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Giovedì, 22 Febbraio 2018 21:55

SF71H: lo strabismo di Venere

Presentata la nuova vettura con cui Vettel e Raikkonen disputeranno il mondiale 2018. Bella, nonostante Halo, rossa e cattiva. Ed i tifosi sognano già.

di Matteo Landi

L'attesa è finita. Un mondiale sfumato, un inverno di duro lavoro nel silenzio più assoluto. A Maranello oggi si respirava un'aria diversa. La SF71H, nuova creatura realizzata dagli uomini Ferrari, è uscita allo scoperto. Doveva essere una delle Ferrari più brutte di sempre, a causa di Halo, il nuovo dispositivo posto a protezione della testa dei piloti obbligatorio per regolamento. Ed invece tolti i veli la nuova arma del Cavallino Rampante è sembrata la solita bellissima donna, con quel piccolo difetto che accentua ancora di più le sue caratteristiche migliori. Ne accentua il fascino, è lo strabismo di Venere. Marc Genè, con il suo inglese un pò maccheronico, un pò macchiettistico, ha introdotto l'evento tanto atteso dai milioni di fans sparsi nel globo. Rossa, tanto, più della vettura che l'ha preceduta. Meno bianco ed un pizzico di grigio. La vettura con cui Vettel e Raikkonen proveranno a riportare a Maranello un mondiale che manca ormai dal 2007 (2008 per il costruttori) è un concentrato di novità.

SF71H: lavoro maniacale sul versante aerodinamico alla ricerca della massima prestazione

Non si può non notare il lavoro di fino effettuato dalla squadra di Mattia Binotto sulle diverse aree della monoposto: la bocca delle pance laterali è assai complessa, un'evoluzione estrema del concetto introdotto proprio dalla Ferrari lo scorso anno sulla SF70H. Il retrotreno è stato miniaturizzato ed unitamente alle varie appendici aerodinamiche sparse sulla vettura si cerca una minore resistenza all'avanzamento, puntando sull'efficienza, in altre parole alla prestazione pura. Specialmente in qualifica, come rimarcato dal direttore tecnico Mattia Binotto. La velocità sul giro secco è stata la vera spina nel fianco della monoposto 2017 insieme ad un'affidabilità non eccellente: quest'anno saranno solamente 3 le power unit a disposizione per ogni vettura, nell'arco dei 21 gran premi previsti dal calendario 2018. Sarà una sfida incredibile per monoposto che sono chiamate ad esprimere le massime prestazioni a fronte di percorrenze superiori persino a quelle richieste ai prototipi che corrono nel mondiale endurance.

A Maranello c'è entusiasmo. Il motto è però sempre lo stesso: "piedi per terra e testa bassa"

Una sfida che non spaventa gli uomini di Maranello. Arrivabene in parte raffredda gli animi "fino a quando non vedi la vettura scendere in pista non si sa mai quanto possa andare" in parte lascia coltivare il sogno:"i tifosi voglioni i titoli? anche noi". Giusto così, perchè la sconfitta è ammessa ma per la Ferrari l'obbligo è, e sempre sarà, provare a vincere. 22 febbraio 2018, la mente è andata ad una ventina d'anni fa quando la Ferrari usciva da anni difficili e da un mondiale, quello 1997, perso per un'inerzia in quella stregata Jerez. Era il 1998, Montezemolo non poteva più nascondersi dietro le parole e puntava deciso al mondiale dopo un digiuno che durava dal lontano 1979. Tante analogie con quel passato che poi divenne glorioso dopo due ulteriori annate sfortunate. Allora al timone della Rossa c'era un tedesco, tale Michael Schumacher, che scrisse la storia rendendo ancor più ricco il palmares Ferrari. Adesso i tifosi sperano che Vettel possa replicare anche solamente in parte il successo ottenuto dal pilota più titolato della storia. Ma sei poi sarà l'amatissimo Raikkonen, sullo sfumare della sua lunga carriera, a riportare il sorriso a Maranello, beh...ben venga.

Anche Mercedes svela la sua nuova arma

La Ferrari dovrà fare i conti con una Mercedes più agguerrita che mai. La vettura che oggi stesso hanno presentato i tedeschi si presenta apparentemente come la logica evoluzione della titolata monoposto 2017. Spaventano le forme che sono riusciti a realizzare l'ex Ferrari Aldo Costa e compagni: un posteriore così rastremato che quasi scompare nella vista dall'alto. Unitamente ad una power unit ancor più potente potrebbero assicurare ad Hamilton e Bottas prestazioni spaventose, almeno per la concorrenza. A Maranello dichiarano di aver guadagnato anche loro qualche cavallo, ma questa resta pur sempre una Formula Hybrid in cui la cavalleria la fa da padrona e gli sviluppi aerodinamici apportati a Maranello potrebbero non bastare. A Melbourne, il prossimo 25 marzo, ne sapremo di più. E chissà se la nuova Alfa Romeo Sauber motorizzata Ferrari, presentata pochi giorni fa, accompagnerà il Cavallino Rampante nelle zone nobili della classifica. Il supporto di una power unit aggiornata e la classe del debuttante Leclerc, prodotto del Ferrari Driver Academy, saranno un importante valore aggiunto per la squadra svizzera largamente finanziata da Alfa Romeo. Le prove pre-stagionali che inizieranno il 26 febbraio a Barcellona potrebbero essere l'antipasto di un mondiale da sogno.

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Il 22 febbraio saranno presentate Ferrari e Mercedes. A seguire tutte le altre. Il 25 marzo scatterà il primo Gran Premio dell'anno: ecco a voi cosa vi aspetterà. Buon Mondiale a tutti!

di Matteo Landi

Lo scorso campionato ci ha consegnato l'ennesima vittoria Mercedes, frutto non di una lotta interna dei piloti della casa teutonica, com'era stato dall'inizio dell'era turbo-elettrica inaugurata nel 2014, ma di una rivalità con Ferrari, tornata finalmente ai livelli che le competono. Ben cinque vittorie per la casa di Maranello che si è dovuta piegare di fronte all'affidabilità ed alle performance della Mercedes. Hamilton ha raggiunto il quarto iride in Messico, con due ben due gare d'anticipo, ma se Vettel e la Ferrari non fossero incappati nella nota, sventuratissima, trasferta asiatica chissà come sarebbe andata a finire. Con i "se" e con i "ma" la storia non si fa ma il futuro è ancora da scrivere. E l'immediato, mancano ormai due mesi circa all'inizio del mondiale 2018, parla di un nuovo regolamento tecnico che cambierà notevolmente l'aspetto delle vetture e darà ancora più importanza al fattore affidabilità. Fattore che già ha fatto la differenza nella seconda parte della stagione 2017, quando la Ferrari incappava in problemi di ogni tipo e la Mercedes viaggiava come un treno. Nel 2018 le power unit disponibili, senza incorrere in penalità, per ogni pilota scendono a 3 per tutta la stagione, in luogo delle già esigue 4 del 2017. Non un cambiamento da poco se si considera, fra l'altro, che le gare saliranno a 21, una in più rispetto alla scorsa stagione.

La novità visibile sarà invece Halo: vistosa protezione della testa del pilota che farà salire il peso delle monoposto, diminuire la visibilità degli stessi piloti ma garantirà la loro sicurezza in caso di impatto frontale con oggetti o gomme. La sicurezza ha fatto passi da gigante, in questo caso a discapito dell'estetica delle monoposto che saranno più inguardabili di un lampo riflesso in uno specchio, e se tale dispositivo fosse stato sulla Ferrari di Massa nel 2009 il pilota brasiliano non sarebbe finito in ospedale e la sua carriera, chissà, avrebbe preso un'altra piega. Halo, tuttavia, non avrebbe evitato la tragedia di Bianchi: come dichiarato anche dal padre del pilota niente avrebbe potuto evitare la tremenda decelerazione. Ed è paradossale se si pensa che proprio quel dramma ha convinto le alte sfere della Federazione ad incentivare e promuovere la ricerca di qualcosa che proteggesse l'unica parte vulnerabile dei piloti: la testa. Halo è così qualcosa di sicuramente utile ma anche il parafulmine di cartone per un'istituzione che, trovatasi sotto accusa dopo la morte del francese, ha risposto con un dispositivo che snatura "l'ordinaria" silouette delle monoposto della categoria regina.

Considerazioni estetiche a parte le nuove monoposto che saranno presentate a breve, Ferrari e Mercedes apriranno le danze il 22 febbraio, andranno sicuramente più forte delle precedenti, in virtù anche di gomme Pirelli più soffici e quindi più prestazionali e saranno le regine di un campionato che si preannuncia fra i più esaltanti di sempre se si pensa alle sfide annunciate e promesse ed ai valori in campo. Andiamo a vedere quali saranno le squadre ed i piloti che vedremo il 23 marzo a Melbourne per le prove libere che sanciranno l'inizio del campionato. Un campionato non più visibile sui canali Rai, un pugno nello stomaco per tanti appassionati che ancora oggi ricordano le parole scandite da Mazzoni mentre Schumacher tagliava il traguardo a Suzuka nel 2000 riportando "i colori dell'arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante". I Gran Premi saranno invece regolarmente trasmessi da Sky che si avvarrà della rete in chiaro TV8 per qualche diretta e per le differite, come già avviene con il motomondiale.

