A dare il via a una serie di esplosioni a catena uno scontro tra un tir che trasportava materiale infiammabile e un'auto nella zona di Borgo Panigale. Chiusa l'A14 tra Bologna e Casalecchio. I percorsi alternativi.
di Manuela Fiorini Bologna 6 agosto 2018 – Una scena apocalittica, con un bilancio, ancora purtroppo provvisorio, di due morti e oltre 60 feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. È quello che si sono trovati di fronte i tanti automobilisti e i primi soccorritori che sono intervenuti, oggi attorno alle 14, sul raccordo tra la A1 e l'A14, all'altezza di Borgo Panigale.
A innescare una serie di esplosioni a catena e un vasto incendio ci sarebbe stato, secondo le prime ricostruzioni, uno scontro tra un tir che trasportava materiale infiammabile e alcune auto. Il mezzo pesante sarebbe prima andato in fiamme, poi esploso, causando il crollo di una porzione del ponte che sovrasta la via Emilia. Il vasto incendio si è poi propagato sui supporti di legno che costeggiano il ponte con la funzione di barriere fonoassorbenti e di protezione.
Le fiamme hanno poi raggiunto alcune auto appartenenti a due concessionarie che si trovavano nella zona interessata dall'incidente, mentre l'esplosione del tir ha mandato in frantumi anche le finestre di alcune abitazioni. Il fumo denso e nero si è visto in tutta Bologna, mentre la macchina dei soccorsi è immediatamente scattata. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, le Forze dell'Ordine e diverse ambulanze del 118. Assai difficili le operazioni a causa delle alte temperature scatenate dall'incendio.
Il primo bilancio parla di due morti e circa una sessantina di feriti, di cui alcuni in gravi condizioni. 55 persone sono state portate all'Ospedale Maggiore di Bologna con ustioni dal primo al terzo grado, di queste, 18 sono poi state trasferite nei nosocomi di Budrio, San Giovanni e Bentivoglio. Due pazienti gravi sono stati portati a Parma e a Cesena, mentre una decina con ferite lievi sono state medicate a Bazzano.
Tra i feriti ci sono anche 11 carabinieri e due poliziotti della Stradale che stavano dirigendo il traffico dopo un precedente sinistro.
I PERCORSI ALTERNATIVI
Il raccordo autostradale di Casalecchio è stato chiuso in entrambe le direzioni.
Coloro che viaggiano lungo la A14 in direzione Firenze-Roma, si consiglia di uscire a Cesena e percorrere la E45 Ravenna-Orte. Si consiglia di percorrere la E45 anche per coloro che sono in viaggio lungo la Al in direzione nord.
Per chi viaggia lungo la Al e ha già superato Firenze, si consiglia di proseguire lungo la A14 utilizzando uno svincolo appositamente aperto all'altezza del km 189 della autostrada Al.
Per coloro che dalla A13 debbono proseguire in direzione della Al Sud oppure dalla A14 debbano proseguire verso la Al Sud si consiglia di prendere la Al in direzione Nord e uscire al casello di Modena Sud e riprendere poi la autostrada Al in direzione di Firenze-Roma sempre dal casello di Modena Sud.
Non vi sono ripercussioni alla viabilità per coloro che, invece, sono in viaggio lungo la Al in direzione Sud e debbano raggiugere Firenze o debbano proseguire sulla Al4 in direzione Sud.
Simonetta Saliera - cordoglio
"La tragedia di Borgo Panigale colpisce tutti noi: esprimo cordoglio per le vittime e le più sentite condoglianze ai loro cari, vicinanza ai feriti, ai loro famigliari e a tutti coloro che (agenti delle forze dell'ordine, vigili del fuoco, operatori della sanità) sin dai primi momenti dopo l'esplosione si sono adoperati per la nostra comunità". Così Simonetta Saliera in merito al grave incidente avvenuto alle porte di Bologna.
Due casi in poche ore tra Altedo e Castel San Pietro. I Carabinieri hanno denunciato un 45enne di Noto (SR) e un ventenne romano residente a Noto (SR).
La truffa dello specchietto retrovisore rotto: quarantacinquenne di Noto denunciata dai Carabinieri.
