Di Giulia Bertotto Roma, 7 giugno 2022 (Quotidianoweb.it) –
Next Big One: il microbo, quello grosso
Anche biologi e virologi hanno il loro Next Big One sanitario, uno sconquasso che emergerebbe dalle profondità della virosfera.
Il cataclisma che cercano di anticipare “Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta o quaranta milioni di vittime?” se lo chiede l'autore di Spillover, una sorta di thriller d'inchiesta in veste di una rigorosa divulgazione scientifica sul tema virus e batteri patogeni pericolosi per l'uomo negli ultimi decenni, ambientato tra laboratori di massima sicurezza, giungle e mercati di animali vivi come quello da cui in un primo tempo si pensava che il Sars-coV-2 si fosse adattato all'uomo.
A febbraio 2021 la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, sul Financial Times, ci ammoniva sul fatto che “l'Ue non si può permettere soste, serve un piano per una risposta rapida europea alle minacce sanitarie” e l'Europa deve preparare le proprie strutture mediche a gestire "un'era delle pandemie", anche quando il Covid-19 sarà stato sconfitto. Il Nex Big One è insidiosamente piccolo e grandiosamente imminente.
Era il 19 novembre dello stesso anno quando il controverso “filantropo” Bill Gates ci metteva in guardia contro il bio-terrorismo, che “potrebbe condurre attacchi contro gli aeroporti usando il virus del vaiolo”, disse in occasione del Policy Exchange. Occhi aperti sul microscopio, ci ripetono.
Si da il caso che la fondazione Bill e Melinda Gates sia però anche il maggiore finanziatore privato dell'Oms e il secondo maggiore finanziatore in assoluto: si trova dunque nella, quanto meno discutibile, posizione di rivendicare influenze sull'organizzazione, come rilevato anche dalle diverse inchieste italiane di Report[1].
Se Foucault è complottista
Ben inteso, non c'è nulla di bislacco o sospetto nelle politiche di prevenzione di morbi infettivi, il concetto di salute pubblica è una conquista moderna che permette all'uomo di avere una maggiore qualità della vita e un'esistenza più lunga. Tuttavia, come scrisse Marx, “la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni”.
E d'altro canto l'esistenza di una genuina volontà di progresso non significa neppure che le domande sulle eventuali strumentalizzazioni socio-politiche delle epidemie debbano essere automaticamente bollate come complottiste. La complessità della società umana non si adatta ad una candida visione in cui dei fatti biologici si estrinsecano privi di strumentalizzazioni e occasioni per un maggiore (consenso sul) controllo sociale. Da sempre l'essere umano piega la natura ai suoi scopi bellici, alle sue mire colonizzatrici, alle sue strategie politiche.
Durante la Guerra del Peloponneso “Secondo gli storici, i siracusani avrebbero deliberatamente condotto e attirato gli ateniesi negli acquitrini malarici, sottoponendoli a una sorta di bombardamento biologico. Considerato che all'epoca si credeva nella dottrina miasmatico-umorale, secondo la quale la causa di molte malattie era da ricercarsi nelle acque stagnanti, è probabile che una simile strategia fosse utilizzata in tutto il mondo antico”[2].
Oggi abbiamo laboratori di bio-ingegneria che non sono finanziati solo per anticipare le mosse di unicellulari nefasti ma anche per sperimentare armi di distruzione di massa, nonché preparati e farmaci che sono miniere d'oro per le case farmaceutiche[3]. Le tecnologie genetiche permettono di manipolare virus, fonderli e potenziarli.
Diceva Foucault in una conferenza del 1974 : I medici “si rendono conto ogni giorno di più che essi sono divenuti degli intermediari quasi automatici tra l'industria farmaceutica e la domanda del cliente, cioè dei semplici distributori di medicinali e terapie”.
Dunque la strada per l'inferno è lastricata anche di mefistofeliche intenzioni.
Oggi tra i complottisti dovrebbe finirci anche Foucault che ricostruisce la storia della medicina sociale: nel Medioevo, spiega il filosofo, la lebbra scatenò una reazione religiosa di purificazione, alla peste del 1800 seguì invece una risposta militare con internamenti, nel segno di un passaggio del potere politico dalla teocrazia alla somatocrazia. Per secoli l'ospedale è stato un luogo caritatevole, che accompagnava le anime dei corpi agonizzanti al trapasso, un luogo di sollievo del corpo e di congedo dell'anima, e anche un'inconsapevole bomba epidemiologica. Più tardi, con un paradigma meno ieratico e più scientifico, l'ospedale diventò luogo di contenimento dell'infezione separato dalla città. Fino al XVIII secolo il medico non era neppure una figura sempre presente nel nosocomio, si presentava a richiesta come una sorta di consulente, ci spiega Foucault. Gradualmente l'ospedale diventa luogo di contenimento e di conformità anche per disciplinare quei soggetti che deviano dalla norma e il medico assume i caratteri di un funzionario dell'ordine politico.
Nel XVIII secolo avviene un processo di “organizzazione di un sapere medico di Stato, la normalizzazione della professione medica, la subordinazione dei medici a un'amministrazione generale e, per finire, l'integrazione di vari medici in un'organizzazione medica di Stato producono una serie di fenomeni interamente nuovi, che caratterizzano quella che si potrebbe chiamare una medicina di Stato”[4]. Era in atto un processo di vigilanza che si stringeva intorno al cittadino, soprattutto delle fasce di popolazione più povere, coinvolgendo economia, sistema di governo e paternalismo sanitario.
La prossima pandemia scende dagli alberi? Il vaiolo delle scimmie
Così tra cassandre di laboratorio e gigacapitalisti veggenti, siamo incappati nel vaiolo delle scimmie.
L'Iss in data 19/05/2022 scrive a proposito del Monkeypox: “Si tratta di un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che largamente si differenzia dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. L’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale. (…) Le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario”.
Insomma non pare essere quel cavaliere della morte in sella a un pangolino o ad un primate che falcerà la specie umana dal globo terracqueo.
Senza attribuire infantili e semplicistiche colpe ai “cattivi della terra” né deresponsabilizzandoci da quelle attività antropiche pervasive e capillari che non solo impattano ma plasmano gli habitat, lo sforzo è però quello di non ignorare e non delegittimare le complesse implicazioni economiche e politiche di ogni fatto naturale (qui non indagheremo sull'origine del Sars-coV-2) nella vicenda umana. Non si tratta di fantasticare cospirazioni ma di comprendere le labirintiche interazioni politiche, sociali e psicologiche della realtà umana nella convivenza con le altre forme viventi.
Che ci si trovi di fronte a un mostruoso déjà-vu, ad un progetto di ristrutturazione socio-politica per mezzo di un paradigma sanitario, o ad un risveglio di microrganismi dovuto agli sconvolgimenti ambientali ciclico-naturali e/o per cause antropologiche, sarà meglio anche per noi tenere gli occhi aperti.
[1] Cataldo Ciccolella, Giulio Valesini, La grande inchiesta di Report sulla Pandemia, Chiarelettere 2021.
[2] Timothy C. Winegard Zanzare il più micidiale predatore della storia dell'umanità, HarperCollins 2021, p.88.
[3] Per saperne di più L'origine del virus -le verità tenute nascoste che hanno ucciso milioni di persone-, Paolo Barnard con S. Quay e A. Dalgleish, Chiarelettere 2021.
[4] M. Foucault, Medicina e Biopolitica, a cura di Paolo Napoli, Donzelli 2021, p. 39.