di Guido Zaccarelli Mirandola 10 marzo 2020 - «Coraggio, non aver paura». In questa fase delicata del nostro tempo, dove un virus sta contagiando l’intero pianeta, mettendo a dura prova il sistema dei valori dell’intera umanità, e in evidenza la fragilità degli individui innanzi all’imprevedibile disponibilità dell’ignoto, ecco che la parola coraggio trova il modo di essere protagonista del nostro tempo. Coraggio deriva dal cuore, che grazie ai suoi battiti, è in grado di imprimere energia alla vita.
Coraggio è una parola composta, che inizia il proprio cammino etimologico dal cuore: «avere cuore». Il cuore ha coraggio, e che coraggio. Ecco che il cuore diventa il luogo simbolo da cui trarre energia da trasmettere agli altri per infondere il significato di coraggio, di buttare il cuore oltre l’ostacolo come nel libro di Álvaro Gómez Contreras, «dove le esperienza negative impediscono all’uomo di reagire innanzi a ciò che non conosce e di cui avverte la mancata disponibilità di mezzi a opporsi». I gesti da sempre esprimono i luoghi simbolo della nostra civiltà, e dei popoli che vivono il pianeta ai quali ognuno assegna un proprio sistema valoriale.
Accadimenti improvvisi hanno il carattere di modificare l’impossibile cambiando i riti, e le abitudini, fino a qualche tempo prima lontani dalle convenzioni e dalle quotidianità, perché l’ansia e la paura avvolgono l’uomo fino a togliere il respiro. L’ansia è una condizione che l’uomo vive quando è incapace di decidere e non riesce ad individuare i confini del contesto nei quali si trova. La paura è la presa cosciente dell’uomo che non riesce a prendere decisioni rispetto ad una situazione data. La paura è un forte turbamento dell’anima che incute timore spingendo l’uomo alla fuga da se stessi, dal mondo, intesa come il tutto, o una sua parte.
«Senza coraggio, non si vince la paura». Le differenti circostanze pongono l’individuo nelle condizioni di affrontare con coraggio, o meno, le situazioni nelle quali viene a trovarsi, fortemente condizionate dallo stato d’animo e dalle condizioni fisiche in cui versa il suo cuore. Lo stato d’animo abilita le persone ad affrontare con energia le gioie, o le insidie, derivate dalle azioni messe in campo con il coraggio. Il cuore è sempre in ascolto, sente, percepisce la paura e mette l’uomo nelle condizioni di allerta per condurlo a riflettere, spingendolo a desistere o ad avanzare verso i propri desideri. In questo tempo, di forte confusione sociale e relazionale per la forte presenza dell’ignoto che avanza senza paura, perché non cambiare i nostri usi e costumi per trasformare il momento in qualcosa che aiuti l’uomo ad usare il cuore per esprimere i propri sentimenti?
«Mettiamoci tutti una mano sul cuore». Un segno che cambierà le nostre abitudini, ma non le nostre radici sociali e culturali che stanno alla base della nostra società.
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Una sorpresa bellissima e un gesto fatto col cuore quello di Caterina Rappoccio, nota cantautrice di talento e dalla grande versatilità, che in occasione dell’ 8 marzo, ha dedicato all’AVRI la sua canzone “La neve al sole” in un videomessaggio rivolto a tutte le donne e all’associazione:
8 marzo 2020 - “Ciao a tutti, sono Caterina Rappoccio, e volevo ringraziare l’AVRI, l’Associazione Vittime Riunite d’Italia, per l’impegno che ha dimostrato nei confronti delle vittime, e per la solidarietà che dimostra alle donne. Oggi è la festa della donna, e io insieme a tutte le donne e all’AVRI, vorrei dedicare questo mio ultimo singolo, questa canzone, a tutti coloro che hanno, diciamo così, certi pesi, sulla loro coscienza. Questa la dedichiamo a loro tutti insieme, e si chiama La neve al sole.”
Le parole di Angelo Bertoglio, Presidente dell’AVRI (Associazione Vittime Riunite d’Italia), che ha espresso profonda gratitudine nei confronti di Caterina, scrivendo un post dedicato a lei sulla pagina Facebook dell’associazione:
“Ringraziamo e pubblichiamo di vero cuore, il video con la canzone “La neve al sole”, che Caterina Rappoccio (cantante già conosciuta al pubblico Italiano per aver duettato con Max Pezzali nella canzone Aeroplano) oggi canta pubblicamente e dedica a tutti gli amici dell’Associazione Vittime Riunite d’Italia. Grazie. Grazie. Grazie.”
A seguire il video della canzone.
Angelo Bertoglio
8 marzo 2020. Una giornata internazionale della donna molto diversa dal solito. L'emergenza epidemica da Corona virus ha ridimensionato questa ricorrenza solo in parte, "costringendo" le istituzioni a vietare manifestazioni ed eventi e quindi anche commemorazioni dedicate alle donne vittime di violenza che hanno perso la vita per mano di carnefici senza umanità.
Una data l'8 marzo, per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche e le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo.
Pur non potendo svolgere iniziative di nessun tipo, abbiamo sentito il dovere morale di ricordare con voi le tantissime donne vittime di femminicidio e che anche in questo momento stanno subendo violenza fisica e psicologica. I dati istat mondiali sono allarmanti. Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subito violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Nel 2020 in Italia ci sono state ben 15 vittime. 15 donne brutalmente assassinate spesso da coloro che avrebbe dovuto difenderle. Vogliamo ricordare i loro nomi uno per uno: Carla Quattri Bossi di Milano, Concetta di Pasquale Di Catania, Fausta Forcina di Formia, Maria Stefania Kaszuba di Verona, Ambra Pregnolato di Valenza, Francesca Fantoni di Bedizzone, Rosalia Garofalo di Mazara del Vallo, Fatima Zeeshan di Versciaco di San Candido, Rosalia Mifsud di Mussomeli, Monica Diliberto di Mussomeli, Speranza Ponti di Alghero, Laureta Zyberi di Genova, Anna Seergevina Marochkina di Piossasco, Zdenka Krejcikova di Ossi e Larisa Smolyak di Camaiore.
Ogni donna che ha perso la vita per femminicidio non va dimenticata e bisogna continuare a lavorare a livello istituzionale per ridurre questo fenomeno ai minimi termini. Occorre lavorare per una corretta educazione all'interno degli istituti scolastici, insegnando l'importanza del rispetto verso la donna e organizzare incontri formativi in ogni territorio con l'aiuto di esperti e forze dell'ordine.
