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Domenica, 28 Luglio 2019 21:32

Gp di Germania: un bagno di gloria

Scende la pioggia ad Hockenheim e si accende lo spettacolo. Vince Verstappen, Vettel rimonta dall'ultima posizione. Nel giorno della débâcle Mercedes, e dell'errore di un lanciatissimo Leclerc, vince la Formula 1. Bentornata!

di Matteo Landi

Ad Hockenheim si attendeva l'ennesima cavalcata vincente di Hamilton e Bottas, a sublimare i festeggiamenti per i 125 anni di motorsport della Casa della Stella. L'intero circuito addobbato con striscioni Mercedes, Stelle a tre punte ovunque, persino sulla cartellonistica del podio. Ma quando vuole il destino può essere beffardo, ed oggi lo ringraziamo. A Stoccarda avranno storto la bocca durante un pazzo Gp di Germania che, per lo spettacolo offerto, ha sicuramente riconciliato i fans con il Grande Circus. In un campionato stradominato e sterilizzato dal dominio Mercedes serviva una bella gara bagnata per svegliarci dal torpore. In un weekend in cui è successo veramente di tutto.

Podio inatteso

Il podio finale vede tre piloti belli sorridenti ritirare trofei di dubbio gusto. Verstappen, Vettel e Kvyat hanno i lori buoni motivi per festeggiare. L'olandese è alla settima vittoria in carriera, la seconda con il motore Honda (alzi la mano chi, ad inizio stagione, si sarebbe mai immaginato, non uno, ma addirittura due successi per il costruttore nipponico), Vettel ancora non vincente ma capace di conquistarsi un insperato podio dopo essere partito dalla 20esima posizione e Kvyat in grado di regalare il secondo podio della storia alla Toro Rosso, dopo la vittoria monzese di Vettel nell'ormai lontano 2008. Un podio su cui non è salito nessun pilota Mercedes, entrambi incappati nel loro peggior weekend dell'anno. In quello che è probabilmente il miglior fine settimana per l'intera Formula 1, intesa come sport. Sorpassi, ruotate, colpi di scena, errori clamorosi. Una volta Bernie Ecclestone propose di irrigare artificialmente i circuiti ogni fine settimana di gara. Si trattava di una mera provocazione, in quanto nella democratica Formula 1 era, ed è tutt'oggi, difficilissimo scrivere nuove regole che vadano a favorire lo spettacolo trovando il consenso dei costruttori, focalizzati solamente sugli interessi personali. Ad Hockenheim la pista bagnata, in questo caso non artificialmente, ha regalato tutto lo spettacolo che serviva a questa Formula 1, rimescolando più volte le carte durante i 64 giri di gara. Provocando tanto nervosismo nel box Mercedes, altrimenti lanciata verso l'ennesima vittoria, e molta delusione in quello Ferrari, quando Leclerc, velocissimo nella prima parte di gara, si è schiantato contro le barriere mentre la sua Ferrari montava gomme da asciutto su pista ancora umida.

Ferrari, affidabilità carente ma ritrova Vettel. Un podio che regala ossigeno. Leclerc, che peccato!

A Maranello non hanno certo facilitato la vita ai loro piloti, costretti a rincorrere dopo un sabato a dir poco disastroso. Con entrambe le Rosse ammutolite all'interno del box per problemi tecnici Vettel non è riuscito a compiere neanche un giro cronometrato e Leclerc si è ritrovato costretto ad abbandonare la lotta per la pole position prima che iniziasse il Q3. Morale: ventesima posizione in griglia per il tedesco, decima per il monegasco. In gara, mentre Leclerc rimontava furiosamente fino a candidarsi per la vittoria, il plurititolato compagno arrancava, non riuscendo a tenere il passo dell'Alfa Romeo di Raikkonen. Dopo l'errore di Leclerc e con l'asciugarsi della pista tutto è cambiato per il quattro volte campione del mondo. Quando a pochi giri dalla fine è entrata in pista l'ultima safety car, in seguito all'errore di Bottas, stampatosi contro il muro, Vettel si è ritrovato fra le mani la vettura più veloce del lotto. Come dimostrato nelle prove libere del venerdì, disputate su asfalto asciutto, la Ferrari ha finalmente messo in mostra quello che era il suo reale potenziale e Vettel dalla quinta posizione è risalito alle spalle del vincitore Verstappen. Poteva essere una domenica veramente trionfale per la Ferrari ma a Maranello possono festeggiare la ritrovata fiducia del quattro volte campione del mondo, oltre a confidare nel fatto che per il futuro possono contare su un cavallino di razza come Leclerc. Oggi ha sbagliato, come Hamilton, Bottas, Hulkenberg e tanti altri. Ma è più facile perdonare l'errore di un pilota che si trova al secondo anno nella massima formula.

Hamilton: il giorno degli errori. Bottas: occasione persa

Pareva impossibile ma siamo a commentare errori compiuti da Lewis Hamilton. Poco male per le sue ambizioni iridate: fosse successo l'anno scorso, all'interno di un campionato più "tirato" (ma accadde a parti invertite, con Vettel a muro) sarebbe stata una disgrazia, ma quest'anno non gli cambia una virgola ai fini della classifica. Tanto più che anche Bottas è uscito a zero punti dal weekend germanico. Tuttavia fa sensazione che un pilota come l'inglese sia riuscito a mettere insieme tanti sbagli in una sola gara. Nell'ordine: va a copiare l'errore di Leclerc, uscendone con solo l'ala anteriore danneggiata, incappa in una penalità per essere entrato in modo scorretto in corsia box, per ultimo compie un testacoda a velocità elevata distruggendo gli pneumatici. Nel mezzo tante sbavature. Bottas avrebbe potuto accorciare sensibilmente il suo distacco in classifica iridata. Ed invece sbatte violentemente contro il muro. Morale: il finlandese non coglie l'occasione di passare dal ruolo di gregario di lusso a quello di contendente per il titolo e Mercedes esce da Hockenheim con due miseri punti artigliati. Sarebbero stati zero senza la penalità ricevuta dopo il termine della gara dal duo Alfa Romeo. Considerando quello che significava questo weekend per la Casa di Stoccarda, beh....dalle stelle alle stalle.

Verstappen, Red Bull e Honda. Chi l'avrebbe mai detto?!

Ha brillato invece la Stella di Verstappen. Anche lui incappato in un testacoda, senza però conseguenze per la sua monoposto. L'olandese è ormai una delle certezze della Formula 1 e, non a caso, l'unico capace di spezzare il dominio Mercedes 2019. Pochi mettono il luce il fatto che Red Bull stia vincendo con power unit Honda. I giapponesi hanno raggiunto livelli di performance assolutamente impensabili fino allo scorso anno. Nei quali non hanno creduto in McLaren durante tre lunghi anni di delusioni, necessari ad Honda per avvinarsi alle prestazioni di Mercedes, Ferrari e Renault.

Outsider in festa. Alfa Romeo, top ten poi la bruciante penalità.

Si è trattato di un weekend da ricordare anche per Stroll, quarto grazie ad una strategia impeccabile, e per Albon, sesto. Avevano festeggiato anche in Alfa Romeo. Raikkonen in qualifica era riuscito a conquistare un'incredibile quinta posizione. In gara è stato anche fra i primi tre, prima di sprofondare fuori dai punti a causa di un pit stop effettuato troppo tardi. Alla fine era riuscito a strappare una settima posizione finale, portandosi dietro un Giovinazzi più che convincente. La gioia del box italo-svizzero è però durata poche ore: entrambi si sono visti aggiungere ben 30 secondi sul loro tempo di gara, finendo fuori dai punti. I commissari hanno rilevato delle irregolarità durante la procedura di partenza dei piloti della squadra del Biscione. Una brutta batosta, anche di immagine. Non mancheranno, certamente, opportune spiegazioni da parte della squadra. A beneficiarne Hamilton, che risale così in nona posizione e Kubica, al primo punto iridato dopo il rientro in F1.

Prossima tappa: Ungheria

Dopo un avvincente Gp di Germania il prossimo weekend il Circus farà tappa in Ungheria, su una pista angusta e lenta, in cui Mercedes dovrebbe tornare a farla da padrona. Usiamo il condizionale però, perchè anche in un campionato monocolore come quello in corso, le sorprese non sono da escludere. Hockenheim insegna.

