunzio.
I 55 scatti in mostra sono stati selezionati dalla curatrice e da Gigi Montali di Color's Light, in qualità di tutor del gruppo, basandosi sulla bellezza dal punto di vista tecnico ma anche la capacità espressiva in relazione al tema affidato al laboratorio (L’effimero e L’eterno).
Collaborano all'iniziativa il museo Renato Brozzi e il Comune di Traversetolo.
Gli autori delle fotografie esposte sono Antonella Artoni, Paolo Barbieri, Corrado Brianti, Andrea Calestani, Giovanna Cavazzini, Cristina Cozzini, Daniela Dall'Aglio, Cesara De Micheli, Antonio Fazio, Laura Lazzarini, Gigi Montali, Stefano Monteverdi, Katty Nucera, Franco Schianchi, Enrico Volpi.
Lunedì di Pasqua, 22 Aprile, gli autori saranno in mostra dalle 17,30 alle 19,00 con il direttore del dipartimento cultura della FIAF, Silvano Bicocchi, per scambiare impressione con i visitatori.
La mostra rimarrà aperta fino al 1° maggio. Ingresso libero. Sabato 15-18, domenica e festivi 9-12,30 e 15-18,30.
Inaugurata da Iva Zanicchi, la mostra in corso presso Spazio Gerra a Reggio Emilia, dedicata alla canzone italiana femminile degli anni ‘70 e facente parte del circuito Fotografia Europea.
Reggio Emilia -
Confessare un sentimento, esprimerlo per liberarsene o per riuscire a rileggerlo, cercare le parole per tradurlo e interpretarlo. Questo è ciò che la canzone ha saputo fare più e meglio di qualsiasi altra espressione artistica, diventando per almeno cinquant’anni il principale strumento di identificazione popolare per intere generazioni di italiani.
Nei primi anni '70, cantanti che hanno dominato la scena televisiva e discografica si sono esibite in disarmanti interpretazioni, intense, profonde e talmente sincere da abbattere talvolta i confini fra performance e vita reale. Mia Martini, Mina, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Patti Pravo… hanno saputo esprimere stati d’animo e sentimenti intensamente legati alla sensibilità femminile, impossessandosi in prima persona di melodie e testi, trasformandoli appunto in vita vissuta. Brani scritti però – sia nella composizione musicale che nei testi – esclusivamente da uomini, quali Mogol, Franco Califano, Paolo Limiti, Cristiano Malgioglio e molti altri. Brani nei quali si è quasi magicamente creata un’irripetibile fusione tra il sentire maschile e femminile, quasi non ci fossero resistenze preconcette o separazioni di genere nel momento in cui si parlava d’amore.
Questo il tema, della mostra in corso presso Spazio Gerra a Reggio Emilia, dedicata alla canzone italiana femminile degli anni ‘70 e facente parte del circuito Fotografia Europea, fino al 9 giugno 2019.
Ad inaugurare l'esposizione, a cura di Associazione ICS – Innovazione Cultura Società, venerdì sera, una delle protagoniste di quegli anni: Iva Zanicchi, in un incontro in cui si é racconatata ai presenti.
In mostra, oltre a fotografie e filmati d’epoca e testimonianze dei protagonisti, i testi e le emozioni trasmesse dalle canzoni sono stati interpretati dai lavori di due giovani fotografe, Giulia Bersani e Alessia Leporati, che si interrogano su quanto la sincera e non filtrata confessione di sé possa essere elemento generatore di legami, relazioni e intimità tra le persone.
ORARI
dal 20 aprile al 9 giugno
sabato e domenica › 10-19
Aperture straordinarie
22, 25, 26 aprile › 10-19
1, 2, 3 maggio › 10-19
Aperture serali
27 aprile › 10-23
4 e 25 maggio › 10-23
1 e 8 giugno › 10-23
Sabato 13 aprile inaugurazione al Centro Culturale Mavarta della mostra fotografica“Relazioni & Connessioni” di Fiammetta Mamoli. Un progetto a forte impatto emotivo frutto di oltre 3000 scatti: sono ritratti di uomini e donne che “raccontano” se stessi, il proprio ruolo, le proprie emozioni. La mostra, aperta fino al 10 maggio, è inserita nel circuito Off del festival Fotografia Europea di Reggio Emilia. Ingresso libero.