Occorre garantire pene certe e severe ai carnefici e tutela alle famiglie delle vittime, garantendo l'ergastolo indipendentemente dalla capacità d'intendere e volere per chi uccide, senza garantire nessun tipo di sconto di pena, o detenzione alternativa in strutture come le R.E.M.S. (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza). E' assolutamente necessario istituire un vero e proprio fondo governativo così come il patrocinio gratuito a spese dello stato, atto a sostenere tutte le spese legali e medico - psicologiche ai parenti delle vittime. Sono punti fermi su cui si deve basare la democrazia di un paese civile come l'Italia.
Punti fermi su cui non ha potuto beneficiare ad oggi nemmeno la famiglia Cataldi, dopo l'assassinio di Filomena avvenuto a San Polo di Torrile nella bassa Parmense. Tale brutale omicidio ai danni di una giovane donna 44enne molto conosciuta, scosse un'intera comunità, essendo Filomena molto amata e conosciuta per il suo carattere mite e per la sua concretezza nell'aiutare tutti. L'omicidio fu eseguito e sembra premeditato da un 36enne di origini cinesi, tale Gueling Fang, suo vicino di casa. "Mostro" che ad oggi non ha fatto nemmeno un giorno di galera essendo stato giudicato incapace d'intendere e volere nonostante la "probabile" premeditazione. Fang è ad oggi detenuto a due passi dal luogo dell'omicidio, ossia presso la struttura Rems Casale di Mezzani. Struttura negli ultimi anni nell'occhio del ciclone, per le numerose fughe di soggetti ad alta pericolosità sociale. Soggetti poi ricatturati in seguito.
Tutto questo ha distrutto un'intera famiglia che ha subito la beffa anche di non essere tutelata e sostenuta dalle istituzioni, e che "vive" quotidianamente in estremo dolore da quel maledetto 22 agosto del 2018. Un maledetto giorno d'estate che ha spezzato non solo la vita di Filomena, ma anche dei suoi familiari e di coloro che l'amavano e la conoscevano.
Storie come questa evidenziano l'incapacità dello stato Italiano di dare risposte certe di giustizia e supporto alle famiglie delle vittime. Occorre intervenire con leggi ad hoc, affrontando il problema con serietà e celerità. Non basta il codice rosso atto ad accelerare giustamente iter giudiziari in caso di denuncia. Non bastano cortei con le candele accese tra le mani e non bastano le panchine rosse. Il ricordo è doveroso e meraviglioso ma ancor di più lo è evitare che una donna perda la vita. Una vita non si recupera.
Intanto noi vogliamo dedicare un pensiero a tutte le donne e a Coloro che sono in prima linea contro l'emergenza del corona virus. Donne viste come fonte di vita, come perno della famiglia e come miracolo meraviglioso. Auguri a tutte voi donne. Ci lasciamo con un desiderio: "Che possiate essere felici e amate davvero, e che se state subendo violenza fisica o psicologica, denunciate. Non abbiate timore di farlo".
Il gruppo
Amo Colorno
(Foto di copertina di Francesca Bocchia - Mostra Natura & Donna)
Cremazioni in continua ascesa anche in Italia mentre i "diamanti", creati con le ceneri del congiunto, non piacciono alla Chiesa ma nemmeno ai familiari.
Di LGC Parma, 8 marzo 2020 - La pratica della cremazione sta conquistando sempre più i morituri. Tollerata dalla Chiesa cattolica, senza però consigliarla, la cremazione ormai da diversi anni vede una stagione di favore e in costante crescita.
A liberalizzare la cremazione fu Papa Paolo VI, un grande conduttore di anime e fine teologo. «La Chiesa, commentava alcuni anni orsono lo storico Franco Cardini, fu contraria alla cremazione perché fin dai tempi della Rivoluzione Francese, liberi pensatori, atei, materialisti e massoni ne fecero l’espressione del proprio anticlericalismo. La pratica venne condannata formalmente dal diritto canonico: a chi ne disponeva il ricorso veniva comminata la privazione dei sacramenti e delle esequie ecclesiastiche. Occorrerà attendere il luglio del 1963, perché il papa di allora, Paolo VI, venute meno certe condizioni storiche e culturali, “sdoganasse” la pratica della cremazione purché non venisse scelta “in odio alla religione cattolica”. Una decisione che accolsi con favore perché personalmente ho avvertito sempre una certa repulsione per l’inumazione».
Una posizione condivisa da altri eminenti teologi come don Roberto Repole, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Torino e già presidente dell’Associazione Teologi Italiani che così commentava: «Dio non ha bisogno delle nostre ossa per resuscitarci nell’ultimo giorno. Il Signore riuscirà a ricomporre i corpi anche se qualcuno li ha bruciati o se sono stati polverizzati in qualche incidente. Chiaro che il pericolo dell’insinuarsi di una concezione panteistica nella cremazione esiste e bisogna vigilare caso per caso. La sepoltura nella terra consente un’elaborazione del lutto più graduale, un distacco meno immediato. E forse nella crescita del fenomeno della cremazione possiamo leggere un ulteriore indizio della fatica della società contemporanea nello stare di fronte alla morte».
Cremazione si, ma resta il divieto assoluto di "dispersione delle ceneri nell'aria, in terra o in acqua o in altro modo" oppure "la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti", oltre alla "divisione delle ceneri tra i vari nuclei familiari". Inoltre, "nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie".
Quindi nessuna dispersione e tantomeno la conversione del congiunto in "gioiello". I "Diamanti" confezionati con le veneri dei congiunti, oltre a non essere approvati dalla Chiesa, non hanno raccolto il consenso degli italiani.
A confermarlo è anche Gavino Sanna, Presidente del COF srl di Parma (Consorzio Onoranze Funebri), il quale sottolinea come "le cremazioni siano effettivamente crescita, così come in crescita costante è la domanda di Sale del Commiato mentre, al contrario, contro ogni ipotesi iniziale, non hanno raccolto gradimenti le conversioni in anello o altra "gioia" delle ceneri del caro defunto. Comunque, una certa influenza della religione, cattolica, protestante o evangelica che sia, dovrebbe esistere a ben guardare la distribuzione dei forni crematori e dell'incidenza delle cremazioni sul totale delle tumulazioni nei vari paesi. Ad esempio, se in Italia con 83 forni siamo arrivati a sfiorare i il 30% sul totale, in Svizzera si raggiunge un tasso dell'87,45% , l'Olanda con una popolazione pari a un quinto della nostra invece ha ben 80 forni (solo 3 in meno dell'Italia), mentre la cattolicissime Irlanda piuttosto che l'ortodossa Grecia si fermano a 4 e 1 forni rispettivamente."
