Vendemmia 2016 e condizioni climatiche. Come affrontare questa delicata fase di trasformazione delle uve. Viaggio nelle cantine di Emilio Coloretti (La Reggiana), Matteo Vingione (Puianello) e Mario Pojer (Pojer e Sandri).
di L'Equilibrista - Reggio Emilia 30 agosto 2016 - Si potrebbe dire che la vendemmia sia una vera e propria scommessa. Sono infatti molteplici le condizioni che devono essere ottimizzate per garantire un risultato di qualità e, in vigna più di ogni altro prodotto agricolo, l'andamento climatico influisce in modo determinante sul risultato finale.
Solo la sapiente abilità dei vignaioli, frutto di esperienza, tecnica e sensibilità enologica, è in grado di governare il complesso sistema bio-climatico che sovrintende la maturazione dell'uva.
E, si sa, la vendemmia è un momento particolarmente delicato in grado di condizionare le seguenti operazioni di cantina.
Ogni anno quindi l'enologo si trova ad affrontare una nuova sfida, che fa di questo mestiere uno dei più affascinanti e "magici".
E' opinione comune che la vendemmia 2016 darà frutti di grande qualità e le produzioni d'uva stimate indicano un aumento del 5% rispetto all'anno precedente.
Per tastare il polso della situazione a operazioni di vendemmia già avviate abbiamo deciso di incontrare tre realtà in rappresentanza della collina, della pianura e della montagna.
Il denominatore comune delle giornate trascorse con gli enologi, hanno confermato come il clima delle ultime annate sia stato particolarmente influente e, più in generale, le vendemmie tendono a anticipare sempre di più, nell'agostamento, il soleggiamento "ogni dieci giorni fa progredire di un grado Babo le uve, portando a rischi altissimi con produzioni che già a Settembre potrebbe essere prossime ai 13 gradi di alcol potenziale e che in un Lambrusco" come commenta l'enologo Matteo Vingione di cantina Puianello, "toglierebbe acidità al mosto, caratteristica che questo straordinario vitigno autoctono non può perdere a scapito di caratteristiche proprie di vini ben più strutturati, radicati in ben diverse zone italiane".
Senza contare che il dilavamento degli acini può contribuire per contro ad un abbassamento del grado zuccherino e potrebbe dare inizio a muffe o ristagni pericolosi al piede della pianta. Si inizia quindi a pensare all'utilizzo di "pareti vegetative anche fino ai 2,50 mt utili a riparare dal sole e facendo iniziare le vendemmie meccanica alle 6.30 e cercando di ultimarle intorno alle 10 del mattino e altri 7-8 gradi riusciamo a risparmiarli" come testimonia l'enologo Emilio Coloretti di Cantina Reggiana, che ci ricorda anche che una prossima strategia di difesa sarà quella di iniziare ad utilizzare Lambrusco Marani grazie alla sua base di forte acidità oppure il Lambrusco Montericco anche lui dotato di buona acidità e maggiore freschezza.
I rischi sono sempre piuttosto elevati perché se si decidesse per una raccolta anticipata, la fase fenolica non sarebbe completata ed in collina, con l'ulteriore limite dell'irrigamento che condiziona maggiormente le tecniche colturali rispetto le più comode vigne di pianura, i rischi aumentano e con essi la probabilità di una irregolarità della raccolta. Le piante infatti, non producendo più foglie giovani per fare la fotosintesi e con queste temperature, stentano a portare a termine la piena maturazione.
Entrambe le cantine della provincia reggiana quindi rilevano il problema che sta toccando anche il mercato dei vini sfusi che, senza l'adeguata acidità, non spumano debitamente generando una mancata o cattiva rifermentazione dovuta essenzialmente alla shock termico. Temperature così alte, infine, costringono la pianta a utilizzare le sostanze azotate per contrastare il caldo eccessivo a scapito della produzione e con un gran dispendio energetico destinato alla "sopravvivenza" piuttosto che alla produzione.
