A "Noicontrolemafie" l'inedito dialogo sulla legalità tra i ragazzi e il prefetto Raffaele Ruberto, il presidente della Provincia Giammaria Manghi e il sindaco Luca Vecchi.
Reggio Emilia, 7 aprile 2017
Come fa la mafia a insinuarsi nella politica e cosa possiamo fare noi ragazzi per contrastarla, ma anche richieste di maggiore sicurezza (o senso di sicurezza) - con più forze dell'ordine ed anche più...illuminazione – e certezza della pena per chi delinque. Queste le principali domande che gli studenti reggiani hanno posto ieri mattina al prefetto di Reggio Raffaele Ruberto, al presidente della Provincia Giammaria Manghi e il sindaco Luca Vecchi nel corso dell'inedito dialogo sui temi della legalità che al teatro Re-Giò ha messo di fronte scuole e istituzioni.
"Un confronto diretto che è molto praticato in Nordamerica" - ha spiegato il regista della mattinata, il direttore scientifico di "Noicontrolemafie" Antonio Nicaso, che come noto da anni vive e lavora a Toronto – al quale i rappresentanti delle tre massime istituzioni reggiane si sono prestati con grande convinzione e passione.
Dopo il saluto della presidente dell'Istituto Cervi Albertina Soliani - che ha offerto ai ragazzi l'esempio "di questa gloriosa famiglia che aveva messo un mappamondo sul suo primo trattore perché i Cervi volevano trasformare la terra e la nostra agricoltura, ma volevano anche cambiare il mondo per renderlo più giusto e migliore" - sono stati cinque studenti del Chierici ad iniziare "l'interrogatorio".
Al prefetto Raffaele Ruberto il compito di rispondere ai quesiti relativi alle richiesta di certezza della pena ("Il progetto di riforma del processo penale, già approvato dal Senato, fa ben sperare perché si possano tenere in carcere in attesa di giudizio persone che turbano le coscienze e il vivere civile" ha detto) e soprattutto di maggiore sicurezza: "In realtà – ha risposto il prefetto – le statistiche dimostrano che rispetto al 1995, ovvero ad un periodo che molti vostri genitori ricordano probabilmente come una sorta di età dell'oro, furti e scippi nel Reggiano sono diminuiti. Certo, tutti noi vorremmo poter disporre di maggiori forze dell'ordine, ma anche il Governo ha meno denaro per nuove assunzioni: siamo però abituati a fare di necessità virtù, e a Reggio ogni giorno ci sono comunque 6 pattuglie in azione, ed è un numero importante che non tutte le province dell'Emilia-Romagna riescono a garantire".
"La sicurezza, che è un diritto costituzionalmente garantito, ha però bisogno del concorso di tutti. Oggi si parla di sicurezza integrata e partecipata: integrata perché non si sono solo le forze di polizia, ma anche i sindaci che hanno grandi competenze; partecipata perché anche i cittadini, anche voi, dovete dare una mano concreta innanzitutto segnalando, denunciando e reagendo", ha aggiunto il prefetto annunciando a breve l'attivazione di un numero unico – il 112 – per le segnalazioni dei cittadini e rivolgendo un accorato appello ai giovani: "Vivete in una provincia civile e prospera nonostante la crisi, dovete difendere questo modello di società democratica e civile con senso di partecipazione e di cittadinanza attiva: il futuro è nelle vostre mani ragazzi, usatelo bene!",
Ai due esponenti delle istituzioni più politiche la risposta agli interrogativi sul "come e perché la mafia riesce a insinuarsi anche nelle alte sfere". "E' una domanda che ci poniamo anche noi, ed è uno dei motivi per cui tutti gli anni insieme alle scuole promuoviamo questa settimana della legalità – ha risposto il presidente della Provincia, Giammaria Manghi - Anche io mi sono messo a scuola per cercare di capire come le mafie si siano insediate nel nostro territorio e umilmente vi dico quello che ho capito:ovvero che, per riuscirci, devono avere la disponibilità delle persone alle quali si propongo scambi e favori, stimolando le debolezze delle persone in cerca di gloria, potere e denaro. E se si è davvero deboli, allora si finisce per entrare in circuito malato e perverso dal quale si fa poi fatica ad uscire e i mafiosi, che oggi non si presentano certo con coppola e lupara, ma con i colletti bianchi, riescono a penetrare nella politica e nell'economia.
"E' vero che anche il processo Aemilia dimostra che grandi penetrazioni nella politica reggiana non ci sono state, ma dobbiamo comunque tenere sempre la guardia alta – ha concluso Manghi - Il primo nostro compito è la tutela di una comunità figlia di una terra che ha dato origine alla bandiera italiana e ha fatto la Resistenza: abbiamo il dovere di lasciare le istituzioni e le comunità come ci sono state consegnate, piene di valori positivi che segnano il nostro vivere comune".
Sulla necessità di un impegno collettivo per sicurezza e legalità ha insistito anche il sindaco Luca Vecchi che dopo essersi presentato "come uno di voi, nato e cresciuto in una famiglia normale: ho fatto le elementari in campagna, le medie all'Einstein, lo Scaruffi e l'Università a Modena", ha ricordato l'importanza di "riconoscere il valore dell'impegno per la cosa comune, che appartiene a tutti e non a uno in particolare". La mafia si può arginare solo "con i nostri comportamenti individuali quotidiani, opponendoci alla cultura delle furbizia che vede il mio interesse venire prima di ogni altra cosa e che porta a scollegarmi dalla dimensione della comunità e delle regole, finendo per interessarmi solo dei miei affari".
Dal presidente della Provincia e dal sindaco Vecchi, infine, un doppio invito ai ragazzi: "Rispettare sempre le regole, e questo è molto più semplice se ci si sente parte di contesto collettivo a partire dalla vostra scuola, ma anche conoscere e stare vicini alle istituzioni, che rappresentano il cardine della vita comunitaria – hanno detto - Non ci riferiamo ovviamente alle nostre persone, a chi è chiamato a pro tempore a rappresentarle, ma alle istituzioni che domani magari saranno governate da qulcuno di voi: oggi purtroppo c'è una forte tentazione a non riconoscere le istituzioni, ma senza di esse ci sono solo caos e disordine, voi dovete cercare di conoscerle e stare, di dare suggerimenti, stimolarle e collaborare perché non c'e società matura nel quale non si riconosca il ruolo delle istituzioni democraticamente elette".
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