Interessante infine osservare come non esista una correlazione diretta tra numero di cremazioni e densità e popolazione all'interno del Bel Paese. Solo a titolo esemplificativo riportiamo i dati del 2018 dove Bologna contava 4.374 cremazioni, mentre la sola Copparo (FE) era a 2.069, La Spezia si era fermata a 927 mentre Parma a 1.983, Modena 3.86, Piacenza 2.091, Reggio Emilia 1.126 e Domicella (AV) raggiunge il record di 16.400 cremazioni.
In conclusione, si potrebbe azzardare che la sepoltura nella terra favorisca un’elaborazione del lutto più lento, un distacco dal caro meno immediato. Al contrario, nella crescita del fenomeno della cremazione si potrebbe interpretare come un indizio di modernità, corrispondente alla difficoltà contemporanea di porsi di fronte alla morte, così intenti a vivere il quotidiano senza alcuna proiezione al futuro come se l'orizzonte finale sia irraggiungibile.
Eternità terrena in opposizione a quella spirituale, tipica del cristianesimo.
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Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
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Di Marco Alfredo Arcidiacono 5 marzo 2020 - La misura di prolungamento della chiusura delle scuole, a mio parere sacrosanta, mi induce essendo anche coinvolto in prima persona a lanciare un suggerimento alla nostra Amministrazione.
Fortunatamente molti genitori hanno un lavoro che però oggigiorno risulta difficile conciliare con la gestione della Famiglia. Data la particolarità di questa situazione è importante affrontare questo problema con tutte le armi a disposizione.
In aggiunta ai congedi parentali e vari permessi che sono normati dai vari contratti nazionali, l'Amministrazione Comunale potrebbe offrire
un' attività di accudimento dei bambini al proprio domicilio attraverso babysitter dedicata , come una forma sostitutiva dei Servizi educativi per l'Infanzia e anche della Scuola Primaria.
L' Amministrazione ha a disposizione le figure necessarie che sono state accreditate in un apposito albo ed inoltre ha anche a disposizione le risorse che sono state stanziate per il Progetto "Una casa in più".
Sarebbe una piccola variante del progetto ma la ragione per cui attuarla sarebbe la stessa.
Naturalmente questo supporto dovrebbe essere concesso limitatamente a chi ne ha realmente bisogno.
Bisognerebbe dare priorità a coloro che sono realmente impossibilitati da questa situazione ad essere autonomi, in modo da poterli mettere in condizione di onorare il proprio lavoro per fronteggiare questa emergenza.
Tumore al seno: Michela, 38 anni, è una mamma di Goiano di Calestano, in provincia di Parma, che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.
Di Nicola Comparato Calestano, 28 febbraio 2020 - Abbiamo intervistato Michela Ferrarini, una coraggiosa ragazza, madre di due splendide bambine e moglie innamorata, che è riuscita ad affrontare e sconfiggere un tumore maligno al seno.
1) Ciao Michela, arriviamo al dunque, quando hai saputo di essere stata colpita da un tumore maligno al seno?
E’ successo per caso a maggio 2018… ho fatto controllare di mia iniziativa un nodulo sospetto che avvertivo nettamente sul lato del seno destro. L’esito definitivo è arrivato dopo due mesi di risposte dubbie: ecografia, ago aspirato, ago biopsia… niente riusciva a fare chiarezza al 100%.
2) Come hai preso la cosa all’inizio e come hanno reagito le persone più vicine a te?
Come per tutte le tragedie, c’è un periodo iniziale in cui ti chiedi se veramente tutto questo stia accadendo a te… speri di no, speri nell’”errore medico” anche se dentro me sapevo bene che non si trattava affatto di un errore. Le persone a me vicine hanno avuto reazioni diverse, dettate anche dai loro diversi caratteri: c’è stato chi è scoppiato a piangere, chi mi ha detto fin da subito che ci sarei saltata fuori, chi mi è stato vicino in silenzio… d’altra parte ognuno reagisce in maniera diversa ed è giusto così. Non mi hanno mai trattata da persona malata e questa è stata una cosa che ho apprezzato molto. Anche se il mio aspetto era diverso, io dentro ero la stessa persona di sempre.
3) Hai mai pensato di non riuscire a farcela?
Non lo so… forse questa domanda non ho mai davvero avuto il coraggio di farmela… l’ho chiusa in quell’angolo di me in cui spesso ho preferito non guardare. Mi sono sempre affidata a quello che sarebbe stato, un giorno alla volta, senza fare troppi pensieri ne’ progetti a riguardo. E’ stato così che ho affrontato sempre la malattia, pensando ad una cosa alla volta, un pezzo alla volta…
4) Quando hai saputo del tumore aspettavi anche una bambina, hai avuto problemi con la gravidanza?
Quando ho scoperto di essere incinta era sempre maggio, ma all’epoca dei fatti ancora non si capiva se fosse maligno o meno, viveva ancora dentro me la speranza che non lo fosse, ma nonostante l’esito incerto, mi è stato consigliato, dal primo medico che ha preso in esame il mio caso, di interrompere comunque la gravidanza. È stata una sentenza che mi ha fatto mille volte più male del tumore stesso, credimi. Ho poi sentito un secondo parere, a Milano, dove poi sono stata operata.
5) Puoi raccontarci se te la senti, come hai vissuto il periodo della chemioterapia?
La chemioterapia ha fatto da spartiacque tra la persona che ero e quella che sono diventata. È stata lo scoglio più difficile da superare, è stata la parte visibile di quel male invisibile, è stata una prova durissima, sia fisicamente che psicologicamente… la sensazione che ho provato la mattina in cui di punto in bianco hanno iniziato a cadermi i capelli a ciocche non la dimenticherò mai, farà parte di quelle ferite che non si rimarginano. L’amore dei famigliari è fondamentale per chi attraversa queste situazioni. Loro sono stati il mio sostegno morale, la motivazione per affrontare ogni giornata, per arrivare fino in fondo, per andare avanti nonostante tutto.
