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Nella chiesa di San Vittore, mercoledi 13 alle 18,30, la messa in suffragio dei tre uomini che persero la vita.
Piacenza 12 agosto 2014 -- --
Nell'ottavo anniversario della tragedia aerea che il 13 agosto 2006 coinvolse il cargo Air Algerie precipitato nei pressi della Besurica, l'Amministrazione comunale deporrà un omaggio floreale ai piedi della stele commemorativa collocata nell'area verde di via Marzioli, in onore delle tre vittime: il comandante Abdou Mohamed, il co-pilota Mohamed Taieb Bederina, il tecnico di bordo Mustafa Kadid.
Anche quest'anno, come già avvenuto nel 2013, i familiari che solitamente partecipavano alla cerimonia istituzionale hanno comunicato l'impossibilità di essere presenti a Piacenza. Non si terrà, quindi, un vero e proprio momento celebrativo, "ma – sottolinea il sindaco Paolo Dosi – in quel tributo floreale, simbolico e sincero, è racchiuso un ricordo commosso, che non si affievolisce".
Come di consueto, nella chiesa parrocchiale di San Vittore sarà officiata dal parroco don Franco Capelli, mercoledì 13 alle 18.30, una santa messa in suffragio dei tre uomini che hanno perso la vita in quella drammatica circostanza. A rappresentare l'Amministrazione comunale, nell'occasione della cerimonia religiosa, sarà l'assessore al Bilancio Luigi Gazzola.
(Fonte Comune di Piacenza)

Martedì, 12 Agosto 2014 08:32

Kemlalaf, primi giorni in Senegal

La prima cosa che ci ha colpito è dunque sicuramente la "teranga": questo spirito di convivialita e fratellanza che anima la quotidianità dei rapporti del villaggio.

Piacenza 12 agosto 2014 --
Dal Senegal, dove sono atterrati pochi giorni fa, arriva il primo racconto di viaggio dei cinque piacentini partiti, nell'ambito del progetto Kamlalaf, con l'associazione Diaspora Yoff. Accompagnati da Diagne Tagoulé e Logane Samba, stanno vivendo questa esperienza Noemi D'Agostino, Lorenzo Magnani, Daniela Patelli, Margherita Rettagliata e Letizia Bonvini.
Alle 5 del mattino arriviamo a casa di Logane e Diagne. L'aria è fresca e veniamo accolti da parenti assonnati che, nonostante le difficoltà linguistiche, si dimostrano cordiali e ospitali, con semplicità.
Al risveglio del primo giorno ci avventuriamo timidamente nel bel cortile dal pavimento blu e poi in casa, dove tanti parenti e amici sono in fermento da un po'. E' domenica e c'e un gran via vai di donne, bambini e ragazzi che guardano la partita.
Dopo un lauto pasto a base di ceboudjen (riso e pesce), è giunto il momento di andare in spiaggia. La strada è però irta di ostacoli: è impossibile non fermarsi ad ogni porta a salutare la moltitudine di persone nelle case e per strada. Tutti si conoscono e anche noi stringiamo mani, sorridiamo e biascichiamo saluti in francese e wolof. 
Finalmente arrivati, troviamo la spiaggia affollatissima: bambini fanno il bagno e gruppi di ragazzi e famiglie preparano l'ataya, un the particolare dal sapore dolce-amaro. 
Già dal primo giorno ci rendiamo conto di come la vita sociale sia importante: la gente passa molto tempo fuori casa e la strada diventa così un luogo d'incontro. Chi non gironzola al mercato o fa visita, sta seduto sulla soglia di casa, ed è raro non fermarsi a chiacchierare o a bere un bicchiere di ataya. Questa socialità vitale si ritrova nei momenti del pasto: a chiunque arrivi a casa e a qualsiasi ora viene offerto ceboudjen o fataya o qualche altra prelibatezza.
La prima cosa che ci ha colpito è dunque sicuramente la "teranga": questo spirito di convivialita e fratellanza che anima la quotidianità dei rapporti del villaggio.



