La panchina rossa. Simbolo del sangue versato ingiustamente da tante donne vittime di violenza. Simbolo di impegno per tutelarle e di rispetto.
Rispetto che in tante piazze d'Italia si è ribadito il giorno 25 di novembre. Rispetto che purtroppo a Colorno è mancato nel parco di via Pasini. Proprio in prossimità della panchina rossa installata nell'area verde, qualcuno ha scelto di bivaccare e di organizzare un festino all'aperto a base di alcool e fumo. Il parco è già stato più volte oggetto di vandalismi frequenti, ma questa volta si è oltrepassato il limite.
Questa mattina il simbolo della "violenza sulle donne" è stato trovato accerchiato dal rudo. Grossi bicchieri trasparenti di plastica, tantissimi mozziconi di sigaretta e persino una grossa bottiglia di spumante. Il tutto è stato abbandonato nell'erba e sulla panchina senza alcun pentimento.
Un brutto gesto che speriamo non avvenga di nuovo. Se non si vuole rispettare il "bene comune" o l'ambiente, che almeno si rispettino tutte quelle donne che hanno perso la vita, le loro famiglie e tutte coloro che stanno soffrendo anche in questo istante, abusi fisici e psicologici.
il gruppo
Amo Colorno
Parma è entrata nella nefasta classifica delle “capitali” dei femminicidi.
"Nessuno di noi - scrive l'Associazione Maschi che si Immischiano - può e deve pensare di non sentirsi coinvolto in questo dramma, né può e deve pensare di non poter contribuire a cancellarlo.
Soprattutto noi uomini. Ecco perché un gruppo di persone impegnate da tempo nel sociale ha pensato che il 25 novembre, alla manifestazione per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, dobbiamo esserci anche noi, al fianco del Centro Antiviolenza e delle donne di Parma. E dobbiamo essere tantissimi. A voi, alle vostre associazioni, chiediamo innanzitutto di diffondere questa iniziativa, e diffondere il più possibile l’invito ad essere presenti."
(Foto di Francesca Bocchia)
Cavandoli (Lega): "Corsia preferenziale per denunce e giustizia più rapida"
Roma, 4 Aprile 2019 - "Dopo la legge che mette fine agli sconti di pena per gli assassini, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sul Codice Rosso che prevede, oltre alla norma che contrasta il Revenge porn, una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide in caso di violenza domestica: si deve intervenire prima che la situazione volga al peggio. Ne sono orgogliosa come donna e come parlamentare", dice Laura Cavandoli, deputata parmigiana della Lega dopo il voto di Montecitorio sul disegno di Legge del Ministro Giulia Bongiorno.
"C'è chi si riempie ogni giorno la bocca con i diritti delle donne e poi preferisce non votare un disegno di Legge così importante, come ha fatto il PD – aggiunge la Cavandoli -, la Lega alle parole preferisce i fatti. Dopo questa riforma, le denunce per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori, lesioni aggravate, corruzione e atti sessuali contro i minori, commessi in contesti familiari o di convivenza saranno portate direttamente sul tavolo del Pubblico Ministero, il quale dovrà sentire la donna vittima di violenza entro tre giorni. Anche la polizia giudiziaria dovrà dare massima priorità alle indagini. Questo perché non si può perdere tempo quando ci sono situazioni pericolose prima che diventino tragedie".
"Ci vuole sempre un grande coraggio per una donna a denunciare la violenza in famiglia - conclude Cavandoli - in questi casi lo Stato deve intervenire con grande velocità e attenzione facendo partire subito, quando serve, tutte le procedure necessarie con provvedimenti protettivi e di non avvicinamento".
Dopo l'approvazione della Camera dei Deputati il testo, fortemente sostenuto dalla Lega e dalla campagna del Ministro Bongiorno con Michelle Hunziker, passa ora al Senato.