Reggio Emlia -
Sabato 13 aprile (ore 11.45) inaugurazione al Centro Culturale Mavarta della mostra fotografica“Relazioni & Connessioni” di Fiammetta Mamoli. La mostra, aperta fino al 10 maggio, fa parte dell’itinerario provinciale del Circuito Off del festival Fotografia Europea 2019 di Reggio Emilia.
Può la macchina fotografica essere uno strumento per entrare in contatto e stabilire connessioni intime, consapevoli e condivise tra fotografo e soggetto? Fino a che punto si è disposti a lasciarsi guardare accettando di mettersi a nudo? Il ritratto è un’immagine fotografica che restituisce la realtà oppure è una forma di rappresentazione?
Per cercare risposte a queste domande nei primi mesi del 2018 Fiammetta Mamoli ha individuato persone potenzialmente adatte ad essere coinvolte in un progetto a forte impatto emotivo, soggetti a cui ho chiesto di raccontare, meglio ancora rappresentare davanti all’obbiettivo il loro modo di intendere e vivere la relazione interpersonale. Nel corso della primavera/estate del 2018 ha ritratto 36 donne e uomini, raccogliendo più di 3000 scatti tutti effettuati con luce naturale in luoghi esterni ed interni scelti di volta in volta insieme a chi veniva fotografato. Un’esperienza molto coinvolgente sul piano emotivo in cui a colpire l’autrice è stata la sincerità priva di riserve con cui queste donne e questi uomini hanno raccontano se stessi e la propria vita, in certi casi con l’urgenza di una confessione. I legami sentimentali, gli affetti familiari, le amicizie, la vita domestica, il lavoro, le debolezze, le insicurezze, le sofferenze, le inclinazioni personali, le passioni, le paure. Sono gli scenari entro cui stabiliamo relazioni e intrecciamo legami e che fanno di noi quello che siamo.
Fiammetta Mamoli vive a Parma dove, fino al 2015, è stata responsabile del Sistema bibliotecario dell’Università. Da sempre appassionata di fotografia, nel 2018 ha esposto al Museo Cervi di Gattatico la mostra “Movi_Menti. Gli spazi del cambiamento”.
Questo progetto ha fornito l’occasione a W4W/Women for Women, l’Associazione di promozione culturale della quale Fiammetta Mamoli fa parte, di dare corso ad alcune iniziative rivolte agli adolescenti delle scuole di Parma finalizzate a promuovere la cultura contro la violenza sulle donne.
Ingresso libero. Info: Centro Culturale Mavarta, via Piave 2, Sant’Ilario d’Enza (RE). Tel. 0522 671858 – www.mavarta.it
Fiammetta Mamoli
“Relazioni & Connessioni”
Dal 12 aprile al 10 maggio 2019 - Centro Culturale Mavarta
Inaugurazione: sabato 13 aprile, ore 11.45
orari di apertura: lunedì, mercoledì, venerdì 15.00-19.00 (22 e 24 aprile, 1 maggio chiuso).
Inaugurerà domenica 14 Aprile alle ore 16.30 al Museo Guatelli la mostra fotografica “Custodi del tempo” di Gigi Montali e che vede la collaborazione di Fondazione Museo Ettore Guatelli, Colorno Photo Life, FIAF, il contributo di Coop Alleanza 3.0, Confcooperative, e il patrocinio di Parchi del Ducato, Associazione Comuni Virtuosi e Associazione Festival della Lentezza di Colorno.
Parma -
Una vera e propria esplorazione quella di Gigi Montali, nata dall’incontro e successiva collaborazione con Margherita Bernier, responsabile del Museo Storia e Civiltà di Varano de Melegari, prima indagatrice dei raccoglitori di oggetti parmensi attraverso la sua tesi di laurea.
Nasce così un progetto fotografico, che è prima di tutto una scoperta di mondi e realtà con l’intento di scovare umanità anche attraverso gli oggetti che popolano e hanno popolato il nostro quotidiano.
