28-29 Febbraio-1 Marzo-Arte e Moda due linguaggi paralleli da sempre - Per Quadrilegio2020 inaugura lo Studio Vignali di borgo Riccio da Parma
Quadrilegio 2020-28-29 Febbraio e 1 Marzo seconda apertura straordinaria di spazi inediti per la rassegna d’arte contemporanea che per tutto l’anno presenterà racconti creativi in dialogo con la storia di un quartiere nel centro storico della città.
Dopo il grande successo dell’installazione Vulnus di C999 alla Chiesa Evangelica di borgo Tommasini del 24 gennaio che ha aperto la stagione di Quadrilegio 2020 dedicata all’anno di Parma Capitale della Cultura, per il mese di febbraio protagonista del percorso sarà lo studio di Augusto Vignali di borgo Riccio, artista, grafico, illustratore, designer, e ancora: art director e graphic designer per grandi nomi della moda come Fiorucci di cui firma il progetto grafico dei marchi, della pubblicità e del packaging, opere che sono state esposte al Royal Victoria & Albert Museum di Londra e allo Smithsonian Museum di Washington.
E poi Costa Crociere con grandi opere sulle navi, e Kenzo, Benetton e molto altro.
Senza mai abbandonare la ricerca pittorica Vignali attraversa il secolo con l’ironia e la curiosità di chi fa del proprio talento uno stile di vita. Un altro protagonista del ‘quartierino’ che produce arte e cultura dialogando con tutto il mondo.
In contemporanea negli spazi storici di Quadrilegio proseguono le inaugurazioni dei nuovi artisti: presso lo Spazio BLL in piazzale Borri le sculture di Giannelli lasciano il posto alle opere di Dario Tironi, classe ‘80, che sembrano suggerire una connessione imprescindibile tra gli elementi fisici sulla terra, un'unica materia in continuo divenire che da forma ad ogni cosa e ad ogni essere vivente, basti pensare agli oggetti di plastica, derivati dalla lavorazione del petrolio, che a sua volta deriva dalla trasformazione di materiale biologico in decomposizione.
-Nello Spazio Manfredi l’artista Catherine Leo amplia il suo progetto “Equilibrio” dove il cerchio è visto come elemento d’origine della creazione ma anche la porta da cui tutto emerge e tutto si dissolve, con un nuovo percorso esclusivo per l’inaugurazione del 28 Febbraio dal titolo “Forme e ombre”.
Arturo Sereni da sempre in ricerca della perfezione del colore come significato della materia in tutti i campi dell’arte dalla pittura alla moda, che ha aperto in gennaio, annuncia un appuntamento milanese. Per il mese di febbraio la new entry firmata Manfredi sarà il nuovo progetto artistico di Gerardo Lunatici in cui anime arcaiche animali si confondono di colore.
Lunatici porterà la sua nuova produzione dal titolo ‘Arcana’ fusione perfetta delle sue ultime ricerche tra bestiari e fossili.
“Ciascuna impronta è il segno di qualcosa o qualcuno passato in un dato momento, in quel punto esatto. Presenza che evoca un'assenza, inseguirne le tracce è da sempre un'arte: l'arte del ritrovamento- come scrive di lui Natalia Robusti- Cassandre inascoltate, lasciano intravedere la terra prima di noi, e dunque immaginare la terra dopo. Richiamo irresistibile, per chi tenti un disegno del mondo. Un balzo... fino all'ultimo, quasi sacrilego pensiero: dipingere la polvere che non ritornerà alla polvere
-La Galleria Alphacentauri di Marina Burani in borgo Felino prosegue la stagione con Pietro Mussini, artista neuroestetico, influenzato dal rapporto storico fra arti e scienze, sfida l’orizzonte percettivo e sensoriale finora conosciuto per diventare strumento di un contemporaneo fare poetico.
-L’interior designer Maura Ferrari con il suo studio a Palazzo Pallavicino in borgo Giacomo Tommasini racconterà il nuovo progetto di Andrea Saltini 1+1=11 (Habitus) presentato in anteprima allo SWAB di Barcellona nel settembre 2019 in collaborazione con Noadressgallery di Rio de Janeiro. Con la tappa parmigiana Saltini inaugura il tour che nel 2020 lo vedrà esposto anche a Stoccarda e, infine, a Rio de Janeiro.
La mostra durerà fino alla fine di aprile, con un momento performativo alle 19.30 e alle 21 nella serata inaugurale del 28 febbraio ideato e diretto da Andrea Saltini e interpretato da Gabriele Baracco in collaborazione con Oro Nero Creazioni e Settedifiori Studio, all’interno della Chiesa Evangelica in b.go Giacomo Tommasini.
-Lo studio dell’artista parmigiana Giovanna Scapinelli in borgo Felino presenta una selezione di opere di Claudio Barabaschi- Gaetano Barbone- Brunivo Buttarelli- Mariangela Canforini- Nari Caselli e Sergio Perlini in un gioco di confronti tra materia e colore, tra pensiero e forma in un’alternanza di linguaggi poetici contemporanei.
Le 4+3 sedi di Quadrilegio 2020-Inaugurazione 28 Febbraio 2020:
-Spazio Manfredi-Giardino Manfredi- b.go Riccio da Parma 19
-BLL di Giulio Belletti- Piazzale Borri
-Maura Ferrari interior designer -Palazzo Pallavicino- b.go G.Tommasini 37
-Galleria Alphacentauri di Marina Burani- b.go Felino 46
-Studio di Giovanna Scapinelli- b.go Felino 31
-Chiesa Evangelica Metodista-b.go Giacomo Tommasini 26/a
E Special Opening di Febbraio:
-Studio Augusto Vignali borgo Riccio da Parma 42
#DINFINITO è una mostra “diversa”, dove i quadri, le parole, la musica, gli sguardi delle donne tendono all’infinito.
La mostra fotografica racconta un viaggio… e le immagini di Jam Photo raccontano la mostra …
(Gallery di JAMPHOTO)
A Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020, dal 26 gennaio al 31 dicembre al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico della città ducale, è arrivata una mostra temporanea che ripercorre, attraverso abbigliamento, ornamenti e accessori, un viaggio nelle tradizioni del mondo, a partire dalla cultura cinese.
(FOTO di Francesca Bocchia)
Domenica 26 gennaio 2020 alle ore 15 è stata inaugurata la mostra “MODE NEL MONDO” presso il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma
In principio era la seta. E con la seta, brillante e preziosa come l’oro, in Cina - mancavano ancora tremila anni alla nascita di Cristo - nacquero il lusso e la moda. Spetta dunque all’abbigliamento cinese il posto d’onore nella mostra “La moda nel mondo: i vestiti raccontano la vita dei popoli”, che si tiene a Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020, dal 26 gennaio al 31 dicembre al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico della città ducale. Le sale del museo diventano un vero e proprio atlante dell’abbigliamento.