Mercedes: Lewis Hamilton – Valtteri Bottas

E' la squadra dominatrice dell'era ibrida. Dal 2014 non perde un titolo, piloti o costruttori che sia. Lo scorso anno ha trovato finalmente una degna antagonista nella Ferrari ma ha primeggiato ancora. Hamilton ha sempre meno punti deboli e se accanto non ha un Rosberg che può destabilizzarlo non si vede come possa sfuggirgli il quinto titolo mondiale con il Bottas che abbiamo visto nel 2017: altalenante, capace di belle vittorie ma anche di brutte figure come il testacoda in regime di safety car che lo ha visto protagonista durante il Gp di Cina. Finora si è mostrato un buon pilota, capace di portare tanti punti ma non ancora in grado di lottare per il titolo. E' tutto qui quello che può fare o migliorerà? Intanto in Mercedes si accontentano di Hamilton, che non è poco. Dunque Mercedes è la principale candidata al titolo 2018.

Ferrari: Sebastian Vettel – Kimi Raikkonen

Per la prima volta dal 2014, stagione che ha inaugurato il nuovo corso della F1, la Ferrari nel 2017 ha mostrato gli artigli. Una squadra, negli ultimi anni, rivoluzionata secondo la teoria dell'organizzazione "orizzontale" voluta dal Presidente Marchionne. Durante la scorsa stagione è rimasta a lungo in corsa per il titolo con Vettel, poi disavventure tecniche hanno spento i sogni di gloria. Per puntare al titolo iridato nella stagione che partirà a marzo servirà ancora più determinazione. Servirà una vettura in grado di assicurare ottime performance ed un'affidabilità assoluta: niente può essere lasciato al caso, pena un altro secondo posto nel mondiale o giù di lì. E per i tifosi e la stessa Ferrari sarebbe troppo poco. Il 22 febbraio Ferrari presenterà la nuova arma, pochi giorni dopo sarà con le altre squadre in pista a Barcellona ed avremo i primi responsi. Ma a Maranello dovranno dimostrare di essere capaci di sviluppare, a campionato in corso, la monoposto con la stessa efficacia degli uomini Mercedes, cosa non riuscita nel 2017, per non parlare degli anni precedenti. In quanto a Raikkonen, nel 2017 è stato molto più produttivo di quanto la classifica finale del mondiale abbia recitato: avrebbe potuto vincere a Monaco ed a Budapest ma ha sempre fatto l'uomo squadra lasciando punti al compagno Vettel. Per definire il suo stato di forma e le sue chance di ben figurare, e perchè no lottare per il titolo, saranno determinanti le sue performance nelle prime gare del Mondiale che deve disputarsi: non dimentichiamoci che nel 2017, mentre Vettel era protagonista di un avvio di mondiale da favola, Raikkonen faticava non poco a trovare una "chimica" con la propria monoposto lasciando per strada punti pesanti, divenendo così non più un contendente al titolo ma il semplice scudiero di Vettel. In merito al tedesco, se avrà la vettura giusta sarà sicuramente in grado di contendere il titolo ad Hamilton. La velocità non gli manca. Se alla vettura invece mancherà qualche decimo di secondo dovrà lasciare fuori dall'abitacolo quel nervosismo che lo scorso campionato gli è costato qualche punto: Baku docet.

Red Bull: Daniel Ricciardo – Max Verstappen

Doveva essere la nuova regina dell'era dei "mostri" (ricordiamo il cambio regolamentare del 2017 che ci ha riportato indietro nel tempo, a vetture più larghe dotate di gomme più ampie) ed invece è rimasta a cavallo fra il ruolo di sfidante principale della capofila Mercedes e quello della semplice comprimaria. Verstappen è la nuova stella della F1 ma ancora mostra un rendimento discontinuo e dovrebbe fare un bel bagno d'umiltà: siamo ancora davanti ad un ragazzo prodigio ma non ad un uomo. Ne gioverebbe la sua crescita professionale. Ricciardo è un top driver affermato, troppo spesso sottostimato, ha ormai la maturità per puntare al titolo. Se avrà la vettura buona sarà una vera spina nel fianco per Hamilton. Adesso Adrian Newey è totalmente concentrato sul progetto F1, dopo la divagazione chiamata "Aston Martin Valkyrie": per Ferrari e Mercedes potrebbero essere dolori.

Force India: Sergio Perez – Esteban Ocon

E' il miracolo di questa F1: budget ridotto, proprietario ricercato dalla legge, senza un rapporto diretto con un costruttore ma semplice cliente Mercedes. Eppure nel 2017 è giunta quarta nel mondiale e potrebbe ancora stupire. Perez è un pilota esperto, ha messo da parte le esuberanze di cui era protagonista in giovane età mantenendo la velocità che sempre lo ha contraddistinto. La scorsa stagione il suo compagno Ocon qualche volta gli ha fatto perdere le staffe, ma Sergio si trova di fronte ad un pilota veloce quanto lui ma con una voglia di emergere devastante. Ocon è un gioiello, Force India si è assicurata un potenziale campione. Ne vedremo delle belle.

Williams: Lance Stroll – Sergej Sirotkin

La favola Kubica, pilota velocissimo gravemente infortunato durante un rally nel 2011 che nel 2018 sembrava poter rientrare proprio con la squadra inglese in F1, è svanita. In parte: Kubica sarà il terzo pilota, andrà al simulatore e se sarà necessario sostituirà uno dei titolari. Sirotkin, il nuovo arrivo, debuttante, non è solamente un "portatore di valigia": ha in dote uno sponsor di livello assoluto come la banca russa SMP ma anche un piede pesante, come mostrato finora nelle formule propedeutiche. Il russo sarà da tenere d'occhio. In merito a Stroll che dire: ha un futuro luminoso o ha già mostrato di cosa è capace? Bollato come pilota "portasoldi", anche lui, nel 2017 è stato capace di sprazzi luminosi, vedi podio a Baku, e di subire sonore batoste dal pensionante Massa. Vedremo. Williams ha ancora la power unit Mercedes ma sembra plafonata fra la quarta e la quinta posizione del mondiale. Niente male ma neanche in linea con il curriculum della squadra inglese.

Renault: Carlos Sainz Jr. - Nico Hulkenberg

Budkowski è l'ex responsabile tecnico della Federazione ed ha fatto imbufalire l'intero Circus. Renault a parte, che si è assicurata i suoi servigi assumendolo dopo un breve "gardening leave". Polacco, conosce tutti i segreti tecnici delle squadre di F1 ed adesso Renault potrebbe beneficiarne non poco. Se a Melbourne le vetture francesi andranno forte ci saranno polemiche a non finire. Sainz e Hulkenberg sono due ottimi piloti: il primo in fase crescente, il secondo "bloccato" nella crescita da vetture mai abbastanza competitive. Entrambi, se avranno un'ottima vettura, si affacceranno più volte alle posizioni che contano. Ne siamo certi.

Toro Rosso: Pierre Gasly – Brendon Hartley

I due piloti della squadra faentina non sono mai entrati in top ten. Hanno pochissima esperienza nella massima formula ma qualche dubbio sorge spontaneo: stavolta in Toro Rosso hanno fatto scelte azzardate? Hartley è campione del mondo endurance, bocciato in passato dalla stessa Red Bull che smise di finanziargli la carriera. Ma adesso l'academy austriaca non ha niente di meglio e questa è la line-up Toro Rosso. Sia ben chiaro, Gasly è sempre stato rapidissimo nelle altre formule, ma ancora il suo potenziale è tutto da scoprire. Per quando riguarda Hartley, appunto, c'è da capire se sarà un pilota in grado di competere ad alti livelli anche nel grande Circus della F1 oppure se semplicemente è un pilota strutturato per le corse di durata. In Toro Rosso comunque le auto le sanno fare e siamo sicuri che anche quest'anno sforneranno un prodotto buono per la zona punti. Se saranno in grado di arrivare più in alto, beh, tanto di guadagnato. C'è però da considerare che nel 2018 a Faenza avranno in esclusiva le power unit Honda: lo scorso campionato i giapponesi hanno fatto importanti passi in avanti ma l'affidabilità resta un'incognita.

Haas: Romain Grosjean – Kevin Magnussen

Squadra americana, "comandante" altoatesino. Steiner, team principal Haas, ha fatto infuriare gli addetti ai lavori di oltre oceano: per lui non ci sono driver americani in grado di pilotare con efficacia una Formula 1. Punto. Quindi cosa c'è di meglio al momento di Grosjean e Magnussen? Entrambi si sono ben comportati nel 2017, hanno portato a casa punti. Quello che li viene chiesto. Ancora discontinui però, specialmente Kevin. Haas beneficia della power unit Ferrari e già questo garantisce una bella spinta. In più, compatibilmente con le loro aspettative, non hanno mai sbagliato una vettura dal loro debutto in F1, avvenuto nel 2015. Ci sono tutte le premesse perchè possano ripetersi anche nel campionato 2018, i primi test saranno fondamentali per capire se potranno puntare anche più in alto.

