E’ pensato per le persone affette da demenza e per i loro care giver. Gli incontri si svolgono in date stabilite, una volta alla settimana, in un ambiente sereno e accogliente dove malati, famigliari e volontari, con la guida di un esperto, possono bere un caffè, ascoltare musica, giocare a carte, ballare o mangiare qualcosa in compagnia.
Ma è soprattutto un luogo di aggregazione, di recupero della socializzazione da parte dei familiari e dei pazienti, che sono anche intrattenuti in attività di stimolazione delle abilità ancora presenti.
Ci sono effetti positivi sia per la persona malata, in termini di miglioramento dei disturbi comportamentali, che per i suoi famigliari, con una diminuzione del peso psicologico. Al familiare tra l’altro è di grande aiuto conoscere persone con cui condividere la propria esperienza e dalle quali avere consigli pratici, informazioni e suggerimenti.
In provincia di Reggio Emilia ce ne sono già di attivi, ma questo è il primo nel territorio della Val D’Enza. La novità, a livello provinciale, è il fatto che in Val d’Enza il “Caffè” in alcune giornate sia riservato ai malati giovani (under 65), che vi accedono su invio dei servizi competenti. La demenza, infatti, colpisce più spesso le persone anziane, ma può insorgere anche in soggetti giovani, sebbene più raramente. E’ una malattia da cui ancora non si guarisce, ma che si può curare per attenuare i sintomi e garantire al malato e alla sua famiglia la miglior qualità di vita possibile, attivando i necessari supporti assistenziali.
Nelle forme ad insorgenza precoce il percorso di cura è gravato da maggiori complessità assistenziali, psicologiche, relazionali. Basti pensare al coinvolgimento di coniugi giovani, in età lavorativa, di figli ancora adolescenti o in più tenera età o ad altre responsabilità e carichi famigliari come anziani genitori da gestire. Pochi sono ancora i servizi sul territorio dedicati a questa particolare utenza.
Il progetto, noto in altri Paesi europei come “Caffè Alzheimer”, è nato nel 1997 a Leida nei Paesi Bassi da un’idea dello psico - geriatra Bère Miesen, il quale si era reso conto che per le persone malate di Alzheimer le cure sanitarie erano insufficienti e che era necessario investire di più nelle terapie psico-sociali.
Si è diffuso rapidamente in altre città europee come Londra, Vienna, Parigi e anche in Italia, dove sono ormai numerosi i Caffè presenti sul territorio nazionale. Nel nostro Paese gli Alzheimer Caffè collaborano con i Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) delle AUSL, ma non hanno un ruolo istituzionale e l’Emilia Romagna è l’unica regione ad averli inseriti nel Programma Regionale Demenze.
Nel distretto di Montecchio Emilia il progetto di collaborazione tra AUSL, Ufficio di piano dell’Unione Val d’Enza e associazione AIMA ha portato alla realizzazione del Caffè incontro grazie alla presenza di volontari opportunamente preparati e alla collaborazione di professionisti dell’associazione AIMA e del Centro Disturbi Cognitivi Distrettuale.