SCHEDA CODICE ROSSO E REVENGE PORN: ECCO COSA CAMBIA
Mostra "Voci dal Silenzio — L'Indifferenza Uccide" - "Questo non è amore"
Sin dallo scorso 5 Marzo, nei locali della pinacoteca del Complesso monumentale della Pilotta, è stata allestita una mostra dal titolo "Voci dal Silenzio — L'Indifferenza Uccide", il cui autore Diego TESTOLIN, Sovrintendente in servizio a Padova presso il Gabinetto di Polizia Scientifica per il Triveneto, racconta nei suoi dipinti il dramma del femminicidio, ponendo in risalto la bellezza persa delle donne uccise, riconquistata attraverso l'arte.
Le opere del Sovrintendente Testolin hanno l'indubbio merito di tenere accesa, in modo forte e coinvolgente, l'attenzione su un dramma sempre di estrema attualità, quale è la violenza sulle donne. Tragedie nelle quali, troppo spesso si imbatte suo malgrado l'operatore di polizia.
Nel pomeriggio di oggi 28.03.2019 diversi studenti visiteranno la mostra, che ha creato molto interesse e sta attirando numerosi visitatori. Si coglie l'occasione per ricordare che la mostra è aperta sino al 10 di Aprile nei seguenti giorni e nelle seguenti fasce orarie:
• mercoledì e venerdì mattina;
• giovedì pomeriggio.
L'iniziativa si inserisce nell'attività, che la Questura di Parma ha avviato da alcuni mesi, di massiccia sensibilizzazione sul tema della violenza di genere, quale attuazione a livello provinciale della campagna nazionale "Questo non è amore", nel cui ambito ha organizzato la predisposizione di appositi gazebo, nei diversi quartieri cittadini, ove personale dipendente, con specifiche competenze, ha fornito contributi informativi e consigli anche sulla scorta dell'ascolto di situazioni di disagio, arricchendo il momento di incontro con la collettività mediante la distribuzione contestuale del materiale divulgativo.
Campagna permanente per la prevenzione delle violenze di genere - In data 04 febbraio 2019, la Questura, nell'ambito del progetto "QUESTO NON E' AMORE", ha organizzato un altro gazebo in località Langhirano, per offrire, anche in provincia, un servizio di informazione e sensibilizzazione relativamente al fenomeno della violenza contro le donne (c.d. violenza di genere).
Essendo, questo, infatti, un fenomeno trasversale a tutte le fasce sociali, per combatterlo è necessario anche un deciso cambiamento culturale che possa aiutare le donne a vincere la paura, rompendo l'isolamento e la vergogna, nella consapevolezza di avere degli strumenti di contrasto, di sostegno e di tutela. Per questo fine precipuo, quindi, vengono organizzati i gazebo, ossia per far conoscere alle donne vittime di violenza fisica, psicologica, economica e sociale, che esiste una fitta rete di istituzioni, enti locali, CAV ed associazioni di volontariato che ogni giorno si impegnano per affermare una parità di genere contro stereotipi e pregiudizi e che il poliziotto rappresenta uno snodo fondamentale di questa rete.
Del resto, che la prevenzione rappresenti uno strumento primario nella difesa contro questo tipo di fenomeno emerge anche dal confronto dei dati statistici relativi ai reati commessi nell'anno 2017 e nell'anno 2018.
Quanto ai reati di violenza sessuale, nell'anno 2017 si sono registrati nr. 30 reati a Parma città e nr. 48 in provincia; nell'anno 2018, invece, sono stati commessi nr.13 reati a Parma città e nr.18 reati in provincia.
Anche il reato di percosse, evidenzia una diminuzione: nell'anno 2017, nr.38 casi a Parma città e nr. 64 in provincia; nell'anno 2018, nr.32 a Parma città e nr.51 in provincia.
Il reato di stalking, a Parma città, registra nr.85 casi nell'anno 2017 e nr. 52 nell'anno 2018.
Così come si nota una drastica riduzione per il reato di maltrattamenti in famiglia: sempre a Parma città, nr. 71 nell'anno 2017; nr.50 nell'anno 2018.