Pubblicato in Motori Emilia

Hamilton vince e per Mercedes sono nove centri su dieci gare stagionali. Leclerc, terzo, entusiasma e conferma essere il futuro della Formula1. Disastro Vettel: è 15esimo. Bene Raikkonen.

di Matteo Landi

Mancassero le due Mercedes parleremmo di una delle stagioni di F1 più emozionanti di sempre. Ma la vincitutto dell'era turbo-ibrida c'è e continua imperterrita la sua marcia trionfale. A Silverstone le battaglie in pista ci sono state, eccome. Sorpassi e controsorpassi, ruotate, frenate al limite. Dalla terza piazza in giù le posizioni sono rimaste incerte per tutti i 52 giri di gara. La vittoria è stata invece un affare conteso fra i piloti delle frecce d'argento, con un tonicissimo Bottas capace di scattare ottimamente dalla prima posizione in griglia conquistata sabato, con un giro che ha annichilito i migliaia di fans occorsi sulla storica pista inglese per applaudire il loro idolo Hamilton. La lotta fra i due per alcuni giri è stata entusiasmante. Poi la safety car, entrata al 21esimo giro in seguito all'uscita di pista di Giovinazzi, ha spento i sogni di gloria di Bottas: con la vettura di sicurezza in pista Hamilton ha potuto svolgere la sua sosta mentre gli altri, in pista, procedevano a rilento. Di fatto la vittoria dell'inglese è maturata così. Le statistiche recitano quota 80 per Lewis, sempre più vicino al record assoluto di 91 successi che Michael Schumacher ha costruito quando i campionati avevano meno gare in calendario. Se il campionissimo tedesco ha potuto godere delle prestazioni vincenti Ferrari, raggiunte grazie ad anni di sacrifici compiuti dallo stesso driver teutonico, Hamilton si trova a far parte del ciclo vincente più dominante di sempre. Se la Ferrari di Ross Brawn e Rory Byrne risultò imbattibile nel 2002 e nel 2004, quando avrebbe vinto forse con chiunque, l'armata anglo-germanica attualmente non lascia spazio a nessuno dal 2014. E fino a quando non ci sarà un drastico cambio dei regolamenti difficilmente vedremo cambiare l'andazzo.

Mercedes imbattibili ma i riflettori sono tutti per Leclerc e Verstappen

Se da metà gara in avanti i piloti nelle prime due posizioni non sono quasi mai stati inquadrati dalle telecamere il merito è di coloro che saranno il futuro della categoria: Charles Leclerc e Max Verstappen. Dopo l'ingiustizia subita in Austria il pilota Ferrari era pronto a prendersi la rivincita in terra inglese. Oggi, su una pista in cui il carico aerodinamico Red Bull faceva la differenza, Verstappen e Gasly avevano a disposizione un'arma se non vincente quantomeno da podio. Hanno dovuto fare i conti con un Leclerc fenomenale. Non ci sono aggettivi per descrivere quanto mostrato questo fine settimana dal monegasco, in qualifica capace di cogliere la terza posizione ad un soffio dal poleman Bottas, in gara un osso duro per chiunque. Verstappen è stato una costante spina nel fianco per il pilota Ferrari, che ha mostrato più volte gli artigli durante la strenua difesa della posizione. L'ingresso della safety car ha poi scombinato anche i suoi piani. Il box Ferrari ha tardato a richiamarlo ai box costringendo Leclerc alla sesta posizione. Tutto da ricostruire per il pilota n°16 che non si è dato per vinto regalandoci il più bel sorpasso della stagione, girando all'esterno di un Gasly fino a quel momento impeccabile ma sorpreso dalla prodezza dell'avversario. A quel punto il podio non sembrava un obiettivo più alla sua portata, con il terzo gradino conteso da Vettel, terzo grazie alla sosta in regime di safety car, e Verstappen. Ma se in Ferrari possono gioire per la precoce maturità raggiunta da Leclerc, sanno di dover fare i conti con il carattere double face di colui che, teoricamente, dovrebbe essere il caposquadra. Vettel. E così pochi km dopo la magia di Leclerc, ecco la castroneria di Vettel, con il tedesco che frana addosso a Verstappen e, senza volerlo, spiana la strada per il podio al monegasco. La fortuna aiuta gli audaci, è cosa nota. Novità di metà campionato è che a Maranello la punta di lancia è un pilota di 21 anni e non un quattro volte campione del mondo.

Alfa Romeo si gode Kimi

Provocazione delle provocazioni: se quest'anno a Maranello avessero avuto la coppia Raikkonen-Leclerc, a quale campionato staremmo assistendo? Mentre Vettel, inspiegabilmente, si perde in ripetute sbavature, in Alfa Romeo si stanno godendo la concretezza del buon vecchio Kimi. Poche esuberanze, mai i riflettori puntati ma guardi la classifica e vedi il finlandese buon ottavo, capace di artigliare altri preziosissimi punti anche a Silverstone. In classifica piloti Raikkonen si trova ora in ottava posizione, secondo degli altri dopo Sainz. Con il suo apporto di 25 punti in carniere permette alla squadra del biscione di ritrovarsi sesta nel campionato costruttori a quota...26 lunghezze. Se Giovinazzi, oggi ritirato, dovesse definitivamente ingranare, la squadra italo-elvetica potrà puntare ancora più in alto.

Dopo l'ostica Silverstone in Ferrari si preparano ad Hockenheim

Con la terza posizione di Leclerc la Ferrari lascia la Gran Bretagna con un paio di convinzioni in più: le capacità del giovane monegasco sono ormai una certezza e gli sviluppi della vettura vanno nella direzione giusta. A Maranello sapevano che la gara inglese sarebbe stata ostica ma, con le ultime modifiche apportate alle vetture, sono riusciti a limitare i danni. E fra due settimane a Hockenheim, su un circuito più congeniale alle caratteristiche della Rossa, potremmo vederne delle belle. Anche per quest'anno i sogni iridati sono destinati a rimanere tali, ma perchè non provare a togliersi delle soddisfazioni?

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Lunedì, 01 Luglio 2019 21:33

Gp d'Austria: Il Grande Circo

Leclerc ad un passo da una meritatissima vittoria. Verstappen ed i commissari gliela negano. Vettel quarto rimedia ad un sabato, per lui, da incubo. Mercedes in difesa. Ma ancora una volta ci si domanda: che fine hai fatto Formula 1?

di Matteo Landi

Dopo aver dominato nelle Formule propedeutiche ed aver disputato una prima stagione convincente in F1, Charles Leclerc è approdato in Ferrari. Un talento cristallino alla guida di quella Rossa che tutti vorrebbero fra le mani. Eppure il monegasco, dopo 9 gare, non è ancora riuscito a festeggiare un podio come avrebbe voluto. Inclusa la gara austriaca di ieri può vantare già quattro arrivi fra i primi tre. Ma per Charles non è abbastanza. E soprattutto non ha ancora gioito come avrebbe voluto e come si sarebbe meritato. La quasi vittoria in Bahrain, stoppata da problemi tecnici, un terzo posto poco convincente in Canada, nella gara moralmente conquistata dal compagno di squadra Vettel, poi una bella terza piazza in Francia, ma ad un soffio dal secondo gradino del podio, perso per pochi decimi. L'Austria era la sua occasione d'oro. Dopo essersi imposto dalle prove libere alle qualifiche, con una sonora pole position, ed aver condotto 68 giri sui 71 di gara previsti, alla 69esima tornata il ciclone Verstappen si è imbattuto, è proprio il caso di dirlo, nel ferrarista. Il pilota Red Bull, in rimonta con pneumatici più freschi, era ormai da alcuni giri una reale minaccia per il monegasco. Pochi km prima del fattaccio aveva già provato l'infilata al tornante, ma Leclerc aveva tenuto duro e sulla traiettoria esterna, in uscita, aveva trovato la trazione necessaria per non farsi sopravanzare. Una lotta meravigliosa, fra due talenti indiscussi. Peccato che l'olandese, come già mostrato in passato, tenda spesso a spegnere il cervello quando trova qualcuno in grado di tenergli testa. Non come Bottas, sopravanzato come fosse un'anziana signora in coda al supermercato. L'infilata di Verstappen al 69esimo giro non ha concesso diritto di replica all'avversario, speronato e mandato fuori pista. Dopo il traguardo i commissari hanno impiegato svariate ore per decidere se ci fossero la condizioni per penalizzare l'olandese. Non se la saranno sentita di rovinare la festa alla Honda, tornata alla vittoria dopo anni di patimenti prima in McLaren e poi in Toro Rosso. Avranno subito l'energia dei migliaia di fans orange che hanno assediato il circuito. Fatto sta che il risultato è rimasto invariato. Non può che avere il sapore amaro della beffa per la Ferrari, mazziata ingiustamente in Canada, ed ancora una volta bastonata dopo la gara austriaca. Prima nelle vesti dell'accusata, poi nei panni dell'accusante: comunque la si metta a Maranello tornano sempre a casa con le pive nel sacco. E questo fa rabbia ma deve anche far riflettere.