6) Si dice che le brutte esperienze insegnano, tu cos’hai imparato dalla tua?
Eh… ho scritto un libro su quello che la malattia mi ha insegnato… proverò a riassumertelo in breve: mi ha insegnato a dare alle cose la giusta importanza, ha ribaltato le mie priorità; mi ha insegnato a rallentare, a gioire delle piccole cose, come alzarmi alla mattina, perché c’è stato un periodo in cui non mi era per niente facile; mi ha insegnato a non rimandare i miei progetti, perché il tempo c’è, ma solo finché lo vuole lui; mi ha insegnato che la vita può cambiare da un momento all’altro, indipendentemente dall’età, dal successo, dal denaro…
7) Il libro parla della tua storia, ma è rivolto solo a te o è un messaggio che hai voluto trasmettere ad altri? Come si intitola?
Dopo questa esperienza ho sentito la necessità di mettere nero su bianco la mia storia, di tirare fuori quello che per tanti mesi avevo represso dentro me, ostentando il mio lato forte. Poi ho pensato di renderlo pubblico, il che potrebbe essere d’aiuto per chi come me sta attraversando la stessa esperienza, ma anche per chi invece in questa esperienza non si è trovato mai, vorrei far capire loro quanto il nostro tempo sia prezioso, di non darlo per scontato, di aggiungere valore alla nostra vita. L’ho intitolato “Al di là del muro”, perché la malattia l’ho interpretata proprio così, come un muro che mi sbarrava la strada, impedendomi di proseguire e di vedere oltre.
8) Che consiglio daresti a chi si trova nella tua stessa situazione?
Il consiglio che mi sento di dare a chi cerca di andare oltre il muro è di non arrendersi, di non fermarsi, anche quando non è facile. Sono sempre stata convinta, ed è stata una cosa che mi sono detta sempre durante il mio percorso, che se non avessi potuto cambiare le cose, avrei potuto comunque cambiare il modo in cui le avrei affrontate. Il mio atteggiamento avrebbe fatto la differenza. Anche se, parliamoci chiaro, il fattore fortuna lo ritengo fondamentale: avere una diagnosi in tempi brevi può fare la differenza, così come la sede del tumore stesso.
9) C’è qualche persona in particolare che ti è stata vicina durante il tuo calvario?
Beh ovviamente mio marito, che mi ha accompagnata ad ogni chemioterapia, quando inizialmente mi recavo a Milano a farle… e molto ha fatto anche la mia famiglia, il loro supporto ha reso tutto più sopportabile. Poi materialmente ho dovuto fare molto affidamento su mia mamma: dopo il parto, eseguivo le chemio a Parma settimanalmente, e sempre ogni settimana avevo appuntamento fisso con gli esami del sangue… finite quelle mi sono sottoposta alla radioterapia per circa un mese e mezzo. Mia madre in ognuna di queste occasioni si occupava della piccola Giorgia.
10) Ritornando al tuo libro, hai già preso contatti per la pubblicazione, è in uscita, sei in cerca di un editore? Qual’è il tuo obbiettivo come scrittrice? Ciao e grazie.
Ho appena reso nota la mia intenzione di pubblicare questo libro, vorrei davvero che arrivasse a quante più persone possibili. Mi piacerebbe, oltre a diffondere il mio messaggio, a devolvere parte del ricavato alla ricerca sul cancro. Vorrei dare il mio contributo affinché, in un futuro non lontano, non sia più quel mostro che oggi fa così tanta paura.
di Marco Becchi Parma 25 febbraio 2020 - Anche tu forse ti sei trovato molte volte in una situazione nella quale ci siamo trovati tutti, almeno una volta.
Magari ti sei chiesto da dove saresti dovuto partire per fare in modo che le cose andassero diversamente.
Probabilmente, in quel tipo di situazione, hai vissuto emozioni contrastanti e difficili da gestire.
Sto parlando di quei momenti e quei periodi dove ti sei ripetuto più volte le parole: "vorrei fare"
Dirsi per troppi giorni "vorrei fare" porta con se una situazione di incertezza che, se prolungata nel tempo, si può trasformare in frustrazione e insoddisfazione.
Non voglio soffermarmi sul problema in quanto credo che tu abbia già capito cosa intendo dire.
Personalmente, quando nel corso della mia vita mi sono ripetuto troppo spesso "vorrei fare", in generale, quel periodo corrispondeva ad un periodo poco positivo.
Grazie alla PNL ho capito in che modo avrei potuto cambiare il corso delle cose.
Mi mancava la chiave di lettura di ciò che stavo vivendo e quando l'ho trovata, tutto è cambiato, le cose sono migliorate e il mio "vorrei fare" è scomparso.
Ora mi piacerebbe chiederti che strategia utilizzi tu nella situazioni simili a quella che ti ho descritto.
In queste righe ti svelerò il mio segreto.
Quando divento consapevole che mi sto ripetendo le parole "vorrei fare", divento anche consapevole che me le dico con una emotività depotenziante. Intendo dire che prima di quelle parole c'è spesso una sensazione di fondo che mi avvolge e dentro a questa sensazione c'è spesso sfiducia, paura e indecisione.
Ho capito che "vorrei fare" è conseguenza del mio stato emotivo.
Se voglio cambiare le parole devo cambiare la mia emotività.
A questo punto ti starai quindi chiedendo come si fa a cambiare l'emotività.
Me lo sono chiesto anche io e la risposta sta sempre negli insegnamenti della Programmazione Neuro Linguistica.
Se vuoi cambiare ciò che senti devi assolutamente migliorare il tuo modo di pensare.
Il punto è proprio questo: sono i nostri pensieri a condizionare, in larga misura, come ci sentiamo.
Spesso il modo in cui ci parliamo non è costruttivo e ancora più spesso, abbiamo convinzioni depotenzianti.
Ti faccio un esempio: chi è convinto che per avere successo si debba essere raccomandati, si sta dicendo che non sono le capacità e i meriti ad avere la meglio e questo lo spingerà a non investire su di sé e magari a buttare il proprio tempo in cose inutili e scarsamente costruttive.
Questi pensieri e queste convinzioni lo porteranno in uno stato di depressione e sfiducia totale. La conseguenza è che inizierà a dirsi "vorrei fare" il medico, l'attore, l'imprenditore, ecc. Purtroppo però la realtà non sarà quella che desidera perchè solo quando cambia come pensi, cambia come ti senti e cambia ciò che puoi fare!