McLaren: Fernando Alonso – Stoffel Vandoorne

Honda bye bye ed i sorrisi sono tornati. Il direttore esecutivo Zak Brown garantisce anche una McLaren bella tappezzata di sponsor. Una bella novità dopo anni di magra. I soldi venivano garantiti da Honda, adesso non c'è più ma in McLaren si stanno attrezzando e con la power unit Renault, coniugata con un buon telaio - difficilmente lo sbagliano - Alonso tornerà a sorridere. Quanto? E' presto per dire se saranno in grado di lottare per l'iride ma qualche grattacapo a Ferrari e Mercedes lo daranno di sicuro.

Sauber: Marcus Ericsson – Charles Leclerc

La cenerentola del mondiale 2017 ha cambiato faccia: nuovo title sponsor Alfa Romeo, nuovo pilota su cui puntare in alto, il debuttante monegasco Leclerc. Le vetture svizzere saranno equipaggiate dalle stesse power unit che monteranno in Ferrari. Insomma, ossigeno puro con i contanti Alfa Romeo, richiamo mediatico che ad Hinwil non si vedeva dai tempi BMW, quelli della vittoria di Kubica nel 2008 per intenderci. Ericsson rimane in F1, nonostante le sue scarse prestazioni, prive di acuti, ma garantisce sponsor in grado di dare una mano bella grande alle economie della squadra svizzera. Il mondiale 2018 potrebbe non avere più una squadra solitaria in fondo alla classifica, staccata dal gruppo, e con Leclerc potrà affacciarsi più volte alla zona punti. Il blasone Alfa Romeo merita di più ma siamo solo agli inizi di una join venture che potrebbe portare belle sorprese.

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Alfa Romeo torna nella massima Formula. Sarà Alfa Romeo Sauber F1 Team. Il progetto è stato presentato questa mattina ad Arese e già fa vibrare i cuori degli appassionati.

di Matteo Landi

"Oggi ho ucciso mia madre", pensa Enzo Ferrari il 14 luglio del 1951, mentre Froilan Gonzalez taglia per primo il traguardo consegnando alla Ferrari la prima storica vittoria in Formula 1, davanti all'Alfa Romeo di Juan Manuel Fangio. Scoppia in lacrime e ripensa al suo cammino nelle corse. Dopo aver pilotato le vetture della casa del Biscione, le gestì con la sua Scuderia prima dell'investitura della carica di Direttore Alfa Corse. Poi, nel 1939, arrivò il brusco divorzio ed Enzo Ferrari continuò per la sua strada, sfidando il "mostro sacro" fondato nel 1910 a Milano. Quel giorno di luglio del 1951 Ferrari si prese una rivincita che scrisse la storia della sua squadra, della sua azienda e persino delle corse. Alfa Romeo vinse i primi due mondiali di Formula 1, fra il 1950 ed il 1951, toccando il suo punto di massima competitività. Lasciò definitivamente la categoria al termine della stagione 1985 (tralasciando la successiva breve permanenza come semplice "motorista") dopo precedenti addii e ritorni. Grazie anche a Ferrari, la casa italiana che la sconfisse circa 70 anni fa, Alfa Romeo tornerà in Formula 1. Si tratterà di fatto di un rebranding e di un apporto di capitali che trasformerà l'attuale team Sauber in "Alfa Romeo Sauber F1 Team". Alfa Romeo quindi non darà un nome diverso alle power unit Ferrari in dotazione alla squadra con sede in Svizzera, ma sarà lo sponsor principale che colorerà le monoposto in pista il prossimo anno. Uno dei più grandi successi di Marchionne, in grado di creare un'operazione che fa vibrare i cuori degli appassionati sfruttando la duratura collaborazione Sauber-Ferrari, vero ponte che ha portato al meraviglioso ritorno.

Alfa Romeo: cuore da corsa

Se si pensa ad Alfa Romeo ed alle corse vengono senz'altro in mente le cavalcate agli inzi degli anni 2000 di Fabrizio Giovanardi con la sua rossissima 156, stupendo vincitore nell'Europeo Turismo. Senza dimenticare il titolo vinto da Nicola Larini nel 1993 nel tedeschissimo DTM: l'italiana Alfa fece irruzione nel prestigioso campionato battendo, con l'affascinante 155 V6 TI, l'armata Mercedes. Ma andando più indietro nel tempo non si può dimenticare la bella pole position conquistata da Bruno Giacomelli, nel Gran Premio Usa-Est del 1980, sfociata in una gara conclusa anzitempo per problemi al motore. Una storia in chiaro-scuro quella che la casa del Biscione ha vissuto negli anni '80 in F1, terminata con la fornitura del motore alla Osella, benchè lo stesso fosse stato rinominato con il nome della scuderia per evitare danni d'immagine ad Alfa Romeo. Ma che F1 ed Alfa Romeo siano una cosa sola lo dice la storia della stessa categoria, nata contemporaneamente alla doppia affermazione mondiale della casa milanese, vincitrice per altro di 10 gran premi. Se la Ferrari è regina e principale attrice della massima formula, si può dire che Alfa Romeo sia la "madre" della stessa categoria. Così viene naturale pensare che l'anomalia non stia nel ritorno Alfa Romeo in F1, quanto nella sua assenza dal lontano 1985 come costruttore totale e dal 1988 come fornitore di motori.

La presentazione ad Arese

Questa mattina è avvenuta la presentazione del progetto e della nuova livrea presso il Museo dell'Alfa Romeo di Arese. Sono intervenuti Sergio Marchionne, Pascal Picci, Jean Todt e il grande capo Chase Carey, spendendo parole entusiaste. L'avvento del marchio Alfa Romeo nella massima Formula ha senz'altro portato freschezza alla Formula 1, a pochi giorni dalla minaccia di abbandono della Ferrari se le regole future non saranno gradite dalla casa di Maranello. Minaccia che, visto il nuovo ingresso, adesso si fa inconsistente. I piloti Marcus Ericcson ed il fenomeno del Ferrari Driver Academy, vincitore dell'ultimo campionato di F2, Charles Leclerc hanno sollevato il velo che copriva una vecchia Sauber tinta dai nuovi colori Alfa Romeo Sauber F1 Team: tanto bianco con un posteriore rosso, il cuore, su cui campeggia in bella evidenza il marchio Alfa Romeo. A proposito di piloti: peccato per Giovinazzi, terzo pilota Ferrari e membro della stessa Academy. L'italiano ha debuttato quest'anno in F1 disputando un paio di GP in sostituzione del titolare Sauber Pascal Wehrlein. Le sue possibilità sono state di fatto annientate dagli sponsor portati dal già titolare Ericcson. Peccato, ma questo non deve abbassare l'entusiasmo che si è creato intorno a questo magico ritorno.

2018, nuova frontiera della casa del Biscione

Adesso ci aspetta un campionato in cui coabiteranno nuovamente Ferrari ed Alfa Romeo, seppur con diverse ambizioni, come nei primi anni '50. La nuova entrata dovrà fare i conti con la gestione Sauber, diretta da un Frederic Vasseur entusiasta di una join venture che porterà la sua squadra sotto i riflettori dopo anni disgraziati. La casa elvetica ha infatti terminato il campionato 2017 all'ultimo posto, scontando anni di vacche magre in cui i piloti paganti sono stati l'unico modo per attirare le risorse necessarie a chiudere un budget che raramente ha previsto lo sviluppo della vettura necessario per tenere il passo della concorrenza. Il prossimo anno Alfa Romeo Sauber correrà con i propulsori Ferrari 2018, già questo un passo in avanti considerando che nella stagione appena trascorsa la squadra elvetica si è avvalsa di unità motrici datate 2016 e quindi obsolete. Ci sarà da vedere poi quale sarà l'apporto Alfa Romeo a livello tecnico ma l'entusiasmo è alle stelle e l'energia positiva che genererà questo accordo non potrà che far bene a tutta la scuderia. Bentornata Alfa Romeo e in bocca al lupo!

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Domenica, 26 Novembre 2017 19:03

F1, Abu Dhabi: Bottas brilla nei titoli di coda

Vince il finlandese di casa Mercedes davanti ad Hamilton. Vettel va sul podio. Arrivederci F1, è stato un 2017 da urlo

di Matteo Landi

Sotto ai fuochi artificiali il campione del mondo Hamilton ed il vincitore dell'ultimo Gran Premio stagionale Bottas escono fuori pista, sulle distese infinite di asfalto, per fare burnout, fra il fumo degli pneumatici consumati dopo gli ultimi km del mondiale e le luci artificiali di Yas Marina. Felipe Massa li accompagna nei festeggiamenti facendo anche lui "ciambelle" dopo un decimo posto ed una buona gara che sanciscono il suo definitivo addio alla massima Formula. A differenza dello scorso anno stavolta non ci saranno ripescaggi per lui. Se ne va dopo una carriera di alti e bassi, vittorie strappalacrime come quella del Brasile 2006 e momenti difficili come la molla presa in testa in Ungheria nel 2009 e quel "Fernando is faster than you" scandito dal box Ferrari che, nel Gran Premio di Germania 2010, lo relegò per sempre al ruolo di gregario dell'allora team mate Alonso. Fra i festeggiamenti dei vincitori ed i saluti dell'ultimo brasiliano sulle piste della Formula 1 - dal prossimo anno ci sarà un vuoto incolmabile nella lista degli iscritti - fa capolino Vettel, terzo, sorridente ma un pò frastornato dal pesante distacco subito dal duo Mercedes: 19 secondi dal vincitore Bottas sono un divario troppo grande per chi ha lottato per il mondiale con Hamilton, da quest'anno quattro volte mondiale come il tedesco di casa Ferrari. Buon per Vettel che ha conservato il secondo posto in campionato. Meritatamente, visto che con la sua Ferrari, sventure tecniche a parte, ha seriamente impensierito la leadership Mercedes dopo anni di dominio incontrastato della casa teutonica.