Ferrari, sempre mazziata

Non è bello per lo sport, ma le regole sono le regole, dissero i commissari dopo il Gp nordamericano. Ci dispiace ma sono le corse, tuonano gli steward in Austria. Potremmo chiederci, e giustamente lo facciamo, quanto il business sia andato oltre all'essenza dello sport. Se in Canada la penalità a Vettel era un colpo nello stomaco di chiunque ami le competizioni, ma regolamento alla mano poteva essere data, in Austria, come dichiarato da Mattia Binotto, non c'erano le condizioni per poter confermare la vittoria a Verstappen. La colpa non era dei commissari, quando in Canada applicarono il regolamento, ma delle stesse regole che tarpano le ali allo spettacolo. Regole che i commissari non hanno voluto osservare in Austria. Ma perchè quando la Ferrari è chiamata in causa, la bilancia pende sempre dalla parte a lei opposta? C'è chi lo definisce "potere politico", chi a questo punto si chiede quanto siano preparati gli uomini in Rosso quando c'è da affrontare "una battaglia legale". Tutto sommato qualche dubbio viene se si considera che fra le prove per riprendersi la vittoria di Vettel, gli uomini di Binotto portarono all'attenzione di Pirro e compagni l'analisi video di Sky Sport Uk esposta dall'ex pilota indiano Karun Chandhok. Quello che è certo è che quel peso Ferrari, quel timore reverenziale con cui potevano farsi scudo a Maranello, adesso non c'è più.

Vettel: l'inaffidabilità Ferrari priva Leclerc di un appoggio

Vittoria sfumata a parte la Scuderia dovrà continuare a lavorare sul fronte affidabilità. A fine gara il dominatore Leclerc avrebbe potuto avere un alleato fondamentale in Vettel. Invece, per il tedesco, le speranze di podio sono naufragate quando in qualifica non è riuscito ad andare oltre la nona piazza a causa di un problema idraulico. In gara, nonostante un pit-stop drammatico, il pilota n°5 si è ripreso bene, battendo un poco convincente Hamilton e portandosi a ridosso dell'ultimo gradino del podio. Occupato da un Bottas che ancora non mostra la tempra del campione. Considerando il passo delle Rosse, però, Vettel avrebbe potuto togliersi ben altre soddisfazioni.

Hamilton: il leone stavolta non ha ruggito

A proposito di Hamilton, solo quinto al traguardo. Il campione del mondo in carica ha scontato una penalità di tre posizioni in griglia di partenza, divenute due per la sanzione subita da Magnussen, qualificatosi quinto ma partente decimo. Nessun problema meccanico per l'inglese che a fine prove ha fatto mea culpa per aver colpevolmente ostacolato Raikkonen, che si trovava nel suo giro veloce. Il pilota Mercedes in gara, poi, non è sembrato incisivo. Anzi, le sue continue divagazioni oltre i cordoli lo hanno obbligato alla sostituzione del musetto della sua Mercedes. Su una pista totalmente diversa da quella di Barcellona, sulla quale la Mercedes fa il bello ed il cattivo tempo grazie alla sua efficienza aerodinamica, le due frecce d'argento hanno faticato. Mostrandosi battibili. Ed a Maranello non possono che mangiarsi le mani.

McLaren e Alfa Romeo: marchi da pelle d'oca che tornano alla ribalta

Tre top team a parte, è necessario rimarcare le prestazioni ottenute dai McLaren boys e da quelli più o meno giovani dell'Alfa Romeo. Sesto Norris, ottavo Sainz, che era partito dal fondo del gruppo. A Woking stanno compiendo importanti passi in avanti. Che sia da ascrivere anche all'assenza di quella pressione che la presenza di Alonso portava alla squadra? Sul Red Bull Ring anche la squadra del Biscione conquista un doppio arrivo a punti. E Giovinazzi artiglia il suo primo punto iridato. Il pilota di Martina Franca ha finalmente disputato un weekend esente da errori, allineandosi al passo del suo capo-squadra. Che sia la svolta per il nostro portacolori? Se per i tifosi italiani la lotta al vertice logora il fegato, ecco che un pò di sollievo arriva quindi dal centro gruppo.

Prossima tappa: Silverstone

Domenica 14 luglio, a Silverstone, Vettel e Leclerc sperano possa realizzarsi quel weekend perfetto che ancora non è arrivato ed i piloti Alfa Romeo potrebbero confermare quanto di buono mostrato in Austria. La Formula 1 è un Circo ed ultimamente la finzione sembra prevalere sulla realtà. Un wrestling che talvolta strizza l'occhio al passato ruggente che, forse, non tornerà più. Travolta da decisioni (insensate?), prese da chi non corre, che lasciano l'amaro in bocca. Ma questo è quello che passa il convento e speriamo che le campane tornino presto a suonare a festa. Non solo per la Rossa, ma per l'intera Formula 1 che ha bisogno di ritrovare se stessa.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 23 Giugno 2019 19:47

Ferrari, c'est la vie

Sconfitta dalla burocrazia in Canada, sonoramente battuta in pista dalla Mercedes in Francia. Leclerc è il faro che illumina il difficile cammino degli uomini di Maranello. Mentre Vettel, solo quinto, delude. Hamilton stravince davanti a Bottas e Leclerc. Per il momento, questa Mercedes è troppo forte.

di Matteo Landi

In pista e fuori, la Mercedes in un modo o nell'altro le vince tutte. E con quella francese raggiunge l'ottava vittoria stagionale su otto gare disputate. Un dominio incontrastato, asfissiante. Per questo fa ancora più male constatare che la richiesta di revisione della penalità subita in Canada da Vettel, che ha privato la Ferrari di un successo sacrosanto e conquistato con pieno merito, non abbia modificato l'ordine di arrivo della gara nordamericana. Di queste otto disputate, due avrebbe potuto avere un epilogo roseo per la squadra di Maranello, che invece continua a leccarsi delle ferite probabilmente destinate a rimanere aperte. Il prossimo weekend si disputerà il Gp d'Austria, su un circuito teoricamente favorevole alle caratteristiche della Rossa, ma come dimostra la storia di questa stagione tutto gira a favore di Hamilton e della Mercedes. Ed anche quando i tedeschi sembrano battuti o gli steward, come a Montreal, o improvvisi cali di affidabilità Ferrari, vedi la quasi vittoria di Leclerc in Bahrain, cambiano una storia che pare già scritta. Il circuito del Paul Ricard, al pari di quello di Barcellona, sapevamo essere teatro ideale per una cavalcata indisturbata delle frecce d'argento, e così è stato. Se in Canada la lotta al vertice ha creato emozioni, disturbate dall'ingerenza dei commissari, in Francia abbiamo assistito ad una delle gare più monotone degli ultimi anni. Hamilton ha dominato, Bottas ha provato a seguirlo da vicino ma è riuscito nel suo intento solo per pochi giri. L'inglese, poi, è fuggito via. Ed il distacco finale di 18 secondi inflitto al compagno di squadra suona come la campanella della scuola: ricreazione finita per il finlandese, che adesso sembra impotente davanti al miglior Hamilton di sempre. Le due vittorie di tappa ottenute da Bottas in questo inizio di stagione sono un lontano ricordo. Gli ultimi giri di gara sono lo specchio della situazione attuale, con la vettura n°77 addirittura incalzata dalla non irresistibile Ferrari guidata da un superbo Leclerc. Mentre Hamilton, là davanti, chiudeva una gara disputata in solitudine.

Ferrari: Leclerc fa sperare, Vettel delude

Leclerc, con il suo terzo posto finale, è stato il faro nella situazione nebulosa Ferrari. Il monegasco ha corso da veterano consumato. Mai una sbavatura, avrebbe meritato la seconda posizione insidiata con grinta a Bottas. Fa un effetto strano pensare come spesso nel box della squadra di Maranello le situazioni si invertano, se consideriamo che sarebbe Vettel il pilota incaricato a portarsi il team sulle spalle. Ed invece in Francia il tedesco è tornato nello stato abulico pre-Canada. In qualifica non è riuscito ad andare oltre la settima posizione, sopravanzato dalla Red Bull di Verstappen e da entrambe le McLaren. A Maranello non tutto va per il verso giusto quest'anno, ma una prestazione del genere è difficilmente spiegabile. Vettel in gara si è rifatto con bei sorpassi, ma dopo il risultato del sabato e considerando il passo della Ferrari ben presto è parso evidente che più avanti della quinta posizione finale non sarebbe potuto andare. Come detto, il prossimo circuito che ospiterà la massima Formula dovrebbe sposarsi con le caratteristiche delle vetture di Maranello, ma servirà il miglior Vettel per battere questa Mercedes. Ammesso che il compito non lo assolva Leclerc: l'immeritata sconfitta del Bahrain grida ancora vendetta.