I Carabinieri della Stazione di Altedo hanno denunciato una quarantacinquenne di Noto (SR) per tentata truffa. E' successo qualche giorno fa, quando la malvivente, al volante di un'Alfa Romeo 147, con un passeggero a bordo, ha messo in atto "la "tecnica dello specchietto retrovisore rotto" ai danni di due automobiliste, una casalinga sessantottenne e una pensionata settantatreenne che stavano transitando in via del Corso.
La truffa non è stata portata a termine perché le vittime erano a conoscenza del fenomeno e quando si sono viste affiancare dalla truffatrice hanno capito cosa stava succedendo e seppur spaventate, hanno trovato la forza di reagire, respingendo qualsiasi addebito e recandosi subito dai Carabinieri per raccontare l'accaduto. Appresa la notizia, i militari hanno informato la Centrale Operativa dei Carabinieri di Molinella che a sua volta ha ordinato le ricerche dell'auto sospetta a tutte le pattuglie presenti sul quel territorio. Pochi minuti dopo, l'Alfa Romeo 147 è stata bloccata dai Carabinieri di Budrio. Alla guida dell'auto c'era la quarantacinquenne di Noto (SR), mentre seduto al suo fianco c'era un diciassettenne. La donna è stata riconosciuta da entrambe le vittime. Ispezionando l'automobile, i Carabinieri hanno trovato un bullone nella tasca laterale dello sportello anteriore, lato passeggero e hanno notato che lo specchietto retrovisore esterno, lato guidatore, si staccava dal resto della sua struttura di plastica, rendendolo "pronto all'uso" nella citata tipologia di truffa.
Castel San Pietro Terme, 28 luglio 2018 – La truffa dello specchietto retrovisore rotto: ventenne denunciato dai Carabinieri.
I Carabinieri della Stazione di Castel San Pietro Terme hanno denunciato un ventenne romano, residente a Noto (SR) per tentata truffa. E' successo mercoledì mattina, quando una sessantacinquenne italiana è andata dai Carabinieri per denunciare un giovane che aveva tentato di truffarla con la "tecnica dello specchietto retrovisore rotto" nei pressi del parcheggio dell'Ospedale di Castel San Pietro Terme.
La vittima riferiva ai militari che, dopo aver sentito un tonfo metallico sullo sportello della sua auto, un giovane alla guida di una Ford Fiesta aveva attirato la sua attenzione dicendole: "Non vedi cosa mi hai fatto signora? Mi hai danneggiato lo specchietto dell'auto". In seguito, la sessantacinquenne affermava che il ragazzo pretendeva di essere risarcito subito con 170 euro in contanti, per evitare di mettere in mezzo le compagnie assicurative. Anche in questo caso, però, la vittima, a conoscenza dell'attività informativa dei Carabinieri sulle truffe agli anziani e delle notizie riportate sulla cronaca locale, ha respinto ogni addebito, si è scritta il numero di targa dell'auto in uso al giovane e ha chiamato il 112. Il truffatore è salito velocemente in macchina ed è fuggito. Durante le indagini, i Carabinieri sono riusciti a risalire al ventenne romano, un ragazzo con precedenti di polizia specifici.
San Matteo della Decima, 24 luglio 2018 – Truffa online da 24.000 euro: napoletano denunciato dai Carabinieri.
I Carabinieri della Stazione di San Giovanni in Persiceto hanno denunciato un quarantacinquenne napoletano per truffa ai danni di un cinquantaduenne di Alto Reno Terme con cui aveva avviato una trattativa telematica per la vendita di un'automobile usata marca Land Rover, modello Evoque, che era stata pubblicizzata in un sito internet di un'azienda che gestisce le vendite e gli acquisti tra privati.
La vittima, interessata all'acquisto del SUV, telefonava al numero di telefono che era stato inserito nell'annuncio. Durante la conversazione, il cinquantaduenne veniva informato dal presunto venditore che prima di vedere l'automobile avrebbe dovuto trasmettergli, a titolo di garanzia, 24.000 euro sotto forma di assegni circolari intestati a una certa persona.
La vittima, convinta di fare l'affare dell'anno, assecondava la richiesta recandosi velocemente in banca e facendosi rilasciare la somma tramite due titoli di credito che fotografava e trasmetteva al venditore con WhatsApp. Fino a quel momento il cinquantaduenne non aveva avuto alcun dubbio di essere stato truffato, anzi, vedendo l'immagine fotografica "Rocco Car" che il venditore aveva caricato sull'immagine del profilo di WhatsApp, era convinto di essersi affidato alla persona giusta.
