da L'Equilibrista - Reggio Emilia , 26-11-2019 - Herbe nasce a Marzo del 2017 nel centro storico di Reggio Emilia da un’idea di Paolo Mastrotto, Edoardo Spallanzani ed Andrea Moretti, perché motivati dal desiderio di proporre un’esperienza culinaria differente che potesse portare avanti un credo ed una precisa idea imprenditoriale con stile. I tre soci sono accomunati dal desiderio di proporre una cucina prettamente vegetale che possa soddisfare il palato e la vista ma in chiave biologica, integrale e rispettosa della stagionalità.
Una visione quindi sostenibile della vita e che possa diventare possibile ma soprattutto estremamente piacevole.
Partecipare alla serata che si è tenuta settimana scorsa nel locale reggiano, mi ha portato ad interessanti riflessioni ma soprattutto mi ha fatto sperimentare ancora una volta di più, quanto gli italiani e gli emiliani nel caso specifico, siano fortemente legati alle tradizioni ed alle consuetudini.
Certamente però, davanti a piatti del nostro patrimonio culturale che sono riproposti in maniera intelligente e che ne ricalcano alcune linee maestre, riprendendone il gusto esclusivo giocando opportunamente e prendendosi gioco delle stesse credenze, allora tutto diventa chiaro.
L'uso di soli ingredienti vegetali per costruire questa filosofia risulta accattivante e va a rimodellare nella mente del consumatore l'idea delle alternative in cucina , perché niente di tutto questo significa creare piatti scontati o superati ma al contrario si persegue un approccio moderno e per alcuni abbinamenti perfino sofisticato.
Ecco che allora aprire una cena con un biscotto di pasta brisè integrale con semi e spezie non risulta per niente fuori luogo perché uniamo compattezza e friabilità alla proposta, duttilità e curiosità di abbinamento e quindi originalità e senso pratico. L'Amouse Bouche apre quindi ad un antipasto composto da un disco di zucca arrosto con besciamella, dadini di Finferli e Porcini, nocciole e pistacchi tostati e sfere di Aceto Balsamico che l'Azienda Venturini Baldini ha proposto per l'occasione. A seguire forse il piatto forte della serata, quello che mi ha dato modo di capire il perché fosse così necessario rompere certi schemi rimescolando le carte in tavola. Il piatto denominato TRA SACRO E PROFANO è un piatto di cappelletti fatti a mano con sfoglia di semola di grano antico Senatore Cappelli, su panna viola di anacardi, il tutto accompagnato da petali essiccati di fiordaliso. Se avessimo tutti chiuso gli occhi all'assaggio, avremmo compreso che un piatto così, grazie anche all'uso delicato della noce moscata, ha la capacità di evocare nelle nostre menti sapori di casa come mai nessun altra cosa, seppure non avendo in comune niente di quel piatto.
Ed ecco allora come sia possibile vivere un' esperienza culinaria così distante dalla nostra consuetudine e poi capirne il senso semplicemente perché il gusto è il veicolo e ciò che conta è la destrezza nel saperli far convivere insieme. Semplicistico e banale concepire che chiunque desideri un piatto di cappelletti della tradizione non ha senso che lo degusti qui, perché HERBE deve sperimentare e affascinare attraverso una chiave di lettura differente, creando alternative al senso comune, quindi si propone di fare la cosa inaspettata.
Stessa filosofia per il BURGER AL CONTRARIO, ovvero un burger di barbabielola, tra due strati di mela croccante, cipolle caramellate e senape, con cracker di semi in abbinamento che ha riproposto il contrasto della salsa e della consistenza della carne in modo corretto e non distorto, mantenendo inalterate queste due visioni. Ovviamente è lì che lo staff di Herbe vuole portarci anche perché nessuno si sogna di riproporre la carne con i suoi succhi e le sue persistenze ma si cerca il concetto, la filosofia e l'appagamento gustativo.
A chiudere la TORTA SBRISOLONA con crema di anacardi aromatizzata al limone e perle di wasabi che anticipa un Tartufo di pan di spagna e nocciole ricoperto di cioccolato fondente. La soluzione dell'anacardo per conferire impatto al retro gustativo ed il limone che conferisce la proverbiale freschezza, hanno raccolto parere favorevole.
L'abbinamento cibo vino migliore fra quelli proposti per quanto mi riguarda, ha trovato la perfetta combinazione nel Marchese Manodori della tenuta Venturini Baldini con il cappelletto perché il Marchese si è destreggiato al meglio conferendo compattezza al gustativo, marcando un frutto succoso e pieno grazie alla sua composizione a più varietà di uve Lambrusco in piena tradizione reggiana, accompagnando sul finale un piatto che necessitava di scorrevolezza e chiusura morbida.
Rompendo la sequenza per mia volontà invece, ho trovato azzeccatissimo il burger con il più tradizionale e famoso Rubino del Cerro, vera perla di tradizione della Tenuta Venturini Baldini che da sempre grazie al suo vigneto storico è capace di sorprendere per eleganza e persistenza gustativa.
Belle proposte, se non altro non scontate in un panorama che vede la necessità di incontrare e soddisfare sempre più nicchie di mercato interessate a vivere esperienze di gusto, esercizi di eclettismo spesso fermati dal pregiudizio ma che sono necessari anche per ripensare dogmi e schemi legati alla sola tradizione. La nostra cucina è ormai da anni saldamente ai vertici della proposta internazionale ma non per questo si deve fermare ma ha senso si continui ad interrogare sul bisogno di trovare stimoli per proporsi a palati sempre diversi ed esigenti.