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Sentenza di primo grado del Tribunale di Piacenza: "La maggior parte del territorio comunale non soggetta a tassa di bonifica".

Piacenza 23 agosto 2014 --
La quasi totalità del territorio comunale – nonché, di conseguenza, degli immobili che vi sono situati – non dev'essere assoggettata al tributo consortile: lo ha stabilito, in questi giorni, il Tribunale Civile di Piacenza, pronunciandosi sull'annosa controversia relativa al contributo di bonifica per gli immobili di proprietà comunale, che ha visto l'Amministrazione, difesa dall'avvocato Franco Spezia, opporsi al Consorzio di Bonifica di Piacenza e alla Regione Emilia Romagna. La sentenza di primo grado emessa dal giudice Gabriella Schiaffino con una lunga e articolata decisione potrà avere, se diverrà definitiva, risvolti di grande portata per tutta la cittadinanza.
La causa verteva sui tributi pagati dal Comune per gli immobili di sua proprietà tra il 1997 e il 2000, pertanto il Consorzio di Bonifica è stato condannato a restituire più di 160.000 euro oltre agli interessi legali. Il Tribunale ha ritenuto dovuto il tributo unicamente per gli immobili di proprietà del Comune ubicati nelle zone di Mortizza, Le Mose e Dossi di Roncaglia, in quanto ricevono un beneficio diretto dallo scolo delle acque nei cavi consortili. Tale beneficio di scolo deriva dal Diversivo Est, in gestione al Consorzio, che svolge azione di scolo delle acque piovane attraverso la rete di canali consortili, nonché dal Collettore Armalunga e dall'impianto di sollevamento Armalunga, tutti gestiti dal Consorzio.
Nel contempo, il Tribunale ha ritenuto che l'esistenza delle opere gestite dal Consorzio conferiscano al territorio – e quindi, di riflesso, agli immobili che vi sono ubicati – un mero beneficio generico che, in forza delle leggi in materia e dei precedenti di giurisprudenza consolidatisi, non giustifica la pretesa contributiva del Consorzio stesso. Il principio sancito dal Tribunale è che il beneficio dato dalla regimazione delle acque, derivante al restante territorio comunale dalle altre opere idrauliche gestite dal Consorzio, è non solo generale, ma anche mediato dalla rete fognaria realizzata dall'Amministrazione comunale e non incide direttamente a favore dei singoli immobili, per cui non è dovuto il contributo consortile per gli immobili di proprietà comunale siti nelle altre zone della città.
La sentenza si intreccia con la nuova richiesta inviata dal sindaco Paolo Dosi nei giorni scorsi al Ministero dell'Economia e delle Finanze e al Demanio regionale di ottenere la gestione diretta, da parte del Comune, degli impianti Finarda, Armalunga, canale Diversivo Est e Ovest, attraverso una concessione prodromica anche all'acquisizione della proprietà. Ciò consentirebbe una gestione e manutenzione diretta degli impianti collegati alla rete fognaria da parte del soggetto gestore della rete, oggi Iren, con risparmio di spesa e una funzionalità di cui beneficerebbe la collettività locale.
(Comune di Piacenza)

Derattizzazione, il sindaco scrive al Demanio: "Necessario intervento anche all'interno di Torrione Fodesta".

