1) Che cos'è il counseling? Può specificarcelo con precisione?
È una modalità di relazione professionale di aiuto finalizzata ad affrontare le difficoltà e i disagi che possono verificarsi in alcuni momenti della vita. L'intervento di counseling mira ad aumentare la consapevolezza di sé stessi attraverso l'analisi degli schemi mentali di pensiero e di azioni. A differenza della psicologia, che propone percorsi che possono essere più lunghi e più profondi, il counseling non cura e non guarisce, mira piuttosto ad un riequilibrio delle tensioni perché possano coesistere in un’armonia funzionale. L’intervento è perciò focalizzato e limitato nel tempo ed è altamente consigliato per le persone che si stanno adattando a eventi stressanti
2) In questo anno di pandemia sono aumentati i casi di disturbi d'ansia e di attacchi di panico?
Sì sicuramente perché stiamo vivendo una situazione alla quale nessuno era preparato; tutti possono provare rabbia, frustrazione o disagi per le restrizioni alla libertà di movimento e possono aumentare le paure, come quella di perdere il lavoro o le ansie per la propria salute o per quella dei propri cari. Possiamo fare delle cose per aiutare noi stessi, la prima cosa è sicuramente quella di capire se possiamo uscirne da soli o dobbiamo chiedere aiuto a qualcun altro. Ricorrere alle competenze altrui non è qualcosa di negativo.
3) Può dirci qualche altra cosa circa la figura professionale del counselor che molti ancora non conoscono?
È un facilitatore della consapevolezza e ha delle competenze tecniche e professionali alle quali applica delle qualità personali e delle strategie relazionali e comunicative che mirano a riattivare e riorganizzare le risorse della persona in modo da favorire scelte e cambiamenti adattivi.
Fornisce l’occasione di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più costruttivi e che mirano ad un più elevato stato di benessere. L’obiettivo è promuovere la crescita e l’autonomia, incoraggiare a prendersi cura di sé e a sviluppare il proprio potenziale.
Io propongo il Mindfulness Counseling che ha le radici nella psicologia umanistica e nel Dharma buddista integrando quelli che sono i più efficaci approcci della psicologia occidentale con la millenaria psicologia buddista e la pratica della meditazione per lo sviluppo delle qualità della mente e del cuore. Non c'è nulla di religioso, ma si punta sul potenziamento delle migliori qualità umane quali la compassione, la gentilezza, la gioia, l’equanimità, la tolleranza, il perdono e l'accoglienza. Si fa largo uso della meditazione e attraverso processi di esplorazione che diventano via via più raffinati, la propria consapevolezza di cosa sta succedendo in quel momento dentro di noi aumenta. E la consapevolezza è già di per sé trasformativa: quando ci rendiamo conto di un aspetto che prima non riuscivamo a vedere, ecco che si apre la porta per poter affrontare quella difficoltà, ci si offre l’occasione per poter cambiare. Ogni cambiamento in noi parte da una presa di consapevolezza, per questo è così importante, è il primo fondamentale passo. Si adoperano tecniche di induzione al rilassamento per calmare e pacificare la mente, per giungere ad uno sguardo più attento sul nostro mondo interiore e trovare la giusta modalità di contenimento delle emozioni disturbanti.
4) Anche l'utilizzo del respiro è molto importante?
Sì è fondamentale perché il respiro aiuta a calmare, ci rilassa ed una mente più calma è più presente e più forte, più centrata. Questa centratura ci permette di osservare la realtà con maggior obiettività', considerando le avversità da una giusta prospettiva. Spesso noi per abitudine ci identifichiamo in quelli che sono i nostri stati emotivi, senza tenere presente che quelli sono solo fenomeni che stiamo sperimentando, ma noi non siamo quelli. Ad esempio non dovremmo dire che siamo arrabbiati o che siamo tristi, ma che la nostra esperienza di quella situazione è di rabbia o tristezza, ossia che ciò che stiamo esperendo è rabbia o tristezza.
