Allo stesso tempo si risveglia un’Europa dormiente si ritrova incapace di combattere le nuove sfide che iniziano a presentarsi nel moderno scacchiere, e comprende di non avere più quell’egemonia per la quale era stata pensata.
C’è una straordinaria capacità di assenza di pensiero americano in quegli anni, arrivato al suo culmine con la presidenza Obama, che ha fortemente spinto l’Europa nel realizzare sanzioni contro la Russia, usando la UE per ridurre soprattutto il nostro Paese a una sorta di deserto delle patate.
Nell’epoca in cui viviamo forse, vale il vecchio detto che dice: “chi troppo vuole nulla stringe”, perché è proprio quello che si intravede nell’arroganza delle cosiddette super potenze.
Da un lato gli Stati Uniti che insistono nel soggiogare l’Europa nel combattere una guerra per interposta persona, continuando a fornire armi a Kiev contro l’atavico nemico americano, la Russia.
Ma dall’altra, anche la stessa federazione Russia potrebbe aver commesso un errore tattico avvicinandosi troppo alla Cina, dalla quale ora dipende in gran parte, per continuare il conflitto contro l’Ucraina, prepotentemente americanizzata dal 2014.
C’è poi la questione israelo-palestinese, un doloroso genocidio anche qui sostenuto dagli americani e dai loro alleati, che hanno dimenticato il percorso della storia di quei popoli, o forse fanno solo finta di ignorarlo.
Il troppo volere ha fatto perdere di mano la visione del quadro generale dei fatti, e più si continua ostinatamente nel voler armare l’impossibile, più si allontana quel risultato che tutti a parole dicono di volere, la pace, perché nei fatti il risultato visibile sembra proprio l’esatto contrario.
L’America di Biden parla di pace inviando altri 95 miliardi di dollari in armi, divisi tra Israele, l’Ucraina e Taiwan, e tutto questo progetto di morte, viene sostenuto dalla comunità politica occidentale, italiani per primi per bocca del nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
L’ostentazione della guerra nasconde, o meglio fa evincere, il crollo della qualità della classe dirigente mondiale, perché la politica e i loro dirigenti, hanno perso peso contro il pensiero unico economico, votato esclusivamente al capitalismo selvaggio, tanto da fare diventare la gran parte della società civile lassista, pur di assecondare un non si sa bene quale pensiero di difesa della civiltà occidentale.
Una vera persecuzione quella finanziaria che il capitalismo fa credere di concedere al potere politico, ma che nella realtà riesce ad esercitarne una pressione di dominio proprio in quella classe dirigente che, nell’affanno di avere, determina un disordine mondiale.
Il grande capitale delle multinazionali è la vera e unica arma alla quale, i governi dei Paesi europei e la stessa America sono di fatto subordinati, e la prova provata
sta nel fatto che, qualunque sia il colore che venga votato democraticamente dal popolo, andando dentro la stanza dei bottoni non riuscirà ad usarli, perché già bloccati da vicoli economici di un mercato controllato da organismi sovranazionali.
I principali gruppi a “dettare legge” li conosciamo da moltissimi anni, come la Trilaterale, il Gruppo Bilderberg, l’Aspen Institute, il Wef.
I loro raduni sono il punto di contatto tra esponenti internazionali del mondo bancario, politico e dei media, cercando di creare un’integrazione economico-politica che possa deistituzionalizzare il ruolo democratico del Popolo sovrano.
In tutto questo disordine mondiale, quello a cui stiamo andando incontro è la creazione di uno Stato unico, che fa della sua classe politicamente dominante, una duplice lotta tra sé stessa e il controllo del potere finanziario, determinandone una nuova classe sottomessa da sfruttare.
Non è concepibile con le armi portare la pace, e tutti i popoli devono opporsi alla prevaricazione delle libertà individuali, e alla distorsione della democrazia da parte della politica.
Siamo dentro un gigantesco “The Truman Show”, un elaborato televisivo che si è trasferito nella realtà mettendoci gli uni contro gli altri, in un sofisticato controllo calibrato e polarizzato, dove tutto diventa cibo per nutrire il reality di un mondo che è fuori controllo.
Bisogna intervenire in fretta per arginare l’emorragia del disimpegno nella tutela della libertà, perché essa non è la prerogativa di un unico partito, ma è l’essenza fondamentale da cui dipende la vita e il futuro di tutti noi.
Forse è arrivato il momento di cambiare la sceneggiatura di questo reality, prima che questo falso storyboard imprigioni per sempre le libertà della società civile, ponendo la pace come una pausa tra le guerre, ma solo per ricaricare le armi.