Piacenza, 21 agosto 2014 -- --
Urge un intervento di derattizzazione anche all'interno di Torrione Fodesta, "per non vanificare l'efficacia delle analoghe misure straordinarie che l'Amministrazione comunale intende attivare al più presto, associate all'avvio di un sistema di raccolta dei rifiuti che elimini, nella zona, i cassonetti stradali, potenziale fonte di alimentazione dei roditori". Questo, in sintesi, il contenuto della nota che il sindaco Paolo Dosi ha inviato stamani al direttore dell'Agenzia regionale del Demanio Riccardo Uzzo, chiedendo che si agisca tempestivamente sulla struttura di via XXI aprile di cui il primo cittadino sottolinea lo stato di abbandono e conseguente degrado, anche come ricettacolo di rifiuti.
Nel confermare che si procederà a un'operazione capillare di derattizzazione – che integri l'attività ordinaria già svolta in quest'ambito dalla ditta incaricata dall'Amministrazione – il sindaco rimarca come i frequenti avvistamenti di topi all'interno e nelle vicinanze di Torrione Fodesta, denunciati nelle ultime settimane dai residenti nei dintorni dell'immobile, siano stati confermati nel corso dei sopralluoghi effettuati dal personale comunale competente.
Garantendo al Demanio la piena disponibilità e collaborazione dell'Unità operativa Ecologia, condivisa con l'assessore Rabuffi, Dosi conclude invitando il direttore dell'Agenzia emiliano-romagnola, "a tutela dell'igiene e della salute pubblica, a predisporre e attuare nel più breve tempo possibile gli interventi necessari a riportare la situazione sotto controllo".
(Comune di Piacenza 20 agosto 2014)

Il cordoglio del sindaco Dosi per la scomparsa del senatore Spigaroli

Piacenza, 18 agosto 2014 - "Con il senatore Spigaroli, Piacenza perde non solo una delle sue figure più illustri sotto il profilo della politica e dell'impegno culturale, ma ancor prima una personalità che godeva della stima e del rispetto di tutta la cittadinanza". Il sindaco Paolo Dosi, esprimendo il cordoglio dell'Amministrazione comunale per la scomparsa del presidente dell'Ente Farnese, sottolinea "il sentimento di profonda gratitudine della comunità piacentina nei confronti di Alberto Spigaroli, che alla guida della nostra città, come nei suoi mandati al Senato e alla Camera ha saputo interpretare la politica nella sua più alta accezione".

Aggiunge Dosi: "E' stato determinante, per la crescita della cultura del nostro territorio. Il suo impegno e il suo grande trasporto per il restauro di Palazzo Farnese e delle mura farnesiane, con il recente recupero del Bastione di via Campagna restituito alla collettività, rappresentano una testimonianza autentica e incancellabile della sua opera infaticabile per la tutela del patrimonio pubblico. Inoltre – prosegue il primo cittadino – i suoi tratti signorili hanno fatto di lui una persona che privilegiava il dialogo e i rapporti interpersonali. A modo suo, lascia un segno indelebile nella comunità piacentina, che saprà ricambiare con affetto e con grande senso di responsabilità quanto ha fatto il senatore Spigaroli per la nostra città".
(Comune di Piacenza)

Giovedì, 14 Agosto 2014 09:16

Piazza Cavalli al PD, il Sindaco risponde

Concessione di piazza Cavalli al Pd, il sindaco risponde: "Nessuna violazione al Regolamento comunale".

Piacenza 13 agosto 2014 - "Non c'è discrepanza alcuna tra la concessione di piazza Cavalli per la festa del Partito Democratico e quanto previsto dal Regolamento comunale che disciplina la materia": così il sindaco Paolo Dosi risponde alle richieste di chiarimento giunte da più parti in questi giorni, a seguito della delibera di Giunta del 5 agosto con cui si concede l'uso della piazza per la Festa dell'Unità dal 28 agosto al 2 settembre prossimo.
"Innanzitutto vorrei precisare che alla manifestazione non è stato dato il patrocinio dell'Amministrazione, in conformità all'articolo 3 del citato Regolamento che include appunto, tra le iniziative non patrocinabili, gli eventi a carattere politico promossi da partiti o movimenti. Ben diversa – prosegue il primo cittadino – è la collaborazione, tant'è che se ricorre una delle due fattispecie, si esclude l'altra. Come riportato chiaramente anche nella scheda informativa pubblicata sul sito web del Comune, la collaborazione richiede sempre una delibera di Giunta e viene concessa per iniziative coerenti con i princìpi e le finalità istituzionali delineate nello Statuto dell'ente. Presupposti che paiono evidenti per la Festa dell'Unità – aggiunge Dosi – si connota tradizionalmente come una manifestazione aperta a tutta la cittadinanza, nella quale si intrecciano aspetti di convivialità e intrattenimento, confronto e dibattito che costituiscono un forte elemento di aggregazione, in grado di coinvolgere un pubblico ampio ed eterogeneo".
"L'uso di piazza Cavalli, nel caso specifico – conclude il sindaco – non confligge neppure con l'articolo 15 del Regolamento per l'occupazione di spazi e aree pubbliche, consentito per manifestazioni culturali, sportive, di solidarietà, scolastiche, politiche e patriottiche, nonché di promozione commerciale, organizzate, autorizzate o patrocinate dal Comune. Ricordo infine che è previsto sia il pagamento del canone per l'occupazione di suolo pubblico, sia il versamento di un idoneo deposito cauzionale, come sancito anche nel verbale della conferenza dei servizi del 21 luglio scorso, che è parte integrante della delibera di collaborazione, in cui non si ravvede nessuna contrarietà alla normativa comunale".