McLaren rinvigorita, Raikkonen immenso. Insieme ai piloti Renault regalano spettacolo

Se nelle posizioni al vertice la gara francese si è rivelata decisamente soporifera, lo stesso non si può dire della lotta che ha animato la seconda parte della top ten. La McLaren non è ancora tornata ai livelli che il suo blasone merita, ma a Woking hanno fatto dei decisi passi in avanti. In qualifica Norris e Sainz hanno conquistato rispettivamente la quinta e sesta posizione consentedogli una gara vissuta costantemente nella zona punti e terminata con Sainz agevolmente sesto mentre dietro di lui, negli ultimi chilometri, si scatenava lo spettacolo. Una manovra disperata di Ricciardo su Norris ha dato il via a sorpassi e controsorpassi che hanno visto protagonisti oltre ai due anche Raikkonen e Hulkenberg. Un incrocio di traiettorie, viziato dalla malizia dell'australiano che è finito sotto investigazione per aver superato il finlandese di casa Alfa Romeo andando fuori pista. Tenendo conto di quanto deciso in Canada, meriterebbe di essere sanzionato con gli stessi cinque secondi di penalità inflitti a Vettel nello scorso Gran Premio. Al termine della gara, comunque, la classifica recita Ricciardo settimo davanti a Raikkonen, Hulkenberg e Norris.

Alfa Romeo, velocità ritrovata e Kimi Raikkonen. La combinazione per tornare a punti.

A proposito di Raikkonen: costanza, velocità ed affidabilità. Mai un errore, nonostante si sia trovato per tutta la gara in costante bagarre con gli avversari. Il finlandese è una risorsa fondamentale per Alfa Romeo Racing che raggiunge la settima posizione nel mondiale costruttori grazie alle prestazioni dell'ultimo campione del mondo Ferrari. Peccato per Giovinazzi: dopo essersi qualificato ottimamente decimo non è riuscito a concretizzare in gara, cogliendo un misero 16esimo posto finale. Quest'anno l'italiano è tornato alle corse dopo quasi due anni di inattività ma adesso è arrivato il momento di tradurre in risultati il talento che ha dimostrato di avere nelle categorie propedeutiche. Nella qualifica francese aveva ben battuto il blasonato compagno di squadra ma in gara l'esperienza e la concentrazione di Raikkonen hanno ristabilito le gerarchie. Forse con una strategia migliore Giovinazzi avrebbe potuto ottenere di più, ma l'impressione è che mai avrebbe potuto raggiungere la zona punti.

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Domenica, 09 Giugno 2019 23:51

Canada, la tomba della Formula 1

Vittoria di Vettel, scacciacrisi per la Ferrari e scacciasonno per gli appassionati? Macchè. Una penalità assurda toglie alla Ferrari quanto di guadagnato sul campo e riduce ad insensato reality show la massima serie automobilistica.

di Matteo Landi

Doveva essere la vittoria della rinascita Ferrari. Dopo la strepitosa pole position conquistata sabato da Vettel, ed uno scatto impeccabile del tedesco allo start della gara, il ritorno al trionfo del quattro volte campione del mondo era praticamente certo, considerando la potenza della power unit di Maranello che ha permesso alle Ferrari di essere irraggiungibili ed insuperabili sugli allunghi del circuito che sorge sull'isola Notre Dame. La vittoria di Vettel avrebbe fatto bene non solo al morale dello stesso, a secco dal Gp del Belgio disputato il 26 agosto dello scorso anno, ma all'intera F1 in ricerca disperata di una seria antagonista alla schiacciasassi Mercedes, dominatrice della stagione in corso oltre che squadra campione del mondo dall'inizio dell'era turbo-ibrida datato 2014. La cavalcata di Vettel è stata meravigliosa, con un'unica, piccola, sbavatura. Hamilton è stato per il tedesco un pungolo costante per tutta la gara, ma, a pit stop completati, solo un'errore del leader della gara avrebbe permesso all'inglese di acciuffare la vittoria. Un'esitazione che è arrivata al 48esimo giro, quando Vettel sbanda alla seconda variante, va sull'erba e rientra in pista controllando la posizione su Hamilton, che non riesce ad approfittarne. Il tedesco lascia all'inglese lo spazio necessario per evitargli l'impatto con il muro. Il campione del mondo in carica alza il piede e resta dietro. Una manovra come le tante che si vedono abitualmente nella pancia del gruppo. Un ritorno al ruota a ruota nella lotta per la leadership che tanti attendevano con ansia, necessaria a riportare un pò di adrenalina in questo altrimenti abulico mondiale. Qualcosa a cui Hamilton e Mercedes non erano più abituati, ed infatti ecco servito il team-radio polemico del pilota inglese. A cui rispondono i commissari con cinque, vergognosi, secondi di penalità affibbiati al tempo di gara di Vettel.

La dignità persa dalla F1 e la rabbia di Vettel. Storia di una domenica insensata

A fine gara il tedesco è furioso. Va sotto il podio, dove dietro i cartelli che indicano i primi tre classificati manca la Ferrari n°5, abbandonata altrove dal pilota stesso. Vettel toglie il n°1 davanti alla vettura di Hamilton, perdendo definitivamente l'aplomb teutonico. Un gesto di rabbia, dopo una vittoria sfumata a causa di una decisione assurda, fischiata anche dal pubblico canadese. Il Gran Premio del Canada avrebbe potuto riaccendere i riflettori spenti da tempo su una F1 in crisi di consensi. Ed invece ne diviene la tomba definitiva. Da gladiatori, uomini che sfidavano le leggi della fisica e persino la morte, a burattini imbavagliati ed imbrigliati dal politically correct ed una Federazione che così facendo spegne definitivamente le luci su un mondiale che alla Mercedes, a meno di cataclismi, non potrà sfuggire. Il 9 giugno 2019 la F1, dispiace dirlo, è morta. Per risorgere avrà bisogno di ritrovare credibilità. Con gli occhi lucidi per l'addio di Lauda, abbiamo ricordato i gesti eroici di un'epoca che, oggi ne abbiamo la conferma, non tornerà mai più.

Leclerc terzo, completa un podio amaro

Hamilton primo, Vettel secondo. Recita la classifica falsata dalla già citata decisione non condivisibile dei commissari. Dietro di loro è giunto un buon Leclerc. Il monegasco stavolta non ha viaggiato sugli stessi ritmi del compagno di squadra. Se in Bahrain si trattò di podio amaro, anche oggi non ha potuto festeggiare come avrebbe voluto, fra i fischi dedicati ad Hamilton dal pubblico, alla faccia scura di Vettel, secondo ma moralmente primo. Si spera che presto riesca a brindare come merita.

Renault risorge e Ricciardo emoziona

Chi ha da gioire pienamente è la Renault, sesta e settima al traguardo con Ricciardo davanti a Hulkenberg. La competitività ritrovata dalla squadra francese ha del prodigioso. La forza d'animo messa in pista da Ricciardo è commovente. Vedere l'australiano lottare con le Red Bull è una gioia per gli occhi ed una rivincita nei confronti del destino che lo aveva allontanato dagli austriaci, dopo che agli stessi tanto aveva dato. Le caratteristiche della pista di Montreal sono uniche, ma si spera che Renault riesca ad assicurare a Ricciardo una vettura degna del suo talento, anche altrove.

Ridateci presto la Formula 1

Fra due settimane la Formula 1 tornerà in Europa. Si correrà in Francia. Oggi, il giocattolo è rotto. Raccogliere e mettere insieme i pezzi non sarà facile. Presto ci renderemo conto se a qualcuno, veramente, interessa. Mettetevi la mano sul cuore, cari commissari. Così non va.

Pubblicato in Motori Emilia

Doppio podio Mercedes con Hamilton primo e Bottas terzo. Vettel nega la doppietta alle frecce d'argento. Ma chi regala le emozioni più grandi è Leclerc. Pochi giorni dopo l'addio di Lauda, la Formula 1 omaggia degnamente il Grande Campione con una gara memorabile.

di Matteo Landi

Cappellino rosso per i primi classificati, vetture con foto, frasi o il suo semplice nome sulla carrozzeria. Niki Lauda non c'è più, ma rimarrà per sempre nei cuori degli appassionati e degli addetti ai lavori. A Monaco è stato per tutto il weekend una presenza costante. E rimarrà eternamente fonte di ispirazione per Hamilton e Vettel, che hanno ricordato il Gran Campione indossando caschi replica del tre volte campione del mondo. Le gare sul circuito del Principato, per le note caratteristiche della pista, possono tradursi in noiose processioni. Oggi, la tensione regalata dalla lotta al vertice e le azioni compiute da un giovane predestinato hanno animato una gara che i top drivers hanno giustamente dedicato al Grande Niki. Hamilton ha vinto ancora, ma stavolta l'esito non era scontato, nonostante la bella pole position conquistata con un giro da qualifica da urlo. Un monito al pur veloce e consistente Bottas che in Mercedes il pilota di riferimento resta ancora il cinque volte campione del mondo. Stavolta l'inglese ha dovuto sudarsela. Verstappen gli ha fiatato sul collo fino agli ultimi metri di gara. Una bella battaglia vissuta sui decimi di secondo, sfociata persino in un contatto che non ha privato Hamilton della vittoria.