Ci sono, dalla Cina, abiti liturgici della tradizione taoista: Gipao (l’abito tradizionale femminile), e Fengguo, nati per difendersi dal vento delle steppe, accompagnati da ricchi abiti di corte. Sono presenti in esposizione anche le calzature femminili tipiche del grande impero, le scarpette con tacco a zoccolo, oltre all’ornamento nuziale: collare in tubolare a sezione rettangolare la cui faccia superiore rappresenta due draghi (simbolo di fertilità maschile).
Dall’Indonesia, scialli della cultura Batak dell’isola di Sumatra e abiti maschili tradizionali. E ancora, dal Giappone, giacche Haori rigorosamente di seta, con gli stemmi di famiglia “mon”, parasole di bambù e carta giapponese dipinta, Kimono femminili e Obi per donne sposate; dal Sudan, zucchetti, scarpe e babbucce tribali; dal Ghana, tessuti cerimoniali in seta della tribù Ashant; dal Burkina Faso un abito tradizionale composto di tunica e pantaloni; dal Bangladesh il Burqa delle donne musulmane bengalesi e parure di gioielli; dal Camerun le collane Kweyma Kjella e le cavigliere di alluminio decorate a testa di uccello.
Vasto il repertorio proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo. Vasto e inquietante. La mostra ospiterà gli elementi di abbigliamento tradizionale che costituiscono il corredo classico, l’emblema di appartenenza, della misteriosa società “segreta” iniziatica “Bwami”. La setta è segreta per quanto riguarda i riti e gli insegnamenti che vi si apprendono e la violazione dell’arcano comporta la morte. L’appartenenza può essere rivelata ed anzi, far sapere che si è membri della società, è un onore.
La mostra temporanea del Museo d’Arte Cinese espone vestiti e paramenti di maschi e femmine che hanno raggiunto il massimo grado dell’associazione, “lutumbo lwa Kindi” e “Kanyamwa”. Ci saranno i copricapo maschili nkumbu e sawamazembe, i muzombolo femminili, decorati con piume e bottoni, fasce decorate con le conchiglie - moneta conosciute come Cauri, gonnellini in fibra vegetale, bandoliere mukoma, fasce pettorali (guai a chiamarle reggiseni) e diademi.
Sorprendente l’angolo dedicato alle popolazioni amazzoniche: non manca nulla del corredo decorativo del popolo Kayapò, in un meraviglioso profluvio di piume e tessuti vegetali.
Grazie all’abbigliamento e agli ornamenti è facile intuire, in qualsiasi popolo, l’appartenenza a una tribù, uno stato sociale, un’etnia. L’abbigliamento è una vera e propria forma di comunicazione codificata e facilmente interpretabile a livello sociale. E al Museo d’Arte Cinese di Parma è possibile leggere tante storie.
LA MOSTRA “MODE NEL MONDO” È APERTA DA MARTEDÌ A DOMENICA DURANTE GLI ORARI DI APERTURA DEL MUSEO PER TUTTA LA DURATA DELL'ANNO, E SI PREVEDE LA SUA CHIUSURA IL 31 DICEMBRE 2020.
PER SCUOLE E CLASSI, VISITE VANNO PRENOTATE E SONO GUIDATE. LA TIPOLOGIA DEGLI SPAZI DEL MUSEO CONSENTE UN APPREZZAMENTO ED UNA VISIONE OTTIMALI PER GRUPPI NON TROPPO NUMEROSI (UNA 20INA DI UNITÀ). STESSI ORARI DI APERTURA. CONTATTATECI AL 0521-257.337.
Parma 27 gennaio 2020 - Oliviero Toscani a Parma con la sua "Fabrica": "Mi han detto che siete i più belli d'Italia è Vero? … Avete la "erre" moscia, la sapete più lunga del resto d'Italia…", così di è presentato ieri il grande fotografo, politico e provocatore Oliviero Toscani, calato a Parma per il progetto fotografico inserito in Parma2020.
In occasione di “Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020“, Oliviero Toscani, Fabrica e la città di Parma cercano fotografi da inserire nel progetto IMAGINE PARMA – Points of view, una documentazione urbana che partirà a febbraio 2020 e terminerà in estate.
IMAGINE PARMA – POINTS OF VIEW è un reportage collettivo che si pone l’obiettivo di fotografare ogni aspetto della città e della parmigianità, dalle eccellenze famose ai meandri più nascosti, dal Correggio alla “erre moscia”. Gli sguardi saranno molteplici e le possibilità infinite perché Parma è tutto: cibo, storia, politica, musica, negozi e musei, gallerie e industrie, artigiani e artisti, scuole e chiese, animali e circoli, associazioni sportive e centri sociali, negozi e prigioni, parmigiani vecchi e nuovi, gente che va, gente che viene, tratti somatici unici e diversi della stessa razza umana.
IMAGINE PARMA – POINTS OF VIEW intende formare una squadra di fotografi professionisti e amatoriali che, guidata e coordinata editorialmente da Oliviero Toscani con Fabrica, produrrà le immagini della città e dei cittadini.
Il progetto si svolgerà attraverso tre Masterclass gratuiti condotti da Toscani che prevedono anche altre attività didattiche, quali incontri e conferenze, con fotografi di fama internazionale.
Sessioni:
13 – 20 febbraio 2020 – candidatura entro il 31 gennaio
13 – 20 marzo 2020 – candidatura entro il 15 febbraio
16 – 23 aprile 2020 – candidatura entro il 15 marzo
Chi cerchiamo:
Fotografi di qualunque età, stile, genere ed esperienza: la selezione avverrà sulla base delle capacità fotografiche e d’immaginazione dimostrate con il proprio portfolio che dovrà includere il CV, una lettera motivazionale e massimo 10 immagini del proprio lavoro (max 1mb ognuna) da inviare tramite il seguente link www.fabrica.it/imagineparma-apply/
Si prega di specificare nella richiesta per quale sessione ci si candida.
La selezione avverrà per insindacabile giudizio di Fabrica.
La disponibilità è limitata.
Cosa offriamo:
• attività di pratica fotografica, analisi e discussione dell’immagine, shooting sul territorio, presentazioni individuali, guida editoriale nelle varie fasi del progetto;
• accesso gratuito ai workshop, letture portfolio e alle altre attività formative. Non sono previsti rimborsi spese di alcun tipo;
• assistenza organizzativa;
• pubblicazione a proprio nome delle fotografie sui diversi media coinvolti, quali affissioni cittadine, arredo urbano, media cartacei e digitali, pubblicazioni varie;
• attestato finale di partecipazione.
Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Accoglienza turistica a Parma: www.parmawelcome.it
https://youtu.be/0CiZpRPS2HI
Dopo l’affollata conferenza stampa di presentazione che si è tenuta nella Chiesa Evangelica di borgo Tommasini nella mattinata del 24 gennaio, Quadrilegio 2020 ha inaugurato in serata l’edizione speciale dedicata a #Parma2020 e inserita nel percorso di eventi ufficiale della Capitale della Cultura.
Alla conferenza erano presenti l’assessore Michele Guerra e Francesca Velani, coordinatrice di Parma2020 che hanno ribadito l’importanza di iniziative come quella di Quadrilegio che coinvolgono e ‘generosamente’ donano alla città uno spaccato culturale vivo e condiviso.