(fonte comune di piacenza)

Giovedì, 14 Agosto 2014 08:20

Kamlalaf, l'Uganda di Vincenzo

Nelle righe che seguono, il racconto del viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo vissuto da Vincenzo Salluzzo, tra i partecipanti all'edizione 2014 del progetto Kamlalaf che, accompagnati da Paolo Strona, hanno visitato il Paese tra la capitale Kampala e l'arida regione del Karamoja.

Piacenza, 14 agosto 2014 - Ripenso a poche settimane fa, pieno di aspettative e inconsapevole di tutto. Avevo immaginato che questa realtà mi avrebbe sconvolto e cambiato, ma non immaginavo così tanto. Pensavo di essere pronto all'incontro, allo scambio, alla condivisione, ma quando si tratta dell'Africa non lo si è mai abbastanza, nemmeno dopo anni. In realtà non ho ancora avuto tempo di metabolizzare cosa ho visto, sentito e toccato. È accaduto così in fretta, di corsa, sguardo dopo sguardo, sorriso dopo sorriso, incredulità, stupore ed amarezza. Voglia di migliorare, aiutare ed essere presente, con la consapevolezza che tutto scorrerà con il suo tempo regolare, una volta tornato in Italia. L'Italia, che Paese lontano. Non conosco ancora la terra in cui vivo e già ne voglio scoprire un'altra? No, questa savana infinita richiede pazienza e a tempo debito sarà capace di rispondere a molte domande semplicissime.
Ricordo che appena ho toccato il suolo africano, stremato dalle quattordici ore di volo, ciò che desideravo era solamente dormire, ma i miei occhi erano attratti ed attenti a scrutare dal finestrino della jeep quello che sarebbe stato il mio scenario di vita per tre settimane. Sono passati giorni in cui sono stato lontano da tutto e tutti, sto scoprendo una terra sconosciuta, sto conoscendo me stesso. Un ragazzo che sempre si mette in gioco ed ora ha deciso di farlo senza tirarsi indietro, anche se con passi troppo grandi forse per lui.
L'aiuto ai Missionaries of the Poor, i giochi alla Great Valley School, i pomeriggi spesi cercando invano di capire come renderti utile o semplicemente come sorridere nel modo più sincero possibile. Si, ciò che in queste settimane ho deciso di fare è sorridere sempre, mostrarmi allegro, perché quei bambini hanno bisogno di affetto e quei ragazzi di sicurezze. Mi bastano pochi secondi per fissare in mente occhi colmi di insoddisfazione, gratitudine, rabbia e penso a quanto in fondo siamo uguali ma diversi allo stesso tempo. Per la prima volta mi sono ritrovato seduto all'alba in un kral accanto ad una popolazione coperta solo da una coperta che sa di povertà e tradizione. Mai avrei immaginato di camminare per le arterie di una città, Kampala, perdendomi anche solo con lo sguardo, mai ero riuscito a vedere così chiare le costellazioni ed esprimere undici desideri per undici stelle cadenti nell'arco di un'ora. Il mio desiderio egoistico? Essere felice! Ma da giorni a questa parte non riesco ad esserlo a pieno a causa di quei bimbi che corrono senza meta, con magliette lacerate, su cigli di strade impercorribili, rosse, secche e fangose allo stesso tempo.