I sospetti sono arrivati quando il venditore è mancato all'appuntamento e non ha più risposto ad alcuna telefonata dell'acquirente, rendendosi irreperibile. In seguito, il cinquantaduenne veniva informato dalla sua banca che era stato truffato e che gli assegni erano stati incassati a Napoli.
A quel punto, quando la vittima ha sporto denuncia, i Carabinieri della Stazione di San Giovanni in Persiceto si sono messi al lavoro, passando al setaccio tutti i passaggi della compravendita, studiata a tavolino da un truffatore incensurato ma esperto, il quarantacinquenne napoletano che dopo aver architettato il raggiro usando il telefono di un'altra persona, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti, era riuscito a incassare il denaro sparendo nel nulla.
All: Foto pattuglia – Stazione Carabinieri San Giovanni in Persiceto.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, dando esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal locale Tribunale, hanno confiscato, tra le province di Bologna, Modena e Rimini, un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare - costituito da appartamenti, auto, conti correnti e quote di società, del valore di oltre 7 milioni di euro - riconducibile a un imprenditore di Monte San Pietro (BO), già condannato dallo stesso Tribunale di Bologna - Ufficio G.I.P., a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per "associazione a delinquere", per essere stato costitutore, promotore ed organizzatore di un sodalizio dedito alla "frode fiscale".
La società di cui il medesimo è stato rappresentante, una s.r.l. operante nel settore del "commercio all'ingrosso di articoli di cancelleria e per l'ufficio", è risultata, infatti, coinvolta in un meccanismo di frodi all'I.V.A. comunitaria (noto come "frode carosello") finalizzato: sotto l'aspetto fiscale, all'indebito ottenimento di un'IVA a credito da utilizzare in detrazione o di cui chiedere il rimborso (con conseguenti mancati introiti per l'Erario); sotto l'aspetto commerciale, alla possibilità per la società di acquisire e rivendere beni a prezzi inferiori a quelli di mercato, con ripercussioni negative sulla libera concorrenza.
L'odierno provvedimento, che giunge al termine di complesse indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Morena Plazzi, rappresenta il secondo atto di un procedimento per l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali antimafia, nel cui ambito il Tribunale di Bologna aveva già accolto e disposto, nel mese di settembre del 2016, il sequestro dei citati beni.
In particolare, le indagini di polizia economico-finanziaria condotte dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) hanno permesso di appurare come il citato imprenditore, oltre a rientrare nella categoria prevista dal Codice Antimafia della "pericolosità sociale cd. generica", quale "evasore fiscale seriale, abituale, sistematico delle imposte dirette e indirette", presentasse un profilo reddituale dichiarato al Fisco sproporzionato rispetto all'elevato tenore di vita e ai beni posseduti, che sono stati di conseguenza confiscati in quanto ritenuti acquisiti con proventi, appunto, frutto di evasione fiscale.
Ora questi patrimoni potranno essere gestiti dall'Agenzia Nazionale per i beni Sequestrati e Confiscati che ne curerà la destinazione e il riutilizzo a fini sociali.
BOLOGNA: OPERAZIONE CONGIUNTA POLIZIA STRADALE E GUARDIA DI FINANZA. SEQUESTRATA UN' AUTOCISTERNA CHE TRASPORTAVA OLTRE 32.000 LITRI DI GASOLIO DI CONTRABBANDO. DENUNCIATO L'AUTISTA.
Nei giorni scorsi gli uomini della Sottosezione della Polizia Stradale di Pian del Voglio e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno sequestrato un'autocisterna con targa italiana nei pressi del casello autostradale di "Pian del Voglio", che trasportava oltre 32.000 litri di gasolio di contrabbando denunciando a piede libero l'autista del mezzo.
In particolare, nella mattinata dello scorso 10 luglio, una pattuglia della Polizia Stradale in servizio lungo l'autostrada A1 Milano – Napoli, nei pressi del casello autostradale di Badia sulla vaniante di valico, sottoponeva a controllo un'autocisterna che viaggiava in direzione sud. Il conducente, cittadino italiano dichiarava di trasportare "petrolio lubrificante" che, come tale, non sarebbe soggetto alla stringente normativa fiscale che disciplina la circolazione di prodotti petroliferi sottoposti ad accisa; a tal fine esibiva documentazione apparentemente regolare. Tuttavia la presenza di un caratteristico ed evidente odore di gasolio proveniente dalla cisterna faceva insospettire gli Agenti in merito all'effettiva natura del carico portandoli a richiedere l'intervento di personale specializzato del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna.