E' questa una delle ragioni che sta portando a un mutamento delle tecniche colturali sempre più orientate a limitare la defogliazione per consentire alle foglie più piccole di progredire e alle più grandi di proteggere i grappoli dal sole, "si ricorre anche alla confusione sessuale per confondere il maschio ed evitando una massiccia produzione con le femmine tenendo sotto controllo la loro proliferazione" come indicato da Mario Pojer di cantina Pojer e Sandri, che punta sulla qualità assoluta grazie a pigiature naturali e numero di bottiglie limitate per tenere sotto controllo la qualità e limitare i rischi di errore in vigna.
Grande impegno e onerosi investimenti che hanno portato questo produttore a spostare gli allevamenti del suo pregiato pinot nero verso zone più fresche e meno calde per garantire un prodotto di struttura senza perdere freschezza e vigore.
Strategie e futuro
Pojer e Sandri è una cantina con vigneti posizionati sulla collina di S. Michele-Faedo, su un substrato limoso di derivazione calcareo ad una altitudine variabile dai 250 ai 750 mt. s.l.m. e i recenti rialzi interessano anche coltivazione di uve rosse nella parte più bassa e varietà a frutto bianco in quota. I Cabernet con Merlot e Lagrein vanno a costituire infatti il loro "Rosso Faye", il vino di alta gamma dell'Azienda e a testimonianza della ricerca di qualità e intuito per i tempi che cambiano, sempre più in quota si coltivano Chardonnay e Pinot Nero con il preciso intento di produrre "bollicine"metodo classico in versione Extra Brut e Rosè Brut.
Anche i laboriosi enologi emiliani non stanno a guardare e coltivando uve diverse, spumanti a metodo classico, malvasia , metodo charmat e i già citati lambruschi nelle versioni in purezza grasparossa, barghi e montericco, vanno a diversificare la produzione.
E ancora, la cantina Reggiana sta promuovendo la riscoperta del vitigno spergola con l'omonima "Compagnia della Spergola" per incentivare un prodotto locale fresco e di tradizione che possa fronteggiare il rialzo termico e offrire un prodotto dalle spiccate doti di freschezza e acidità.
La ricerca di una adeguata acidità resta fondamentale per la longevità e la freschezza del vino e come ricorda ancora Matteo Vingione di cantina Puianello, "questa vendemmia si prevede di una buona produzione evidenziandosi più o meno in linea con l'anno scorso nonostante una vendemmia di sette giorni in ritardo e questo perché abbiamo preservato la connotazione di freschezza e di sana acidità dei nostri prodotti". "Già dai primi giorni di Settembre, anticipando i tempi, avremo un' ottima raccolta di Malvasia ed intorno al 20 Settembre quella dei Lambruschi sarò completata, cosa che prima, quaranta anni fa", ricorda da bambino l'enologo Vingione, "passavano tranquillamente a Ottobre".
Cambiamenti radicali e scelte in vigna che obbligano queste grandi cantine a scelte decisive e di carattere, sacrifici e investimenti in tempi non facili e per questo, come dal cuore dell'Emilia fino all'alto del Trentino, i vignaioli continuano a lavorare incessantemente per garantire prodotti buoni contribuendo perciò a mantenere la produzione vinicola italiana ai vertici mondiali per qualità.
Un altro alloro per Cantina Valtidone al concorso delle Città del Vino. Una medaglia d'argento il Gutturnio 50 Vendemmie della cooperativa borgonovese.
In un'estate ricca di riconoscimenti per i vini doc della Cantina Valtidone nei più importanti concorsi enologici in Italia e all'estero, non poteva mancare l'alloro proveniente dal prestigioso concorso Selezione del Sindaco, promosso dall'associazione Città del Vino in collaborazione con Recevin, che ha premiato con una medaglia d'argento il Gutturnio 50 Vendemmie della cooperativa borgonovese.