Come riusciamo? Come riusciamo a preoccuparci di apparire, quando qualcuno in un altro continente vive in capanne di fango e paglia o addirittura non vive affatto per il riso ed il posho non abbastanza sufficienti a sfamare una bocca. La realtà è questa, ne porto la triste testimonianza, le gocce di sudore e le cicatrici sul cuore. È tutto vero, sei muzungu, sei ricco, sei dannatamente potente, navighi in fiumi di soldi, quando adolescenti alla tua semplice richiesta di restare in fila per ricevere dei biscotti, ti assalgono perchè vivono di quello, di acqua portata con taniche dal peso improponibile sulla testa. Ebbene si, non dimentico nulla e riporto tutto. Calzano scarpe che rimediano da pneumatici, vivono ad un metro di distanza l'uno dall'altro, litigano ma sanno essere solidali, forti e calorosi. Ad ogni mercato, villaggio o scuola sembra di entrare direttamente in casa loro, cantano, ballano per te, ti sorridono, ti studiano, per loro sei amico con una carezza, fratello con un abbraccio e loro salvatore per una penna ed un quaderno donati. Sì, la cultura si può sostenere ed il progresso favorire, ma per quanto? Per tutta una vita, basta costanza e determinazione.
L'Africa ti accoglie tra la sua gente, le sue tradizioni, la sua musica, il suo ritmo, i suoi colori, i suoi tramonti. Ti rapisce, uccide, provi dolore, gridi, piangi ma poi ti rialzi, rinasci e vivi. Ti senti finalmente vivo e consapevole come mai in diciott'anni. Cos'ha significato per me la permanenza tra le mura di Africa Mission? È vivere sentendoti a casa, anche lontano da essa. È combattere, lottare per te e chi crede che alla fine anno dopo anno qualcosa cambierà, in fondo anche solo un sorriso riempie l'anima, testato! Dura un secondo? Si è vero, tecnicamente è così ma quello stesso secondo rimane incastrato dentro quel cuore che mi ha portato a conoscere il mondo. Personalmente credo nelle nuove generazioni, ripongo le mie speranze nella formazione e informazione. Dal fresco progetto del Centro giovanile del distretto di Moroto "Youth is the engine of the world" ("La gioventù è il motore del mondo") traggo ispirazione lasciando un messaggio: plasmiamolo, questo mondo, in modo tale che possa ospitarci tutti, insieme nonostante il colore della pelle.
Vincenzo Salluzzo

(Fonte Comune di Piacenza)


Nella chiesa di San Vittore, mercoledi 13 alle 18,30, la messa in suffragio dei tre uomini che persero la vita.
Piacenza 12 agosto 2014 -- --
Nell'ottavo anniversario della tragedia aerea che il 13 agosto 2006 coinvolse il cargo Air Algerie precipitato nei pressi della Besurica, l'Amministrazione comunale deporrà un omaggio floreale ai piedi della stele commemorativa collocata nell'area verde di via Marzioli, in onore delle tre vittime: il comandante Abdou Mohamed, il co-pilota Mohamed Taieb Bederina, il tecnico di bordo Mustafa Kadid.
Anche quest'anno, come già avvenuto nel 2013, i familiari che solitamente partecipavano alla cerimonia istituzionale hanno comunicato l'impossibilità di essere presenti a Piacenza. Non si terrà, quindi, un vero e proprio momento celebrativo, "ma – sottolinea il sindaco Paolo Dosi – in quel tributo floreale, simbolico e sincero, è racchiuso un ricordo commosso, che non si affievolisce".
Come di consueto, nella chiesa parrocchiale di San Vittore sarà officiata dal parroco don Franco Capelli, mercoledì 13 alle 18.30, una santa messa in suffragio dei tre uomini che hanno perso la vita in quella drammatica circostanza. A rappresentare l'Amministrazione comunale, nell'occasione della cerimonia religiosa, sarà l'assessore al Bilancio Luigi Gazzola.
(Fonte Comune di Piacenza)

Martedì, 12 Agosto 2014 08:32

Kemlalaf, primi giorni in Senegal

La prima cosa che ci ha colpito è dunque sicuramente la "teranga": questo spirito di convivialita e fratellanza che anima la quotidianità dei rapporti del villaggio.

