Di Mita Valerio Roma, 1 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - Uno tra tanti, l’esponente del Pd Gianni Cuperlo dice: “Non confondiamo la tragedia con l’audience”.
E’ ormai noto a tutti, la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo è diventata motivo di accese discussioni e polemiche.
La mossa molto astuta della Rai sembra aver scatenato non solo l’opinione pubblica ma anche i partiti, creando alleanze davvero insolite e trasversali.
Una cosa è certa, ha sortito un primo effetto: ha attirato l’attenzione di moltissimi sull’imminente Festival della canzone italiana.
Le polemiche al Festival di Sanremo, si sa, sono una presenza costante, proprio quanto le canzoni (o forse più?).
Iniziano prima della gara, proseguono durante e a volte non si fermano nemmeno dopo la conclusione della Kermesse canora.
E se nel mondo della politica molti si schierano contro questa decisione, Carlo Calenda, Matteo Salvini e Giuseppe Conte a questo proposito sono in perfetto accordo, crescono contemporaneamente le adesioni alla manifestazione pacifista che si terrà in piazza a Sanremo la sera dell’11 febbraio. A rilanciare l’appuntamento sui social c’è tra gli altri anche l’ex parlamentare e presidente onorario del Partito comunista, Marco Rizzo.
L’ex cossuttiano di Rifondazione comunista ha lanciato su Twitter l’appello per sabato 11 febbraio: «Spegni Sanremo. Scendi in piazza contro la guerra». La manifestazione avrà luogo proprio durante la serata in cui è previsto l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Tra le voci nettamente contrarie c’è anche quella di Fabio Volo, che ai microfoni della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, ha espresso le sue perplessità: «Sono cose che personalmente fatico a capire, capisco l'attenzione però mi sembra anche un po’ la spettacolarizzazione di un qualcosa. Non lo so, quando poi è venuto cosa cambia?».
Non poteva mancare una petizione anti Zelensky, firmata da alcuni intellettuali, tra i quali anche Carlo Freccero che definisce la sua possibile presenza come «il massimo dell'insopportabilità». Si tratterebbe per l’esperto di tv, contrario all’invio delle armi all’Ucraina, di «un errore tragico, mostruoso che banalizza il conflitto, un'apparizione che non tornerà utile neanche a lui».
I contrari li troviamo sia a destra che a sinistra, ma anche i favorevoli.
Praticamente chiunque sta dicendo quello che pensa, politici e non solo. Una valanga di dichiarazioni, post e tweet dove a fare la parte del leone sono quelli che giustamente non vogliono che l’ex attore ucraino intervenga all’Ariston.
Tra chi storce il naso, come accennato, c’è anche il vice premier Matteo Salvini: «Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica». Ma ci chiediamo, qualcuno ricorda un’edizione del Festival in cui la politica o i temi sociali non vi abbiano messo piede?
Gianni Cuperlo. Il leader di Azione conferma il suo sostegno a Kiev ma ritiene «un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un paese in guerra». Il dem, inoltre, twitta: «È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell'Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l'audience. Per pietà».
Al momento la Rai sembra essere, ovviamente, inamovibile e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni tace.
E mentre le opinioni continuano a circolare, il Festival di Sanremo continua a far parlare di sé, per la serie “Basta che se ne parli”... ma, ci chiediamo, sempre e comunque e nonostante tutto…?