5) Lei collabora con la LIDAP a dimostrazione che si può uscire dalle crisi anche da soli. Può raccontarci cos'è la LIDAP?
È un'associazione che si occupa dei disturbi d'ansia, degli attacchi di panico e dell'agorafobia. Ha tante sedi in tutta Italia e a Parma ha il suo ritrovo all'inizio di viale Kennedy, all'angolo con piazzale Santa Croce. Si occupa di aiutare le persone che soffrono di tali disturbi ma che spesso sono sottovalutati e sono anche molto diffusi. È completamente gestita da persone che hanno sofferto e hanno vissuto quei disagi, infatti i coordinatori provengono da quei percorsi e organizzano gruppi di auto-mutuo-aiuto facendo circolare le esperienze nel tentativo di aiutare sostenendosi vicendevolmente, provando a scardinare questi meccanismi che provocano tali disturbi.
Ci si può rivolgere a:
www.lidap.it
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Telefono 340 4018079 il lunedì è il giovedì dalle 20 alle 22.
6) I mass media sono stati accusati di un eccessivo bombardamento di notizie sul Covid aumentando notevolmente il panico scatenato dalla pandemia. Cosa pensa al riguardo?
Il problema della pandemia effettivamente c'è e non può essere sottovalutato, riguarda tutto il mondo ed è giusto che ci sia la massima attenzione e che se ne parli diffusamente. La differenza la fa il modo in cui percepiamo tutte queste cose che arrivano dall'esterno. A fronte di tale epidemia pandemica la gran quantità di informazioni può essere percepita in diversi modi: c'è chi potrebbe sentirsi aggredito ed impotente e questo può far aumentare lo stato di ansia e chi può raccogliere le informazioni con interesse, sentendosi anche più tranquillo perché riscontra che in tanti se ne stanno occupando ed il problema non è ignorato. Il problema non è perciò la quantità di informazioni, ma è come la viviamo noi, che effetto ha su di noi quella quantità di informazioni, come la giudichiamo, come la interpretiamo, che significati le attribuiamo.
7) Le strappiamo qualche altra pillola di saggezza, qualche suggerimento semplice, un consiglio di base per superare autonomamente momenti di agitazione.
Queste tensioni, queste ansie, queste emozioni fanno parte dell'essere umano. La vita è fatta di luci e di ombre, di cose belle e meno belle. La differenza la fa sempre come mi rapporto io quando mi trovo in una situazione di difficoltà e come reagisco. Bisogna essere molto onesti e riconoscere che abbiamo un problema a gestire determinati eventi.
La prima cosa perciò è quella di riconoscere l'ansia e di non negarla. Il secondo step è far nascere dentro di sé quel sano sentimento di amore e sollecitudine per sé stessi che è la base di partenza per ogni azione che mira a trovare una via di uscita. Se non si riesce da soli possiamo farci aiutare temporaneamente e per un percorso breve, per riflettere su quanto percepito come più doloroso in quel momento. Imparare ad accogliere noi stessi nelle nostre fragilità, senza dimenticare di riconoscerci anche i punti di forza e le potenzialità.
Come ultimo, ma fondamentale consiglio, indicherei l’aver cura di sé, di cercare la forza in tutte le proprie risorse, ricordando anche gli aspetti positivi. La nostra vita è nelle nostre mani, siamo sempre noi gli artefici del nostro destino. Le cose accadono e molto spesso sono fuori dal nostro controllo, ma noi abbiamo la possibilità di scegliere come reagire. Dal mio punto di vista questa è un’ottima notizia: non siamo totalmente impotenti, ma abbiamo una possibilità di gioco. Che non è cambiare le condizioni esterne, ma cambiare noi stessi a fronte di quelle condizioni, adottando le strategie migliori.
Per un consulto di Mindfulness Counseling potete scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.