Piacenza 12 agosto 2014 --
Dal Senegal, dove sono atterrati pochi giorni fa, arriva il primo racconto di viaggio dei cinque piacentini partiti, nell'ambito del progetto Kamlalaf, con l'associazione Diaspora Yoff. Accompagnati da Diagne Tagoulé e Logane Samba, stanno vivendo questa esperienza Noemi D'Agostino, Lorenzo Magnani, Daniela Patelli, Margherita Rettagliata e Letizia Bonvini.
Alle 5 del mattino arriviamo a casa di Logane e Diagne. L'aria è fresca e veniamo accolti da parenti assonnati che, nonostante le difficoltà linguistiche, si dimostrano cordiali e ospitali, con semplicità.
Al risveglio del primo giorno ci avventuriamo timidamente nel bel cortile dal pavimento blu e poi in casa, dove tanti parenti e amici sono in fermento da un po'. E' domenica e c'e un gran via vai di donne, bambini e ragazzi che guardano la partita.
Dopo un lauto pasto a base di ceboudjen (riso e pesce), è giunto il momento di andare in spiaggia. La strada è però irta di ostacoli: è impossibile non fermarsi ad ogni porta a salutare la moltitudine di persone nelle case e per strada. Tutti si conoscono e anche noi stringiamo mani, sorridiamo e biascichiamo saluti in francese e wolof. 
Finalmente arrivati, troviamo la spiaggia affollatissima: bambini fanno il bagno e gruppi di ragazzi e famiglie preparano l'ataya, un the particolare dal sapore dolce-amaro. 
Già dal primo giorno ci rendiamo conto di come la vita sociale sia importante: la gente passa molto tempo fuori casa e la strada diventa così un luogo d'incontro. Chi non gironzola al mercato o fa visita, sta seduto sulla soglia di casa, ed è raro non fermarsi a chiacchierare o a bere un bicchiere di ataya. Questa socialità vitale si ritrova nei momenti del pasto: a chiunque arrivi a casa e a qualsiasi ora viene offerto ceboudjen o fataya o qualche altra prelibatezza.
La prima cosa che ci ha colpito è dunque sicuramente la "teranga": questo spirito di convivialita e fratellanza che anima la quotidianità dei rapporti del villaggio.



Daniela, Letizia, Lorenzo, Margherita, Noemi.
(Comune di Piacenza)

Anche se il gruppo è ormai sulla strada di casa, durante il viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo i ragazzi del progetto Kamlalaf hanno scritto con intensità le loro riflessioni. Quello che segue è il racconto di Ilaria Platè.