Abu Dhabi: luci e fuochi d'artificio, non in pista

Non c'è molto da dire in merito all'ultima gara della stagione. E, dopo un campionato spettacolare come quello che abbiamo appena vissuto, dispiace. Meno male che come al solito a centro gruppo se le sono suonate di santa ragione perchè là davanti, ritiro di Ricciardo a parte, ci sono state poche emozioni e Bottas, Hamilton, Vettel, Raikkonen e Verstappen sono arrivati nello stesso ordine in cui sono partiti. Peccato per l'australiano, baciato dalla sfortuna in questo finale di stagione, che ha subito l'onta del definitivo sorpasso di Raikkonen in classifica mondiale. Hamilton, Vettel, Bottas, Raikkonen, Ricciardo e Verstappen, recita la tabella punti del 2017, a voler rimarcare il tema della stagione: Mercedes e Ferrari in lotta tra loro con Red Bull prima degli altri, pronta ad approfittare delle giornate storte delle due squadre di vertice.

Le sentenze dell'ultima gara: Renault sesta nel mondiale, Toro Rosso si lecca le ferite

Il Gran Premio di Abu Dhabi ha consegnato il sesto posto nella classifica costruttori alla Renault che, proprio grazie ad un sesto posto conquistato negli Emirati Arabi dal suo pilota Hulkenberg, ha superato la Toro Rosso all'ultimo tuffo. A Faenza hanno confermato per il 2018 l'attuale coppia Gasly-Hartley, capace, si fa per dire, di non ottenere neanche un punto nelle ultime tre gare. L'ultimo punto conquistato dallo junior team Red Bull risale a più di un mese fa dal silurato Kvyat. A Faenza avranno fatto una scelta improntata al futuro, scegliendo di svezzare l'attuale inesperta coppia di piloti, ma quando il prossimo anno si metteranno le mani in tasca per chiudere il budget troveranno qualcosa come circa 10 milioni in meno, quanto passa in termini di proventi F1 distribuiti alle squadre in base alla classifica costruttori dell'anno precedente. Non esattamente bruscolini per chi corre a centro classifica. Potranno però contare sulla power unit Honda, ad Abu Dhabi capace con Alonso di sverniciare la Williams-Mercedes di Massa.

Alonso nono nell'ultima gara dell'incubo McLaren-Honda

Lo spagnolo ha artigliato i due punti del nono posto chiudendo dignitosamente, ma lontano dalle aspettative, la convivenza McLaren-Honda. I giapponesi avranno di fronte un inverno per affilare le armi e preparare una più competitiva ed affidabile power unit, partendo però da una base 2017 decisamente più convincente rispetto a quella 2015 con cui tornarono nella massima formula. Se a Faenza potranno con soddisfazione giovare degli sforzi profusi dal connubio McLaren-Honda nelle ultime difficili annate, necessarie alla casa del sol levante a prendere le misure con il difficile regolamento tecnico attuale, Alonso e compagni si troveranno nella paradossale situazione di gareggiare con un motore Renault clienti. Echeggiano ancora le dichiarazioni dell'ex McLaren Ron Dennis "segnatevi bene le mie parole: torneremo a vincere assieme, e quando lo faremo domineremo", riferendosi nel 2015 alla fresca accoppiata McLaren-Honda. Ce le siamo segnate Ron, ma adesso è arrivato il momento di gettare l'appunto.

Nuovo logo, nuova Formula 1

Con l'ultimo Gran Premio della stagione se ne va l'attuale logo della Formula 1, retaggio di epoche che non ci sono più, sancendo il definitivo passaggio di consegne dal vecchio Ecclestone a Liberty Media. La prossima stagione porterà con se importanti novità tecniche, come l'obbligo di utilizzo di sole tre power unit a stagione per vettura e l'introduzione di Halo, dispositivo antiestetico necessario per la sicurezza della testa dei piloti che renderà le vetture simili a delle ciabatte infradito ma grazie al quale Massa, se l'avesse avuto, avrebbe evitato il già citato brutto infortunio del 2009. L'inverno ci dirà se la Ferrari confermerà il suo ritorno al vertice dopo un 2017 di alti, ben 5 vittorie e due doppiette, e bassi, racchiusi soprattutto nella difficile trasferta in estremo oriente. Le gioie non sono mancate per gli uomini Ferrari che adesso sono chiamati a vincere un mondiale che manca dall'ormai lontano 2007.

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Domenica, 12 Novembre 2017 21:32

F1, Gp del Brasile: Samba Ferrari!

Vettel torna alla vittoria. Sul podio anche Raikkonen per una domenica tutta rossa Ferrari. Hamilton rimonta stupendamente ma si imbatte nella stoica difesa del finlandese che gli nega il podio. Ferrari, un bel modo per affermarsi al vertice, nonostante il mondiale perso

di Matteo Landi

Dopo nove anni la Ferrari torna a vincere in Brasile. Quinta vittoria stagionale per la casa di Maranello a dimostrazione che senza gli inconvenienti patiti durante la trasferta asiatica Vettel avrebbe potuto giocarsi il mondiale all'ultima gara. A titolo già assegnato, ad Hamilton, la Ferrari torna a recitare il ruolo che le compete e Vettel ritrova una vittoria che gli mancava dal 30 luglio scorso. Nel mezzo una valanga di problemi occorsi alle rosse, proprio quando Arrivabene e compagni si preparavano alla volata finale. Il Brasile riporta il sorriso a Maranello. Indipendentemente da come andrà l'ultima gara della stagione che si disputerà fra due settimane ad Abu Dhabi, c'è da applaudire una squadra che è saputa tornare ai vertici dopo un 2016 da incubo, in un 2017 in cui Hamilton, senza più Rosberg in griglia, avrebbe potuto dominare a piacimento visto il nuovo compagno di squadra Bottas, buon pilota ma come da pronostici non ai livelli del predecessore campione del mondo 2016.

Bella pole position di Bottas ma Vettel si dimostra su un altro livello

Ad Interlagos il finlandese di casa Mercedes aveva l'occasione per tornare alla vittoria dopo la bellissima pole position conquistata. Alla partenza della gara l'aggressività del quattro volte campione del mondo Vettel, desideroso come non mai di tornare al trionfo viste anche le vicissitudini occorse ad Hamilton, ha avuto la meglio ed alla prima curva il tedesco ha costruito la vittoria infilando un Bottas parso quasi sorpreso dalla manovra del ferrarista. Vettel ha poi gestito la gara, tenendo a distanza di sicurezza la Mercedes del rivale, e cercando contemporaneamente di non affaticare inutilmente gli pneumatici. Ha così ottenuto un meritato trionfo davanti a Bottas e Raikkonen. Il finlandese di casa Ferrari è andato sul podio per la terza gara consecutiva resistendo nel finale al rimontante Hamilton. I detrattori dell'ultimo campione del mondo Ferrari saranno rimasti delusi dalla tenace opposizione di Raikkonen, arrivato più volte a ruote bloccate al termine del rettilineo principale pur di negare all'inglese l'affondo decisivo.

Hamilton: strano weekend fra l'errore del sabato e la rimonta della domenica

Il fresco tetracampione del mondo ha vissuto uno dei suoi weekend più controversi. Arrivato in Brasile con la voglia di "asfaltare" i rivali per ribadire la sua supremazia, al primo giro di qualifica ha compiuto un errore da principiante quando ha perso il posteriore della sua vettura e finendo contro le protezioni. Una doccia di umiltà per la superstar della Formula 1. Si è rifatto in gara: partito dalla pit lane ha rimontato velocemente dal fondo del gruppo fino ai margini della top five ed a pochi giri dalla fine sembrava quasi in grado di poter andare a contendere addirittura la vittoria a Vettel. Forte della strategia opposta rispetto agli altri top driver (ad eccezione di Ricciardo, sfortunato in partenza e costretto ad una rimonta che l'ha portato al sesto posto finale) è partito con le più durevoli gomme soft, lasciando all'ultima parte di gara le più prestazionali supersoft. Liberatosi al 58esimo giro di un poco convincente Verstappen non è poi riuscito ad avere la meglio su Raikkonen che gli ha negato la gioia del podio. Dalla gara scorsa l'inglese è campione del mondo 2017 ma paradossalmente non è riuscito ancora a festeggiare il suo titolo dall'alto di un podio. E stavolta, a differenza dello scorso Gran Premio del Messico, la mancanza è da ascrivere a demeriti tutti suoi. Le ultime due gare non cancellano comunque quanto di straordinario fatto da Hamilton in questo campionato e l'errore nelle qualifiche brasiliane, ad onor del vero, è il primo grande sbaglio compiuto quest'anno dal campionissimo di Stevenage.