Il box Mercedes sbaglia, Hamilton no

Il trionfo è arrivato nonostante un errore strategico, ammesso anche da Toto Wolff, che ha costretto il pilota n°44 ad un blando ritmo di gara per gran parte dei 78 giri. Avvenuto quando ad Hamilton, nel suo unico pit stop, sono state montate gomme medie. Sottoposto agli eventuali attacchi degli avversari, forti di pneumatici più duraturi, il pilota inglese è dovuto ricorrere a tutta la sua esperienza per non soccombere. Verstappen e Vettel hanno atteso a lungo l'eventuale errore del campione del mondo in carica. Negli ultimi giri l'olandese ha poi rotto gli indugi con un disperato attacco finale. Respinto dal pilota Mercedes. A Monaco stare davanti a vetture più veloci non è un compito impossibile. Nel 2001 Bernoldi riuscì con la modestissima Arrows a tenere dietro per ben 33 giri l'allora velocissima McLaren di Coulthard. Ma oggi, negare i meriti di un Hamilton capace di respingere un osso duro come Verstappen, sarebbe improprio. L'olandese, fra l'altro, non è neanche potuto salire sul podio, sanzionato per l'unsafe release ai danni di Bottas. I cinque secondi aggiuntivi assegnati al pilota Red Bull sono parsi una sanzione fin troppo blanda, se si considera che la sua condotta ha pesantemente danneggiato la gara del finlandese, costretto ad un pit stop aggiuntivo per la rottura del cerchio.

Leclerc: velocità e meravigliosa follia. Momenti che saranno ricordati più di una vittoria

Nel weekend del ricordo e delle emozioni forti, molte ne ha regalate Leclerc. Per il giovane pilota Ferrari questa gara poteva essere la svolta. Nelle prove libere aveva mostrato un passo superiore a quello del compagno di box. Peccato che in casa Ferrari, quest'anno, gli errori strategici siano una costante. Delle qualifiche gestite in modo quasi amatoriale dagli uomini di Mattia Binotto hanno relegato il monegasco alla 15esima posizione in griglia. Che sarebbe stata una 16esima senza la penalità ricevuta da Giovinazzi. Una disfatta totale che ha deluso Charles, ma non lo ha abbattuto. In gara è partito con il coltello fra i denti e su una pista dove il sorpasso è quasi impossibile ha compiuto due prodezze che saranno ricordate a lungo. Due sorpassi, il primo subito da Norris ed il secondo da Grosjean, che hanno animato la gara ed hanno confermato la classe cristallina del talento 21enne. Ha rischiato di regalarci persino una terza gemma, ma il tentativo di sorpasso su Hulkenberg è finito con il pilota Ferrari di traverso con una gomma forata. Il ritorno ai box, con lo pneumatico dilaniato ed il fondo vettura a brandelli, a qualcuno ha ricordato la stupenda follia ed il giro su tre ruote compiuto da Gilles Villeneuve nel Gp d'Olanda del 1979. Dopo il cambio gomme Leclerc, al volante di una vettura divenuta inguidabile, ha provato a proseguire la gara ma le condizioni della sua vettura erano veramente al limite. La safety car innescata dalla manovra del monegasco ha favorito la gara del compagno Vettel. Con l'entrata in pista della vettura di sicurezza i top driver si sono immediatamente catapultati nei box per l'unica sosta prevista. Da lì è sorto il contatto in pit lane fra Verstappen e Bottas che ha cambiato l'esito del podio. Al di là del involontario "favore" fatto a Vettel la gara di Leclerc sarà ricordata per quegli esempi di stupenda follia che non consegnano punti iridati ma emozioni d'altri tempi. In quanto alla gara di Vettel, senza guizzi ma concreta, è da salvare il risultato finale. Un secondo posto accolto dagli uomini del Cavallino come un trionfo, considerando quanto le Rosse si erano trovate in difficoltà nel tratto più lento della pista di Barcellona, sede della gara di due settimane fa.

McLaren e Toro Rosso: il podio degli altri

Detto dei tre top team che stanno monopolizzando le prime posizioni della classifica di questo campionato, è giusto rimarcare l'autorevole gara di Sainz, sesto con una McLaren che sta finalmente ritrovando il bandolo della matassa dopo anni bui. Da segnalare anche la bella gara dei due piloti Toro Rosso, con Kvyat settimo davanti ad Albon. Se il russo è definitivamente tornato a mostrare quella classe che gli permise di sovrastare persino Ricciardo nel suo primo anno in Red Bull, il debuttante Albon continua a stupire. A metà schieramento, nella combattutissima pancia del gruppo, il driver che corre con licenza thailandese si sta facendo rispettare. Fornendo prestazioni frutto di concretezza e velocità, senza regali altrui.

Dal tortuoso circuito monegasco alla veloce Montreal

Dopo il tortuoso tracciato del Principato la Formula 1 farà tappa, fra due settimane, a Montreal. Su una pista completamente diversa, dove la potenza e la stabilità in frenata la fanno da padrone la Ferrari potrebbe finalmente trovare quelle condizioni ideali che va cercando. Necessarie per fornire ai tifosi quell'urrà tanto sospirato. Le ambizioni iridate, al momento, è bene tenerle in un cassetto ma tornare alla vittoria di tappa sarebbe un atto che a Maranello devono a se stessi ed alla stessa storia Ferrari.

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Martedì, 21 Maggio 2019 21:44

Addio Niki

A 70 anni Lauda imbocca la corsia box e se ne va. Problemi ai reni e poi l'addio. Protagonista di mille battaglie, nelle corse e nella vita. Ci lascia un Uomo che tanto ha insegnato ed un Pilota che ha scritto pagine indelebili della massima Formula.

di Matteo Landi

Gran Premio del Giappone. Sul circuito del Fuji, quel 24 ottobre del 1976, pioveva a dirotto. Oggi assisteremmo ad una partenza in regime di safety car, con la vettura di sicurezza a menare le danze per chissà quanti giri. Al tempo la Formula 1 era diversa, la percezione del pericolo era diversa. Quel giorno, forse, cambiò per sempre. Lauda, con il volto sfigurato dal rogo del Nurburgring, percorse pochi km di gara, poi prese la via della corsia box. Il campione del mondo in carica ebbe il coraggio di avere paura. Gli uomini Ferrari avevano pronta la scusa più banale: un problema tecnico era l'alibi perfetto. Lauda non si sarebbe confermato iridato ma avrebbe salvato la sua immagine di campione inossidabile ed impavido, sopravvissuto alle fiamme e tornato alle corse un mese e mezzo dopo l'incidente che lo sfigurò per sempre. Capace di indossare il casco nonostante ferite sanguinanti non ancora rimarginate. Invece, quel giorno di ottobre, Niki decise che non avrebbe dovuto vergognarsi della sua scelta. Perse il titolo, ma la rivincita arrivò l'anno successivo. Quando nel 1977 vinse il secondo dei suoi tre titoli iridati. 177 gran premi disputati, 25 vittorie e 24 pole position in un'epoca in cui tanti piloti non poterono raggiungere il fine carriera per anzianità, sono le cifre del Lauda pilota. Ma Niki, al di là dei numeri, è stato qualcos'altro. Un inno al coraggio, una poesia che non finisce mai. Per molti cinico ed irriconoscente, quando dopo l'addio ad Enzo Ferrari ed alla Rossa non esitò a rimarcare tutto quello che non aveva funzionato nella sua permanenza a Maranello, anche più dei successi che l'accoppiata italo-austriaca aveva ottenuto. Nel 2009 ammise di aver sbagliato, se fosse rimasto con Ferrari avrebbe vinto ancora di più. Niki era così, prendere o lasciare. Mai politically correct, le sue interviste, le sue dichiarazioni, non erano mai banali. Lontane dalle solite frasi di circostanza dei giorni d'oggi. I suoi scontri con il Grande Enzo furono duri, ruvidi. Ma fra di loro ci fu sempre rispetto. Ferrari sapeva che senza l'austriaco gli anni 70 della Rossa avrebbero regalato meno gioie, Lauda sapeva che al Vecchio doveva tanto, quasi tutto. Ed oggi Luca Cordero di Montezemolo, durante l'epopea austro-italiana assistente di Enzo e Responsabile della Squadra Corse, lo ricorda con commozione. 20 maggio 2019, Niki Lauda se ne va. Come quel giorno di ottobre del 1976 imbocca la corsia box. Saluta tutti e raggiunge lo sfidante che quell'anno gli soffiò il titolo. Quel James Hunt avversario di tante battaglie salito in cielo nel 1993. Non si arrese, Lauda, neanche il 2 agosto scorso, quando fu ricoverato per un'infezione, subendo un trapianto di polmone. Continuò a combattere, con la stessa tempra che contraddistinse il suo recupero dopo il rogo del Ring. Fino ai recenti problemi ai reni, la dialisi presso una clinica privata di Zurigo e l'addio. Che non è e mai sarà una resa. Fra curve ad alta velocità e rettilinei infiniti è solo tornato a sfidare quell'inglese sulla quale rivalità Ron Howard, nel 2013, costruì persino un film. 70 anni di leggenda, durante i quali ha reso definitivamente popolare la Formula 1, colorando le domeniche pomeriggio dei tifosi ferraristi. Ha insegnato tanto. Ha mostrato cosa significa rialzarsi dopo un terribile schianto. Ha fatto scelte forti, per poi tornare sui suoi passi come quando rientrò alle corse dopo un addio che fu un arrivederci. Battendo, nel 1984, un certo Alain Prost. Perchè solo i poco intelligenti non cambiano mai idea. Ti ricorderemo sorridente Niki, ed anche un pò incazzato. Perchè nella vita è bello essere schietti e sinceri, come lo eri tu. La Leggenda dell'Uomo, ancor più del Pilota, non verrà mai dimenticata. Addio Niki. E grazie di tutto.