Gli approfondimenti compiuti sul posto dalle Fiamme Gialle, anche attraverso il prelevamento di campioni e la misurazione della densità del prodotto, permettevano di accertare come, in realtà, il carico non fosse costituito da petrolio lubrificante bensì da gasolio per autotrazione commercializzato illecitamente in evasione d'imposta.
Di conseguenza, il carico unitamente al mezzo venivano sottoposti a sequestro e l'autista, che presentava già analoghi precedenti, veniva segnalato alla Procura della Repubblica di Bologna per aver immesso in consumo oltre 32.000 litri di gasolio utilizzando documentazione non idonea ad attestarne la legittima provenienza con conseguente evasione dell'accisa gravante per oltre 20.000 euro.
Sono state altresì contestate sanzioni amministrative legate sia al trasporto abusivo di merci pericolose che alla mancata predisposizione delle misure di sicurezza previste in questi casi dall'ADR (accordo europeo che disciplina il trasporto di merci pericolose).
L'attività condotta dalle Fiamme Gialle e dalla Polizia Stradale, che segue precedenti analoghe attività di polizia svolte negli ultimi mesi, è ulteriore dimostrazione del costante presidio esercitato dalle Forze di Polizia sul territorio della Città Metropolitana di Bologna a tutela della sicurezza stradale ed è anche testimonianza dell'efficacia del controllo economico del territorio con finalità preventive e di contrasto dei più marcati fenomeni di illiceità economica e finanziaria.
MUTIFLIX 100 ANNI DI SERIAL - AL CINEMA RITROVATO LE 15 PUNTATE DI WOLVES OF KULTUR, SERIE AMERICANA DEL 1918 DI SPIONAGGIO BELLICO INDUSTRIALE DA VEDERE IN UN VERA SALA CINEMATOGRAFICA D'INIZIO NOVECENTO.
Un secolo di serial. Le serie cinematografiche non fanno impazzire il mondo solo ai giorni nostri. Sono sempre state la passione del pubblico. Ma con una (ovvia) differenza, rispetto a oggi: si vedevano al cinema.
La Cineteca di Bologna – per la 32ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, in programma dal 23 giugno al 1° luglio – offre l'esperienza di un viaggio unico nel tempo e nello spazio, per vivere le serie cinematografiche esattamente come un secolo fa, nel 1918.
Tutti i giorni, alle 9 di mattina e alle 7 di sera, andranno sullo schermo i 15 episodi di Wolves of Kultur, avvincente serie americana del 1918: una storia di spionaggio bellico industriale, realizzata proprio sul finire della Prima guerra mondiale. Un intreccio di omicidi, inseguimenti e vendette, alla ricerca dei piani ingegneristici per la costruzione di un siluro radio-comandato.
E un trionfo di cliff-hangers, ovvero di finali sospesi, che costringevano lo spettatore a vedere la puntata successiva. Esattamente come oggi. Solo che un secolo fa, per vederla, bisognava andare al cinema. E così dovranno fare gli spettatori del Cinema Ritrovato.
E che cinema! Per l'occasione, infatti, la Cineteca di Bologna apre temporaneamente il Modernissimo, splendido edificio d'inizio Novecento, oggi ancora un cantiere – in attesa della riapertura prevista nel 2019 – che lascia trasparire la struttura liberty e aumentare ancor più per lo spettatore l'esperienza di un viaggio nel tempo.
Mutiflix: così la Cineteca di Bologna ha battezzato l'esperienza di vivere le proiezioni della serie Wolves of Kultur al Modernissimo, durante Il Cinema Ritrovato, è sostenuta da UniCredit.
La serie Pathé del 1918 Wolves of Kultur è la storia di Alice Grayson, una giovane e patriottica lady, nipote di un inventore che ha progettato un siluro radiocomandato. Un giorno trova lo zio assassinato e i progetti segreti rubati. Alice giura vendetta e si mette alla caccia dei responsabili, membri della gang "Wolves of Kultur", incrociando un altro agente segreto in incognito, Roger Barclay, anche lui sulle tracce degli stessi nemici. Leah Baird, di solito arruolata in ruoli di vamp, esce dalla sua veste abituale per interpretare la ricca avventuriera improvvisata agente segreta. La affianca Sheldon Lewis, anche lui sovente interprete di ruoli antagonisti, qui nei panni del misterioso Roger Barclay.