“Arrivare alla nona edizione come è questa di Quadrilegio per una rassegna culturale è un grande traguardo che dimostra efficienza e competenza ma soprattutto un grande ascolto delle esigenze del tessuto sociale cittadino-ha detto Michele Guerra-E gli organizzatori di Quadrilegio mettono a disposizione di tutti il loro lavoro e la loro passione costruendo una rete di artisti e di linguaggi espressivi in grado di arricchire la proposta culturale della città”
La giornalista ed economista Patrizia Ginepri, grande appassionata e conoscitrice dell’arte contemporanea ha introdotto il progetto annuale di Quadrilegio sottolineando in particolar modo l’evento che in primavera vedrà protagoniste le scuole e i ragazzi e la loro idea di ambiente e di futuro.
Dopo i ringraziamenti di Maria Laura Bianchi della Fondazione Cariparma, che ha contribuito alla realizzazione del progetto, Giulio Belletti di BLL e la giornalista di Sky Arte Sabrina Donadel hanno dialogato sulle novità della rassegna che quest’anno vedrà l’apertura straordinaria di nuovi spazi privati, palazzi e giardini del quartiere con eventi e performance che coinvolgeranno tutte le arti: dall’arte alla musica e al teatro, dalla moda alla danza, dal cinema ai libri
Alle 18.30 tutti gli spazi coinvolti hanno poi inaugurato in contemporanea con una grande festa che ha visto l’installazione del visual artist C999 illuminare la Chiesa Evangelista di borgo Tommasini, primo spazio inedito della rassegna per il mese di gennaio.
Immagini al link: https://drive.google.com/drive/folders/1-14GwUEIZ4aHPqip0vdxSfZDV7SqsxVO?usp=sharing
Quadrilegio 2020:
Inaugurazione venerdì 24 gennaio 18.30 fino a 00.00
Sabato e Domenica 25-26 gennaio 10.00 -12.00 e 16.00- 19.30
Chiesa Evangelica dalle 17.00 19.30
Contatto tel. 0521 235152
In allegato cartella stampa completa (formato pdf)
DINFINITO è una mostra “diversa”, dove i quadri, le parole, la musica, gli sguardi delle donne tendono all’infinito.
La mostra fotografica racconta un viaggio.
E’ un viaggio interiore nell’anima ferita, che cerca, trova e ritrova la bellezza nello sguardo altrui, negli occhi di altre anime ferite.
Un viaggio in cui si scopre, forse per la prima volta, l’importanza di vivere, non di sopravvivere.
Un viaggio nelle emozioni forti, contrastanti, sfuggenti e complesse.
Un viaggio per ritrovare un tempo significativo, un tempo lento da assaporare e da vivere.
Un viaggio che non si conclude.
Farsi fotografare è stata una scelta di donne “coraggiose”, che hanno deciso di mostrare l’anima attraverso lo sguardo. Le donne durante il servizio fotografico hanno sciolto le tensioni, hanno ritrovato il gusto di esporsi, di rivedersi in una luce nuova e hanno potuto condividere con le altre compagne di viaggio questo gioco che si è rivelato liberatorio e terapeutico.
Chi visiterà la mostra sarà condotto all’interno di un mondo fatto di pazienza, di attesa, di sospensione e di vita ritrovata.
Uno spazio, un luogo sospeso, dove tutto può succedere, dove tutto può farsi esperienza.
“Tutti siamo sospesi ad un filo, che lo vogliamo o no. Siamo trapezisti, a volte dobbiamo lasciare il nostro trapezio per afferrarne un altro. Non sappiamo cosa troveremo nello spazio vuoto, se cadremo o meno; scopriremo forse altre strade, guarderemo di più il cielo, vivremo di più l’attimo. Quello che è certo è che avverrà un cambiamento”
Preparate il cuore a diventare particella #dinfinito
L'Ospedale Vecchio di Parma è uno dei complessi monumentali più importanti della città. Uno dei primi ospedali d'Italia e rimasto in uso ancora sino al 23 agosto 1926 quando venne inaugurato l'Ospedale Maggiore.
di LGC Parma 16 gennaio 2020 - Fino a poco tempo fa l'Ospedale Vecchio ospitava anche diverse istituzioni in cui si conserva la memoria storica della città e del suo territorio. L'archivio Storico del Comune di Parma e l'archivio di Stato, ad esempio.
Da oltre vent'anni si parlava di un suo recupero per riportarlo alla disponibilità pubblica di tutta la cittadinanza e finalmente nel 2015 il progetto prese vita.
"Il cuore pulsante dell’Oltretorrente - scrive l'amministrazione comunale di Parma - ritrova centralità e riattualizza il proprio ruolo e le proprie funzioni grazie al progetto Il Futuro della Memoria, approvato nel 2015 dall’Amministrazione e improntato alla promozione del dialogo tra identità e innovazione.
Un recupero unitario dell’intero complesso dell’Ospedale Vecchio e delle relazioni con il tessuto urbano di cui è parte, che prevede per il 2020 il restauro strutturale della Grande Crociera, come nuova e suggestiva “passeggiata” coperta; la Corte del Sapere con la riorganizzazione della Biblioteca Civica, sempre più centrale ed aggregativa per la vita sociale e culturale del quartiere; un nuovo spazio destinato a caffetteria e vari ambienti per esposizioni e incontri. Nella Corte delle Associazioni socio-culturali l’Informagiovani e numerose Associazioni culturali cittadine.
E ancora nel Chiostro della Memoria Sociale Civile e Popolare le istituzioni dedicate a raccogliere e conservare materiali che narrano storia e memoria della città, l’Archivio di Stato, l’Archivio Bertolucci, l’Istituto Storico delle Resistenza e le associazioni partigiane.
Il progetto pilota di Parma 2020 trova in questo luogo il suo paradigma e intende rafforzarne e divulgarne il concept con un progetto che è al tempo stesso prodotto e luogo di produzione: l’Ospedale Vecchio, ieri deputato alla cura sanitaria dell’individuo, dal 2020 opportunità per il benessere della comunità grazie alla cultura."
Durante i lavori di restauro, era agosto 2019, ecco che vennero scoperti degli scheletri, probabilmente era una fossa comune , tingendo di "noir" il recupero dell'edificio.
Il cantiere, spiega l'ingegner Sara Malori, direttrice dei lavori, "riguarda esclusivamente il consolidamento strutturale della crociera dell'Ospedale Vecchio, che è la struttura centrale fatta a croce latina, e essenzialmente vengono rinforzate le volte e la copertura." Alla fine di questo cantiere, affidato alla cooperativa edile artigiana, il prossimo riguarderà il restauro vero e proprio, come pavimentazioni, infissi, tinteggi e impianti. Infine "per concludere, chiosa l'ingegner Malori, ci sarà l'allestimento vero e proprio della mostra e del museo finale. Inoltre, durante Parma2020 organizzeremo diverse visite guidate e convegni a tema destinati a specialisti del settore."
