Di Andrea Caldart Cagliari, 23 novembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Pensavamo di aver dimenticato i tempi della propaganda, ma quello che sta accadendo in Qatar, che tutti i media a suon di miliardi qatarioti tentano di spacciare quale evento sportivo, a noi appare più un ripudiare la libertà d’espressione.
Le immagini che scorrono giornalmente ci mostrano una pazzia mondiale dove dei giocatori si affrontano per l’idea di vincere una coppa, ma in realtà si esibiscono in nome di un potere finanziario, che mai ha avuto una tradizione calcistica.
È sempre e solo business, denari che ci fanno vedere improbabili tifosi a gettone, che riempiono quegli stadi, facendoli passare come tifoserie giunte da tutto il mondo per sostenere le loro squadre.
Bugie e propaganda o per meglio dirla attualizzandola, sono fake news, informazioni volutamente distorte che ci trasmettono l’idea che oggi, si può, anzi si deve, non dire tutto.
Insomma, i diritti umani in Qatar non abbiamo capito se hanno ricevuto il cartellino giallo o rosso, e soprattutto dove sono tutti quegli attivisti strombazzanti che ad ogni minima flatulenza storta erano in ogni dove, ma di fronte al Qatar pare si siano estinti.
Magari tutti non sanno che c’erano sette nazionali che avevano annunciato che andavano in campo con la fascia arcobaleno per solidarietà verso i diritti Lgbt, ma che la FIFA ha bloccato.
Sappiamo le condizioni nelle quali hanno lavorato gli operai che hanno costruito gli 8 stadi? No.
Sappiamo però che sono morti oltre 6.500 lavoratori che i qatarioti hanno classificato come “morti naturali”, ovviamente senza nessun risarcimento alle famiglie.
Persone poverissime che si sono trasferite in quella parte del mondo per poter dare un sostegno alle loro famiglie e sono finite invece, sfruttate dal denaro della monarchia del Golfo, per realizzare il parco giochi dei corrotti.
Ma ci sono anche giocatori onesti intellettualmente, come quelli della nazionale iraniana che sono scesi in campo facendo scena muta durante il loro inno nazionale e, stringendosi in cerchio, hanno dato prova di orgoglio e dignità, sfidando le ire degli ayatollah che di regime fanno morire il loro popolo.
L’ultimo vero mondiale di calcio, lo abbiamo visto in Russia nel 2018, oggi invece ha più le fattezze di un laboratorio tecno-digitale tanto caro a quel filantropo di Karl Schwab.
Per entrare a vedere una partita devi dare tutti i tuoi dati biometrici, in un vero e proprio regime di controllo sociale sportivo, tanto caro a quel signore della “Quarta rivoluzione industriale”.
Sarà un caso che proprio poco tempo fa a Dubai negli Emirati Arabi, si è svolto il Summit del Nuovo Ordine Mondiale e ora abbiamo il calcio mondiale attaccato lì, nel Qatar, portabandiera di quel transumanesimo tanto caro a quegli annoiati miliardari che puntano a disumanizzare e schiavizzare la vita civile.
No, non è un caso, perché a questo “schizzato” teorico del microchip impiantato nel cervello, il potere che ha il calcio nel mondo, interessa enormemente e, addirittura, i tedeschi del Bayern Monaco lo hanno anche fatto socio onorario del loro club.
Questo bancomat di buffonate fa sentire questa gente invincibile, onnipotente, obbedendo al solo dio che adorano, il dio denaro, che sanno usare per “aggiustare tutto”, facendo diventare un palco osceno anche la competizione sportiva calcistica per eccellenza.
La vera vittoria sarebbe stata non giocarla questa edizione, ma noi, gli umani, abbiamo il potere di resettare questa edizione, semplicemente non guardandola.
Preoccupiamoci perché il messaggio del “Whatever it takes” del grande reset sportivo, ha iniziato a prendere piede ed è già tra noi.
Link utili:
https://www.theguardian.com/global-development/2021/feb/23/revealed-migrant-worker-deaths-qatar-fifa-world-cup-2022