Il PNL ONE DAY del 3 marzo 2020 è andato esaurito in poche ore con più di 50 prenotazioni.
Se sei interessato a partecipare ad un workshop gratuito con Marco Becchi, scrivi una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Marco Becchi
Essere Straordinari
www.marcobecchi.it
Conoscere il mondo del betting è indispensabile per chi si vuole avvicinare alle scommesse sportive e incrementare le proprie probabilità di successo. Nella scelta del bookmaker, sono numerosi gli aspetti che occorre valutare, partendo dal presupposto che quello che risulta più vantaggioso per il giocatore è quello che trattiene il margine più. Le quote hanno un ruolo di primo piano per tutte le valutazioni in questo settore: un rapido calcolo, per esempio, permette di capire qual è il margine di profitto del bookmaker e qual è il payout a partire dalla somma delle percentuali delle diverse quote di un certo mercato.
Una quota corrisponde al livello di probabilità che un determinato risultato si concretizzi: essa viene indicata in forma decimale. In pratica, dal livello delle quote è possibile dedurre il guadagno potenziale che può ottenere un giocatore che è in grado di piazzare una puntata con esito positivo. La popolarità di uno specifico evento, di un certo campionato o di un particolare sport va di pari passo con le quote: i bookmaker che mirano a raggiungere standard di eccellenza dovrebbero riuscire ad adottare sull’intero palinsesto quote interessanti e competitive.
Uno degli aspetti su cui ci si deve concentrare per la scelta del bookmaker a cui affidarsi ha a che fare con la presenza della funzione del cash out: attraverso di essa gli scommettitori hanno l’opportunità di limitare una perdita o di proteggere una vincita in previsione di un evento. Vale la pena di prestare attenzione, inoltre, alla disponibilità di diverse opzioni per i prelievi e per i versamenti: in alcuni casi, infatti, può essere che si sia obbligati a versare una commissione per ciascuna transazione che viene compiuta. Le commissioni rischiano di avere un impatto piuttosto consistente, e vanno prese in considerazione in un contesto più generale che contempla anche le procedure di sicurezza.
Le procedure di sicurezza che sono correlate con i prelievi possono avere un impatto notevole sulla velocità con la quale le vincite vengono erogate. Come è facile intuire, gli operatori che ottengono più fiducia tra gli scommettitori sono quelli che riescono a garantire standard di trasparenza molto elevati e, soprattutto, un servizio estremamente rapido.
Sfruttare NetBet per piazzare le proprie scommesse è sinonimo di affidabilità e di tranquillità. Certo è che il numero di operatori di scommesse sportive tra cui scegliere è molto alto, al punto che rischia di confondere i giocatori che per la prima volta entrano in contatto con questo settore. I bookmaker da privilegiare sono quelli a norma di legge, e cioè dotati di una licenza Aams, che deve essere fornita direttamente dall’Agenzia Dogane e Monopoli. Inoltre, è necessario scegliere le piattaforme che hanno un dominio .it; viceversa, giocando su una piattaforma dotata di dominio .com si commette un illecito, anche nel caso in cui il bookmaker disponga di licenze ottenute altrove. I giocatori che non rispettano la legge possono andare incontro a multe molto salate o addirittura a un periodo di detenzione fino a 3 mesi, mentre rischiano fino a 3 anni di reclusione i responsabili dei siti non in regola.
In un mercato che risulta decisamente affollato di bookmaker, dunque, non si può prescindere dalla necessità di informarsi con attenzione e precisione, sia raccogliendo le notizie più recenti del settore del gambling, sia mettendo a confronto le diverse piattaforme, magari con l’aiuto delle recensioni che si possono trovare sul web e che garantiscono la certezza di non incappare in brutte sorprese.
Mediazione Familiare - Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia presenta la nuova Sezione specializzata in Mediazione Familiare
L’organismo di Mediazione civile dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, già attivo da oltre un decennio, si arricchisce di una nuova “Sezione specializzata in Mediazione Familiare” che sarà presentata nel corso di una iniziativa gratuita e aperta al pubblico dal titolo “La Mediazione familiare e il processo. La Mediazione come risorsa sociale per i cittadini”.
Giovedì 20 febbraio – dalle ore 15 alle 18.30, presso l’Aula 5 del Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia (via Paterlini, 1) – nella giornata dedicata alla Giustizia Sociale e in cui la Regione Emilia Romagna, per il quinto anno consecutivo, celebra la Mediazione sociale, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia mette a disposizione delle famiglie e della collettività il nuovo servizio che avrà sede presso l’Ordine forense reggiano.
Il convegno – introdotto dai saluti del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia e dell’Organismo di Mediazione avv. Celestina Tinelli, del presidente del Tribunale di Reggio Emilia dr.ssa Cristina Beretti, del Vescovo della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla monsignor Massimo Camisasca, e del sindaco di Reggio Emilia dr. Luca Vecchi e coordinato, nella prima parte, dall’avv. Franca Porta, consigliere segretario dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia – sarà dedicato a “La Mediazione familiare e il processo”.
Tra i relatori, la dott.ssa Susanna Raimondi, coordinatrice tecnica del Centro Gea-Irene Bernardini del Comune di Milano, nonché presidente della Società Italiana di Mediazione Familiare (S.I.Me.F.), spiegherà l’importanza di “Conoscere per scegliere la mediazione familiare”.
L’attività e le funzioni de “La sezione specializzata di Mediazione familiare” sarà illustrata dall’avv. Ida Erica Fuggetta, mediatrice familiare S.I.Me.F. e componente del Consiglio dell’Organismo di Mediazione dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia.
Il dott. Francesco Parisoli, presidente della I sezione del Tribunale di Reggio Emilia, illustrerà “I provvedimenti presidenziali e l’art. 337 octies, II comma, c.c.”.
La seconda parte dei lavori, dal titolo “La Mediazione come risorsa sociale per i cittadini”, sarà introdotta dall’avv. Massimo Romolotti, mediatore civile e coordinatore dell’Organismo di Mediazione dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, che farà il punto su “L’esperienza dell’Organismo di Mediazione dell’Ordine degli Avvocati reggiani” e, a seguire, la dott.ssa Lisa Gilioli, coordinatrice del Centro per le famiglie, Servizio Politiche di welfare e intercultura del Comune di Reggio Emilia, illustrerà “L’esperienza del Centro per le famiglie di Reggio Emilia”.