Ed ora gustiamoci questa "privilegiata" visita, per la quale è doveroso ringraziare l'Ing. Sara Malori, direttrice dei lavori, che ci ha offerto l'opportunità di rivivere un luogo suggestivo, alla pari del cantiere di San Francesco del Prato, e per di più uno degli spazi più amati dai parmigiani, soprattutto dell'oltretorrente.
(servizio fotografico di Francesca Bocchia)
Una grande mostra per Parma2020: Time Machine, Vedere e sperimentare il tempo. Parma, Palazzo del Governatore, 13 gennaio–3 maggio 2020 (Foto di Francesca Bocchia)
L’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 si apre con l’inaugurazione di una grande mostra, il 12 gennaio: Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo, aperta al pubblico dal 13 gennaio al 3 maggio 2020, a Palazzo del Governatore.
Nata da un’idea dell’assessore alla cultura di Parma, Michele Guerra, l’esposizione è curata da Antonio Somaini, professore di teoria del cinema, dei media e della cultura visuale alla Sorbona, con le esperte di cinematografia Eline Grignard e Marie Rebecchi.
Time Machine esamina il modo in cui il cinema e altri media fondati sulle immagini in movimento hanno trasformato nel corso degli ultimi 125 anni la nostra percezione del tempo, attraverso una serie di tecniche di manipolazione temporale: dall'accelerazione al ralenti; dal fermo immagine al time-lapse; dalla proiezione a ritroso, al loop e alle infinite varianti di quella operazione cinematografica fondamentale che è il montaggio.
Cinema, video e videoinstallazioni proposte dunque come vere e proprie “macchine del tempo”, secondo tre diverse accezioni: come media capaci di registrare, archiviare e ripresentare fenomeni visivi e audiovisivi; come media che rendono possibili diverse forme di viaggio nel tempo; infine, come media che operano diverse forme di manipolazione temporale.
È quindi un’esposizione legata a doppio filo al claim di Parma2020: la cultura batte il tempo (www.parma2020.it).
Punto di avvio del percorso espositivo sono due eventi risalenti al 1895: la prima pubblicazione del racconto fantascientifico The Time Machine: An Invention di H.G. Wells e la prima presentazione pubblica del Cinématographe dei Fratelli Lumière. La mostra si snoda poi fino alle ultimissime tecniche di manipolazione temporale delle immagini in movimento prodotte attraverso l'intelligenza artificiale, il machine learning e le reti neurali.
Articolata in diverse sezioni, la mostra è un viaggio affascinante nel tempo, che si rivela in tutta la sua relatività e plasticità attraverso opere di artisti e fotografi come Douglas Gordon, Rosa Barba, Tacita Dean, Jeffrey Blondes, Grégory Chatonsky, Ange Leccia, Jacques Perconte, Robert Smithson, Alain Fleischer e filmmakers come Martin Arnold, Harun Farocki, Jean-Luc Godard, Bill Morrison, Gustav Deutsch, Ken Jacobs, Malena Szlam.
Lungo le 25 sale del Palazzo del Governatore si articola un percorso immersivo tra immagini, proiezioni ed estratti filmici provenienti dal cinema delle origini e dal cinema sperimentale, dal cinema classico e da quello contemporaneo, dal cinema scientifico e da quello documentario, dalle videoinstallazioni e da alcuni momenti scelti della storia della fotografia. I visitatori potranno così sperimentare un viaggio temporale attraverso immagini in movimento concepite come modi di vedere e sperimentare il tempo.
Time Machine è prodotta da Solares Fondazione delle Arti con il contributo del Comune di Parma e degli sponsor Parmalat e Ocme nell’ambito del programma ufficiale di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020, ed è in collaborazione con la Cinémathèque française.
Accompagna la mostra il catalogo edito da Skira con 11 testi scritti da figure di primo piano, a livello internazionale, della teoria dell’arte, del cinema e dei media (Emmanuel Alloa, Jacques Aumont, Raymond Bellour, Christa Blümlinger, Grégory Chatonsky, Georges Didi-Huberman, Philippe Dubois, Noam Elcott più i tre curatori) e 11 sezioni iconografiche (Time Machines, Time Axis Manipulations, Flows, Instants, Time-lapse, Multiple Exposures, Animate / Inanimate, Re-montage, Loops & Reversals, Deep Time, Machine Visions).
Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo
A cura di: Antonio Somaini con Eline Grignard e Marie Rebecchi
Da un'idea di: Michele Guerra
Prodotta da: Solares Fondazione delle Arti, con il contributo del Comune di Parma e degli sponsor Parmalat e Ocme nell’ambito del programma ufficiale di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020
Dove: Palazzo del Governatore, piazza Garibaldi 19, Parma
Inaugurazione: 12 gennaio (su invito)
Apertura al pubblico: 13 gennaio-3 maggio 2020
Orari: martedì e mercoledì 15-19; giovedì-domenica e festivi 10-19; chiusa il lunedì.
Apertura straordinaria e gratuita lunedì 13 gennaio, in occasione della festa di Sant’Ilario, patrono della città.
Biglietti: intero 8 €; ridotto 5 € e 4€
Informazioni: www.parma2020.it
Si conclude con la celebrazione della santa messa nel Duomo di Parma la giornata dedicata al patrono della città di Parma.
(Foto di Francesca Bocchia)
Il Messaggio del Vescovo di Parma, Monsignor Enrico Solmi, in occasione della festa patronale
PARMA 2020 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA
La solennità di Sant’Ilario apre “Parma 2020 Capitale italiana della cultura”. Un’iniziativa promossa dal Governo alcuni anni fa e volta a «valorizzare i beni temporali e paesaggistici e a migliorare i servizi rivolti ai turisti»1. La nostra città ha meritatamente raggiunto questo riconoscimento e si appresta a viverlo con molteplici iniziative.
Credo di interpretare il pensiero di tanti nell’affermare la volontà di mostrare «lo straordinario patrimonio umano e artistico»2 di Parma, l’immagine, lo stile di vita proprio della nostra città che, acquisito nel tempo, contribuisce a delinearne lo spessore culturale.
Più che una vetrina o una autocelebrazione, quest’anno rappresenta un’occasione unica per guardare in avanti, poggiandosi sulle spalle di una ricca storia.
UNA PROSPETTIVA PARTICOLARE
Ad emblema consideriamo la Chiesa di San Francesco del Prato, il suo restauro architettonico e il suo recupero al culto.
Lo assumiamo come esempio mettendoci in ascolto delle parole decisive che Francesco d’Assisi udì nella Chiesa diroccata di San Damiano: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina»3. Le coniugheremo con alcune realtà nelle quali si esplicita il significato di “casa”, senza dimenticare la casa in quanto tale. L’abitazione di persone e di intere famiglie, che rimane un problema aperto per la nostra città, come per tante altre.
Portare a termine progetti concreti a tal fine è un indicatore della nostra cultura e responsabilità civica.