Quasi un secolo prima del boom della serialità televisiva, i serial d'avventura e di mistero dell'era del muto, come The Perils of Pauline e The Exploits of Elaine, tenevano già gli spettatori incollati allo schermo cinematografico. Oggi diremmo che Wolves of Kultur intreccia spy story e action thriller, tra inseguimenti mozzafiato e l'utilizzo originario del cliffhanger, espediente di suspence di fine episodio tutt'ora ampiamente utilizzato in ogni narrazione seriale che si rispetti. Ma Wolves of Kultur è un caso sfortunato. Joseph A. Golden – che ha già lavorato più volte con un'altra serial queen, Pearl White – realizza 15 episodi, che vengono proiettati a partire dal 13 ottobre 1918: la serie è esplicitamente anti-tedesca, ma la guerra finisce di lì a poco, e gli spettatori perdono interesse nei prodotti di propaganda. Il quindicesimo episodio viene proiettato il 19 gennaio 1919, poi Wolves of Kultur sparisce nel nulla per quasi un secolo.
Cento anni dopo riportiamo Wolves of Kultur nel suo luogo deputato, la sala cinematografica, nella cornice d'eccezione del Cinema Modernissimo.
"Eccoci dunque a presentare la nostra nuova avventurosa sezione", racconta il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. "Dovrete cercarla al Modernissimo, un luogo sospeso, tra quello che non è più e quello che non è ancora. Le sale cinematografiche stanno diventando un luogo che interessa sempre meno i grandi gruppi globali, che vogliono tutto possedere. Netflix ha il suo prodotto di punta nelle serie TV. Quindi noi, che crediamo nel futuro della sala, a patto che sia bellissima e programmata in maniera sorprendente, vi proponiamo per otto giorni una discesa nell'utopia, il Mutiflix, dove potrete vedere una serie cinematografica in 15 episodi, naturalmente del 1918. Si intitola Wolves of Kultur. Se il titolo non vi convince ma amate le serie televisive, sarete felici di sapere che il cliffhanger, prima di questo film, non era mai stato cosi mozzafiato.... i serial d'inizio Novecento sono stati fondamentali nel contribuire a creare il cinema di avventura.
Negli anni della Prima guerra mondiale, si sviluppa la moda dei serial. Molti avevano per protagoniste delle donne, anche perché le donne rappresentavano naturalmente la maggior parte del pubblico dell'epoca. In momenti di grande paura, un appuntamento fisso, nel quale ritrovare le proprie eroine e i propri eroi, dava una straordinaria certezza".
"Nel bel mezzo del cantiere del Cinema Modernissimo, centrale di future possibilità, una confortante visione si è impadronita di me", racconta Mariann Lewisnky, una delle direttrici del Cinema Ritrovato. "Questo è il posto per un programma di proporzioni megalitiche. Questo sarebbe il paradiso per i fan di Netflix, che accorrerebbero in massa per assistere a un flusso ininterrotto di serial di cent'anni fa: ore e ore di Mutiflix (questo il titolo che abbiamo scherzosamente immaginato per i serial dell'epoca muta), senza limiti, senza forbici, uncut, più ce n'è meglio è".
MUTIFLIX
100 anni di serial
Dal 23 al 30 giugno
Tutti i giorni alle ore 9 e alle ore 19
Cinema Modernissimo
WOLVES OF KULTUR
(USA/1918)
15 episodi
Il Cinema Ritrovato
XXXII edizione
Bologna, 23 giugno – 1° luglio
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www.cinetecadibologna.it
Imprese. Sull'appennino bolognese il polo di produzione di miele più grande d'Europa, commissione Economia in visita/ foto
Il Consorzio nazionale apicoltori di Monterenzio conta oltre 600 apicoltori e lavora 3 mila tonnellate di miele l'anno. Da ogni alveare un "valore aggiunto ambientale" pari a 1.200 euro
A Monterenzio, sull'Appennino bolognese, si trova l'impresa cooperativa fra apicoltori soci, a carattere nazionale, più grande d'Italia e d'Europa, modello completo di "filiera del miele": dalla produzione in apiario alla commercializzazione del prodotto finito. È Mielizia Conapi (Consorzio nazionale apicoltori società coop agricola), una realtà economica per descrivere la quale i numeri valgono più delle parole: 248 aziende individuali o collettive, oltre 600 apicoltrici e apicoltori, con circa 90 mila alveari in tutta Italia, che nel 2017 hanno conferito 3 mila tonnellate di miele, il 50% da produzione biologica, per un fatturato di 22 milioni di euro. Con annesso centro didattico visitato ogni anno da oltre mille studenti. È qui che si è recata in visita la commissione Politiche economiche dell'Assemblea legislativa, presieduta da Luciana Serri, per toccare con mano un'eccellenza produttiva dell'Emilia-Romagna che ha anche un'importante rilevanza ambientale e didattica.