Il confronto tra la dott.ssa Barbara Soncini, mediatrice familiare S.I.Me.F. e consulente tecnico forense, e la dott.ssa Mariafrancesca Sidoli, mediatrice scolastica e familiare A.I.Me.F. e assessore del Comune di Reggio Emilia, coordinato dall’avv. Giovanna Fava, componente della Commissione Famiglia dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, concluderà i lavori della giornata.
Sono stati invitati a partecipare il Coordinamento dei Centri per le famiglie della Regione Emilia Romagna, gli assessori alle Politiche di Welfare dei Comuni, i dirigenti del Servizio sociale e i Centri per le famiglie del Comune di Reggio Emilia, le Unioni dei Comuni Colline Matildiche, Pianura Reggiana, Terra di Mezzo, Tresinaro Secchia, Val d’Enza, i Comuni dell’Appennino, della Bassa Reggiana e il dipartimento di Neuropsichiatria infantile Ausl Reggio Emilia.
L’evento, gratuito e aperto al pubblico (previa prenotazione e fino ad esaurimento posti), è organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia. Agli avvocati che parteciperanno all’evento saranno riconosciuti 4 crediti formativi, di cui 2 in materia deontologica (iscrizione obbligatoria sul sistema RICONOSCO).
Per info: tel. 0522.276351; email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Anche quest’anno l’Associazione Centro Antiviolenza di Parma ha aderito all’evento mondiale “One Billion Rising”.
La campagna One Billion Rising 2020, in Italia, si pone l’obiettivo di sostenere i Centri Antiviolenza partendo dalla presa di coscienza dell’evidente distanza della situazione italiana rispetto agli obiettivi previsti dalla Convenzione di Istanbul. Infatti i fondi per il 2019, destinati dallo Stato ai Centri Antiviolenza, non sono ancora stati devoluti e non ci sono garanzie per quanto riguarda le tempistiche di erogazione data la situazione politica instabile e il crescente sentimento di intolleranza che ne domina la scena.
Questo ha portato ad un momento storico in cui luoghi come i Centri Antiviolenza, punto di riferimento negli anni per tante donne e minori vittime di violenza, rischiano di chiudere perché non ricevono il sostegno dello Stato per mancanza di permessi e fondi rinnovati. Per questo vogliamo ribadire fermamente la necessità di sostenere e garantire continuità ai Centri Antiviolenza e ricordare, inoltre, di non sottovalutare l’importanza di dare ascolto e credere alle donne vittime di violenza, perché possano ricominciare a vivere libere dai pregiudizi.
Per questi motivi manifesteremo con la danza, la musica, il teatro, la lettura, ecc. per una società in cui il rispetto e la solidarietà siano considerati valori fondanti; e in cui venga riconosciuta dalle Istituzioni e dalla cittadinanza l'importanza dei Centri Antiviolenza come luoghi di sostegno per le donne vittime di abusi e ai/alle loro figl*.
Appuntamento nei giorni 28 e 29 febbraio alle ore 21.00 al Teatro Europa a Parma, ritorna anche lo spettacolo “I monologhi della vagina” portato in scena dal Collettivo V-Day Parma-Reggio con la regia di Stefania Maceri.
A partire da oggi, 14 febbraio, Gazzetta dell'Emilia apre una nuova rubrica "I segreti del Coach" curata da Marco Becchi - coach, formatore aziendale e creatore del Metodo Essere Straordinari - Pillole di esperienze, di sopraffini tecniche relazionali e di comunicazione proposte per farci riflettere sui nostri comportamenti al fine di migliorare la nostra vita e i rapporti con gli altri.
di Marco Becchi Parma 14 febbraio 2020 - Quante volte ti sei detto che le cose intorno a te dovrebbero migliorare?
Quante volte ti sei chiesto come fare per ottenere risultati migliori?
Quante volte hai pensato di non aver potere sul futuro?
Il primo segreto che voglio svelarti è un segreto di grande consapevolezza e di responsabilità. Solo chi conosce questo segreto riuscirà a dare una svolta positiva al suo presente e al suo futuro. Non dipende dal tuo passato ma semplicemente da una decisione che ti conviene prendere ora, per non perdere ulteriore tempo.
Probabilmente ci sono obiettivi e sogni che vuoi realizzare al più presto e con ogni probabilità ci sono anche delle difficoltà e degli ostacoli che desideri fortemente superare.
C’è una sola strada che ti può portare alla destinazione della tua vita e per iniziare a muovere il primo passo su questa strada devi conoscere questo segreto: se vuoi davvero che le cose migliorino allora tutto deve partire da te.
Tutto va dall’interno all’esterno: solo se tu cresci, migliori e sviluppi il tuo reale potenziale, allora le cose andranno davvero come desideri. Non bastano le parole, non basta la volontà e non basta avere un obiettivo chiaro.
Così come fai il pieno di benzina prima di iniziare un viaggio, così devi fare con te stesso: scegli di investire sul tuo potenziale, di acquisire nuove capacità e nuove competenze in grado di farti esprime al massimo. Solo in questo modo potrai raggiungere obiettivi mai raggiunti fino ad ora e potrai superare vecchi limiti e credenze.
Credi in te stesso, investi su di te, acquisisci nuove abilità e tutto migliorerà in modo naturale. Puoi scegliere di farlo tra qualche anno ma che senso avrebbe rimandare la tua felicità?
Il Presidente Mattarella interviene sull’argomento del calo demografico.
Di Francesca Caggiati Parma 13 febbraio 2020 - Che l’Italia sia un Paese che invecchia non è certo una novità. In seguito alla recente pubblicazione degli ultimi dati Istat riferiti al 2019 è stato battuto un nuovo record: solo 435 mila nascite contro 647 mila decessi, il più basso ricambio in ben 102 anni.
Ecco che anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene sottolineando l’allarmante calo della natalità e aggiungendo che “Va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”, in quanto si rischia un vero e proprio default economico finanziario, dovuto dai più consistenti oneri sociali di una popolazione anziana, inattiva e bisognosa di maggiori cure sanitarie ed assistenziali, contro un minore introito contributivo e produttivo di una popolazione attiva sempre più scarsa.