L’indagine fotografica di Montali condotta nel territorio della provincia di Parma, rivela una sorprendente presenza e vitalità: quella dei raccoglitori e dei collezionisti degli oggetti del quotidiano popolare e delle loro espressioni di vita. Un mondo, quello dei collezionisti, fatto di ricerca, di attese, di pazienza e a volte anche di ossessioni del raccogliere, ma soprattutto fatto di oggetti.
Zibello, Bazzano, Sissa, Soragna, Sala Baganza, Coenzo…sono solo alcune delle tappe del viaggio di Gigi Montali attraverso i musei e le collezioni etnografiche del parmense. 28 immagini a colori corredate dal catalogo curato da Gigi Montali ed edito da Arti Grafiche Parma, a restituire volti, oggetti e riflessioni di uno straordinario territorio.
Il pomeriggio di domenica 14 aprile vedrà alle 16.30 la presentazione e inaugurazione della mostra fotografica alla presenza dell’autore, Gigi Montali.
Dalle ore 16.00 saranno i più piccoli i protagonisti del Museo con “Un mondo di storie al Museo Guatelli” una speciale visita guidata dedicata ai più piccoli al mondo di Ettore Guatelli e letture a cura dell’Associazione Amici di Ettore Guatelli e del Museo. La prenotazione è gradita ai recapiti del Museo Guatelli tel. 0521.333601 oppure tramite e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (posti limitati). La partecipazione è gratuita.
Per tutto il giorno saranno previste le visite guidate al Museo a cura dell’Associazione Amici di Ettore Guatelli. Le visite si svolgeranno dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. La prenotazione non è necessaria.
Sempre a partire dalle 15.00 lo spazio ristoro “La Cantina del Museo Guatelli”, proporrà merende dolci e salate, per un piacevole spuntino pomeridiano.
Per informazioni: Fondazione Museo Ettore Guatelli tel. 0521.333601, e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Modena rende omaggio a Franco Fontana (1933), uno dei suoi artisti più importanti e tra i più conosciuti a livello internazionale.
Fino al 25 agosto 2019, FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, nelle tre sedi della Palazzina dei Giardini, del MATA - Ex Manifattura Tabacchi e della Sala Grande di Palazzo Santa Margherita, ospita la mostra, dal titolo Sintesi, che ripercorre oltre sessant’anni di carriera dell’artista modenese e traccia i suoi rapporti con alcuni dei più autorevoli autori della fotografia del Novecento.
Le sue fotografie sono state spesso associate alla pittura astratta modernista, per la quale il colore è un elemento centrale, mentre le linee geometriche delle forme dissimulano la rappresentazione della realtà. Questo suo innovativo approccio si è imposto, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, come una carica innovatrice nel campo della fotografia creativa a colori.
FRANCO FONTANA
Franco Fontana è nato a Modena nel 1933, dove vive e lavora. Tra le principali personali si ricordano Vita Nova, Palazzo Ducale, Genova (2014); La luz del paisaje, IVAM, Valencia (2011); Franco Fontana, Museo de Bellas Artes, Buenos Aires (2007); Ombre e colori, Palazzo Reale, Milano (2004); Franco Fontana, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino (2001); Sorpresi nella luce americana, Galleria Civica, Modena (2000); Varivalokuvia fargfotografier, Finnish Museum of Photography, Helsinki (1990). Le sue opere fanno parte di importanti collezioni museali internazionali tra le quali Maison Européenne de la Photographie, Parigi; International Museum of Photography, Rochester, NY; Museum of Modern Art, San Francisco; Ludwig Museum, Colonia; Pushkin Museum, Mosca; Stedelijk Museum, Amsterdam; Metropolitan Museum, Tokyo; Musée d'Art moderne, Parigi; Victoria & Albert Museum, Londra. Ha tenuto workshop e conferenze al Guggenheim Museum di New York, all’Institute of Technology di Tokyo, all’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles, all’Università di Toronto. Ha collaborato con il Centre Georges Pompidou, il Ministero della Cultura giapponese e il Ministero della Cultura francese.