Oltre 1.100 le etichette partecipanti alla XV edizione del concorso internazionale, che unisce i vini al territorio di riferimento, valutate da un centinaio di Commissari provenienti da tutto il mondo (dai paesi dell'Estremo Oriente alla Russia, dai paesi europei agli Stati Uniti), a testimoniare il grande valore della manifestazione promossa da Città del Vino, un'associazione che ha raggiunto ormai gli oltre 450 territori aderenti e che in Val Tidone vede l'adesione di Pianello e Ziano. La cerimonia di premiazione si è tenuta nelle scorse settimane a L'Aquila presso il prestigioso Auditorium del Parco, realizzato da Renzo Piano.
Il Gutturnio, insieme al Malvasia 50 Vendemmie, è frutto di un progetto che ha visto selezionare le uve provenienti da vigne di mezzo secolo in occasione dei 50 anni di attività della Cantina Valtidone. I due vini hanno saputo conquistare in questi primi mesi il favore della critica e del pubblico, risultando veri protagonisti sia al Vinitaly di Verona, sia al Cibus di Parma, sia nei più importanti concorsi enologici nazionali ed internazionali.
La rassegna settembrina del vino lancia un contest fotografico. Il 28 agosto sarà pubblicato, sulla pagina Facebook del Valtidone Wine Fest, l'album con tutte le fotografie fino ad allora pervenute, che saranno sottoposte al giudizio del pubblico tramite i classici like.
Borgonovo V.T. (PC), 10 agosto 2016 – Nell'attesa della settima edizione della più importante rassegna del vino piacentino, che si terrà nei quattro fine settimana di settembre a Borgonovo, Ziano, Nibbiano e Pianello, il comitato promotore del Valtidone Wine Fest ha lanciato il primo contest fotografico "Valtidone nel bicchiere", con lo scopo di promuovere il territorio e le sue bellezze tramite scatti fotografici.
Il contest, aperto il 1° agosto, richiede l'invio tramite mail ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) o la condivisione sui social network del festival (facebook o twitter con hastag #valtidonenelbicchiere o #vwf2016contest) di una foto che interpreti e rappresenti la Val Tidone e le sue bellezze tramite il vino, l'uva, le viti e le vigne.
Il 28 agosto sarà pubblicato, sulla pagina Facebook del Valtidone Wine Fest ( https://www.facebook.com/valtidone.winefest ), l'album con tutte le fotografie fino ad allora pervenute, che saranno sottoposte al giudizio del pubblico tramite i classici like Mi Piace. La foto che otterrà più apprezzamenti social sarà premiata durante la prima tappa della rassegna, a Borgonovo, il 4 settembre.
Nel frattempo, l'album potrà essere implementato di nuove foto, che concorreranno ai premi in palio nelle successive tappe del Valtidone Wine Fest (la stessa foto non potrà essere premiata più volte).
Il regolamento completo del contest è consultabile all'indirizzo web: http://www.valtidonewinefest.it/contest/ .
"L'obiettivo – fanno sapere dalla segreteria del Valtidone Wine Fest – è di permettere a tutti gli amanti della Val Tidone, sia gli abitanti che i tanti villeggianti che l'affollano durante l'estate, a condividere pubblicamente la loro "visione" di questo fantastico territorio, che non può prescindere dal vino, dalla sua cultura e dalla coltivazione delle vigne. Ci auguriamo, inoltre, che possa essere un modo per attrarre ancora più visitatori e ospiti negli appuntamenti settembrini del nostro festival".
Nel frattempo, dopo la presentazione tenutasi a fine luglio a Milano con l'organizzazione di ARGA Lombardia-Liguria alla presenza dell'Assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava, la più importante rassegna del vino piacentino muove i suoi passi anche in Val Tidone.
Sabato sera, infatti, 13 agosto, nel corso dell'edizione 2016 di Calici di Stelle che si tiene a Pianello, verranno presentati i principali appuntamenti del Valtidone Wine Fest, alla presenza degli amministratori dei 4 comuni promotori della rassegna, Borgonovo, Ziano, Nibbiano e lo stesso Pianello.
Produrre meno Lambrusco e aumentarne ulteriormente la qualità. È la proposta lanciata da sei cantine cooperative (tre modenesi e tre reggiane) per reagire al crollo dei prezzi del Lambrusco.