Piacenza 8 agosto 2014 --
Sono trascorsi circa dieci giorni dal nostro arrivo in Uganda, ma sembrano molti di più: tanti sono stati gli incontri, le nuove amicizie, i suoni, le musiche, i colori, gli odori, i momenti e gli sguardi che rimarranno indelebili nella memoria, che mi risulta difficile avere la giusta percezione del tempo che passa.
Soprattutto qui a Moroto, dove la vita quotidiana delle persone scorre lenta, come le alte figure dei Karimojong che camminano solenni, avvolti in stoffe colorate, reggendo un lungo bastone o trasportando fagotti, fascine di legna, taniche d'acqua sulla testa.
Una cosa che sto imparando qui è proprio un modo diverso di vivere il tempo: liberata dai ritmi incalzanti delle nostre città, imparo ad assaporare ogni momento. Anche quando non c'è nulla da fare, da produrre, quando occorre semplicemente aspettare, quando si sta insieme la sera senza televisione o computer, chiacchierando, cantando, giocando, o si sta in silenzio ad ammirare la bellezza del tramonto sulla savana o il cielo trapunto di stelle, scoprendomi grata di essere qui e piena di domande sulla vita.
Ho scoperto che vale la pena "perdere" del tempo così, che questi momenti sono preziosi, così come le persone che sono qui con me: non le ho scelte io, eppure mi sembrano un regalo, per l'amicizia che sta nascendo, e per la compagnia che ci facciamo. Penso anche a chi ci accompagna, e a chi ci ha accolto da subito come parte di una famiglia: Giorgio e Cristina, per me testimoni di una fede autentica e vissuta con semplicità.
La semplicità: un'altra cosa che l'Africa mi sta insegnando. Mi vengono in mente le giornate dai Missionaries of the Poor, il modo in cui essi ogni giorno si mettono a servizio dei bimbi e degli anziani che vivono nella loro struttura, facendo ciò che bisogna fare, con una gioia che li fa canticchiare durante il lavoro; gli stessi bambini, orfani o abbandonati dalle famiglie perché disabili e portatori di handicap: basta fare loro un sorriso, e subito ti permettono di raggiungerli, stabiliscono un rapporto con te. Così come gli alunni della Great Valley School, nello slum di Makindye, a Kampala: basta uno sguardo o un piccolo gesto per avvicinarli: ti vengono incontro, vogliono sapere di te, ti prendono per mano o ti abbracciano, dicono "I wanna be your friend". Certi incontri, certi sguardi, sono sempre con me: un ragazzino di quinta elementare, Musa, conosciuto alla scuola, che mi scrive una mail dall'internet point dello slum; Matilda, bimba disabile alla quale mi sono affezionata durante i giorni trascorsi con i Missionaries of the Poor, che riesce ad articolare appena qualche suono, ma sono i suoi occhi a parlare e i suoi sorrisi; i ragazzi del centro giovanile "Don Vittorione" di Moroto, tra cui Olivia, che mi ha donato un anello, come segno della sua amicizia, lei che di "cose" ne possiede così poche..., o Lazaro e i suoi amici che si divertono ad insegnarmi a parlare un po' in Karimojong; le Charity Sisters, che scelgono di vivere in assoluta povertà, accudendo bimbi orfani che hanno da pochi giorni di vita a due anni; e tanti altri che mi testimoniano la gioia che viene dallo spendere la propria vita così, insieme, mettendosi a servizio del prossimo.
E' un riscoprire la bellezza dell'incontro e del rapporto con chi è "altro" da te, il valore di ciascuno, lo stare insieme con semplicità e curiosità: la ricchezza più grande di questo viaggio sta tutta qui.
Negli ultimi giorni, è stato per me molto emozionante partecipare al coro dei giovani durante la S. Messa: per la prima volta non mi sono sentita un'intrusa, una Muzungu (bianca, straniera) di passaggio che si introduce per un po' in un mondo diverso, ma mi sono anche sentita a casa, accolta dai ragazzi, che, dapprima divertiti dal mio voler imparare a cantare in Karimojong, si sono prestati ad insegnarmi un po' di pronuncia e la melodia delle loro canzoni, che ora non riesco più a togliermi dalla testa. E' stato un momento di comunione bellissimo, e mi è stato finalmente chiaro che, al di là di tutto, siamo davvero tutti uguali, pur nella diversità di costumi, tradizioni, condizioni...e colore della pelle.
Ilaria Platè
(Fonte Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 9 agosto 2014 -

E' partito dalla capitale Kampala in direzione Moroto, capoluogo dell'arida regione del Karamoja, il gruppo di Kamlalaf in viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo. A raccontare emozioni e sensazioni, tappa dopo tappa, oggi è Michela Gaino.

