Militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale Forlì-Cesena hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di sequestro preventivo di beni e ad una misura interdittiva di divieto di esercizio ed amministrazione di imprese a carico di 2 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di intestazione fittizia di beni – autoriciclaggio – appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta.
Il sequestro - disposto ai sensi della normativa antimafia dal Gip del Tribunale di Forlì (dott.ssa Monica Galassi) sulla base della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica (Sost. Proc. Dott.ssa Sara Posa), ha interessato l'intero capitale di 2 società ed il relativo compendio aziendale composto da 7 immobili (fra abitazioni e garage) ubicati in Castrocaro Terme e da attività di supermercati e macelleria (a Forlì – Forlimpopoli e Comacchio), il cui valore è stimato in € 3,3 milioni.
Tale provvedimento si aggiunge a quello già eseguito dai finanzieri nel corso del 2017 nei confronti dello stesso pluri-pregiudicato cesenate di 59 anni che, in quella occasione, aveva riguardato ulteriori beni del valore complessivo di € 2,1 milioni, portando così ad oltre 5,4 milioni di euro quanto oggetto di complessivo sequestro.
L'attività repressiva è giunta al termine di indagini eseguite dal Gruppo di Cesena a contrasto dell'illecita accumulazione di patrimoni da parte di soggetti connotati da pericolosità economico finanziaria.
In particolare, nel corso delle attività propedeutiche all'esecuzione del sequestro eseguito nel 2017, era emerso che il pregiudicato cesenate aveva costituito numerose società, operanti nel commercio di carni all'interno di supermercati, che poi aveva iniziato a dismettere a favore di soggetti di nazionalità straniera poco prima delle sentenze con cui è stato condanno in via definitiva (per fatti di bancarotta fraudolenta e ricettazione).
Le indagini del Gruppo Cesena hanno consentito di dimostrare che tali cessioni di quote societarie erano solo fittizie in quanto eseguite a favore di prestanome (molte volte nullatenenti) al solo fine di rendere immuni i beni di proprietà del pregiudicato da sequestri della magistratura. In realtà era lo stesso pregiudicato che continuava a gestirle configurandosi il reato di intestazione fittizia di beni.
Tra le ulteriori condotte penalmente rilevanti contestate agli indagati vi è anche l'attività di autoriciclaggio della somma di oltre 100 mila euro direttamente derivante dai reati di bancarotta e appropriazione indebita, che è stata utilizzata per acquistare beni all'asta già di proprietà di una delle società del pregiudicato.
Nel corso delle indagini sono state eseguite verifiche fiscali nei confronti delle società riconducibili al pregiudicato, risultate essere evasori totali che hanno ommesso di dichiarare redditi ai fini delle imposte per oltre 18 milioni di euro.
Sulla base delle risultanze d'indagine la Procura della Repubblica ha avanzato proposta per l'adozione dei provvedimenti che il GIP ha condiviso delegando il Gruppo di Cesena per l'esecuzione.
Nell'ambito dell'operazione denominata "PAGA GLOBALE", i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione ad un'"Ordinanza di misura cautelare personale con contestuale emissione di decreto di sequestro preventivo", emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, nei confronti di un sodalizio criminoso dedito alla frode fiscale ed alla truffa ai danni dello Stato.
L'ordinanza in questione ha portato all'arresto, in custodia cautelare in carcere, di un imprenditore di origini campane, stabilmente operante nel territorio parmense nel settore della impiantistica industriale, e di altre sei persone ristrette agli arresti domiciliari, a vario titolo coinvolte nella vicenda. Tra quest'ultimi, figurano cinque professionisti, di stanza nel napoletano ma operanti nel territorio parmense, che avevano messo a disposizione del dominus le proprie competenze per la realizzazione degli scopi fraudolenti.
Le indagini, condotte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Fidenza e coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso origine da un'attività di verifica fiscale avviata nei confronti di due distinte società, riconducibili all'imprenditore arrestato.