Modena, 8 agosto 2016
Dopo le avvisaglie dell'anno scorso, infatti, a partire dall'ultima vendemmia uno dei vini italiani più venduti al mondo è andato in crisi. Per questo sei grandi produttori (Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina di S. Croce di Carpi, Cantina Formigine Pedemontana, Emilia Wine di Scandiano, Cantine Riunite & Civ di Campegine e Cantina Sociale di S. Martino in Rio) hanno elaborato, condiviso e sottoscritto un documento di azioni e impegni con cui intendono valorizzare le produzioni di Lambrusco, tutelando il reddito dei loro soci. Poiché queste sei cantine lavorano complessivamente oltre 2,1 milioni di quintali di uva (cioè il 70 per cento dell'uva lavorata dalla cooperazione, la quale a sua volta trasforma il 90 per cento delle uve modenesi e reggiane) e producono oltre un milione di ettolitri di Lambrusco, si può affermare che le loro decisioni siano destinate a influenzare notevolmente il futuro del vino simbolo dei nostri territori.
«Negli scorsi anni il Lambrusco si vendeva bene, poi pian piano su qualche mercato ha iniziato a essere sostituiti da prodotti più economici. Qualche altro mercato, come Brasile e Russia, è andato perso per ragioni geopolitiche – spiega il promotore del documento Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative Modena e vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara – Oggi ci troviamo con più Lambrusco di quanto il mercato possa assorbire, perciò i prezzi sono rapidamente crollati».
Nel documento le sei cantine cooperative propongono una serie di interventi per cercare di risolvere i problemi più immediati. Se la produzione sarà abbondante, si potrà stoccare dal 5 al 10 per cento del prodotto. Ciò significa che una parte del vino non sarà immediatamente commercializzata con la denominazione Lambrusco; in base all'andamento del mercato si deciderà se liberarlo, oppure declassarlo a vino da tavola.
Un prezioso aiuto per la raccolta dati e i controlli potrà venire dal Consorzio di tutela, da sempre impegnato nella valorizzazione del Lambrusco.
Per migliorare ulteriormente la qualità del prodotto, le sei cantine cooperative applicheranno volontariamente vincoli più stringenti delle norme relative alI'Igp, le quali contengono misure non sempre efficaci contro le falsificazioni. «In qualità di produttori – dichiara Piccinini - sentiamo la responsabilità di garantire al consumatore la genuinità del Lambrusco che versa nel suo bicchiere».
Oltre a ciò, la Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina di S. Croce di Carpi, Cantina Formigine Pedemontana, Emilia Wine di Scandiano, Cantine Riunite & Civ di Campegine e Cantina Sociale di S. Martino in Rio sono convinte che il Lambrusco non debba competere unicamente sul prezzo, ma essere promosso in modo più adeguato sui mercati puntando a costruirsi un'immagine di prodotto d'eccellenza.
«Forse anche per il Lambrusco è venuto il momento di valutare il passaggio dell'intera produzione a Dop. Questo – argomenta Piccinini – consentirebbe maggiori controlli e, quindi, garanzie a tutta la filiera, dal viticoltore al consumatore. Inoltre proteggerebbe più efficacemente la denominazione Lambrusco da attacchi come quello sferrato nei mesi scorsi dall'Ue, che voleva rivedere le norme sull'etichettatura delle denominazioni d'origine e aprire la strada a lambruschi prodotti in altri Paesi».
(Fonte: ufficio stampa Confcoop MO)
Dopo le avvisaglie dell'anno scorso, infatti, a partire dall'ultima vendemmia uno dei vini italiani più venduti al mondo è andato in crisi.