VIOLENZA SULLE DONNE: IL GOVERNO APPROVA IL CODICE ROSSO Cavandoli (Lega): "Corsia preferenziale per denunce e giustizia più rapida"
Roma, 30 Novembre 2018 - "Dalle parole ai fatti: contro la violenza sulle donne ci saranno una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide, perché si intervenga prima che la situazione volga al peggio. Il Governo del cambiamento dà una svolta decisa contro i reati nei confronti delle donne", lo dice la parlamentare parmigiana della Lega Laura Cavandoli, dopo il voto del Consiglio dei Ministri che ha approvato il "Codice Rosso", il disegno di legge che porta le firme dei ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.
"Denunce per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori, lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di convivenza – prosegue la Cavandoli - saranno portate direttamente sul tavolo del Pubblico Ministero, il quale dovrà sentire la donna vittima di violenza entro tre giorni. Anche la polizia giudiziaria dovrà dare massima priorità alle indagini".
"Di fronte ai numeri della violenza – conclude l'esponente del Carroccio – il Governo lancia un segnale forte: denunciare un atto di violenza in famiglia è quasi sempre un atto di grande coraggio per una donna. In questi casi lo Stato deve intervenire con grande rapidità e attenzione facendo, quando necessario, partire subito tutte le procedure necessarie con provvedimenti protettivi e di non avvicinamento".
Nei giorni scorsi il Parlamento aveva approvato un mozione della Maggioranza che impegnava il Governo ad assumere iniziative non solo di tipo normativo al fine di garantire pene certe e nessuna derubricazione dei reati, ma anche di riconoscere il ruolo dei Centri Antiviolenza nella loro funzione territoriale con un costante sostegno economico e istituzionale.
La Questura di Parma, nell'ambito della campagna permanente della Polizia di Stato contro la violenza di genere "Questo non è amore", ha organizzato un convegno in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dal titolo "violenza di genere, incontriamoci e parliamone", che si terrà il 27 novembre 2018 presso il Palazzo del Governatore in Piazza Garibaldi – Parma con inizio alle ore 9,30.
Il convegno sarà un momento di informazione e sensibilizzazione sul tema sopra cennato, si propone di mettere a confronto procedure, metodi, prassi ed obiettivi delle diverse figure professionali coinvolte nel fenomeno della violenza di genere, per la creazione di una più efficace sinergia fra le Istituzioni, le Forze dell'Ordine, gli Uffici di Procura e le Associazioni di supporto.
Oltre a personale della Polizia di Stato, saranno presenti rappresentanti del mondo giudiziario, sociale, sanitario, dell'informazione, oltre che dall'associazionismo di sostegno e di servizio.
L'evento prevede il coinvolgimento di alcune scuole di Parma e sarà strutturato in due parti: la prima raccoglie le diverse testimonianze professionali e contribuirà alla lettura del doloroso fenomeno da un punto di vista sociale, normativo, psicologico e culturale; la seconda parte, considerato che l'iniziativa si inserisce nell'ambito delle campagne di prevenzione e sensibilizzazione che la Polizia di Stato sovente mette in atto con il preciso scopo di stimolare nei giovani lo sviluppo di una cultura della legalità, sarà caratterizzata dal pieno coinvolgimento, attraverso un dibattito, degli studenti e dei docenti presenti.
L'incontro sarà in diretta streaming sulla pagina facebook della Questura di Parma, e potrà altresì essere condiviso sui vostri siti internet.
Violenza di genere: sono 31mila le donne che hanno sporto denuncia nell'ultimo quinquennio in Emilia-Romagna, nel 2017 in 3.520 sono state accolte dalla rete regionale. Primo rapporto dell'Osservatorio regionale: i dati consolidati su denunce, femminicidi, Centri, Case rifugio e strutture per uomini maltrattanti. Le cifre inedite sugli accessi ai Pronto soccorso.
Bologna -
I dati delle violenze sulle donne ma anche quelli dell’accoglienza e dell’ascolto, i progetti messi in campo dalla Regione Emilia-Romagna. A un anno dall’istituzione, arrivano i dati dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Il report per la prima volta offre un panorama esaustivo su denunce, femminicidi, strutture e le cifre inedite sugli accessi ai Pronto soccorso, oltre a dar conto del lavoro svolto nell’ultimo anno dalla Regione per la formazione degli operatori dei servizi sanitari dell’emergenza e per l’operatività e l’ampliamento dei Consultori, riportando i dati dell’Istat e del Ministero.