Gli apicoltori soci di Conapi– spiega Elisa Prosperi, responsabile della Qualità – lavorano secondo metodi tradizionali e consolidati, che si distinguono per l'attenzione alla salute delle api, la cura nella produzione, nella conservazione del prodotto e della sua assoluta freschezza. Il loro impegno, infatti, è quello di garantire un prodotto di alta qualità, ottenuto seguendo il rigido disciplinare contenuto nel regolamento interno che hanno sottoscritto associandosi alla cooperativa: il risultato è una ricca gamma di mieli millefiori e monoflora, oltre a prodotti apistici ricercati come polline, pappa reale e propoli.
"Negli ultimi anni – evidenzia Diego Pagani, presidente del Consorzio – abbiamo dovuto fronteggiare un drastico calo della produzione di miele. Le mutate condizioni climatiche e l'uso di sostanze chimiche in agricoltura, ortofrutticoltura e viticoltura hanno avuto pesanti conseguenze sul ciclo di vita e sulle abitudini delle api. A questo si è aggiunto un ulteriore problema: il miele è diventato il terzo prodotto alimentare più adulterato nel mondo. Per questo Conapi ha collaborato col Ministero delle politiche agricole per promuovere un deciso contrasto all'uso di pesticidi in agricoltura – la direttiva dell'Unione europea che vieta tre antibiotici è frutto di questa sinergia – e ha sottoscritto intese con le rappresentanze del mondo agricolo e dei produttori di sementi e di diserbanti, nella consapevolezza che le api sono un importante indicatore biologico della qualità dell'ambiente.
Andrea Bertani (M5s) ha chiesto quanto il calo della produzione abbia inciso sul prezzo del miele. Il presidente del Consorzio ha ricordato come negli ultimi 10 anni il prezzo del miele sia passato da 3 a 10 euro al chilo.
La presidente Luciana Serri, facendosi interprete dell'apprezzamento dei consiglieri per una realtà produttiva a decisiva vocazione ambientale, ha domandato se sia quantificabile anche in termini economici il beneficio dell'allevamento delle api per l'ambiente circostante. Il presidente di Conapi ha risposto che un alveare genera un valore aggiunto di 1.200 euro grazie alla fondamentale funzione di impollinazione.
(Luca Govoni, foto di Francesca Mezzadri)
L'episodio è accaduto alla periferia di Bologna, al culmine di una lite che ha visto protagonista un 56 enne modenese e l'ormai ex compagna, una bolognese di 21 anni
di Manuela Fiorini Bologna 5 giugno 2018 – La notizia richiama alla mente la scena in cui Mike Tyson stacca a morsi l'orecchio del rivale Evander Holyfield durante il match per aggiudicarsi il titolo dei pesi massimi.
La protagonista, invece, questa volta è una 21 enne bolognese e, a fare da sfondo alla vicenda, non il ring ma via Piave, alla periferia di Bologna.
Qui, infatti, la scorsa notte, al culmine dell'ennesima lite, la ragazza ha aggredito il compagno, un modenese di 56 anni, che intendeva porre fine alla loro relazione, dopo sette mesi piuttosto burrascosi.
Richiamati dalle grida che provenivano dalla strada, i residenti hanno avvertito la Polizia che, intervenuta sul luogo, ha trovato la ragazza in lacrime, forse pentita di quello che aveva fatto. Poco dopo, è sopraggiunto anche il compagno, sanguinante e sotto choc.
È stata quindi avvertita anche un'ambulanza. Nel frattempo, il pezzo di orecchio staccato, una parte del padiglione auricolare destro, è stato ritrovato a terra e recuperato.
L'uomo è stato ricoverato all'Ospedale Maggiore di Bologna, dove il frammento di orecchio gli è stato riattaccato.
