(Gmajo) – Tu chiamala, se vuoi, telepatia… Proprio ieri, su una frequentata chat di WhatsApp che ospita molti tifosi e qualche giornalista, ferveva il dibattito su alcune anomalie del sistema Parma Calcio – prima di tutte quelle richiamate nel titolo, a proposito delle parole non dette dal presidente Krause dopo la promozione (al di là del solito disco rotto, deludente, durante il Festival Serie A) e quelle dell’allenatore in scadenza Fabio Pecchia (a giudizio mio e di tanti altri, il principale artefice del passaggio di categoria) che, in modo inusuale, non ha ancora parlato alla stampa da inizio preparazione – e oggi, un accenno allo spinoso tema lo troviamo nell’articolo di un Sandro Piovani, che ci appare un po’ più scocciato del solito, sulla Gazzetta di Parma.
Un suo (ex) collega, ieri, argomentava: “Da quando è ripartita la stagione il Parma è l’unica società a non aver fatto una conferenza stampa per presentare obiettivi tecnici e societari. E sarebbe stato un atto dovuto visto il ritorno in A. Tutto è avvolto in una impenetrabile melassa, rotta solo in parte da un’intervista di Martines in cui non si è andati oltre affermazioni ovvie. Pensando ad altre realtà, ma anche al primo periodo krausiano, mi sembra poco trasparente. Ps: intanto è tutto fermo anche a Collecchio, dopo il roboante annuncio dell’acquisto dei terreni attorno al centro e dell’ex direzionale Parmalat. E lí il Comune non ha alcuna responsabilità nel ritardo…”. Al che un caustico frequentatore di quel pensatoio, gli replicava: “Sarebbe bello che queste cose tu le dicessi direttamente a chi di dovere… invece poi in conferenza tutti zitti…
E oggi, in via telepatica, Piovanone, sulla GdP attacca: “Intanto i tifosi si chiedono quale mercato farà il Parma? Una domanda da girare al presidente Krause che non incontra i media locali da oltre un anno e comunque bisognerà aspettare almeno sin verso Ferragosto. Krause infatti dovrebbe arrivare in Italia l’11, per l’inizio ufficiale della stagione. A proposito di silenzi, per ora nessuna parola nemmeno da Fabio Pecchia, nonostante la preparazione sia iniziata il primo luglio”.
Il suo (ex) collega, posta, poi, l’articolo di cui sopra circa i canarini (“Non sono interessato alle sorti del Modena, ma questa mi pare una dichiarazione che fa un punto chiaro sulla situazione. E ce n’è un’altra di Bisoli che parla anche di mercato Ecco, sarebbe interessante accadesse questo anche a Parma. E invece tutto si svolge sotto traccia…), dove a differenza di quanto accade alle nostre latitudini (e loro non sono stati promossi in serie A), i rapporti “tradizionali” con i giornalisti vengono mantenuti. Queste conferenze stampa, spesso, sono, in effetti, dei blablabla in cui ci si parla addosso, senza, magari, arrecare chissà quali contenuti, per cui i moderni tendono a superarle, sostituendole con clip social (alcune, peraltro, stereotipate, copiate e in definitiva bimbominkiate), ma una doverosa attenzione all’informazione – che è diversa rispetto alla comunicazione – dovrebbe esser mantenuta, soprattutto in una piazza tradizionalista quale è Parma…
…basta un veloce screening della tipologia di abbonato, per vedere come il ricambio generazionale tardi ad esser raggiunto (i giovani di oggi pare preferiscano il wrestling al calcio, e secondo il giornalista Mediaset Nicola Calathopoulos si rompono a guardare una partita in tv, seguita al massimo per un tempo mentre spippolano sui social) per capire come in loco (non in Indonesia, dove chi tifa Parma, salvo poche eccezioni, verosimilmente è uno schiavo del clic, pagato, male, per dar dei mi piace a te come alle strisciate o a qualunque altro club) sarebbe meglio rapportarsi con classiche forme in presenza, onde non alimentare congetture e sospetti che poi sfociano in leggenda metropolitana.
I siti un-offical, riabilitati o riembeddati che siano, non dovrebbero, poi, essere il sostituto della comunicazione ufficiale per informare la Comunità della perdita della testa della, certo non insignificante, divisione sport, che, per una società di calcio dovrebbe essere il “core business”. Trasparenza e buon senso vorrebbero che tutte le spiegazioni al riguardo potessero esser offerte dallo stesso presidente (Vaeyens, teoricamente, aveva solo lui come superiore, al di là che poi contassero di più i pareri di altri, a cominciare da Semmens, per proseguire con i Lacome e Pettinà del caso, giudici estremi di chi possa esser arruolato o meno sul mercato), in un contradditorio con gli operatori dell’informazione.