Daniela, Letizia, Lorenzo, Margherita, Noemi.
(Comune di Piacenza)

Anche se il gruppo è ormai sulla strada di casa, durante il viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo i ragazzi del progetto Kamlalaf hanno scritto con intensità le loro riflessioni. Quello che segue è il racconto di Ilaria Platè.

Piacenza 8 agosto 2014 --
Sono trascorsi circa dieci giorni dal nostro arrivo in Uganda, ma sembrano molti di più: tanti sono stati gli incontri, le nuove amicizie, i suoni, le musiche, i colori, gli odori, i momenti e gli sguardi che rimarranno indelebili nella memoria, che mi risulta difficile avere la giusta percezione del tempo che passa.
Soprattutto qui a Moroto, dove la vita quotidiana delle persone scorre lenta, come le alte figure dei Karimojong che camminano solenni, avvolti in stoffe colorate, reggendo un lungo bastone o trasportando fagotti, fascine di legna, taniche d'acqua sulla testa.
Una cosa che sto imparando qui è proprio un modo diverso di vivere il tempo: liberata dai ritmi incalzanti delle nostre città, imparo ad assaporare ogni momento. Anche quando non c'è nulla da fare, da produrre, quando occorre semplicemente aspettare, quando si sta insieme la sera senza televisione o computer, chiacchierando, cantando, giocando, o si sta in silenzio ad ammirare la bellezza del tramonto sulla savana o il cielo trapunto di stelle, scoprendomi grata di essere qui e piena di domande sulla vita.
Ho scoperto che vale la pena "perdere" del tempo così, che questi momenti sono preziosi, così come le persone che sono qui con me: non le ho scelte io, eppure mi sembrano un regalo, per l'amicizia che sta nascendo, e per la compagnia che ci facciamo. Penso anche a chi ci accompagna, e a chi ci ha accolto da subito come parte di una famiglia: Giorgio e Cristina, per me testimoni di una fede autentica e vissuta con semplicità.
La semplicità: un'altra cosa che l'Africa mi sta insegnando. Mi vengono in mente le giornate dai Missionaries of the Poor, il modo in cui essi ogni giorno si mettono a servizio dei bimbi e degli anziani che vivono nella loro struttura, facendo ciò che bisogna fare, con una gioia che li fa canticchiare durante il lavoro; gli stessi bambini, orfani o abbandonati dalle famiglie perché disabili e portatori di handicap: basta fare loro un sorriso, e subito ti permettono di raggiungerli, stabiliscono un rapporto con te. Così come gli alunni della Great Valley School, nello slum di Makindye, a Kampala: basta uno sguardo o un piccolo gesto per avvicinarli: ti vengono incontro, vogliono sapere di te, ti prendono per mano o ti abbracciano, dicono "I wanna be your friend". Certi incontri, certi sguardi, sono sempre con me: un ragazzino di quinta elementare, Musa, conosciuto alla scuola, che mi scrive una mail dall'internet point dello slum; Matilda, bimba disabile alla quale mi sono affezionata durante i giorni trascorsi con i Missionaries of the Poor, che riesce ad articolare appena qualche suono, ma sono i suoi occhi a parlare e i suoi sorrisi; i ragazzi del centro giovanile "Don Vittorione" di Moroto, tra cui Olivia, che mi ha donato un anello, come segno della sua amicizia, lei che di "cose" ne possiede così poche..., o Lazaro e i suoi amici che si divertono ad insegnarmi a parlare un po' in Karimojong; le Charity Sisters, che scelgono di vivere in assoluta povertà, accudendo bimbi orfani che hanno da pochi giorni di vita a due anni; e tanti altri che mi testimoniano la gioia che viene dallo spendere la propria vita così, insieme, mettendosi a servizio del prossimo.
E' un riscoprire la bellezza dell'incontro e del rapporto con chi è "altro" da te, il valore di ciascuno, lo stare insieme con semplicità e curiosità: la ricchezza più grande di questo viaggio sta tutta qui.
Negli ultimi giorni, è stato per me molto emozionante partecipare al coro dei giovani durante la S. Messa: per la prima volta non mi sono sentita un'intrusa, una Muzungu (bianca, straniera) di passaggio che si introduce per un po' in un mondo diverso, ma mi sono anche sentita a casa, accolta dai ragazzi, che, dapprima divertiti dal mio voler imparare a cantare in Karimojong, si sono prestati ad insegnarmi un po' di pronuncia e la melodia delle loro canzoni, che ora non riesco più a togliermi dalla testa. E' stato un momento di comunione bellissimo, e mi è stato finalmente chiaro che, al di là di tutto, siamo davvero tutti uguali, pur nella diversità di costumi, tradizioni, condizioni...e colore della pelle.
Ilaria Platè
(Fonte Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 9 agosto 2014 -