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Domenica, 12 Maggio 2019 20:04

F1, Spagna: la quinta sinfonia Mercedes

Hamilton doma Bottas e torna leader nel mondiale. Ferrari, al passo del gambero, è giù dal podio. Adesso la squadra di Maranello subisce il ritorno della Red Bull.

di Matteo Landi

Gli ultimi giri del Gran Premio di Spagna riflettono perfettamente i valori in campo dell'attuale Formula 1. Quando la safety car è entrata in pista alla 46esima tornata, per permettere ai commissari la rimozione delle vetture incidentate di Norris e Stroll, la gara sembrava poter riprendere vitalità, vista la solitaria cavalcata in testa di Hamilton, seguito a distanza dal compagno di squadra Bottas. Al termine della fase di neutralizzazione, con le vetture distanziate tra loro di pochi metri, Hamilton ha invece ripreso da dove era rimasto. Con un giro "monstre" ha spento le speranze di successo di Bottas, che si è dovuto accontentare della seconda posizione finale nonostante la qualifica da urlo del giorno prima. Sabato il pilota n°77 aveva ottenuto una perentoria pole position. Annichilendo il penta-iridato Hamilton, staccato di ben 6 decimi. Un'enormità. Un distacco che non ha affatto demoralizzato il campione del mondo in carica: al via della gara gli sono bastati pochi metri per prendersi la leadership di corsa e campionato. Così la quinta gara della stagione 2019 va in archivio con l'ennesima doppietta Mercedes che fa all-in, battendo il record di doppiette da inizio di campionato che già deteneva. E se per Ferrari è notte fonda, in Red Bull possono guardare al prossimo Gp di Monaco con la consapevolezza che stavolta hanno perso, battute solo dal duo Mercedes, ma che nel Principato potranno contare su una vettura ottima nelle curve lente, quasi quanto la monoposto teutonica. Al contrario di quanto mostrato da Ferrari.

Ferrari, la malata è terminale: adesso dietro anche a Red Bull

A Maranello già si stavano leccando le ferite di un inizio di mondiale che avrebbe potuto regalare soddisfazioni ed invece è stato amaro. Adesso possiamo dire che la malata è grave e quasi terminale. Come le speranze di vedere finalmente un pilota di Rosso vestito finalmente iridato. La malata è la SF90, a Barcellona performante nei test invernali e deludente pochi mesi dopo. Che fine ha fatto la vettura quasi vincente e dominante del Bahrain? La sensazione è che la Scuderia italiana abbia avuto le carte buone ad inizio campionato, le abbia giocate male ed ora si ritrovi faccia a faccia con i soliti fantasmi del recente passato: l'incapacità di sviluppare la vettura allo stesso ritmo degli avversari. Arrivati in Europa, il momento in cui tradizionalmente tutti i top team sfoderano gli aggiornamenti necessari per affrontare al meglio la parte centrale della stagione, l'equipe di Mattia Binotto ha addirittura anticipato sviluppi previsti nei prossimi Gran Premi. La squadra ha prodotto uno sforzo notevole per assecondare quanto deciso dal Team Principal ma i risultati non sono stati quelli desiderati. In Spagna la Ferrari ha subito non solo la velocità Mercedes ma anche i progressi di una Red Bull che, adesso possiamo dirlo, aveva ragione sui dichiarati miglioramenti di un motore Honda che nel passato ha fatto tanto penare la McLaren ma che ora si rivela assolutamente adeguato per la lotta al vertice. Inoltre la squadra austriaca può contare su un pilota divenuto indiscutibilmente affidabile: Max Verstappen. A Barcellona l'olandese è salito sul podio dopo aver avuto la meglio sul duo ferrarista giunto al traguardo con Vettel di poco davanti a Leclerc. La gara delle due Rosse si è, di fatto, decisa alla partenza. Vettel ha tentato una manovra, seppur coraggiosa, quasi impossibile, quando ha attaccato all'esterno le due Mercedes in quel momento affiancate. Per percorrere la prima curva il tedesco ha spiattellato la ruota anteriore destra, spingendo persino leggermente fuori pista Leclerc. Risultato? Verstappen ha subito artigliato quella terza posizione che, nonostante le diverse strategie, ha conservato al traguardo. In questo periodo in Ferrari tutto risulta difficile. A partire dalla gestione dei piloti: prima Vettel ha ceduto la posizione ad un ben più veloce Leclerc poi, nella seconda parte di gara, è stato il monegasco a restituirla consapevole delle diverse strategie adottate. Leclerc sapeva che il quattro volte campione del mondo, a differenza sua, si sarebbe dovuto rifermare ai box. Ma in entrambe le situazioni si sono evidentemente rallentati a vicenda. La safety car entrata a fine gara ha poi costretto il pilota n°16 alla seconda sosta e l'ordine dei due si è definitivamente invertito. Vettel ha così concluso quarto, davanti a Leclerc. Prima dell'inizio della stagione vedere due Ferrari in lotta era il sogno di tanti, se le Rosse si fossero trovate indisturbate al comando.

Magnussen, il migliore degli altri. Grosjean vivacizza la gara

Dietro alla top six, chiusa da Gasly, abbiamo assistito alle battaglie che hanno dato brio ad un Gran Premio altrimenti asettico e noioso. Il migliore degli altri è stato indiscutibilmente Magnussen. Al volante della sua Haas ha colto un positivo settimo posto, davanti ad un coriaceo Sainz, ad un concreto Kvyat ed al "confusionario" Grosjean. Si ringrazia il francese per averci svegliato dal sonno che altrimenti si sarebbe impossessato della nostra domenica pomeriggio ma possiamo immaginare che in Haas non siano totalmente entusiasti della sua condotta. Prima ha ingaggiato una lotta fratricida con il suo compagno di squadra, finita senza drammi per motivi ignoti, poi si è preso a ruotate con Sainz, perdendo la posizione. Alla fine il pilota della squadra americana ha chiuso la zona punti, in decima posizione. Considerando la velocità mostrata questo fine settimana dalle vetture nero-oro il bottino poteva essere più generoso.

Alfa Romeo: battuta d'arresto

Assolutamente nero è stato il weekend di Alfa Romeo. Stavolta le vetture guidate da Raikkonen e Giovinazzi non sono state competitive. In Spagna neanche l'esperienza del finlandese ha fatto la differenza, data la totale mancanza di prestazioni delle monoposto della squadra del Biscione. Tuttavia, a differenza di quanto avviene al vertice, le vetture di centro gruppo continuano ad avere prestazioni piuttosto analoghe e fra due settimane, a Monaco, Raikkonen potrebbe benissimo tornare in zona punti e Giovinazzi riscuotere le prime soddisfazioni in un mondiale, fino ad ora, per lui al di sotto delle aspettative.

Barcellona, addio?

Le squadre si fermeranno adesso sul tracciato spagnolo per due giorni di test. Quando il regolamento non limitava le prove private la Ferrari trovava spesso giovamento dalle prove su pista, anche nei momenti più difficili. Chissà che anche stavolta non possano rappresentare una svolta positiva per le Rosse. Su una pista che, pare, potrebbe non ospitare più Gran Premi di Formula 1. Il circuito catalano ha scritto pagine indelebili della storia di questo sport. Sarebbe un peccato doverne fare a meno. Ma si sa, le esigenze del business non sempre seguono quelle del cuore.