Massa, l'addio (definitivo) al suo pubblico. Il saluto di un uomo che ha fatto la storia del Circus

Sul circuito che sorge nella periferia di San Paolo le emozioni non sono state vissute solamente nel box Ferrari. La penultima gara della stagione ha coinciso con l'ultimo Gran Premio del Brasile per l'idolo di casa Felipe Massa. Dopo l'addio struggente della scorsa stagione ed il ripescaggio della Williams, che lo ha voluto ancora un anno come chioccia di Stroll e pilota d'esperienza della squadra, Massa ha festeggiato il definitivo saluto al suo pubblico con una prestazione da incorniciare: un bel settimo posto dietro ai tre top team Ferrari, Mercedes e Red Bull. 11 vittorie ed un mondiale accarezzato, festeggiato e sfumato nel 2008, beffato all'ultimo tuffo da Hamilton. Debuttò nel 2002 in Sauber e, dopo essersi fatto velocemente le ossa nella squadra elvetica, ha fatto la storia della casa del cavallino rampante vivendo nel 2009 il rischio più grande della sua lunga carriera quando in Ungheria, colpito alla testa da una molla persa dalla Brawn di Barrichello, riportò una commozione cerebrale con frattura che lo costrinse ad un momentaneo stop forzato alle corse. Massa, un pilota che ha ricevuto tanto dalla F1 ma che avrebbe meritato anche di più, vivrà fra due settimane l'ultimo weekend di corse nella massima formula e c'è da scommettere che mancherà tanto ai suoi tifosi ed allo stesso ambiente del grande Circus.

Alonso: ottavo d'orgoglio

Grande prova anche di Alonso, ottavo al traguardo. Dopo un'ottima qualifica ed il sesto posto in griglia di partenza, ha tenuto per tutta la gara un passo sconosciuto alla McLaren di questa stagione. Nel finale ha provato ad avere la meglio su Massa, arrivando a pochi decimi dalla Williams del rivale. Durante la gara la squadra gli ha più volte ricordato il margine che aveva sul rimontante Perez. Per contro lo spagnolo ha risposto ribadendo che il suo interesse era raggiungere chi gli era davanti più che difendersi da chi aveva alle spalle. Quasi una filosofia per il due volte campione del mondo, pronto a spronare una McLaren che sembra aver trovato il bandolo della matassa proprio ora che si accinge a salutare la motorizzazione Honda. Tre anni di sofferenze, passati a sviluppare e rendere affidabile una power unit costantemente in carenza di cavalli ma che ad Interlagos si è difesa piuttosto bene sul lungo rettilineo principale. Il prossimo anno i motori giapponesi equipaggeranno le Toro Rosso ed il rischio che a godere dei benefici, derivanti dai tre anni di apprendistato, sia una squadra che sino ad ora non vi ha investito neanche un dollaro è concreto.

Ed adesso l'ultimo Gran Premio dell'anno

Ad Abu Dhabi vivremo l'atto finale di un mondiale che ci ha riconsegnato una Ferrari in grado di competere per il titolo, vinto meritatamente ancora una volta dalla Mercedes, per la prima volta dell'era turbo-ibrida con una rivale in grado di impensierirla. Un campionato di alti e bassi per la squadra di Maranello, capace fino ad ora di 5 bellissime vittorie ma anche di tonfi inaspettati. Un 2017 altalenante per la nuova star Verstappen, in difficoltà ad inizio stagione, spesso afflitto da problemi tecnici ma capace di tornare alla vittoria per ben due volte e per il compagno di squadra Ricciardo, vittorioso a Baku ma sfortunatissimo nella seconda parte di stagione. Un alloro conquistato da chi ha avuto tendenzialmente la migliore vettura del lotto, sbagliando nel complesso meno dei rivali. Ci aspetta ancora una gara, a mondiale già assegnato ma emozioni non ancora sopite.

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Verstappen arbitro del campionato, dopo Singapore decide ancora la gara di Vettel. Il tedesco rimonta fino al quarto posto. Hamilton, tamponato dal ferrarista ed ultimo al primo giro, rimonta con difficoltà ma si assicura il titolo.

di Matteo Landi

Quarto titolo mondiale, come Prost ed il rivale Vettel. In Messico, com'era prevedibile, Hamilton ha conquistato il mondiale con due gare d'anticipo. Avrebbe voluto festeggiare anche la vittoria di tappa. Ma dopo l'incidente iniziale ha cambiato idea. Ha rimontato con difficoltà, si è ritrovato ai margini della zona punti, in lotta con Alonso. Ha chiesto più volte alla squadra quale fosse la posizione da raggiungere per assicurarsi la corona iridata. Voleva togliersi il pensiero, scrollarsi di dosso tutte le paure residue e vincerla subito. Quando ha tagliato il traguardo in nona posizione, doppiato, la sensazione sgradevole della sconfitta è stata spazzata via dalla gioia. Un mondiale che poteva diventare stregato, come quello del 2007, ma allora l'inglese era alla stagione del debutto, immaturo e scherzò con il fuoco perdendo un campionato quasi vinto. Stavolta Hamilton ha mantenuto la freddezza e con una delle peggiori gare della sua carriera ha toccato il cielo con un dito, issandosi nell'olimpo dei campionissimi, dietro solo ai 5 titoli mondiali conquistati da Fangio ed ai 7 vinti del campionissimo Schumacher. L'inglese, uscito sconfitto dall'ultimo confronto con Rosberg, quest'anno ha avuto vita facile con il compagno Bottas, ottimizzando il rendimento della sua Mercedes e sfruttando le debacle della Ferrari. Vettel, tagliato il traguardo in quarta posizione, dopo una gara difficile e quasi eroica, ha avvicinato il campione del mondo 2017 rendendogli omaggio con gesti di approvazione e scortandolo per centinaia di metri mentre lentamente si avviavano verso i box durante il giro d'onore post gara.

Verstappen, arbitro del mondiale: è un campione ma deve calmarsi

Un mondiale che porta l'impronta di Verstappen, arbitro di un campionato che avremmo potuto vedere assegnato all'ultima gara. In Messico Vettel ha conquistato la pole position con un giro memorabile, al termine di una bella lotta con il giovane olandese. Alla partenza della gara, come a Singapore, tappa spartiacque di questo 2017, è successo quello di cui Vettel non aveva assolutamente bisogno, dovendo cercare la vittoria per poter tenere aperta la lotta mondiale anche dopo la gara messicana. Il ferrarista è scattato bene dalla prima posizione ma Verstappen, approfittando della scia sul lungo rettilineo che separa la griglia di partenza dalla prima curva, ha tentato il sorpasso sul poleman. I due sono arrivati al contatto, Vettel si è ritrovato in uscita di curva addirittura dietro ad Hamilton non riuscendo ad evitare il tamponamento. Risultato: Verstappen primo, ed impunito, Vettel ai box per la sostizione dell'ala anteriore ed Hamilton si è ritrovato ultimo con una gomma a terra. I commissari hanno archiviato le vicissitudini delle prime curve come normali contatti di gara ed analizzando i due casi specifici, contatto Verstappen-Vettel e tamponamento Vettel-Hamilton, si può dire che la decisione sia tutto sommato corretta. C'è comunque da rimarcare che ogni volta che Verstappen vede Rosso succede la "frittata", con l'olandese immune da qualsiasi sanzione. Le uniche gli vengono comminate per "taglio" di percorso, altra specialità della casa, vedi il Gp del Messico dello scorso anno e la gara corsa una settimana fa ad Austin. Spesso sopra le righe, anche oggi il pilota Red Bull si è contraddistinto per la sua guida aggressiva che gli ha permesso di ritrovarsi in prima posizione dopo pochi metri di gara. Il giovane olandese è già un campione, guida come pochi ed è un piacere vederlo aggredire i cordoli alla ricerca della migliore traiettoria. Quando nell'ultima parte di gara il suo box gli ha consigliato di rallentare il ritmo vista la moria di motori Renault – Ricciardo, Hartley ed i due piloti della squadra ufficiale sono stati costretti al ritiro dalle loro power unit – Verstappen ha dovuto forzare la sua natura aggressiva per attenersi alle istruzioni della sua squadra. Detto questo se i commissari continueranno a non intervenire prima o poi la sua guida playstation style lo porterà a qualche carambola ben peggiore, stile Grosjean a Spa nel 2012.

Vettel ed Hamilton costretti alla rimonta

Dopo il contatto iniziale Vettel si è ritrovato nelle ultimissime posizioni, poco davanti ad Hamilton. A differenza dell'inglese, parso timoroso nei suoi tentativi di sorpasso, il tedesco ha attaccato gli avversari che mano a mano raggiungeva quasi con spregiudicatezza, ma sempre entro i limiti, conscio che le residue speranze mondiali potevano rimanere vive solo con un'impresa quasi impossibile. Bellissimi sorpassi, in alcuni casi facilitati dal gioco delle scie, in altri frutto solo della sua determinazione, quando era palese il deficit di velocità che spesso accusava in rettilineo nei confronti delle vetture motorizzate Mercedes. Perchè si compisse il miracolo il tedesco aveva bisogno che qualche problema tecnico colpisse le vetture di testa di Verstappen e Bottas. La sfortuna aveva già scelto Ricciardo fra i piloti Red Bull, mentre sperare in una debacle Mercedes, in un anno in cui le due frecce d'argento si sono confermate come carri armati indistruttibili, era pure utopia. Così ha chiuso quarto, dietro anche a Raikkonen. Il finlandese è stato autore di una gara consistente, compromessa da una pessima qualifica ed uno start infelice: la terza posizione era il massimo a cui potesse aspirare.