I dati dell’osservatorio sono stati presentati questa mattina nella sede della Case delle donne per non subire violenza, a Bologna, alla presenza dell’assessora alle Pari opportunità Emma Petitti e del presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Angela Romanin. Nell’occasione è stato illustrato il progetto del Coordinamento regionale “Donne al centro contro la violenza”. Presente Roberta Mori della Commissione Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.
“Nella nostra regione– ha detto l’assessora Petitti– vi è una lunga tradizione di collaborazione pubblico-privato. E’ una strada che percorriamo per non lasciare soli chi sta sul fronte di questa battaglia. L’impegno di questa Regione sta nel fornire strumenti di prevenzione, educazione e informazione. Cinque anni fa abbiamo approvato la legge sulla parità, quindi il Programma regionale Antiviolenza, poi abbiamo investito risorse con i nostri bandi. E’ nato anche l’Osservatorio che ci ha aiutato a capire in modo più organico come nasce e si sviluppa questo fenomeno. Dal quadro è risultato un dato che mi fa molto piacere: le donne sono più coraggiose, escono dall’ombra, denunciano e sanno di non esser più sole”.
VIOLENZA SULLE DONNE: I CASI IN EMILIA ROMAGNA
L’Emilia-Romagna è una delle regioni dove i tassi di violenza contro le donne sono più alti in Italia ma è anche la prima per le denunce di violenze sessuali (15,6 ogni centomila donne), percosse (28,6), lesioni dolose (89,6) e la quarta per i femminicidi (0,6 su centomila). Tassi inferiori alla media nazionale si riscontrano invece riguardo allo stalking (23,2).
Nell’ultimo quinquennio le donne che hanno sporto denuncia nella nostra regione per aver subito una violenza sono state oltre 31.000 (dati 2012-2016 – Ministero Interno), di cui 14.000 sono state vittime di minaccia, oltre 3.000 di stalking, 1.700 di violenza sessuale, 13.000 di una violenza fisica grave o gravissima quali percosse, lesioni e tentati omicidio, mentre 66 sono state assassinate.
Nel decennio 2007-2016 - fatta eccezione per le vittime di stalking, che sono cresciute costantemente da quando nel 2009 lo stalking è diventato un reato, i dati registrano una chiara diminuzione delle vittime di questi reati: le vittime di minacce sono scese di quasi 30 punti percentuali dal 2007 al 2016, di 27 per le violenze sessuali, di oltre 30 per le percosse, di 20 per le lesioni, di 8 per i tentati omicidi, mentre il numero di donne uccise è rimasto uguale.
LA RETE REGIONALE DI AIUTO
La Regione Emilia-Romagna per contrastare il fenomeno ha messo in piedi un sistema che si basa su una rete di 56 sportelli per ascolto e presa in carico, 20 Centri Antiviolenza, che forniscono accoglienza, consulenza, sostegno alle donne, anche con figli/e, minacciate o che hanno subito violenza e 39 Case Rifugio, strutture a indirizzo segreto o riservato che forniscono, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne con o senza figli minori che subiscono violenza, indipendentemente dal luogo di residenza, per salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica. Inoltre, sono sorti in Emilia-Romagna 10 Centri di aiuto per uomini maltrattanti un’esperienza innovative per il trattamento di uomini violenti.
I DATI DEI CENTRI ANTIVIOLENZA
Nel corso del 2017 i Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna hanno registrato 17.235 contatti da parte di 5.345 donne, di cui il 44,6% ha contattato un centro per la prima volta. Delle 5.345, 1.732 sono state indirizzate ad altri servizi, in particolare: circa un migliaio ai servizi territoriali (Servizio Sociale, Forze dell’ordine, Consultori familiari, Pronto soccorso, Sert, altro Centro antiviolenza); 280 ad accoglienza in emergenza/pronta accoglienza e 148 ad accoglienza in casa rifugio. Risultavano in carico presso i Centri antiviolenza 3.520 donne (di cui 2.526 accolte nel 2017).