Interessante. Sì è interessante questo grido di allarme, visto che – come peraltro sottolinea puntualmente don Francesco Rossolini di cui si pubblica lettera integrale di seguito – nelle ultime campagne elettorali nessuna parte politica parla di questo argomento, semplicemente ignorandolo come se non esistesse.
Amministrazioni di tutti i colori vestite hanno avuto e avrebbero tuttora la possibilità di portare avanti una seria politica per la famiglia – a livello locale, come anche a livello nazionale – ma…
Ma poi bisognerebbe incentivare le famiglie e questa parola fa paura. Si, la parola famiglia oggi fa paura.
E lo scrivo con la consapevolezza di aver fatto scelte personali ben precise: ho lasciato il padre di mio figlio, sono tornata a vivere con i miei genitori e quindi oggi rappresento un ménage familiare a quattro con tutte le dinamiche relazionali connesse: genitori-figli-nonni-nipoti. Una situazione con i suoi pregi e i suoi difetti.
Detto ciò, è necessario essere consapevoli che esistono leggi che vanno rispettate, non in nome della religione – qualunque essa sia – ma in nome della natura. Cioè quel mondo in cui viviamo e che esiste da prima di noi: genere umano, fatto di uomini e di donne.
Individui che di per sé – singolarmente presi intendo– se ci pensate, non hanno capacità di esistere e sopravvivere.
Un individuo cioè da solo è come se non esistesse. Bisogna almeno essere in due per dar origine a un “qualche cosa”, che se non volete chiamarlo famiglia, chiamatelo come volete.
Se rimanesse un solo uomo o una sola donna sulla faccia della terrà non si potrebbe proseguire con la vita. Con un unico individuo non potrebbe essere stata generata e non si sarebbe sviluppato alcun popolo o creata alcuna società.
Se ci fosse un solo uomo e una sola donna sulla faccia della terra ecco che forse – non è detto in modo certo, ma sicuramente probabile – i due potrebbero generare uno o più nuovi individui e così dare il via ad una bella pandemia chiamata umanità.
Questo i politici non possono dirlo – una giornalista temeraria e un parroco coraggioso sì – o comunque se lo dicono lo fanno in modo da dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, come prestigiatori per non offendere chi crede che la società sia fondata sui singoli individui senza tenere conto della differenza di sessualità.
Ecco che oggi vanno per la maggior gli a-sessuati, quelli che non sanno neanche loro di che sesso sono e quindi non possono avere una identità come persona. Se non so chi sono, non so di che sesso sono, non so se mi piacciono gli uomini o le donne, se mi piacciono tutti e due a giorni alterni e su questo modello incerto costruisco la mia vita, è un attimo farsi consigliare come vestirsi o cosa mangiare, perché non so cosa mi piace e quindi scelgo quello che qualcun altro ha scelto per me: in due parole non faccio i miei gli interessi, ma divento il business e sono nelle mani di altri.
Come una persona con queste insicurezze intrinseche può essere veramente felice? Quando non è sicuro di nulla e non sa neanche minimamente chi e cosa vuole essere nella vita?
Ecco che con la crisi della identità e di quello che si è e si vuole trovano spazio e largo seguito influencer, blogger e vatte la pesca. Che non sono veri modelli, come potevano esserci in passato il mentore, il professore che ti ha insegnato veramente qualcosa al di là del libro di testo, lo scrittore o il regista che propongono storie e contenuti che fanno riflettere e che ti aiutano a crescere sul serio. Oggi i modelli sono quelli che vediamo sui social e che hanno milioni di follower.
Queste sono considerazioni di una semplice, indipendente, libera e anticonvenzionale giornalista di una piccola città come Parma, che non vuole essere di esempio o influenzare nessuno, che non vuole giudicare o prendere le parti di nessuno, perché tra i valori che più sente propri c’è la libertà, in primis di pensiero e di opinione
Di seguito la lettera aperta di don Francesco Rossolini della parrocchia di San Paolo Apostolo sul tema del calo demografico.
“Carissimi parrocchiani,
la nostra conversazione mensile concerne non solo quanto la parrocchia progetta, vive ed impegnandosi realizza, ma anche quanto accade attorno a noi. Recentemente abbiamo avuto le elezioni regionali precedute da un ampio ed a volte aspro dibattito fra le due principali forze contendenti: centro destra e centro sinistra. Vari i temi trattati: dalle infrastrutture alla sanità, dal lavoro all’ecologia. Non ho sentito nulla (mi auguro per mia colpevole distrazione, ma …non credo) su di un tema eclatante e realmente esplosivo: il calo demografico!
Un tema…di cui non si vuol parlare
A livello mondiale l’Italia in fondo alla classifica delle nascite: penultimi davanti solo al Giappone! E la nostra terra emiliana non fa eccezione essendo in linea con il tasso di natalità italiano: bassissimo! La situazione nonostante cominci ad essere nota non suscita ancora quella attenzione e preoccupazione che invece meriterebbe. Ripetutamente gli esperti ricordano che oggi chi ha un lavoro paga, con i suoi contributi mensili, la pensione di chi ha lavorato fino a ieri. E domani potrà contare sui contributi di chi entrerà nel mercato del lavoro dopo di lui. Fin qui siamo all'ovvio del nostro sistema contributivo finanziato a ripartizione. Meno ovvio è invece considerare il fatto che se oggi ogni 35 pensionati corrispondono 100 concittadini in età da lavoro (non tutti però occupati) tra vent'anni il rapporto salirà a 54. Vent'anni ancora più in là, siamo nel 2057, si arriva a 62 pensionati ogni 100 cittadini in età da lavoro (ripetiamolo, non tutti però con un'occupazione stabile). Come si farà? Spiace dire che a fronte di quanto riportato e drammaticamente ci attende non ci siano proposte per cercare di rimediare alla situazione a nessun livello né regionale né nazionale. Anzi.. vale la pena ricordare che la seconda causa che mette le famiglie a rischio povertà in Italia (la prima è la perdita del lavoro da parte del capo famiglia) è l’avere diversi figli! (da tre in su) Pare proprio che non si voglia parlare di tutto ciò, della follia di questa situazione. Sembra si preferisca attirare l’attenzione su altri temi, pure importanti, non si discute, …ma forse il tema demografico non ha piena dignità per apparire nell’agenda politica e culturale del paese? Certo, rispondono demografi, sociologi, economisti ed anche educatori, eppure…il silenzio permane
Un sospetto…
A fronte di tale atteggiamento è legittimo chiedersi il perché di tanta svista, di questa ostinata e pertinace distrazione della politica, e degli opinion makers nostrani! Nasce allora un forte sospetto. Non sarà che il tema demografico contrasta, meglio denuncia l’errore, la falsità del politicamente corretto sulla famiglia? Per anni si è detto (e si dice tuttora) che il sistema familiare tradizionale deve essere superato (ci sono tanti tipi di famiglia), che la concezione ‘patriarcale’ della famiglia naturale non ha più senso, che i rapporti all’interno della coppia per essere veramente liberi ed autentici devono essere precari e labili… e poi si scopre che questa cultura, questo modo di concepire la famiglia ed i rapporti all’interno di essa porta… all’autodistruzione, alla costante diminuzione della popolazione che lentamente, inesorabilmente in silenzio scompare sommersa da problemi economici e sociali! Allora meglio…tacere! Meglio non parlarne, meglio attirare l’attenzione su altro…
Aveva ragione la chiesa
Il sospetto di cui sopra diventa una certezza a fronte della considerazione ulteriore: il tema demografico in modo tangibile ed inoppugnabile la falsità del politicamente corretto, ma da ragione a quanto la chiesa (sì ho detto chiesa) da sempre va dicendo. Abbiamo avuto in Italia il divorzio, ora anche ‘breve’, l’aborto, le unioni civili e cosa ne abbiamo ottenuto? Che la popolazione scompare….Per tanti sarà duro ammetterlo eppure pare proprio che …la chiesa avesse ragione!