Per questo sei grandi produttori (Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina di S. Croce di Carpi, Cantina Formigine Pedemontana, Emilia Wine di Scandiano, Cantine Riunite & Civ di Campegine e Cantina Sociale di S. Martino in Rio) hanno elaborato, condiviso e sottoscritto un documento di azioni e impegni con cui intendono valorizzare le produzioni di Lambrusco, tutelando il reddito dei loro soci. Poiché queste sei cantine lavorano complessivamente oltre 2,1 milioni di quintali di uva (cioè il 70 per cento dell'uva lavorata dalla cooperazione, la quale a sua volta trasforma il 90 per cento delle uve modenesi e reggiane) e producono oltre un milione di ettolitri di Lambrusco, si può affermare che le loro decisioni siano destinate a influenzare notevolmente il futuro del vino simbolo dei nostri territori.
«Negli scorsi anni il Lambrusco si vendeva bene, poi pian piano su qualche mercato ha iniziato a essere sostituiti da prodotti più economici. Qualche altro mercato, come Brasile e Russia, è andato perso per ragioni geopolitiche – spiega il promotore del documento Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative Modena e vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara – Oggi ci troviamo con più Lambrusco di quanto il mercato possa assorbire, perciò i prezzi sono rapidamente crollati».
Nel documento le sei cantine cooperative propongono una serie di interventi per cercare di risolvere i problemi più immediati. Se la produzione sarà abbondante, si potrà stoccare dal 5 al 10 per cento del prodotto. Ciò significa che una parte del vino non sarà immediatamente commercializzata con la denominazione Lambrusco; in base all'andamento del mercato si deciderà se liberarlo, oppure declassarlo a vino da tavola.
Un prezioso aiuto per la raccolta dati e i controlli potrà venire dal Consorzio di tutela, da sempre impegnato nella valorizzazione del Lambrusco.
Per migliorare ulteriormente la qualità del prodotto, le sei cantine cooperative applicheranno volontariamente vincoli più stringenti delle norme relative alI'Igp, le quali contengono misure non sempre efficaci contro le falsificazioni. «In qualità di produttori – dichiara Piccinini - sentiamo la responsabilità di garantire al consumatore la genuinità del Lambrusco che versa nel suo bicchiere».
Oltre a ciò, la Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina di S. Croce di Carpi, Cantina Formigine Pedemontana, Emilia Wine di Scandiano, Cantine Riunite & Civ di Campegine e Cantina Sociale di S. Martino in Rio sono convinte che il Lambrusco non debba competere unicamente sul prezzo, ma essere promosso in modo più adeguato sui mercati puntando a costruirsi un'immagine di prodotto d'eccellenza.
«Forse anche per il Lambrusco è venuto il momento di valutare il passaggio dell'intera produzione a Dop. Questo – argomenta Piccinini – consentirebbe maggiori controlli e, quindi, garanzie a tutta la filiera, dal viticoltore al consumatore. Inoltre proteggerebbe più efficacemente la denominazione Lambrusco da attacchi come quello sferrato nei mesi scorsi dall'Ue, che voleva rivedere le norme sull'etichettatura delle denominazioni d'origine e aprire la strada a lambruschi prodotti in altri Paesi».
Con luglio è stata archiviata anche la campagna 2015/2016, mentre tutto il settore ha lo sguardo attento sulla vendemmia che sta prendendo già il via in alcuni areali della Sicilia.
Da tener conto che la produzione del prossimo autunno dovrà essere messa a confronto con quella piuttosto abbondante del 2015 che, stando a dati Istat, ancora provvisori, ha superato del 14% quella dell'anno prima. Questo risultato colloca al primo posto l'Italia nel ranking dei produttori mondiali, superando la Francia, ferma a 47,8 milioni di ettolitri. Per la vendemmia che sta iniziando, ma che avrà il suo apice come sempre a settembre, le aspettative sono piuttosto ottimistiche nonostante le incertezze derivanti gelate tardive e dai problemi fitosanitari che hanno colpito alcuni zone.
Ancora troppo presto però per dare delle indicazioni numeriche che, invece, saranno prodotte da ISMEA grazie all'indagine di metà Agosto i cui risultato verranno diffusi dall'Ente nell'ambito della sua partecipazione all'Osservatorio del vino, nella prima settimana di settembre.
Ma al di là del primato "statistico" 2015, questa maggior produzione ha da subito condizionato negativamente i listini soprattutto nel segmento dei vini comuni, che proseguono in direzione opposta rispetto a quella dei vini di pregio.