"Dopo dieci giorni finalmente mi trovo un po' da sola. È strano come a volte si abbia voglia soltanto di silenzio, in questo viaggio mi serve specialmente per metabolizzare. Non ho ancora avuto veramente tempo di fermarmi e pensare a quello che sto facendo. Nonostante l'african time, mi sembra tutto così veloce e frenetico come le strade di Kampala: ora tutto quello che sento è il cri-cri di un grillo alternato dal verso di qualche altro insetto notturno.

La partenza per Moroto sa di nostalgia, mi ero abituata a Giorgio e Cristina (i referenti di Cooperazione e Sviluppo in Uganda), alla sede dell'associazione, ai viaggi in macchina per raggiungere i Missionaries of the Poor o la Great Valley School, al muezzin che ci teneva compagnia al sorgere e calare del sole.

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Sulla strada per il Karamoja non riesco a dormire, i miei pensieri continuano a scorrere lentamente, come le acque del Nilo, che impiegano tre mesi dalla sorgente a raggiungere il Mar Mediterraneo. Continuo a pensare alle persone che ho incontrato e che con molta probabilità non rivedrò mai più, continuo a pensare a tutte le cose che ho fatto stupendo anche me stessa. Questo viaggio aiuta a conoscere lati, sensibilità, forza che non pensavo di avere. Non sono solo io quella che sta facendo del volontariato; tutte le persone che mi hanno sorriso, salutata, parlato, tenuto la mano mentre ero con loro, non lo sanno, ma mi hanno aiutata più di quanto io non abbia aiutato loro.

Continuo a pensare specialmente alle cose che non ho fatto per mancanza di tempo, come chiedere a quel bambino perché ci siamo parlati con degli sguardi per due giorni senza mai avvicinarci l'uno all'altra, se non il giorno in cui ho dovuto dire addio alla sua scuola. Mi ha salutata con un bacio dicendomi "see you tomorrow", ma io sapevo che un tomorrow non ci sarebbe stato. Il sorriso di Jacob sarà qualcosa che porterò sempre con me.

Intanto la vegetazione si fa sempre più bassa, le macchine che incontriamo sono sempre meno come del resto l'asfalto. Pensavo di essere in sintonia con l'Africa dopo una settimana che sono qui, invece la savana mi coglie quasi impreparata. Scorriamo tra una buca e l'altra di fianco a capanne, acacie, monti, anziani in bicicletta, bambini che portano taniche d'acqua sulla testa e io non mi rendo ancora conto di trovarmi veramente nella "perla" dell'Africa.

Mi colpisce la dimensione e la struttura di queste case di fango e legno. I panni stesi sul tetto di paglia o addirittura per terra. Alcuni dalla strada salutano, altri guardano timorosi tutti questi Muzungu che sfrecciano carichi di bagagli. Mi sento come quel gruppo di irlandesi quando eravamo dai Missionari dei Poveri uno dei primi giorni, giusto il tempo di lasciare qualche scarpa, di scattare una foto e andare. Mi sento un turista. Ma sono solo di passaggio? Mi sento così a casa seppure io sia immersa in un Mondo totalmente diverso da quello che sono abituata a vedere e vivere.
C'è ancora troppo da conoscere, tre settimane non basteranno per le danze da vedere, i canti da ascoltare, i cibi da assaporare...e chissà che volto avrà questo continente al mio ritorno.
Forse sarò io a dirgli "see you tomorrow".

Michela Gaino

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 6 agosto 2014 -

Le riflessioni di Antonella Romano, in viaggio con il gruppo di Kamlalaf in Uganda, dopo i primi giorni trascorsi nella capitale ugandese dove Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo ha una delle proprie sedi.

"E' passata la prima settimana a Kampala e finalmente riesco a scrivere. Fino ad ora sono sfuggita alla carta e alla penna, ho dato delle scuse alla mia coscienza. Sfuggire a qualcosa è sempre comodo, si evita il faccia a faccia con propri pensieri. Il mio primo viaggio lunghissimo, il mio primo viaggio in Africa, il mio primo viaggio al di fuori dell'Europa, il mio primo viaggio senza mio padre. Lontano da famiglia, amici e casa, entro in un altro mondo e lo faccio con un silenzio forzato.