Il preliminare esame della documentazione contabile ed extracontabile ha portato alla luce, sin da subito, un meccanismo artificioso e fraudolento posto in essere ai danni dell'I.N.P.S.: uno schema criminoso che prevedeva il sistematico ed illecito ricorso agli istituti della "malattia" e dell'ammortizzatore sociale del "contratto di solidarietà". Infatti, i lavoratori dipendenti, pur risultando assenti per malattia o inseriti nel programma di riduzione dell'orario di lavoro, continuavano a lavorare nei medesimi giorni in cui sarebbero dovuti essere a riposo, percependo lo stipendio con un sistema di retribuzione ufficioso definito "paga globale". In sostanza, il lavoratore veniva retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto nazionale di categoria del settore, con una paga oraria forfettaria: le buste paga ufficiali erano regolarmente predisposte con l'inserimento delle ore da contratto sindacale, mentre la retribuzione effettiva veniva calcolata sulla base dei fogli di lavoro, con le ore effettivamente svolte.
Con tale modus operandi a farne le spese è lo Stato, sia perché eroga, al posto del datore di lavoro, indennità non dovute, sia perché incamera meno tasse a titolo di trattenute fiscali e previdenziali. A perderci, tuttavia, sono gli stessi dipendenti i quali, pur percependo nell'immediato una retribuzione più alta, non maturano la giusta contribuzione ai fini pensionistici.
Per contro, con tale stratagemma, la società era riuscita, nel tempo, a contabilizzare indebitamente ingenti crediti erariali grazie all'anticipo, per conto dell'I.N.P.S., delle indennità economiche di "malattia" e "contratto di solidarietà". Questi crediti, fittizi e non spettanti, venivano successivamente utilizzati per compensare i debiti tributari e, conseguentemente, non versare le altre imposte dovute all'Amministrazione Finanziaria (quali ritenute alla fonte, IVA e imposte sui redditi).
I dipendenti, peraltro, a loro insaputa, erano stati anche sottoposti a licenziamento collettivo e collocati in "mobilità", per poi essere immediatamente riassunti da un'altra società riconducibile alle stesso imprenditore: in questo modo, grazie alla consulenza dei professionisti compiacenti, l'imprenditore ha potuto fraudolentemente accedere alle agevolazioni previste per l'assunzione di lavoratori in "mobilità", pagando meno di un quinto dei contributi previdenziali effettivamente dovuti.
L'attività di indagine, sviluppata mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, appostamenti ed esame documentale), oltre alla già descritta truffa ai danni dello Stato, ha consentito di svelare un sistema criminoso ampio e collaudato nel quale l'imprenditore, grazie al contributo di vari professionisti ed alla costituzione di una serie di società succedutesi nel tempo, era riuscito a costruirsi una realtà contabile totalmente artefatta.
Gli artifici posti in essere, di molteplice natura, spaziavano dalla simulazione di operazioni straordinarie (affitto di rami d'azienda) all'emissione ed annotazione di fatture per operazioni inesistenti (avvalendosi di numerose società cartiere, tutte facenti capo ad un ulteriore soggetto, tratto anch'egli agli arresti domiciliari), passando per l'indebita fruizione di agevolazioni fiscali e la compensazione di tributi con crediti IVA inesistenti. Nel giro di un paio d'anni, le condotte in rassegna avevano fruttato risparmi non spettanti per oltre € 2.600.000.
Nell'ambito dell'indagine, è stato anche accertato un episodio di usura, posto in essere da uno dei professionisti coinvolti nella vicenda, nei confronti di un imprenditore del parmense. In particolare, a seguito della querela sporta dall'usurato, sono stati svolti accertamenti documentali e bancari, i quali hanno consentito di accertare l'applicazione di un tasso usurario del 117% su un prestito di 10.000 euro, concesso per sopperire ad una momentanea mancanza di liquidità.
Gli esiti delle attività investigative inducevano l'Autorità Giudiziaria all'emissione, oltre che dell'ordinanza di custodia cautelare, anche di un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta ed, in alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili, quote societarie e disponibilità liquide delle società coinvolte e dei solidali fino alla concorrenza dei tributi evasi, pari ad €. 2.300.000.
Contestualmente all'ordinanza di custodia cautelare, sono state eseguite, su disposizione della Procura della Repubblica di Parma e con l'impiego di circa 100 militari del Comando Provinciale Parma e dei Reparti del Corpo territorialmente competenti, circa 30 perquisizioni locali, in provincia di Parma, Napoli, Salerno, Modena, Reggio Emilia, Roma e Crotone, nei confronti dei 26 indagati per truffa ai danni della Stato e frode fiscale.