(in allegato il rapposrto Ismea 4 agosto 2016)
La Franciacorta, a discapito del suo nome, è uno splendido territorio situato nel nord d'Italia in provincia di Brescia. Questa terra ha prestato il nome ad uno dei più preziosi vini bianchi "sparkling" italiani. Chi è amante del vino Franciacorta ne conosce già tutte le sue peculiarità, per chi volesse approfittare della stagione estiva per un aperitivo o per degustarlo a tavola, CECILIA NOVEMBRI vi propone una accurata presentazione per poter apprezzare un vino decisamente raffinato e unico!
di Cecilia Novembri
Giallo paglierino con riflessi dorati, perlage fine e persistente, bouquet caratteristico della fermentazione in bottiglia, sentori di crosta di pane e di lievito arricchiti da delicate note di agrumi e di frutta secca, mandorla, nocciola, fichi secchi. Sapido, fresco, fine, armonico con la caratteristica morbidezza che ricorda le sensazioni delicate della seta.
Il perlage è finissimo e persistente, quasi cremoso.
Tutte queste caratteristiche accattivanti non possono che far amare il Franciacorta che ha la particolare caratteristica di poter essere estremamente versatile nei suoi abbinamenti.
Prodotto con uve Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco, dalla soffice spremitura delle uve si ottiene il mosto-fiore per la produzione delle basi Franciacorta, le quali a primavera vanno a formare la cuvée.
Le bottiglie, sigillate con tappo metallico a corona, vengono accatastate in posizione orizzontale nelle cantine, lì rimangono per molto tempo. Terminata la fermentazione il vino raggiunge il suo particolare profilo sensoriale.
In base ai tempi di riposo sui lieviti in bottiglia si possono distinguere varie tipologie di Franciacorta:
il Franciacorta non millesimato, almeno 18 mesi
il Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé non millesimato, almeno 24 mesi
il Franciacorta Millesimato Satèn, Franciacorta Millesimato e Rosé Franciacorta millesimato, almeno 30 mesi
il Franciacorta Riserva Satèn, Franciacorta Riserva Rosé e Franciacorta Riserva, almeno 60 mesi.
Per l'estate non si può non azzardare un abbinamento d'eccezione: questo fantastico vino affiancato a Uramaki con tempura, incredibili le mille sfumature, sapore, setosità, freschezza e vivacità!
With the Courtesy of : – viniesaporidilombardia.it – wineblog.it – cortefusia.com – hagakuresushi.it – marzaghefranciacorta.it – oggi.it – vinoincantina.it – alimentipedia.it – letteradonna.it – wineblogroll.com – eventi-a.com – ilgiorno.it – area3v.com – yeseatis.com
Si è conclusa l'11° edizione della kermesse dedicata al Lambrusco che ha portato nelle cantine della Bassa modenese migliaia di visitatori che hanno potuto assistere a spettacoli, eventi collaterali, concerti, degustando i piatti tipici della tradizione, naturalmente "annaffiati" dal celebre "rosso".
Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi
Modena, 18 luglio 2016
Metti una serata in compagnia, un po' di musica, una ricca offerta di assaggi e degustazioni dei piatti e dei prodotti tipici della tradizione modenese, un buon bicchiere di Lambrusco e il successo è assicurato. E' stata questa, la formula vincente di Rosso Rubino – Lambrusco Wine Festival, la grande kermesse promossa dal Comune di Bomporto con il patrocinio del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e delle Città del Vino. Per un mese intero, la manifestazione ha animato le cantine della Bassa modenese, zona di produzione del celebre Lambrusco di Sorbara, con un ricco calendario di eventi, tra concerti, spettacoli e degustazioni. Ogni serata si è svolta in una cantina, dando così modo al numeroso pubblico di conoscere anche i luoghi dove le uve per la produzione di Lambrusco vengono coltivate e lavorate per dare vita alle celebri "bollicine". A fare da location suggestiva alla rassegna sono state la Cantina di Carpi e Sorbara, la Cantina Aurelio Bellei, la Cantina della Volta, la Cantina Garuti, la Cantina Divinja, la Cantina Paltrinieri e la Cantina Righi e Francesco Bellei alla Foresteria Cavicchioli.