E' partito dalla capitale Kampala in direzione Moroto, capoluogo dell'arida regione del Karamoja, il gruppo di Kamlalaf in viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo. A raccontare emozioni e sensazioni, tappa dopo tappa, oggi è Michela Gaino.

"Dopo dieci giorni finalmente mi trovo un po' da sola. È strano come a volte si abbia voglia soltanto di silenzio, in questo viaggio mi serve specialmente per metabolizzare. Non ho ancora avuto veramente tempo di fermarmi e pensare a quello che sto facendo. Nonostante l'african time, mi sembra tutto così veloce e frenetico come le strade di Kampala: ora tutto quello che sento è il cri-cri di un grillo alternato dal verso di qualche altro insetto notturno.

La partenza per Moroto sa di nostalgia, mi ero abituata a Giorgio e Cristina (i referenti di Cooperazione e Sviluppo in Uganda), alla sede dell'associazione, ai viaggi in macchina per raggiungere i Missionaries of the Poor o la Great Valley School, al muezzin che ci teneva compagnia al sorgere e calare del sole.

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Sulla strada per il Karamoja non riesco a dormire, i miei pensieri continuano a scorrere lentamente, come le acque del Nilo, che impiegano tre mesi dalla sorgente a raggiungere il Mar Mediterraneo. Continuo a pensare alle persone che ho incontrato e che con molta probabilità non rivedrò mai più, continuo a pensare a tutte le cose che ho fatto stupendo anche me stessa. Questo viaggio aiuta a conoscere lati, sensibilità, forza che non pensavo di avere. Non sono solo io quella che sta facendo del volontariato; tutte le persone che mi hanno sorriso, salutata, parlato, tenuto la mano mentre ero con loro, non lo sanno, ma mi hanno aiutata più di quanto io non abbia aiutato loro.

Continuo a pensare specialmente alle cose che non ho fatto per mancanza di tempo, come chiedere a quel bambino perché ci siamo parlati con degli sguardi per due giorni senza mai avvicinarci l'uno all'altra, se non il giorno in cui ho dovuto dire addio alla sua scuola. Mi ha salutata con un bacio dicendomi "see you tomorrow", ma io sapevo che un tomorrow non ci sarebbe stato. Il sorriso di Jacob sarà qualcosa che porterò sempre con me.

Intanto la vegetazione si fa sempre più bassa, le macchine che incontriamo sono sempre meno come del resto l'asfalto. Pensavo di essere in sintonia con l'Africa dopo una settimana che sono qui, invece la savana mi coglie quasi impreparata. Scorriamo tra una buca e l'altra di fianco a capanne, acacie, monti, anziani in bicicletta, bambini che portano taniche d'acqua sulla testa e io non mi rendo ancora conto di trovarmi veramente nella "perla" dell'Africa.

Mi colpisce la dimensione e la struttura di queste case di fango e legno. I panni stesi sul tetto di paglia o addirittura per terra. Alcuni dalla strada salutano, altri guardano timorosi tutti questi Muzungu che sfrecciano carichi di bagagli. Mi sento come quel gruppo di irlandesi quando eravamo dai Missionari dei Poveri uno dei primi giorni, giusto il tempo di lasciare qualche scarpa, di scattare una foto e andare. Mi sento un turista. Ma sono solo di passaggio? Mi sento così a casa seppure io sia immersa in un Mondo totalmente diverso da quello che sono abituata a vedere e vivere.
C'è ancora troppo da conoscere, tre settimane non basteranno per le danze da vedere, i canti da ascoltare, i cibi da assaporare...e chissà che volto avrà questo continente al mio ritorno.
Forse sarò io a dirgli "see you tomorrow".