1Video https://youtu.be/okmvXtE8NLw
Pur facendo tutti i distinguo del caso – loro scrissero pagine davvero importanti della storia del Parma – sarebbe stato come se quelli di Nuovo Inizio avessero malcelatamente tentato di far gli indiani quando attuarono il ribaltone con l’estromissione di Scala-Minotti-Galassi-Apolloni. Pur con un evidente peso sul cuore e sullo stomaco (è più facile presentarsi dinnanzi ai microfoni in contesti differenti, ma con la nouvelle vague neppure una serie A conquistata pare meritarlo…) Marco Ferrari, allora, si assunse le responsabilità della clamorosa decisione, che avrebbe potuto anche esser impopolare, soprattutto dopo che si era costruito un certo storytelling con quei protagonisti…
E’ lecito che un proprietario scontento dell’operato di un proprio dirigente possa decidere di sostituirlo, ma una società di calcio non è come una catena di autogrill o un negozio di scarpe, dove gli avvicendamenti del padrone non sono sotto gli occhi di tutti: volenti o nolenti, in Italia il pallone fa parlare continuamente di sé nella normalità, immaginarsi quando accade qualcosa di straordinario, anche se mi si potrebbe obiettare che sia ordinario, per Krause, depennare i propri manager a libro paga (e in fin dei conti sono problemi suoi liquidarli, anche se con quei soldi, magari sommati alla penale per Erreà e ad altri investimenti esotici, si sarebbe potuto rinforzare, con acquisti mirati, la squadra chiamata a conservare la serie A), avendo già anzitempo cessato i rapporti con Kalma (corporate), Ribalta, Fournier ed appunto Vaeyens (rimpianto pubblicamente, per la sua avvenenza, dalle giornaliste e dalle tifose), senza dimenticare Galli, Rivella, Denari ed una infinità di altri rimossi dall’incarico.
Per amore di precisione, poi, a differenza di altri cronisti, preferiamo non annoverare il tanto vituperato Carli, nell’elenco dei managing director sport, in quanto, questa specifica carica – caratteristica dell’era Krause con la bipartizione dei poteri (sempre che di poteri si possa parlare…) con l’omologo corporate – venne inaugurata con Javier Ribalta: Carli, infatti, era il direttore sportivo, e al suo posto venne messo quell’altrettanto poco amato Mauro Pederzoli.
Pederzoli, come ricordavamo ieri, ha già retto da solo l’intera area sport in diverse occasioni, appunto dopo le anticipate risoluzioni di Ribalta e Fournier e c’è chi lo vedrebbe promosso: ma nella testa dei tifosi fatica ad entrare un concetto, ossia non esiste solo il calciomercato (e il loro sdegno maggiore riguarda proprio la tempistica del divorzio, ossia nel bel mezzo del periodo delle trattative), ma appunto la gestione e le strategie, che, nella visione di KK spettano al managing director sport (con supervisione della maschile, femminile e giovanili assortite), al di là del mercato che, appunto, fa Pederzoli, sentito, ovviamente, il parere vincolante dell’Area Performance & Analytics.
Come funziona questo dipartimento è stato spiegato da Cronache di Spogliatoio, cui è stata concessa l’esclusiva dal Parma Calcio, per raccontarne origini e finalità. Magari ne ragioneremo in altra occasione, ché l’appetito inizia a farsi sentire, però l’approccio visionario al mondo del pallone di KK mi pare molto avanti, forse troppo: magari è anche migliore dell’attuale sistema tradizionale italiano, ma il pallone, qui, ha le sue regole, ed essere alternativi può comportare, sul breve, rischi non da poco. Ecco, perché, un buon compromesso, mentre ci si consolida, a mio avviso sarebbe l’ideale: per dimostrare di avere ragione, nel tornare in A, alla sua maniera, il Parma americano ci ha messo tre anni, ma la permanenza nella massima serie va centrata subito… Gabriele Majo
- MANAGING DIRECTOR: MARTINES UP, VAEYENS DOWN (E OUT)
- CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / ARRIVI E (RI)PARTENZE
-
_____________________________
Gabriele Majo
Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni . Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma FC quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" " (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth " del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".