Parma è bisognosa di alloggi per situazioni disagiate, non possiamo dimenticare i 239 sfratti attuati nel 2019. Un dato inquietante da valutare con attenzione e da affrontare con proposte attuabili. Altrettanto urgente è la richiesta di case accessibili «per favorire il formarsi di nuove famiglie... Dobbiamo – infatti – riporre fiducia nelle famiglie italiane. Su di esse grava il peso maggiore degli squilibri sociali. Hanno affrontato i momenti più duri, superandoli. Spesso con sacrificio. Fornire sostegno alle famiglie vuol dire fare in modo che possano realizzare i loro progetti di vita. E che i loro valori – il dialogo, il dono di sé, l’aiuto reciproco – si diffondano nell’intera società rafforzandone il senso civico»4. Così ha affermato il Presidente Sergio Mattarella nel discorso di fine anno.
«Francesco va’, ripara la mia casa» rappresenta un’esortazione che riferiamo alla Chiesa di San Francesco del Prato, alla città, “casa di tutti”, al Creato, la casa comune, e alla nostra comunità cristiana.
Riparare è un verbo che parla al futuro. Riconosce infatti che occorre intervenire nel presente per preservare e migliorare qualcosa che si vuole far durare nel tempo. Lo accogliamo, allora, con piacere, con gratitudine ed anche con cosciente responsabilità.
PARLANDO DI “CULTURA”
La nostra è una comunità sempre più composita. La variegata realtà di persone e di mondi che la abitano crediamo guardi con simpatia l’autore del Cantico delle Creature ed accolga, con meno difficoltà di quanto si potrebbe pensare, la Voce che lo ha chiamato a “riparare la casa che è in rovina”.
La connessione tra San Francesco del Prato, la Città, la Chiesa e il Creato, parla di uno stile di vita della nostra collettività e lo riconosce dinamico, componendo la storia che ci ha segnati, con l’oggi nel quale si prospetta la città del futuro5. Una cultura “alta” e insieme spicciola, quotidiana, che fa unità nella definizione di san Giovanni Paolo II: «Ciò per cui l’uomo diventa più uomo»6. Con una simile visione cerchiamo di specificare il significato del termine “cultura”. Lo troviamo in molti casi non lontano dal volto e dalla vita della città e della gente e gravido di sorprendenti e impegnative potenzialità.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” non è soltanto un crescendo di cose belle da vedere o un indotto che aumenta gli introiti, ma può e deve significare e stratificare livelli diversi di benefici, partendo da un rinnovato amore per la città, ponendo alla sua base la creativa armonia di “bello e buono” e di “giusto e vero”.
Parlare di cultura, infatti, significa osservare un poliedro che tutti esperimentano7.
La mente va all’eredità trasmessa dalla storia, dal mondo classico, che ricorre ad un’immagine agricola, cara alla nostra terra: cultura (dal latino colere “coltivare”) come coltivazione dell’uomo nella sua vita interiore, mediante il vero, il bene, il giusto, il bello. Valori assoluti e universali8. Un riferimento che si ripropone oggi nell’educazione, impegnativo dovere tra le generazioni: aiutare a crescere la persona è fare cultura!
La cultura si estende anche al frutto di questa “coltivazione dell’umano” per indicare il patrimonio di verità e di bellezza acquisito ed espresso da una persona, per poi estenderlo, in forma analogica, alla collettività, alla nazione. Si identifica così la cultura, con le sue scuole e i suoi istituti, con la produzione filosofica, letteraria, giuridica, artistica, musicale.
La concezione di cultura si è nel tempo arricchita di significati ulteriori andando ad esprimere la «totalità condivisa degli elaborati e dei comportamenti in tutti i campi di una specifica popolazione»9. Si può cogliere così che alcuni valori e atteggiamenti sono particolarmente rilevanti in una certa cultura e si può identificare, in essa, una gerarchia di valori, proposta e accettata.
Ogni gruppo umano ha e manifesta una sua cultura. Da qui dovrebbe nascere il rispetto verso le molteplici espressioni del vivere, insieme al desiderio di dialogo nell’incontro tra stili di vita diversi, potenziali latori di un contributo significativo per l’altro. In questo senso parliamo di dialogo tra culture, ma anche di cultura del dialogo, intesa come disponibilità permanente ad accogliere i valori altrui e a confrontarsi con essi.
Considerando queste facce del poliedro possiamo legittimamente fare riferimento a quella che si è rivelata nella storia, e nella nostra storia parmense, come cultura cristiana. Essa elabora e attua, sulla fonte del Mistero dell’incarnazione, un percorso per “coltivare l’umano”; si manifesta in un popolo, la Chiesa, capace di innestarsi in ogni realtà con un confronto franco e dialogante; forgia uno stile di vita che si rivela, pure nell’arte, valorizzando tutte le sue espressioni, perché nulla che sia umano è alieno dalla fede nel Cristo, vero Dio e vero uomo, morto e risorto per tutti10. “Parma 2020 capitale italiana della cultura” costituisce un grande impegno. Non può essere quindi soltanto lo scintillio di un momento, né un’operazione di marketing: è per tutti il fermo immagine della nostra storia, per riprendere una proiezione sul futuro, senza l’esclusione di nessuno.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” riserva infatti grandi potenzialità per “riparare” l’intera comunità. Utopia? La cultura, con il suo portato etico, offre un luogo, una casa all’utopia.
«RIPARA LA MIA CASA»:
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DEL PRATO
Vale la pena soffermarsi sul significato simbolico del suo recupero. Un’espressione di fede e di carità, sottratta al culto dall’occupazione napoleonica e trasformata da luogo di raduno del popolo di Dio a luogo di reclusione dei condannati. Rimasta per tanti anni abbandonata e vuota, nel 2020 ritornerà ad essere luogo di culto, aperta ad eventi consoni e importanti, portando in sé la memoria viva di tutto ciò che è stata e di tutti coloro che in essa hanno pregato, sofferto, sperato, vissuto.
“Riparare” la Chiesa di San Francesco del Prato ricollega la città alla sua storia. Alla sua origine romana, alla via Emilia lungo la quale è stata fondata, e alle radici cristiane.
“Riparare” la Chiesa di San Francesco è prelevare da un tesoro di vita per investirlo nel presente e per il futuro. Costituisce un contributo a disegnare un modo di vivere che raccoglie la storia per confrontarsi con l’oggi. Simbolicamente con le periferie esistenziali, qui rappresentate dal carcere, concentrato di dolore, e di rinascita attraverso l’aiuto dei buoni, quali furono la beata Anna Maria Adorni e padre Lino Maupas. (MV 2019)
Ora, nel cantiere che restituisce armonie antiche e inesplorate immagini, nel riaffermarsi come Chiesa casa aperta a tutti, si svela una meraviglia sorprendente, mentre ancora sembrano udirsi volute di preghiere, urla di tribolazione, attese di speranze. Chi vorrà, potrà lasciarsi prendere da questi suoni, misurarsi in se stesso con domande rinnovatrici.
«RIPARA LA MIA CASA»: LA CITTÀ CASA DI TUTTI
Il valore del piccolo
La città è la casa di tutti e chi la ama se ne prende cura. La ripara e la migliora.
I parmigiani sono orgogliosi di vivere nella loro “petìte Capitale”, con l’accento sul sostantivo, giustificato
comunque dall’aggettivo. Al di là del permanente pericolo della vanagloria, si delinea un dato controverso, che crediamo sia da riscoprire: il valore del locale, anche del piccolo.