Michela Gaino

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 6 agosto 2014 -

Le riflessioni di Antonella Romano, in viaggio con il gruppo di Kamlalaf in Uganda, dopo i primi giorni trascorsi nella capitale ugandese dove Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo ha una delle proprie sedi.

"E' passata la prima settimana a Kampala e finalmente riesco a scrivere. Fino ad ora sono sfuggita alla carta e alla penna, ho dato delle scuse alla mia coscienza. Sfuggire a qualcosa è sempre comodo, si evita il faccia a faccia con propri pensieri. Il mio primo viaggio lunghissimo, il mio primo viaggio in Africa, il mio primo viaggio al di fuori dell'Europa, il mio primo viaggio senza mio padre. Lontano da famiglia, amici e casa, entro in un altro mondo e lo faccio con un silenzio forzato.

L'arrivo a Kampala, la capitale dell'Uganda è di notte, una notte che lascia trapelare una contraddizione. Avverto subito la diversità del buio silenzioso, ingannevole e attendo con calma l'indomani. Inizio da subito a sentirmi inappropriata e inadeguata ad un posto così confuso; non capisco. Non capisco perché devo girare in un pulmino, costretta a spiare tra le ombre e le macchie di vetri infangati quel mondo tanto diverso.
Solo questa notte, solo ora che la mia valigia è pronta per ripartire di nuovo verso Moroto, capisco tutto. Capisco il mio malessere, i miei dubbi. Dopo aver visto lo slum vicino alla Great Valley School, la scuola sostenuta da Africa Mission, comprendo la protezione dei miei accompagnatori. Nei giorni trascorsi qui, mi sono accorta che ho visto solo il sipario di questo enorme teatro a cielo aperto. Ne avevo intuito il tessuto: fatto di lamiere, ferro arrugginito e impolverato, impalcature di legno, pilastri che si susseguono e che sostengono stracci che diventano case. Penso alla parola "traffico". Di solito è quello che incontro sulla tangenziale di Napoli, è quello rumoroso di Piazza Garibaldi, è quello che fa uscire il peggio di te, ti fa dire le parolacce, ti fa essere prepotente perché vuoi passare. Il traffico è una parola che non piace ai frettolosi, ai viaggiatori, a chi deve programmare. Il traffico è l'ostacolo per quel mondo che va di corsa e che ha voglia di arrivare sempre per primo.

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Qui, invece, il traffico mi piace e spero sempre di incontrarlo. Mi permette di fare una foto, mi permette di riuscire a vedere oltre la lamiera. Tra l'affollarsi di macchine e motociclette riesco a scorgere la vita. Ma solo qualche giorno fa, entrando per la prima volta in uno slum, si è aperto quel sipario ed è entrata di scena la povertà. Pendenze, altipiani, dossi, salite e discese sono interrotte da fogne ed odori nauseanti. Non riesco ad capire la geografia di questi luoghi, mi sfugge il principio con cui è "disegnata" una casa. Anto, cosa dici? Casa? È un termine che sa di lusso, sa di soldi, sa di benessere, è una bestemmia. In ogni passo che faccio e che mi porta in quel mondo tanto diverso, il mio stomaco si muove, un dolore mi attraversa tutto il corpo, mi paralizza, mi toglie il fiato.