La rassegna si è ulteriormente arricchita con una deliziosa anteprima, due cene degustazione presso i ristoranti La Lanterna di Diogene e Osteria La Fefa, e l'evento collaterale La passione incontra la tecnica che ha visto la partecipazione degli esperti dell'Accademia Sommeliers AIES presso il Ristorante Enoteca Sorbara à Vin. Gran finale tra stile, bellezza e bollicine presso l'Istituto di Bellezza T-Care che, per l'occasione, ha avuto un'ospite d'eccezione: la celebre Style Coach e Fashion blogger Carla Gozzi. Perché il Lambrusco è sempre di moda!
Tutte le foto nella galleria in fondo alla pagina
La rubrica dedicata alle "Storie del gusto" parte oggi e come le migliori ricette della grande tradizione italiana, ha un qualcosa di unico quando è semplice, di tradizione e fatta di passione.
Parma, 17 luglio 2016
Il racconto di oggi tocca passione e coinvolgimento per il buon cibo, l'onore e il forte legame con l'Italia per una continua scoperta di talento e sviluppo personale.
Il protagonista è Marco Ferrari, un ragazzo nato a Reggio Emilia, che si è stabilito con tenacia e buona volontà in Giappone e che forte di una esperienza fatta nel Paese del Sol Levante, in dieci anni di attività come responsabile di una società di intermediazione turistica, proprio fra Italia e Giappone, oggi sta promuovendo il buon cibo e i prodotti tipici di Reggio Emilia ad Osaka ed oltre i suoi confini.
La sua grande voglia di intraprendere lo ha messo in contatto con importanti chef, ristoratori ed operatori del settore, fra i quali tanti Italiani che abitando e che lavorano alacremente in Giappone, cercando di emergere e che alla fine svettano a mio parere, per qualità e preparazione, su parecchi colleghi italiani.
E' il caso della professionalità dello chef romano Fabrizio Valentini della trattoria romana Casareccio a Mukonuso vicino Kobe; leggendo nei blog giapponesi e di settore, ne esce una cucina "...commovente e di casa" o come dicono altri "...molto fedele a quella romana di una volta"..., io direi che dal punto di vista tecnico è anche molto ricercata, lo chef è preparato ed attento, tanto fedele alla tradizione romana pur ricercando tratti di originalità tipica Italiana.
Tornando invece al Samurai di Reggio Emilia, il ragazzo si è distinto per avere stretto legami e fatto parlare di se nell'ambiente e per questo ho pensato fosse il momento di scrivere di Lui perchè gli eventi e le partecipazioni enogastronomiche ai quali ci sta abituando da tempo, sono di richiamo e ben strutturati, tutto grazie anche a partner rigorosamente italiani e selezionati.
Marco è partito poco dopo il diploma superiore e concreto come sa essere, ha fatto una valutazione lucida e non di semplice istinto come potrebbe sembrare e quindi si è cimentato nella gestione di una azienda turistica a mangement di stampo americano in Giappone, in una Terra dove non era che un ragazzo di belle promesse ed in punta di piedi, ha mosso i primi passi come ricorda Lui: "Sono arrivato a Dicembre del 2005 e a Febbraio del 2006 avevo già un lavoro, che faccio ancora adesso – ricorda – Eppure non sapevo il Giapponese, ma solo l'Inglese, e non avevo più esperienza lavorativa di quando ero partito".
Oggi lavora per varie agenzie e non ha abbandonato il sogno di creare un forte legame fra Italia e Giappone proprio come nel 2014 in cui insieme pr la prima volta siamo stati impegnati nella creazione di un evento ad Osaka chiamato "I SAPORI D'ITALIA IN GIAPPONE" e dove l'idea era proprio quella di far sentire ai clienti Giapponesi alcune specialità Italiane abbinate a piatti tipici regionali con alcune selezionate eccellenze come l'Aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia della Acateia San Giacomo di Novellara, il re dei formaggi Parmigiano Reggiano ed una selezione di vini della Valpolicella della cantina di Montecariano a San Pietro in Cariano (Verona).