L'uomo ha poi deciso di sporgere denuncia nei confronti dell'ormai ex compagna, che ha precedenti per droga, reati contro il patrimonio e resistenza da pubblico ufficiale.
La donna, nel frattempo, di fronte all'evidenza dei fatti, era già stata arrestata con l'accusa di lesioni aggravate da crudeltà.
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, ieri mattina, a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. di Monza nei confronti di 30 persone – residenti nelle province Milano, Monza e Brianza, Lecco, Bologna. Asti e Reggio Calabria – indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.
Le indagini sono scaturite da un esposto, presentato nell'ottobre 2014, presso la Procura della Repubblica di Monza su un presunto episodio corruttivo, risalente al 2010, riguardante un comune brianzolo.
Su delega della locale Autorità Giudiziaria, le Fiamme Gialle hanno iniziato accertamenti, anche di natura tecnica, rilevando una pluralità di condotte illecite, sia di carattere fiscale sia in materia fallimentare, poste in essere nella gestione di circa 40 società appartenenti ad un gruppo societario facente capo ad un noto imprenditore edile operante nella provincia di Monza e Brianza. L'esame della documentazione amministrativo-contabile sequestrata nel corso delle perquisizioni effettuate dai Finanzieri presso le sedi delle società coinvolte, unitamente agli accertamenti bancari ed alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di appurare come l'imprenditore arrestato avesse, nel corso degli anni, organizzato la propria struttura aziendale grazie all'apporto qualificato di professionisti e consulenti compiacenti, nonché avvalendosi di una folta schiera di "prestanome", al fine di occultare la reale riconducibilità dei propri beni.
L'attività investigativa ha accertato, nel suo complesso:
- il sistematico ricorso all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società dell'imprenditore per un ammontare di circa 95 milioni di euro;
- distrazioni patrimoniali per un valore pari a circa 234 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, i militari del Gruppo di Monza hanno ricostruito, tra l'altro, una serie di operazioni societarie fraudolente di natura distrattiva poste in essere al solo fine di preservare dalle pretese dei creditori il patrimonio di una delle società riconducibili all'imprenditore, costituito da un prestigioso albergo di Venezia, il quale, dopo una serie di passaggi societari, è stato infine trasferito ad una nuova società, costituita ad hoc, legalmente rappresentata dalla segretaria e storica collaboratrice dell'arrestato.
Per impedire il perfezionamento della distrazione, ad aprile 2017, i Finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Procura della
Repubblica di Monza, cautelando le quote della predetta società per un valore stimato di oltre 75 milioni di euro, quale prodotto e/o profitto del delitto di bancarotta fraudolenta, sequestro successivamente convalidato dal G.I.P. e confermato sia dal Tribunale del riesame che, a febbraio scorso, dalla Corte di Cassazione.
Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all'emissione da parte del G.I.P. di misure cautelari personali nei confronti di 30 indagati, dei quali 9 destinatari di custodia cautelare in carcere, 12 degli arresti domiciliari, 1 dell'obbligo di dimora, 5 dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e 3 del divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali per la durata di 12 mesi.
In relazione ai reati contestati, il G.I.P. di Monza ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo:
- di 28 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie, oggetto di distrazione,
per un valore complessivo di 9,3 milioni di euro;
- finalizzato alla confisca fino a concorrenza dell'importo di circa 10 milioni di euro, corrispondente all'imposta evasa.
Riordino istituzionale. Via libera all'iter per la fusione di sei Comuni: 2 in provincia di Bologna e 4 in provincia di Parma. La Giunta ha approvato altri tre nuovi progetti di legge di aggregazione: Baricella e Malalbergo nel bolognese, Colorno e Torrile nonché Mezzani e Sorbolo nel parmense. Ora il passaggio in Assemblea legislativa per l'indizione del referendum consultivo tra i residenti interessati, che potranno scegliere anche il nome del nuovo Comune unico
Bologna 21 maggio 2018 - La Giunta regionale ha approvato, oggi, tre progetti di legge per la nascita di altrettanti nuovi Comuni al posto di sei attuali in provincia di Bologna e di Parma. I centri coinvolti sono Baricella e Malalbergo nel bolognese, Colorno e Torrile nonché Mezzani e Sorbolo nel parmense.