La geografia di Parma è un insieme di zone storiche (Centro e Oltretorrente) e di periferie che si mescolano con la loro diversificata valenza esistenziale. Se per periferia intendiamo, secondo l’accezione bergogliana, realtà a rischio di scarto e di crisi, le troviamo pure al centro della città. (MV 2018)
Il centro geografico di Parma è fatto di viali storici e di borghi con squarci raccolti che aprono all’incanto da gomiti di strade affacciantesi di colpo su piazze e monumenti.
Per Parma il borgo ha uno spiccato significato e parla del valore del piccolo: dal borgo al mondo! La storia lo testimonia. Tante eccellenze di Parma sono partite da un “borgo” e hanno raggiunto il mondo. Il pozzo della Chiesa di San Michele per fare il pane; la farmacia che confeziona rimedi e farmaci; l’officina che si inventa una pompa idraulica per i camion dismessi dall’esercito americano. Un bambino di campagna – Guido Maria Conforti – che va in una scuola relegata in un borgo, dove in una piccola Chiesa un crocifisso «parea dirgli tante cose» e dalle Colonne di quel borgo il suo sogno scavalca la Grande Muraglia.
Piccolo non è sinonimo di chiuso. Non è di per sé “sovranista”. Può favorire una coscienza profonda e uno slancio mondiale. Costruire nel piccolo, nell’oggi, con pazienza e bene, e formarsi, apre al mondo. Questo vale anche per le nostre realtà locali che, proprio nelle ricchezze che contengono, nella cura del particolare, anche, identitario, accumulano potenzialità universali.
Piccolo è bello perché è “cattolico”, cioè universale.
Il lavoro e il tempo
Risalta nella nostra cultura il valore del lavoro e della creatività legata alle tradizioni.
In questa logica, la Chiesa di Parma offre un’occasione unica, ispirata ad un’idea di cultura che è consapevolezza, memoria e progetto: l’esposizione dei Mesi e delle Stagioni di Benedetto Antelami in Battistero11. Il tema del tempo e del lavoro racchiude in sé l’intera esistenza umana; la cultura contemporanea avverte spesso il tempo che passa come un nemico, e il lavoro come un peso alienante quando c’è, e come un’angoscia quando non c’è. Le sculture dell’Antelami ci offrono una lettura profondamente cristiana che ha ancora voce nella nostra società: i dodici mesi rappresentano persone intente ai lavori agricoli, ma i loro abiti sono nobiliari. Il lavoro non è prospettato come servile, ma è il lavoro redento di chi si sente chiamato a collaborare nel custodire e nel coltivare il Creato, e a riparare, oggi, la “casa comune”. Occasione per una riflessione sul lavoro nella nostra realtà. Ai problemi che pone e alle opportunità che rappresenta. Anche ammirare da vicino le statue antelamiche consente, insieme ad uno sguardo alla cultura della città medievale, di interrogarsi sull’oggi globalizzato12.
Quale cultura del lavoro, nella vita della nostra città, fatta di borghi e di periferie, e di apertura al mondo?
Uno stile di vita a testa alta
Al di là delle controverse classifiche è evidente che qui a Parma c’è più lavoro. Si sta meglio che da altre parti e proprio questa condizione interpella sulla collocazione di Parma nel nostro pianeta. Dal borgo, dalla sua storia, per le sue eccellenze, Parma è città d’Europa (MV 2019) e del mondo.
Come può questa presenza contribuire al bene di tutti? Percorriamo questa domanda dal versante più difficile e chiediamoci: il nostro stile di vita grava su altri? Intendiamo persone e Paesi che non riescono a sollevarsi verso una condizione di vita più umana e giusta perché privati di ricchezze e risorse proprie. Mondo nel quale ritroviamo l’iniquo divario tra Nord e Sud, e dove i sistemi prodotti garantiscono ad alcuni una posizione alta, improntata sul superfluo e addirittura sull’eccesso, e che costringe invece persone, famiglie e Paesi interi, ad una vita più povera. Un sistema spesso favorito dalla piaga della corruzione13 e da forme più o meno esplicite di neocolonialismo.
Se non possiamo dire che la persona “che sta bene”, in quanto tale, ne sia direttamente colpevole, non possiamo neppure negare che sia priva di responsabilità se non si interroga sul suo stile di vita e sulla distribuzione delle ricchezze.
Un esempio ci è dato dal permanere del fenomeno dell’immigrazione che ha in questo squilibrio una delle sue cause. «Aiutiamoli a casa loro» non deve significare un disimpegno o una delega, ma porta a mettere in discussione il nostro modo di vivere.
Oggi viviamo una grande occasione per rivalutare tante cose che abbiamo messo in ombra. Persone che vengono da “fuori” possono offrirci stimoli giusti per facilitare un ripensamento. Non è un caso se sono tra noi. Ma si impone la domanda: faranno in tempo a dirci questo o saranno già imbrigliati da un sistema che li omologa più che creare una relazione costruttiva tra diversità? Con loro può rinnovarsi la nostra cultura.
Un segnale di questo disagio è l’accrescersi della forbice (MV 2009; 2011; 2014; 2015; 2016; 2019) nella qualità della vita tra chi può tanto o tantissimo e chi può meno e sempre meno. Anche oggi a Parma ci sono i poveri14 all’interno dei quali una percentuale è in condizioni materiali, sociali e psicologiche da non reggere una progettualità e pertanto vive nella dipendenza di altri, come gli istituti preposti che non possono non farsene carico, e gli enti solidaristici e caritativi che godono di una particolare, sia pur fragile, forza creativa che necessita di essere sostenuta secondo il principio di sussidiarietà.
In questa logica la proposta della Chiesa per “Parma 2020 capitale italiana della cultura” non può prescindere dalla carità e dalla solidarietà. Sostenendo e valorizzando ogni forma di volontariato e di prossimità finalizzata al sostegno di persone svantaggiate e alla promozione di una cultura dell’integrazione e dello sviluppo.
Parte integrante di questa proposta sono un itinerario nei luoghi della carità; la presentazione del Rapporto Caritas sulla povertà e l’associare alla mostra dei mesi dell’Antelami un’iniziativa solidaristica volta a “riparare” almeno una casa perché sia messa a disposizione di persone che non l’hanno. È possibile riparare la casa partendo dal piccolo, con la stessa creatività che ha portato parmigiani intraprendenti dal borgo a raggiungere l’intero pianeta.
Uno stile più sobrio, che sa scegliere con la testa alta guardando al mondo, favorendo sia una cultura degli “occhi negli occhi” che dello sguardo globale, costituisce una risposta alla portata di ogni persona di buona volontà.
La domanda che può sorreggere questo impegno è semplice: «Perché a me è possibile e ad altri è negato?». L’oggetto è una vita soddisfacente, con possibilità formative, sanitarie e abitative adeguate. Con un lavoro stabile.