L'attività portata a termine testimonia la costante attenzione della Guardia di Finanza, in stretta sinergia operativa e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Parma, nella lotta all'evasione fiscale a tutela delle Entrate dello Stato, nonché il fortissimo impegno profuso dai militari del Corpo affinché i risultati conseguiti in sede investigativa possano tradursi in un concreto ed effettivo recupero erariale.
La finalità è quella di contrastare fenomeni di criminalità economico-finanziaria che producono effetti negativi o distorsivi per l'economia del territorio e che ostacolano la normale concorrenza tra le imprese, nonché quella di salvaguardare gli imprenditori onesti che rispettano le regole del mercato.
Aveva costituito una ditta individuale per il commercio all'ingrosso di abbigliamento ed accessori, operante tra Milano e Casalgrande (RE), ma dopo aver nascosto al fisco, per alcuni anni, i propri redditi, chiude l'attività e si rende irreperibile. E' quanto accertato dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia al termine di un'operazione avviata a seguito del rilevamento di numerosi indizi di pericolosità fiscale nei confronti di un imprenditore 33enne di origini cinesi, residente a Casalgrande (RE). In particolare, è stato accertato che l'imprenditore, negli anni d'imposta dal 2014 al 2016, ha nascosto al fisco redditi per circa 6,5 milioni di euro e commesso violazioni all'IVA per circa 1,5 milioni di euro, omettendo le previste dichiarazioni fiscali e, pertanto, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia per i connessi reati tributari.
Le indagini dei Finanzieri, rese difficili non solo dall'irreperibilità dell'imprenditore ma anche della documentazione amministrativo – contabile della ditta la cui conservazione è obbligatoria ai fini fiscali, sono state condotte facendo ricorso alle banche dati in uso al Corpo per la ricostruzione della posizione reddituale e proseguiranno per individuare eventuali ulteriori connesse situazioni di evasione fiscale.
La Guardia di Finanza, su delega della Procura della Repubblica di Parma, ha eseguito un importante sequestro patrimoniale nei confronti di un'impresa edile parmigiana (ora in fallimento), gestita - tramite prestanome - da un imprenditore di origini campane gravato da numerosi precedenti penali.
L'esecuzione della misura cautelare costituisce l'ultimo atto di un'operazione realizzata dalla Tenenza di Fidenza a seguito del rinvenimento, nel corso di una perquisizione eseguita all'interno del garage di un'abitazione, di gran parte dell'impianto contabile della società di costruzioni.
Dai successivi accertamenti è emerso che la predetta impresa, evasore totale, aveva omesso di dichiarare oltre 1.300.000 euro di elementi positivi di reddito complessivi, rendendosi peraltro responsabile anche di indebite compensazioni di vari tributi con crediti IVA inesistenti, per importi consistenti.
Numerose le fattispecie penali-tributarie contestate ai tre responsabili, due amministratori di diritto ed uno di fatto (l'imprenditore campano).
Per ultimo, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, delle disponibilità finanziarie della società e di quelle riconducibili al predetto soggetto, fino alla concorrenza dei tributi evasi, pari ad oltre 833.000 euro.
I militari hanno così proceduto al sequestro di quattro beni immobili ubicati nei comuni di Fontevivo (PR) e Perugia, appartenenti al dominus dell'impresa, nonché al blocco delle partecipazioni societarie allo stesso intestate.
Le suddette operazioni, nel complesso, hanno consentito - al momento - di sottoporre a sequestro beni per un valore stimato di circa 350.000 euro.
L'attività di servizio portata a termine testimonia la costante attenzione della Guardia di Finanza nella lotta all'evasione fiscale a tutela delle entrate dello Stato, nonché il fortissimo impegno profuso dai militari del Corpo affinché i risultati conseguiti in sede investigativa possano tradursi in un concreto ed effettivo recupero erariale.
In effetti, sempre più spesso l'azione delle Fiamme Gialle si traduce nell'acquisizione coattiva di beni nella disponibilità, diretta o indiretta, di soggetti inclini a comportamenti delittuosi, che operano nel settore della c.d. "criminalità economico-finanziaria".
La finalità è quella di contrastare fenomeni evasivi che producono effetti negativi per l'economia del territorio e che ostacolano la normale concorrenza tra le imprese nonché quella di salvaguardare gli imprenditori onesti che rispettano le regole del mercato.
