Sabato, 25 Febbraio 2023 06:31

Perdonare il proprio carnefice? Rinascere con il nuovo libro di Catia Acquesta In evidenza

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Di Giulia Bertotto Roma, 24 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - Si è svolta il 23 febbraio, nella prestigiosa sala intitolata ai caduti di Nassirya, la conferenza stampa dedicata alla presentazione dell'ultimo libro della giornalista Catia Acquesta: Perdona, rinasci, ama (Caedizioni 2023).

Un incontro istituzionale ma anche carico di emotività che è entrato subito nel vivo dei suoi delicati e complessi temi: la violenza da parte del partner, la persecuzione emotiva e lo stalking, fino al femminicidio. L'occasione è stata fortemente voluta dalla senatrice Tilde Minasi, da tempo impegnata nella causa. All'incontro presenti anche due donne testimoni con la loro storia personale di abuso fisico, psicologico ed economico.

Meccanismi individuali profondi e dinamiche emotive dell'infanzia sono certamente alla radice delle manifestazioni di violenza, anche efferata o cerebralmente crudele, che purtroppo leggiamo nei titoli di cronaca. E questo vale sia per coloro che l'abuso lo subiscono, sia per coloro che lo esercitano.

Tuttavia i numeri del fenomeno lo inseriscono a pieno titolo nella sfera collettiva; un vero allarme pubblico di cui le istituzioni devono urgentemente farsi carico, è infatti inaccettabile che volontari e associazioni se ne assumano l'onere sociale. Per questo già dall'età scolare è necessario fare prevenzione. L'educazione sentimentale ed emotiva nelle scuole è un tema sollevato dalla presidente di Unione Nazionale Vittime, Paola Radaelli.

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Viene sottolineato dai presenti anche un altro importante aspetto, quello professionale, in quanto spesso la mancanza di una base economica e la mancata occupazione frena le donne dal chiedere aiuto e denunciare. Dunque gap professionale, povertà e maltrattamenti da parte del partner sono spesso elementi esizialmente legati. Certezza della pena, celerità della giustizia e tutela della donna dopo la denuncia sono gli imperativi legali ed etici per un'efficace risoluzione del problema, perché non si può più permettere una strage silenziosa, nel luogo della coppia e proprio all'interno di quelle mura domestiche che dovrebbe assicurare affetto e protezione.

L'avvocato penalista Fabio Federico è intervenuto per ricordare come la violenza sia trasversale e sempre più uomini denuncino maltrattamenti da parte femminile, complici i rivolgimenti sociali e la trasformazione dei ruoli di genere. La presidente Radaelli spiega come a ricevere sostegno dall'associazione siano infatti le persone con età e vicende personali più disparate. La fragilità che pone nella posizione interiore di “vittima” non è necessariamente connaturata al genere di nascita, anche se per ragioni biologiche, storico-culturali ed emotive sia riconducibile in misura maggiore alle donne.

Uno dei nodi che ha animato il dibattito è stato proprio quello che emerge dal titolo scelto dall'autrice: l'invito a perdonare il proprio carnefice. Le riserve sono arrivate per lo più dalla conduttrice Paola Perego (la quale ha anche curato la prefazione del testo) e dalla moderatrice, la giornalista del Tg2 Elisabetta Migliorelli. Lo psicoterapeuta Analitico Esistenziale Domenico Carbone ha spiegato che: “Solo laddove c'è emancipazione della vittima essa può perdonare, altrimenti non è autentico perdono ma ennesimo autosabotaggio, volto a riproporre gli stessi schemi relazionali”. Si può davvero dire di aver superato un trauma se non si può perdonare chi ce lo ha causato? L'interrogativo resta aperto.

Il perdono viene inteso come una liberazione che scioglie la catena disfunzionale di reciproca dipendenza che vincola il vessatore e l'oppresso.

Forse si cela un equivoco linguistico, nato anche dalla sovrapposizione terminologica di due parole che portano però significati diversi: quello tra il perdonare e giustificare. Laddove comprendere le ragioni del male subito e distaccarsi da esso non equivale a negarlo. Inoltre teniamo a ricordare che il termine cattivo deriva da cattività cioè prigionia: il cattivo è già dentro la propria gabbia. Modelli familiari inadeguati, attaccamenti insicuri e ambivalenti, carenze di autostima, iperpossesso compensativo, conducono colui o colei che si lascia intimidire in un vortice di proiezioni dei propri vissuti infantili nella relazione adulta.

Catia Acquesta è giornalista professionista e scrittrice, coordinatrice UNAVI Unione Nazionale Vittime e portavoce di Mede@, ex componente della Commissione nazionale, coordinatrice regionale delle Pari Opportunità e ideatrice dello sportello “Tutela donne giornaliste”. Acquesta è già autrice di Mia o di nessun altro-Il lato impervio dell'amore (Caosfera 2020) con prefazione di Maurizio Costanzo, opera nella quale racconta la storia di tre donne, tre amori tossici uno dei quali fatale: la vicenda di Antonietta Multari, uccisa con 40 coltellate nel corso principale di Sanremo, tra la folla del primo pomeriggio. Il suo assassino teneva in una mano teneva una collanina che voleva regalarle e nell’altra un coltello. “Siamo delle sopravvissute” dice commossa.

L'autrice ha parlato di come si cerchi costantemente, e per lo più inconsciamente, di sfuggire al dolore (anche con i metodi più astrusi e le strategie di difesa più intricate) e come questo atteggiamento deresponsabilizzante ne alimenti solo la portata allungando il percorso di recupero. La scrittura viene valorizzata da Acquesta come strumento di chiarificazione con sé stessi, la passione per un'attività sportiva, l'arte, la lettura, la solidarietà e la creatività come antidoti che esprimono finalmente il profondo di sé stessi. Lo slancio per l'autodeterminazione e il protagonismo reale della propria esistenza, non possono che liberare da una condizione di sopruso.

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