Ultime considerazioni
Desidero precisare che il mio scritto non vuole mettere sotto accusa nessuno,…men che meno chi è divorziato od ha praticato (le donne spesso subìto) l’aborto: sono proprio le persone che maggiormente soffrono per quanto accaduto. Accuso invece una mentalità, una cultura (che inganna ritenendo divorzio ed aborto ‘cose da poco’) ed anche una politica che non vuole vedere quale sia l’autentico bene dell’uomo e della società. Ma oltre a denunciare la situazione mi sembra di dover anche richiamare ad un compito profetico: proporre il vero bene comune indicato dalla dottrina sociale della chiesa con i suoi principi su famiglia, vita, solidarietà, libertà di educazione. Anziché schierarsi nelle varie tifoserie di destra o di sinistra, come tristemente accaduto anche in queste regionali, credo sia questo il compito dei cattolici. Non per interesse di parte o sete di potere, ma per favorire il vero bene dell’intera società.”
Parma: nella scorsa mattinata, la Questura di Parma, nell’ambito del progetto “QUESTO NON E’ AMORE”, ha organizzato un altro gazebo a Sorbolo, per offrire, anche in provincia, un servizio di informazione e sensibilizzazione relativamente al fenomeno della violenza contro le donne (c.d. violenza di genere).
Abbiamo, non a caso, deciso di essere presenti nel periodo di San Valentino perché la Polizia di Stato vuole ricordare tutto ciò che amore non è.
L’argomento della violenza di genere è un fenomeno trasversale a tutte le fasce sociali, per combatterlo è necessario anche un deciso cambiamento culturale che possa aiutare le donne a vincere la paura, rompendo l’isolamento e la vergogna, nella consapevolezza di avere degli strumenti di contrasto, di sostegno e di tutela. Per questo fine precipuo, quindi, vengono organizzati i gazebo, ossia per far conoscere alle donne vittime di violenza fisica, psicologica, economica e sociale, che esiste una fitta rete di istituzioni, enti locali ed associazioni di volontariato che ogni giorno si impegnano per affermare una parità di genere contro stereotipi e pregiudizi e che il poliziotto rappresenta uno snodo fondamentale di questa rete.
Il progetto tende a stabilire un contatto diretto con le donne che saranno accolte da psicologi, operatori della polizia giudiziaria e rappresentanti di associazioni, pronti a raccogliere le testimonianze dirette di chi, spesso, ha paura a denunciare o a varcare la soglia di un ufficio di Polizia.
Durante l’incontro era presente il Dirigente della Divisione Anticrimine, il Vice Questore Dott.ssa Silvia Gentili.
Dal 6 al 16 febbraio 2020 GrandVision propone in tutti gli store iniziative speciali dedicate al mondo degli innamorati.
San Valentino. Luci soffuse, un bicchiere di ottimo vino, un bellissimo film o una serie TV. E un regalo per festeggiare il vostro amore?
GrandVision dedica a tutti gli innamorati una speciale iniziativa in occasione di San Valentino: da giovedì 6 a domenica 16 febbraio 2020 in tutti i punti vendita i clienti GrandVision potranno scegliere una montatura da sole per sé e il proprio amato grazie alla speciale promo “2x1”, valida su tutti gli Exclusive Brands della linea sun di GrandVision. Sarà inoltre possibile scegliere tra un’ampia selezione di montature da vista gratuite sempre della linea GrandVision.
GrandVision si conferma ancora una volta vicino alle esigenze di tutti i suoi clienti vincendo, per il secondo anno consecutivo, il premio come MIGLIOR SERVIZIO IN ITALIA nel settore dell’ottica.
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About GrandVision
GrandVision, retailer internazionale nel settore dell’ottica, è presente in 44 Paesi con oltre 7.000 punti vendita nel mondo e oltre 36.000 dipendenti, offrendo le migliori soluzioni visive a condizioni sempre vantaggiose.
Perseguendo la mission "In Eye Care, We Care More", GrandVision opera da oltre 100 anni mediante insegne locali affermate e riconosciute, generando un fatturato di 3.5 miliardi di euro. In Italia GrandVision è presente con oltre 400 negozi tramite le insegne GrandVision by Avanzi, GrandVision by Optissimo, Solaris e Corner Optique, affermandosi come leader nel settore retail dell’ottica.
Migliori in Italia - Campioni del servizio 2019-2020
GrandVision vince per il secondo anno consecutivo il premio per il MIGLIOR SERVIZIO IN ITALIA nel settore dell’ottica, a stabilirlo è la più ampia indagine sul livello del servizio offerto dalle aziende in Italia, “Migliori in Italia - Campioni del servizio,” realizzata dall’Istituto tedesco Qualità e Finanza.
L’analisi, frutto di 230.000 giudizi di consumatori italiani, è stata sviluppata in cooperazione con l’Università Goethe di Francoforte e coinvolge 1274 aziende appartenenti a 150 diversi settori.