Ricordo le nostre telefonate kilometriche ed il progetto che ha preso forme sulle nostre divergenze e sulle nostre similitudini, la sua tenacia e la sua preparazione sulla cultura giapponese e la mia esperienza di sommelier hanno fatto rincontrare dopo vent'anni due amici che avevano condiviso l'infanzia nello stesso quartire e che oggi da adulti, da uomini, si sono ritrovati con la stessa passione e professionalità in questo campo.
Ho ritrovato una persona fedele alla tradizione e rispettosa del lavoro altrui, perfettamente integrata ed attenta al gusto emiliano nei confronti dei clienti giapponesi, assetati di spiegazioni e continui approfondimenti, un Popolo davvero affascinante e non così lontano da quello che ci rappresenta come italiani. Il Giappone ha fantasia, tradizione, cultura e rispetto per l'onore, ingredienti di cui la cucina di Marco non può fare a meno per poter costruire il ponte fra queste due culture.
Il progetto ha avuto grande successo ed ha portato a Marco nuovi spunti e punti di vista per il suo futuro che si prospetta di grande rilievo e pieno di idee innovative per il settore enogastromico e dell'ospitality.
www.facebook.com/marcoferrarigiappone
www.facebook.com/saporidellamamma
L'Equilibrista
Estate, tempo di vacanze! I più fortunati che andranno verso mete esotiche e comunque lontane da raggiungere con le diverse compagnie aeree avranno parecchio tempo da trascorrere "on board". Ecco le migliori "Wine List" per bere un buon vino tra i cieli, "have a nice flight and enjoy wine"!
Di Cecilia Novembri
La sfida nei cieli tra le varie compagnie aeree ormai ha un nuovo indicatore di qualità, un'offerta esclusiva a partire dalla lista dei vini, ormai diventata un must anche a 10.000 metri di quota.
Quali sono le compagnie migliori capaci di soddisfare anche il wine lover più esigente?
Un recente report per la First Class ha menzionato sul podio per la miglior cantina a bordo: Qantas, Emirates, Cathay Pacific e la Singapore Airlines.
Il tema del vino tra i cieli è stato affrontato da Emma Balter, giornalista dell'autorevole rivista Wine Spectator, che ha raccolto il parere di alcuni manager del settore e spiegato che preparare una carta del vino per un aereo mette di fronte a difficoltà diverse da quelle che si devono affrontare quando si stila la carta di un ristorante.
Primo fra tutti il problema di spazio per lo stoccaggio delle bottiglie sugli aeromobili, questo richiede la necessità di creare una selezione limitata ma che possa soddisfare le esigenze dei diversi viaggiatori, altro tema sono le particolari caratteristiche che devono avere i vini serviti ad alta quota: tali prodotti devono possedere specifiche caratteristiche ed essere capaci di sopportare le condizioni di pressione dell'aria, inferiore nelle cabine passeggeri rispetto a quella della sala di un ristorante.
Per cercare di fornire il miglior servizio possibile da parecchi anni ormai le maggiori compagnie aeree si avvalgono di esperti del settore e promuovono tra i dipendenti programmi di formazione intensiva sul vino, come per esempio la Emirates Airlines ha programmato lo scorso anno di investire ben 500 milioni di dollari in un programma finalizzato ad offrire vino di qualità ai suoi viaggiatori, acquistando ben un milione di bottiglie di Bordeaux.
Anche a migliaia di metri d'altezza sopra la terra si potranno dunque avere grandi soddisfazioni gustolfattive!!!
CREDITS: - bymagazine.nl – news.wtmlondon.com – flyertalk.com – kalariseventi.com – flightfox.com – fabflyer.net – qz.com – urbaneye.in – carpe-travel.com – lifestyleasia.com – youtube.com
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