Due società "esterovestite" risultate essere evasori totali, fenomeni di abuso del diritto e pianificazione fiscale aggressiva, milioni di euro di redditi nascosti al fisco nazionale, 6 attività ispettive a conclusione delle quali sono stati versati nelle casse dell'erario 6,5 milioni di euro a titolo di imposte evase, sanzioni ed interessi. Sono questi i principali risultati di un'articolata attività a marcata proiezione investigativa condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Modena nei confronti di un gruppo societario multinazionale operante in questa provincia e dei soci persone fisiche.
Il servizio è stato originato dalla costante attività di intelligence e di controllo economico del territorio, supportata dalla valorizzazione degli elementi informativi (alert) di rischio acquisiti tramite la consultazione delle banche dati in uso al Corpo che hanno consentito una mirata selezione dei target/obiettivi da sottoporre a controllo. In particolare, è stato accertato che il Gruppo societario verificato aveva negli anni stabilito solo formalmente le sedi di alcune delle sue strutture societarie nel Granducato di Lussemburgo, per poter beneficiare indebitamente dei vantaggi fiscali ivi riconosciuti. Gli approfondimenti hanno consentito di dimostrare che le due società lussemburghesi erano di fatto gestite dalla sede nazionale operativa del Gruppo, ubicata nella provincia modenese, circostanza che ha consentito di localizzare sul territorio nazionale la loro sede di direzione effettiva e di qualificare le stesse come "società esterovestite", con conseguente attrazione all'imposizione domestica degli ingenti profitti realizzati e occultati all'erario. Più nello specifico le verifiche fiscali condotte dalle Fiamme Gialle modenesi hanno permesso di acclarare l'assenza all'estero di una concreta ed effettiva attività imprenditoriale, l'inesistenza di un'effettiva organizzazione di uomini e mezzi idonea allo svolgimento della predetta attività d'impresa e l'insussistenza di ragioni economiche per la localizzazione all'estero delle sedi delle due società, e si sono concluse con il recupero a tassazione dei redditi conseguiti dalle due società "esterovestite".
Rilevante, in tale contesto, è risultato il ruolo di una società fiduciaria lussemburghese che ha offerto alle società esterovestite le proprie prestazioni di mera domiciliazione e disponibilità dei propri dipendenti per rivestirne il ruolo formale di amministratori, il tutto al fine di "camuffare" la presenza in quello Stato delle citate società. Le contestazioni fiscali si sono estese successivamente alle persone fisiche proprietarie del Gruppo multinazionale che, attraverso operazioni di schermatura a fronte delle quali è stato anche contestato il divieto di abuso del diritto di cui all'art. 10-bis del cd. Statuto del contribuente, avevano fatto confluire i redditi a loro imputabili (diversi milioni di euro) su ulteriori società formalmente residenti sia sul territorio lussemburghese che nella zona franca dell'isola portoghese di Madeira, al solo fine di sottrarsi alla tassazione domestica e beneficiare dei regimi fiscali più favorevoli previsti da quelle giurisdizioni estere.
A seguito delle attività ispettive dei finanzieri modenesi, che hanno valorizzato, in ossequio alle direttive impartite dall'Organo di vertice, l'efficace coordinamento operativo realizzato con gli uffici finanziari di questo territorio, le società "esterovestite" e le persone fisiche interessate hanno avviato l'iter per la definizione delle contestazioni con la locale Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate ovvero ricorso allo strumento del ravvedimento operoso, regolarizzando le posizioni debitorie con l'erario mediante il versamento della somma di circa 6,5 milioni di euro.
Inoltre, quale ulteriore effetto dell'attività fiscale svolta dalle Fiamme Gialle, va evidenziato il "rimpatrio" dei medesimi soggetti giuridici "esterovestiti", con il conseguente futuro pagamento sul territorio dello Stato delle imposte sugli utili futuri.
L'attività di servizio condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena costituisce efficace concretizzazione della quotidiana azione realizzata dalla Guardia di Finanza, unico organo di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria con competenze specialistiche in campo tributario, a contrasto dei fenomeni di evasione fiscale internazionale e di pianificazione fiscale aggressiva, nel perseguimento dell'obiettivo di ripristinare le necessarie condizioni di giustizia e solidarietà tra Stato e cittadini e di tutela della collettività, evitando il prodursi degli effetti dannosi tipici dell'evasione in termini di alterazione della normale concorrenza tra le imprese e di maggior carico fiscale per i cittadini onesti.
