Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -
Piacenza, 2 agosto 2014 -
Il resoconto dalle prime tappe del viaggio in Uganda, nell'ambito del progetto Kamlalaf, arriva da Vincenzo Salluzzo, Michela Gaino, Alberto Maserati, Ilaria Platè e Antonella Romano, accompagnati da Paolo Strona di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo. Al gruppo si sono aggiunti, con il progetto "Vieni e vedi" dell'associazione, Laura da Treviso e Mara da Fabriano.
Il racconto
Finalmente atterriamo a Entebbe, sul lago Vittoria. Percorrendo l'unica strada asfaltata che ci porta verso Kampala, nonostante il sonno e la stanchezza del lungo viaggio, non possiamo non osservare il susseguirsi di palazzi, baracche, negozietti, insegne al neon, autobus, moto: una notte che anticipa le sensazioni del giorno seguente. Il clima di accoglienza di Giorgio e Cristina Lappo, referenti in Uganda di Africa Mission, qui conosciuta come Cooperation and Development, è da subito quello di una grande famiglia.
L'indomani ci immergiamo nel cuore della capitale: Kampala Road, la strada principale del centro, è affollata di pulmini, "boda-boda" (motociclette che funzionano come taxi), gente in bicicletta, gente a piedi, gente che trasporta cesti, sacchi, gente che compra e vende, contratta, chiacchiera, gioca intorno a un tavolo... Per la prima volta ci sentiamo noi i diversi, i "Muzungu" (i bianchi, gli stranieri), come ci chiamano qui.
Le arterie di Kampala Road ci colpiscono per le cucine a cielo aperto, per i numerosi cibi e frutti, per gli odori e i colori, e per il modo di vivere la strada come luogo di incontro, scambio e condivisione. Arriva però il giorno dopo l'esperienza più significativa: quella dell'affiancamento ai Missionaries of the Poor, giovani fratelli consacrati, sostenuti anche da volontari locali, che si adoperano per l'assistenza agli ultimi. Li abbiamo aiutati nelle mansioni quotidiane di lavaggio a mano del bucato e delle stoviglie, preparazione e distribuzione del pasto, cura della persona e fisioterapia con i bambini portatori di handicap, ospiti della struttura insieme a orfani e anziani.
L'incontro con questa realtà è stato forte: siamo stati spettatori e partecipi di una grande sofferenza e povertà, ma soprattutto dell'amore e della gioia che questi missionari, giorno per giorno, mettono al servizio dei più deboli. Gli stessi bambini, che sono cresciuti in questo clima di solidarietà, ci hanno mostrato che ci si può prendere cura degli altri con semplicità e umiltà. Tutto questo ci ha aiutato a superare l'iniziale difficoltà di una situazione che nessuno di noi aveva mai provato, ma anche a riconoscere la bellezza che sta dietro ad un semplice gesto d'amore.
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)