Due gare alla fine

Adesso restano due gare, in cui la Ferrari dovrà indiscutibilmente tornare alla vittoria. La merita per le ultime performance espresse e considerando che avrebbe potuto e dovuto ottenere qualcosa di più delle quattro vittorie di tappa. Consapevoli comunque di essere tornati ai vertici dopo un 2016 da incubo, unici avversari temibili per Hamilton e la Mercedes. Onore quindi ad Arrivabene e soci, illustri sconfitti e tante congratulazioni ad Hamilton, quattro volte campione del mondo. Se l'è meritato più che mai.

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Vettel ci prova ma contro questo Hamilton c'è poco da fare. Adesso per l'inglese il titolo è quasi scontato. Mercedes campione del mondo costruttori. La Ferrari, però, rialza la testa dopo un periodo nero e torna sul podio anche con Raikkonen.

di Matteo Landi

Sconfitto da un Hamilton imperioso in perfetta simbiosi con la sua Mercedes. Vettel c'ha provato in tutti i modi a vincere una gara che dopo le qualifiche sembrava già nelle mani di Hamilton. Il tedesco della Ferrari ha sfoderato un giro magistrale al sabato, arrivando a soli due decimi dalla prestazione del poleman Hamilton, in gara è scattato meglio del rivale e si è subito portato in testa. A differenza del recente passato nessuna terribile sventura ha privato la Ferrari del successo. Semplicemente Hamilton e la sua Mercedes stavolta erano imbattibili e l'inglese ha impiegato pochi giri prima di superare il tedesco e prendersi il comando della gara. Una superiorità del binomio macchina-uomo, perchè la Mercedes nelle mani di Bottas è sembrata una vettura tutt'altro che vincente: il finlandese ha tagliato il traguardo solamente in quinta posizione, lontano anni luce non solo dal compagno di squadra ma anche dal podio. Pensare che lo scorso anno la squadra teutonica si trovava a gestire la rivalità Hamilton-Rosberg ed adesso ha fra le mani quello che ormai possiamo definire il "caso Bottas" è un sollievo per l'inglese ma un pensiero per Mercedes che ha da tempo confermato il pilota finlandese anche per la prossima stagione.

Mercedes mondiale. Vettel, grande gara: il titolo non l'ha perso ad Austin

Scarse prestazioni di Bottas a parte, Mercedes può già festeggiare il titolo mondiale costruttori, forte di un Hamilton capoclassifica con ben 66 punti di vantaggio su Vettel. Per il tedesco il titolo piloti è ormai un miraggio e Hamilton sarà campione del mondo in Messico fra una settimana, a meno di catastrofi. A Maranello non devono disperarsi per il secondo posto ottenuto negli States, accompagnato dal bel terzo di Raikkonen, ma fare mea culpa per i problemi tecnici che hanno azzoppato sulle piste asiatiche la rimonta ferrarista, in cui Vettel aveva realmente la possibilità di vincere. Se si pensa specialmente a quanto gettato al vento a Singapore viene la pelle d'oca: la Ferrari avrebbe probabilmente ottenuto una facile doppietta senza l'incidente con Verstappen, ottenendo punti pesanti per la corsa al titolo.

Verstappen, per una volta penalizzato

A proposito del pilota olandese, ad Austin Verstappen ha compiuto una rimonta straordinaria dalla 16esima posizione della griglia di partenza, arrivando a contendere il podio a Raikkonen. All'ultimo giro l'ha passato con un'azione tanto spettacolare quanto irregolare: il finlandese si era difeso egregiamente non lasciando varchi liberi al rivale che per sopravanzarlo è uscito di pista con tutte e quattro le ruote. Per una volta i commissari si sono ricordati che le regole sono uguali per tutti e Raikkonen si è visto riconsegnare il podio proprio mentre Verstappen si stava preparando a salirci. Una scena comica ma Raikkonen ha così potuto festeggiare, con il suo abituale aplomb, un terzo posto che innalza il morale e muove la classifica dopo cinque gare avare di soddisfazioni. Bello inoltre il suo sorpasso su Bottas, infilato in modo spettacolare anche da Vettel, in rimonta con gomme più fresche in virtù di una strategia modificata in corsa e basata sulle due soste in luogo dell'unica prevista. Le prestazioni dei due piloti Ferrari hanno regalato sorrisi ad Arrivabene e compagni, quei sorrisi che alla ripresa del mondiale dalla pausa estiva avevano dimenticato. Ma è ancora troppo poco per contendere il mondiale ad un Hamilton che, piaccia o no, oggi se lo merita più che mai: veloce, affidabile, perfetto. Adesso ad un passo dal quarto titolo.

Ricciardo "sfortunato". Ocon e Sainz i migliori dietro i top team. Hartley al debutto

Alle spalle dei tre top team, Ricciardo a parte, ritirato con la power unit in panne, abbiamo assistito all'ennesima gara tutta grinta e sostanza di Ocon ed alla prestazione maiuscola di Sainz, al debutto sulla Renault: sesto e settimo il francese e lo spagnolo. In Toro Rosso per ovviare alla dipartita del loro top scorer, quasi tutti i punti della squadra faentina sono stati conquistati dal neo pilota Renault, hanno richiamato Brendon Hartley. Già nel vivaio Red Bull ma scartato nel 2010 ha trovato fortuna nell'endurance, vincendo nel 2015 il mondiale e nel 2017 la 24 ore di Le Mans. Ad Austin la squadra faentina gli ha regalato il debutto in F1. Resta da vedere se avrà altre possibilità, vista la buona prestazione di Kvyat (decimo ed a punti) e dato che dalla prossima gara Gasly tornerà in Toro Rosso: weekend sfortunato per lui che doveva correre l'ultima gara della Super Formula giapponese ma il campionato è stato interrotto anzitempo a causa di un tifone ed il pilota francese ha perso la possibilità di giocarsi il titolo, dopo aver rinunciato alla gara di F1 negli States. Hartley ha fatto il possibile, mettendosi in gioco con una vettura che non conosceva, costretto a partire dal fondo dello schieramento dopo la penalità ricevuta per cambio del motore. Ha visto il traguardo in 13esima posizione ma ha mostrato professionalità ed affidabilità, doti acquisite nella sua carriera da pilota endurance.

Prossima settimana Mexico City: la fine dei giochi?

Da Austin a Città del Messico, fra una settimana i sogni mondiali della Ferrari potrebbero concludersi. Almeno per quest'anno. Un anno di gioie e dolori, con ben quattro vittorie condite da altrettante pole position che hanno riconsegnato una Ferrari ai vertici. Forse non è abbastanza per i tanti tifosi che attendono un mondiale da anni, ma bisogna sempre ricordarsi da dove si viene. E la Ferrari viene da anni di stravolgimenti di organico, addii importanti, uno su tutti quello del Presidente Montezemolo, sconfitte brucianti e campionati senza soddisfazioni. "Un anno fa" dice Marchionne "se avessi detto che nel 2017 avremmo lottato per il titolo mi avrebbero deriso". Pensando a com'è andato il mondiale 2016 non ha torto. Adesso il sogno mondiale per la Ferrari sembra destinato a rimanere tale. Però...hai visto mai...

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Trasferta asiatica da dimenticare per Maranello. Delusione anche a Suzuka: Vettel ritirato, Raikkonen quinto. Vince Hamilton, adesso vicinissimo al titolo, davanti a Verstappen e Ricciardo. In Ferrari più che guardare al mondiale devono ritrovare la bussola.

di Matteo Landi

Se dopo il Gran Premio di Malesia potevamo sperare in uno sprint finale stile Raikkonen 2007, campione nonostante a due gare dalla fine avesse ben 17 punti su 20 da recuperare, adesso il campionato di Formula 1 2017 tende a prendere le sembianze di quello "perso" da Michele Alboreto nel 1985 che si illuse di lottare per il titolo con Alain Prost, su McLaren, prima di incappare in 5 ritiri consecutivi nelle ultime 5 gare. Come avevamo detto, "affidabilità" sarebbe stata la parola chiave di questo finale di stagione, considerando che le prestazioni fra Mercedes e Ferrari sono ormai analoghe, anche se in Giappone il ritmo gara di Raikkonen ha destato perplessità. E così sta andando, purtroppo per gli uomini di Maranello: pochi km dopo il via una candela ha fermato Vettel e messo alle corde il tedesco sul ring di questo mondiale, adesso lontano 59 punti (tanto è il distacco dal sempre più leader Hamilton) a quattro gare dalla fine. Durante tutto l'anno abbiamo sentito gli uomini Ferrari, Mercedes e tutti gli addetti ai lavori ripetere che questo campionato si sarebbe deciso ad Abu Dhabi ma adesso Hamilton potrebbe addirittura assicurarsi il titolo già ad Austin, vincendo con ben tre gare di vantaggio. Più che le parole elargite durante questo 2017 torna in mente quanto un prudente Michael Schumacher diceva nei suoi primi anni in Ferrari, quando veniva dato in lotta per il titolo e raffreddava gli entusiasmi dandosi quasi mai come favorito. Adesso ripetere l'impresa di Raikkonen sembra un miraggio, dicevamo, anche perchè se nel 2007 Hamilton aveva in squadra il coriaceo Alonso adesso può "gestire" a suo piacimento le gare del compagno Bottas.

