Alla data del 6 maggio, erano presenti 90 persone, di cui 8 detenuti in custodia attenuata e 82 internati (altri 18 internati risultavano in licenza).
Il suicidio ha moltiplicato le tensioni e scatenato, in modo tangibile, pensieri suicidari in alcuni internati con problematiche psichiatriche. A giudizio della Garante, la Casa di lavoro di Castelfranco Emilia appare più simile a una casa di cura e custodia: sono 40 gli internati presi in carico per problemi psichiatrici, a fronte dell'attività di una psichiatra con un incarico di appena 23 ore al mese. Questa situazione, scrive Desi Bruno, sarà immediatamente segnalata anche alla competente autorità sanitaria regionale.
Questa Casa di lavoro si va sempre più caratterizzando per una presenza psichiatrica importante, al limite del ricovero in strutture più adeguate, come nel caso del giovane suicida. È forte la preoccupazione che la chiusura dell'OPG di Reggio Emilia possa aumentare il numero di internati già portatori di problemi psichiatrici, collocati in luogo comunque inidoneo per mancanza di personale dedicato.
A ciò si aggiunge il problema annoso della mancanza di lavoro, avvertito soprattutto in quella parte della popolazione internata che potrebbe essere utilmente impegnata in una attività lavorativa e risocializzante.
Desi Bruno segnala, inoltre, come nessuno degli internati abbia residenza in Emilia-Romagna, e solamente uno vi è nato. In attesa di future e auspicate riforme legislative, è il caso di chiedersi – prosegue la lettera al capo del DAP – se non sia opportuno "territorializzare" le misure di sicurezza detentive, anche in considerazione del numero ristretto di quelle in essere, agevolando il rientro e l'avvicinamento ai luoghi di residenza o di frequentazione abituale, così da consentire ai servizi sociali una reale presa in carico, unica alternativa ai casi di proroga delle misure cautelari.
La Garante ha altresì scritto al Provveditore regionale dell'Amministrazione Penitenziaria per chiedere di intervenire su due situazioni critiche emerse visitando la struttura di Castelfranco Emilia. La caldaia è mal funzionante, spesso manca l'acqua calda per la doccia; e il centralino della Casa di reclusione risulta rotto, per cui gli internati non sono in condizioni di comunicare con l'esterno: si tratta di due disservizi che aggravano la situazione delle persone ristrette, aggiungendo disagio e sconforto a una situazione già esplosiva.
(Fonte: Ufficio Stampa Regione Emilia Romagna)