Un commerciante all'ingrosso non ha dichiarato redditi, scoperta evasione fiscale da oltre 33 milioni di euro.
Reggio Emilia 7 febbraio 2018 - Aveva costituito una società per il commercio all'ingrosso di saponi e detersivi, ma da 10 anni ometteva sistematicamente di dichiarare i propri redditi al fisco.
Con questa accusa il Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia un sessantottenne di origini marchigiane residente a Reggio Emilia, socio unico e legale rappresentante della società reggiana investigata.
Più in particolare è stato accertato che detta società, in questo lungo lasso di tempo, ha nascosto al fisco ricavi per circa 27 milioni di euro e violazioni all'IVA per quasi 6 milioni di euro, qualificandosi come evasore totale, avendo omesso la presentazione di tutte le dichiarazioni obbligatorie a fini fiscali.
Le indagini dei Finanzieri, scattate a seguito del rilevamento di numerosi indizi di pericolosità fiscale, si sono sviluppate attraverso l'analisi delle banche dati in uso al Corpo ed accertamenti presso fornitori e clienti della società.
Trattandosi di società unipersonale, oltre alla segnalazione degli imponibili sottratti a tassazione, è stato proposto all'Agenzia delle Entrate di traslare sulla persona fisica dell'unico socio, gli effetti fiscali dei recuperi a tassazione.
Contrasto all'abusivismo commerciale: tra gli espositori di "Modena benessere 2017" scoperto un commerciante evasore totale dal 2000.
Modena 28 novembre 2017 - Nella rete dei controlli eseguiti dai finanzieri di Modena è incappato un sessantenne trovato a vendere abusivamente capi di abbigliamento ed altri accessori presso la manifestazione fieristica "Modena Benessere" svoltasi nel comune geminiano lo scorso week end.
Già da tempo la Guardia di Finanza modenese, anche in risposta a segnalazioni pervenute da cittadini e/o associazioni di categoria in ordine a situazioni di irregolarità relative a fenomeni di commercio abusivo e di lavoro nero presenti nel tessuto economico locale, ha avviato specifiche e strutturate misure di contrasto volte a garantire una sempre maggiore tutela dell'economia legale, pianificando ed intensificando le attività di controllo economico del territorio. Attività che, per il forte richiamo di avventori ed il conseguente interesse a realizzare ingenti guadagni da parte di possibili venditori abusivi, sono estese anche ai grandi eventi fieristici che sono promossi nel capoluogo.
E in tale contesto, nel pomeriggio di sabato 25 novembre u.s., nel corso di una tipica attività d'Istituto a contrasto del sommerso da lavoro, i finanzieri del Gruppo di Modena hanno individuato presso i padiglioni del "Modena Benessere" un venditore di capi di abbigliamento privo del misuratore fiscale che, nella circostanza, si dichiarava titolare dell'omonima ditta individuale. Dai successivi approfondimenti esperiti in loco, le fiamme gialle modenesi scoprivano che la Partita Iva utilizzata dal "commerciante" era in realtà ricollegabile all'attività di agente in commercio di prodotti alimentari, bevande e tabacco, per la quale il soggetto in questione non aveva mai presentato alcuna dichiarazione fiscale dal 2000 ed era già stato sottoposto a procedura fallimentare nel 2003.
In ragione dell'accertata situazione di abusivismo commerciale, i militari hanno, da subito, proceduto ad interrompere la reiterazione della condotta illecita, ad inventariare tutti i beni nella disponibilità del medesimo, nonché ad indentificare una donna di nazionalità italiana, dichiaratasi sua collaboratrice, che assisteva i vari clienti, la cui posizione è in corso di approfondimento.
L'azione dei finanzieri di Modena testimonia concretamente come la Guardia di Finanza, attraverso l'esercizio delle tipiche funzioni di polizia economico-finanziaria, presidi sistematicamente il territorio al fine di garantire la tutela sia dei consumatori che degli stessi commercianti da tutte quelle condotte di illegalità e di abusivismo che danneggiano il tessuto economico locale e nazionale e che alterano le condizioni di libera concorrenza con gravi conseguenze per l'intera collettività.
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