Possono svilupparsi le condizioni per una sostenibilità globale. Non richiesta solo agli altri, ma che parte dalla persona, dal suo gruppo. Dal piccolo arrivo al mondo. Parma ce lo insegna.
«RIPARA LA MIA CASA»: IL CREATO, LA “CASA COMUNE”
Il Creato, l’ambiente, è la casa voluta per l’umanità. Deve essere con urgenza riparata perché va veramente in rovina!
Alla grande e doverosa preoccupazione per l’ambiente, va unita l’eguale preoccupazione educativa verso un’ecologia integrale. Lo ricorda l'enciclica Laudato si', sottesa a questo paragrafo.
L’ umanità ha una casa che le è data per tutte le generazioni. La custodia e la coltivazione della terra è vita. È scelta etica il valorizzarla e non il depredarla, è trasmissione e parte essenziale del bene comune che unisce il presente al futuro. È un doveroso atto di giustizia, in particolare verso i Paesi poveri, a rischio più di altri, e verso le generazioni che verranno. I segnali drammatici non possono essere elusi per incoscienza e prepotenza. È possibilità di vita per l’oggi e il domani, senza divenire un assoluto, perché non risponde alle domande intrinseche alla natura umana, non la salva, ma pone le condizioni perché la donna e l’uomo possano interrogarsi e accogliere una Parola a loro rivolta per vivere il bene nella pace. L’ambiente non è Dio, ma è il luogo dove incontrarlo, dove rintracciare le impronte che portano a coglierne l’immagine in ogni persona.
Danneggiare il Creato è offendere Dio e i suoi figli.
Riparare la casa, il Creato, riporta la persona al centro, come chi lo custodisce e lo coltiva, mai dunque come un distruttore. È necessario che la persona, la collettività, si riapproprino della coscienza di sé e del proprio mandato eco-logico15, ricollocandolo davanti alla responsabilità delle loro scelte. La questione eco-logica è questione umana, cioè etica.
La campagna e lo slogan «plastic–free», ad esempio, pone la domanda sull’assenza di un apporto educativo che faccia cogliere il senso del limite.
Il mito dell’usa e getta e di possibilità infinite di consumo è passato indenne in una generazione che non ha educato al valore delle cose, al rifiuto dello spreco, al rispetto del Creato. È stato dato per antiquato uno stile di vita che sapeva valorizzare le cose delle quali siamo custodi, senza sprecarle.
Dal mangiare frutta di stagione, all’utilizzo di utensili che basta lavare per usarli ancora, al godere del vetro e della ceramica piuttosto che irriderli perché desueti.
Al di là di reazioni emotive e manichee, siamo chiamati a recuperare, in realtà, un vero concetto di noi stessi, della nostra persona che fa un uso equo e buono del Creato e delle sue creature.
La scelta green sarà efficace se sarà life, cioè etica, facendo leva su una persona che torna amica del Creato custodendolo nell’alleanza tra giovani e adulti ai quali si chiede, specialmente in chi governa, amministra, tesse strategie industriali, una levatura alta, non chiusa nell’interesse dell’oggi, ma protesa al futuro.
“Parma 2020 capitale italiana della cultura” può guardare alla cultura eco-logica della nostra terra e scoprire, in forma critica, costumi sapienti di armonia tra le persone, gli animali, la campagna. Parma non è solo la città. Non possiamo dimenticare le questioni ambientali che anche il nostro territorio deve affrontare: pensiamo, ad esempio, al tema dell’acqua (alla sua qualità, allo spreco), delle acque (dalla siccità alle alluvioni), della qualità dell’aria e dell’inquinamento, dell’abbandono della montagna, con le inevitabili conseguenze negative dovute all’assenza del “custode”.
Spacchettiamo questi temi da un’arcadia anacronistica e scopriamo quanto siano attuali e necessari.
Pensiamo anche allo spreco del cibo – un impegno vero e simbolico: non sprecare mai il pane, tagliare quello che serve, se rimane consumarlo nel pasto successivo –, al chilometro zero che aiuta la pazienza di coltivare il tempo dell’attesa, ma anche alla logica dell’armonia portata nella vita, godendo delle cose belle per il loro intrinseco valore, in modo che tutti ne possano usufruire, e rinnegando con ferma decisione la “non- cultura” dello sballo. Non si fa una scelta green vivendo l’eccesso o buttando via in un sabato sera quanto serve ad un coetaneo povero per vivere una settimana.
Guardiamoci anche intorno per verificare se il raggiungimento di uno stile più sano non possa essere a beneficio, sia pure gradualmente, di un raggio sempre più ampio di persone, anche svantaggiate. Unire ai beni primari, che ancora sono richiesti e non da tutti raggiunti con continuità, una qualità di vita progressivamente più salutare. Una condizione che non può essere appannaggio di pochi e deve essere perseguita con un delicato e rispettoso incontro.
Dal piccolo si raggiunge il mondo che apprezza e cerca i nostri prodotti ed anche li contraffà, tanto sono ricercati e famosi. Siamo già nel mondo globale e ci troviamo quindi nella condizione di fare scelte eco-logiche responsabili e sostenibili a vantaggio di tutti.
«RIPARA LA MIA CASA»: LA CHIESA DI PARMA
«Francesco va’, ripara la mia casa», si riferisce alla Chiesa di Parma, semper reformanda, sempre bisognosa di venire riparata.
Come e quale specifico contributo può offrire la comunità cristiana? Quale sinergia condividere con la città?
Lo stesso San Francesco lo indica all’inizio della sua Regola: «Vivere il santo Vangelo», ovvero «seguire l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù Cristo»16.
Possiamo interpretare «vivere il Vangelo sine glossa». Tendendo alla sua pienezza, senza annacquarlo. Come ha fatto Lui. E questo non gli ha impedito di essere una persona da tutti apprezzata, al contrario, proprio per gli effetti del Vangelo vissuto in pienezza, è universalmente benvoluto.
La Chiesa di San Francesco del Prato, con la comunità francescana, vorremmo portasse questa proposta e questo annuncio. Tenendo, così, aperte le porte per tutti. All’Università, agli studenti, in primis, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo che vivono e operano tutt’intorno. In una cordiale vicinanza con questo opificio di cultura, che ha ottenuto meritatamente grandi riconoscimenti e si conferma per tutti comunità educante alla ricerca del sapere e della sapienza, in sintonia con l’apertura universale del Santo di Assisi.
La casa comune, il Creato, l’ambiente, richiedono una risposta ferma e non più procrastinabile. Non è la paura che ci salverà dalla distruzione, né elevare l’ambiente a unica ragione di vita, ma la convinta risolutezza che nasce da Dio, che ha voluto essere uomo e abitare la casa degli uomini. San Francesco, che fa del Vangelo sine glossa la sua Regula et Vita, prega «Laudato sii mi Signore per sora nostra madre terra» e chiude «Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali».
Appello attualissimo perché il male inferto all’ambiente è un peccato eco-logico, dal quale redimersi con una decisa conversione. Pensiamo con piacere di celebrare san Francesco come patrono di questo movimento e raccogliere annualmente per la sua festa gli sforzi per “riparare” la “casa comune”. La Chiesa di Parma si adopera in una permanente educazione e conversione ecologica, profonda e tenace, perché fondata sul Vangelo. Le Nuove parrocchie, gli Oratori, le associazioni, e le varie iniziative messe in campo, sono alcuni tra i luoghi e le occasioni di questo impegno.