FRANCO FONTANA. SINTESI
Modena, FMAV - FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE 23 marzo - 25 agosto 2019
Sedi espositive
Palazzo Santa Margherita, Sala Grande, Corso Canalgrande 103, Modena Palazzina dei Giardini, Corso Cavour 2, Modena MATA - Ex Manifattura Tabacchi, via della Manifattura dei Tabacchi 83, Modena
Internationart: mostra internazionale di fotografia a Venezia, da sabato 6 aprile a sabato 13 aprile 2019 presso il Circolo Artistico di Venezia, che é sede prestigiosa di innumerevoli mostre ed installazioni ed ospita ogni anno il Padiglione Taiwan come evento collaterale della Biennale di Venezia.
La mostra sarà allestita presso Palazzo delle Prigioni Castello, affacciato sul bacino di San Marco, al di là del Ponte della Paglia e unito a Palazzo Ducale dal celeberrimo Ponte dei Sospiri.
Fra gli artisti che esporranno le loro opere più importanti in un contesto unico, pieno di fascino ed attrazione, nella splendida Venezia, segnaliamo la presenza della fotografa parmigiana Francesca Bocchia, con cui abbiamo il piacere di collaborare.
L'ingresso per tutto il periodo della mostra é libero e gratuito.
Di seguito i nomi di tutti i partecipanti:
CAMILLA BIELLA |
MAURIZIO LIGABUE |
FIAMMETTA MAMOLI |
GIOVANNA DE FRANCHI |
THOLOZAN ISABELLA |
BARBARA ARMANI |
GIUSEPPE GALLI |
ORIETTA BAY |
DARIO CEOLDO |
MONICA MAZZOLINI |
ELENA NICOLETTI |
FRANCESCA BOCCHIA |
NICOLETTA PRANDI |
ROSSANA ZOPPI |
DANIELA DE LUCIA |
DANIELA DALL'AGLIO |
ROBERTO MONTANARI |
GIGI MONTALI |
FAUSTO BROZZI |
CAMELIA OTERO |
LOREDANA GIANNUZZI |
MIRTA DIMINIC |
STEFANO SELMI |
MIRELLA VERILE |
MASSIMO TURLINELLI |
GIULIANO BANDIERI |
ANTONIO BARBUTO |
PAOLA NICOSIA |
BRUNA VIETRI - PH |
GRAZIA NOVELLI - MODEL |
PATRIZIA FALCONETTI - make up |
La mostra, inserita nel programma del Comune di Parma “30 giorni in città per raccontare le donne”, è stata portata in città dal Centro Antiviolenza di Parma e realizzata da Cerchi d'Acqua Centro antiviolenza di Milano, grazie al sostegno di Casone e con il patrocinio del Comune di Parma.
L’Associazione Centro Antiviolenza ha voluto l’installazione della mostra a Parma soprattutto per i temi di grande attualità che porta con sé e in ragione degli eventi che, in particolare, negli ultimi mesi hanno avuto luogo nella nostra città.
Infatti “Com’eri vestita?” è un’installazione in cui gli abiti esposti rappresentano, simbolicamente, quelli indossati durante le violenze subite da parte di donne e sono accompagnati da brevi suggestioni che le donne hanno voluto condividere, raccontando alcuni elementi della loro esperienza. Nasce dal bisogno di scuotere l’attenzione del pubblico e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale. Troppo spesso infatti, la domanda "Cosa indossavi? Com’eri vestita?“ sottende una sfumatura accusatoria, come a dire "te la sei cercata...", puntando i riflettori su chi subisce violenza e non su chi la agisce.
Uno spunto per riflettere, e per farlo in maniera consapevole e rispettosa.
INFORMAZIONI
Com’eri vestita? 16-24 marzo, Ex-oratorio di San Quirino, via Ospizi Civili 1, Parma.