E lo stesso dolore lo vedo negli occhi dei miei compagni di viaggio. Non ci parliamo, ma tutti ci capiamo in silenzio e ringrazio Dio di avere le scarpe, perchè possono forse proteggermi da quel suolo rosso, un rosso contaminato da spazzatura e letame. Calpesto una bustina di sapone in polvere "Ariel", quello delle lavatrici, ma qui non ci sono lavatrici. Tutto è lavato a mano in strada, tra l'accumulo di bacinelle, che vengono sfregate, strofinate, risciacquate... ma Anto, lo sporco non va via. E capisco. Capisco che sto entrando nell'intimità di una parte del mondo. Tutto è accumulo, tutto è sovrapposto, tutto si innalza ma con un equilibrio instabile. Tra le fessure di lamiere e disordine, incontro guancette che si piegano e diventano sorrisi smaglianti, incrocio gli occhi dei bambini, occhi da ciglia curvate. Gli occhi, gli unici fari di questa scena nera. Mi dicono "ciao", mi sorridono ed entro nel loro salotto, sono nella loro strada. Ma è l'anticittà. E ancora traffico: traffico di gente, plastica bruciata, caprette, donne, bambini e ancora bambini. Sto male perché in questo "teatro" la scena è fissa, è reale, non verrà rimontata altrove. Ripenso al pulmino e penso che sono una privilegiata; capisco che sono fortunata a vedere quel triste spettacolo dietro al vetro di un pulmino.

Antonella Romano

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Interventi di manutenzione su strade e marciapiedi in diverse vie cittadine. I lavori porteranno limitati disagi alla viabilità -

Piacenza, 5 agosto 2014

Il Servizio Infrastrutture del Comune di Piacenza rende noto che sono in via di realizzazione, in questi giorni giorni, alcuni interventi di manutenzione su strade e marciapiedi in diverse vie cittadine: via Aperta del Castello, il tratto di via Beverora compreso tra via Venturini e via Asse, il tratto di via Torta tra via Scalabrini e stradone Farnese, le vie Crescio e Torricella, via San Bartolomeo (tra via Borghetto e via Campagna), il tratto di via Morigi tra via Cella e via Bardetti, via del Capitolo tra via Orsina e strada Caorsana.
I lavori porteranno limitati disagi alla viabilità, comportando tutt'al più, in base all'avanzamento dei cantieri, il senso alternato di marcia o eventuali riduzioni di carreggiata.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 2 agosto 2014 -

Il resoconto dalle prime tappe del viaggio in Uganda, nell'ambito del progetto Kamlalaf, arriva da Vincenzo Salluzzo, Michela Gaino, Alberto Maserati, Ilaria Platè e Antonella Romano, accompagnati da Paolo Strona di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo. Al gruppo si sono aggiunti, con il progetto "Vieni e vedi" dell'associazione, Laura da Treviso e Mara da Fabriano.

Il racconto

Finalmente atterriamo a Entebbe, sul lago Vittoria. Percorrendo l'unica strada asfaltata che ci porta verso Kampala, nonostante il sonno e la stanchezza del lungo viaggio, non possiamo non osservare il susseguirsi di palazzi, baracche, negozietti, insegne al neon, autobus, moto: una notte che anticipa le sensazioni del giorno seguente. Il clima di accoglienza di Giorgio e Cristina Lappo, referenti in Uganda di Africa Mission, qui conosciuta come Cooperation and Development, è da subito quello di una grande famiglia.
L'indomani ci immergiamo nel cuore della capitale: Kampala Road, la strada principale del centro, è affollata di pulmini, "boda-boda" (motociclette che funzionano come taxi), gente in bicicletta, gente a piedi, gente che trasporta cesti, sacchi, gente che compra e vende, contratta, chiacchiera, gioca intorno a un tavolo... Per la prima volta ci sentiamo noi i diversi, i "Muzungu" (i bianchi, gli stranieri), come ci chiamano qui.

rid Quartiere Nakasero nel centro di Kampala

Le arterie di Kampala Road ci colpiscono per le cucine a cielo aperto, per i numerosi cibi e frutti, per gli odori e i colori, e per il modo di vivere la strada come luogo di incontro, scambio e condivisione. Arriva però il giorno dopo l'esperienza più significativa: quella dell'affiancamento ai Missionaries of the Poor, giovani fratelli consacrati, sostenuti anche da volontari locali, che si adoperano per l'assistenza agli ultimi. Li abbiamo aiutati nelle mansioni quotidiane di lavaggio a mano del bucato e delle stoviglie, preparazione e distribuzione del pasto, cura della persona e fisioterapia con i bambini portatori di handicap, ospiti della struttura insieme a orfani e anziani.