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Domenica, 28 Aprile 2019 19:07

F1, Azerbaijan: Bottas, unica speranza

Vince il finlandese della Mercedes, che tiene vivo un mondiale altrimenti monopolizzato da Hamilton. Vettel arriva terzo. Leclerc è quinto dopo l'errore compiuto in qualifica. La velocità c'è, a sprazzi, ma concretizzano gli altri.

di Matteo Landi

Pronti, via. E la Ferrari domina le prove libere. Mette tutti dietro con distacchi abissali. Sarà la volta buona? Sarà finalmente l'occasione per vederla vincere una gara in questo mondiale partito all'insegna del grigio Mercedes? Manco per sogno. Perchè quando si tratta di concretizzare in qualifica e gara la squadra di Maranello subisce la forza degli avversari oppure, quando avrebbe la possibilità di fare la voce grossa, qualcosa le va storto. E quando la Ferrari sbaglia sono gli uomini di Toto Wolff a raccolgliere quanto lasciato per strada. Succede così che durante le prove di qualificazione Leclerc, il giovane monegasco che sta scaldando gli animi dei tifosi, ad un passo da una pole position ampiamente alla sua portata commette un comprensibile errore di gioventù. In fotocopia a quanto fatto pochi minuti prima dal veterano rientrante Kubica. Le Mercedes si ritrovano così senza il loro avversario più ostico, con Vettel qualificatosi solo terzo alle spalle di Hamilton e del poleman Bottas. Per fortuna l'inglese campione del mondo in carica sta trovando nel compagno di squadra un avversario in grado di sfidarlo, altrimenti questo mondiale 2019 si sarebbe trasformato in un suo monologo, non un bello spot per questa Formula 1. Il mondiale in corso sta prendendo le somiglianze di quello 2016, con i due alfieri Mercedes, al tempo Hamilton e Rosberg, in grado di sfidarsi sugli stessi livelli ed una Ferrari che procede al passo del gambero come allora, quando ad una stagione con 3 rassicuranti vittorie ne seguì una a secco di podii alti. Oggi a Baku la Mercedes ha conquistato la quarta doppietta consecutiva, segnando un altro record assoluto in F1: mai nessuno aveva iniziato così un campionato. Una categoria che è indiscutibilmente tornata ad avere una squadra dominante. Con una Ferrari che sembra sempre lì, abbastanza veloce da far sperare i tifosi nel bottino grosso ma altrettanto rapida nel deluderli.

Leclerc rabbioso, Vettel prova a tenere il loro passo: le Mercedes sono ancora imbattibili

Alla partenza della gara le posizioni dei primi tre sono rimaste invariate. Con il passare dei giri Vettel ha perso a poco a poco contatto con il vertice mentre Leclerc, scattato dall'ottava posizione in griglia, stupiva e riusciva in una rimonta che lo issava al terzo posto a pochi secondi dai primi due, partiti a differenza del monegasco con gomme morbide, come Vettel. Approfittando della sosta degli altri Leclerc ha così guadagnato la prima posizione tenendo un ritmo impressionante con le sue gomme medie. Poi per il box Ferrari è arrivato il momento di scegliere il da farsi, decidendo di lasciare in pista il più tempo possibile Leclerc. Il quale ha però visto erodersi il suo vantaggio di circa 14 secondi fino a subire i sorpassi del duo Mercedes e di Vettel. Al 35esimo giro, più di venti giri dopo i rivali, la Ferrari decide così di far rientrare il suo giovane pilota ai box. Il quale una volta in pista con le gomme più morbide ha poi incontrato le stesse difficoltà riscontrate dai colleghi ad inizio gara. Con Leclerc quinto e Vettel terzo l'attenzione si è spostata sulla lotta al vertice fra Bottas e Hamilton, conclusasi con la vittoria del finlandese, nuovo leader della classifica iridata.

Leclerc sbaglia e reagisce da campione. Vettel, serve di più

A fine gara John Elkann non ha potuto fare a meno di rimarcare la superiorità Mercedes. Appena rinfrancato dal podio di Vettel e dal giro più veloce realizzato da Leclerc a fine gara, dopo aver montato gomme nuove alla ricerca del tempone che con le regole 2019 gli vale un punto. Il Presidente ha mostrato un sorriso di facciata, tradito ampiamente dalle smorfie di disapprovazione che hanno segnato il suo volto durante un weekend che doveva dare molto di più alla squadra di Maranello. Lo schianto a bordo pista di Leclerc durante la qualifica è stato un brutto colpo per le ambizioni Ferrari. Fa strano pensare che queste siano affidate gran parte alle prestazioni di un giovane 21enne, quasi dimenticando che le speranze sarebbero dovute convogliare sul compagno di box quattro volte campione del mondo. Considerando anche quando accaduto in Bahrain, quando la mancanza di affidabilità Ferrari privò la sua giovane guida di un successo sacrosanto, la piccola debacle azera di Leclerc preoccupa comunque meno della brillantezza non ancora trovata da quello che doveva essere lo sfidante di Hamilton, Sebastian Vettel. A fine gara il tedesco sembrava piuttosto soddisfatto per un podio che rappresenta un misero bottino per chi, a Marzo, dichiarava ambizioni di titolo. Al contrario di Leclerc, serioso e scocciato per un weekend in cui avrebbe raccolto soddisfazione solo con una vittoria. Dopo l'errore della qualifica il pilota n°16 era arrabbiato con se stesso, non cercando giustificazioni mentre si scusava con la sua squadra ed i suoi tifosi. Un atteggiamento maturo per un ragazzo che, come mostrato dalla sua gara rabbiosa, è uscito fortificato dallo sbaglio di sabato pomeriggio.

La gara degli altri, da Perez a Raikkonen: punti meritati

Al di là delle vicende che animano i box Mercedes e Ferrari il Gran Premio azero ha portato alla luce il solito Verstappen, punta di diamante Red Bull quarto al traguardo, e gli altri piloti terminati in zona punti. Un mai domo Perez ha artigliato un'ottima sesta posizione finale con la Racing Point, squadra in top ten anche con Stroll, nono. Hanno mostrato una nuova giovinezza le due McLaren, con Sainz settimo davanti al rookie Norris. Ha chiuso la zona punti Raikkonen, sanzionato pesantemente dai commissari dopo una buona qualifica. Il weekend avrebbe potuto regalare soddisfazioni più grandi ai due piloti Alfa Romeo: Giovinazzi ha subito un arretramento di dieci posizioni in griglia di partenza per aver effettuato la terza sostituzione stagionale della centralina e Raikkonen è stato costretto a partire dalla pit lane dopo che i commissari gli hanno azzerato i tempi del sabato a causa di un'ala anteriore che in sede di verifiche ha manifestato troppa flessibilità. Peccato, ma resta il fatto che il pilota forse più amato del Circus ha trovato la forza di raccogliere ancora punti. Dopo quattro gare il 100% dello score Alfa Romeo porta la firma del veterano finlandese.

Renault: Ricciardo leader mancato, e prestazioni sotto le aspettative

Chi ha veramente deluso è invece il team Renault. A Nico Hulkenberg quest'anno hanno affiancato un pilota come Ricciardo, capace di mostrare meraviglie negli anni scorsi tali da porlo nell'immaginario collettivo allo stesso livello dei quotatissimi Hamilton e Vettel. Doveva essere l'anno della riscossa per la squadra diretta da Abiteboul ed invece dopo quattro gare si ritrova settima in classifica costruttori con soli 12 punti. La gara di Baku ha affossato in modo netto le ambizioni dei francesi: Hulkenberg solo 14esimo, Ricciardo ritirato. E preoccupa ancora di più l'atteggiamento del driver australiano, sempre incline all'errore, anche pacchiano. Come quando dopo un tentativo di sorpasso andato male, che lo ha visto finire nella via di fuga distruggendo la gara di Kvyat, Ricciardo è franato, in retromarcia, sopra la Toro Rosso del russo, nel goffo tentativo di riguadagnare velocemente la pista. Voto zero, quindi, per la squadra con sede ad Enstone.

Williams: la nobile decaduta. Troppo

Come e più di Renault continua a deludere la Williams. La sfortuna, se così possiamo chiamarla, continua ad accanirsi sul team inglese. Non bastassero le prestazioni obbrobriose messe in mostra dalle loro vetture, sul loro weekend hanno inciso tutte le mancanze organizzative del circuito di Baku. Venerdì un tombino si è sollevato al passaggio della vettura di Russell, distruggendola. In qualifica Kubica ha spinto oltre il limite compiendo lo stesso errore che poco dopo ha fatto il giovane Leclerc. In gara, il polacco, si è poi beccato un drive though per non aver rispettato la corretta procedura di partenza dalla pit lane. Durante il weekend il volto di Claire Williams ha più volte evidenziato il disastro in cui versa la squadra del padre fondatore. Urge un'inversione di tendenza per il team di Grove altrimenti le conseguenze potrebbero essere, per loro, catastrofiche.