Orari di apertura: 10.00-12.30; 17.00-19.30
La mostra s’inserisce nelle attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione che il Centro Antiviolenza svolge da sempre con le proprie operatrici e volontarie allo scopo di poter continuare a creare momenti di riflessione sui temi della violenza in un contesto come quello del nostro territorio in cui il numero di donne che chiedono aiutano non accenna a diminuire: infatti, le donne accolte nel 2018 sono state 326, di cui 290 hanno subito violenza. La maggior parte italiane, le straniere sono 90.
La violenza psicologica (196) e quella fisica (169) sono quelle più diffuse mentre le donne che hanno subito anche violenza sessuale sono 40 e quella economica 88.
La richiesta principale fatta dalle donne alle operatrici è quella di poter fare un colloquio di accoglienza, hanno poi chiesto per la maggior parte sfogo, ed informazioni ma anche informazioni specifiche di tipo legale.
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
Venerdì 15 marzo alle ore 18.00 presso Torrefazione Gallo, piazzale San Bartolomeo (Parma) si inaugura la mostra fotografica “Milano_Parma_A/R” di Piermichele Borraccia.
La mostra racconta un viaggio di andata e ritorno sulla tratta Milano-Parma, che inizia alle prime luci dell’alba e si chiude nel crepuscolo della sera, rinnovandosi immutato nelle sue coordinate geografiche ogni giorno per 6 anni.
Milano_Parma_A/R è un viaggio da pendolare fra pendolari, ma che a poco a poco dà voce a nuove inaspettate storie attraverso un linguaggio fotografico che alterna il ritratto al documentario sociale. Protagonisti degli scatti sono le persone che con i loro volti e le loro storie diventano non più estranei ma compagni di viaggio, uomini e donne che anche senza parlare condividono le loro esistenze solitarie.
Nel bianco e nero, che il fotografo materano utilizza non come vezzo artistico ma come precisa scelta stilistica, il pubblico riconosce meglio i contorni di questa interiorità, da cui inevitabilmente non può più chiamarsi fuori. Come per il fotografo, anche lo spettatore alla fine ne uscirà cambiato.
“Oggi non sono più solo – racconta Piermichele Borraccia, classe 1982 –, ma accompagnato dallo sguardo di coloro che negli anni ho incrociato e che certamente mi hanno arricchito”.
La mostra è gratuita e si può visitare da sabato 9 marzo a giovedì 4 aprile.
Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, che inaugura domani presso il Palazzo del Governatore di Parma.
La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia.
Oltre ai 160 scatti fotografici, offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva.
Le foto in anteprima di Francesca Bocchia per Gazzetta dell'Emilia
Ulteriori informaizioni per visitare la mostra a questo link
Nella foto Enrico Menduni, curatore della mostra e Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà
“Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961” - A Palazzo del Governatore di Parma il ritratto collettivo degli italiani e dell’Italia della rinascita in una grande mostra fotografica, dal 16 marzo al 5 maggio: 160 scatti, videoinstallazioni e documentari. Per vedere da dove veniamo e dove ancora possiamo andare.
Parma -
Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, ospitata a Parma al Palazzo del Governatore dal 16 marzo al 5 maggio 2019.
1946-1961: 15 anni in cui un paese distrutto e stremato riuscì a superare i traumi della guerra dando vita a un tumultuoso sviluppo economico, sociale, di immaginario, ammirato nel mondo intero. Un momento irripetibile, entusiasmante e contraddittorio, una storia tanto intensa da essere ancora un retaggio rilevante del nostro presente.
La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia.
“Questa mostra è nata a Parma – ha esordito l'assessore alla Cultura Michele Guerra – e dopo esser stata esposta al Museo di Roma a Palazzo Braschi arriva a marzo a Palazzo del Governatore, come frutto di una importante collaborazione tra le due città e tra gli archivi di Csac e Istituto Luce: in questo momento felice per le mostre a Parma è importante continuare a incrementare nuovi rapporti culturali con altre realtà per riuscire a sviluppare progetti ambiziosi come questo”.
Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, curatori della mostra hanno spiegato la genesi della mostra, sottolineando: “l'esposizione si occupa di un periodo che propone due letture: quella di un Paese pieno di ferite da curare e quella della sua ripresa economica e lo fa attraverso tanti scatti “anonimi” affiancati ad alcuni di grandi maestri italiani e internazionali. Il messaggio complessivo della mostra per gli spettatori e in particolare per le giovani generazioni vuole essere quello di una Italia che, attraverso le energie e la volontà dei suoi abitanti, è riuscita a rinascere e rimettersi in piedi, un ottimo esempio da cui prendere spunto anche nell'attualità”.
“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà – della collaborazione con Csac e con il Comune di Parma da cui ha preso vita questa mostra che mette assieme i patrimoni di due archivi per alcuni aspetti complementari tra loro: un merito significativo dei curatori dell'esposizione”.
Il sorpasso, richiamo al film-icona di un’epoca, sintesi memorabile del viaggio dell’Italia del tempo, è il racconto straordinario per immagini di un paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità. Vita politica e vita privata, le lotte del lavoro e le rivoluzioni del costume, la costruzione delle autostrade e quella dell’immaginario di cinema e TV, il cambiamento del paesaggio, delle forme, del volto di un paese come non era accaduto per secoli. È l’idea dell’Italia che accelera e guadagna posizioni – anche con tratti di aggressività, di volgarità e di vanagloria – che sorpassa i propri tratti arcaici e arretrati, andando avanti nonostante enormi problemi che spesso lascia irrisolti, o che sono generati dalle stesse forme di uno sviluppo veloce, e vorace.
Le immagini dell’epoca, provenienti da straordinari archivi, rappresentano un ritratto collettivo dell’Italia con le sue speranze, le sue conquiste, i suoi progressi senza nascondere i molti problemi irrisolti, le ingiustizie, le disuguaglianze. Molte di queste foto sono scattate dai “lavoratori dell’immagine” dell’epoca dei settimanali illustrati: oscuri fotografi di agenzia, ma capaci di rappresentare in modo vivace, acuto e preciso le molteplici realtà del paese.
Artisti spesso anonimi, artefici di un’arte dello sguardo che la mostra invita a osservare come a una vera scoperta. E che il percorso espositivo mette accanto e a confronto con firme note e acclamate della fotografia contemporanea, autori italiani e stranieri in un’epoca in cui l’Italia è scoperta e attivamente visitata dai grandi fotografi internazionali, anche per l’influsso del grande cinema neorealista e di quel fenomeno irresistibile che divennero gli Studi di Cinecittà, la Hollywood sul Tevere.
Troveremo così scatti di nomi del calibro di Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks.
Un ricco percorso espositivo che attraversa la recente storia italiana, partendo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1945, l’Italia è un paese da ricostruire sia materialmente sia nella propria identità, alle prese con enormi problemi strutturali e politici: carenza di alloggi, cibo, medicinali, materie prime, infrastrutture e industrie, e nell’attesa incerta e delicatissima di nuove scelte politiche, a cominciare da quella tra monarchia e repubblica e per la creazione di un nuovo stato democratico.
Un paese lacerato da ferite fisiche e morali, da grandi tensioni e contrasti, nella politica e nelle piazze; ma in cui la voglia di rinascere, il desiderio di superare lutti e lacrime, recuperando sul piano culturale e civile tutto il tempo perso con le chiusure del ventennio fascista, fanno sì che le diversità e gli attriti non siano un blocco, ma un inedito motivo di slancio, una fonte di energia e di confronto, verso un’ambizione a migliorare le proprie condizioni, a mettersi alla prova, a essere di nuovo protagonisti della propria storia.
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante “doppio sguardo”, affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del paese avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti, che di quell’esplosione osservano contraddizioni, finzioni, perdite. Molte immagini di questi ultimi, documentate adeguatamente nei fondi dell’inestimabile Archivio storico dell’Istituto Luce e nell’archivio Publifoto conservato – con altri importanti fondi – presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, sono pubblicate nei rotocalchi dell’epoca, principale specchio, insieme al cinema, della nuova Italia del dopoguerra.