L'arrivo a Kampala, la capitale dell'Uganda è di notte, una notte che lascia trapelare una contraddizione. Avverto subito la diversità del buio silenzioso, ingannevole e attendo con calma l'indomani. Inizio da subito a sentirmi inappropriata e inadeguata ad un posto così confuso; non capisco. Non capisco perché devo girare in un pulmino, costretta a spiare tra le ombre e le macchie di vetri infangati quel mondo tanto diverso.
Solo questa notte, solo ora che la mia valigia è pronta per ripartire di nuovo verso Moroto, capisco tutto. Capisco il mio malessere, i miei dubbi. Dopo aver visto lo slum vicino alla Great Valley School, la scuola sostenuta da Africa Mission, comprendo la protezione dei miei accompagnatori. Nei giorni trascorsi qui, mi sono accorta che ho visto solo il sipario di questo enorme teatro a cielo aperto. Ne avevo intuito il tessuto: fatto di lamiere, ferro arrugginito e impolverato, impalcature di legno, pilastri che si susseguono e che sostengono stracci che diventano case. Penso alla parola "traffico". Di solito è quello che incontro sulla tangenziale di Napoli, è quello rumoroso di Piazza Garibaldi, è quello che fa uscire il peggio di te, ti fa dire le parolacce, ti fa essere prepotente perché vuoi passare. Il traffico è una parola che non piace ai frettolosi, ai viaggiatori, a chi deve programmare. Il traffico è l'ostacolo per quel mondo che va di corsa e che ha voglia di arrivare sempre per primo.

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Qui, invece, il traffico mi piace e spero sempre di incontrarlo. Mi permette di fare una foto, mi permette di riuscire a vedere oltre la lamiera. Tra l'affollarsi di macchine e motociclette riesco a scorgere la vita. Ma solo qualche giorno fa, entrando per la prima volta in uno slum, si è aperto quel sipario ed è entrata di scena la povertà. Pendenze, altipiani, dossi, salite e discese sono interrotte da fogne ed odori nauseanti. Non riesco ad capire la geografia di questi luoghi, mi sfugge il principio con cui è "disegnata" una casa. Anto, cosa dici? Casa? È un termine che sa di lusso, sa di soldi, sa di benessere, è una bestemmia. In ogni passo che faccio e che mi porta in quel mondo tanto diverso, il mio stomaco si muove, un dolore mi attraversa tutto il corpo, mi paralizza, mi toglie il fiato.

E lo stesso dolore lo vedo negli occhi dei miei compagni di viaggio. Non ci parliamo, ma tutti ci capiamo in silenzio e ringrazio Dio di avere le scarpe, perchè possono forse proteggermi da quel suolo rosso, un rosso contaminato da spazzatura e letame. Calpesto una bustina di sapone in polvere "Ariel", quello delle lavatrici, ma qui non ci sono lavatrici. Tutto è lavato a mano in strada, tra l'accumulo di bacinelle, che vengono sfregate, strofinate, risciacquate... ma Anto, lo sporco non va via. E capisco. Capisco che sto entrando nell'intimità di una parte del mondo. Tutto è accumulo, tutto è sovrapposto, tutto si innalza ma con un equilibrio instabile. Tra le fessure di lamiere e disordine, incontro guancette che si piegano e diventano sorrisi smaglianti, incrocio gli occhi dei bambini, occhi da ciglia curvate. Gli occhi, gli unici fari di questa scena nera. Mi dicono "ciao", mi sorridono ed entro nel loro salotto, sono nella loro strada. Ma è l'anticittà. E ancora traffico: traffico di gente, plastica bruciata, caprette, donne, bambini e ancora bambini. Sto male perché in questo "teatro" la scena è fissa, è reale, non verrà rimontata altrove. Ripenso al pulmino e penso che sono una privilegiata; capisco che sono fortunata a vedere quel triste spettacolo dietro al vetro di un pulmino.

Antonella Romano

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)