La Regione Emilia-Romagna attraverso un bando, le cui attività sono state realizzate nel 2017, ha inoltre finanziato 49 progetti per 1 milione di euro per rafforzare le politiche regionali di contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza sulle donne e promuovere una cultura della parità e del contrasto agli stereotipi. Oltre metà dei progetti sono promossi da Enti Locali, il 24% (12 progetti) da associazioni o soggetti del privato sociale e il20,4% (10 progetti) da un Centro Antiviolenza. Sono stati coinvolti circa 24.500 cittadini, tra cui 14.200 studenti, più di 600 insegnanti e 380 genitori e 1600 operatori dei servizi.
Nel 2017 la Regione aveva anche stanziato 240.000 euro per realizzare un progetto formativo finalizzato a migliorare le capacità di accoglienza da parte dei servizi di emergenza e della rete dei servizi territoriali per le donne che subiscono violenza e i loro figli. Fra gli obiettivi: la definizione di protocolli integrati di assistenza e modelli condivisi di intervento. La Regione ha avuto un ruolo di coordinamento del progetto con il coinvolgimento del Servizio politiche sociali e socioeducative, del Servizio Assistenza Territoriale, del Servizio Assistenza Ospedaliera e dell’Area formazione dell’Agenzia Regionale. Nella prima parte del progetto sono stati formati 168 operatori dei servizi di cui 84 dei Pronto soccorsi e 84 dell’area dei consultori e dei servizi sociali. /AA
Fonte: Regione ER
La mostra "Ombre Invisibili" e la tavola rotonda dal "Bisogno di Amore alla dipendenza affettiva" si trasferiscono a Noceto. Lo scorso 15 novembre si è tenuta la conferenza stampa con il Sindaco Fabio Fecci e la Vicesindaco Daisy Bizzi.
Dal bisogno di amore alla dipendenza affettiva
Ombre invisibili: "dal bisogno di amore alla dipendenza affettiva", un progetto che nasce dalla collaborazione di Barbara Dagli Alberi, Floriana Maini con l'Associazione Culturale Coinetica e il Polo Clinico di Psicologia e Psicoterapia Idipsi.
L'obiettivo è quello di sensibilizzare le persone su temi molto attuali come amori malati, mancanza di autostima e violenza psicologica.
Come?
Attraverso una tavola rotonda e una mostra fotografica.
Dove?
Noceto il 25 novembre 2018 ore 16,30 con l'inaugurazione della mostra presso la Sala Milli - Castello della Musica per continuare con la tavola rotonda il 5 dicembre 2018 ore 20,45 presso la Sala Rossellini - Castello della Musica
In questo momento storico in cui sempre di più le persone si sentono sole, nonostante internet e i social facciano credere il contrario, creare uno spazio in cui pubblico, istituzioni, associazioni ed esperti del settore possano confrontarsi diventa importante per creare momenti di riflessione, dove anche la fotografia e l'arte contribuiscano con il loro messaggio emozionale.
Inaugurazione mostra il 25 novembre alle ore 16,30 presso la salla Milli del Castello della Musicca a Noceto (PR).
Tavola rotonda 5 dicembre ore 20,45 sempre presso il Castello della Musica a Noceto.
#ombreinvisibili #stopallaviolenza
Coop a governance femminile cresciute in regione del 3% negli ultimi due anni. Presentata la ricerca VIEW su un campione di 100 cooperative emiliano-romagnole. Una su 3 ha strutturato servizi, l'80% misura il clima interno per avere segnalazioni.
Bologna, 13 novembre 2018 – Le cooperative emiliano-romagnole possono svolgere un ruolo da protagonista nei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, intervenendo in tutte le fasi del percorso in rete con gli altri attori pubblici e privati del territorio. Oltre il 90% ha già messo in atto queste attività, un terzo ha strutturato servizi interni per fronteggiare il problema mentre l'80% svolge periodicamente analisi del clima organizzativo per facilitare la raccolta di segnalazioni.
