Due mesi fa durante la campagna elettorale per il Sindaco è successo un fatto veramente inedito per la politica della nostra città: tutti i candidati a Sindaco si sono trovati d’accordo nel dire NO all’allungamento della pista del Verdi e alla sua trasformazione in hub cargo. Non è successo per altri temi importanti e molto sentiti in città, non successe nemmeno per l’inceneritore. Lo hanno fatto perché evidentemente hanno percepito incontrando i cittadini che il loro elettorato, fosse di sinistra o fosse di destra, non approvava questa scelta.
Ora a due mesi di distanza e grazie al battage mediatico del giornale di proprietà dell’aeroporto siamo ancora qui a parlare di allungamento della pista cercando di sminuire la discussione a “cargo sì “e “cargo no”.
S siamo una delle città più inquinate d’Europa ed è evidente quanto sia necessario invertire la rotta e quindi investire su infrastrutture e modalità di sviluppo che puntino alla sostenibilità ambientale, all’azzeramento del consumo di suolo, alla riduzione dell’emissioni.
Non lo diciamo noi, bensì imprenditori, università, enti di ricerca, comune, regione che ogni giorno presentano nuovi progetti e iniziative per ridurre l’inquinamento e promuovere la sostenibilità ambientale.
L’aereo è il mezzo più inquinante per trasportare le merci a parità di grammi di CO2 prodotti per kg di merce trasportata: a livello totale contribuisce meno del traffico su gomma o nave solo perché è utilizzato da un ristretto numero di persone.
Ma la questione dell’allungamento della pista va molto oltre alle valutazioni dell’impatto ambientale che comunque dovrebbero essere primarie, a maggior ragione in questo momento storico.
Infatti l’allungamento della pista del Verdi è un progetto con enormi criticità tecniche, ben evidenziate da tutti gli uffici tecnici degli enti partecipanti alla Conferenza dei Servizi.
Alcune di queste criticità tecniche possono essere risolte con ingenti quantità di denaro. Il rischio correlato all’’invarianza idraulica può essere superato con la costruzione di opere idrauliche importanti, il rischio relativo alle scuole può essere superato con la delocalizzazione delle stesse, l’interruzione di assi viari esistenti può essere superato con la realizzazione di nuove strade, l’elettrodotto che attraverserebbe la nuova pista può essere interrato con costi enormi.
I costi di tutte queste opere, però, non sono presenti nel piano economico finanziario presentato da Sogeap…quindi chi le pagherà?
Altre criticità, invece, non si risolvono nemmeno col denaro: l’interferenza con l’autostrada A1 e l’alta velocità che finiranno nella zona di rischio massima dell’aeroporto, l’interferenza con i piani prefettizi di emergenza autostradale, la questione rumore aeroportuale e il rischio incidenti perché negli anni la città è stata fatta crescere attorno all’aeroporto così com’è e quindi con il suo ampliamento migliaia di persone si troveranno sottoposte a questi rischi…spostiamo mezza città? E potremmo continuare.
La questione pertanto è molto più complessa di quanto qualcuno ci vuole convincere, capiamo però la necessità di banalizzare per far credere che l’allungamento della pista che serve solo per i voli cargo sia la panacea per i mali di una società che negli ultimi 10 anni ha perso 50 milioni di euro e che ora per si trincera dietro la scusa dell’allungamento della pista per giustificare la sua gestione fallimentare, quando abbiamo ampiamente dimostrato che aeroporti con piste nettamente più corte del Verdi (vedi Firenze) fano viaggiare milioni di passeggeri.
I candidati a Sindaco lo avevano capito tutti: le conseguenze del progetto di allungamento della pista di un aeroporto di una società privata ha troppi costi (economici, ambientali, di salute e sicurezza) che dovranno pagare i cittadini e quindi la città che sarebbero andati ad amministrare e quindi hanno detto NO.
I candidati al parlamento, probabilmente neppure di Parma, è evidente che questa responsabilità non la sentono propria e quindi preferiscono assecondare i cosiddetti “poteri forti” che una volta agivano per il bene della città ma che ora sembrano avere cambiato rotta.
Nocargoparma