I progetti di legge regionale saranno ora presentati all'Assemblea legislativa per l'indizione di un referendum consultivo tra i residenti interessati, che potranno scegliere anche il nome del nuovo Comune unico. Dopodiché i progetti di legge torneranno in Aula, e l'Assemblea, tenendo conto degli esiti referendari, voterà la legge di fusione.
La Regione ha accolto le istanze pervenute dai sei Comuni in seguito all'approvazione nei rispettivi consigli comunali. I progetti sono stati presentati dall'assessora regionale al Riordino istituzionale, Emma Petitti.
Le condizioni per i Comuni nati da fusioni
I nuovi Comuni, una volta istituiti, potranno contare su contributi regionali e statali. Oltre a ciò, non saranno applicati vincoli per assunzioni di personale a tempo determinato nel nuovo Comune nato da fusione e questo potrà, al contrario, utilizzare eventuali margini di indebitamento precedentemente consentiti anche a uno solo dei Comuni originari. Infine, nei dieci anni successivi alla sua costituzione, il nuovo Ente unico potrebbe avere priorità nei programmi e nei provvedimenti regionali che prevedessero contributi a favore degli Enti locali.
Le eventuali fusioni sono previste a partire dal 1 gennaio 2019, solo dopo aver tenuto il referendum consultivo nel 2018. Le elezioni degli organi degli eventuali nuovi Comuni potranno avvenire solo nella primavera 2019, mentre gli attuali organi decadranno dal 1 gennaio 2019. Nei primi mesi del 2019 il Comune nascente da fusione dovrebbe essere retto da un Commissario prefettizio.
Sono 10 finora i nuovi Comuni nati da fusioni effettuate dal 2014 a oggi, per un totale di 27 enti soppressi. Sono tre le fusioni per le quali sono stati deliberati i progetti di legge il 26 febbraio scorso (Formignana con Tresigallo e Berra con Ro nella provincia di Ferrara, Castenaso con Granarolo nella Città metropolitana di Bologna).
"La Regione – spiega l'assessora Petitti – come sempre intende mettere a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione, con l'obiettivo di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. Alla fine del percorso prevarrà la strada scelta dai cittadini attraverso il referendum democratico".
Baricella e Malalbergo (Bologna)
Nella Città metropolitana di Bologna i Comuni che hanno presentato istanza congiunta per la fusione (il 9 aprile scorso) sono Baricella e Malalbergo, che hanno deliberato il progetto di fusione nei rispettivi Consigli comunali nell'aprile scorso.
Entrambi i Comuni appartengono all'Unione dei Comuni Terre di Pianura, costituita il 28 gennaio 2010 a seguito della trasformazione dell'omonima ex Associazione intercomunale, alla quale aderiscono anche i municipi di Budrio, Castenaso, Granarolo dell'Emilia e Minerbio.
Il Comune di Baricella al 1 gennaio 2017 registrava 7.011 abitanti in una superficie di 45,48 chilometri quadrati. Malalbergo, 8.982 abitanti in 53,82 chilometri quadrati.
Per quanto riguarda i contributi finanziari, regionali e statali, di cui questa eventuale fusione potrà godere constano di 151.671 euro per ogni anno per 10 anni (per un totale di 1.516.710 euro, a carico della Regione). A questa cifra si aggiungeranno 15.995.990 euro dallo Stato per un totale di 17.512.700 euro.
Colorno e Torrile (Parma)
Nel parmense la fusione riguarda Colorno e Torrile ed è stata presentata il 6 aprile di quest'anno. Colorno all'1 gennaio 2017 aveva 9.006 abitanti su 48,41 chilometri quadrati di superficie, mentre Torrile 7.777 abitanti su 37,15 chilometri quadrati. Nell'arco di dieci anni i contributi finanziari in caso di fusione ammontano a 15.451.660 euro (1.517.050 dalla Regione e 13.934.610 dallo Stato).
Mezzani e Sorbolo (Parma)
Sempre in provincia di Parma si va verso la fusione di Mezzani e Sorbolo, la cui richiesta è stata avanzata il 30 marzo 2018. Al 31 gennaio 2017 Mezzani aveva 3.259 abitanti su 28,70 chilometri quadrati di superficie, mentre Sorbolo conta 9.507 residenti su 39,53 chilometri quadrati. I contributi finanziari di cui questa eventuale fusione potrà godere sono pari a 17.161.640 euro in dieci anni (15.995.100 dallo Stato e 1.166.540 euro dalla Regione).
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