E' quanto emerge dalla ricerca "VIEW. Violenza, Impresa e Welfare. Il ruolo della cooperazione per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile" realizzata dall'economista Francesca Corrado su un campione di 100 cooperative attive in svariati settori produttivi e con oltre 20.000 occupati. Promossa con il contributo di Fondosviluppo, la ricerca è stata presentata questa mattina a Zola Predosa (Bologna) nell'ambito dell'evento "Più forti insieme" organizzato dalla Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Emilia Romagna, alla presenza dell'assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti.
"Senza le donne in questa regione non ci sarebbe cooperazione – dichiara il presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Francesco Milza -. Rappresentano il 64% degli 80.000 lavoratori nelle nostre cooperative, con 1.700 consigliere di amministrazione (22%) e 331 cooperative a governance femminile (20%), cresciute del 3% negli ultimi due anni. Mi piace inoltre sottolineare la presenza nel nostro sistema di ben 115 cooperative al 100% femminili, il cui consiglio di amministrazione è composto da sole donne". "E' da queste cooperatrici – aggiunge Milza – che è nata l'idea di valutare quali azioni mettere in campo per prevenire e contrastare il drammatico fenomeno della violenza sulle donne".
"Come emerge dalla ricerca, la cooperazione si conferma tra i modelli di impresa più efficaci nel dare attenzione alle lavoratrici (nella maggior parte dei casi anche socie), e questo è fondamentale per realizzare progettualità volte a contrastare le molestie e le violenze sulle donne – commenta Anna Piacentini, presidente Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative Emilia Romagna -. Lo confermano, ad esempio, la presenza di numerose cooperative che erogano servizi per l'accoglienza e il sostegno ai familiari, che si occupano dell'inserimento lavorativo delle donne, che propongono forme mirate di microcredito per favorire l'autonomia femminile, oppure di cooperative fondate da donne maltrattate che si sono unite per essere più forti insieme".
"Vogliamo stimolare la nascita di una rete regionale di cooperative che supporti percorsi privilegiati di accesso e reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza – aggiunge Piacentini -, facilitando anche la permanenza della donna in azienda con politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile la collaborazione con le Istituzioni pubbliche e gli altri soggetti privati attivi nel contrasto alla violenza sulle donne, per questo abbiamo sottoscritto l'Accordo regionale con i sindacati il 16 aprile 2018 e intendiamo contribuire alle attività dell'Osservatorio regionale sulla violenza di genere".
Sul fronte dei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, dalla ricerca emerge che solo il 25% degli intervistati ritiene che in caso di molestia sul posto di lavoro la cooperativa non saprebbe come affrontare il problema, mentre l'80% conferma che all'interno dell'impresa sono state svolte analisi del clima organizzativo per facilitare la raccolta di segnalazioni. Il 30% sottolinea la presenza di servizi interni alle cooperative di supporto per casi di molestie e violenza. Tra le priorità espresse c'è la necessità – evidenziata nel 63% dei casi - di avviare percorsi informativi per sensibilizzare i dipendenti, insieme a percorsi di formazione per amministratori, dirigenti, soci, dipendenti e collaboratori delle cooperative. L'80% ritiene utile l'attivazione di uno sportello di ascolto e supporto psicologico, il 73% di uno sportello legale e l'83% di un servizio di mediazione culturale. Meno richiesti, invece, i corsi di difesa e crescita personale (53%).
Inoltre, il 91% dichiara che la propria cooperativa ha già svolto attività di questo tipo, il 52% ritiene che si debbano implementare iniziative di sensibilizzazione interne, il 24% ritiene fondamentale una mappatura puntuale dei servizi che possono essere offerti. Tra le azioni che le cooperative potrebbero implementare ulteriormente, ci sono quelle di accompagnamento e orientamento al lavoro (71%), di sostegno alla genitorialità (47%), accoglienza residenziale (46%), consulenza psicologica (41%), assistenza durante la presa in carico (30,8%), assistenza medica (14,5%).
Infine, oltre il 95% degli intervistati ritiene che Confcooperative Emilia Romagna possa supportare il disegno dei servizi di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, creando una rete regionale di cooperative per lavorare in un'ottica integrata e multidisciplinare, in sinergia con gli attori pubblici e privati
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