L'incontro con questa realtà è stato forte: siamo stati spettatori e partecipi di una grande sofferenza e povertà, ma soprattutto dell'amore e della gioia che questi missionari, giorno per giorno, mettono al servizio dei più deboli. Gli stessi bambini, che sono cresciuti in questo clima di solidarietà, ci hanno mostrato che ci si può prendere cura degli altri con semplicità e umiltà. Tutto questo ci ha aiutato a superare l'iniziale difficoltà di una situazione che nessuno di noi aveva mai provato, ma anche a riconoscere la bellezza che sta dietro ad un semplice gesto d'amore.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Domenica 3 agosto temporaneo blocco dei servizi on line del Comune di Piacenza -

Piacenza, 31 luglio 2014 -

Il Servizio Sistemi Informativi rende noto che nella mattinata di domenica 3 agosto saranno possibili malfunzionamenti e temporanei blocchi di tutti i siti Internet e servizi on line del Comune di Piacenza (inclusi, ad esempio, l'accesso a moduli di autocertificazione o ai cataloghi delle biblioteche), a causa di attività di carattere impiantistico già programmate.
La piena operatività di tutte le pagine web riprenderà come di consueto dalla tarda mattinata o dal primo pomeriggio di domenica.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

L'abbattimento di sei esemplari di pioppo sono limitrofi a una pianta della stessa specie che il 7 luglio scorso, cedendo improvvisamente, ha danneggiato alcune autovetture parcheggiate lungo la strada. 

Piacenza, 30 luglio 2014 -

In seguito all'indebolimento strutturale di numerose alberature causato dagli eventi temporaleschi delle scorse settimane, il personale tecnico dell'Ufficio Verde del Comune di Piacenza ha verificato la necessità di procedere all'abbattimento di sei esemplari di pioppo cipressino (populus nigra italica) in via Marzabotto, limitrofi a una pianta della stessa specie che il 7 luglio scorso, cedendo improvvisamente, ha danneggiato alcune autovetture parcheggiate lungo la strada.
"Gli alberi in questione – sottolinea l'assessore all'Ambiente Luigi Rabuffi – sono caratterizzati da un notevole sviluppo colonnare e si trovano in condizioni fitostatiche precarie: il loro abbattimento è mirato a prevenire infortuni alle persone e ulteriori danni, considerato che si trovano sia lungo una via pubblica, sia all'interno di un campo giochi. Da parte nostra, accanto alla prioritaria messa in sicurezza, c'è l'impegno a compensare gli abbattimenti con la piantumazione di alberature più idonee al contesto, nel prossimo autunno".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Il viaggio dei ragazzi partiti per il Guatemala nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -

Piacenza, 30 luglio 2014 -

Sono in viaggio ormai da due settimane, i ragazzi partiti per il Guatemala con ProgettoMondo Mlal nell'ambito del progetto Kamlalaf promosso dal Comune di Piacenza su proposta dalle associazioni Africa Mission Cooperazione e Sviluppo, Gruppo Kamenge, ProgettoMondo Mlal e Piccolo Mondo. Accompagnati da Danila Pancotti, referente piacentina dell'associazione che opera in America Latina, Giulia Bosi, Alessandro Ferrari, Samuele Verzi e Martina Visalli sono ospiti del centro educativo Cemoc di Montecristo, fulcro del loro viaggio responsabile attraverso il Paese. Segue il loro racconto.

Solo Oceano. Quando le nuvole si diradano, finalmente la città. Ciudad del Guatemala è una massa densa che si dilata e si comprime, di colpo un barranco, pausa all'interno del mosaico che si stende a perdita d'occhio.

