Nella mattinata di ieri, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Parma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma in parziale accoglimento della richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica (PM dott. A. Bianchi), nei confronti di sette soggetti per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’operazione, denominata “Pay e Stay”, è scattata all’alba di questa mattina e vede impegnati oltre 100 militari, tuttora impiegati in operazioni di arresto, perquisizione e sequestro.
Su disposizione del GIP di Parma, cinque soggetti sono stati associati in carcere mentre due sono stati posti agli arresti domiciliari.
Complessivamente, sono undici gli indagati nel procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Parma.
La complessa attività di indagine, durata oltre un anno e mezzo e sviluppata mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche ed ambientali audio/video, pedinamenti e appostamenti, acquisizione di documentazione), è scaturita dal monitoraggio delle prestazioni erogate da un centro elaborazione dati con sede a Parma.
Dalle banche dati, è infatti emerso come il centro elaborazione abbia fornito, nell’ultimo biennio, assistenza fiscale (apertura di partita iva, assunzioni di lavoro con contratto a tempo sia determinato che indeterminato, presentazione di dichiarazione dei redditi) a centinaia di persone extracomunitarie, molte delle quali con precedenti penali, che necessitavano di rinnovare e/o convertire il permesso di soggiorno.
In tale ambito, l’attività investigativa ha riguardato tre distinti ambiti operativi, ciascuno dei quali caratterizzato dall’impegno degli indagati a favorire la permanenza sul territorio dello Stato di soggetti privi dei requisiti previsti dalla legge.
Nel primo filone investigativo, l’attività di indagine si è focalizzata sul profilo della predisposizione e della presentazione di documentazione fiscale ritenuta fittizia, finalizzata a garantire, a numerosi soggetti extracomunitari, il rilascio e/o il rinnovo del permesso di soggiorno. In tale contesto sono emersi indizi (allo stato ritenuti dal GIP non gravi, ma comunque sufficienti, per l’Ufficio di Procura, a disporre le operazioni di perquisizione a carico di quattro indagati onde acquisire ulteriori elementi e comunque ricostruire compiutamente la vicenda) relativi al pagamento (da parte dei soggetti stranieri interessati soprattutto ad ottenere un permesso di soggiorno per lavoro autonomo che ha una durata più lunga -due anni- rispetto a quello per motivi familiari, umanitari o per lavoro stagionale) di somme di denaro, oscillanti tra i 100 ed i 300 euro.
Nel secondo filone investigativo (nell’ambito del quale il GIP ha disposto due misure agli arresti domiciliari) è emerso che un indagato, con la collaborazione di un intermediario di nazionalità nigeriana, si avvaleva della sua ditta individuale, di fatto inattiva, per consegnare, dietro pagamento di un compenso (600 euro per un contratto di lavoro), buste paga fittizie (25 euro ognuna) attestanti la falsa attività lavorativa ad extracomunitari che avevano necessità di convertire e/o rinnovare il permesso di soggiorno. Agli extracomunitari venivano consegnati un contratto di lavoro a tempo indeterminato, un foglio ore precompilato e delle buste paga, completamente false, atte a far risultare l’esercizio di attività lavorativa. Tutta la documentazione prodotta dagli indagati veniva presentata dai soggetti extracomunitari presso le rispettive Questure di competenza, a corredo delle richieste dei permessi di soggiorno.
Nel terzo filone d’indagine (nell’ambito del quale il GIP ha disposto cinque misure cautelari in carcere) è emerso che i cinque indagati (quattro dei quali residenti nel territorio parmense e uno nella provincia di Reggio Emilia), nel mese di aprile 2019, avevano organizzato ed attuato il trasporto di ventisette cittadini extracomunitari (pakistani e indiani) dal territorio dello Stato Italiano verso altri Paesi dell’Unione Europea. L’episodio in rassegna è avvenuto nell’aprile 2019, quando una pattuglia della Polizia Stradale è stata avvertita, da un’automobilista in transito, della presenza di un furgone in sosta sulle corsie del casello autostradale di Bruere (TO). All’apertura del vano del furgone venivano rinvenute ventisette persone di diverse nazionalità (indiani e pakistani) mentre l’autista del convoglio faceva perdere le sue tracce dandosi alla fuga. Le risultanze delle indagini eseguite dai militari della Guardia di Finanza di Parma, mediante le intercettazioni telefoniche delle utenze in uso agli indagati, hanno consentito di verificare come le cinque persone abbiano promosso, organizzato e attuato il trasporto, verso altri paesi europei, di persone extra-comunitarie prive dei requisiti richiesti.
Sono ancora in corso indagini per identificare e quantificare in dettaglio tutti i soggetti extracomunitari, privi dei requisiti, che si sono rivolti allo studio per l’elaborazione delle dichiarazioni false utilizzate per l’ottenimento dei permessi di soggiorno.