Hamilton impeccabile. Bottas, al servizio del caposquadra, frena Verstappen

A Suzuka l'inglese non ha sbagliato una virgola: pole position e gara sempre nelle sue mani. Quando Verstappen, autore di una bellissima prova, si è fatto minaccioso, Hamilton ha chiesto aiuto al suo box e Bottas, primo ma con ancora il pit-stop da eseguire, si è lasciato sfilare dal compagno di squadra per poi fare da tappo al pilota Red Bull. Pochi km hanno compromesso la gara del giovane olandese, sfortunato anche nel finale quando ha incontrato il doppiato Alonso. Lo spagnolo si è incistato fra il leader ed il rivale facendo perdere tempo prezioso a Verstappen che si era portato a meno di un secondo di distacco da Hamilton. Una condotta poco sportiva da parte del pilota McLaren, ancora una volta fuori dai punti. Intanto, mentre i due là davanti si giocavano la gara, Raikkonen sprofondava a più di venti secondi da Bottas, tagliando il traguardo in quinta posizione dietro al connazionale.

Finlandesi opachi: Bottas poco incisivo, Raikkonen dispersivo

Gara non convincente per i due finlandesi. Entrambi hanno dovuto scontare 5 posizioni di penalità in griglia di partenza per la sostituzione del cambio, ma se Bottas può appellarsi ad un problema di affidabilità, Raikkonen ha da fare mea culpa per l'incidente di cui si è reso protagonista nelle prove libere, recando danni irreparabili alla sua trasmissione. Le sue speranze di salire sul podio sono definitivamente tramontate nei primissimi giri di gara quando con troppa aggressività ha cercato di risalire il gruppo, finendo anche fuori pista. Il ferrarista ha poi ritrovato serenità con il trascorrere dei giri, superando con autorità gli avversari fino alla quinta posizione che ha confermato alla bandiera a scacchi.

Ferrari: come si perdono i mondiali

Chissà come sarebbe andata con Vettel in pista, considerando anche il passo gara non esaltante di Hamilton, minacciato costantemente da Verstappen, ma in Ferrari ormai si vive di "condizionali". Con gli "avremmo potuto" non si vincono i mondiali. A questo punto a Maranello devono assolutamente migliorare tutta la fase del controllo qualità, perchè i guasti delle ultime gare sono troppi, preoccupanti e ricordano il baratro in cui finì la squadra di Maranello fra il 1991 ed il 1993. Considerando la tempra di Marchionne c'è da credere che se la Ferrari non terminerà dignitosamente il campionato molto presto a Maranello cadranno delle teste.

Virtual Safety Car: procedura da rivedere

Tornando alle vicende di gara c'è da rilevare come ancora una volta l'utilizzo della "virtual safety car" abbia destato delle perplessità: utile ai fini della sicurezza ma di difficile interpretazione per i piloti. Hamilton ha complessivamente guadagnato circa 2 secondi sul rivale Verstappen in una fase in cui i distacchi sarebbero dovuti rimanere immutati. E' vero che la safety car, peraltro utilizzata ad inizio gara quando Sainz si è schiantato contro le barriere, compromette il risultato finale azzerando i distacchi, ma lo fa per tutti, dando più sicurezza ai commissari di pista intenti ad esportare la macchina incidentata del caso. Se lo scopo della "Virtual" è quello di mettere in sicurezza piloti e commissari senza alterare l'andamento della gara questo è, al momento, irraggiungile. Serviranno almeno dei correttivi alla procedura.

La gara degli altri: bene Haas, ottima Force India

Dietro ai top team si fa notare l'ottima gara delle Force India, sesto Ocon e settimo Perez (fra l'altro il proprietario del team Vijay Mallya è stato nuovamente arrestato a Londra, con rilascio su cauzione, per riciclaggio di denaro), e delle due Haas, alle spalle delle due vetture indiane con Magnussen, autore di un bellissimo sorpasso su Massa, davanti al compagno Grosjean. Passo indietro invece delle McLaren, buone in qualifica ma non convincenti proprio sulla pista di casa Honda. Poco convincenti anche le Renault con Hulkenberg appiedato da un problema all'ala mobile e Palmer 12esimo alla sua ultima apparizione nel mondiale: da Austin sarà sostituito da Sainz, in un valzer di volanti che vedrà il ritorno di Kvyat in pista nelle vesti di tappabuchi Toro Rosso. Chi ci guadagnerà? Sainz guiderà una vettura che mostra costanti problemi di affidabilità e prestazioni, Renault si avvarrà dei servigi di un pilota comunque ancora dalle prestazioni altalenanti, Toro Rosso metterà al volante un depresso Kvyat che da promessa Red Bull, capace di fare meglio di Ricciardo nel suo primo anno con la squadra austriaca, si è ritrovato investito dal tornado Verstappen, con tanto di retrocessione nella squadra faentina e successivo appiedamento per far posto al debutto del campione GP2 Pierre Gasly. Si accettano scommesse.

Arrivederci estremo oriente, incubo ferrarista

Con la gara di Suzuka va in archivio la trasferta asiatica del Circus. Tre gare che la Ferrari avrebbe potuto far sue se.....ma con "se" ed i "ma" come detto la storia non si fa. Hamilton avrà il 22 ottobre il primo match point ma in Ferrari più che guardare al titolo dovranno ritrovare la serenità necessaria per guardare con positività al 2018. Consapevoli comunque che dopo un 2016 avaro di soddisfazioni il 2017 ha comunque registrato un notevole passo avanti per le Rosse capaci fino ad ora di 4 vittorie e 4 pole position.

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Domenica, 01 Ottobre 2017 14:06

F1, Malesia: Vettel, il cuore non basta

Troppi problemi di affidabilità in un weekend che la Ferrari avrebbe potuto dominare. Vettel ci mette l'anima e compie una rimonta epica dall'ultima posizione al quarto posto. Vince Verstappen che regola Hamilton. Mondiale ancora più in salita per la Ferrari ma è ancora lecito sognare. Ecco perchè.

di Matteo Landi

Con i "se" e con i "ma" non si fa la storia. Se la Ferrari corresse di nuovo la gara di Singapore e quella malese avrebbe in saccoccia due sonore doppiette. Invece, dopo la totale disfatta di due settimane fa a causa del discusso incidente in partenza con Verstappen, arriva una mezza battuta d'arresto che mette Vettel in una posizione ancora più scomoda per la lotta al titolo. Hamilton se ne va dalla Malesia con 34 punti di vantaggio sul rivale, frutto di un secondo posto quanto mai proficuo considerando le difficoltà prestazionali della Mercedes, lontana dalla Red Bull vincente con Max Verstappen. Il quale passa dalle stalle di Singapore alle stelle della Malesia: mente lucida, partenza senza intoppi, sorpasso vincente su Hamilton e corsa indisturbata fino alla bandiera a scacchi.

Ferrari, che fine ha fatto l'affidabilità?

Per vincere in Formula 1 servono prestazioni ed affidabilità. La sfortuna non esiste ed in Ferrari lo sanno benissimo. A Singapore c'ha pensato Verstappen a mettere fuori gara le due Ferrari, in Malesia la Scuderia di Maranello si è invece complicata la vita da sola. Problemi di affidabilità hanno costretto Vettel a saltare le qualifiche, relegandolo all'ultima posizione sulla griglia di partenza, ed hanno obbligato Raikkonen alla resa prima ancora della disputa della gara. Il finlandese aveva l'occasione per tornare alla vittoria: seconda posizione conquistata in qualifica, vettura velocissima come poi dimostrato da Vettel in gara, ed il compagno di squadra troppo lontano per pensare di dovergli cedere la posizione.