La casa di tutti è la comunità civile nella quale i credenti vivono con partecipazione leale e costruttiva. Il Vangelo ha generato preziose forme di solidarietà che hanno ispirato la cultura della nostra città ed oggi si ripropongono con creatività, coordinate dall’ opera costante e tenace della Caritas parmense, che così adempie ad uno dei compiti richiesti alla sua fondazione da Papa Paolo VI, ora Santo.
Anche il rinnovato impegno politico dei cattolici costituisce un servizio specifico alla città. Il Vangelo illumina la coscienza del credente a parteciparvi da cristiano assumendosene la responsabilità, non soltanto da solo, ma anche attivando gruppi che, condividendone i valori di fondo, possano offrire un loro contributo a quanto serve per il conseguimento della pace e del bene comune.
È tempo ormai che questo contributo sia visibile e meglio riconoscibile e non si perda indistintamente, ma piuttosto si qualifichi per un’interpretazione più alta della politica, nella quale la volontà di promuovere relazioni porti ad un dialogo, fosse solo a livello operativo, senza mai venire meno all’ ispirazione evangelica. A tal fine è di prossima apertura a Parma una scuola di pastorale sociale e politica, rivolta ai giovani.
«Ripara la mia casa» è per la Chiesa di Parma il gioioso coraggio del Vangelo.
Nelle generazioni. Ai figli non solo da piccoli, ma in particolare mentre crescono negli anni dell’adolescenza e quando sono giovani, in una trasmissione che assume il carattere del confronto e della conversione reciproca. È il ministero proprio di essere tramite della fede nel generare. È servizio essenziale per far crescere cristiani e cittadini.
Proprio verso i giovani la Chiesa di Parma dovrà chiedere perdono se rimane vuoto l’impegno assunto ad attuare il Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale, voluto da papa Francesco. Tornando alla catena delle generazioni, l’annuncio del Vangelo è anche nella tribolazione e nella vecchiaia: quando la luce ai passi quotidiani indica la meta della città di Dio – posta in alto come sulla cupola del nostro Battistero – o sembra celarsi dietro ombre e nubi.
Il Vangelo sine glossa è lampada che non può essere coperta quando si esce da casa, o da luoghi rassicuranti. Nella politica, nel lavoro come nel tempo libero, ovunque il Vangelo è una torcia che si alimenta all’aria dell’incontro e accende speranza e vita buona in tutte le situazioni che il cristiano vive. Non a caso, ma per un appuntamento che ha fissato la stessa Voce, che parlò a san Francesco. Il Vangelo prende il volto del cristiano accogliente e buono, diventando il Messaggio che tutti capiscono e che innerva la cultura della “esistenza per” del Signore, come del credente. Esso ripara le relazioni, isola la solitudine, lenisce le lacerazioni e converte il rapporto con il creato. Opera la pace.
Il Vangelo è il contributo della Chiesa semper reformanda: sia in colpevole fuga verso i tanti Emmaus, sia viandante che si avvicina a chi va senza meta e annuncia procedendo insieme; soccorritrice ferita che si presta ad assistere, o locanda fiduciaria del Signore Gesù, il Samaritano dell’umanità.
Il Vangelo sine glossa è la via della Chiesa, la verità che annuncia, la conversione che continua e la vita che invita a vivere.
Parma, 13 gennaio 2020
+ Enrico Solmi Vescovo di Parma Abate di Fontevivo
NOTE
1 Decreto Legge 31 maggio 2014.
2 Discorso del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, 31 dicembre 2019.
3 TOMMASO DA CELANO, Vita Seconda 10, in Fonti Francescane, n. 593.
4 Discorso Presidente... cit.
5 E. SOLMI, Messaggio per la Festa di Sant’Ilario, 2010, d’ora in poi: MV.
6 C.M. MARTINI, Sintesi conclusiva dei gruppi minori, Assemblea CEI, Roma, 25 maggio 1995.
7 L. MONTEZ, Una comunità che si coltiva, in Vita Nuova, 5 gennaio 2020, p. 7.
8 “Cultura” esprime, in latino, la forma plurale del participio futuro, ad indicare qualcosa che è ancora in embrione, di cui si intravvede l’abbozzo, ma che deve o, meglio, si vuole far crescere.
9 G. BIFFI, Memoria e digressioni di un italiano cardinale, Ed. Cantagalli, Siena 2007, pp. 221, 222.
10 Il termine cultura, infatti, porta in sé anche la parola cultus, ad indicare il patrimonio di tradizioni, di religio, di religione, da
cui non può prescindere.
11 Nei mesi di maggio – ottobre le statue antelamiche dei mesi e delle stagioni saranno esposte nel Battistero di Parma.
12 Nel ricco programma che la diocesi propone è previsto un convegno organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale del lavoro dal titolo “Tutto è connesso”, 16 maggio 2020.
13 PAPA FRANCESCO, Udienza nella Sala Nervi ai magistrati e ai funzionari della Corte dei Conti, 18 marzo 2019.
14 Undicimila nuclei familiari secondo i dati rilevati dal 4° rapporto della Caritas, cfr. CARITAS PARMENSE, Rapporto sulla
povertà a Parma 2019.
15 Il termine stesso indica una progettualità razionale (logos) a favore della casa (oikos) comune.
16 SAN FRANCESCO, Regola non bollata, 1.1, in Fonti Francescane 4.
Inaugurata la mostra sulla Gazzetta di Parma. Nell'anno di Parma Capitale Italiana della Cultura non poteva non essere ritagliato uno spazio per la "Gazzetta di Parma", il giornale più antico d'Italia (primato conteso con la Gazzetta di Mantova) che da 285 anni, senza interruzioni, ha raccontato di Parma e della provincia. Un giornale che ha raccontato la quotidianità di Parma, anche quella più semplice, dei quartieri e dei paesi, e che perciò rappresenta un pezzo importante della storia della Città Ducale.
Bene ha fatto quindi l'amministrazione di Parma a riconoscere la "Medaglia d'Oro" del Premio Sant'Ilario al quotidiano di Parma, quella "Gazza" spesso criticata ma da tutti amata e insostituibile.
La motivazioni – La Medaglia d'Oro del Premio Sant'Ilario 2020 viene conferita a Gazzetta di Parma che, attraverso la plurisecolare attività di informazione, ha contribuito a garantire uno dei diritti fondanti previsti dalla Costituzione: libertà di pensiero, di stampa e di informazione. Ha costituito un elemento propulsivo nella crescita culturale della città contribuendo, altresì, a formarne l'identità e diventandone parte. In 285 anni di attività ha narrato Parma, ha raccontato la sua gente, testimone quotidiana della vita cittadina e dalla sua storia.
Nelle foto di Francesca Bocchia le immagini della mostra dedicata alla Gazzetta di Parma in Palazzo Pigorini.
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