Primo giorno, diretti a Chimaltenango. E' ora di punta sulla Panamericana e il nostro pulmino si confonde nella moltitudine di auto che lasciano la capitale. Le persone ritornano a casa dentro il cassone di un pick-up, affollate dentro un vecchio autobus americano o semplicemente camminando al bordo della strada. La nostra attenzione viene catturata da una miriade di cartelli e insegne pubblicitarie, sempre troppo grandi per i piccoli edifici che si affiancano in modo serrato, rubando ogni brandello di spazio libero, come a voler essere ciascuno il primo della fila sulla lunga linea della strada.
Salendo verso nord ovest la città lascia lo spazio alla foresta, così la strada si snoda tra piccole baraccopoli dove, davanti alle case in lamiera, le donne si arrangiano vendendo piccole cose su banchi di fortuna. Lo sguardo cade sulle transenne e sui sacchi di sabbia disposti disordinatamente ai lati della strada; dietro, la vedetta dei militari. Il nostro accompagnatore ci spiega che il governo predispone posti di blocco militari per il controllo del narcotraffico, ma che in realtà il presidente militare ottiene, in questo modo, un controllo della popolazione più diffuso sul territorio.

A Chimaltenango ci allontaniamo dalla strada principale e percorriamo la carretera verso Montecristo. Il panorama cambia di nuovo: i piccoli villaggi rurali sono intervallati dai campi di mais, la gente si muove lenta in moto, a piedi o a cavallo sulla strada sconnessa che sale fino al villaggio tra le montagne. Arrivati a destinazione ci troviamo di fronte alla porta di una piccola casa, ad accoglierci ci aspettano Stefano, Elisabetta e Consuelo. Ci sediamo a tavola con loro, ma sono passate 24 ore da quando abbiamo lasciato Piacenza, è il momento di riposarci. Per fortuna qui c'è silenzio ed è tutto tranquillo.
Il nostro primo giorno al Cemoc (Cento educativo Montecristo) inizia di primo mattino con una breve riflessione dedicata ai ragazzi che partecipano attivamente e hanno l'occasione di condividere i loro pensieri su temi importanti come la pace e la libertà. I giovani hanno dagli undici ai sedici anni e sono divisi in tre classi, più o meno come la nostra scuola media. Subito dopo inizia la colazione, servita in un grande salone: uno degli obiettivi di questa struttura è quello di educare i ragazzi a una corretta alimentazione e prevenire la malnutrizione tramite il progetto di Mlal "Nutriendo con amor".

La giornata prosegue con le lezioni: le classi sono composte da circa una trentina di ragazzi ciascuna, con un buon rapporto maschi e femmine. Questa, ci hanno spiegato, è una grande conquista che contrasta la tendenza di escludere le donne dalla possibilità di avere un'istruzione. Oltre alle materie tradizionali, come spagnolo, matematica, inglese ed educazione fisica, i ragazzi seguono un corso di kaqchik (la loro lingua locale) e di maribma, uno strumento musicale tipico guatemalteco, preservando la loro identità e tradizione. Il piano formativo prevede anche laboratori di falegnameria, sartoria, cucina, agricoltura e lavorazione del ferro, dando modo agli studenti di capire qual è l'ambito lavorativo che più li interessa e di iniziare ad apprendere un mestiere che spesso combacia con l'aiuto che danno ai genitori. Il centro possiede anche un ambulatorio, fiore all'occhiello della zona, aperto a tutti nel quale due volte a settimana è presente un dottore accessibile alla comunità.

Siamo solo all'inizio del nostro percorso, ma quello che più si percepisce è la voglia di cambiamento e rinnovamento, che sentiamo viva in chi ha vissuto i tragici eventi storici del Guatemala e che ora si riflette sul progetto educativo proposto. Quello che ci ha colpito molto è stato il loro pensiero di rivoluzione che mira a educare i più giovani per un futuro migliore. "Educando en la verdad desde nuestra realidad": come ci ricorda questa frase che troviamo anche all'ingresso del centro, "educare nella verità a partire dalla nostra realtà".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

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