Raikkonen, la sfortuna non esiste, ne siamo sicuri? Ma la speranza di Vettel viene dal passato del finlandese

Ecco, nel caso di Raikkonen si fa fatica a credere che non esista qualcosa che va al di là della ragione e della logica, si può comunque affermare che l'ultimo campione del mondo Ferrari ha il difetto di trovarsi spesso e volentieri al momento sbagliato nel posto sbagliato. Eppure è prendendo spunto dalla sua precedente storia in Ferrari che Vettel e compagni possono ancora sperare nel titolo mondiale: correva la stagione 2007, a due gare dalla fine Raikkonen era staccato di ben 17 punti dal leader Hamilton, al tempo la vittoria ne assegnava solo 10, ed abbiamo ancora nelle mente il ricordo del finlandese festoso (per i suoi standard, ovviamente) e titolato sull'ultimo podio di quella stagione. Oggi per Vettel il mondiale è quasi un miraggio ma la velocità che ha mostrato in pista fa ben sperare. Il cuore non manca al tedesco, capace di una rimonta epica dalla 20esima posizione (19esima se si considera la debacle del compagno di squadra) alla 4a, sfiorando il podio dopo aver viaggiato constantemente più veloce di tutti gli altri. Un piccolo campanello d'allarme ha frenato l'attacco finale alla terza posizione di Ricciardo quando dal box hanno invitato Vettel a gestire la meccanica della sua vettura affaticata dal suo ritmo indiavolato. Probabilmente se un disattento (?) Alonso non avesse reso difficile il doppiaggio al collega di rosso vestito, allora Vettel avrebbe avuto qualche chance in più ma come detto, con i "se" e con i "ma" la storia non si fa. Se la velocità delle Rosse da qualche speranza, la sopraggiunta carenza di affidabilità proprio nelle fasi cruciali della disputa mondiale preoccupa molto i fans del Cavallino: i troppi problemi lasciano pensare che la Ferrari sia arrivata con il fiato corto a questo punto del mondiale o che gli sviluppi portati in pista l'abbiano resa tanto veloce quanto fragile. Con una sola settimana a disposizione, fra 7 giorni si disputerà il Gran Premio del Giappone, non sarà facile per il box Ferrari capire le cause dei vari inconvenienti occorsi nel difficile weekend malese. Sarà un alba da ricordare per i ferraristi o un giorno da dimenticare?

Vandoorne il migliore degli altri: che gara! Fra i peggiori Stroll: stacca la ruota a Vettel nel giro d'onore

Una volta parlato dei due rivali al titolo e del grande protagonista di giornata Verstappen, alla seconda vittoria in carriera, qualche parola merita di essere spesa per il miglior attore non protagonista della puntata n. 15 di questo mondiale: Stoffel Vandoorne, il quale si è preso il lusso di "bastonare" per tutto il weekend il top driver Fernando Alonso. Il belga, settimo al traguardo, ha fornito una prestazione decisamente convincente, tanto più se si pensa appunto al risultato del compagno di squadra, 11esimo e fuori dai punti. I peggiori di giornata sono invece Bottas, a quasi un minuto dal vincitore e Stroll, franato su Vettel nel giro di rientro ai box dopo la gara. Vettel ha abbandonato in pista la propria vettura con la sospensione posteriore sinistra distrutta. Speriamo che questo non abbia causato ulteriori problemi alla sua Ferrari, altrimenti il prossimo weekend della Rossa potrebbe partire nuovamente in salita con tanto di penalità per la sostituzione del cambio.

Addio Malesia, è stato un piacere

Con la gara appena trascorsa la Malesia dà l'addio alla Formula 1. Il ricordo va al primo Gran Premio della sua storia, nel 1999, con Schumacher rientrante dopo l'infortunio alla gamba e la doppietta Rossa, al 2000, con lo stesso Schumacher e compagni con in testa una parrucca rossa festosi per la vittoria del mondiale costruttori. Un circuito tecnico, uno dei pochi, se non l'unico, di nuova generazione in grado di fornire sempre gare interessanti con i suoi curvoni veloci, allunghi e staccate in grado di regalare sorpassi. Addio Malesia, sperando sia un arrivederci. E' stato un piacere. Quasi per salutarci con il sorriso il weekend malese ci ha regalato una simpatica nota di colore: nella gara di contorno in F.4 nessuna vettura ha visto il traguardo, calcoli errati e tutti a secco di carburante.

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Domenica, 17 Settembre 2017 20:57

F1, Gp di Singapore: il regalo di Verstappen

Poteva essere la vittoria della svolta ma Verstappen ha detto no. Vettel e Raikkonen out. Hamilton vince e vede il titolo più vicino. Ferrari, è la fine del sogno?

di Matteo Landi

Una qualifica esaltante, da pelle d'oca. Vettel aveva conquistato la pole position accarezzando muretti, pennellando curve, spremendo ogni cavallo dalla sua Ferrari. Le premesse per cancellare la pessima prestazione monzese c'erano tutte. Pronti al colpaccio, per tornare in testa al mondiale. Invece la gara di Vettel, anzi di entrambe le Ferrari, è durata pochi metri. Dopo la seconda posizione conquistata in qualifica Verstappen aveva giurato battaglia a Vettel: si sarebbe giocato la gara subito, al primo giro. Peccato che la corsa sia finita immediatamente contro la ruota posteriore destra di Raikkonen, il quale è carambolato contro Vettel. Hamilton, solo quinto in qualifica, un pò ci aveva sperato. E come nella migliore recente tradizione la fortuna c'ha visto benissimo, la sfiga...no. Perchè non è il caso di parlare di sfortuna.

Verstappen fa strike, ma sotto accusa finiscono i piloti Ferrari: perversione in Formula 1

Ogni volta che Verstappen si trova nei paraggi delle due Ferrari sono guai ed il Gp di Singapore non ha fatto eccezione. Analizzando bene l'accaduto la condotta di Verstappen è parsa meno grave di altre volte e, tutto sommato, l'incidente a tre dall'esito drammatico potremmo catalogarlo come incidente di gara. Tuttavia le dichiarazione del giovane pilota, rilasciate a fatto avvenuto, aggravano la sua posizione. Invece che mantenere toni pacati ha preferito addossare la colpa a Vettel il quale, in lotta per il titolo, avrebbe dovuto evitare pericoli non contendendo la posizione al rivale e, con il sorriso di colui che è soddisfatto della perversione appena compiuta, si rivela felice che la sua stessa sorte sia toccata ai due piloti Ferrari. Da torello qual'è, considerando la squadra per cui corre, anche stavolta il rosso gli ha dato alla testa. Nel 2012 Grosjean ricevette una gara di squalifica dopo l'incidente causato al via nel Gp del Belgio. I commissari erano stanchi di averlo sempre al centro delle polemiche e quella volta esagerò. Con l'aggravante dell'aver compromesso le aspirazioni al titolo iridato di Alonso ed Hamilton, messi fuori gara dal francese. Oggi neanche una ramanzina alla giovane star della Formula 1, alla quale tutto è concesso, anche di mettere fine alle speranze iridate di Vettel. Al tedesco adesso servirà un miracolo per tornare a sognare e beffa delle beffe, è stato addirittura messo sotto investigazione per la sua condotta al via, la stessa di tutti i poleman: un accenno a chiudere l'avversario prima di impostare la curva. Assurdo, tanto quanto è stato detto e scritto nei confronti di Raikkonen. Il finlandese si è ritrovato attaccato dai mass media per essere....partito bene. Quando rimane distante dal compagno di squadra è un bollito, quando può vincere non deve perchè lui è lo scudiero, quando è protagonista di uno scatto perentorio al via, beh, poteva rimanere nel suo torpore. Ormai tutto è il contrario di tutto ma statene certi, se al posto di Verstappen ci fosse stato un uomo di Rosso vestito si sarebbe beccato una penalità a caso pescata nel mezzo degli (inutili?) articoli del regolamento sportivo. Ma di Rosso non è, veste una tuta con il marchio Red Bull e baldanzoso si aggira nel paddock della Formula 1 quasi felice del regalo fatto alla squadra per la quale, forse, aspira a correre.

2 ore di gara e protagonisti inattesi dietro ai pochi big superstiti

Peccato che quanto accaduto al via abbia gettato un'ombra sulla gara che, dietro al leader Hamilton, si è rivelata avvincente. Su una pista scivolosa, a causa della pioggia caduta prima del via e cessata durante la gara, non sono mancate le occasioni di sorpasso: Magnussen, poi ritiratosi per problemi tecnici, ha lottato come un leone, facendo anche a ruotate senza eccedere nell'illecito. Lo stesso si può dire di Vandoorne, arrivato al traguardo addirittura in settima posizione. Dietro a Palmer, grande sesto in una delle ultime gare della sua carriera: il prossimo anno Renault fornirà il motore a McLaren, la quale cederà la power unit alla Toro Rosso che non vedrà più Sainz alla guida visto che quest'ultimo si prenderà proprio il sedile che adesso occupa l'inglese. A proposito di Toro Rosso e di Sainz, grande gara di quest'ultimo, quarto e primo degli altri....rimasti in pista. Dei big che hanno visto il traguardo, Bottas non ha convinto ma ha comunque portato a casa i 15 punti del terzo posto e Ricciardo, dopo un venerdì ed un sabato da leone, non è riuscito a contrastare un Hamilton in difficoltà nelle prove ma rinvigorito dal regalo servito da Verstappen. L'inglese è stato fortunato ma bravo a mantenere il sangue freddo nonostante le neutralizzazioni con safety car che hanno portato la gara al limite delle due ore ed è uscito dalla temuta gara di Singapore con ben 28 punti di vantaggio sul rivale Vettel. Alla fine del Gran Premio la mente va al 2008 ed a quella Ferrari che, sempre a Singapore, procedeva nella corsia box con il tubo del rifornimento attaccato. Punti persi per Massa, che a fine stagione fu battuto per un soffio da Hamilton. Singapore 2017, doveva essere la riscossa Ferrari ed invece potrebbe essere l'addio all'iride. Sognare è lecito, ma adesso serve un miracolo ed un....Verstappen lontano cento metri.

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