Un doppio binario che mostra la capacità di rinascere nonostante le divisioni politiche, le scissioni tra democristiani e comunisti, tra sindacato e industriali, addirittura tra tifoserie, tra cantanti melodici e urlatori, ma con una tensione unitaria a ricostruire animi e case, monumenti, officine. Un paese che freme per il ritorno di Trieste italiana o la tragedia dei nostri immigrati a Marcinelle, che teme i tumulti per l’attentato a Togliatti, e conosce le rivendicazioni dei lavoratori in piazza.
L’Italia soffre per le profonde differenze sociali ed economiche fra sud e nord, tra città e campagna, che provocano vaste emigrazioni in cerca di lavoro in Europa o verso le due Americhe. Un paese che cambia volto, iniziando anche a mostrare i limiti e i pericoli di una crescita sfrenata senza nessuna attenzione al paesaggio, alla conservazione del passato architettonico e urbanistico, all’aumento incontrollato del traffico automobilistico privato. Un anticipo del volto congestionato delle città di oggi.
Senza dimenticare la politica, l’obiettivo delle foto in mostra è puntato sulla vita quotidiana delle persone comuni: il loro stile di vita, la mentalità e i comportamenti che esprimono perfettamente la nuova Italia.
Esemplare la sezione che racconta ‘l’amore’ nelle declinazioni dei nuovi rapporti uomo-donna, in un immaginario cinematografico che promuove le maggiorate e la politica che abolisce le ‘case chiuse’, dove si affaccia di prepotenza ‘La dolce vita’, le star di Hollywood fuggono (o cercano) gli scoop dei paparazzi, e il puritanesimo della televisione inizia a cadere sotto i colpi delle gemelle Kessler.
Un paese che scopre alla fine degli anni ’50 le forme di un benessere conquistato, controverso, alla portata ideale di tutti. Tra analfabetismo e un’irripetibile classe intellettuale, i segni del benessere personale identificati nell’automobile e nel frigorifero insieme alla deriva rappresentata dall’esplosione edilizia, l’Italia guadagna posizioni su posizioni nel contesto mondiale, arrivando nel 1957 ad avere con Roma la sede di fondazione della Comunità europea. Da nazione sconfitta e devastata, quindi, a una potenza industriale in grado di esportare davvero in tutto il mondo tecnologie, spettacolo, bellezza, moda, cinema, innovazione e invenzione. Una storia che si chiude idealmente con le Olimpiadi di Roma e il completamento della rete televisiva, ambedue nel 1960, la mostra torinese Italia ’61 e l’Autostrada del Sole, ultimata nel 1964. Un racconto che lascia spazio alle emozioni, compresa la tenerezza e la nostalgia. Una riflessione per immagini sull’Italia di ieri e indirettamente su quella di oggi; un invito a ripensare il valore del lavoro, dell’iniziativa e della cultura insieme alla capacità di condividere un progetto di Italia. Non la prevedibile storia dell’Italia di quegli anni, piuttosto un ritratto collettivo degli italiani, delle loro speranze e del loro impegno, delle loro debolezze e dei loro sogni. Che sono spesso, a evidenza delle foto in mostra, spesso e ancora i nostri sogni presenti.
Il sorpasso, oltre ai 160 scatti fotografici offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva.
E a corredo prezioso del percorso si affianca per il visitatore un catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale e da Istituto Luce Cinecittà, con foto e un apparato testuale storico-critico dei curatori della mostra, Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, che si pone come un approfondimento affascinante a questa storia unica dell’immaginario degli italiani.
Scheda
Mostra: Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961
Dove: Palazzo del Governatore, Piazza Garibaldi, Parma
Apertura al pubblico: Martedì e mercoledì dalle 15 alle 19; da giovedì a domenica e festivi dalle 10 alle 19
Organizzazione: Istituto Luce-Cinecitta’
Ente promotore: Assessorato alla Cultura del Comune di Parma
A cura di: Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia
Catalogo: Silvana Editoriale – Istituto Luce-Cinecitta’
Biglietti: Intero € 7,00; biglietto ridotto € 5,00; biglietto scuola € 4,00; biglietto gratuito fino ai 10 anni
Info e biglietteria: IAT-R Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (Piazza Garibaldi, 1) Tel. 0521218889 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00) www.turismo.comune.parma.it e www.vivaticket.it
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