Si torna in Europa

Fra due settimane la Formula 1 tornerà in Europa, con le vetture che calcheranno la pista di Barcellona protagonista dei pre-season test invernali. Sul tracciato spagnolo la Ferrari aveva evidenziato un passo impressionante, poi replicato solo in Bahrain. Al momento conviene che a Maranello accantonino le ambizioni di successo iridato, scrollandosi di dosso quella pressione nociva che sta probabilmente minando i risultati di Vettel e Leclerc. Dopo quattro vittorie Mercedes la squadra diretta da Mattia Binotto deve concentrarsi sulla massimizzazione dei risultati parziali: solo così, ponendo un mattone alla volta, potranno tornare a guardare in alto. Lassù dove, al momento, Bottas ed Hamilton sembrano irraggiungibili. Barcellona potrà e dovrà essere il nuovo punto di partenza della Ferrari.

Pubblicato in Motori Emilia
Domenica, 14 Aprile 2019 19:17

F1, Cina: Hamilton, Re dei 1000

La Mercedes domina ed Hamilton vince il millesimo Gran Premio della storia della F1. Ferrari gambero rosso: che fine ha fatto la velocità vista in Bahrain? Pasticcia con le strategie e costringe Leclerc alla quinta posizione. Vettel è terzo. A Maranello serve un'inversione di passo.

di Matteo Landi

Congratulazioni Formula 1! Con quello cinese la massima Formula taglia il traguardo dei 1000 Gran Premi. Tanti se ne sono disputati dal 13 maggio 1950, data della prima gara che si svolse a Silverstone. Una categoria che negli anni ha cambiato pelle più volte. Tecnica e sviluppo tecnologico sono sempre stati i motori trainanti dell'eccellenza automobilistica che ancora oggi la Formula 1 rappresenta: dai freni a tamburo a quelli a disco, dal telaio a traliccio in tubi d'acciaio a quello in materiali compositi, dal semplice concetto di motore a quello complesso di power unit. Per questo Gp di Cina ci si aspettava una riscossa Ferrari, bisognosa di un'iniezione di fiducia dopo la vittoria gettata al vento in Bahrain, ed invece è arrivata l'ennesima doppietta Mercedes. Una delusione per Leclerc, vincitore morale della gara di due settimane fa, un brutto risveglio per i tifosi che stamani si sono alzati presto per assistere a quella vittoria Rossa che ancora non arriva. Ha vinto Hamilton, di nuovo, al volante di una Mercedes dominante e considerando l'importante, simbolica, tappa che rappresentava questa gara nella storia della Formula 1, forse, è giusto così.

Hamilton e Mercedes, i dominatori dell'era turbo-ibrida

Il millesimo Gran Premio della storia sarà ricordato all'interno di un'era precisa, quella turbo-ibrida, i cui migliori interpreti sono stati, sono e con ogni probabilità saranno, Mercedes e Lewis Hamilton. Con una squadra così preparata e competitiva l'inglese ha fino ad ora incontrato solo un compagno di squadra capace di rubargli la scena. Quel Nico Rosberg che una volta ritirato ha lasciato il sedile a Bottas, veloce ma ancora oggi non al livello del pentacampione Hamilton. Dopo la vittoria della gara inaugurale del mondiale 2019 il finladese aveva subito la forza di Hamilton in Bahrain. Arrivati in Cina il n°77 ha però rifilato un altro scherzetto al titolato compagno di squadra, strappandogli la pole position. La metamorfosi del finnico da pilota accondiscendente e servizievole a protagonista capace di mettere in difficoltà Hamilton sembrava compiuta. Giunti al giorno decisivo, quello della gara, il campione del mondo in carica ha invece riportato ordine all'interno del box anglo-teutonico: alla partenza ha fulminato il compagno, involandosi solitario al comando. Con una Mercedes tornata sui livelli di Melbourne ed un Bottas incapace di infastidire il compagno di squadra le lotte si sono viste solo dalla terza posizione in giù. Certo, dal millesimo Gran Premio della storia della massima competizione automobilistica avremmo voluto di più. Merito di Mercedes e demerito di Ferrari, tornata anch'essa sui livelli, nel suo caso poco confortanti, mostrati a Melbourne.

Ferrari, un preoccupante passo indietro e scelte opinabili

Dopo la velocità mostrata nel secondo appuntamento del mondiale era lecito aspettarsi una Ferrari forte e competitiva. La gara d'inizio campionato si era disputata su un circuito cittadino, atipico, come quello di Melbourne ed a Maranello scommettevano che su una pista vera, come quella che avrebbero incontrato in Bahrain, le vetture italiane si sarebbero mostrate competitive. Così è stato. Ma già al terzo appuntamento le cose si sono nuovamente ribaltate. Un motivo dello stravolgimento dei valori in campo potremmo individuarlo nel cambio della centralina di controllo della power unit (in Ferrari hanno montato già la seconda delle due disponibili all'anno per regolamento!), necessario per garantire l'affidabilità delle vetture di Maranello, e nel miglioramento prestazionale Mercedes scaturito dalle novità tecniche portate in pista. A Maranello sono dovuti tornare indietro con certe soluzioni tecniche vista la tenuta della power unit Ferrari che ha mostrato segnali preoccupanti anche sulle vetture clienti. Fatto sta che in Cina Vettel e Leclerc non hanno potuto contendere la vittoria al duo d'argento, dovendosi difendere addirittura dalla Red Bull di Verstappen. Poteva essere un "facile" terzo e quarto posto ed invece la Scuderia ha perso altri punti importanti: al traguardo Verstappen ha preceduto un Leclerc arrabbiato con la propria squadra. Per tutta la gara il leitmotiv del box Ferrari è sembrato concentrato sullo stabilire le gerarchie dei propri piloti. Il giovane monegasco, dalla quarta posizione in griglia, era scattato meglio del titolato compagno di squadra, issandosi al terzo posto. Vettel, quarto, ha iniziato a scalpitare. Al box devono aver creduto che, con pista libera, il tedesco sarebbe potuto andare a prendere almeno Bottas. Leclerc si è così rassegnato agli ordini ricevuti lasciandosi sfilare dal compagno di squadra. Risultato: nonostante l'ordine dei piloti invertito la velocità di entrambi i ferraristi non è cambiata, la Ferrari ha pasticciato con la strategia di Leclerc e Verstappen ne ha approfittato. Dopo tre gare la classifica del mondiale vede Verstappen in terza posizione ad inseguire, da lontano, il duo Mercedes, davanti proprio a Vettel e Leclerc. Dopo la disfatta totale australiana, la vittoria sfumata in Bahrain ed il mezzo passo falso cinese in Ferrari dovranno ritrovare presto quella serenità traducibile in costanza prestazionale ed affidabilità (ancora non "certificata") che necessitano per poter quantomeno sperare nel sogno iridato. Lo devono ai tanti tifosi della Rossa ed all'intera Formula 1, a rischio dell'ennesimo asfissiante monologo Mercedes.

Raikkonen, la certezza Alfa. Albon, il nuovo che avanza

Detto delle primissime posizioni non si può non rimarcare l'ennesima prestazione positiva di due piloti all'antitesi della loro carriera, ovvero Raikkonen ed Albon. L'espertissimo pilota finlandese, lontano dalle tensioni che vivono in Ferrari, sta regalando ad Alfa Romeo il meglio del suo repertorio. Concreto, quando la lotta con un avversario più veloce si fa controproducente non perde tempo in sterili resistenze. Combattivo, ad armi pari non si tira indietro e da lezioni di traiettoria ai colleghi meno esperti. In Cina ha artigliato l'ennesimo arrivo a punti, con una buona nona posizione finale, davanti alla Toro Rosso di Albon. Il pilota che corre con licenza thailandese ha strappato la decima piazza che garantisce un punto iridato. Ossigeno per la Toro Rosso. Durante le prove libere il debuttante aveva distrutto la sua monoposto. Dopo aver saltato la qualifica ha rimontato con classe dall'ultimissima posizione. Per adesso sta complessivamente convincendo più dell'esperto compagno di squadra Kvyat, che se non cambia passo rischia l'ennesima dolorosa esclusione dai programmi Red Bull. Fra i meno esperti fatica anche il nostro Antonio Giovinazzi. Nel suo caso le attenuati sono reali e concrete. Per adesso la sua monoposto ha sofferto svariati problemi di affidabilità. Le prove della gara asiatica le ha vissute per lo più in attesa all'interno del suo box. Prima di un giudizio sul nostro portacolori attendiamo possa percorrere qualche km in più. Fra due settimane il Circus sbarcherà sulla pista di Baku. Nel 2016 proprio sulla pista azera sbocciò il talento dell'italiano capace di due vittorie dominanti dopo un inizio di campionato deludente. Chissà che la città caucasica non porti ancora una volta fortuna al giovane abruzzese. Per la gioia dei tanti tifosi italiani che, con la sua, attendono pure la maturazione di una Ferrari ancora acerba.

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